2) per i diritti degli immigrati a Caserta: cronaca delle ultime iniziative



Il Fatto

Il giorno 4 giugno 2003 la comunità dei Missionari Comboniani impegnata nel mondo degli immigrati di Castel Volturno decise di compiere un gesto pubblico a Caserta per richiamare l’attenzione delle autorità su ciò che stava accadendo durante l’operazione “Alto impatto”.
Alle 11 del mattino P. Claudio, Fr. Nicola, P. Franco e P. Giorgio giunsero in piazza Vanvitelli.
Due di loro si avvicinarono alla finestra che si trova a metà tra le porte d’ingresso della prefettura e della questura, aprirono le loro borse, ne estrassero due lunghe e grosse catene e le attaccarono con dei lucchetti alle inferriate della finestra ed alle loro caviglie. Gli altri due confratelli portarono dei cartelli che spiegavano i motivi del gesto e subito fecero delle foto per documentare il fatto prima di un eventuale intervento della polizia.
Subito accorsero le autorità della questura a cui furono spiegati i motivi del gesto.
La presenza dei missionari davanti alla Prefettura-Questura di Caserta subito richiamò l’interesse di molte persone che in vari modi solidarizzarono con loro.
Giunsero i Padri Sacramentini, le Suore Orsoline ed i giovani del Centro Sociale ex canapificio che si unirono costantemente al presidio. Mons. Raffaele Nogaro, Vescovo di Caserta durante tutto il tempo della manifestazione l’ ha appoggiata facendosi anche presente per una visita duo volte al giorno. Un gruppo di donne si incaricò di non far mai mancare cibo e bevande agli incatenati ed ai loro collaboratori; altri procurarono un gazebo e dei materassi per la notte. Molti si avvicinarono durante il giorno dando sostegno, solidarietà e offrendo servizi vari.
Ogni sera celebravano l’Eucaristia legati, in piazza, con un centinaio di persone che partecipavano. Dopo la Messa gli incatenati guidavano una processione davanti alla Questura- Prefettura trascinando le catene legate ai piedi e portando una grande croce con la quale si fermavano in preghiera davanti alle porte dell’edificio.
La mattina di sabato 7 giugno alle ore 4:15 una trentina di persone delle forze dell’ordine è intervenuta tagliando i lucchetti ed ha obbligato i missionari che stavano dormendo incatenati ad allontanarsi dalla Prefettura- Questura.
Alle 9 del mattino dello stesso giorno il presidio riprese la sua attività con i missionari incatenati ad un albero della stessa piazza Vanvitelli. Lì continuò fino al 13 giugno chiedendo:
1.      Che l’operazione “Alto impatto” rivedesse il suo metodo in modo da colpire i criminali e non gli innocenti.
2.      Che fosse aperto un tavolo di concertazione tra le autorità dello stato e le associazioni che operano sul territorio di Castel Volturno, per approfondirne la realtà e prendere delle iniziative positive nei confronti degli immigrati.
3.      Che si mettesse in discussione la legge Bossi/Fini perché non rispetta la dignità della persona.
Da molte parti d’Italia giunsero visite, telefonate, fax, lettere d’appoggio e di solidarietà.
Quando l’iniziativa dell’assessore Buffardi alle politiche sociali della regione Campania promosse il tavolo di concertazione che era stato richiesto, i missionari decisero di togliersi le catene e di passare ad una seconda fase d’azione promovendo l’invio al Ministro dell’Interno Pisanu di quarantamila cartoline di sostegno all’iniziativa e proponendo un incontro di riflessione e preghiera davanti alle prefetture dei capoluoghi di provincia di tutta Italia con i simboli della croce e della catena che ricordano la realtà degli immigrati.
Così il 13 giugno alle ore 11 del mattino con una conferenza stampa i missionari dichiararono conclusa questa prima fase del loro intervento.



Le Motivazioni

Cosa ha spinto noi Missionari Comboniani ad incatenarci alle finestre della Prefettura-Questura di Caserta?
Nel mese di maggio è giunta da Roma la notizia di una speciale operazione di polizia che sarebbe stata realizzata nelle province di Napoli e Caserta. L’operazione, dal nome “Alto impatto”, prevedeva l’invio di 1500 agenti delle forze del ordine per sgominare la malavita così radicata in queste terre.
Il sindaco di Castel Volturno durante un incontro con il questore di Caserta chiese l’invio di un grosso numero di queste forze per attaccare i criminali che a Castel Volturno  diceva  sono  soprattutto, immigrati e neri.
Verso la metà di maggio quelle forze arrivarono e cominciarono a setacciare la zona.
Si dedicarono soprattutto a passare casa per casa gli appartamenti dei neri cercando  dicevano  droga armi e sfruttatori di prostitute.
Tutti sappiamo che a Castel Volturno esistono degli immigrati che si dedicano allo spaccio della droga e allo sfruttamento della prostituzione. Il problema è che quasi tutti loro, avendo soldi, sono riusciti nel corso delle varie sanatorie a comprarsi un contratto di lavoro e quindi ad ottenere un permesso di soggiorno.
Così, davanti alla polizia che si presentava alla loro porta, esibendo il loro documento, se proprio non gli trovavano un chilo di cocaina in mano, venivano lasciati tranquilli.
Erano invece  perseguiti quei tanti africani che non hanno niente a che vedere con la criminalità, che si guadagnano con difficoltà la vita vendendo fazzolettini, pulendo un giardino, lavando piatti o coltivando una serra e che hanno l’unica colpa di non essere ancora riusciti ad ottenere un permesso di soggiorno.
Non sono clandestini perché vogliono esserlo ma perché lo stato non permette loro di uscire dalla clandestinità!
In molti casi, quando non rispondevano alla polizia che bussava alla porta, questa veniva forzata e gli africani trovati senza permesso di soggiorno erano arrestati.
Alcuni sono stati portati al campo di detenzione temporanea di Ponte Galeria vicino a Roma in attesa di un aereo che li rimpatriasse.
Altri invece furono lasciati liberi ma con un ordine scritto di lasciare il paese entro 5 giorni.
Per un immigrato che fa fatica a sopravvivere è impossibile trovare in così pochi giorni i soldi per comprarsi il biglietto per il rimpatrio.
Così è stata ad esempio la storia di Sandra, quarantenne nigeriana affetta da AIDS in uno stadio terminale. La donna quasi non sta in piedi ed è seguita dal medico con una terapia giornaliera.
Viene fermata senza permesso di soggiorno e come fosse una pericolosa criminale viene arrestata e portata a Ponte Galeria dove viene lasciata alcuni giorni senza le medicine di cui aveva bisogno. Solo l’intervento del medico e dell’ avvocato permette di riportarla a Castel Volturno per riprendere la sua cura. Dopo una settimana viene arrestata di nuovo e le viene dato l’ordine di lasciare il paese entro 5 giorni…
Oggi oltre ad essere in fin di vita è considerata una criminale da arrestare.
Così tutti loro passano dallo stato di clandestini a quello di criminali perché disobbedienti ad un ordine ricevuto dalla polizia.
Criminalizzati, se fermati di nuovo sono incarcerati per un periodo da sei mesi ad un anno e poi rimpatriati a forza.
Tutto questo solo per la mancanza di un pezzo di carta con firma e timbri che non possiedono perché l’Italia non vuole darglielo!
“Facciamo tutto secondo la legge” ci dicono le forze dell’ordine. E purtroppo e vero. E’ l’iniqua legge Bossi/Fini che prevede questo trattamento agli immigrati.
Ed è contro quella legge e la sua applicazione a Castel Volturno che abbiamo voluto manifestare la nostra in conformità.
Non siamo d’accordo che si continui a guardare agli immigrati solo come una minaccia, come dei potenziali criminali, come persone pericolose di cui deve occuparsi la polizia.
Criminali ce ne sono anche tanti tra gli italiani nella nostra zona ed in genere sono loro che gestiscono la criminalità immigrata, la favoriscono e ci guadagnano sopra: quando la polizia si occuperà di loro?
Ci piacerebbe che si cominciasse a scoprire gli immigrati come una risorsa per l’Italia, come una ricchezza di cui il paese ha bisogno, come esseri umani da aiutare ad integrarsi tra noi.
Per accendere i riflettori su tutte queste cose siamo andati ad incatenarci a Caserta.


I Missionari Comboniani





E Cristo uscì fuori dal Tempio…

Tra le tante cose che si possono raccontare dell’esperienza che i Missionari Comboniani di Castel Volturno hanno avuto a Caserta, in Piazza vanvitelli, c’è anche questa.
Anni fa un libro titolava il proprio contenuto così: Cristo fuori le mura.
Per tutti noi abituati a “vederlo” questo Cristo sempre solo in chiesa, fu difficile capire, anche se avremmo dovuto ricordare che è fuori le mura che Cristo è stato crocifisso.
La nostra manifestazione davanti alla Questura-Prefettura di Caserta non è stata contro nessuno ma per qualcuno ( e questo lo ha capito anche l’autorità civile che noi ringraziamo per il rispetto avuto nei nostri confronti) A tale nostra manifestazione abbiamo voluto di proposito dare un taglio ecclesiale, nella Chiesa come nella nostra comunità il punto centrale resta la celebrazione della S.Messa. La celebrazione della S.Messa si è svolta ogni giorno, prima davanti alla Questura e poi nei giardini pubblici. Essa è stata sempre concelebrata e presieduta volta per volta da celebranti diversi. Ogni volta ai piedi della croce che I Giovani di Azione Cattolica di Caserta hanno voluto portarci abbiamo  rinnovato il nostro impegno per i poveri.
Noi missionari, abituati alla celebrazione della S.Messa davanti a folle come a numeri ridotti, sotto il sole cocente (che a Caserta non è mancato), o nelle grandi chiese o sotto un albero, in Piazza Vanvitelli ci siamo trovati a nostro agio.
La mensa-altare veniva preparata dalla gente improvvisandosi tutti sacrestani. Non sono mancati i fiori. Le sedie come l’elettricità, con molta disponibilità venivano offerte dai bar vicini o dall’edicola. Le Suore Orsoline tra le varie cose provvedevano ai canti. Le catene, protagoniste del momento, non potevano mancare come segno nella Messa ma è impegno attuale da sciogliere per i poveri.
Ogni volta un centinaio di persone ha partecipato alla S.Messa e molti si sono anche comunicati.
Anche I poliziotti in borghese non hanno fatto alcuna difficoltà a capire che nell’omelia non c’era alcun incitamento alla guerra santa. A conclusione finale di ogni celebrazione c’è sempre stato un ulteriore segno: la processione con le candele accese o con la croce sulla quale c’era la stola rossa segno del martirio e la catena. Ci siamo recati davanti alla Questura-Prefettura per dire solo pace e diritti umani per tutti in nome di Dio. Abbiamo notato che al passaggio della croce I poliziotti si facevano il segno della croce. E’ di fronte a questo segno che noi tutti ricordiamo le parole del Papa:” Non abbiate paura di aprire le porte a Cristo”.

                                                Padre Claudio Gasbarro


13 giugno: inizia la seconda fase.


Il giorno 13 giugno alle ore 11.00 i Missionari Comboniani  e le altre forze presenti nel presidio in Piazza Vanvitelli da nove giorni hanno tenuto una conferenza stampa per spiegare i motivi che li avevano portati a decidere di togliersi le catene e di iniziare una seconda fase di “azione ecclesiale non violenta” a favore degli immigrati. Riportiamo di seguito il testo con cui l’agenzia MISNA di Roma ha presentato la suddetta conferenza stampa.

Non più incatenati I Missionari di Castel Volturno

“ Abbiamo deciso di toglierci le catene perché siamo riusciti a raggiungere alcuni obiettivi, tra cui la costituzione di un ‘tavolo di concertazione’ a cui parteciperanno le istituzioni e le forze sociali, promosso dall’assessore regionale alle politiche sociali con delega all’immigrazione, Adriana Buffardi”. Lo hanno detto alla MISNA I Missionari Comboniani Giorgio Poletti e Franco Nascimbene, prima di partecipare ad una conferenza-stampa in una sala attigua alla chiesa di Montevergine, dopo aver lasciato il presidio in atto dal 4 giugno a Piazza Vanvitelli prima davanti allo storico palazzo che ospita Questura e Prefettura e poi nei giardini pubblici dall’altra parte della strada.
“La prima seduta del tavolo si terrà il 17 giugno, per elaborare il progetto capace di dare risposte alle esigenze sia degli italiani sia degli immigrati” ha aggiunto Padre Poletti. Scopo dell’iniziativa era richiamare l’attenzione sui problemi dei numerosi onesti immigrati di origine africana, privi di precedenti penali, che vivono e lavorano nell’area di Castel Volturno, alcuni dei quali sono finiti a quanto pare inconsapevolmente coinvolti in alcuni aspetti di una massiccia operazione di Polizia recentemente attuata nell’area del Litorale Domitiano, poco prima dell’area metropolitana di Napoli contro droga e prostituzione. “Siamo ora in una fase diversa che potremmo definire di sensibilizzazione” ha sottolineato Padre Poletti, incontrando i giornalisti insieme a coloro che più li hanno sostenuti nell’iniziativa (Padri Sacramentini, Suore Orsoline, Giovani del Centro Sociale excanapificio). “Al tavolo di concertazione ci sembra indispensabile  hanno aggiunto I sacerdoti - la presenza di un esponente del governo nazionale e di immigrati rappresentativi della realtà locale, nella scia dell’adesione al nostro gesto già manifestata da molte associazioni e numerosi gruppi sia ecclesiali sia laici.” Per I prossimi giorni I due missionari hanno indicato l’opportunità di una vigilanza costante sulla serietà e concretezza dei risultati del tavolo di concertazione, l’invio di un documento proposta al mondo della Chiesa affinché aderisca all’iniziativa in corso e la spedizione al Ministro dell’Interno di cartoline di adesione alle proposte avanzate in questi giorni. Il Ministro dovrebbe presto riceverne a migliaia da singoli e da associazioni. A tutti gli italiani viene quindi rivolto un invito a recarsi venerdì 27 giugno, festa del Sacro Cuore, alle 19.00 davanti alle Prefetture delle città per un momento d’incontro e di preghiera. Potrebbe anche essere ripreso da parte dei gruppi di Caserta il presidio quotidiano di solidarietà in Piazza Vanvitelli.

                                                                Agenzia MISNA




Il Tavolo di Concertazione

Il giorno 17 giugno alle ore 10.00 del mattino si è tenuto il “tavolo di concertazione” organizzato dall’Assessore alla Regione Campania. Adriana Buffardi.
Durante quest’incontro il Sindaco di Castel Volturno, giunto con mezz’ora di ritardo ha presentato la sua posizione:
                                
-       rifiuto ad ogni tipo di intervento positivo nel territorio di Castel Volturno a favore degli immigrati,
-       appoggio pieno all’operazione “Alto Impatto”,
-       accusa ai presenti di avere interessi nascosti e di essere responsabili della criminalità sul Litorale Domitio.

Dopo aver espresso la sua opinione il Sindaco Scalzone ha abbandonato il Tavolo mostrando la sua indisponibilità ad ogni forma di collaborazione con le altre Autorità  e con le Associazioni presenti.

Presentiamo di seguito il comunicato stampa preparato dall’assessore Buffardi al termine della riunione.


Su convocazione dell’Assessora all’immigrazione della Regione Campania, Adriana Buffardi, presso la sede dell’Assessorato al Centro Direzionale di Napoli, si è riunito un Tavolo di confronto sulla vicenda di Castel Volturno, dove I Padri Comboniani sono da giorni mobilitati per richiamare l’attenzione sull’inasprimento delle difficoltà incontrate dagli immigrati sul territorio.
Alla riunione erano presenti il Prefetto di Caserta Carlo Schilardi, il Questore Vincenzo Roca, il Sindaco Antonio Scalzone, rappresentanti della Provincia di Caserta, di Comuni, ASL, Associazioni di Volontariato, Centri di Accoglienza e Sindacati. I Padri Comboniani Giorgio Poletti e Franco Nascimbene che all’annuncio della convocazione in Regione dopo 9 giorni avevano tolto il presidio nei giardini antistanti la Prefettura di Caserta, hanno letto - insieme a Suor Rita - un documento programmatico, con la premessa del riconoscimento dell’immigrato come “persona titolare di diritti”.
I Missionari Comboniani hanno annunciato l’invio di 40.000 cartoline di solidarietà all’iniziativa al Ministro dell’Interno e una nuova manifestazione (momento di preghiera con croce e catene) il prossimo 27 giugno a Caserta e in varie altre città italiane.
E’ seguito il dibattito intorno alle proposte formulate nel documento e cioè:

-           decentramento territoriale degli uffici per stranieri almeno nelle due aree del Litorale Domitio e dell’Agro Aversano,
-       centri di ascolto e di orientamento per immigrati,
-       promozione della conoscenza linguistica,
-       informazione sulla normativa e sulle procedure burocratiche,
-       osservatorio provinciale,
-       progetti lavorativi per gli immigrati,
-       controllo e verifiche della Regione Campania sui progetti,
-       attenzione ai richiedenti asilo,
-       centri di aggregazione e partecipazione alla vita sociale e politica.

L’Assessora Buffardi, pur riconoscendo tra I punti in discussione l’importanza della “sicurezza sociale” sostenuta dal Sindaco di Castel Volturno, ha precisato che l’incontro voluto dalla Regione è nato per costruire e dare una risposta complessiva ai problemi, con reciprocità di interessi sia per i cittadini residenti da tempo sia per i nuovi cittadini immigrati”. “Questa è una sede per costruire percorsi e non si può scindere il problema della sicurezza dalle iniziative per l’integrazione sociale degli stranieri”.
Da qui la proposta regionale, a margine della scelta di continuare I confronti in sede provinciale in vista di una soluzione definitiva (un”progetto speciale” per Castel Volturno, sollecitato da molti degli intervenuti), di mettere in campo miniprogetti  e non solo risorse  nei settori dell’istruzione e della formazione, anche come possibilità di influenzare processi di crescita culturale tra i residenti. Concludendo i lavori il Prefetto Schilardi ha ringraziato la regione per l’opera di mediazione nei confronti di un “problema gigantesco” e sottolineato il ruolo dei volontari. Il Prefetto ha infine comunicato i numeri della sanatoria in provincia di Caserta: 6000 convocati su 14.800 domande, 4.500 contratti già stilati con possibilità di chiudere le pratiche entro ottobre, mentre sono 483 gli immigrati che hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiati politici.

                                …………………….


Noi Missionari Comboniani ringraziamo l’attuazione dell’Assessore Buffardi durante il Tavolo. Ci sembrano insufficienti ed evasive le risposte date dal Prefetto:  chiediamo maggiore apertura e disponibilità da parte sua nei prossimi incontri previsti a Caserta.


“ Operazione Licantropo” blitz notturno

Davanti alla Questura due padri comboniani si incatenano: mai vista una cosa del genere a Caserta. Non so ma forse neanche in Italia.
Inermi, padre Giorgio e padre Franco, sono riusciti però a suscitare da subito tanta confusione dentro la Questura; ammirazione, solidarietà e sostegno tra la gente più sensibile.
La forza della loro azione di protesta è quella dello Spirito Evangelico: quella che viene da dentro che è libera, non attaccabile, che scombina, spiazza, interroga, infastidisce… soprattutto l’immagine del “ Palazzo”.
Questore e compagn…ia fin dall’inizio sono molto seccati. Tuttavia sembravano interessati al dialogo, alla comprensione del problema, tant’è che passavano ore ed ore a parlare con i giovani dei centri che sostavano a vegliare i padri mentre dormivano.
Curioso però: lo facevano preferibilmente di notte: un segno premonitore. E una, e due…alla terza niente: non si vedono ma c’è un movimento strano. Mimma e Fabio temono qualcosa. Il portone della questura è ancora aperto e sono le tre di notte. E’ notte fonda, fa caldo. Giorgio, Nicola e Pierangelo  tentano di dormire ma non c’è tempo: devono svegliarsi, è l’ora del  blitz!
Alle quattro arriva “l’ordine” nel vero senso della parola! In un lampo un’esagerazione di polizia, vigili del fuoco, Digos, tutti trasformati in lupo notturno, si avventano sulla preda, tagliano le catene e fanno piazza pulita. “ il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Diceva il profeta Isaia “ il lupo e l’agnello dimoreranno insieme (cfr. Is.11). Questa utopia il potere non la comprende: l’inerme, il povero, l’indifeso, l’immigrato senza dignità di cui sono voce i comboniani dà troppo fastidio, interroga troppo… troppo faticoso mettersi in dialogo sul serio: meglio eliminare…di notte: così il problema, se non si vede, non c’è!

                                                Mimma





Beati voi poveri perché vostro è il Regno di Dio.

Poche parole, forti, pure senza tempo accompagnano l’iniziativa di due padri Comboniani che hanno visto la speranza dei diseredati di Castel Volturno infrangersi sulle strade deserte e violente della Domiziana. Due padri Comboniani impegnati da sempre a fianco degli emarginati, dei rifugiati, dei senza voce, dai milioni di persone che sono costrette a scappare dai loro paesi impoveriti da secoli di sfruttamento, da decenni di guerre taciute. Sempre a fianco degli sfruttati dalla camorra imperante, degli abbandonati dalle istituzioni, delle persone umiliate dalle persone distratte che quotidianamente ci sfiorano, non curanti di tutto un mondo nuovo che in silenzio si affaccia alle nostre porte “civilizzate”. Un gesto estremo ha portato questi nuovi missionari nel nostro paese, ad incatenarsi alle finestre sbarrate della prefettura e della questura di Caserta, simboli del potere, simboli dello stato, troppo spesso assente,  sotto il sole, alla luce di una luna pallida, di fronte ad una città incurante di ciò che accadeva, incurante del sudore di migliaia di lavoratori che producono ricchezza, che puliscono le nostre case,  che coltivano la nostra terra senza diritti senza dignità, che muoiono senza nome se non quello di “clandestino”.  Incatenati con le catene e la croce, di nuovo simboli. Le catene e la croce accompagnano padre Giorgio e padre Franco in questa battaglia per scuotere le coscienze, per portare un bagliore di speranza, la catena e la croce Simboli della nuova schiavitù, simboli della passione, simboli dell’impegno sociale. Un gesto coraggioso che pochi avrebbero fatto ma che chiede di essere ascoltato e supportato da chi crede della dignità e nei diritti dell’uomo.

Per supportare l’iniziativa dei Missionari Comboniani di Castel Volturno, per il rispetto della dignità e dei diritti degli immigrati
Richiedi e spedisci le loro cartoline a
Signor Ministro dell’Interno
GIUSEPPE PISANU
Ministero degli Interni, Piazzale Viminale 00184 ROMA.
per informazioni:
tel-fax 0823-851390   e-mail combonianicastelvolturno at hotmail.com


                                        Luca Fratepietro



La Catena

Grande protagonista la catena!
Una catena nuova, lucida, forte, pesante.
Per nove giorni è stata la compagna della mia vita.
Per tre giorni mi ha immobilizzato
alle fredde sbarre di una finestra
sotto un sole che intontiva.
Per altri sei giorni mi ha legato
all’ombra di un albero di fronte alla questura.
Ora la portavo al piede, ora sul ginocchio,
ora mi stringeva la vita, ora pendeva dalla spalla.
L’ avevo quando la gente passava
e si fermava a chiacchierare,
la portavo all’ora di pranzo,
la caricavo durante la messa,
la trascinavo nella processione serotina
davanti alla questura,
mi accompagnava nel buio della notte.
La gente la guardava e pensava…
A un’ Africana che passava
è scappata una lacrima:
quali sofferenze le avrà ricordato?
Quando facevo due passi
il suo “tra tra tra” sul selciato
portava alla mente
film di guerre crudeli,
ricordi di carceri inumane,
fantasmi di schiavitù lontane,
di schiavitù d’oggi,
d’ immigrati schiavi.
Non era la mia catena
era solo una catena mia
ma catena di chi ha lasciato il suo paese
e di chi ha attraversato il deserto a piedi,
catena di chi non può mettere i documenti in regola
e di chi non trova casa ne lavoro,
catena di chi è schiava della prostituzione
e di chi è disprezzato perché è nero,
catena di chi ha sempre il fiato della polizia sul collo
e di chi è solo e grida:
Voglio vivere
E quel grido lo fa suo la catena
trascinata sul selciato
ripetendo nella sua lingua:
“Tra Tra Tra”: “Voglio vivere!”.


P. Franco