"Bush ci ha ingannato sulla guerra", parola del New York Times




Gli inganni di Bush sulle armi in Iraq

PAUL KRUGMAN

IL MISTERO delle armi di distruzione di massa non trovate in Iraq è ora molto meno misterioso. Rivelazioni recenti, apparse su importanti quotidiani inglesi e sui principali settimanali politici americani, basate su indiscrezioni di adirati funzionari dell'intelligence, confermano quanto altre fonti hanno rivelato al mio collega Nicholas Kristof. L'amministrazione Bush avrebbe “grossolanamente manipolato" i dati forniti dall'intelligence sulle armi di distruzione di massa. Chiunque parli di un "fallimento dell'intelligence" è fuori strada. Il problema non sta nei professionisti dei servizi d'intelligence, ma nell'amministrazione Bush e in quella Blair. Volevano una guerra e hanno dunque sollecitato rapporti che corroborassero le loro posizioni, scartando gli elementi che le contrastavano. I media giornalistici, in Gran Bretagna, non si sono tirati indietro nel trarre le ovvie conclusioni e non si sentono offesi soltanto gli oppositori alla guerra. Il Times di Londra è stato dichiaratamente a favore della guerra, ma ha pubblicato, intitolandole "Un altro .giorno di menzogne", le sue considerazioni, tracciando dei parallelismi tra la campagna a favore della guerra e altre affermazioni dubbie del governo: "Si ritiene che il governo abbia fabbricato la minaccia derivante dalle armi di Saddam così come fabbrica argomenti per ogni altra questione". Negli Stati Uniti, tuttavia, pochi hanno utilizzato questo argomento, anche se "fabbricare" è un termine troppo gentile per ciò che fa l'amministrazione Bush di continuo. LA TESI che l'opinione pubblica sia stata manipolata affinché sostenesse la in Iraq acquista attendibilità dal fatto che questo modo distorto di presentare le questioni e l'inganno sono procedura standard di questa amministrazione, la quale - in misura mai vista in precedenza nella storia degli Stati Uniti - distorce sistematicamente e sfacciatamente i fatti. Sto esagerando? George Bush ha lasciato di stucco i giornalisti dichiarando che avevamo "trovato le armi di distruzione di massa". Al contempo, il Comitato Nazionale Repubblicano ha dichiarato che gli ultimi provvedimenti per la riduzione delle tasse beneficiano "chiunque paghi le tasse". Complessivamente, sono 50 milioni negli Stati Uniti le famiglie - e tra queste la maggioranza include persone di più di 65 anni - che non ricevono niente; altri venti milioni riceveranno meno di 100 dollari a testa. E la grande maggioranza di quelli esclusi paga le tasse. Questo sfacciato e fuorviante modo di presentare benefici fiscali a favore delle élite, che poco o niente offrono alla maggioranza degli americani, è soltanto l'ultimo episodio di una lunga serie di clamorose dichiarazioni ingannevoli. Fuorviare i cittadini è stata una strategia non episodica del gabinetto Bush, e tocca materie che vanno dalla politica fiscale alla riforma della previdenza sociale, all'energia, all'ambiente. Dunque, perché dovremmo concedere a quest'amministrazione il beneficio del dubbio sulla politica estera? Il tempo perché l'amministrazione in carica risponda delle proprie azioni e misure è scaduto abbondantemente. Ogni qualvolta l'amministrazione salta fuori con un'altra grande falsità, i suoi sostenitori - che includono un vasto segmento dei media - insistono a sostenere che ciò che è nero è bianco e che su è giù. I media "liberal", nel frattempo, si limitano a riferire che taluni sostengono che nero è bianco e che su è giù. E alcuni uomini politici democratici forniscono all'amministrazione una preziosa copertura giustificando e minimizzando l'entità dell'inganno. Ma ci troviamo veramente nei guai, se questo mancato rendere conto delle proprie azioni si estende alle questioni della guerra e della pace. I britannici sembrano esserne consapevoli: Max Hastings - esperto corrispondente di guerra che ha sostenuto la partecipazione britannica a questa campagna scrive che "il primo ministro ha impegnato le truppe britanniche e sacrificato la vita di cittadini britannici sulla base di falsità, e ciò offende". L'argomento che Saddam fosse un tiranno e un assassino non fornisce una risposta soddisfacente. Potrei ribattere che molti dei neoconservatori che formano il governo che ha promosso questa guerra, sono stati indifferenti, quando non peggio, agli assassinii di massa da parte degli squadroni della morte nell'America Centrale negli anni ottanta. Ma ciò che qui importa è che non si tratta di Saddam: si tratta di noi. All'opinione pubblica è stato detto che Saddam rappresentava una minaccia immediata. Se questo argomento era artificioso, allora il modo in cui questa guerra è stata fatta passare è forse il peggiore scandalo nella storia politica degli Stati Uniti - peggio del Watergate, peggio di quello degli Iran-contras. Difatti, l'idea che possiamo essere stati persuasi a iniziare una guerra con l'inganno crea un tale imbarazzo tra molti commentatori che essi rifiutano di ammettere questa possibilità. Ma ecco l'idea che dovrebbe veramente turbare questi commentatori. Supponiamo che questa amministrazione ci abbia persuaso della necessità di questa guerra ricorrendo alla mistificazione. E supponiamo che non sia chiamata a rendere conto di ciò, al fine di permettere l'anno prossimo a Bush di battersi in quelle che Hastings chiama "elezioni color cachi". Se questo sarà il caso, il nostro sistema politico sarà divenuto totalmente, e forse irrevocabilmente, corrotto.

(traduzione di Guiomar Parada)
copyright The New York Times, 2003

Articolo pubblicato su Repubblica del 6 giugno 2003