La nonviolenza e' in cammino. 573



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 573 del 21 aprile 2003

Sommario di questo numero:
1. Giancarla Codrignani: memoria
2. Virginia Woolf: ovunque
3. Una rassegna bibliografica di alcuni lavori di Umberto Santino
4. La "Carta" del Movimento Nonviolento
5. Per saperne di piu'

1. MAESTRE. GIANCARLA CODRIGNANI: MEMORIA
[Da Giancarla Codrignani, Riflessioni sulla Shoa': il giorno della memoria
non sia solo una data, in "Gli argomenti umani", n. 1-2, anno IV,
gennaio-febbraio 2003, p. 33. Giancarla Codrignani (per contatti:
giancodri at libero.it), presidente della Loc (Lega degli obiettori di
coscienza al servizio militare), gia' parlamentare, saggista, impegnata nei
movimenti di liberazione, di solidarieta' e per la pace, e' tra le figure
piu' rappresentative della cultura e dell'impegno per la pace e la
nonviolenza. Tra le opere di Giancarla Codrignani: L'odissea intorno ai
telai, Thema, Bologna 1989; Amerindiana, Terra Nuova, Roma 1992; Ecuba e le
altre, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi) 1994]
Facciamo memoria 365 giorni all'anno, per piacere.

2. MAESTRE. VIRGINIA WOOLF: OVUNQUE
[Da Virginia Woolf, Orlando, Mondadori, Milano 1982, 1993, p. 309. Virginia
Woolf, scrittrice tra le piu' grandi del Novecento, nacque a Londra nel
1882, promotrice di esperienze culturali ed editoriali di grande rilievo,
oltre alle sue opere letterarie scrisse saggi di cui alcuni fondamentali per
una cultura della pace. Mori' suicida nel 1941. E' uno dei punti di
riferimento della riflessione dei movimenti delle donne, di liberazione, per
la pace. Opere di Virginia Woolf: le sue opere sono state tradotte da vari
editori, un'edizione di Tutti i romanzi  (in due volumi, comprendenti La
crociera, Notte e giorno, La camera di Jacob, La signora Dalloway, Gita al
faro, Orlando, Le onde, Gli anni, Tra un atto e l'altro) e' stata qualche
anno fa pubblicata in una collana ultraeconomica dalla Newton Compton di
Roma. Tra i saggi due sono particolarmente importanti per una cultura della
pace: Una stanza tutta per se', Newton Compton, Roma 1993; Le tre ghinee,
Feltrinelli, Milano 1987. Numerosissime sono le opere su Virginia Woolf:
segnaliamo almeno Quentin Bell, Virginia Woolf, Garzanti, Milano 1974;
Mirella Mancioli Billi, Virginia Woolf, La Nuova Italia, Firenze 1975; Paola
Zaccaria, Virginia Woolf, Dedalo, Bari 1980. segnaliamo anche almeno le
pagine di Erich Auerbach, "Il calzerotto marrone", in Mimesis, Einaudi,
Torino 1977]
Ma ovunque c'erano dei sacchetti di lavanda contro le tarme, e cartelli
stampati: "Si prega di non toccare".

3. MATERIALI. UNA RASSEGNA BIBLIOGRAFICA DI ALCUNI LAVORI DI UMBERTO SANTINO
(PARTE PRIMA)
Una premessa del curatore
La seguente rassegna bibliografica e' stata redatta nel 1998. Non abbiamo
modificato le schede scritte allora. Curandone nel 2000 una seconda edizione
aggiungemmo una scheda sull'ultimo libro pubblicato allora da Umberto
Santino, la sua ottima Storia del movimento antimafia apparsa presso gli
Editori Riuniti. Riproponendo oggi queste pagine il nostro intento non muta:
segnalare a quanti vogliono impegnarsi contro i poteri criminali la
strumentazione teorica e pratica che l'opera di Umberto Santino mette a
disposizione, invitarli a leggere e discutere i libri che questa
bibliografia elenca.
Scrivevamo nel '98: "Questa pubblicazione e' semplicemente una proposta di
avvicinamento ad una delle opere di ricerca e di riflessione piu' impegnate
e rilevanti che il movimento antimafia abbia prodotto ed abbia a
disposizione... Questa rassegna consiste di una mera, seppur articolata,
presentazione di alcuni lavori di Umberto Santino, nella forma della scheda
informativa, ed - in qualche caso - della recensione breve. L'ordine in cui
sono presentati i testi esaminati e' all'incirca quello cronologico con
riferimento alla data di pubblicazione dei volumi e degli opuscoli
considerati, ma si tenga conto che sovente essi consistono dei risultati di
ricerche svolte lungo piu' anni, e che talvolta si tratta di relazioni e
materiali gia' presentati e pubblicati prima altrove, e che ad esempio nel
caso del primo libro che indichiamo, La borghesia mafiosa, si tratta di un
volume del '94 che raccoglie interventi svolti nel corso di venti anni,
pertanto la scheda relativa l'abbiamo collocata ad apertura di questa
rassegna".
*
Una breve notizia su Umberto Santino e il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato"
Umberto Santino ha fondato e dirige il Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo. Da decenni e' uno dei militanti democratici
piu' impegnati contro la mafia ed i suoi complici. E' uno dei massimi
studiosi a livello internazionale di questioni concernenti i poteri
criminali, i mercati illegali, i rapporti tra economia, politica e
criminalita'. Una bibliografia essenziale di Santino e' deducibile da questo
testo; alcune integrazioni in U. S., Oltre la legalita', p. 77, e nel piu'
recente Storia del movimento antimafia, passim. Il Centro siciliano di
documentazione "Giuseppe Impastato" (via Villa Sperlinga 15, 90144 Palermo,
tel. 0916259789, fax 091348997, e-mail: csdgi at tin.it, sito internet:
www.centroimpastato.it) e' un istituto di ricerca tra i piu' accreditati in
campo internazionale, particolarmente specializzato su mafia e poteri
criminali. Operante dal 1977, e' stato successivamente intitolato a Giuseppe
Impastato, militante della nuova sinistra assassinato dalla mafia nel 1978.
Una sintetica ma esauriente scheda di autopresentazione, di quattro pagine,
e' richiedibile presso il Centro Impastato.
*
1. La borghesia mafiosa, 1994
Il volume La borghesia mafiosa. Materiali di un percorso d'analisi, e' stato
pubblicato come quaderno n. 5 del Centro siciliano di documentazione
"Giuseppe Impastato" nell'aprile 1994. Come e' scritto nella quarta di
copertina "Sono raccolti in questo quaderno articoli, relazioni, interventi
e altri materiali che abbracciano un periodo che va dal 1972 al 1992. Il
filo conduttore dei testi e' dato dallo sviluppo dell'ipotesi analitica
della mafia non solo come organizzazione criminale ma come componente di un
blocco sociale, egemonizzato dai soggetti piu' ricchi e potenti, definiti
"borghesia mafiosa". Tale analisi, muovendo da una critica delle idee
correnti e degli interventi suggeriti dall'ottica dell'emergenza, mira a
cogliere la complessita' del fenomeno mafioso e le sue interazioni con la
societa' e le istituzioni ed offre indicazioni operative per un'azione di
rinnovamento seria e conseguente".
L'introduzione, datata febbraio 1994, e sottotitolata Promemoria per i
lettori (e per l'autore), costituisce una sorta di bilancio di vent'anni e
di proposta per il presente (cfr. particolarmente gli ultimi due capoversi
alle pp. 12-13).
Tra i testi raccolti nel volume a noi sembrano di straordinaria importanza
due saggi gia' pubblicati sulla rivista palermitana "Segno" nel 1982 e nel
1986: La conquista di Bisanzio, e La mafia finanziaria, che metterebbe conto
di riassumere piu' estesamente di quanto qui ci sia possibile fare.
La conquista di Bisanzio. Borghesia mafiosa e Stato dopo il delitto Dalla
Chiesa, qui alle pp. 118-147, ed apparsa originariamente in "Segno", n.
34-35, luglio-ottobre 1982, ha un incipit doloroso e bruciante: "C'era
bisogno dell'assassinio di Dalla Chiesa perche' in Italia ci si accorgesse
di alcune cose: che la mafia non e' un piccolo fenomeno locale ma una
questione nazionale, che la Democrazia cristiana ha i mafiosi in casa, che
contro la mafia non si e' fatto finora nulla e che bisogna cominciare a fare
qualcosa".
Santino svolge una serrata analisi critica della stereotipata e largamente
vulgata "periodizzazione del fenomeno mafioso proposta dalla Relazione
conclusiva della Commissione parlamentare d'inchiesta e largamente recepita
[che] distingue tre fasi: mafia agraria, mafia urbana, mafia
internazionale", ed al termine della sua analisi conclude che "queste
considerazioni portano a una prima conclusione: la mafia di adesso e' una
questione nazionale nel senso che rispetto a una posizione di sostanziale
subalternita' nei confronti delle altre componenti del blocco dominante
nazionale (dovuta alla ristrettezza dei suoi orizzonti economici e
politici), e' passata a una lotta per l'egemonia, cioe' per l'occupazione di
spazi di potere piu' ampi, adeguati al suo nuovo potenziale economico".
Il saggio prosegue analizzando il modo di produzione mafioso, il modello di
dominio mafioso, la forma-mafia e il problema dei cosiddetti poteri occulti.
Il saggio propone anche altri temi ed utili precisazioni su questione
meridionale e nuova "occupazione" della Sicilia, sulla questione
democristiana, sulle prospettive del movimento antimafia (con una proposta
strategica incisiva: "la formazione di una rete di comitati di lotta contro
la mafia e per lo sviluppo produttivo, che intreccino la loro azione con i
comitati per la pace, puo' essere l'ossatura fondamentale di un movimento di
massa che rivitalizzi i partiti e i sindacati ma che sviluppi una sua reale
autonomia (...). Solo se si avra' questa dimensione concreta e quotidiana,
la lotta contro la mafia potra' svilupparsi").
La mafia finanziaria. Accumulazione illegale e complesso finanziario
industriale, qui alle pp. 179-241, ed apparsa originariamente in "Segno", n.
69-70, aprile-maggio 1986, e' uno dei lavori piu' importanti e tempestivi su
un tema decisivo che purtroppo non e' stato mai sufficientemente recepito
nel dibattito pubblico, e neppure tra gli studiosi.
Il saggio si apre cosi': "Questi appunti sono una prima traccia di
un'ipotesi di ricerca sugli aspetti finanziari del fenomeno mafioso attuale
e delle altre forme di crimine organizzato e sui processi di
finanziarizzazione dell'economia contemporanea. Mafia e crimine organizzato
vengono considerati come delle grandi macchine di accumulazione del capitale
che intrecciano metodi legali e illegali e operano in un contesto mondiale
dominato da quello che puo' essere definito il 'complesso
finanziario-industriale', un composto egemonico formato dalle imprese
multinazionali e da grandi unita' finanziarie, le cui caratteristiche di
opacita' permettono l'inserimento del capitale illegale nei circuiti
finanziari internazionali".
A p. 180 si formula una proposta di definizione, piu' ampiamente articolata
alle pp. 181-186 che tratteggiano un'ipotesi di periodizzazione della mafia
e l'attuale mercato mondiale mafioso nel contesto della societa'
contemporanea indicato nei suoi elementi salienti.
Seguono ampi paragrafi che analizzano rispettivamente il "complesso
finanziario-industriale" a livello planetario; il sistema
Sindona-Calvi-Gelli; la forma holding; le forme e i canali di
compenetrazione tra attivita' illecite e lecite; il circuito finanziario del
capitale illegale; capitale illegale e innovazione finanziaria; stime
sull'accumulazione illegale del capitale; mafia e sistema bancario in
Sicilia; legislazione antimafia e accertamenti bancari.
Il paragrafo conclusivo, dall'esplicito titolo Prospettive, alle pp.
231-232, segnala esplicitamente che "La lotta contro la 'mafia finanziaria'
comporta la necessita' di una strategia complessa, che si sviluppi sul piano
giudiziario, economico, sociale, politico, culturale e abbia come
protagonisti grandi masse di persone e non singoli personaggi, o settori
limitati, piu' o meno isolati. I fenomeni di criminalizzazione dell'economia
e del potere si aggraveranno sempre di piu', confermandosi come fenomeni
tipici della societa' contemporanea, se non si sapra' agire con decisione su
alcuni aspetti essenziali. Tali aspetti, sul piano economico-finanziario,
sono:
1) la funzione di servizio svolta dalle organizzazioni criminali, in
particolare con il commercio di droga e di armi;
2) l'opacita' del complesso finanziario-industriale che permette l'incontro
tra i capitali, senza tener conto della loro natura e provenienza.
Ridurre ed eliminare in prospettiva l'accumulazione illegale del capitale e'
possibile solo stroncando la funzione di servizio delle organizzazioni
criminali, con un'azione complessa che va dalla decriminalizzazione dei
consumi di massa, per esempio quello della droga, alla loro riduzione con
opportune politiche di educazione e ristrutturazione dei consumi,
all'eliminazione di 'bisogni', come quello di armi, indotto dai processi di
militarizzazione in atto, con coraggiose politiche di pace.
Sul piano propriamente finanziario qualsiasi provvedimento parziale e
limitato, che non sia nell'ottica dell'eliminazione dell'opacita' del
sistema finanziario-industriale, e' destinato al fallimento".
In calce al saggio un'ampia sequenza di riferimenti bibliografici.
Sarebbe assai opportuno che questo saggio venisse ripubblicato in opuscolo o
come inserto da qualche periodico nazionale a grande diffusione al fine di
favorirne la piu' ampia circolazione e discussione.
Del volume diamo l'indice completo, indicando anche le date di prima
presentazione - nel caso di relazioni a convegni o sinossi di progetti di
ricerca - e/o pubblicazione dei testi raccolti: Introduzione (1994); La
mafia come potere (1972); Borghesia mafiosa e movimento di classe (1978);
Borghesia mafiosa e riorganizzazione del dominio (1979); Istituzioni e mafia
(1980-1981); Borghesia mafiosa e capitalismo (1980); Discutendo su mafia e
potere (1981-1983); Economia della droga. Traffico di stupefacenti, mafia e
organized crime (1982); La conquista di Bisanzio. Borghesia mafiosa e Stato
dopo il delitto Dalla Chiesa (1982); Autonomia dal politico? (1982-1983);
Per una nuova analisi del fenomeno mafioso: dalla separatezza
all'integrazione (1982-1983); Progetto di ricerca "Mafia e societa'" (1984);
Per un bilancio della lotta alla mafia (1984-1985); La mafia finanziaria.
Accumulazione illegale e complesso finanziario-industriale (1986); Nuovi
paradigmi e ricerca empirica in tema di criminalita' organizzata
(1989-1993); Aspetti socio-economici dell'impresa mafiosa (1989); Mafia:
supermercato degli stereotipi e vuoto di teoria (1990); Droga: economie di
sopravvivenza e borghesie criminali (1991); Dopo l'assassinio di Libero
Grassi: quale politica contro la mafia? (1991); Il carretto e la piovra.
Mafia e immaginario collettivo (1992); Il voto in Sicilia e il delitto Lima
(1992); Le stragi di Palermo e la Seconda Repubblica (1992).
Senza aggiungere qui una nota bibliografica (rinviando tout court alla
bibliografia ragionata sulla mafia stesa da Giovanni La Fiura, Amelia
Crisantino, Augusto Cavadi), tra gli autori che ci sembra comunque utile
ricordare c'e' ovviamente Mario Mineo, di cui Santino ricorda sovente con
stima e affetto la figura e la riflessione, e di cui nel suo lavoro
scientifico e nel suo impegno militante ha anche sviluppato alcune dense
intuizioni.
*
2. L'antimafia difficile, 1989
A cura di Umberto Santino, L'antimafia difficile, Csd quaderni/1, Palermo
1989, raccoglie gli atti della "giornata di bilancio e di riflessione"
organizzata dal Centro Impastato e svoltasi a Cinisi l'8 maggio 1988, nel
decimo anniversario dell'assassinio di Giuseppe Impastato.
"Rispetto all'antimafia corrente, troppo spesso appagata di liturgie sempre
piu' stanche e nutrita di stereotipi sempre piu' sbiaditi, gli scritti e i
documenti raccolti in questo volume rappresentano il tentativo di dar vita a
un'altra antimafia, 'difficile' per le scelte di fondo che ne improntano
l'analisi e l'attivita'. Se Giuseppe Impastato ha cominciato la lotta alla
mafia a partire dalla sua condizione familiare, portando nella militanza
culturale e politica la radicalita' della 'rottura con il padre', con tutti
i costi che tale scelta comporta, il Centro a lui intitolato ha cercato, nei
suoi dodici anni di attivita', di coniugare il rigore dell'analisi e la
chiarezza della denuncia con la concretezza della proposta e una forte
tensione unitaria, nella convinzione che una lotta contro il dominio mafioso
disgiunta dal progetto e dalla sperimentazione di una nuova socialita' e'
destinata al fallimento" (dalla quarta di copertina).
Il volume, aperto da  una avvertenza e aggiornamento di Umberto Santino e da
un intervento di Giovanni Impastato (fratello di Giuseppe Impastato), si
articola in una relazione introduttiva di Umberto Santino; in cinque saggi
di analisi, di Giorgio Chinnici, Franco Cazzola, Giovanni La Fiura,
Graziella Priulla, Amelia Crisantino; in otto interventi che riferiscono di
esperienze, di Salvo Vitale, Antonia Cascio, Francesco M. Stabile, Giuseppe
Cipolla, Riccardo Orioles, Franco Zecchin, Augusto Cavadi, Nino Rocca; e di
una  appendice su Dieci anni di iniziative, che contiene undici documenti
dal '79 all'89.
Si confrontano ed interagiscono ricerche di intellettuali ed esperienze
concrete di militanza dal basso, sicche' il volume e' uno degli strumenti
migliori per cogliere prassi e dialettiche di un movimento reale che non e'
quello da parata e da passerella sui grandi quotidiani e in televisione, ma
quello di chi nella solitudine dello studioso fuori dai circuiti
consumistici e/o nel vivo dello scontro nei luoghi di lavoro e di vita, reca
testimonianza e quotidianamente lotta.
Sulla figura di Giuseppe Impastato ovviamente cfr. Felicia Bartolotta
Impastato, La mafia in casa mia, La Luna, Palermo 1987; e Salvo Vitale, Nel
paese dei coralli, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995.
Su "donne e mafia", tema di una specifica ricerca del Centro Impastato, cfr.
Anna Puglisi, Sole contro la mafia, La Luna, Palermo 1990. Utili anche le
ricerche di Renate Siebert (svolte in efficace interazione con il Centro
Impastato): Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994 (II ed. 1997); La
mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli 1995;
Mafia e quotidianita', Il Saggiatore, Milano 1996.
A nostro avviso sono di grande interesse diversi scritti giornalistici di
Riccardo Orioles, che purtroppo non ci risulta siano mai stati raccolti in
volume (l'intervento di Orioles a questo convegno e' stato recentemente
ristampato per nostra cura in opuscolo).
Tra gli scritti degli intervenuti al convegno segnaliamo anche di Franco
Cazzola, Della corruzione, Il Mulino, Bologna 1988; L'Italia del pizzo,
Einaudi, Torino 1992; di Graziella Priulla, Mafia e informazione, Liviana,
Padova 1987.
*
3. La violenza programmata, 1989
Il volume di Giorgio Chinnici e Umberto Santino, La violenza programmata.
Omicidi e guerre di mafia a Palermo dagli anni '60 ad oggi, Franco Angeli,
Milano 1989, contiene "i rapporti finali di una ricerca sull'omicidio a
Palermo e provincia negli anni 1960-1966 e 1978-1984, con un aggiornamento
al triennio 1985-1987 (...) nell'ambito del progetto di ricerca 'Mafia e
societa'' (...) La ricerca e' stata svolta dal 1984 al 1988" (p. 11).
Il coautore, Giorgio Chinnici, e' professore associato di Statistica
giudiziaria all'Universita' di Palermo, ed e' autore di numerosi saggi.
Nella quarta di copertina cosi' si riassume il contenuto del libro: "La
ricerca pubblicata in questo volume e' un contributo all'analisi scientifica
di una forma gravissima di violenza, l'omicidio volontario, e della mafia,
considerata non solo come organizzazione criminale ma soprattutto come forma
di accumulazione e sistema di potere.
Palermo ha fatto registrare nei primi anni '80 il piu' alto tasso di omicidi
tra le citta' piu' grandi d'Italia e uno dei piu' alti a livello mondiale e
il concentrarsi degli omicidi mafiosi nel suo territorio ha un carattere di
unicita': non per caso nel capoluogo siciliano sono stati uccisi un
presidente di regione, un segretario regionale del maggior partito
d'opposizione, un prestigioso rappresentante delle istituzioni nazionali
come il generale Dalla Chiesa, tanti rappresentanti delle forze dell'ordine
e della magistratura; tali delitti da soli bastano ad indicare la portata
del fenomeno e il livello dello scontro.
Il taglio e i risultati della ricerca sono profondamente innovativi rispetto
agli stereotipi correnti: l'omicidio a Palermo, e in particolare l'omicidio
mafioso, piu' che ricalcare moduli subculturali, che informano le ricerche
sull'omicidio tanto a livello nazionale che internazionale, e' il frutto di
una 'violenza programmata', s'inquadra cioe' in un programma complessivo
delle organizzazioni criminose, mirando ad una ridefinizione delle egemonie
interne e, all'esterno, abbattendo gli ostacoli che si frappongono alla
realizzazione del piano di arricchimento e di dominio.
Attraverso lo studio di piu' di mille omicidi e delle due 'guerre di mafia'
piu' sanguinose della storia dell'organizzazione criminale, viene disegnato
un vero e proprio quadro storico, puntuale e documentato, dell'evoluzione
del fenomeno mafioso negli ultimi trent'anni".
Il testo e' arricchito da numerose tabelle statistiche e corpose
bibliografie, manca purtroppo un indice dei nomi che sarebbe stato assai
utile.
L'indice del volume e' molto articolato, ci limitiamo ad indicare, dopo l'
introduzione di Santino (Introduzione. Violenza e mafia tra stereotipi e
analisi scientifica, subcultura e strategia) la bipartizione principale
dell'opera: la prima parte e' di Giorgio Chinnici ed ha per titolo
L'omicidio nella provincia di Palermo. Aspetti vittimologici (suddiviso in:
1. Considerazioni generali; 2. L'omicidio a Palermo; 3. L'omicidio a Palermo
negli anni 1985-87; 4. Criminalita' e sottocultura della violenza; 5.
Appendice statistica; 6. Bibliografia). La seconda parte e' di Umberto
Santino ed ha per titolo L'omicidio mafioso. Dinamica della violenza ed
evoluzione del fenomeno mafioso dagli anni '60 ad oggi (suddiviso in: 1.
Premesse e considerazioni generali; 2. L'omicidio mafioso; 3. La mafia negli
anni '60: dalla mafia agraria alla mafia urbano-imprenditoriale; 4. La mafia
negli anni '70 e '80: la mafia finanziaria tra conflittualita' interna e
gara egemonica; 5. Omicidi mafiosi a Palermo e provincia negli anni
1985-1987; 6. Il progetto, il messaggio e lo spettacolo. Elementi di
antropologia della mafia: dalla "subcultura" alla "transcultura"; 7.
Appendice statistica; 8. Bibliografia).
Il volume unisce al taglio scientifico, all'approccio statistico, un impegno
interpretativo assai perspicuo; e costituisce di fatto una ricostruzione
storica che e', nella sua specificita', tra le migliori disponibili (e
probabilmente la migliore  in assoluto).
Una segnalazione particolare vogliamo fare anche del paragrafo finale (pp.
369-379), dal titolo Il progetto, il messaggio e lo spettacolo. Elementi di
antropologia della mafia: dalla "subcultura" alla "transcultura". "Abbiamo
parlato per l'omicidio mafioso di omicidio-progetto, cioe' di un delitto
strumentale-funzionale, mezzo per ottenere dei fini che si identificano con
il conseguimento di posizioni di potere, all'interno dell'organizzazione
mafiosa e nel contesto sociale; ma l'omicidio mafioso e' stato sempre, e lo
e' ancora di piu' adesso, un delitto-messaggio e un delitto-spettacolo" (p.
369). Ed alle pp. 378-9: "ci sembra che il concetto di subcultura cosi'
com'e' stato elaborato e applicato e' inadatto a cogliere l'intera portata
del fenomeno mafioso, in cui convivono aspetti dell'homo necans, dell'homo
oeconomicus e dell'homo politicus, e anche dell'omicidio mafioso in cui
abbiamo riscontrato valenze complesse.
Un concetto più adeguato per comprendere tale complessita' potrebbe essere
quello di 'transcultura', intesa come percorso trasversale che raccoglie
elementi di varie culture, per cui possono convivere ed alimentarsi
funzionalmente aspetti arcaici come la signoria territoriale e aspetti
modernissimi come le attivita' finanziarie, aspetti subculturali derivanti
da codici associazionistici ed altri aspetti 'postindustriali'. Un concetto
dinamico, aperto (...), complesso per quanto riguarda la collocazione della
mafia nel contesto, comprendendo un ampio ventaglio di possibilita' che
vanno dalla compenetrazione alla complicita', dalla concorrenza al
conflitto.
La definizione di un paradigma adeguato, fondato sul concetto di
'transcultura', dovrebbe passare attraverso i seguenti momenti:
1) l'apprendimento, cioe' la trasmissione dei modelli dell'agire mafioso,
tra i quali l'uso della violenza e dell'omicidio;
2) l'articolazione della transcultura mafiosa nei suoi aspetti fondamentali:
a) visione gerarchica della struttura associativa e di riflesso della
societa';
b) accettazione dei fini sociali (arricchimento, potere, successo) e non dei
mezzi;
c) funzione dell'aggressivita' come attributo valorificante della
personalita' e sua dinamica all'interno del sodalizio: regolazione, rischi
di conflitti;
d) personalizzazione del conflitto e sua risoluzione compromissoria o
violenta;
e) ruolo dell'aggressivita' all'esterno: induzione alla passivita',
all'omerta';
f) l'omerta' oggi: crisi in seguito all'apertura dell'universo mafioso ad
estranei, culturalmente lontani da esso, per ragioni di interesse;
g) ritualizzazioni (cerimonie di iniziazione, linguaggio, etc.): stato
attuale;
h) fisio-patologia della vita quotidiana: le distorsioni del comportamento
prodotte dalla presenza della mafia e dalla diffusione di comportamenti di
tipo mafioso o paramafioso;
i) ideologia e comportamenti mafiofili: meridionalismo e regionalismo
patriottico. Ruolo degli intellettuali e dei mass-media.
Come si vede gia' da questo elenco, incompleto, di temi da approfondire,
un'antropologia della mafia e del contesto in cui essa e' radicata e'
estremamente complessa e richiede necessariamente un approccio
multidisciplinare, anch'esso di tipo dinamico (...)".
Per quanto a nostra conoscenza, non esistono altri lavori del valore di
questo libro sullo specifico argomento (che, ripetiamo, non consiste solo in
un'analisi scientifica della violenza mafiosa, ma anche in una vera e
propria ricostruzione storiografica del potere mafioso e della sua azione a
Palermo e non solo).
Tra i lavori di taglio giornalistico cfr. ad esempio i libri di Orazio
Barrese (I complici, ora presso Rubbettino) e di Saverio Lodato (Dieci anni
di mafia, successivamente piu' volte aggiornato, presso Rizzoli).
Sui temi proposti nel paragrafo finale del libro, citato sopra, segnaliamo
gli altri lavori del gruppo di ricercatori che fa riferimento al Centro
Impastato e le recenti pubblicazioni di Renate Siebert (Le donne, la mafia,
presso Il Saggiatore; La mafia, la morte e il ricordo, presso Rubbettino;
Mafia e quotidianita', presso Il Saggiatore).
*
4. L'impresa mafiosa, 1990
Il volume di Umberto Santino e Giovanni La Fiura, L'impresa mafiosa.
Dall'Italia agli Stati Uniti, Franco Angeli, Milano 1990, e' costituito dal
"rapporto finale di una ricerca sulle attivita' imprenditoriali in cui sono
coinvolti, a vario titolo, soggetti di organizzazioni mafiose, svolta dal
Centro siciliano di documentazione 'Giuseppe Impastato', nell'ambito del
progetto di ricerca 'Mafia e societa''. La ricerca, effettuata dal 1984 al
1990, si e' svolta su due direttrici: da una parte si e' studiata la
letteratura esistente in Italia e negli Stati Uniti; dall'altra si sono
esaminate le fonti ufficiali..." (p. 13). "Oggetto della ricerca sono le
attivita' economiche della criminalita' organizzata ma pure le loro
interazioni con il mercato complessivo (rapporti con altri imprenditori) e
con gli ambienti pubblici detentori dei poteri decisionali-amministrativi
(finanziamenti, appalti). Per la definizione come 'mafiose' delle attivita'
imprenditoriali si sono usati i criteri e la tipologia contenuti nella legge
antimafia..." (p. 95).
Lungo 630 pagine (comprensive di una robusta bibliografia e di un
indispensabile indice dei nomi) il volume offre una messe di informazioni e
propone analisi ed interpretazioni di enorme interesse. Si tratta, a nostro
avviso, di un testo di fondamentale importanza: probabilmente ancor oggi il
libro piu' importante su questo decisivo argomento.
Dalla quarta di copertina: "Negli ultimi anni tanto in Italia che negli
Stati Uniti - paesi in cui le attivita' di gruppi criminali hanno conosciuto
un intenso sviluppo - si e' proposta l'ipotesi interpretativa della mafia e
di altre forme di criminalita' organizzata come impresa, cioe' come
razionale combinazione di mezzi, violenti e illegali, e fini di
arricchimento (impresa illecita) e si sono cominciate ad analizzare le
attivita' di produzione di beni e servizi (impresa lecita) gestite da
soggetti criminali.
Questo studio si pone il problema teorico della mafia-impresa e dell'impresa
mafiosa all'interno di una ricerca empirica, la prima con tale ampiezza in
Italia, condotta sugli accertamenti patrimoniali in attuazione della legge
antimafia, individuando un'ipotesi paradigmatica (economia polimorfa o
mercato multidimensionale) atta a comprendere l'economia legale, sommersa,
illegale e criminale, prospettando tipologie di rapporti ricavate dalle
risultanze dell'indagine.
Nel volume viene pubblicato il rapporto finale della ricerca, con una
puntuale introduzione teorica e una particolareggiata analisi delle
attivita' economiche svolte da gruppi criminali in tutto il territorio
nazionale (con particolare riferimento a Palermo), con lo studio
approfondito di casi significativi e di aspetti cruciali per la comprensione
del rapporto tra impresa mafiosa e mercato, come gli appalti di opere
pubbliche e gli omicidi di imprenditori.
La realta' degli Stati Uniti e' ricostruita attraverso una rassegna che
mette a fuoco lo sviluppo storico del rapporto tra gruppi criminali e vita
economica e sociale, la riflessione delle scienze sociali, gli approcci e
gli interventi istituzionali, dalla Commissione Kefauver all'Organized Crime
Control Act, alla Commissione Kaufman".
La vasta ed impegnativa introduzione (pp. 17-97) costituisce un quadro di
riferimento di grande valore, e ci sembrerebbe utile che fosse ristampata a
se' in una edizione che potesse raggiungere una piu' ampia area di lettori.
L'indice del volume e' molto articolato, ci limitiamo qui a indicare le
quattro parti in cui l'opera e' divisa: Parte I: Le attivita'
imprenditoriali mafiose negli anni '50 e '60; Parte II: Le attivita'
imprenditoriali mafiose negli anni '70 e '80; Parte terza: Imprese mafiose e
mercato; Parte quarta: L'impresa mafiosa negli Stati Uniti.
Segnaliamo alcune letture ulteriori: Pino Arlacchi, La mafia imprenditrice,
Il Mulino, Bologna; Pino Arlacchi, Nando dalla Chiesa, La palude e la
citta', Mondadori, Milano; Mario Centorrino, L'economia mafiosa, I conti
della mafia, Economia assistita da mafia, tutti presso Rubbettino, Soveria
Mannelli; Giovanni Falcone, Interventi e proposte, Sansoni, Firenze;
Vincenzo Ruggiero, Economie sporche, Bollati Boringhieri, Torino; Stefano
Zamagni (a cura di), Mercati illegali e mafie, Il Mulino, Bologna.
Tra i volumi che riportano materiali di fonte giudiziaria segnaliamo almeno:
Giuseppe Arnone (a cura di), Mafia. Il processo di Agrigento, La Zisa,
Palermo; Carlo Palermo, Armi & droga. L'atto d'accusa del giudice Carlo
Palermo, Editori Riuniti, Roma; Procura di Palermo, La vera storia d'Italia,
Tullio Pironti Editore, Napoli; Sindona. Gli atti d'accusa dei giudici di
Milano, Editori Riuniti, Roma; Corrado Stajano (a cura di), Mafia. L'atto
d'accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma.
Segnaliamo infine anche la raccolta documentaria a cura di Nicola
Tranfaglia, Mafia, politica e affari. 1943-'91, Laterza, Bari; e la
monografia giuridica di Giuliano Turone, Il delitto di associazione mafiosa,
Giuffre', Milano 1995.
Un esempio paradigmatico di connection tra affari, politica, poteri occulti
e criminali, e' costituito da Berlusconi e dalla sua organizzazione; si
vedano i seguenti volumi: Giovanni Ruggeri, Mario Guarino, Berlusconi:
inchiesta sul signor TV, Kaos, Milano 1994 (seconda edizione); Floriano de
Angeli (a cura di), Berlusconi 1, Mafia-connection, Gropello Cairoli 1993;
Giovanni Ruggeri, Berlusconi: gli affari del presidente, Kaos, Milano 1994;
Claudio Fracassi, Michele Gambino, Berlusconi, una biografia non
autorizzata, "Avvenimenti", Roma 1994; Pino Corrias, Massimo Gramellini,
Curzio Maltese, 1994: colpo grosso, Baldini & Castoldi, Milano 1994;
Giuseppe Fiori, Il venditore, Garzanti, Milano 1995; Tribunali di Milano e
Napoli, Le mazzette della Fininvest, Milano 1996; Procura della Repubblica
di Palermo, Direzione distrettuale Antimafia, L'onore di Dell'Utri, Milano
1997; Leo Sisti, Peter Gomez, L'intoccabile, Kaos, Milano 1997.
*
5. Gabbie vuote, 1992
Il libro di Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Giovanni La Fiura, Ugo
Adragna, Gabbie vuote. Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al
maxiprocesso, Franco Angeli, Milano 1992 (seconda edizione), presenta una
ricerca svolta dal Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato""
su commissione del Centro studi giuridici e sociali "Cesare Terranova".
Nell'Avvertenza alle pp. 11-12 cosi' e' presentato il volume: "Nell'ottobre
del 1988 il Centro siciliano di documentazione 'Giuseppe Impastato'
presentava al Centro studi giuridici e sociali 'Cesare Terranova' un
progetto di ricerca sul tema 'Processi per omicidio a Palermo dal 1983 al
1987'. Scopo del progetto era completare la ricerca di taglio vittimologico
sull'omicidio gia' svolta, e che nel 1989 sarebbe stata pubblicata nel
volume di Giorgio Chinnici e Umberto Santino, La violenza programmata, edito
da Franco Angeli, conducendo l'analisi sugli autori dei delitti.
Il Centro Terranova accettava di sostenere il progetto di ricerca e veniva
costituito, all'interno del Centro Impastato, un gruppo di lavoro formato da
Giorgio Chinnici, Umberto Santino, Ugo Adragna, Amelia Crisantino e Giovanni
La Fiura, che procedeva allo spoglio dei processi, con la collaborazione del
giudice Giovanni Puglisi, segretario del Centro Terranova.
Invece di presentare un unico rapporto finale della ricerca, il gruppo di
lavoro ha deciso di approntare quattro saggi, di cui il primo, di Giorgio
Chinnici, offre il quadro generale, presentando i risultati della ricerca;
il secondo, di Umberto Santino, e' dedicato al maxiprocesso, andando oltre
il limite tematico e temporale del progetto, per il rilievo che assume tale
vicenda processuale; il terzo, di Giovanni La Fiura, studia piu'
dettagliatamente un aspetto cruciale sempre del maxiprocesso qual e' quello
dei pentiti; il quarto, di Ugo Adragna, affronta le problematiche nascenti
dal nuovo codice di procedura penale in materia di connessione processuale.
Il gruppo di ricerca si e' avvalso, per la redazione delle tabelle e dei
grafici, della collaborazione di Anna Puglisi, mentre Giovanni La Fiura ha
svolto il lavoro di informatizzazione dei dati.
La ricerca vuole essere insieme un'analisi documentata di una realta' cosi'
grave e complessa, eppure pochissimo studiata, qual e' il processo per
omicidio, e in particolare per delitti di mafia, e un contributo al
dibattito sul processo penale, che ha accompagnato la pubblicazione del
nuovo codice. Un dibattito che dovra' continuare, con un adeguato
approfondimento, se si tiene conto anche della gravita' di fatti recenti che
hanno portato alla scarcerazione di imputati gia' condannati con il massimo
della pena tanto in primo grado che in appello".
Oltre a Santino, i coautori sono Giorgio Chinnici, professore associato di
Statistica giudiziaria presso l'Universita' di Palermo; Giovanni La Fiura,
ricercatore presso il Centro Impastato; Ugo Adragna, dottorando di ricerca
presso la cattedra di Procedura penale della Facolta' di Giurisprudenza
dell'Universita' di Palermo.
Il volume reca puntuali tabelle e bibliografie. Due appendici presentano
l'una la scheda di rilevazione adottata; l'altra, con riferimento al
maxiprocesso alla mafia, una tavola sinottica sul maxiprocesso,
l'organigramma delle famiglie mafiose considerate, un quadro dei trafficanti
di droga esterni a Cosa Nostra, segmenti del sistema relazionale. Manca
purtroppo un indice dei nomi.
Di particolare interesse ci sembra, alle pp. 146-150, l'ultimo paragrafo
(dal titolo: Durante e dopo il maxiprocesso: dalla "supplenza" alla "crisi
della giustizia") del denso saggio di Santino.
Naturalmente in particolare sul maxiprocesso la letteratura e' vastissima;
qui segnaliamo soltanto Corrado Stajano (a cura di), Mafia. L'atto d'accusa
dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma; AA. VV., Uno sguardo dal
bunker, Ediprint, Siracusa; e la testimonianza di Antonino Caponnetto, I
miei giorni a Palermo, Garzanti, Milano, e quella - in forma di
romanzo-verita', con nomi modificati-  di Alfredo Galasso, La mafia non
esiste, Pironti, Napoli; sono solitamente poco interessanti i libri redatti
da diversi giornalisti su Giovanni Falcone, su Paolo Borsellino, ed il
libro-intervista ad Ayala. Utili invece i libri di Romano Canosa sulla
storia della criminalita' (presso Feltrinelli) e della magistratura (presso
Baldini & Castoldi) negli ultimi decenni; e l'atto d'accusa contro Andreotti
della Procura di Palermo, meritoriamente edito, col titolo roboante e invece
ben poco felice La vera storia d'Italia, da Pironti.
*
6. Dietro la droga, 1993
Il libro di Umberto Santino e Giovanni La Fiura, Dietro la droga. Economie
di sopravvivenza, imprese criminali, azioni di guerra, progetti di sviluppo,
Edizioni Gruppo Abele, Torino 1993, e' "il testo-base di un'unita' didattica
polimediale prodotta dall'Organizzazione Non Governativa CISS (Cooperazione
Internazionale Sud-Sud) e dal Centro siciliano di documentazione 'Giuseppe
Impastato' nell'ambito del 'Progetto Droga', elaborato dalle due
organizzazioni, approvato e cofinanziato dalle Commissioni della Comunita'
Europea nel corso del 1990.
Gli scopi del progetto:
1) avviare una campagna di studio e di informazione (...); 2) promuovere
incontri tra studiosi ed operatori sociali di diversi paesi coinvolti (...);
3) elaborare un'unita' didattica polimediale destinata agli studenti (...),
agli insegnanti (...) e agli operatori allo sviluppo. L'unita' didattica e'
cosi' articolata: un libro in italiano, francese, inglese e spagnolo, una
bibliografia ragionata e annotata, un video, un audiovisivo.
Il progetto ha riguardato direttamente le seguenti aree: Sicilia, Libano,
Bolivia, Peru' ed Ecuador, ma la raccolta di materiale bibliografico e
documentario si e' estesa a tutte le aree di coltivazione di piante da
droga" (p. 5).
Dopo una introduzione dal titolo L'altra faccia della droga, che alle pp.
10-13 sintetizza i sette temi su cui si articola la ricerca svolta nel
libro, il volume si compone appunto di sette capitoli: 1. Le sostanze
psicoattive; 2. Quadro storico. Dal consumo tradizionale al proibizionismo;
3. Il circuito mondiale delle droghe; 4. Sociologia della droga; 5. Economia
della droga; 6. La politica della droga; 7. Guerra o sviluppo?; seguono la
bibliografia e l'indice delle carte.
Segnaliamo anche il libro di Giovanni La Fiura, Droghe & mafie. Bibliografia
ragionata e annotata su narcotraffico e criminalita' organizzata, Csd
quaderni/4, Palermo 1993 (guida bibliografica di 150 pp. che fa parte della
medesima unita' didattica polimediale di cui il volume Dietro la droga,
costituisce il testo-base, e composta - come sopra ricordato - anche da un
video e un audiovisivo).
Per ulteriori indicazioni bibliografiche ovviamente rinviamo al libro di La
Fiura sopra citato.
Segnaliamo anche la rivista "Narcomafie" promossa dal Gruppo Abele di
Torino, ed il periodico "Fuoriluogo" curato dal Forum Droghe (in
collaborazione con l'associazione Antigone e la LILA) che viene pubblicato
mensilmente come inserto al quotidiano "Il manifesto".
*
7. La mafia come soggetto politico, 1994
L'opuscolo La mafia come soggetto politico, e' stato pubblicato nella
collana "csd appunti", 2, Palermo, ottobre 1994, e riproduce le lezioni di
un seminario tenuto presso la Scuola di formazione etico-politica "Giovanni
Falcone", novembre-dicembre 1992. I testi erano gia' stati pubblicati sulla
rivista "Una citta' per l'uomo", nn. 1, 2, 3-4, febbraio-agosto 1993.
La prima parte, dal titolo Introduzione, alle pp. 3-20, e' suddivisa in:
Premessa: indicazioni metodologiche; 1. Un'ipotesi definitoria; 1.1.
Un'ipotesi di periodizzazione; 2. La soggettivita' politica della mafia;
2.1. La mafia come gruppo politico; 2.2. La produzione mafiosa della
politica; 2.3. Doppia mafia in doppio Stato: una duplice dualita'.
La seconda parte, La soggettivita' politica della mafia: profilo storico,
alle pp. 21-35, e' suddivisa in: 1.1. Cosa ci insegnano i fenomeni
premafiosi; 1.2. Il "partito della mafia"; 1.3. La nascita dello Stato
unitario: dall'"opposizione mafiosa" alla "legalizzazione della mafia"; 1.4.
Il ruolo della mafia nella contrapposizione Est-Ovest; 2. Il problema del
terzo livello. L'analisi di Giovanni Falcone; 2.1. Il rapporto
mafia-politica nel maxiprocesso; 2.2. L'autonomia della mafia e il concorso
in associazione mafiosa.
La terza parte, La produzione mafiosa della politica e la produzione
politica della mafia, alle pp. 36-62, e' suddivisa in: 1. Come la mafia
produce politica; 1.1. Stragi e delitti politico-mafiosi; 1.2. Lo scambio
elettorale; 1.3. Il controllo sulle istituzioni; 2. Come la politica produce
mafia; 2.1. Servizi segreti, massoneria e Tangentopoli; 3. La relazione
della Commissione antimafia su mafia e politica: coabitazione tra Stato e
mafia, responsabilita' penale e politica; 4. La politica della mafia:
strategia, tattica, funzione?, 5. Indicazioni per un percorso di
liberazione.
Con le sue 64 pagine l'opuscolo puo' essere una buona lettura introduttiva
sia per lo studio individuale che per la discussione collettiva (del resto
esso riproduce appunto lezioni svolte in un seminario di studi).
Cogliamo l'occasione per segnalare l'utilissima rivista "Una città per l'
uomo" (alias "CxU"), su cui questi testi sono primieramente apparsi. En
passant ricordiamo anche l'altra rivista palermitana di grande interesse:
"Segno". In tema di riviste ricordiamo ovviamente anche "Narcomafie" di
Torino. Ed ancora: i fascicoli n. 7-8/1990 e 25/1996 di "Meridiana" di Roma,
e il n. 2/1992 di "Asterischi" di Roma.
Di Giovanni Falcone a noi sembra ovviamente di gran lunga piu' utile il
volume di Interventi e proposte (1982-1992), Sansoni, Firenze 1994, che non
il noto libro-intervista a cura di Marcelle Padovani, Cose di Cosa Nostra,
Rizzoli, Milano 1991.
A nostro giudizio recano un utile contributo all'analisi di alcuni dei temi
affrontati in questo opuscolo la relazione della Commissione parlamentare
antimafia su Mafia e politica (un'edizione agile ne ha pubblicato Laterza,
Bari 1993; un'edizione arricchita da altri materiali e' stata pubblicata, a
cura di Orazio Barrese, in Mafia politica pentiti, presso Rubbettino,
Soveria Mannelli 1993); ed il libro di Luciano Violante, Non e' la piovra,
Einaudi, Torino 1994 (Violante, come e' noto, era il presidente della
Commissione parlamentare che produsse il testo sopra citato, e il principale
autore di esso).
*
8. Casa Europa, 1994
L'opuscolo Casa Europa. Contro le mafie, per l'ambiente, per lo sviluppo, e'
stato pubblicato nella collana "csd appunti", 1, Palermo, maggio 1994, e
contiene i testi di tre relazioni ad altrettanti convegni.
La prima relazione: La mafia siciliana e il mercato delle droghe in Europa,
relazione al convegno internazionale dell'OGD (Observatoire Geopolitique des
Drogues) sul tema "La geopolitique mondiale des drogues", Parigi, 10-12
dicembre 1992, gia' pubblicata in volume in Francia e in rivista in Italia.
Ne segnaliamo in particolare alcuni passi della Premessa. Un paradigma
adeguato: la mafia come organizzazione criminale e blocco sociale. "Secondo
la legge antimafia promulgata nel settembre 1982, dopo l'assassinio Dalla
Chiesa, 'l'associazione e' di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte
si avvalgono del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e
di omerta' che ne deriva per commettere delitti, per acquisire in modo
diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attivita'
economiche, di concessioni, di autorizzazioni, appalti e servizi pubblici o
per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per se' o per altri'.
Cosa Nostra e gli altri gruppi mafiosi compongono la struttura criminale
descritta dalla legge ma non esauriscono il fenomeno mafioso che e' stato ed
e' qualcosa di molto piu' complesso. Riassumo l'ipotesi definitoria adottata
per le ricerche condotte con il Centro Impastato: un sistema di violenza e
illegalita' finalizzato all'accumulazione del capitale e all'acquisizione e
gestione di posizioni di potere che si avvale di un codice culturale e gode
di un certo consenso sociale. Le organizzazioni criminali sono al centro di
un blocco sociale transclassista, che va dai politici legati ai mafiosi ai
consulenti finanziari che curano le operazioni di riciclaggio e di
investimento, agli avvocati stabilmente a servizio della mafia, agli imprend
itori collegati o succubi, giu' giu' fino agli spacciatori di droghe e ai
venditori di sigarette di contrabbando. La funzione dominante all'interno di
tale blocco, che potrebbe aggirarsi su alcune centinaia di migliaia di
persone, e' svolta da soggetti legali-illegali che si possono definire
borghesia mafiosa. In contraddizione con uno degli stereotipi piu' diffusi
(la mafia come contropotere criminale e antistato), le associazioni mafiose
e il blocco sociale a egemonia mafiosa hanno un rapporto duale con lo Stato.
In quanto associazione criminale la mafia e' contro e fuori dello Stato, non
viola il diritto ma nega il diritto, perche' non riconosce il monopolio
statale della forza; per il suo ruolo economico (che si e' sviluppato
attraverso l'uso del denaro pubblico) e politico (dal controllo sul voto al
rapporto con i centri decisionali necessario per ottenere, ad esempio, gli
appalti di opere pubbliche, che hanno costituito e costituiscono uno dei
settori piu' rilevanti delle attivita' legali), la mafia e il suo blocco
sociale sono dentro e con lo Stato.
La riprova piu' significativa e' data dal ruolo della mafia all'interno
della contrapposizione Est-Ovest. La mafia ha avuto un ruolo centrale nella
repressione e regolazione del conflitto sociale (si pensi alla violenza
mafiosa contro le sinistre e il movimento contadino negli anni '40 e '50) e
negli anni '60 e '70 e' stato il punto di coagulo di una borghesia terziaria
e parassitaria che ha sostituito il vecchio blocco agrario come classe
dominante in Sicilia e nel Mezzogiorno d'Italia.
La definizione di criminalita' istituzionalizzata contenuta nel Progetto di
Relazione della Commissione del Parlamento Europeo del novembre 1991, coglie
questo aspetto essenziale della mafia, la sua politicita', il suo ruolo
nella produzione della politica, in quanto essa determina o contribuisce a
determinare le decisioni e le scelte riguardanti la gestione del potere e la
distribuzione delle risorse".
La seconda relazione: Il ruolo della mafia nel saccheggio del territorio,
relazione al convegno "Ambiente ecologia societa'", Gibellina, 14 novembre
1993, gia' pubblicata in rivista.
Segnaliamo a p. 21: "La risorsa territorio ha avuto un ruolo fondamentale
nello sviluppo della mafia e del blocco sociale a partecipazione o ad
egemonia mafiosa, per due ragioni: l'organizzazione mafiosa si basa sul
controllo del territorio (e tale controllo e' costitutivo della sua natura
di gruppo politico, in senso weberiano) e lo sfruttamento e la depredazione
del territorio hanno costituito uno dei terreni primari delle sue attivita'.
Tutto cio' si e' inserito in un contesto socio-economico e culturale che
considera ambiente e territorio come merce e che ha assunto i caratteri di
vera e propria macchina distruttiva soprattutto negli ultimi decenni" (il
ragionamento prosegue poi con una opportuna citazione da James O' Connor).
La relazione poi esamina vicende specifiche (che qui indichiamo citando i
titoli di specifici paragrafi del testo): il controllo mafioso dell'acqua
come esempio di uso privato di una risorsa pubblica; i pozzi di Palermo; il
sacco di Palermo e la cementificazione della Conca d'oro; appalti di opere
pubbliche ed economia delle catastrofi ("Tangentopoli non e' una serie di
casi di corruzione che coinvolgono imprese, partiti politici e istituzioni
ma e' il venire allo scoperto di una corruzione sistemica", p. 35);
l'industria del terremoto.
Segue un paragrafo su Gruppi criminali internazionali: l'impatto ambientale
della produzione di droghe, traffici di armi e materie nucleari. Ed una
conclusione il cui titolo non poteva che essere: Per un nuovo modello di
sviluppo.
La terza relazione: Economia mondiale e sviluppo locale, relazione al V
Incontro internazionale sullo sviluppo locale, Madeira (Portogallo), 4-5
febbraio 1994. Testo utilizzato anche come traccia per la presentazione del
Seminario internazionale "Quale sviluppo per la Sicilia. L'utilizzazione dei
Fondi strutturali della Comunita' Europea", Castellana Sicula (PA), 12-13
marzo 1994. Citiamo un passo da p. 57: "La spesa pubblica ha una notevole
incidenza sull'economia e sulla societa' siciliana. Essa e' essenzialmente
fondata sulla politica delle grandi opere ed e' servita per cementare un
blocco sociale conservatore, essenzialmente parassitario, ed ha una parte
notevole nell'accumulazione mafiosa. Attraverso gli appalti e subappalti di
opere pubbliche l'organizzazione mafiosa e' riuscita ad accaparrarsi quote
rilevanti di denaro pubblico, configurandosi come una vera e propria
borghesia di Stato. Tale impiego della spesa pubblica e' riuscito ad
aggregare consenso nei confronti dei partiti di governo, ha creato una rete
di imprese assistite e di clientele, ha distrutto o degradato il territorio,
ma non ha creato sviluppo. Si puo' parlare di un modello di sottosviluppo
pubblico-mafioso, durato dal dopoguerra fino ad oggi.
Funzionale a questo modello e' stata la preordinata mancanza di qualsiasi
politica di programmazione".
Tra gli autori cui si puo' far riferimento per approfondire alcuni temi
proposti in questo opuscolo (ed in particolare la dimensione internazionale,
le dinamiche macroeconomiche, la ristrutturazione dei poteri su scala
planetaria, le questioni concernenti il territorio e la sovranita'...) ci
sono ovviamente Samir Amin, Giovanni Arrighi, James O' Connor, Marco
Revelli, Jeremy Rifkin, Immanuel Wallerstein, il gruppo di "Le monde
diplomatique". Noi riteniamo di notevole interesse anche le riflessioni di
alcuni studiosi latinoamericani come Enrique Dussel; per conoscere le
analisi in merito di militanti ed intellettuali critici latinoamericani in
italiano la fonte migliore e' il periodico "Amanecer". Una casa editrice che
pubblica lavori molto interessanti con specifico riferimento alle dinamiche
della globalizzazione e' Asterios Editore, di Trieste; qualche libro molto
utile ha pubblicato la casa editrice Manifestolibri, di Roma.
*
9. La mafia interpretata, 1995
La mafia interpretata. Dilemmi, stereotipi, paradigmi, Rubbettino Editore,
Soveria Mannelli 1995, e' apparso nella collana "Saggi brevi di sociologia",
con una presentazione di Paolo Jedlowski e Renate Siebert.
Nella presentazione Jedlowski e Siebert  evidenziano che "il testo offre...
una rassegna dei principali approcci disciplinari esistenti al fenomeno
della mafia (sociologico, storico, criminologico ed economico). E' una
rassegna critica: il punto di vista teorico e politico da cui viene operata
non e' taciuto, cosi' come e' esplicita la discussione delle posizioni via
via presentate... l'utilita' del volume e la ricchezza di spunti che offre
sono straordinarie..." (p. 5); e ancora: "il testo qui presentato cela un
invito piu' ampio che alla 'discussione': quello ad interagire in modo non
solo 'teorico' e 'critico' ma anche pratico e impegnato, affinche' la lotta
alla mafia assuma le dimensioni adeguate a far fronte alla complessita',
all'articolazione e alla vastita' del pericolo che questa rappresenta. Come
scrive Santino, la mafia e' 'un insieme di organizzazioni criminali (...)
che agiscono all'interno di un vasto e ramificato contesto relazionale,
configurando un sistema di violenza e di illegalita' finalizzato
all'accumulazione del capitale e all'acquisizione e gestione di posizioni di
potere, che si avvale di un codice culturale e gode di un certo consenso
sociale'. Se questo e' vero, tanto l'analisi che intende interpretarla
quanto la pratica politica che intende contrastarla devono situarsi su piu'
dimensioni" (p. 8).
Il libro e' organizzato in sei capitoli preceduti da una breve introduzione
che prende le mosse dalla celebre inchiesta di Leopoldo Franchetti per un
excursus su 120 anni di analisi sociologica del fenomeno mafioso.
Il primo capitolo si intitola I sociologi e la mafia: dall'impresa mafiosa
alla mafia-impresa, ed esamina gli studi sociologici statunitensi ed
italiani sul crimine organizzato e la mafia. Santino ha facile gioco
nell'individuare esiguita', genericita' e debolezze del lavoro e del
dibattito di autori sovente neppure sufficientemente ferrati sul piano
meramente informativo in merito all'argomento trattato.
Il secondo capitolo, dal titolo Gli storici e le mafie, esamina
particolarmente il dibattito attuale tra gli storici ed i recenti lavori di
Nicola Tranfaglia, Paolo Pezzino e Salvatore Lupo.
Il terzo capitolo, I criminologi e la criminalita' organizzata, discute
ovviamente in particolare i temi proposti dalla "criminologia critica".
Il capitolo quarto, Gli economisti e l'economia del crimine organizzato,
esamina ricerche, analisi e dibattiti specifici di economisti statunitensi
ed italiani (questi ultimi giunti alla presa di coscienza "con un quarto di
secolo di ritardo rispetto agli Stati Uniti"). E' appena il caso di
ricordare che Santino ha pubblicato a suo tempo due testi fondamentali come
La mafia finanziaria e (con Giovanni La Fiura) L'impresa mafiosa.
Nel quinto capitolo, dal titolo programmatico: Un paradigma della
complessita', alle pp. 129-157, Santino propone e argomenta l'ipotesi
definitoria formulata e adottata per le ricerche condotte dal Centro
Impastato; sono pagine assai dense, molto lucide e attente, che sintetizzano
efficacemente l'approccio analitico che l'autore propone ed ha articolato ed
affinato nel corso di decenni di studio e di lotta.
Segue un sesto ed ultimo capitoletto, brevissimo, a mo' di commiato, dal
titolo Le scienze sociali hanno un futuro?
Si tratta di un libro breve (168 pp.) e di efficace sintesi; la discussione
delle varie posizioni esaminate e' esplicita e spesso vivace, ma sempre
precisa e attenta a non forzare o deformare le posizioni altrui, che vengono
criticate senza eufemismi ma anche senza esagerazioni. Ottime anche le note,
che costituiscono non solo un momento di approfondimento, ma quasi un
controcanto piu' sciolto e pungente ed arricchiscono consistentemente il
testo. Per le sue peculiari caratteristiche e' un volumetto che
raccomandiamo come utilissima lettura introduttiva.
Tra i libri utilmente consultabili, oltre quelli citati ed analizzati nel
testo, suggeriamo anche: Giovanni Falcone, Interventi e proposte, Sansoni,
Firenze 1994; Vincenzo Ruggiero, Economie sporche, Bollati Boringhieri,
Torino 1996; Luciano Violante, Non e' la piovra. Dodici tesi sulle mafie
italiane, Einaudi, Torino 1994.
*
10. Sicilia 102, 1995
L'opuscolo Sicilia 102. Caduti nella lotta contro la mafia e per la
democrazia dal 1893 al 1994, e' stato pubblicato nella collana "csd
appunti", 3, Palermo, gennaio 1995, e consiste di una cronologia ragionata
della lotta contro la mafia e per la democrazia scandita dalle uccisioni di
protagonisti del movimento antimafioso.
L'opuscolo si apre con una breve introduzione dal titolo Appunti per una
storia del movimento antimafia, che propone anche una periodizzazione in tre
fasi: la prima, caratterizzata dal movimento contadino, dai Fasci siciliani
al secondo dopoguerra; la seconda, relativa agli anni '60-'70 e
caratterizzata dall'impegno antimafia della nuova sinistra; la terza, dagli
anni ottanta, con la ripresa del movimento di massa.
Seguono, con il titolo Una cronologia ragionata, alcune pagine di
presentazione dei criteri della ricerca: "Questo non e' un elenco di tutte
le vittime della mafia, ma una cronologia ragionata dei delitti che hanno
colpito persone impegnate nella lotta contro la mafia e per la democrazia.
Un conto e' la pieta' che puo' riguardare tutti gli uccisi, un altro la
memoria che tenga conto del perche' sono stati uccisi, cioe' del loro ruolo
da vivi.
Un contadino, un sindacalista, un politico impegnati in un'azione di
cambiamento, non sono la stessa cosa di un mafioso, di un complice o di un
colluso.
Nella cronologia ci sono anche i nomi di rappresentanti delle forze
dell'ordine caduti nella lotta contro il banditismo, piu' o meno intrecciato
con la mafia, e di altre persone (bambini e ragazzi, anche di famiglia
mafiosa, donne e uomini uccisi nel corso di sparatorie tra mafiosi) non
tanto perché sono 'innocenti' (espressione che sottintende che il
magistrato, il poliziotto sono ammazzabili per mestiere) ma soprattutto per
indicare quanto diffusa sia stata la violenza mafiosa e smentire il luogo
comune della mafia buona, tradizionale, che ammazzava con moderazione,
rispettava certe regole e coltivava il senso dell'onore.
Non ci sono invece i mafiosi, i politici collusi o che non risultano
impegnati contro la mafia..." (p. 12).
Con il titolo Un secolo di lotte, alle pp. 17-68, sono riportate date e
vicende significative.
Segue una nota sulle fonti utilizzate.
In conclusione un breve testo dal titolo Ricordati di ricordare che rievoca
figure, vicende e situazioni.
Tra i molti libri che si potrebbero consultare su questi stessi temi
segnaliamo particolarmente alcune testimonianze e riflessioni: Nando dalla
Chiesa, Delitto imperfetto, Mondadori, Milano 1984; Claudio Fava, La mafia
comanda a Catania, Laterza, Bari 1991; Idem, Cinque delitti imperfetti,
Mondadori, Milano 1994; Giuseppe Fava, Mafia. Da Giuliano a Dalla Chiesa,
Editori Riuniti, Roma 1984; Renate Siebert, La mafia, la morte e il ricordo,
Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Salvo Vitale, Nel cuore dei coralli,
Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; ed il n. 25/1996 di "Meridiana",
fascicolo monografico dal titolo Antimafia.
Ovviamente sui temi della Resistenza e della memoria sono fondamentali le
opere di Primo Levi e di Nuto Revelli.
(Parte prima. Continua)

4. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

5. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 573 del 21 aprile 2003