Appello per una giornata di poesia contro la guerra



Appello per una giornata di poesia contro la guerra
una primavera di vita e una giornata di parole di pace



La guerra teme la poesia
Alla casa bianca poche settimane fa è stato annullato un invito a molti poeti americani per paura che si esprimessero contro la guerra
Mi piace credere che la voce della poesia possa impedire questa brutale violenza con la sola forza e verità della parola
Un tempo la poesia è stata profezia e preveggenza, oggi conserva la capacità di restituire alle parole il loro significato più profondo e autentico
Ieri come oggi i poeti vengono banditi dalle città e dalle case  non solo bianche…- perché smascherano l’ipocrisia dei politici e dei mercanti di morte
Si cerca di far accettare l’inaccettabile usurpando e rovesciando il senso delle parole, così le guerre diventano giuste umanitarie e sante e quindi inevitabili e perché no? desiderabili…
Da quando le bombe sono diventate  intelligenti c’è di che  preoccuparsi di come viene utilizzata la parola e l’intelligenza
Per arrivare al ripugnante effetto collaterale con cui viene definita la morte di civili innocenti
La guerra e i suoi rappresentanti temono le parole perché prima o poi torneranno a riprendersi il loro vero significato
Chiediamo a tutti coloro che si esprimono con la scrittura e la parola di inviare i loro testi e di aderire a una giornata della poesia contro la guerra in cui la parola pace amplificata da milioni di voci possa raggiungere anche gli uditi meno sensibili come quelli dei potenti che solo con la forza tentano di dominare il mondo

Roberto Pasquali
roberto.pasquali at iperbole.bologna.it
Bologna, 15 marzo 2003


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Se intorno e dentro a noi
Ci fosse ancora senso e suono
Nella parola guerra sentiremmo
Il morso dell’artiglio un rullare di tamburi
L’attrito della lama il lampo rosso del sangue
Oggi che il  sentire è distorto e avvelenato
Accogliamo la parola usurpata
La guerra che prepara la pace
Il grande bugiardo uccide il fratello
E annuncia festoso che dio è con noi
Forse il dio della morte a cui da sempre
Sacrifichiamo i figli migliori della vita





Eccolo il fiore del male
Fiorisce in questa primavera di morte
Arrivano i cavalieri dell’apocalisse
Armati di microfoni e menzogne
Accolgono festosi la mietitura
Dei cadaveri ci preparano il futuro
Il non qui il già dopo
In questo intervallo banchetta la morte
Straziando vite e speranze
Non era qui l’essenza della forma?
L’espressione più alta della natura del vivente?
Noi, gli eretti, lanciati inarrestabili verso imprese celesti
Ancora oggi a brandire la clava nucleare
Su questo pianeta che attende da sempre
La grazia di un arcobaleno





I tempi sopra avanzano
Un altro mondo non è più possibile
E´ necessario e in-pensabile
Quanti di noi bandiere di pace
Regalerebbero un colore
A chi da sempre ha grigio lo sguardo e l’orizzonte
E´ l’esempio dell’amico che disarma il nemico
Il militare e´ uniforme conosce un solo verdenero colore
La realtà uccisa per impedire il sogno
Lo schermo riflette atroci immagini e siamo tutti protagonisti
In questo film: corpi straziati e coscienze amputate
Si cerca la speranza nei chiari angoli del cuore
E sotto il cielo fiorisce caparbia la magnolia
Ri-conoscendo un’altra primavera
Il signore dei tranelli

La paura e´ tornata a oscurare il sole
I figli ci chiedono quando comincia il giorno
E´ in marcia il dio degli eserciti
A casa rimane la morte a giocare coi bambini
Quanto aspetteremo la voce dei vinti?
La storia che non ha parole ma vive sulla pelle
Eredità di memoria di infinita attesa
Di occhi ciechi per la crudele violenza
Quanto aspetteremo le verità taciute
La storia di chi fu eliminato
Perchè era già altrove
Di chi ha creduto in una gerusalemme
al confine del cielo
in un giardino di fiori azzurri
e amanti profumati
di chi ha sognato i sogni di chagall
le arcane melodie di mozart
le chiare parole di rilke
la voce e´ ferma alla soglia del pensiero
sepolta dalle bombe
e dal ronzio televisivo
mentre gli stivali marciano sulle sorgenti della parola
un caldo silenzio ci accoglie
nel battito azzurro della mente

Anno zero

Si marcia compatti sulla bellezza offesa
La realtà insegue sempre la storia della polvere
E` viva la guerra nel grigiogelido incarnato
Pace si dice e´ una parola astratta
Troppo lontana dalla reale portata dei cannoni
Dobbiamo tenere i piedi ben saldi alla terra
Mentre si dissezionano i viventi
Per fortuna c’è il varietà in TV
E sfilano i morti nei TG della sera
E´ riuscito il gioco del rovescio
La guerra e´ preventiva e umanitaria
Le sue azioni riempiono la borsa e i cimiteri
La politica e´ affare per pochi saltimbanchi
Che hanno succhiato anche il midollo alla parola
Oggi si calcola in cifre il costo dell’amore
La perla nasce nell’indifferenza
Non c’è riposo nel battito metallico del cuore
Mentre baghdad brucia sulle rovine dell’orrore
Poichè abitiamo nella patria della morte
Si aprano a migliaia i cantieri dei monumenti ai caduti
E i loro osceni altari
L’uomo è corpo sempre più estraneo al pianeta
Gli angeli si celano nella luce
I pagliacci piangono sciogliendo il trucco del tempo
Fa sempre zero la somma degli anni



Shock e terrore annuncia la guerra
Brillano gli occhi agli anonimi avvoltoi
Che volano in cerchio sui cieli di baghdad
Sono paesi che volentieri si ungono di olio nero
Assetati di Esso potere
Non verranno giudicati nell’era dell’arbitrio
Della giungla senza legge dove la brutalità della forza
Oscenamente si esibisce
La parola é imprecisa e insufficiente
A de-scrivere l’immane tragedia
L’oscuro disprezzo della voce dei popoli
È ben visibile il ritorno dell’assassino
Sul luogo del delitto e anche l’eredità
che il figlio ha raccolto passaggio di falce
in questa mortale staffetta  padre e figlio
schiavi di una forza che divora la luce
miseri protagonisti di una guerra terrestre
che allontana le stelle
le loro terrene divisioni ci separano dai fratelli
diabolica  origine nel delitto di caino
nessuna speranza per gli umani
immutabile fede negli esseri




le bombe si sintonizzano sulle frequenze dei telegiornali
nella realtà virtuale non si interrompono quiz e campionati
la società  è nello spettacolo
the show must goes on
I pubblicitari fanno affari I prodotti si vendono bene
Negli spot insanguinati tra una strage e un bambino ferito
Si distrugge la massa nel cercare le armi
Ma è a fin di bene e si conosce già il finale
L´happy end è assicurato i buoni hanno sempre la ricetta
Il mercato è libero e i nuovi clienti sono benvenuti
Saranno felici di scambiare il loro necessario
Con il nostro superfluo
L’abisso è vicino ma la formula è una
In ciò che non si vede è consentita la sola vera immagine
Non per gli applausi le mani sono giunte



Roberto Pasquali, marzo ’03




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Enrico Marcandalli (ramalkandy at iol.it) - http://www.peacelink.it
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