La nonviolenza e' in cammino. 553



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 553 del primo aprile 2003

Sommario di questo numero:
1. Norma Bertullacelli, il silenzio di Genova
2. Peppe Sini: fermare la guerra con la nonviolenza, prima che la guerra
annienti l'umanita'
3. Lidia Menapace: i mass-media, la guerra, la perdita di senso
4. Giobbe Santabarbara, contro la guerra sciopero generale
5. Raissa Maritain, come
6. Benito D'Ippolito, di rosse bandiere e di pistole fumanti
7. Simone de Beauvoir, tutti i profughi
8. Davide Melodia, la sporca guerra
9. Simone Weil, ne deriva
10. Gisella Modica, parole ornate di maiuscole
11. Hannah Arendt: le cose, qui
12. Amelia Alberti, seminagioni di odio
13. Ingeborg Bachmann, tutti i giorni
14. Giulio Vittorangeli, notizie dall'inferno
15. Tavola della pace, appello per l'Europa che vogliamo
16. Adriana Zarri ricorda Laura Lombardo Radice
17. Maria Luigia Casieri, una manifestazione per la pace in una scuola per
l'infanzia
18. La "Carta" del Movimento Nonviolento
19. Per saperne di piu'

1. INIZIATIVE. NORMA BERTULLACELLI: IL SILENZIO DI GENOVA
[Ringraziamo Norma Bertullacelli (per contatti: norma.b at libero.it) per
questo intervento. Norma Bertullacelli, insegnante, amica della nonviolenza,
fa parte della "Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti"]
Mercoledi' 2 aprile, dalle 18 alle 19, un'ora in silenzio sui gradini del
palazzo ducale di Genova.
Noi non vogliamo ne' una guerra lunga, ne' una guerra corta.
Semplicemente, non vogliamo che ci sia nessuna guerra: ne' in Iraq, ne' in
Afghanistan, ne' in nessun altro luogo.
E se la guerra continuera', pretendiamo che non abbia alcun supporto, ne'
indiretto, ne' diretto, dal nostro paese.
Chi oggi  discute se la vuole lunga o la vuole corta farebbe bene a
denunciare in tutte le sedi, giudiziarie e parlamentari, il fatto che il
nostro governo ha violato deliberatamente la Costituzione ogni volta che ha
partecipato ad una guerra: nel Golfo dodici anni fa, in Kosovo, in
Afghanistan e oggi nuovamente nel Golfo. Farebbe bene a dichiarare che non
crede alla barzelletta dei paracadutisti partiti da una base in territorio
italiano per "non andare" a combattere in Iraq. Farebbe bene a dichiarare
che gli operai che rifiutano di collaborare a qualsiasi operazione bellica
hanno diritto alla solidarieta' di tutti gli altri lavoratori, farebbe bene
a dichiarare che non vuole una nuova "operazione arcobaleno" per andare a
soccorrere vittime che sarabbero meno numerose se non ci fosse la nostra
collaborazione alla guerra.
Il numero delle persone che scendono in piazza per esprimere il proprio no
alla guerra cresce continuamente: continuiamo ad attendere che anche le
maggiori organizzazioni sindacali, come avevano solennemente promesso pochi
giorni fa, proclamino lo sciopero generale contro questa guerra sciagurata.

2. EDITORIALE. PEPPE SINI: FERMARE LA GUERRA CON LA NONVIOLENZA, PRIMA CHE
LA GUERRA ANNIENTI L'UMANITA'
E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra, poiche' solo la
nonviolenza ne ha la forza.
E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra: poiche' altrimenti
quale che sia l'esito della guerra in corso, essa oltre alle stragi di cui
consiste inevitabilmente generera' altre guerre ed altro terrorismo, in un
crescendo di morte e di odio che travolgera' l'umanita' intera. Il tempo e'
poco, occorre agire adesso.
E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra: ed e' in capo a noi
questa responsabilita', a noi che viviamo nella ristretta area planetaria
del privilegio, a noi che godiamo di diritti grandi e che abbiamo buone
leggi, a noi che non siamo sbranati dalla fame, a noi che possiamo eleggere
i parlamenti e i governi, a noi che ci troviamo nel campo degli aggressori,
nella cittadella degli assassini.
E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra, con la forza della
nonviolenza che e' piu' grande della forza della macchina bellica.
E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra, prima che la guerra
annienti l'umanita'.
*
E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto
internazionale, blocchiamo l'operativita' della macchina belica dislocata
nel territorio italiano.
E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto
internazionale, facciamo cessare la complicita' dello stato italiano con la
guerra.
E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto
internazionale, denunciamo all'autorita' giudiziaria e all'autorita' di
pubblica sicurezza, e facciamo arrestare, processare, condannare secondo la
legge, i golpisti e stragisti che l'Italia hanno trascinato al sostegno
della guerra terrorista.
E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto
internazionale, cacciamo subito il governo dei golpisti e degli stragisti
imponendone le dimissioni, e imponendo un nuovo governo che ripristini la
legalita' costituzionale, che rupidi la guerra, che si impegni per fermare
la guerra.
E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto
internazionale, aiutiamo le vittime, e l'unico modo non ipocrita, non
subalterno di aiutarle, e' far cessare la guerra.
E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto
internazionale, ciascuno si assuma le proprie responsabilita'. Ciascuno
faccia cio' che e' in suo potere fare, cio' che e' suo dovere fare. Dobbiamo
fermare la guerra: prima che la guerra annienti l'umanita'; dobbiamo fermare
la guerra: con la nonviolenza.
*
Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'.

3. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: I MASS-MEDIA, LA GUERRA, LA PERDITA DI SENSO
[Proponiamo un minimo brano di una lettera personale di Lidia Menapace, nei
cui confronti la nostra gratitudine non potrebbe essere piu' grande. Lidia
Menapace (per contatti: llidiamenapace at virgilio.it) e' nata a Novara nel
1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico,
pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto";
e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei
movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior
parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in
quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi
libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della
donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974;
Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di,
ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa,
Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo
accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna,
Milano 2001]
Cio' che mi colpisce e' il tentativo davvero sordido di cambiare le carte in
tavola, di trovare giustificazioni dove non ci sono nemmeno scuse, e la
meschinita' dei discorsi.
Non pare anche a voi che di fronte alla serieta' degli eventi la varie
trasmissioni televisive e i vari servizi giornalistici rivelino una
preoccupante mancanza di precisione, informazione, senso?

4. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: CONTRO LA GUERRA SCIOPERO GENERALE
[Giobbe Santabarbara, si sa, esprime il punto di vista, e le domande, e le
angoscie, del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo]
Non c'e' bisogno di molte parole, chiunque vede le stragi e chiunque sa che
a questo cumulo di omicidi occorre opporsi.
Non c'e' bisogno di molte parole, chiunque sa quali poteri la guerra hanno
deciso ed eseguono, quali poteri la guerra sostengono, quali poteri ne
traggono profitti; e chiunque sa che a queste bande di assassini occorre
opporsi.
Non c'e' bisogno di molte parole: il governo italiano e' nel novero dei
sostenitori della guerra, e' un governo fuorilegge che ha violato la
Costituzione cui pure aveva giurato fedelta' nelle mani del capo dello
stato; non c'e' bisogno di molte parole: il presidente della Repubblica, di
quella Costituzione supremo garante, ha consentito che venisse violata e che
il nostro paese si trovi ora coinvolto, ancora una volta, in una guerra
stragista e terrorista, colonialista e genocida; non c'e' bisogno di molte
parole: il parlamento italiano a maggioranza ha deciso di sostenere
l'illegalita', gli omicidi, le stragi, tradendo il mandato popolare,
tradendo la legge a fondamento del nostro ordinamento giuridico. Non c'e'
bisogno di molte parole, e' tutto cosi' orribilmente chiaro.
Le esplosioni e i roghi della Mesopotamia ad un tempo offuscano la coscienza
del mondo e la illuminano di tragica luce, ne bruciano le viscere e ne
aprono la vista: gettano orrendi una apocalittica luce sul presente, e nel
profondo dell'anima di ognuno.
Nelle fiamme e nel fumo, nel fermentare dei corpi lacerati che ieri furono
umanita' ed ora sono meno che sasso, meno che palta, risuona una voce che a
te chiede, che a te si appella: che ti convoca, appunto.
Fermare la guerra e' oggi l'imperativo morale e civile dell'umanita' intera.
*
Cosa possiamo, cosa dobbiamo fare noi qui e adesso, in Italia, nel fresco
lieve aprile del 2003?
Innanzitutto tre cose:
a) con l'azione diretta nonviolenta bloccare l'operativita' delle basi
militari americane in Italia; bloccare i trasporti, tutti i trasporti, di
materiale bellico e di truppe verso il fronte; contrastare la macchina
bellica con la forza della nonviolenza: forza contro forza, la nonviolenza
e' piu' forte.
b) con lo sciopero generale a oltranza imporre la caduta del governo del
golpe e delle stragi, del governo fiancheggiatore della guerra illegale e
criminale, del governo sostenitore di chi ha ordito e sta eseguendo crimini
di guerra e crimini contro l'umanita'.
c) continuare nella mobilitazione per la pace ed estenderla a quella parte
della popolazione e a quella parte delle istituzioni che ancora non hanno
preso coscienza e non sono intervenute in difesa della legalita'
costituzionale e del diritto internazionale, che ancora non hanno aggiunto
la loro forza alla forza di chi gia' ha iniziato a battersi per salvare
innumerevoli vite umane innocenti, per salvare l'umanita' intera dal suo
nemico piu' grande: la guerra.
La guerra, che consiste della commissione di innumerevoli omicidi; la
guerra, che di tutte le dittature e' la piu' feroce; la guerra, che di tutti
i terrorismi e' la magnificazione, la genitrice, l'archetipo.
Lo scontro in atto e' tra la guerra e l'umanita': o l'umanita' sconfigge la
guerra, o la guerra annientera' l'umanita'.
*
Fermare la guerra: con l'azione diretta nonviolenta; con lo sciopero
generale; con la denuncia e l'arresto e il processo e la condanna dei poteri
golpisti e stragisti secondo legge; con l'azione delle istituzioni fedeli
all'umanita' e al diritto; con la mobilitazione delle persone e dei popoli;
con il disarmo e la solidarieta' con gli oppressi, con scelte di giustizia
praticate fin nella quotidiana individuale condotta.
Molte sono le cose che si possono fare contro la guerra: ma tra esse qui e
adesso l'azione diretta nonviolenta, lo sciopero generale, la denuncia dei
golpisti stragisti, ci sembrano le fondamentali.

5. MAESTRE. RAISSA MARITAIN: COME
[Da Diario di Raissa (a cura di Jacques Maritain), Morcelliana, Brescia
1966, 2000, pp. 281-282. Raissa Maritain, nata Raissa Oumançoff a Rostov sul
Don, il 31 agosto 1883; nel 1893 la famiglia si trasferisce a Parigi per
sfuggire alle persecuzioni antiebraiche. Pensatrice, poetessa, mistica, e'
stata la compagna e collaboratrice di Jacques Maritain. E' deceduta a Parigi
il 4 novembre 1960. Opere di Raissa Maritain: tutti gli scritti di Raissa
Maritain nella edizione definitiva in lingua originale si trovano nei volumi
XIV e XV di Jacques e Raissa Maritain, Oeuvres Completes, Editions
Universitaires, Fribourg - Editions Saint Paul, Paris, 1993-1995. Opere su
Raissa Maritain: E. Bortone, Raissa Maritain, Libreria editrice salesiana,
Roma 1972; M. A. La Barbera, Silenzio e parola in Raissa Maritain, Omnia
editrice, Palermo 1980; J. Suther, Raissa Maritain, pilgrim, poet, exile,
Fordham University Press, New York 1990; M. Zito, Gli anni di Meudon,
Istituto Orientale di Napoli, Napoli 1990; AA. VV., Simone Weil e Raissa
Maritain, L'Antologia, Napoli 1993; L. Grosso Garcia, El amor mas aca' del
alma, Ediciones Ensayo, Caracas 1997]
Venerdi' 31 dicembre 1943 - Jacques m'ha fatto l'onore di includere nella
diciannovesima trasmissione per la Francia, una preghiera in forma di salmo
che ho scritta in questo periodo, "Preghiera per il popolo di Dio".
Come avranno accolto coloro che laggiu' soffrono, queste parole sincere
sgorgate dal fondo del mio cuore, ma totalmente impotenti a dire la realta'
delle loro sofferenze? Sono confusa e tremante a questo pensiero.

6. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: DI ROSSE BANDIERE E DI PISTOLE FUMANTI
[Benito D'Ippolito, come e' noto, e' uno dei principali collaboratori di
questo foglio]
Di cosa stiamo parlando? Mi chiedo e lo chiedo ogni giorno.
Di una guerra scatenata da due stati che violando ogni legge e trattato
hanno invaso un paese e stanno massacrando un popolo gia' vittima di una
dittatura, di una guerra efferata e di un embargo genocida. Una guerra che
e' un atto di terrorismo e che nuovo terrorismo scatenera'. Una guerra che
mette l'umanita' intera nel piu' grave pericolo di catastrofe e di
annientamento. Di questo stiamo parlando.
Di stragi e stragi e stragi, e conseguente disperazione che produrra' altre
stragi e stragi e stragi. Di violenza assassina e assassina e assassina, e
conseguente odio che altra generera' violenza assassina e assassina e
assassina.
Di esseri umani uccisi, di ammucchiati squarciati corpi di esseri umani
uccisi, di osceni ammassi di frattaglie di esseri umani uccisi, di cataste
fumiganti di esseri umani uccisi, di cumuli putrefatti di esseri umani
uccisi. Del cui svanire come persone e vita, della cui metamorfosi in
concime, in ombra, in nulla, del cui fermentare e del cui effondersi come
odore e pista di morte, cielo e terra sono ugualmente appestati.
E mentre i macellatori di carni umane giorno dopo giorno, ogni giorno di
piu', adempiono alle loro basse opere di algidi, brillanti giovani allievi
delle SS, puo' esservi esitazione su cosa della guerra debba pensarsi? Puo'
esservi esitazione su cosa dobbiamo fare dinanzi alle stragi? Puo' esservi
esitazione del nostro dovere di esseri umani mentre essseri umani vengono
massacrati?
Fermare la guerra. Questo occorre.
Fermare la guerra.
E tutte le chiacchiere di questo basso mondo, tutte le astuzie della
propaganda, non possono cancellare questo fatto roccioso e questa abissale
consapevolezza: che la guerra consiste della commissione di omicidi, che
troppi esseri umani stanno morendo assassinati, che l'intera umanita' e' in
pericolo, che da questa infernale colata di sangue altre eruzioni di morte
germineranno, che la guerra va fermata prima che essa annienti l'umanita'.
Il resto e' chiacchiera, chiacchiera irresponsbaile, chiacchiera assassina.
Il resto e' silenzio.

7. MAESTRE. SIMONE DE BEAUVOIR: TUTTI I PROFUGHI
[Da Simone de Beauvoir, L'eta' forte, Einaudi, Torino 1961, 1995, p. 395. E'
una pagina di diario del 30 giugno 1940, chi legge intende bene di cosa si
parli. Simone de Beauvoir e' nata a Parigi nel 1908; e' stata protagonista,
insieme con Jean-Paul Sartre, dell'esistenzialismo e delle vicende della
cultura, della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli
anni trenta fino alla scomparsa (Sartre e' morto nel 1980, Simone de
Beauvoir nel 1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i
diritti civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di
solidarieta', e' stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti
intellettuali di cui e' stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de
Beauvoir: pressoche' tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e
piu' volte ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue
degli altri (Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I
mandarini (Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e
Mondadori), La terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del
mondo... (Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e' anche un grande
affresco sulla vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e
non solo in Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d'una
ragazza perbene, L'eta' forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno
aggiunti i libri sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla
scomparsa di Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere
su Simone de Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia,
Firenze 1982 (cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)]
In base alle condizioni di armistizio, dobbiamo restiture alla Germania
tutti i profughi tedeschi: non c'e' clausola che mi faccia piu' orrore.

8. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: LA SPORCA GUERRA
[Ringraziamo Davide Melodia (per contatti: melody at libero.it) per questo
intervento. Davide Melodia, infaticabile costruttore di pace, e' nato a
Messina nel 1920; prigioniero di guerra nel 1940-46; maestro elementare,
pastore evangelico battista, maestro carcerario, traduttore al quotidiano
"Il Giorno", pittore, consigliere comunale e provinciale, dirigente dei
Verdi; pacifista nonviolento, segretario del Movimento Nonviolento
(1981-'83), segretario della Lega per il Disarmo Unilaterale (1979-'83),
membro del Movimento Internazionale della Riconciliazione, vegetariano,
predicatore evangelico, dal 1984 quacchero. Ma questa mera elencazione di
alcune sue scelte ed esperienze non ne rende adeguatamente la personalita',
vivacissima e generosa. La piu' recente delle opere di Davide Melodia e'
Introduzione al cristianesimo pacifista, Costruttori di pace, Luino (Va)
2002]
La persona che in televisione ha annunciato fresche notizie da Baghdad, ha
esordito con la frase "La sporca guerra di Saddam".
Forse si riferiva al primo attentatore bellico suicida, chiamato kamikaze
sull'esempio giapponese della seconda guerra mondiale, in cui piloti
nipponici chiamati kamikaze ("vento divino") si sacrificavano quali bombe
umane precipitandosi coi loro aerei su obiettivi bellici statunitensi.
Poi, disinvolta, ha parlato e fatto parlare i corrispondenti di guerra in
Irak sui bombardamenti impietosi ed ormai continui sulle metropoli irachene,
che colpiscono obiettivi militari e civili, sempre piu' indiscriminatamente.
Non ce l'abbiamo con lei, che non vede l'identita' di fondo delle due forme
di violenza, mirate entrambe a portare il massimo danno al "nemico" con il
minimo di perdite della propria parte. E' stata educata cosi'.
Noi ce l'abbiamo con chi scatena una guerra - sempre e comunque sporca - per
qualsiasi motivo, ed ancora di piu' aborriamo la volonta' tetragona di
guerreggiare fondata su motivi di egemonia politica, militare, economica.
Coloro che lanciano le bombe e i missili, non dolci e pane, sono invisibili;
e potranno gettarne a tradimento fino a quando i loro comandanti diranno
loro di farlo.
E ancora non abbiamo, purtroppo, sentito di alcun combattente
anglo-americano il quale, cristiano o no, sia entrato in crisi. Anche lui
crede, o crede di credere, che la sua sia una "guerra pulita" e magari
sacrosanta [questo intervento e' del 30 marzo, ieri si e' avuta notizia dei
primi militari degli eserciti d'invasione che hanno obiettato alla guerra in
quanto uccisione di civili - ndr -].
Contro chi li ha mandati proponiamo una denuncia al Tribunale dell'Aja
contro i crimini di guerra. E giacche' ci siamo naturalmente aggiungiamo
alla denuncia anche il nome dello spietato dittatore iracheno, Saddam
Hussein.

9. MAESTRE. SIMONE WEIL: NE DERIVA
[Da Simone Weil, Sulla guerra, Pratiche, Milano 1999, p. 98. E' un frammento
del noto testo "Riflessioni in vista di un bilancio", un progetto d'articolo
steso nella primavera-estate 1939. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909,
allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della
sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra
di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America,
infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita
di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una
descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto
della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o
intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle
prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag:
"Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se
l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara.
Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da'
nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta'
consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil
aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale
della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le
raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la
grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi
Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio
(Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni
sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla
Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla
guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni,
nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil:
fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone
Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la
passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone
Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura
della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil.
L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela
Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani,
Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
Ne deriva che la guerra non solo e' una catastrofe, ma puo' essere seguita
soltanto da una pace che costituisce in se' una nuova catastrofe.

10. RIFLESSIONE. GISELLA MODICA: PAROLE ORNATE DI MAIUSCOLE
[Ringraziamo di cuore Gisella Modica (per contatti: gisellamodica at jumpy.it)
per averci messo a disposizione questo suo intervento. Gisella Modica e'
acuta saggista, ricercatrice all'ascolto delle altrui voci, da sempre
militante per i diritti e per la pace]
Proviamo per un attimo, solo per un attimo, a fare vuoto nelle nostre menti,
ad allontanare i pensieri dal luogo dove politici e mass media parlando di
guerra ci riportano di continuo: il petrolio.
Adesso facciamo spazio alla frase adottata da Bush per dare inizio
all'attacco in Iraq: "Shock and awe". "Sorpresa e terrore" sarebbe la
traduzione come si legge nel "Manifesto" del 25 marzo che ne da' notizia, ma
ad un esame piu' attento - commenta chi ne riferisce munito di dizionario -
significherebbe "un sentimento misto di reverenza, paura, meraviglia causato
da qualcosa di maestoso, sublime, sacro".
"La radice della guerra - scriveva Simone Weil gia' nel '37 - e'
fantasmatica e immaginaria e si nutre di parole ornate di maiuscole. Le
parole che hanno un senso non sono omicide, ma si metta la maiuscola a
parole vuote e alla minima pressione delle circostanze gli uomini
ammucchieranno rovine su rovine ripetendo parole senza mai raggiungere
realmente qualcosa che corrisponda loro".
"Crack semantico" - definisce il fenomeno Ida Dominjanni - una catastrofe
linguistico-concettuale che prepara la guerra, la precede, facendo in modo
che alla forza delle parole possa sostituirsi la violenza delle bombe. Ma
non e' tutto.
Un corpo privato della sua forza di immaginazione, circondato solo da
immagini di  superficie dove niente e' profondo perche' "non c'e' piu'
niente da immaginare", ha bisogno come il pane di emozioni sempre piu' forti
per sentirsi vivo, di spettacoli "dal vivo". Servono per questi nuovi
scenari abili conduttori in grado di metter in scena "qualcosa di sublime, m
aestoso, sacro" in grado di produrre nello spettatore godimento.
Godimento catartico si chiamava un tempo e aveva una funzione sociale. La
stessa che ha oggi, solo che sulla scena non ci sono gli attori ma "persone
dal vivo", e dietro le quinte un regista che "in vita" si crede dio, la cui
sete di potere e' incommensurabile e sa che per portare a compimento il suo
disegno e cantare vittoria deve provocare negli spettatori "shock and awe".
Anch'io ricorro al vocabolario e alla voce "shock" leggo: "Reazione di
scacco, intorpidimento tale da togliere la capacita' di parlare e agire
associato a torpore dell'attivita' creativa che provoca un distacco dalla
realta'". Alla voce "sublime" leggo: "Oggetto alla cui rappresentazione i
nostri sensi sentono i propri limiti facendoci ritirare in noi stessi". Ce
n'e' abbastanza per non pensare solo al petrolio?

11. MAESTRE. HANNAH ARENDT: LE COSE, QUI
[Da Hannah Arendt, Karl Jaspers, Carteggio, Feltrinelli, Milano 1989, p.
100. E' un passo di una lettera di Hannah Arendt a Karl Jaspers del 25
dicembre 1950, il riferimento e' alla guerra di Corea. Hannah Arendt e' nata
ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e
Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga
in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del
Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di
attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei
diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi
lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati,
per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione
italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del
totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958),
Bompiani, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La
banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano;
Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso
La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi
di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto
interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e
politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La
corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo
1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1.
1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e'
la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri,
Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt,
Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah
Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah
Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della
polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt,
Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su
Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah
Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli
monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono:
Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999;
Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000. Karl Jaspers, nato a
Oldenburg nel 1883 e scomparso a Basilea nel 1969, fu oppositore del
nazismo, filosofo e psichiatra. Opere di Karl Jaspers: segnaliamo
particolarmente Psicopatologia generale, Il Pensiero Scientifico Editore;
Psicologia delle visioni del mondo, Astrolabio; Ragione ed esistenza,
Marietti, poi Fabbri; La filosofia dell'esistenza, Laterza; La questione
della colpa, Cortina; Ragione e antiragione nel nostro tempo, Sansoni; La
bomba atomica e il destino dell'uomo, Il Saggiatore; Il problema della
demitizzazione (discussione con Rudolf Bultmann), Morcelliana; Verita' e
verifica, Morcelliana. Opere su Karl Jaspers: AA. VV., Karl Jaspers:
filosofia - scienza - teologia, Morcelliana, Brescia 1983; AA. VV., Karl
Jaspers e la critica, Morcelliana, Brescia 1985; Giuseppe Cantillo,
Introduzione a Jaspers, Laterza, Roma-Bari 2001]
Non vanno molto bene le cose, qui, a giudicare da come ci si uniforma al
clima generale: si e' a favore della guerra, ma si crede (o si spera) di
poterla sbrigare rapidamente con l'uso di bombe atomiche. Come si possa
produrre un'inversione di tendenza, dal momento che ci si e' messi in testa
una simile follia, io non lo so.

12. RIFLESSIONE. AMELIA ALBERTI: SEMINAGIONI DI ODIO
[Ringraziamo Amelia Alberti (per contatti: lambient at tiscalinet.it) per
questo intervento. Amelia Alberti, presidente del circolo verbano di
Legambiente, docente, di formazione tanto scientifica quanto umanistica,
collaboratrice di questo foglio, impegnata in iniziative di pace e di
solidarieta', ha questa straordinaria capacita' di restituire in parola
poetica vibrante di emozione e verita' cio' che lo sguardo sui fatti del
mondo coglie di essenziale, e cosi' la sua voce e' ad un tempo voce di
denuncia e di impegno, di strazio per la visione dell'inumano, e di
irriducibile resistenza all'inumano]
"'Loro' invece non hanno niente di tutto questo. E, di regola, non sono
neanche belli. Ragion per cui non e' possibile che soffrano come noi. Basta
guardare le fotografie dei funerali dei caduti americani. Scendono dai
giganteschi bombardieri che hanno appena sganciato le loro bombe (se non
sono gli stessi ha poca importanza) le bare coperte dalla bandiera della
patria, lente, solenni. I soldati sono in alta uniforme e si muovono con
grazia militaresca e triste".
Cosi' Giulietto Chiesa su "La Stampa" del 31 marzo, dopo aver commentato con
mentito sarcasmo ed autentico strazio le morti scomposte e urlate dei civili
irakeni. Un odio dilagante sta salendo dai popoli poveri verso i ricchi
epuloni. Un odio cosi' profondo e cosi' grande, da arrivare quasi a
paradossalmente "giustificare" un dittatore violento e crudele come Saddam
Hussein. L'ottusita' politica e l'egoismo ottuso degli Amerikani e dei loro
complici ha ottenuto cio' che Saddam Hussein mai avrebbe potuto ottenere con
le purghe e con la repressione. Numerosi gli emigranti irakeni tornano in
patria, pronti a morire per difendere il loro suolo calpestato. Molti si
dichiarano pronti a farsi esplodere pur di uccidere l'odiato invasore.
Aztechi e maya e indiani d'America e neri d'Africa strappati alle loro terre
e incatenati sulle navi negriere, tutti sembrano uniti nella vendetta
epocale contro la violenza dell'uomo bianco occidentale, cui e' cresciuto
nel corso della storia un grande cervello mentre gli si rimpiccioliva il
cuore.

13. MAESTRE. INGEBORG BACHMANN: TUTTI I GIORNI
[Da Ingeborg Bachmann, Poesie, Tea, Milano 1996, p. 31. Ingeborg Bachmann,
scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di
straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Tra le
opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione
all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il
lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia
esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto
e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e
poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne.
Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan.
Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo
eventuale. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4
voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und
Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. Opere su Ingeborg Bachmann: un'ampia
bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di
Invocazione all'Orsa Maggiore]

La guerra non viene piu' dichiarata,
ma proseguita. L'inaudito
e' divenuto quotidiano. L'eroe
resta lontano dai combattimenti. Il debole
e' trasferito nelle zone del fuoco.
La divisa di oggi e' la pazienza,
medaglia la misera stella
della speranza, appuntata sul cuore.

Viene conferita
quando non accade piu' nulla,
quando il fuoco tambureggiante ammutolisce,
quando il nemico e' divenuto invisibile
e l'ombra d'eterno riarmo
ricopre il cielo.

Viene conferita
per la diserzione dalle bandiere,
per il valore di fronte all'amico,
per il tradimento di segreti obbrobriosi
e l'inosservanza
di tutti gli ordini.

14. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: NOTIZIE DALL'INFERNO
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it)
per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei principali
collaboratori di questo foglio, e una delle persone piu' lucide e rigorose
impegnate nella solidarieta' internazionale]
Il cielo sopra Baghdad resta quell'inferno che e'. I bombardamenti continui
gelano il sangue. I massacri, la macelleria, la carneficina prendono il
posto che gli spetta. In meno di tre giorni colpiti i mercati di due
quartieri popolari di Baghdad, la scena e' la stessa: un cratere e intorno
la distruzione, corpi insanguinati per terra, pietosamente coperti dai primi
soccorritori, scene di dolore e disperazione... "e' una vergogna
dell'umanita'" (Luigi Pintor).
Si contano i morti, anche se il numero reale delle vittime e' un mistero.
Quelli iracheni sono centinaia, forse migliaia; dati ufficiali: le vittime
militari sono top-secret, quelle civili sarebbero 350. Da parte degli
alleati sui dice che i morti sono 48. Ma in guerra, si sa, la verita' e'
sempre la prima vittima.
Nella sua bella "Lettera" (n. 89 del marzo 2003) Ettore Masina ricorda come
in guerra ci sono morti, volti e nome e diritti di serie A ed altri di serie
B. "Cominciamo a scorgere i volti dei morti di questa guerra e a sapere i
nomi di quelli dell'esercito imperiale. Dei morti dell'esercito del
dittatore i nomi non ci vengono dati e chissa' se qualcuno mai li raccoglie,
cosi' i nomi dei bambini, delle donne e degli uomini massacrati dai
bombardamenti. I cognomi dei caduti delle truppe di Bush e di Blair li
dimentichiamo subito, ricordiamo invece, per qualche tempo, i loro nomi, non
perche' crediamo che essi siano morti per una causa giusta (raramente una
guerra fu cosi' infame) ma perche' pensiamo che gli siano stati imposti da
genitori che li amavano e che non li rivedranno piu'. I reporter americani
hanno l'ordine di non mostrarci i volti dei loro morti e quindi li vediamo
nella foto di quando erano vivi, in cui ci sembra che tutti abbiano, in
qualche modo, un'aria di famiglia. Aumenta la nostra detestazione per chi li
ha mandati a morire per le fortune di Wall Street o della City, ma loro ci
appaiono come poveri ragazzi allevati per un tragico destino (...). Ci sono
anche persone che esistono soltanto nella realta' - come dire? -
'familiare', non per i mass-media. La televisione Al Jazeera trasmette da
Baghdad le immagini di bambini straziati dalle ustioni, di vecchie mutilate,
di anziani dilaniati da ordigni che, a giudicare dalle fasciature, sono
cluster-bombs, le bombe a frammentazione, vietate anch'esse dalle
convenzioni internazionali. Di quelle immagini, mostrate dalle televisioni
di tutto il mondo, i tg americani non trasmettono che qualche frammento,
almeno i tg in lingua inglese. La televisione italiana, forse per non
addolorarci troppo, ne trasmette qualche avarissimo spezzone. Volti
invisibili, tragedie senza nome...".
Intanto i pacifisti sono in piazza in tutto il mondo, con la speranza che la
volonta' di pace sia - alla fine - piu' forte di tutto questo. Perche'
qualcosa e' profondamente cambiato rispetto alla prima guerra del Golfo del
1991; allora scrivere la parola "pace" sui muri voleva dire essere
immediatamente denunciati e quindi processati. Oggi quella scritta sul muro
e' stata sostituita da un numero incredibile di bandiere della pace.
"Non ci sono volti ne' nomi sulle bandiere che sventolano sempre piu'
numerose alle finestre e nelle piazze. Eppure sono la risposta simbolica,
luminosa, di chi si rende conto che le guerre, tutte le guerre, sono atroce
follia, deformano il volto e il nome dell'umanita'. Queste bandiere che
piacciono tanto ai bambini e al papa, e che provocano attacchi di furore al
presidente-marine-non-belligerante, sono il preannunzio di una nuova
consapevolezza, che va molto al di la' delle divisioni politiche. Ma, per
questo, tutti dobbiamo fare la nostra parte" (Ettore Masina).

15. APPELLI. TAVOLA DELLA PACE: APPELLO PER L'EUROPA CHE VOGLIAMO
[La Tavola della pace e' il principale network pacifista italiano. Per
informazioni e adesioni: Tavola della pace, via della viola 1, 06100
Perugia, tel. 0755736890, fax 0755739337, e-mail: info at perlapace.it, sito
www.tavoladellapace.it; per contattare direttamente il portavoce Flavio
Lotti: flavio at perlapace.it]
La guerra contro l'Iraq ha diviso i governi europei impedendo all'Europa di
agire in modo responsabile ed efficace. Allo stesso tempo decine di milioni
di cittadini europei hanno dato voce ad un'Europa dei popoli unita attorno
ai valori della pace, della giustizia, del diritto internazionale, dei
diritti umani.
Il momento e' estremamente difficile, il mondo e' in uno stato di pericolo,
i rischi sono terribili, la posta in gioco elevatissima e noi non possiamo
accettare il silenzio e l'inazione dell'Europa. Se i governi sono divisi, i
cittadini europei hanno la responsabilita' di unirsi e di agire con
determinazione e lungimiranza per dare vita ad un'Europa capace di
affrontare le grandi sfide aperte e di mettere un freno alla guerra e al
crescente disordine internazionale, all'ingiustizia e al terrorismo.
Occorre agire subito. Abbiamo bisogno urgente di un'Europa decisa a
costruire ed affermare se stessa come soggetto politico autonomo e
indipendente; impegnata a ridefinire coerentemente i suoi rapporti di
amicizia e cooperazione con gli Stati Uniti, con il mondo arabo e con il
resto del mondo; determinata a collaborare con le Nazioni Unite per
costruire un ordine mondiale piu' giusto, pacifico e democratico; decisa a
contrastare ogni piano di "guerra infinita" o di "scontro di civilta'" per
costruire nel Mediterraneo e nel Medio Oriente una comunita' di pace.
Ci attendono scelte importanti, irrinviabili. Una grande responsabilita'
spetta ai paesi fondatori dell'Europa, a coloro che per primi, dopo tanti
secoli di guerre, hanno avuto l'intuizione e la capacita' di dare avvio alla
costruzione dell'Europa come strumento di pace e di pacificazione.
Il mondo ha disperato bisogno di una nuova Europa e noi, cittadini europei,
consapevoli delle nostre responsabilita', vogliamo lavorare insieme
affinche' l'Europa si metta al servizio della pace, della giustizia e della
democrazia internazionale. Nessuno resti a guardare.
*
L'Europa che vogliamo
L'Europa che vogliamo e' aperta, solidale e nonviolenta.
L'Europa che vogliamo e' fondata sulla pace e sui diritti umani, sulla
dignita' umana e sui diritti che le ineriscono, sui valori indivisibili e
universali della liberta', della democrazia, dell'eguaglianza, della
giustizia e della solidarieta'.
L'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie
internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone
e dei popoli.
L'Europa che vogliamo e' una protagonista di pace positiva che s'impegna a
ridurre l'ingiustizia planetaria, a sradicare la poverta', a prevenire e
risolvere i conflitti, a sconfiggere il terrorismo, a sostenere la Corte
Penale Internazionale, a rafforzare e democratizzare le Nazioni Unite per
attuare le finalita' sancite dalla sua Carta e costruire un ordine
internazionale pacifico e democratico.
L'Europa che vogliamo e' aperta al resto del mondo, capace di stabilire con
gli altri popoli e nazioni relazioni improntate alla ricerca del bene
comune, alla cooperazione solidale, al riconoscimento e al rispetto delle
diverse culture e identita'.
L'Europa che vogliamo e' impegnata a fare del Mediterraneo il mare della
pace, del dialogo tra le grandi religioni, dell'incontro tra persone e
culture diverse, della sicurezza e dello sviluppo umano per tutti.
L'Europa che vogliamo s'impegna a promuovere la pace, la giustizia e il
rispetto dei diritti umani in Medio Oriente, mettendo fine al tragico
conflitto tra israeliani e palestinesi sulla base del principio "Due Stati
per due popoli".
L'Europa che vogliamo e' decisa a saldare il suo debito storico con l'Africa
e i suoi popoli aiutandoli ad uscire dalla crisi disperata che li imprigiona
e ad avviare uno sviluppo autonomo.
L'Europa che vogliamo e' l'Europa della convivialita' e
dell'interculturalita': un'Europa che e' accoglienza di popoli, di lingue,
di culture, di identita' e di storie diverse; un'Europa che rifiuta il
razzismo e la discriminazione in tutte le sue forme; che riconosce e
rispetta i diritti dei migranti e il diritto d'asilo ai profughi e rifugiati
in fuga dalla guerra, dalla violenza e dalla fame.
L'Europa che vogliamo mette al centro la persona e i suoi diritti
fondamentali, adotta un modello di sviluppo sostenibile, e' capace di avere
rispetto per la natura e per l'ambiente che ci circonda.
L'Europa che vogliamo e' l'Europa dei cittadini, degli eguali diritti di
cittadinanza di tutti coloro che vi risiedono: investe nella democrazia e
nella partecipazione, riconosce il valore e favorisce lo sviluppo
dell'associazionismo anche prevedendo forme di consultazione e
collaborazione da parte di tutte le istituzioni europee; promuove lo
sviluppo di una societa' civile attiva, pluralista e responsabile.
L'Europa che vogliamo e' l'Europa dei popoli che, in attuazione del
principio di sussidiarieta', valorizza le istituzioni di governo locale e le
formazioni di societa' civile quali attori essenziali al suo sviluppo
democratico e federale nell'ottica della governabilita' globale democratica.
L'Europa che vogliamo attua politiche economiche tese a creare nuova
occupazione e ridare piena dignita' al lavoro, a garantire a tutti il libero
accesso ai diritti sociali di base, a salvaguardare il proprio modello di
stato sociale promuovendo equita' e giustizia distributiva al proprio
interno e a livello internazionale.
Noi cittadini europei, uniti, oggi piu' che mai, nel nome della pace, della
giustizia e della solidarieta' tra i popoli, ci impegniamo a partecipare
attivamente allo sviluppo democratico di questa Europa.
Chiediamo che nella Costituzione Europea in discussione si affermi, come
all'articolo 11 della Costituzione Italiana, che: "L'Europa ripudia la
guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e
riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli.
L'Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico
e democratico; a tale scopo promuove e favorisce il rafforzamento e la
democratizzazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo
della cooperazione internazionale".
*
Con questo spirito ci impegniamo ad organizzare dal 4 al 12 ottobre 2003, in
occasione del semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea, una nuova
"Assemblea dell'Onu dei Popoli" dedicata all'Europa: una grande "audizione
della societa' civile mondiale" sull'Europa e le sue responsabilita' verso
il mondo, che si concludera' domenica 12 ottobre 2003 con una marcia per la
pace da Perugia ad Assisi. Obiettivo comune: costruire l'Europa che
vogliamo. L'Europa per la pace.
Tavola della Pace
Primo aprile 2003
*
Per informazioni e adesioni: Tavola della pace, via della viola 1,06100
Perugia, tel. 0755736890, fax 0755739337, e-mail: info at perlapace.it, sito
www.tavoladellapace.it

16. AMICIZIE. ADRIANA ZARRI RICORDA LAURA LOMBARDO RADICE
[Dal quotidiano "Il manifesto" del 31 marzo 2003. Adriana Zarri, nata a S.
Lazzaro di Savena nel 1919, e' teologa e saggista. Tra le sue opere
segnaliamo almeno: Nostro Signore del deserto, Cittadella; Erba della mia
erba, Cittadella; Dodici lune, Camunia; Il figlio perduto, La Piccola. Su
Laura Lombardo Radice si vedano i ricordi apparsi nei numeri 546 e 547 di
questo notiziario]
Gia' Pietro mi aveva detto che stavi male, ma non pensavo che ci avresti
lasciati cosi' presto. Io l'ho saputo, per via telefonica, prima che ne
parlassero i giornali, con i vostri nomi appaiati: Lombardo Radice e Ingrao:
due nomi che hanno scritto pagine importanti della storia d'Italia. Tu,
Laura, non credevi, o ritenevi di non credere (dov'e' che comincia la
fede?). Le tue esequie sono state giustamente laiche, per una coerenza da
additare ad esempio a tanti sedicenti credenti (dov'e' che comincia
l'ateismo?) che, vissuti da sempre lontani dalla fede, poi inscenano la
commedia di funerali religiosi. Tu no. Vissuta, morta e sepolta da non
credente quale eri o ritenevi di essere. E di questa coerenza, una credente
quale io sono, ti do atto. E, da credente, ritengo che verrai bene accolta
dal Cristo che non ci chiedera' se abbiamo creduto in lui ma se lo abbiamo
servito attraverso gli uomini: "avevo fame e mi avete dato da mangiare,
avevo sete e mi avete dato da bere, nudo e mi avete vestito, in carcere e mi
avete visitato...".
E tu, Laura, lo avevi visitato ogni volta che ti recavi dai carcerati,
occupandoti in modo particolare degli omicidi. E qui voglio ricordare un
episodio che mi e' sempre rimasto in cuore. Un giorno (eravamo nell'eremo di
Monte Giove dove i monaci camaldolesi riunivano credenti e non credenti per
un proficuo dialogo) tu mi dicesti: "a Roma mi aspettano i miei
assassinetti". In quell'affettuoso vezzeggiativo passava tanto cristiano
amore. Ed e' con questo episodio che qui ti voglio ricordare, mentre tu sei
transitata in quel di la' che attende tutti e dove i conti, cosi' spesso qua
in terra tragicamente dispari, saranno infine pareggiati.

17. RITORNO AL FUTURO. MARIA LUIGIA CASIERI: UNA MANIFESTAZIONE PER LA PACE
IN UNA SCUOLA PER L'INFANZIA
[Maria Luigia Casieri insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle
principali collaboratrici di questo foglio]
Qualche settimana fa, alle ore 12, in tutta Europa le scuole si sono
fermate. Si sono fermate auspicando la pace.
Anche noi.
Scuola per l'infanzia. Ora di pranzo. Tutti a tavola. Vociare di bimbi,
andirivieni di piatti, parlottare sommesso di maestre, che per un attimo
sollevano lo sguardo dall'acqua che si versa, la forchetta che cade, la
sedia che dondola: "saranno troppo piccoli, non sanno nulla della guerra, e'
lontano da noi". Ma mentre ritorna a sedersi tra i bimbi, ancora assorta,
perplessa e taciturna, ascolta.
- Lo sai, sta per scoppiare la guerra?
- E' vero. In Iraq, perche' ci sono i terroristi.
- Si', e c'e' Bin Laden che ha mandato l'aereo contro le "Torri Gemelle" e
sono crollate.
- Bum, bum, tutte crollate col fumo.
- E allora l'americani si so' arrabbiati.
- Pero' l'americani gli avevano dato solo due euro e gli avevano preso tutto
il petrolio e allora Saddam Hussein s'e' arrabbiato.
- E ci ha pure le armi chimiche, pero' le deve distruggere.
La maestra si avvicina: "Stavate parlando di una cosa importante, vuoi
spiegarla a tutti? Bambini, smettete di mangiare, posate le forchette, fate
silenzio, Giannino deve dire una cosa importante, che non e' una favola, non
e' un gioco; e' una cosa vera".
Qualcuno si alza, qualcuno resta a bocca aperta, in un irreale silenzio di
attesa.
Giannino si alza, si porta al centro della stanza, si affianca alla maestra,
le prende la mano, che manipola nervosamente, poi, con la voce rotta
dall'emozione: "Sta per scoppiare la guerra". Silenzio. "Stanotte bombardano
l'Iraq e se Saddam usa le bombe batteriologiche e' un macello".
In un silenzio ancora attonito, si alza una voce:
- e' vero, l'ho sentito alla televisione, e muoiono i bambini...
- e anche i nonni...
Poi le voci si accavallano, si affastellano, infine si uniscono: contiamo
lentamente e sommessamente fino a dieci, tenendoci stretti per mano. Al
dieci, esplode l'urlo straziante "Pace", prolungato da un lungo applauso, i
volti ancora rossi, nel cuore la speranza di Giannino "che il capo
dell'America e dell'Iraq si mettono d'accordo e non buttano le bombe". Un
brivido percorre la schiena.

18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

19. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 553 del primo aprile 2003