[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 553
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 553
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 1 Apr 2003 18:21:30 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 553 del primo aprile 2003 Sommario di questo numero: 1. Norma Bertullacelli, il silenzio di Genova 2. Peppe Sini: fermare la guerra con la nonviolenza, prima che la guerra annienti l'umanita' 3. Lidia Menapace: i mass-media, la guerra, la perdita di senso 4. Giobbe Santabarbara, contro la guerra sciopero generale 5. Raissa Maritain, come 6. Benito D'Ippolito, di rosse bandiere e di pistole fumanti 7. Simone de Beauvoir, tutti i profughi 8. Davide Melodia, la sporca guerra 9. Simone Weil, ne deriva 10. Gisella Modica, parole ornate di maiuscole 11. Hannah Arendt: le cose, qui 12. Amelia Alberti, seminagioni di odio 13. Ingeborg Bachmann, tutti i giorni 14. Giulio Vittorangeli, notizie dall'inferno 15. Tavola della pace, appello per l'Europa che vogliamo 16. Adriana Zarri ricorda Laura Lombardo Radice 17. Maria Luigia Casieri, una manifestazione per la pace in una scuola per l'infanzia 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. NORMA BERTULLACELLI: IL SILENZIO DI GENOVA [Ringraziamo Norma Bertullacelli (per contatti: norma.b at libero.it) per questo intervento. Norma Bertullacelli, insegnante, amica della nonviolenza, fa parte della "Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti"] Mercoledi' 2 aprile, dalle 18 alle 19, un'ora in silenzio sui gradini del palazzo ducale di Genova. Noi non vogliamo ne' una guerra lunga, ne' una guerra corta. Semplicemente, non vogliamo che ci sia nessuna guerra: ne' in Iraq, ne' in Afghanistan, ne' in nessun altro luogo. E se la guerra continuera', pretendiamo che non abbia alcun supporto, ne' indiretto, ne' diretto, dal nostro paese. Chi oggi discute se la vuole lunga o la vuole corta farebbe bene a denunciare in tutte le sedi, giudiziarie e parlamentari, il fatto che il nostro governo ha violato deliberatamente la Costituzione ogni volta che ha partecipato ad una guerra: nel Golfo dodici anni fa, in Kosovo, in Afghanistan e oggi nuovamente nel Golfo. Farebbe bene a dichiarare che non crede alla barzelletta dei paracadutisti partiti da una base in territorio italiano per "non andare" a combattere in Iraq. Farebbe bene a dichiarare che gli operai che rifiutano di collaborare a qualsiasi operazione bellica hanno diritto alla solidarieta' di tutti gli altri lavoratori, farebbe bene a dichiarare che non vuole una nuova "operazione arcobaleno" per andare a soccorrere vittime che sarabbero meno numerose se non ci fosse la nostra collaborazione alla guerra. Il numero delle persone che scendono in piazza per esprimere il proprio no alla guerra cresce continuamente: continuiamo ad attendere che anche le maggiori organizzazioni sindacali, come avevano solennemente promesso pochi giorni fa, proclamino lo sciopero generale contro questa guerra sciagurata. 2. EDITORIALE. PEPPE SINI: FERMARE LA GUERRA CON LA NONVIOLENZA, PRIMA CHE LA GUERRA ANNIENTI L'UMANITA' E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra, poiche' solo la nonviolenza ne ha la forza. E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra: poiche' altrimenti quale che sia l'esito della guerra in corso, essa oltre alle stragi di cui consiste inevitabilmente generera' altre guerre ed altro terrorismo, in un crescendo di morte e di odio che travolgera' l'umanita' intera. Il tempo e' poco, occorre agire adesso. E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra: ed e' in capo a noi questa responsabilita', a noi che viviamo nella ristretta area planetaria del privilegio, a noi che godiamo di diritti grandi e che abbiamo buone leggi, a noi che non siamo sbranati dalla fame, a noi che possiamo eleggere i parlamenti e i governi, a noi che ci troviamo nel campo degli aggressori, nella cittadella degli assassini. E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra, con la forza della nonviolenza che e' piu' grande della forza della macchina bellica. E' con la nonviolenza che dobbiamo fermare la guerra, prima che la guerra annienti l'umanita'. * E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto internazionale, blocchiamo l'operativita' della macchina belica dislocata nel territorio italiano. E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto internazionale, facciamo cessare la complicita' dello stato italiano con la guerra. E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto internazionale, denunciamo all'autorita' giudiziaria e all'autorita' di pubblica sicurezza, e facciamo arrestare, processare, condannare secondo la legge, i golpisti e stragisti che l'Italia hanno trascinato al sostegno della guerra terrorista. E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto internazionale, cacciamo subito il governo dei golpisti e degli stragisti imponendone le dimissioni, e imponendo un nuovo governo che ripristini la legalita' costituzionale, che rupidi la guerra, che si impegni per fermare la guerra. E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto internazionale, aiutiamo le vittime, e l'unico modo non ipocrita, non subalterno di aiutarle, e' far cessare la guerra. E allora: fedeli al dettato costituzionale, fedeli al diritto internazionale, ciascuno si assuma le proprie responsabilita'. Ciascuno faccia cio' che e' in suo potere fare, cio' che e' suo dovere fare. Dobbiamo fermare la guerra: prima che la guerra annienti l'umanita'; dobbiamo fermare la guerra: con la nonviolenza. * Solo la nonviolenza puo' salvare l'umanita'. 3. EDITORIALE. LIDIA MENAPACE: I MASS-MEDIA, LA GUERRA, LA PERDITA DI SENSO [Proponiamo un minimo brano di una lettera personale di Lidia Menapace, nei cui confronti la nostra gratitudine non potrebbe essere piu' grande. Lidia Menapace (per contatti: llidiamenapace at virgilio.it) e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, e' poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto"; e' tra le voci piu' alte e significative della cultura delle donne, dei movimenti della societa' civile, della nonviolenza in cammino. La maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace e' dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Ne' indifesa ne' in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000; Resiste', Il dito e la luna, Milano 2001] Cio' che mi colpisce e' il tentativo davvero sordido di cambiare le carte in tavola, di trovare giustificazioni dove non ci sono nemmeno scuse, e la meschinita' dei discorsi. Non pare anche a voi che di fronte alla serieta' degli eventi la varie trasmissioni televisive e i vari servizi giornalistici rivelino una preoccupante mancanza di precisione, informazione, senso? 4. EDITORIALE. GIOBBE SANTABARBARA: CONTRO LA GUERRA SCIOPERO GENERALE [Giobbe Santabarbara, si sa, esprime il punto di vista, e le domande, e le angoscie, del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo] Non c'e' bisogno di molte parole, chiunque vede le stragi e chiunque sa che a questo cumulo di omicidi occorre opporsi. Non c'e' bisogno di molte parole, chiunque sa quali poteri la guerra hanno deciso ed eseguono, quali poteri la guerra sostengono, quali poteri ne traggono profitti; e chiunque sa che a queste bande di assassini occorre opporsi. Non c'e' bisogno di molte parole: il governo italiano e' nel novero dei sostenitori della guerra, e' un governo fuorilegge che ha violato la Costituzione cui pure aveva giurato fedelta' nelle mani del capo dello stato; non c'e' bisogno di molte parole: il presidente della Repubblica, di quella Costituzione supremo garante, ha consentito che venisse violata e che il nostro paese si trovi ora coinvolto, ancora una volta, in una guerra stragista e terrorista, colonialista e genocida; non c'e' bisogno di molte parole: il parlamento italiano a maggioranza ha deciso di sostenere l'illegalita', gli omicidi, le stragi, tradendo il mandato popolare, tradendo la legge a fondamento del nostro ordinamento giuridico. Non c'e' bisogno di molte parole, e' tutto cosi' orribilmente chiaro. Le esplosioni e i roghi della Mesopotamia ad un tempo offuscano la coscienza del mondo e la illuminano di tragica luce, ne bruciano le viscere e ne aprono la vista: gettano orrendi una apocalittica luce sul presente, e nel profondo dell'anima di ognuno. Nelle fiamme e nel fumo, nel fermentare dei corpi lacerati che ieri furono umanita' ed ora sono meno che sasso, meno che palta, risuona una voce che a te chiede, che a te si appella: che ti convoca, appunto. Fermare la guerra e' oggi l'imperativo morale e civile dell'umanita' intera. * Cosa possiamo, cosa dobbiamo fare noi qui e adesso, in Italia, nel fresco lieve aprile del 2003? Innanzitutto tre cose: a) con l'azione diretta nonviolenta bloccare l'operativita' delle basi militari americane in Italia; bloccare i trasporti, tutti i trasporti, di materiale bellico e di truppe verso il fronte; contrastare la macchina bellica con la forza della nonviolenza: forza contro forza, la nonviolenza e' piu' forte. b) con lo sciopero generale a oltranza imporre la caduta del governo del golpe e delle stragi, del governo fiancheggiatore della guerra illegale e criminale, del governo sostenitore di chi ha ordito e sta eseguendo crimini di guerra e crimini contro l'umanita'. c) continuare nella mobilitazione per la pace ed estenderla a quella parte della popolazione e a quella parte delle istituzioni che ancora non hanno preso coscienza e non sono intervenute in difesa della legalita' costituzionale e del diritto internazionale, che ancora non hanno aggiunto la loro forza alla forza di chi gia' ha iniziato a battersi per salvare innumerevoli vite umane innocenti, per salvare l'umanita' intera dal suo nemico piu' grande: la guerra. La guerra, che consiste della commissione di innumerevoli omicidi; la guerra, che di tutte le dittature e' la piu' feroce; la guerra, che di tutti i terrorismi e' la magnificazione, la genitrice, l'archetipo. Lo scontro in atto e' tra la guerra e l'umanita': o l'umanita' sconfigge la guerra, o la guerra annientera' l'umanita'. * Fermare la guerra: con l'azione diretta nonviolenta; con lo sciopero generale; con la denuncia e l'arresto e il processo e la condanna dei poteri golpisti e stragisti secondo legge; con l'azione delle istituzioni fedeli all'umanita' e al diritto; con la mobilitazione delle persone e dei popoli; con il disarmo e la solidarieta' con gli oppressi, con scelte di giustizia praticate fin nella quotidiana individuale condotta. Molte sono le cose che si possono fare contro la guerra: ma tra esse qui e adesso l'azione diretta nonviolenta, lo sciopero generale, la denuncia dei golpisti stragisti, ci sembrano le fondamentali. 5. MAESTRE. RAISSA MARITAIN: COME [Da Diario di Raissa (a cura di Jacques Maritain), Morcelliana, Brescia 1966, 2000, pp. 281-282. Raissa Maritain, nata Raissa Oumançoff a Rostov sul Don, il 31 agosto 1883; nel 1893 la famiglia si trasferisce a Parigi per sfuggire alle persecuzioni antiebraiche. Pensatrice, poetessa, mistica, e' stata la compagna e collaboratrice di Jacques Maritain. E' deceduta a Parigi il 4 novembre 1960. Opere di Raissa Maritain: tutti gli scritti di Raissa Maritain nella edizione definitiva in lingua originale si trovano nei volumi XIV e XV di Jacques e Raissa Maritain, Oeuvres Completes, Editions Universitaires, Fribourg - Editions Saint Paul, Paris, 1993-1995. Opere su Raissa Maritain: E. Bortone, Raissa Maritain, Libreria editrice salesiana, Roma 1972; M. A. La Barbera, Silenzio e parola in Raissa Maritain, Omnia editrice, Palermo 1980; J. Suther, Raissa Maritain, pilgrim, poet, exile, Fordham University Press, New York 1990; M. Zito, Gli anni di Meudon, Istituto Orientale di Napoli, Napoli 1990; AA. VV., Simone Weil e Raissa Maritain, L'Antologia, Napoli 1993; L. Grosso Garcia, El amor mas aca' del alma, Ediciones Ensayo, Caracas 1997] Venerdi' 31 dicembre 1943 - Jacques m'ha fatto l'onore di includere nella diciannovesima trasmissione per la Francia, una preghiera in forma di salmo che ho scritta in questo periodo, "Preghiera per il popolo di Dio". Come avranno accolto coloro che laggiu' soffrono, queste parole sincere sgorgate dal fondo del mio cuore, ma totalmente impotenti a dire la realta' delle loro sofferenze? Sono confusa e tremante a questo pensiero. 6. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO: DI ROSSE BANDIERE E DI PISTOLE FUMANTI [Benito D'Ippolito, come e' noto, e' uno dei principali collaboratori di questo foglio] Di cosa stiamo parlando? Mi chiedo e lo chiedo ogni giorno. Di una guerra scatenata da due stati che violando ogni legge e trattato hanno invaso un paese e stanno massacrando un popolo gia' vittima di una dittatura, di una guerra efferata e di un embargo genocida. Una guerra che e' un atto di terrorismo e che nuovo terrorismo scatenera'. Una guerra che mette l'umanita' intera nel piu' grave pericolo di catastrofe e di annientamento. Di questo stiamo parlando. Di stragi e stragi e stragi, e conseguente disperazione che produrra' altre stragi e stragi e stragi. Di violenza assassina e assassina e assassina, e conseguente odio che altra generera' violenza assassina e assassina e assassina. Di esseri umani uccisi, di ammucchiati squarciati corpi di esseri umani uccisi, di osceni ammassi di frattaglie di esseri umani uccisi, di cataste fumiganti di esseri umani uccisi, di cumuli putrefatti di esseri umani uccisi. Del cui svanire come persone e vita, della cui metamorfosi in concime, in ombra, in nulla, del cui fermentare e del cui effondersi come odore e pista di morte, cielo e terra sono ugualmente appestati. E mentre i macellatori di carni umane giorno dopo giorno, ogni giorno di piu', adempiono alle loro basse opere di algidi, brillanti giovani allievi delle SS, puo' esservi esitazione su cosa della guerra debba pensarsi? Puo' esservi esitazione su cosa dobbiamo fare dinanzi alle stragi? Puo' esservi esitazione del nostro dovere di esseri umani mentre essseri umani vengono massacrati? Fermare la guerra. Questo occorre. Fermare la guerra. E tutte le chiacchiere di questo basso mondo, tutte le astuzie della propaganda, non possono cancellare questo fatto roccioso e questa abissale consapevolezza: che la guerra consiste della commissione di omicidi, che troppi esseri umani stanno morendo assassinati, che l'intera umanita' e' in pericolo, che da questa infernale colata di sangue altre eruzioni di morte germineranno, che la guerra va fermata prima che essa annienti l'umanita'. Il resto e' chiacchiera, chiacchiera irresponsbaile, chiacchiera assassina. Il resto e' silenzio. 7. MAESTRE. SIMONE DE BEAUVOIR: TUTTI I PROFUGHI [Da Simone de Beauvoir, L'eta' forte, Einaudi, Torino 1961, 1995, p. 395. E' una pagina di diario del 30 giugno 1940, chi legge intende bene di cosa si parli. Simone de Beauvoir e' nata a Parigi nel 1908; e' stata protagonista, insieme con Jean-Paul Sartre, dell'esistenzialismo e delle vicende della cultura, della vita civile, delle lotte politiche francesi e mondiali dagli anni trenta fino alla scomparsa (Sartre e' morto nel 1980, Simone de Beauvoir nel 1986). Antifascista, femminista, impegnata nei movimenti per i diritti civili, la liberazione dei popoli, di contestazione e di solidarieta', e' stata anche lucida testimone delle vicende e degli ambienti intellettuali di cui e' stata partecipe e protagonista. Opere di Simone de Beauvoir: pressoche' tutti i suoi scritti sono stati tradotti in italiano e piu' volte ristampati; tra i romanzi si vedano particolarmente: Il sangue degli altri (Mondadori), Tutti gli uomini sono mortali (Mondadori), I mandarini (Einaudi); tra i saggi: Il secondo sesso (Il Saggiatore e Mondadori), La terza eta' (Einaudi), e la raccolta Quando tutte le donne del mondo... (Einaudi). La minuziosa autobiografia (che e' anche un grande affresco sulla vita culturale e le lotte politiche e sociali in Francia, e non solo in Francia, attraverso il secolo) si compone di Memorie d'una ragazza perbene, L'eta' forte, La forza delle cose, A conti fatti, cui vanno aggiunti i libri sulla scomparsa della madre, Una morte dolcissima, e sulla scomparsa di Sartre, La cerimonia degli addii, tutti presso Einaudi. Opere su Simone de Beauvoir: Enza Biagini, Simone de Beauvoir, La Nuova Italia, Firenze 1982 (cui si rinvia per una bibliografia critica ragionata)] In base alle condizioni di armistizio, dobbiamo restiture alla Germania tutti i profughi tedeschi: non c'e' clausola che mi faccia piu' orrore. 8. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: LA SPORCA GUERRA [Ringraziamo Davide Melodia (per contatti: melody at libero.it) per questo intervento. Davide Melodia, infaticabile costruttore di pace, e' nato a Messina nel 1920; prigioniero di guerra nel 1940-46; maestro elementare, pastore evangelico battista, maestro carcerario, traduttore al quotidiano "Il Giorno", pittore, consigliere comunale e provinciale, dirigente dei Verdi; pacifista nonviolento, segretario del Movimento Nonviolento (1981-'83), segretario della Lega per il Disarmo Unilaterale (1979-'83), membro del Movimento Internazionale della Riconciliazione, vegetariano, predicatore evangelico, dal 1984 quacchero. Ma questa mera elencazione di alcune sue scelte ed esperienze non ne rende adeguatamente la personalita', vivacissima e generosa. La piu' recente delle opere di Davide Melodia e' Introduzione al cristianesimo pacifista, Costruttori di pace, Luino (Va) 2002] La persona che in televisione ha annunciato fresche notizie da Baghdad, ha esordito con la frase "La sporca guerra di Saddam". Forse si riferiva al primo attentatore bellico suicida, chiamato kamikaze sull'esempio giapponese della seconda guerra mondiale, in cui piloti nipponici chiamati kamikaze ("vento divino") si sacrificavano quali bombe umane precipitandosi coi loro aerei su obiettivi bellici statunitensi. Poi, disinvolta, ha parlato e fatto parlare i corrispondenti di guerra in Irak sui bombardamenti impietosi ed ormai continui sulle metropoli irachene, che colpiscono obiettivi militari e civili, sempre piu' indiscriminatamente. Non ce l'abbiamo con lei, che non vede l'identita' di fondo delle due forme di violenza, mirate entrambe a portare il massimo danno al "nemico" con il minimo di perdite della propria parte. E' stata educata cosi'. Noi ce l'abbiamo con chi scatena una guerra - sempre e comunque sporca - per qualsiasi motivo, ed ancora di piu' aborriamo la volonta' tetragona di guerreggiare fondata su motivi di egemonia politica, militare, economica. Coloro che lanciano le bombe e i missili, non dolci e pane, sono invisibili; e potranno gettarne a tradimento fino a quando i loro comandanti diranno loro di farlo. E ancora non abbiamo, purtroppo, sentito di alcun combattente anglo-americano il quale, cristiano o no, sia entrato in crisi. Anche lui crede, o crede di credere, che la sua sia una "guerra pulita" e magari sacrosanta [questo intervento e' del 30 marzo, ieri si e' avuta notizia dei primi militari degli eserciti d'invasione che hanno obiettato alla guerra in quanto uccisione di civili - ndr -]. Contro chi li ha mandati proponiamo una denuncia al Tribunale dell'Aja contro i crimini di guerra. E giacche' ci siamo naturalmente aggiungiamo alla denuncia anche il nome dello spietato dittatore iracheno, Saddam Hussein. 9. MAESTRE. SIMONE WEIL: NE DERIVA [Da Simone Weil, Sulla guerra, Pratiche, Milano 1999, p. 98. E' un frammento del noto testo "Riflessioni in vista di un bilancio", un progetto d'articolo steso nella primavera-estate 1939. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Ne deriva che la guerra non solo e' una catastrofe, ma puo' essere seguita soltanto da una pace che costituisce in se' una nuova catastrofe. 10. RIFLESSIONE. GISELLA MODICA: PAROLE ORNATE DI MAIUSCOLE [Ringraziamo di cuore Gisella Modica (per contatti: gisellamodica at jumpy.it) per averci messo a disposizione questo suo intervento. Gisella Modica e' acuta saggista, ricercatrice all'ascolto delle altrui voci, da sempre militante per i diritti e per la pace] Proviamo per un attimo, solo per un attimo, a fare vuoto nelle nostre menti, ad allontanare i pensieri dal luogo dove politici e mass media parlando di guerra ci riportano di continuo: il petrolio. Adesso facciamo spazio alla frase adottata da Bush per dare inizio all'attacco in Iraq: "Shock and awe". "Sorpresa e terrore" sarebbe la traduzione come si legge nel "Manifesto" del 25 marzo che ne da' notizia, ma ad un esame piu' attento - commenta chi ne riferisce munito di dizionario - significherebbe "un sentimento misto di reverenza, paura, meraviglia causato da qualcosa di maestoso, sublime, sacro". "La radice della guerra - scriveva Simone Weil gia' nel '37 - e' fantasmatica e immaginaria e si nutre di parole ornate di maiuscole. Le parole che hanno un senso non sono omicide, ma si metta la maiuscola a parole vuote e alla minima pressione delle circostanze gli uomini ammucchieranno rovine su rovine ripetendo parole senza mai raggiungere realmente qualcosa che corrisponda loro". "Crack semantico" - definisce il fenomeno Ida Dominjanni - una catastrofe linguistico-concettuale che prepara la guerra, la precede, facendo in modo che alla forza delle parole possa sostituirsi la violenza delle bombe. Ma non e' tutto. Un corpo privato della sua forza di immaginazione, circondato solo da immagini di superficie dove niente e' profondo perche' "non c'e' piu' niente da immaginare", ha bisogno come il pane di emozioni sempre piu' forti per sentirsi vivo, di spettacoli "dal vivo". Servono per questi nuovi scenari abili conduttori in grado di metter in scena "qualcosa di sublime, m aestoso, sacro" in grado di produrre nello spettatore godimento. Godimento catartico si chiamava un tempo e aveva una funzione sociale. La stessa che ha oggi, solo che sulla scena non ci sono gli attori ma "persone dal vivo", e dietro le quinte un regista che "in vita" si crede dio, la cui sete di potere e' incommensurabile e sa che per portare a compimento il suo disegno e cantare vittoria deve provocare negli spettatori "shock and awe". Anch'io ricorro al vocabolario e alla voce "shock" leggo: "Reazione di scacco, intorpidimento tale da togliere la capacita' di parlare e agire associato a torpore dell'attivita' creativa che provoca un distacco dalla realta'". Alla voce "sublime" leggo: "Oggetto alla cui rappresentazione i nostri sensi sentono i propri limiti facendoci ritirare in noi stessi". Ce n'e' abbastanza per non pensare solo al petrolio? 11. MAESTRE. HANNAH ARENDT: LE COSE, QUI [Da Hannah Arendt, Karl Jaspers, Carteggio, Feltrinelli, Milano 1989, p. 100. E' un passo di una lettera di Hannah Arendt a Karl Jaspers del 25 dicembre 1950, il riferimento e' alla guerra di Corea. Hannah Arendt e' nata ad Hannover da famiglia ebraica nel 1906, fu allieva di Husserl, Heidegger e Jaspers; l'ascesa del nazismo la costringe all'esilio, dapprima e' profuga in Francia, poi esule in America; e' tra le massime pensatrici politiche del Novecento; docente, scrittrice, intervenne ripetutamente sulle questioni di attualita' da un punto di vista rigorosamente libertario e in difesa dei diritti umani; mori' a New York nel 1975. Opere di Hannah Arendt: tra i suoi lavori fondamentali (quasi tutti tradotti in italiano e spesso ristampati, per cui qui di seguito non diamo l'anno di pubblicazione dell'edizione italiana, ma solo l'anno dell'edizione originale) ci sono Le origini del totalitarismo (prima edizione 1951), Comunita', Milano; Vita Activa (1958), Bompiani, Milano; Tra passato e futuro (1961), Garzanti, Milano; La banalita' del male. Eichmann a Gerusalemme (1963), Feltrinelli, Milano; Sulla rivoluzione (1963), Comunita', Milano; postumo e incompiuto e' apparso La vita della mente (1978), Il Mulino, Bologna. Una raccolta di brevi saggi di intervento politico e' Politica e menzogna, Sugarco, Milano, 1985. Molto interessanti i carteggi con Karl Jaspers (Carteggio 1926-1969. Filosofia e politica, Feltrinelli, Milano 1989) e con Mary McCarthy (Tra amiche. La corrispondenza di Hannah Arendt e Mary McCarthy 1949-1975, Sellerio, Palermo 1999). Una recente raccolta di scritti vari e' Archivio Arendt. 1. 1930-1948, Feltrinelli, Milano 2001. Opere su Hannah Arendt: fondamentale e' la biografia di Elisabeth Young-Bruehl, Hannah Arendt, Bollati Boringhieri, Torino 1994; tra gli studi critici: Laura Boella, Hannah Arendt, Feltrinelli, Milano 1995; Roberto Esposito, L'origine della politica: Hannah Arendt o Simone Weil?, Donzelli, Roma 1996; Paolo Flores d'Arcais, Hannah Arendt, Donzelli, Roma 1995; Simona Forti, Vita della mente e tempo della polis, Franco Angeli, Milano 1996; Simona Forti (a cura di), Hannah Arendt, Milano 1999; Augusto Illuminati, Esercizi politici: quattro sguardi su Hannah Arendt, Manifestolibri, Roma 1994; Friedrich G. Friedmann, Hannah Arendt, Giuntina, Firenze 2001. Per chi legge il tedesco due piacevoli monografie divulgative-introduttive (con ricco apparato iconografico) sono: Wolfgang Heuer, Hannah Arendt, Rowohlt, Reinbek bei Hamburg 1987, 1999; Ingeborg Gleichauf, Hannah Arendt, Dtv, Muenchen 2000. Karl Jaspers, nato a Oldenburg nel 1883 e scomparso a Basilea nel 1969, fu oppositore del nazismo, filosofo e psichiatra. Opere di Karl Jaspers: segnaliamo particolarmente Psicopatologia generale, Il Pensiero Scientifico Editore; Psicologia delle visioni del mondo, Astrolabio; Ragione ed esistenza, Marietti, poi Fabbri; La filosofia dell'esistenza, Laterza; La questione della colpa, Cortina; Ragione e antiragione nel nostro tempo, Sansoni; La bomba atomica e il destino dell'uomo, Il Saggiatore; Il problema della demitizzazione (discussione con Rudolf Bultmann), Morcelliana; Verita' e verifica, Morcelliana. Opere su Karl Jaspers: AA. VV., Karl Jaspers: filosofia - scienza - teologia, Morcelliana, Brescia 1983; AA. VV., Karl Jaspers e la critica, Morcelliana, Brescia 1985; Giuseppe Cantillo, Introduzione a Jaspers, Laterza, Roma-Bari 2001] Non vanno molto bene le cose, qui, a giudicare da come ci si uniforma al clima generale: si e' a favore della guerra, ma si crede (o si spera) di poterla sbrigare rapidamente con l'uso di bombe atomiche. Come si possa produrre un'inversione di tendenza, dal momento che ci si e' messi in testa una simile follia, io non lo so. 12. RIFLESSIONE. AMELIA ALBERTI: SEMINAGIONI DI ODIO [Ringraziamo Amelia Alberti (per contatti: lambient at tiscalinet.it) per questo intervento. Amelia Alberti, presidente del circolo verbano di Legambiente, docente, di formazione tanto scientifica quanto umanistica, collaboratrice di questo foglio, impegnata in iniziative di pace e di solidarieta', ha questa straordinaria capacita' di restituire in parola poetica vibrante di emozione e verita' cio' che lo sguardo sui fatti del mondo coglie di essenziale, e cosi' la sua voce e' ad un tempo voce di denuncia e di impegno, di strazio per la visione dell'inumano, e di irriducibile resistenza all'inumano] "'Loro' invece non hanno niente di tutto questo. E, di regola, non sono neanche belli. Ragion per cui non e' possibile che soffrano come noi. Basta guardare le fotografie dei funerali dei caduti americani. Scendono dai giganteschi bombardieri che hanno appena sganciato le loro bombe (se non sono gli stessi ha poca importanza) le bare coperte dalla bandiera della patria, lente, solenni. I soldati sono in alta uniforme e si muovono con grazia militaresca e triste". Cosi' Giulietto Chiesa su "La Stampa" del 31 marzo, dopo aver commentato con mentito sarcasmo ed autentico strazio le morti scomposte e urlate dei civili irakeni. Un odio dilagante sta salendo dai popoli poveri verso i ricchi epuloni. Un odio cosi' profondo e cosi' grande, da arrivare quasi a paradossalmente "giustificare" un dittatore violento e crudele come Saddam Hussein. L'ottusita' politica e l'egoismo ottuso degli Amerikani e dei loro complici ha ottenuto cio' che Saddam Hussein mai avrebbe potuto ottenere con le purghe e con la repressione. Numerosi gli emigranti irakeni tornano in patria, pronti a morire per difendere il loro suolo calpestato. Molti si dichiarano pronti a farsi esplodere pur di uccidere l'odiato invasore. Aztechi e maya e indiani d'America e neri d'Africa strappati alle loro terre e incatenati sulle navi negriere, tutti sembrano uniti nella vendetta epocale contro la violenza dell'uomo bianco occidentale, cui e' cresciuto nel corso della storia un grande cervello mentre gli si rimpiccioliva il cuore. 13. MAESTRE. INGEBORG BACHMANN: TUTTI I GIORNI [Da Ingeborg Bachmann, Poesie, Tea, Milano 1996, p. 31. Ingeborg Bachmann, scrittrice e poetessa austriaca (Klagenfurt 1926 - Roma 1973) di straordinaria bellezza e profondita', maestra di pace e di verita'. Tra le opere di Ingeborg Bachmann: versi: Il tempo dilazionato; Invocazione all'Orsa Maggiore; Poesie. Racconti: Il trentesimo anno; Tre sentieri per il lago. Romanzi: Malina. Saggi: L'elaborazione critica della filosofia esistenzialista in Martin Heidegger; Ludwig Wittgenstein; Cio' che ho visto e udito a Roma; I passeggeri ciechi; Bizzarria della musica; Musica e poesia; La verita' e' accessibile all'uomo; Il luogo delle donne. Radiodrammi: Un affare di sogni; Le cicale; Il buon Dio di Manhattan. Libretti: L'idiota; Il principe di Homburg; Il giovane Lord. Discorsi: Luogo eventuale. Prose liriche: Lettere a Felician. Opere complete: Werke, 4 voll., Piper, Muenchen-Zuerich. Interviste e colloqui: Interview und Gespraeche, Piper, Muenchen-Zuerich. Opere su Ingeborg Bachmann: un'ampia bibliografia di base e' nell'apparato critico dell'edizione italiana di Invocazione all'Orsa Maggiore] La guerra non viene piu' dichiarata, ma proseguita. L'inaudito e' divenuto quotidiano. L'eroe resta lontano dai combattimenti. Il debole e' trasferito nelle zone del fuoco. La divisa di oggi e' la pazienza, medaglia la misera stella della speranza, appuntata sul cuore. Viene conferita quando non accade piu' nulla, quando il fuoco tambureggiante ammutolisce, quando il nemico e' divenuto invisibile e l'ombra d'eterno riarmo ricopre il cielo. Viene conferita per la diserzione dalle bandiere, per il valore di fronte all'amico, per il tradimento di segreti obbrobriosi e l'inosservanza di tutti gli ordini. 14. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: NOTIZIE DALL'INFERNO [Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it) per questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei principali collaboratori di questo foglio, e una delle persone piu' lucide e rigorose impegnate nella solidarieta' internazionale] Il cielo sopra Baghdad resta quell'inferno che e'. I bombardamenti continui gelano il sangue. I massacri, la macelleria, la carneficina prendono il posto che gli spetta. In meno di tre giorni colpiti i mercati di due quartieri popolari di Baghdad, la scena e' la stessa: un cratere e intorno la distruzione, corpi insanguinati per terra, pietosamente coperti dai primi soccorritori, scene di dolore e disperazione... "e' una vergogna dell'umanita'" (Luigi Pintor). Si contano i morti, anche se il numero reale delle vittime e' un mistero. Quelli iracheni sono centinaia, forse migliaia; dati ufficiali: le vittime militari sono top-secret, quelle civili sarebbero 350. Da parte degli alleati sui dice che i morti sono 48. Ma in guerra, si sa, la verita' e' sempre la prima vittima. Nella sua bella "Lettera" (n. 89 del marzo 2003) Ettore Masina ricorda come in guerra ci sono morti, volti e nome e diritti di serie A ed altri di serie B. "Cominciamo a scorgere i volti dei morti di questa guerra e a sapere i nomi di quelli dell'esercito imperiale. Dei morti dell'esercito del dittatore i nomi non ci vengono dati e chissa' se qualcuno mai li raccoglie, cosi' i nomi dei bambini, delle donne e degli uomini massacrati dai bombardamenti. I cognomi dei caduti delle truppe di Bush e di Blair li dimentichiamo subito, ricordiamo invece, per qualche tempo, i loro nomi, non perche' crediamo che essi siano morti per una causa giusta (raramente una guerra fu cosi' infame) ma perche' pensiamo che gli siano stati imposti da genitori che li amavano e che non li rivedranno piu'. I reporter americani hanno l'ordine di non mostrarci i volti dei loro morti e quindi li vediamo nella foto di quando erano vivi, in cui ci sembra che tutti abbiano, in qualche modo, un'aria di famiglia. Aumenta la nostra detestazione per chi li ha mandati a morire per le fortune di Wall Street o della City, ma loro ci appaiono come poveri ragazzi allevati per un tragico destino (...). Ci sono anche persone che esistono soltanto nella realta' - come dire? - 'familiare', non per i mass-media. La televisione Al Jazeera trasmette da Baghdad le immagini di bambini straziati dalle ustioni, di vecchie mutilate, di anziani dilaniati da ordigni che, a giudicare dalle fasciature, sono cluster-bombs, le bombe a frammentazione, vietate anch'esse dalle convenzioni internazionali. Di quelle immagini, mostrate dalle televisioni di tutto il mondo, i tg americani non trasmettono che qualche frammento, almeno i tg in lingua inglese. La televisione italiana, forse per non addolorarci troppo, ne trasmette qualche avarissimo spezzone. Volti invisibili, tragedie senza nome...". Intanto i pacifisti sono in piazza in tutto il mondo, con la speranza che la volonta' di pace sia - alla fine - piu' forte di tutto questo. Perche' qualcosa e' profondamente cambiato rispetto alla prima guerra del Golfo del 1991; allora scrivere la parola "pace" sui muri voleva dire essere immediatamente denunciati e quindi processati. Oggi quella scritta sul muro e' stata sostituita da un numero incredibile di bandiere della pace. "Non ci sono volti ne' nomi sulle bandiere che sventolano sempre piu' numerose alle finestre e nelle piazze. Eppure sono la risposta simbolica, luminosa, di chi si rende conto che le guerre, tutte le guerre, sono atroce follia, deformano il volto e il nome dell'umanita'. Queste bandiere che piacciono tanto ai bambini e al papa, e che provocano attacchi di furore al presidente-marine-non-belligerante, sono il preannunzio di una nuova consapevolezza, che va molto al di la' delle divisioni politiche. Ma, per questo, tutti dobbiamo fare la nostra parte" (Ettore Masina). 15. APPELLI. TAVOLA DELLA PACE: APPELLO PER L'EUROPA CHE VOGLIAMO [La Tavola della pace e' il principale network pacifista italiano. Per informazioni e adesioni: Tavola della pace, via della viola 1, 06100 Perugia, tel. 0755736890, fax 0755739337, e-mail: info at perlapace.it, sito www.tavoladellapace.it; per contattare direttamente il portavoce Flavio Lotti: flavio at perlapace.it] La guerra contro l'Iraq ha diviso i governi europei impedendo all'Europa di agire in modo responsabile ed efficace. Allo stesso tempo decine di milioni di cittadini europei hanno dato voce ad un'Europa dei popoli unita attorno ai valori della pace, della giustizia, del diritto internazionale, dei diritti umani. Il momento e' estremamente difficile, il mondo e' in uno stato di pericolo, i rischi sono terribili, la posta in gioco elevatissima e noi non possiamo accettare il silenzio e l'inazione dell'Europa. Se i governi sono divisi, i cittadini europei hanno la responsabilita' di unirsi e di agire con determinazione e lungimiranza per dare vita ad un'Europa capace di affrontare le grandi sfide aperte e di mettere un freno alla guerra e al crescente disordine internazionale, all'ingiustizia e al terrorismo. Occorre agire subito. Abbiamo bisogno urgente di un'Europa decisa a costruire ed affermare se stessa come soggetto politico autonomo e indipendente; impegnata a ridefinire coerentemente i suoi rapporti di amicizia e cooperazione con gli Stati Uniti, con il mondo arabo e con il resto del mondo; determinata a collaborare con le Nazioni Unite per costruire un ordine mondiale piu' giusto, pacifico e democratico; decisa a contrastare ogni piano di "guerra infinita" o di "scontro di civilta'" per costruire nel Mediterraneo e nel Medio Oriente una comunita' di pace. Ci attendono scelte importanti, irrinviabili. Una grande responsabilita' spetta ai paesi fondatori dell'Europa, a coloro che per primi, dopo tanti secoli di guerre, hanno avuto l'intuizione e la capacita' di dare avvio alla costruzione dell'Europa come strumento di pace e di pacificazione. Il mondo ha disperato bisogno di una nuova Europa e noi, cittadini europei, consapevoli delle nostre responsabilita', vogliamo lavorare insieme affinche' l'Europa si metta al servizio della pace, della giustizia e della democrazia internazionale. Nessuno resti a guardare. * L'Europa che vogliamo L'Europa che vogliamo e' aperta, solidale e nonviolenta. L'Europa che vogliamo e' fondata sulla pace e sui diritti umani, sulla dignita' umana e sui diritti che le ineriscono, sui valori indivisibili e universali della liberta', della democrazia, dell'eguaglianza, della giustizia e della solidarieta'. L'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L'Europa che vogliamo e' una protagonista di pace positiva che s'impegna a ridurre l'ingiustizia planetaria, a sradicare la poverta', a prevenire e risolvere i conflitti, a sconfiggere il terrorismo, a sostenere la Corte Penale Internazionale, a rafforzare e democratizzare le Nazioni Unite per attuare le finalita' sancite dalla sua Carta e costruire un ordine internazionale pacifico e democratico. L'Europa che vogliamo e' aperta al resto del mondo, capace di stabilire con gli altri popoli e nazioni relazioni improntate alla ricerca del bene comune, alla cooperazione solidale, al riconoscimento e al rispetto delle diverse culture e identita'. L'Europa che vogliamo e' impegnata a fare del Mediterraneo il mare della pace, del dialogo tra le grandi religioni, dell'incontro tra persone e culture diverse, della sicurezza e dello sviluppo umano per tutti. L'Europa che vogliamo s'impegna a promuovere la pace, la giustizia e il rispetto dei diritti umani in Medio Oriente, mettendo fine al tragico conflitto tra israeliani e palestinesi sulla base del principio "Due Stati per due popoli". L'Europa che vogliamo e' decisa a saldare il suo debito storico con l'Africa e i suoi popoli aiutandoli ad uscire dalla crisi disperata che li imprigiona e ad avviare uno sviluppo autonomo. L'Europa che vogliamo e' l'Europa della convivialita' e dell'interculturalita': un'Europa che e' accoglienza di popoli, di lingue, di culture, di identita' e di storie diverse; un'Europa che rifiuta il razzismo e la discriminazione in tutte le sue forme; che riconosce e rispetta i diritti dei migranti e il diritto d'asilo ai profughi e rifugiati in fuga dalla guerra, dalla violenza e dalla fame. L'Europa che vogliamo mette al centro la persona e i suoi diritti fondamentali, adotta un modello di sviluppo sostenibile, e' capace di avere rispetto per la natura e per l'ambiente che ci circonda. L'Europa che vogliamo e' l'Europa dei cittadini, degli eguali diritti di cittadinanza di tutti coloro che vi risiedono: investe nella democrazia e nella partecipazione, riconosce il valore e favorisce lo sviluppo dell'associazionismo anche prevedendo forme di consultazione e collaborazione da parte di tutte le istituzioni europee; promuove lo sviluppo di una societa' civile attiva, pluralista e responsabile. L'Europa che vogliamo e' l'Europa dei popoli che, in attuazione del principio di sussidiarieta', valorizza le istituzioni di governo locale e le formazioni di societa' civile quali attori essenziali al suo sviluppo democratico e federale nell'ottica della governabilita' globale democratica. L'Europa che vogliamo attua politiche economiche tese a creare nuova occupazione e ridare piena dignita' al lavoro, a garantire a tutti il libero accesso ai diritti sociali di base, a salvaguardare il proprio modello di stato sociale promuovendo equita' e giustizia distributiva al proprio interno e a livello internazionale. Noi cittadini europei, uniti, oggi piu' che mai, nel nome della pace, della giustizia e della solidarieta' tra i popoli, ci impegniamo a partecipare attivamente allo sviluppo democratico di questa Europa. Chiediamo che nella Costituzione Europea in discussione si affermi, come all'articolo 11 della Costituzione Italiana, che: "L'Europa ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e riconosce nella pace un diritto fondamentale delle persone e dei popoli. L'Europa contribuisce alla costruzione di un ordine internazionale pacifico e democratico; a tale scopo promuove e favorisce il rafforzamento e la democratizzazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite e lo sviluppo della cooperazione internazionale". * Con questo spirito ci impegniamo ad organizzare dal 4 al 12 ottobre 2003, in occasione del semestre di presidenza italiana dell'Unione Europea, una nuova "Assemblea dell'Onu dei Popoli" dedicata all'Europa: una grande "audizione della societa' civile mondiale" sull'Europa e le sue responsabilita' verso il mondo, che si concludera' domenica 12 ottobre 2003 con una marcia per la pace da Perugia ad Assisi. Obiettivo comune: costruire l'Europa che vogliamo. L'Europa per la pace. Tavola della Pace Primo aprile 2003 * Per informazioni e adesioni: Tavola della pace, via della viola 1,06100 Perugia, tel. 0755736890, fax 0755739337, e-mail: info at perlapace.it, sito www.tavoladellapace.it 16. AMICIZIE. ADRIANA ZARRI RICORDA LAURA LOMBARDO RADICE [Dal quotidiano "Il manifesto" del 31 marzo 2003. Adriana Zarri, nata a S. Lazzaro di Savena nel 1919, e' teologa e saggista. Tra le sue opere segnaliamo almeno: Nostro Signore del deserto, Cittadella; Erba della mia erba, Cittadella; Dodici lune, Camunia; Il figlio perduto, La Piccola. Su Laura Lombardo Radice si vedano i ricordi apparsi nei numeri 546 e 547 di questo notiziario] Gia' Pietro mi aveva detto che stavi male, ma non pensavo che ci avresti lasciati cosi' presto. Io l'ho saputo, per via telefonica, prima che ne parlassero i giornali, con i vostri nomi appaiati: Lombardo Radice e Ingrao: due nomi che hanno scritto pagine importanti della storia d'Italia. Tu, Laura, non credevi, o ritenevi di non credere (dov'e' che comincia la fede?). Le tue esequie sono state giustamente laiche, per una coerenza da additare ad esempio a tanti sedicenti credenti (dov'e' che comincia l'ateismo?) che, vissuti da sempre lontani dalla fede, poi inscenano la commedia di funerali religiosi. Tu no. Vissuta, morta e sepolta da non credente quale eri o ritenevi di essere. E di questa coerenza, una credente quale io sono, ti do atto. E, da credente, ritengo che verrai bene accolta dal Cristo che non ci chiedera' se abbiamo creduto in lui ma se lo abbiamo servito attraverso gli uomini: "avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, nudo e mi avete vestito, in carcere e mi avete visitato...". E tu, Laura, lo avevi visitato ogni volta che ti recavi dai carcerati, occupandoti in modo particolare degli omicidi. E qui voglio ricordare un episodio che mi e' sempre rimasto in cuore. Un giorno (eravamo nell'eremo di Monte Giove dove i monaci camaldolesi riunivano credenti e non credenti per un proficuo dialogo) tu mi dicesti: "a Roma mi aspettano i miei assassinetti". In quell'affettuoso vezzeggiativo passava tanto cristiano amore. Ed e' con questo episodio che qui ti voglio ricordare, mentre tu sei transitata in quel di la' che attende tutti e dove i conti, cosi' spesso qua in terra tragicamente dispari, saranno infine pareggiati. 17. RITORNO AL FUTURO. MARIA LUIGIA CASIERI: UNA MANIFESTAZIONE PER LA PACE IN UNA SCUOLA PER L'INFANZIA [Maria Luigia Casieri insegna nella scuola dell'infanzia ed e' una delle principali collaboratrici di questo foglio] Qualche settimana fa, alle ore 12, in tutta Europa le scuole si sono fermate. Si sono fermate auspicando la pace. Anche noi. Scuola per l'infanzia. Ora di pranzo. Tutti a tavola. Vociare di bimbi, andirivieni di piatti, parlottare sommesso di maestre, che per un attimo sollevano lo sguardo dall'acqua che si versa, la forchetta che cade, la sedia che dondola: "saranno troppo piccoli, non sanno nulla della guerra, e' lontano da noi". Ma mentre ritorna a sedersi tra i bimbi, ancora assorta, perplessa e taciturna, ascolta. - Lo sai, sta per scoppiare la guerra? - E' vero. In Iraq, perche' ci sono i terroristi. - Si', e c'e' Bin Laden che ha mandato l'aereo contro le "Torri Gemelle" e sono crollate. - Bum, bum, tutte crollate col fumo. - E allora l'americani si so' arrabbiati. - Pero' l'americani gli avevano dato solo due euro e gli avevano preso tutto il petrolio e allora Saddam Hussein s'e' arrabbiato. - E ci ha pure le armi chimiche, pero' le deve distruggere. La maestra si avvicina: "Stavate parlando di una cosa importante, vuoi spiegarla a tutti? Bambini, smettete di mangiare, posate le forchette, fate silenzio, Giannino deve dire una cosa importante, che non e' una favola, non e' un gioco; e' una cosa vera". Qualcuno si alza, qualcuno resta a bocca aperta, in un irreale silenzio di attesa. Giannino si alza, si porta al centro della stanza, si affianca alla maestra, le prende la mano, che manipola nervosamente, poi, con la voce rotta dall'emozione: "Sta per scoppiare la guerra". Silenzio. "Stanotte bombardano l'Iraq e se Saddam usa le bombe batteriologiche e' un macello". In un silenzio ancora attonito, si alza una voce: - e' vero, l'ho sentito alla televisione, e muoiono i bambini... - e anche i nonni... Poi le voci si accavallano, si affastellano, infine si uniscono: contiamo lentamente e sommessamente fino a dieci, tenendoci stretti per mano. Al dieci, esplode l'urlo straziante "Pace", prolungato da un lungo applauso, i volti ancora rossi, nel cuore la speranza di Giannino "che il capo dell'America e dell'Iraq si mettono d'accordo e non buttano le bombe". Un brivido percorre la schiena. 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 19. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 553 del primo aprile 2003
- Prev by Date: INCHIESTA SULLA STRAGE A NAJAF "I MARINE HANNO SBAGLIATO"
- Next by Date: L'obiezione di coscienza di due militari inglesi
- Previous by thread: INCHIESTA SULLA STRAGE A NAJAF "I MARINE HANNO SBAGLIATO"
- Next by thread: L'obiezione di coscienza di due militari inglesi
- Indice: