Giulietto Chiesa a Bastia Umbra



Subject: Giulietto Chiesa


Carissime/i, vi allego la conferenza di Giulietto Chiesa a Bastia Umbra
(pubblicata dalla rivista "Primomaggio"). Il noto giornalista ed autore del
libro "La guerra infinita", ed. Feltrinelli" riferisce informazioni che é
bene conoscere prima di ...entrare in guerra. Pace bene a tutti, Gigi

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Giulietto Chiesa

E' il primo dibattito che faccio su questo libro, "La guerra infinita",
anche se ne ho fatti 89 dopo il mio ritorno dall'Afghanistan. Questo libro è
un tentativo di rispondere a tutte le domande che mi sono state fatte nel
corso degli incontri, domande che erano anche mie, alle quali nessuno può
trovare una risposta unica, per cui neanche la mia è una risposta univoca,
ma diciamo che ci ho provato! Leggetelo e fatevi un'idea, perché per adesso
di idee ce ne sono poche, ci sono invece molti punti interrogativi da
risolvere, per cui vorrei che il libro servisse a questo, come strumento di
guida in questo ginepraio.

Faccio due premesse, brevi, ma importanti.

La prima è che io non vado in giro a vendere speranze, non chiedetemele con
domande del tipo "tu cosa proponi?" o "come se ne esce?" ecc.. perché non lo
so, ho delle idee ma dubito che siano sufficienti. Una cosa certa è che per
uscire dalla situazione in cui siamo, noi abbiamo bisogno di una idea nuova
del mondo, che la sinistra democratica non ha, le vecchie idee e concezioni
politiche non funzionano più, perché siamo di fronte ad una situazione
nuova, quindi la prima cosa da fare è saperne di più, imparare di più,
riflettere e smettere di biascicare le litanie del passato, tanto non
servono più a niente, litanie come il discorso sulla teoria
dell'imperialismo.

Questa teoria non serve più a spiegare ciò che sta succedendo oggi, anche se
io nel mio libro comincio subito dicendo "benvenuti nell'epoca dell'Impero",
noi siamo entrati nell'epoca non dell'imperialismo, ma dell'Impero totale
che è una cosa nuova, bisogna cercare di capire intanto che cosa è.

Poi altre due cose: noi siamo entrati nell'epoca dell'Impero l'11 settembre
2001 e questo Impero contemporaneamente è entrato in guerra e ci dichiara
che vuole fare la guerra per un'intera generazione. Lo hanno detto tutti:
Bush, Cheney e Rumsfield ci stanno ripetendo che questa guerra è lunga e
durerà un'intera generazione, e non stanno scherzando, parlano sul serio e
quindi tutti noi moriremo in stato di guerra.

La seconda è come mai l'Impero che da 10 anni ormai è rimasto l'unico sulla
scena del mondo, diventa Impero, diventa cioè potente, consapevole della sua
forza ed entra in guerra contro il terrorismo internazionale, come ci è
stato detto.

Sanno già, in anticipo, che ci vuole una generazione per sconfiggere il
terrorismo internazionale? Ma non vi sembra strana questa cosa, perché è
necessaria una guerra così lunga, quando fino al 10 settembre noi non
sapevamo che ci fosse un nemico così potente da richiedere una guerra che
dura un'intera generazione? Ci crediamo o no? Io ho qualche dubbio, cioè
dubito che quello che ci stanno dicendo corrisponda a quello che stanno
facendo.

La seconda premessa è questa: io immagino che stasera tornerete a casa un
po' più inquieti di prima, almeno lo spero! Perché io ritengo che la prima
cosa da fare è inquietarsi, prima ancora di decidere che cosa si deve fare,
inquietarsi, perché molta gente non si è ancora resa conto di ciò che sta
succedendo. La guerra afgana è cominciata, sembra quasi finita, è stata
annunciata quella in Iraq, però non c'è ancora l'idea che la guerra sia una
cosa che ci riguarda. Milioni di persone in Italia non pensano che la guerra
li riguardi, ma si sbagliano! La guerra rapidamente ci riguarderà molto da
vicino.

Cerchiamo di vedere un po' più da vicino che cosa sta accadendo.

11 settembre: una data annunciata

Vi propongo alcuni elementi di riflessione sull'11 settembre, perché tutto
ruota o sembra ruotare intorno a questa data. C'è stato un giornalista
americano che scrive per il Los Angeles Times e per l'Herald Tribune,
William Pfaff, che ha scritto una frase che mi ha ispirato. E' da li che
sono partito per scrivere il libro: "l'11 settembre l'impero ha preso
coscienza di essere tale", cioè fino al giorno prima già esisteva, perché
con il crollo dell'unione Sovietica nel 1991 questo impero si è formato, non
c'era più il mondo bipolare, sono rimasti solo gli Stati Uniti con una
potenza sconfinata, micidiale, unica già allora.

Ma di questo potere non se ne resero conto subito, c'è voluto un po' di
tempo.

Che avessero già il senso della potenza si intuiva e nel libro racconto
dettagliatamente un episodio del tutto sconosciuto: la guerra del Golfo del
1991 non iniziò mica come noi sapevamo! Cominciò 17 ore prima con una
operazione militare che è rimasta segreta fino a pochi mesi fa, si chiamava
"operazione scoiattolo".

Ve la racconto: 16/17 ore prima che cominciasse l'attacco contro l'Iraq una
squadriglia di bombardieri B52 M-modificati si levò da una base della
Louisiana carica di missili di crociera, attraversò l'Oceano Atlantico e
sorvolò lo Stretto di Gibilterra e tutto il Mediterraneo, entrò nello spazio
aereo egiziano, attraversò il Mar Rosso, sorvolò l'Arabia Saudita e da lì,
senza entrare nel territorio iracheno, sganciò 32 missili di crociera; la
guerra iniziò così, con una operazione sperimentale e segreta, poi questi
aerei fecero una virata di 180 gradi e ritornarono nella loro base in
Virginia senza mai scendere a terra, ripetutamente riforniti in volo da
aerei che si erano alzati dalle Azzorre.

Perché questa operazione ce l'hanno tenuta nascosta? Perché era la prima
volta che gli americani provavano a fare una guerra completamente da soli:
infatti non chiesero il permesso a nessuno per questa operazione, nemmeno
alla Nato. Questo nel '91, diversi anni fa, quindi significa che già da
allora c'era qualcuno che pensava a sviluppi futuri, non sono mica ingenui;
hanno decine di centri di ricerca dove fanno i loro calcoli, ragionano
strategicamente e pianificano. Avevano già pensato alla guerra da condurre
da soli, in qualsiasi parte del pianeta, ma perché? Di che cosa non si
fidavano i generali americani nel '91? Perché non si fidavano neanche degli
europei? C'era quindi già allora l'idea che l'America sarebbe diventata
qualcosa di diverso da quello che noi abbiamo percepito fino ad oggi, sono
passati 10 anni e la guerra afgana si fa senza bisogno di nessuno, neanche
della Nato, non ci hanno chiesto di partecipare e anzi hanno cercato di
tenerci da parte e con noi i francesi e i tedeschi. Hanno partecipato solo
gli inglesi e potevano anche non farlo, neanche di loro c'era bisogno.
Questa è una prova dell'impero, vogliono far da soli, perché non si fidano
più di nessuno e perché intendono dominare il mondo.

C'è una frase che io vi propongo come spiegazione, anche questa abbastanza
lontana: Ronald Reagan dice durante il suo primo mandato a tutto il mondo
"il tenore di vita degli americani non è negoziabile", questo c'entra
moltissimo con la guerra. Vedremo dopo cosa significa questa frase.

Ma torniamo al 2001, al fatale 11 di settembre e alla frase di Pfaff, che
dice che da questa data l'America ha preso coscienza di essere diventata
l'impero e di voler esercitare il suo potere. Che cosa era successo in
quell'anno? Noi abbiamo saputo che l'America è entrata in recessione, lo
abbiamo saputo il 13 novembre 2001, che nel calendario viene dopo l'11 di
settembre; ma quando ci hanno detto che l'America era entrata in recessione
ci hanno anche detto simultaneamente che lo sapevano dall'aprile del 2001,
che viene prima dell'11 di settembre!

E allora di fronte a queste due date cerchiamo di riflettere: ci dicono nel
2001 che l'America è entrata in recessione, ma questa è la notizia più
importante dell'ultimo quindicennio!

Perché in tutti i quindicenni precedenti ci hanno detto che il modello
americano era fantastico, funzionava meravigliosamente, che la
globalizzazione era un grande successo, che si produceva più ricchezza di
prima e che questa ricchezza veniva distribuita in tutto il mondo, era il
modello giusto. Ma non abbiamo forse vissuto gli ultimi anni con una
sinistra italiana che diceva che questo era il modello che bisognava
seguire, che o fai come loro oppure perdi la concorrenzialità, che bisognava
essere privatizzanti, deregolanti, che bisognava accettare tutto il modello
americano perché funzionava benissimo, era perfetto, che non ci sarebbero
più state crisi, che era la fine delle crisi cicliche del capitalismo. Non
ha detto tutto questo D'Alema, in questi anni? Ma cito lui solo perché
questa era l'opinione comune.

Novembre 2001: la crisi della globalizzazione americana

E invece, nel novembre 2001, noi veniamo a sapere che l'America si è
fermata, e chi è che l'ha fermata? Non c'è più l'Unione Sovietica, il
nemico, e infatti nessuno l'ha fermata, si è fermata da sola!

Nel 2001 noi abbiamo assistito alla formalizzazione della crisi della
globalizzazione americana. Però loro lo sapevano da aprile e ci hanno
impiegato otto mesi per dirci la più importante notizia dell'ultimo
quindicennio. Ma come? Non viviamo forse nell'epoca della tecnologia più
raffinata, dove basta schiacciare un pulsante per trasferire cento miliardi
di dollari dalla borsa di New York a quella di Tokyo, o di Londra?

E poi mi è venuta in mente un'altra cosa: gli otto grandi che si sono
riuniti a Genova a luglio, sempre prima dell'11 settembre, lo sapevano o non
lo sapevano che l'America era già in recessione da alcuni mesi? Anche questa
è una domanda interessante, perché i casi sono due: o questi otto lo
sapevano, e allora ci hanno mentito in modo clamoroso e spudorato, oppure
non lo sapevano, e allora non sono otto grandi, allora c'è qualcuno che è
più grande di loro che l'ha tenuto nascosto all'opinione pubblica mondiale,
circa 6 miliardi di persone.

In questo fatale 2001 è successa un'altra cosa: è crollata da Enron
Corporation, abbiamo sentito qualcosa, ma poca roba perché da noi la nostra
stampa non si occupa delle cose importanti, Bruno Vespa ce lo insegna tutte
le sere, non è vero?

Questa Enron aveva due caratteristiche "divertenti": era il più grande
gigante energetico del mondo e la settima impresa mondiale nella
graduatoria. Se crolla una cosa di questo genere, che era nell'elenco dei
primi 100 potenti del mondo, è come dire non tanto che sono stati messi sul
lastrico circa 50 mila persone a cui hanno rubato anche le pensioni, ma è
come se ci dicessero che il Belgio è affondato, sparito. Nel 2001 l'intero
gruppo dirigente della Enron si è portato via qualcosa come 1000 miliardi di
dollari. Questo sarebbe niente se non fosse anche che la Enron ha finanziato
la campagna elettorale di Bush, Cheney, Rumsfield, e altri membri di questa
amministrazione che praticamente è tutta composta di ex funzionari o
dirigenti della ENRON CORPARATION.

Quindi immagino che anche a voi inizia a venire qualche sospetto su ciò che
è successo nel 2001, a me ne sono venuti molti, perché in tutta questa
storia c'è qualcosa che non funziona, compresa l'elezione del Presidente
Bush.

A proposito di D'Alema; non ci hanno forse spiegato questi signori che il
modello americano e la democrazia americana era la migliore possibile, che
bisognava imitare l'America, tanto è vero che l'abbiamo imitata, perché i 61
deputati eletti in Sicilia per il Polo sono stati regalati al Polo perché
noi gli abbiamo regalato il sistema maggioritario e perché glielo abbiamo
regalato? Stavamo imitando il sistema elettorale americano, il bipartitismo,
l'alternanza, tutte queste scemenze da bambini delle elementari, e poi
scopriamo che la più grande democrazia del mondo, anzi l'Impero, ha un
imperatore che non è stato eletto dagli americani, ma nominato da un
tribunale della Florida dipendente dal fratello del Presidente degli Usa.
Che meravigliosa democrazia che abbiamo di fronte! L'imperatore, che è
soltanto un facente funzione, perché come tutti voi avrete capito Bush non è
il vero imperatore troppo incolto per fare il Presidente sul serio, il
Presidente vero è Cheney, "è stato comunque eletto", anche se probabilmente
"non ha neanche vinto le elezioni", anche questo è accaduto all'inizio del
2001. Allora io cosa concludo? Che ho deciso di mettermi a studiare questo
11 di settembre e ho cominciato pazientemente a raccogliere tutte le
informazioni che sono state pubblicate sulla stampa americana, con calma, ho
ritagliato i giornali, ho messo insieme le cifre, ho fatto un po' di conti e
guardando questo problema da ogni parte, ogni cosa che vedevo mi portava ad
una conclusione unica, anche se sono stato prudente e ho riflettuto a lungo
se dirla o meno, perché mi sembrava troppo grossa, ma poi siccome era
evidente, me ne sono sempre più convinto e leggendo Chomsky, che più o meno
diceva le stesse cose, sono arrivato a questa conclusione che vi comunico:
noi non sapremo mai la storia dell'11 di settembre, queste storie non si
sanno mai nel corso di una vita, noi italiani siamo molto esperti a
cominciare dalla strage di Piazza Fontana per cui ci sono voluti 40 anni per
capire qualcosa, dall'Italicus, da Brescia, da Bologna ecc.. noi non abbiamo
saputo mai niente perché c'erano i servizi deviati, un termine del tutto
italiano, ma chi li devia i servizi?

Allora, per analogia e non solo, la prima considerazione è questa: l'11
settembre è troppo grande per un fanatico islamico, perché in una grotta
afgana non si costruisce l'11 settembre, visto che ci saranno voluti almeno
250 uomini mettendo insieme quelli che hanno raccolto i soldi, usato le
carte di credito, fatto le prenotazioni, controllato i movimenti, che hanno
fatto il cifrario segreto per le comunicazioni ecc.. non l'ho fatto io
questo conto; ma come si fa a non sapere nulla prima?

Ho chiesto ad un mio vecchio compagno partigiano genovese quanto tempo
impiegavano per organizzare un'azione gappista seria durante la guerra
clandestina contro i nazisti e i fascisti. Mi ha risposto che per una
operazione seria non si poteva aspettare più di una settimana perché
qualcuno si lasciava sfuggire sempre qualcosa, quindi di queste 250 persone
operando all'interno degli Stati Uniti per anni e anni nessuno si è accorto
di niente? Poi ci viene detto che in realtà qualche cosa lo sapevano, ma che
dovevano fare altre indagini, poi veniamo a scoprire che addirittura tra i
kamikaze che avrebbero preso parte a questa operazione alcuni sono stati
fermati tre o quattro volte quella stessa giornata prima di salire
sull'aereo, e poi pian piano viene fuori l'ultima cosa divertente e
incontrovertibile, perché ci sono i documenti, cioè il fatto, pubblicato da
Le Monde, per cui esiste un rapporto che l'FBI ha inviato subito dopo l'11
settembre al Ministero della Giustizia americano e che rivela che nella
cittadina di Fort Lauderdale in Florida (di nuovo la Florida! che
coincidenza!) alcuni giorni prima dell'11 settembre un gruppo di 60 studenti
israeliani erano alloggiati, nella stessa cittadina in cui si trovavano 7
dei 15 kamikaze che avrebbero preso parte all'attacco aereo. L'FBI quando
viene a scoprirlo si chiede che cosa ci facessero questi studenti israeliani
a Fort Lauderdale e se per caso erano lì per seguire i kamikaze? Perché non
hanno detto niente all'FBI e alla Cia?

Se cominciamo a snocciolare queste cose, viene fuori quello che dice
Chomsky: la verità non la sapremo, ma una cosa la sappiamo con assoluta
certezza per me, ed è che la versione che ci hanno offerto è falsa! Tutto
ciò che i mass media mondiali hanno pubblicato sull'11 settembre è falso,
l'interpretazione politica dell'11 settembre è falsificata completamente. Ma
è su questa base che siamo andati alla guerra in Afghanistan! È su questa
base che si sono uccisi 6500/7000 civili afgani e 15000 combattenti
talebani, certo brutali, ma li abbiamo ammazzati, e in ogni caso se non ci
paiono tanto gravi i militari non dimentichiamo i civili, una bella
vendetta! 1 a 3, ma loro valgono meno dei morti delle Twin Towers, che pure
sono morti anche quelli, ma ci sono due pesi e due misure, anche in questo
senso. Ma non è questo il punto. Se la versione è falsa, se la guerra è
stata fatta sulla base di criteri falsificati, che cosa è accaduto che
spiega questa guerra lunga che ci sta di fronte?

Che cosa è accaduto per far raggiungere agli americani la più alta cifra mai
stanziata nella loro storia, in termini percentuali e assoluti, di spese
militari? Ufficialmente si tratta di 387 miliardi di dollari, 48 miliardi in
più dell'anno precedente! Ufficiosamente, perché alcuni questo calcolo
l'hanno fatto guardando con attenzione il bilancio americano, sono circa 550
miliardi di dollari per il solo 2003! Per dare un'idea di questa spesa basta
dire che in termini percentuali gli americani hanno superato la cifra del
1982, l'anno più drammatico della guerra fredda quando la Russia con Breznev
annunciò la parità strategica con gli Usa, il momento in cui si minacciava
lo scontro nucleare con l'Unione sovietica! Quindi è evidente che non
scherzano. Poi c'è una seconda cosa: hanno deciso di abbandonare
unilateralmente il Trattato ABM del 1972, il trattato che garantiva
l'equilibrio strategico tra Unione Sovietica e Usa e voleva dire che siccome
si era raggiunta la parità militare o la si stava per raggiungere, entrambe
le due potenze rinunciavano all'idea di costruirsi uno scudo stellare
missilistico che coprisse l'intero paese, o meglio ne costruirono solo uno a
testa, i Russi per proteggere Mosca e gli americani per proteggere una base
strategica. Era il famoso discorso dell'equilibrio del terrore, cioè una
mutua distruzione assicurata, perché se una potenza attaccava e l'altra
aveva un "ombrello" sarebbe stata in grado di contrattaccare, quindi nessuno
dei due avrebbe mai attaccato.

Perché improvvisamente nel 2001 una delle prime decisione che prende il
presidente Bush appena arrivato al potere è quella di ritirarsi fuori da
questo Trattato, dichiarando alla Russia che gli americani si faranno il
loro scudo stellare? Perché, che cosa è successo? L'argomentazione, alla
quale credono tutti i nostri commentatori italiani, è che ci sono alcuni
paesi, cosiddetti "stati canaglia", di cui non ci si può fidare e che un
giorno potrebbero attaccare gli Usa, tra cui l'Iraq, l'Iran, la Corea del
Nord, ma non risulta che questi stati abbiano le armi nucleari, forse se le
potranno fare, tra qualche anno, ma per ora non ce l'hanno. Per cui, bisogna
abbandonare il Trattato ABM, rovesciare completamente il sistema degli
accordi internazionali per proteggersi da questi tre stati che l'arma
nucleare neanche ce l'hanno: la spiegazione non può essere questa.

Il nemico americano di sempre: La Cina

Gli americani si stanno preparando ad un grande scontro strategico mondiale,
questo non significa che si stanno preparando a fare la guerra, ma che si
stanno preparando ad uno scontro mondiale con il solo paese che in questo
momento riesce a prendere decisioni senza chiedere il permesso a qualcuno,
neanche agli Usa. È evidente che parliamo della Cina. Gli americani si
stanno preparando alla guerra contro la Cina, naturalmente non ce lo dicono,
non si può dire, sarebbero tutti indignati soprattutto per le motivazioni
che adesso cercheremo di capire. Facciamo un calcolo, io ho parlato di crisi
della globalizzazione americana, perché ciò che sta accadendo è che
l'occidente si è fermato, il Giappone non cresce più da dieci anni,
l'America si è fermata nel 2001, l'Europa arranca intorno allo 0,7-1,2%, se
le mettiamo insieme l'anno prossimo raggiungiamo un livello di crescita
medio annuo dell'1,7% del prodotto mondiale lordo, se va bene! Ma dieci anni
fa gli americani, il FMI, dicevano che se si fosse giunti ad una crescita
inferiore al 2% del prodotto interno lordo mondiale, saremmo stati in crisi
gravissima! Ci siamo arrivati, siamo già nella crisi mondiale dell'economia,
ed è una crisi grande, non credete a quelli che scrivono sul Sole 24 Ore,
che ci dicono che la ripresa è dietro l'angolo, perché non c'è nessuna
ripresa, guardate come vanno le borse, sembra un'altalena! La Federal
Reserve nel 2001 ha abbassato il tasso di sconto del dollaro di 11 volte, in
un solo anno! non era mai accaduto nella storia degli Usa che si abbassasse
così il tasso per far riprendere gli investimenti, e comunque non ci sono
riusciti! hanno diminuito le tasse per i ricchi, per aumentare i loro
consumi e gli investimenti, non ci sono riusciti! E pensare che l'America
era la locomotiva mondiale. Dall'altra parte? Guardiamo la Cina: un miliardo
e 250 milioni di persone, che da dieci anni continua a crescere a tassi medi
lordi superiori all'8% medio annuo.

Proviamo a fare un ragionamento banale: i cinesi incominciano già adesso
(non occorre arrivare all'anno fatale che poi vi dirò) a desiderare di
consumare tanto quanto consumiamo noi, di bere tanta acqua quanto noi, di
avere tante automobili quante ne abbiamo noi e di consumare tanta benzina
quanto noi. Cosa succederà nel famoso anno 2017? Perché, direte voi, il
2017? Ve lo dico subito: c'è un documento del Pentagono pubblicato alla fine
del 2000, pochi mesi prima del fatale 2001, in cui Rumsfield, non ancora
Ministro della Difesa, scriveva, insieme ad un gruppo di importanti generali
del Pentagono, che nel 2017 la Cina sarebbe divenuta il nemico principale
degli Usa. Gli esperti hanno già fatto tutti i conti, mettendo in lista lo
sviluppo demografico della Cina, il suo sviluppo economico, tecnologico,
militare e facendo la somma hanno concluso che la Cina del 2017 sarà un
paese in condizioni non solo di difendersi, ma di minacciare la sicurezza
degli Usa. Allora bisogna arrivare al 2017 mettendo gli Usa in una
superiorità tale da consentire agli Usa in quel momento cruciale, di dettare
le loro condizioni al mondo intero.

Sta succedendo che dove si conoscono le cose, si è capito che siamo arrivati
ad un punto cruciale della storia dell'uomo, ai limiti dello sviluppo.

Oltre significa porsi il problema che Ronald Reagan aveva già intuito 15
anni fa: le condizioni di vita degli Usa non si negoziano. Vedete, noi
stiamo già chiudendo le nostre città la domenica perché non ci respiriamo
più, la temperatura del pianeta sta crescendo perché causiamo l'effetto
serra, perché consumiamo troppa energia e stiamo depredando tutte le
ricchezze della terra, stiamo facendo andare indietro i ghiacciai e salire
il livello del mare, nei giorni scorsi ho letto una notizia agghiacciante in
un piccolissimo trafiletto del Financial Times dove c'era scritto che tutte
le aziende della pesca mondiale hanno fatto una Conferenza in Alaska e hanno
tirato fuori tutti i dati che avevano a disposizione dai quali risulta che
noi abbiamo dimezzato il patrimonio ittico di tutti gli oceani del mondo
negli ultimi dieci anni. Quindi stiamo distruggendo l'intero patrimonio
ecologico del pianeta ad una rapidità vertiginosa.

Ma noi possiamo permetterci davvero che un miliardo e 250 milioni di cinesi
entrino sul mercato mondiale facendo quello che abbiamo fatto noi fino ad
ora? Ma salterebbe tutto per aria!

Tiriamo le somme: bisogna impedirglielo. Non necessariamente facendo la
guerra, ma costringendoli a subire le nostre decisioni. Non c'è soltanto il
problema dei ricchi e dei poveri nel pianeta, il classico "elastico di
classe" che l'occidente ha teso negli ultimi anni oltre ogni misura, ci sono
800 milioni di persone che non mangiano abbastanza, c'è un miliardo di
persone che non beve abbastanza, ma questo non è tutto. C'è un terribile
secondo "elastico" che non vi ho descritto, noi siamo arrivati ai limiti
dello sviluppo o perlomeno di quello sviluppo, perché non è detto che non ce
ne possa essere un altro. Questo sviluppo per essere mantenuto richiede la
guerra, una grande potenziale guerra di sterminio per mantenere il loro
livello di vita.

L'Europa: quale ruolo?

E allora, che cosa possiamo fare? Poco, io non ho parlato neanche
dell'Europa, perché è un nano militare che non conta niente, ma è un gigante
economico che potrebbe contare. Guardate come riesce a contare nella crisi
palestinese, noi abbiamo dei dirigenti che oltre ad essere vili e incapaci,
sono dei vassalli incapaci di capire ciò che sta accadendo. In che cosa
possiamo sperare, nell'Europa che si erge e dice che la guerra non la vuole?

Questa è una guerra folle, non sarebbe meglio cercare di capire tutti
insieme come utilizzare al meglio le risorse del pianeta? Forse noi dovremmo
rinunciare a qualche cosa, ma in compenso avremmo la pace, potremmo
sopravvivere e dare un futuro ai nostri figli, oppure la guerra. Ma chi sono
gli uomini in Europa capaci di alzarsi un giorno e riflettere in termini
strategici, non soltanto nei termini di tre o quattro anni, quando si
saranno eletti di nuovo? Noi non abbiamo leader capaci di guardare più in là
di quindici anni, non abbiamo nessuno intorno a noi, senza parlare di questo
gruppo di criminali che sta alla testa degli Usa in questo momento. Occorre
una grande "riforma intellettuale e morale" come direbbe Gramsci, che non
inizia certo dai nostri dirigenti, ma da noi stessi, che intanto dobbiamo
cominciare a dire che questa guerra non la vogliamo e che faremo di tutto
per impedirla.

È necessaria poi una riflessione nuova, senza stare a biascicare sulle
vecchie formule del passato, e capire che noi ci troviamo in una svolta
della storia che nessun' altra generazione ha mai vissuto. Mai era capitato
che l'uomo potesse turbare l'universo, e non c'è nessuna teoria di classe
che ci spiega come se ne esce. Non c'è un vincitore o perlomeno a Washington
pensano che possono essere loro, io non ne sono sicuro, perché questa guerra
potremmo anche non vincerla. E anche se la vincessimo? Che cosa ne
uscirebbe? Avremmo sicuramente perduto la libertà, la democrazia, tutte le
cose belle di questa società, la civiltà, il diritto, la nostra dignità e i
nostri valori.

Concludo ricordando con quello che mi è accaduto nella Valle del Panshir il
giorno prima della mia partenza, quando, guardando la televisione
nell'ospedale di Emergency, fummo informati che quel pomeriggio nella
cittadina di Peshawar, in Pakistan, 500 giovani avevano firmato per la Jiad,
in un solo giorno. Mi chiesi: che cosa succederà quando uccideranno Bin
Laden? Diventeranno 50 mila, poi 500 mila, ripeto quindi che non sono sicuro
che noi vinceremo questa guerra, contro un esercito di kamikaze che stiamo
creando con le nostre mani. Ho scritto questo libro il più in fretta
possibile, perché sono convinto che questa riflessione non ha tempi
infiniti. Sono angosciato, volevo angosciarvi, spero di esserci riuscito