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Milano bellissima per un giorno
- Subject: Milano bellissima per un giorno
- From: "Drane" <lunadrane at tiscali.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Sun, 23 Mar 2003 11:46:44 +0100
Articolo di Silvia Arioli - Milano 15/3/2003 ore 14Per un giorno la Milano che di solito detesto diventa una Milano bellissima, piena di colori, di gente, di suoni, di occhi, di sorrisi, piena soprattutto di bandiere di pace. Milano per un giorno ha sostituito la sua faccia grigia e musona con un fiume coloratissimo e rumoroso di persone venute da ogni parte d'Italia per dire NO alla guerra. Persone diverse, con facce uniche, con bandiere e striscioni colorati, alcuni uguali altri unici, ma tutte li' con uno scopo comune: la pace. Ci sono tanti bambini, portano striscioni piu' grandi di loro. In effetti, gli striscioni sono fatti per gli adulti, visto che sono gli adulti a volere la guerra... Camminando in questa "mia" Milano stravolta e sradicata dal suo quotidiano, guardando i volti felici degli altri manifestanti e i volti (soliti) musoni e imbronciati di qualche milanese scocciato di questo contrattempo che interrompe il suo shopping, ascoltando le parole di pace di chi ci crede nella bandiera che porta e le parole di chi ha troppo da fare per stare a pensare a questo genere di cose, o peggio di chi questa guerra contro i nemici del mondo (leggi anche i nemici degli USA) la ritiene giusta, e sentendo anche i clacson degli automobilisti infastiditi perche' bloccati dal corteo che pensano di accelerare la cosa strombettando dalle loro auto, be' vedendo e ascoltando tutto cio' mi chiedo cosa davvero sia la pace, da dove nasce questa pace che noi vogliamo. La pace e' davvero solo un'assenza di guerra? Non credo. In fondo con l'embargo gli USA non sono gia' in guerra da 10 anni con l'Iraq? La guerra e' gia' scoppiata da tempo. Ma allora perche' siamo tutti qua a urlare che la guerra non la vogliamo? Perche' non ci uniamo a urlare che anche l'embargo noi non lo vogliamo? Cos'e' che cerchiamo davvero di comunicare? Forse che siamo stufi. Forse davvero siamo stufi che il pirla di turno si permetta di decidere nel nostro nome cose che noi non approviamo. Prima si brontola col vicino di casa sulla politica, poi si possono prender due strade: la prima e' questa, e' dire che noi non ci stiamo piu'. L'altra e' quella di chi dice "Tanto non serve a niente" e si guarda bene dal fare sentire la sua voce. Noi che strada abbiamo preso? Io che strada ho preso? Io questa pace la voglio davvero, e capisco che allora non basta manifestare, gridare, attaccare adesivi, distribuire volantini. Devo portarla nel mio cuore la pace. Manifesto davvero la pace che voglio con i colleghi, coi pazienti, coi vicini di casa, con la mia famiglia? E' nel mio cuore la pace o e' solo sulle mie labbra? Cosa vuol dire la parola "pace"? Penso che la pace non sia ne' un concetto ne' una meta, ma un viaggio che si fa giorno dopo giorno. Rispettare la diversita' di chi ci sta accanto per quanto difficile sia, e amare chi ci e' accanto nonostante (o forse proprio per questo) la sua diversita'. Non vuol dire essere sorridenti e accondiscendenti, no, ma amare e rispettare l'altro. Perche' l'altro puo' essere oggi un paziente particolarmente difficile, ma domani puo' essere un popolo diverso dal mio. La mia pace, allora, quella pace che dico di volere, dov'e', solo sulle mie labbra o anche dentro il mio cuore? Non lo so. Ma so che dentro al mio cuore ogni giorno c'e' un pezzetto di me che manifesta con le bandiere di pace...
Drane
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