Diyarbakir - 20 marzo 2003



Diyarbakir - 20/3/2003

Al risveglio troviamo la notizia del primo attacco a Baghdad. Una coltre
pesante mi cala sull'anima, anche se non si capisce ancora bene cosia sia 
successo.

Andiamo alla sede del partito democrtico curdo, che ora si chiama Dehap;
pochi locali pieni di fumo, parecchio fermento ma nessuno che parla
inglese. Restiamo un po' a scambiarci sguardi e strette di mano, poi ce
ne andiamo.

Un ragazzo curdo ci approccia all'uscita, ha una faccia simpatica, il
gabbiano jonathan livingstone in mano, parla due parole di inglese, provo 
a chiedergli se sa dov'e' il MKM. Abbiamo infatti saputo che il centro
culturale della Mesopotamia di Diyarbakir, chiuso mesi fa, riaprira; tra
poco e ci aspettiamo di trovare qualcuno che sta lavorando
all'allestimeno della nuova sede.
Mervan, cosi' si chiama, disponibilissimo, si fa carico di noi e ci
accompagna con spirito gentile. Quella gentilezza curda e anche araba,
che se ci stupisce vuol dire che siamo proprio messi male.. a stupirci di 
qualcosa che dovrebbe essere patrimonio di ogni cultura, e che forse non
lo e' piu' della nostra.

Il centro e' bellissimo. E' un palazzo di qualche secolo fa appena
ristrutturato, con ancora la vernice fresca in alcuni punti. Il MKM qui
pero' non si chiama MKM, ma con un nome diverso: e' tipico per le
attivita' curde cambiare nome di frequente, ogni qual volta ripartono
dopo essere state chiuse dai turchi.

Una ragazza curda con un francese incerto, ma certo migliore del mio, ci
accompagna a visitarlo. In alcune stanze hanno fedelmente riprodotto
l'ambientazione tipica curda, ed' e' molto suggestivo, colorato e
rilassante. Hanno un grande gusto i curdi per la vita quotidiana, per i
particolari e per le relazioni tra le persone. Un gusto che, oppresso
insieme ai loro diritti, quando trova un piccolo spazio come questo
esplode in maniera meravigliosa.

La cosa bella e' stata che pur senza scambiarsi una parola in una qualche 
lingua comprensibile, i grandi sorrisi e la grande gioia reciproca
gazzi curdi del
centro. Si vede anche che sono molto felici e orgogliosi di aver
ricostruito questo posto, dove si svolgeranno corsi di teatro, lingua e
musica curda.

Durante un breve giro nelle vie del mercato, un venditore di tappeti ci
approccia e non ci molla se non dopo un te' insieme e averci raccontato
parte della sua curiosa vita. Murat, vende tappeti ai turisti, ma gli
affari migliori li fa con i soldati americani. Solo che da un mese hanno
cambiato tutto alla base vicino Diyarbakir, ne hanno trasferiti molti e
hanno detto che useranno la base per operazioni militari per un anno...

Alle 6 si svolge una cerimonia di accoglienza al centro culturale, dove
arriva un sacco di gente.
C'e' un canto Yazidi, una religione molto diffusa tra i curdi, con una
storia molto profonda e radicata in questa zona del mondo. Vorrei
scrivere giu' alcune delle loro leggende che mi hanno raccontato, ma ora
non ho tempo...  cerchero' qualche libro.
Incontriamo altri italiani, alcuni oggi sono stati fermati dalla polizia
e rilasciati poco dopo.

Apprendiamo che, con un voltafaccia tipico della politica di queste
parti, oggi il governo turco ha approvato l'invio di truppe in Iraq
settentrionale, zona a maggioranza curda, in appoggio alla guerra
statunitense. E' una notizia grave. Nei prossimi giorni le forze armate
si aggiungeranno a quelle gia' presenti in maniera massiccia da queste
parti. E poi entreranno nella zona settentrionale dell'Iraq...
L'ignoranza di chi sta scatenando questa guerra, ignoranza non solo della 
storia dell'uomo, ma anche della situazione complessa di questa regione,
potrebbe dare fuoco a tutto, anche da queste parti, dove secoli di
violenze e oppressioni hanno lasciato profondamente il segno.

Per televisione vediamo immagini di incidenti a Istanbul, alla
manifestazione contro la guera, ma non riusciamo a capire molto di piu'.

A cena una discussione non facile con il nostro amico curdo, sulla
situazione in Kurdistan, sulla lotta armata, sulla nonviolenza, sul
pacif
queste parte. Difficile... e' ancora tutto in via di chiarimento dentro
di me, aspetto un po' a scriverne.

In albergo riusciamo a vedere la BBC e sapere qualcosa di piu' sulla
guerra in Iraq; mi angoscia molto il suono delle sirene sopra Baghdad,
che fanno vedere da non so quale televisione araba.
Mi ricorda la proposta che qualcuno ha fatto in tuttigiuperterra, di far
suonare le sirene nelle citta' italiane. Ad esempio di notte, in
concomitanza coi bombardamenti statunitensi, magari in maniera
distribuita, ognuno dal suo balcone...
Forse e' troppo negativo e angosciante, pero' potrebbe svegliare, in
tutti i sensi, un po' di gente...

Telefoniamo  a Ugur a Istanbul per sapere cosa e' successo alle
manifestazioni; la polizia ha caricato violentemente, ma si prevedono
manifestazioni maggiori nei prossimi giorni.

Prima di addormentarci, sentiamo il rumore inconfondibile dei bombardieri 
che ci passano sopra la testa.

Domani sara' festa, Newroz, capodanno. Mi chiedo con che spirito
festeggiare. Non so, mi lascero' coinvolgere dalla loro energia, e vedremo.

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Enrico Marcandalli
ramalkandy at iol.it - http://www.peacelink.it
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