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il Consiglio comunale di New York ha detto no all'attacco
- Subject: il Consiglio comunale di New York ha detto no all'attacco
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>
- Date: Thu, 13 Mar 2003 14:18:30 +0100
<http://www.lastampa.it>La Stampa - 13 marzo 2003NEW YORK - Se andrete a Baghdad, non combatterete a nome nostro. E' il messaggio lanciato ieri dal Consiglio comunale di New York, che ha discusso e approvato una risoluzione per opporsi all'attacco in Iraq. Un brutto sgambetto per il presidente Bush, che ha sempre definito la resa dei conti con Saddam come una battaglia della guerra al terrorismo, scatenata proprio dagli attacchi dell'11 settembre contro le Torri Gemelle e il Pentagono. New York è una città democratica e liberal nell'anima, ma da circa dieci anni è guidata dai repubblicani: prima il sindaco Giuliani e poi Bloomberg, mentre dal 1994 il governatore dello Stato è Pataki. Il consiglio comunale, però, resta nelle mani dei democratici, che siedono su tutti i cinquanta seggi tranne tre. Nonostante questa netta maggioranza del partito che sta all'opposizione rispetto alla Casa Bianca, discutere e approvare un testo sulla guerra è risultato assai difficile, proprio per il valore simbolico assunto dalla città e per le sofferenze subite. La risoluzione era stata introdotta originariamente ad ottobre, e per portarla al voto ci sono voluti circa sei mesi. All'inizio si opponeva decisamente all'invasione dell'Iraq, ma l'ultima versione giustifica l'attacco se tutti gli altri mezzi per ottenere il disarmo di Saddam attraverso il Palazzo di Vetro dimostreranno di aver fallito. Secondo i sondaggi, il 75% degli abitanti di New York è contrario alla guerra, se il Consiglio di Sicurezza non l'approverà. Questa posizione è diventata ancora più chiara il mese scorso, quando circa 350.000 persone si sono radunate tra la Prima e la Terza Avenue, per la più grande manifestazione contro l'attacco avvenuta finora negli Stati Uniti. La protesta ha ridato slancio ai promotori della risoluzione, anche perché oltre 120 città americane hanno già approvato documenti simili, da Los Angeles e Chicago. Il testo andato al voto ieri notte era stato presentato da trentuno consiglieri comunali, e quindi aveva già in partenza più dei ventisei voti necessari a garantirsi il passaggio. Il dibattito è stato lungo e acceso, ma alla fine la risoluzione è passata proprio con 31 sì e 17 no. Il democratico Peter Vallone, ex presidente del Consiglio comunale che aveva sfidato Giuliani e Bloomberg per la poltrona di sindaco, ha detto che lui non poteva votare a favore: «New York è stata attaccata dai terroristi a poche strade da dove noi stiamo discutendo questa risoluzione. Io non posso dimenticarlo». Ma l'attuale presidente Gifford Miller, suo compagno di partito che invece appoggiava l'iniziativa, gli ha risposto così: «Nessuna risoluzione deve necessariamente parlare per tutti i membri del Consiglio comunale». Gifford ha sicuramente ragione, in una Paese dove la libertà di parola è protetta dalla Costituzione. Ma se scoppierà la guerra, farla senza l'appoggio di New York sarà un grave imbarazzo per Bush.
p. mas.
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