RSF: "Non aspettare di essere privato della liberta' di stampa per difenderla"



Fonte: http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=6171

Non aspettare di essere privato della liberta' di stampa per difenderla

Diritto di replica

Parigi, 7 febbraio 2002

Alla gentile attenzione del Direttore Responsabile
del sito Internet
"Il Barbiere della Sera"

Reporters sans frontie'res sollecita il diritto di replica in risposta alla evidente malafede e alla moltitudine di informazioni false e calunniose contenute nell’articolo di Gianluca Arrigoni, dal titolo "Professione Reporter?", pubblicato dal settimanale "Tempi", l’allegato gratuito abbinato al quotidiano "Il Giornale" del giovedi', che avete pubblicato sul sito "Il Barbiere della Sera" in data 7 gennaio 2003.

Vi siamo infatti molto riconoscenti per la pubblicazione, sul vostro sito Internet, della risposta della nostra organizzazione all’articolo sopra citato.

Con l’occasione, porgo i miei piu' distinti saluti.

Robert Me'nard

Segretario generale

«Non aspettare di essere privato della liberta' di stampa per difenderla»

Liberta' di stampa

7 febbraio 2003

Segretariato internazionale
Bureau Europe
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75009 Paris - France
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Fax: 33 1 45 23 11 51
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Reporters sans frontie'res-Italia
c/o Circolo della Stampa
corso Venezia, 16 (Palazzo Serbelloni)
20121 Milano
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E-mail:
senzafrontiera at circolostampamilano.it


Diritto di replica

Reporters sans frontie'res risponde alle accuse di "doppiopesismo" mosse dal settimanale "Tempi", l’allegato gratuito abbinato a "Il Giornale" del giovedi', che in un articolo firmato da Gianluca Arrigoni e pubblicato il 19 dicembre scorso, reagiva rabbiosamente alla "Classifica mondiale della liberta' di stampa nel 2002" redatta dall’organizzazione per la liberta' di stampa, che collocava l’Italia al 40° posto.

Questa lettera vuole essere quindi il diritto di replica al servizio pubblicato da "Tempi" e ripreso dal sito "Il Barbiere della Sera" in data 7 gennaio 2003, con un articolo firmato da "Shampoo".

Reporters sans frontie'res e' un’organizzazione non governativa che dal 1985 difende la liberta' di stampa nel mondo, con una costante attenzione di imparzialita' e di trasparenza.

L’organizzazione difende quotidianamente il diritto dei giornalisti di ogni parte del mondo a esprimersi in tutta liberta'. Puo' dunque sembrare contraddittorio che sollecitiamo oggi un diritto di replica all’articolo di Gianluca Arrigoni dal titolo "Professione reporter?", pubblicato da "Tempi", l’allegato gratuito abbinato a "Il Giornale" ogni giovedi', il 19 dicembre scorso.

Ma questo modo di procedere, che rappresenta una assoluta eccezione per Reporters sans frontie'res, e' la risposta a una situazione altrettanto straordinaria. I nostri metodi di azione e il nostro ruolo di cane da guardia della liberta' di stampa e del diritto di essere informati, conformemente all’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, raccolgono raramente l’approvazione degli Stati liberticidi che noi mettiamo sotto accusa: per contro, e' molto raro che i giornalisti possano arrivare a dare prova della stessa malafede e della stessa volonta' di denigrazione nei confronti della nostra organizzazione.

Questo diritto di replica quindi non vuole essere quindi solo un’autodifesa in risposta a delle accuse gravi e infondate, ma intende soprattutto difendere una certa idea di giornalismo investigativo, per la quale noi ci battiamo da molti anni.

Ma torniamo a questo caso esemplare.

L’accusa: Reporters sans frontie'res sarebbe alla merce' dei suoi "finanziatori", una nebulosa mafiosa che impone una sorta di "omerta'" sulle violazioni della liberta' di stampa in Francia...

La prova: l’organizzazione per la difesa della liberta' di stampa non ha protestato quando, nel 2002, si sono verificati in Francia alcuni episodi di violenza legati alla distribuzione dei quotidiani gratuiti Metro e Vingt Minutes.

La tesi conclusiva: Reporters sans frontie'res ha preferito tacere su questi episodi per proteggere i suoi donatori, la fondazione Hachette e le Nouvelles Messaggeries de la Presse Parisienne (Nmpp).

Il problema e' che il punto di partenza di questa fine analisi e' totalmente falso.

Reporters sans frontie're ha protestato eccome contro gli episodi di violenza che si sono manifestati, a Parigi e Marsiglia nel febbraio 2002, nel tentativo di impedire la libera distribuzione dei quotidiani gratuiti.

Nella lettera di protesta, datata 1° marzo 2002, si poteva leggere infatti: "Indipendentemente dalla realta' dei problemi economici, industriali e sociali che pone oggi l’avvento della stampa gratuita e le sue modalita' di distribuzione, la distruzione di pacchi di giornali o l’aggressione delle persone che li distribuiscono, in Francia come altrove, sono degli atti inammissibili e dei veri attentati alla liberta' di informazione.

Ne' il rispetto delle regole professionali e delle strutture della stampa parigina, ne' tantomeno le legittime preoccupazioni sollevate dalla stampa di informazione in materia di risorse pubblicitarie, possono giustificare la messa in discussione del principio della libera diffusione dell’informazione in Francia".

Questa reazione era facilmente rintracciabile sul sito Internet di Reporters sans frontie'res (http://rsf.org/article.php3?id_article=394), ma certo, bisognava avere la voglia di andare a cercarla.

Quanto al Rapporto Annuale 2002, effettivamente non si trova traccia di questi incidenti, ma per la semplice e buona ragione che questo rapporto prende in esame le violazioni della liberta' di stampa commesse nel corso dell’anno precedente, ovvero nel 2001.

Tant’e' vero che il Rapporto Annuale 2003, che verra' pubblicato il 3 maggio prossimo, recensira' le violazioni della liberta' di stampa avvenute nel 2002, e menzionera' quindi gli episodi di violenza relativi alla distribuzione dei quotidiani gratuiti.

Ma certo, bisognava prendersi la briga di leggere il Rapporto 2002 per rendersi conto che non era quello dell’anno giusto.

Un altro grave errore: le risorse di Reporters sans frontie'res non arrivano certo da chissa' quali finanziamenti occulti.

I contributi della Fondazione Hachette e delle Nmpp non sono certamente un segreto per nessuno. Nel 2002, per esempio, la Fondazione Hachette ha sostenuto finanziariamente la pubblicazione del Rapporto Internet 2003 contribuendo con il versamento di 10.000 euro. Le Nmpp assicurano, ormai da molti anni, la distribuzione gratuita degli album fotografici di Reporters sans frontie'res. Cosa che permette all’organizzazione Reporters sans frontie'res di garantire al 50% la sua indipendenza finanziaria.

Infine, i contributi della Commissione europea hanno rappresentato nel 2002, il 23% delle risorse finanziarie di Reporters sans frontie'res. A volte, per ottenere delle informazioni, basta infatti chiederle gentilmente...

Questa vicenda potrebbe fare sorridere se non fosse che l’Italia figura al 40° posto della classifica mondiale della liberta' di stampa nel 2002.

Questa classifica, che non ha nessuna pretesa di "scientificita'", contrariamente a quanto invece e' scritto nell’articolo pubblicato su "Tempi", ha solo il modesto merito di offrire un’istantanea della situazione della liberta' di stampa nel mondo, fotografando la realta' in un determinato periodo. Questo metodo, certamente perfettibile, ha semplicemente permesso di dimostrare che la liberta' di stampa e' seriamente minacciata in molte parti del mondo e che il suo rispetto non e' certo un privilegio dei paesi ricchi.

La cattiva posizione occupata dall’Italia e' dovuta a una moltiplicazione di episodi oggettivamente lesivi della liberta' di stampa che si sono verificati nel 2002.

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che continua a cumulare le funzioni di capo del direttivo a quelle di proprietario di un importante gruppo multimediale privato, ha innegabilmente esercitato delle pressioni sulla televisione pubblica.

Inoltre, condannando due giornalisti come Stefano Surace e Lino Jannuzzi a pene detentive per dei reati a mezzo stampa, la giustizia italiana non si e' certo conformata agli standard raccomandati dalle Nazioni Unite. Infine, una lunga serie di perquisizioni, di convocazioni giudiziarie abusive, di controlli telefonici e di sequestro di materiale professionale a danno di alcuni giornalisti, spiegano la cattiva posizione guadagnata dall’Italia.

In questo quadro, noi abbiamo proceduto senza nessun partito preso e con il maggior pragmatismo possibile.

Ci piacerebbe dire altrettanto di questo giornalista che, probabilmente, ferito nel suo orgoglio nazionale e incline a fare il processo alle intenzioni, si e' recato nella sede di Reporters sans frontie'res per cercare quello che, in realta', non aveva nessuna voglia di trovare.

"Non aspettare di essere privato della liberta' di stampa per difenderla"

Reporters sans frontie'res