rossonotizienet n.26



ROSSONotizieNet

numero 26 febbraio 2003


periodico elettronico dell'Associazione Culturale Punto Rosso



FERMIAMO LA GUERRA - FERMIAMO IL MASSACRO

Fermiamo la mano degli apprendisti stregoni che, pur di mantenere il
dominio sulle risorse strategiche, di occupare regioni del mondo cruciali,
di perpetuare un ordine mondiale iniquo, non recedono di un passo dallo
scatenare l'inferno. Basta con lo scempio dei corpi, dell'ambiente, della
democrazia, della cultura, della vita. Basta morti, basta dolori, basta
distruzioni. Basta con la banda di avventurieri che pretende di governare
il mondo.
L'Associazione Culturale Punto Rosso e il Forum Mondiale delle Alternative
daranno come sempre il loro contributo, assieme al movimento, alle forze
politiche, agli uomini e alle donne di buona volontà, di contrinformazione,
di controcultura e di mobilitazione per affermare la giustizia e la pace.

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Per dire no

di Edoardo Galeano

Il presidente del pianeta annuncia il suo prossimo crimine in nome di Dio e
della democrazia. Così calunnia Dio. E calunnia, anche, la democrazia, che è
sopravvissuta con fatica nel mondo nonostante le dittature che gli Stati
Uniti vanno seminando dappertutto da più di un secolo.
Il governo di Bush, che più che un governo sembra un oleodotto, ha bisogno
di impadronirsi della seconda riserva mondiale di petrolio, che giace sotto
il suolo dell' Iraq. In più, ha bisogno di giustificare i suoi investimenti
militari ed ha bisogno di esibire sul campo di battaglia gli ultimi modelli
della sua industria bellica.
Si tratta di questo. Tutto il resto, sono solo scuse. E le scuse per questa
ormai prossima carneficina offendono l' intelligenza. L'unico paese che ha
usato armi nucleari contro la popolazione civile, il paese che ha lanciato
le bombe atomiche che cancellarono Hiroshima e Nagasaki, pretende di
convincerci che l'Iraq sia un pericolo per l'umanità. Se il presidente Bush
ama tanto l'umanità, e davvero vuole scongiurare quella che è la più grave
minaccia per l'umanità, perchè non si bombarda da solo, invece di
pianificare un nuovo sterminio di popoli innocenti?
Il prossimo 15 febbraio immense manifestazioni invaderanno le strade del
mondo.
L'umanità è stufa di essere usata come alibi dai suoi stessi assassini. Ed è
stufa di piangere i suoi morti alla fine di ogni guerra. Questa volta vuole
impedire la guerra che li ucciderà.





Sommario:

Iniziative di Punto Rosso
Dopo Porto Alegre 2003: assemblea pubblica a Milano (25 febbraio)

Corsi della LUP- Libera Università Popolare
- corso di introduzione sulla storia della Cina (febbraio-marzo 2003)
attenzione!!! cambi di date per i corsi di filosofia
- corso sulla Critica della ragion pura di Kant (febbraio 2003)
- corso sulla Fenomenologia dello spirito di Hegel (marzo 2003)

Iniziative dei Punto Rosso locali
- Punto Rosso Carrara (iniziativa dopo Porto Alegre 2003 e seminario sulla
guerra)

Altre iniziative
- Sesto San Giovanni : bilanci e prospettive di Porto Alegre (22 febbraio 2003)
- Milano: seminari di filosofia su Spinoza
- Attac-Milano: seminario di autoeducazione sull'economia.
- Roma: iniziativa con Meena Menon (India-FSM) (28 febbraio 2003)
- Milano: nascono i gas (gruppi di acquisto solidali)

Materiali

- Video sul Forum Sociale Europeo a cura di Urihi e Punto Rosso

- attivisti egiziani contro la guerra arrestati e torturati: appello

- Intervento unitario letto dal palco alla manifestazione del 15 febbraio a
Roma

- Il saluto dell'EZLN all'Italia ribelle letto sul palco della
manifestazione contro la guerra
del 15 febbraio a Roma da Heidi Giuliani

- L'odore della guerra di Ury Avneri






DOPO PORTO ALEGRE 2003

LE STRATEGIE DEL MOVIMENTO SU SCALA MONDIALE

CONTRO LA GUERRA USA

E IL MONDO SENZA CUORE DEL PROFITTO

Il terzo grande Forum Sociale Mondiale si è svolto nel mentre si prepara
l'ennesimo crimine contro l'umanità. Il mondo tra spirito di morte della
guerra e lo spirito di vita del Popolo di Porto Alegre. Nello stesso Forum
l'importante e storica decisione di tenere il prossimo Fsm 2004 in India.
L'impegno dell'ulteriore coinvolgimento dei grandi continenti di Africa e
Asia. Le strategie dei dominanti e la nostra agenda: la costruzione delle
alternative. L'universale umano: dove c'è cultura e giustizia c'è pace,
dove c'è pace vi è cultura e giustizia.



MILANO -  MARTEDI' 25 FEBBRAIO 2003 ore 18.30 - 23.30

SALA DELLA PROVINCIA - VIA CORRIDONI 10



coordinano GIORGIO RIOLO (presid. Associazione Culturale Punto Rosso),
ANTONIO LARENO (segret. Camera del Lavoro Milano).



Lo spirito di morte della guerra e del neoliberismo e lo spirito di vita
del Popolo di Porto Alegre: dall'India, prossima sede del Fsm 2004,
interviene

MEENA MENON (Forum Sociale Asiatico, India - Cons. int. Fsm), I popoli
contro la guerra e il neoliberismo

Proiezione del cortometraggio Gavetta di Craig Bell



Cultura e politica della resistenza e dell'alternativa: il movimento
italiano si esprime

MARIO AGOSTINELLI (Punto Rosso Fma - Ass. Aprile), FABIO ALBERTI (Un ponte
per Baghdad), PIERO BERNOCCHI (Cobas), LIA BANDERA (pres. Cric), FELICE
BESOSTRI (Socialismo 2000), RAFFAELLA BOLINI (Arci), LUCA CORRADINI
(Cantiere), STEFANO COSTA (Verdi Milano), GIORGIO DAL FIUME
(Ctm-Altromercato), NADIA DE MOND (Marcia Mondiale delle Donne), GIANNI
FABBRIS (Altragricoltura), DANIELE FARINA (Disobbedienti), NICOLA
FRATOIANNI (coord. Giovani Comunisti), PIERO MAESTRI (Guerre&Pace), ROBERTO
MAPELLI (Attac), ALESSANDRA MECOZZI (Fiom), EMILIO MOLINARI (Comitato
Italiano Acqua), LUCIANO MULHBAUER (Sin-Cobas), NICOLA NICOLOSI (Cgil
Lombardia), MICHELE PAPAGNA (Acea), ANGELO PEDRINI (Cub), BASILIO RIZZO
(Miracolo a Milano), AUGUSTO ROCCHI (segr. Prc Milano), RAFFAELE SALINARI
(Pres. Terre des Hommes), GIGI SULLO (Carta), BENEDETTO VECCHI (il
manifesto).



Tavola rotonda Le strategie politiche del movimento dopo Porto Alegre 2003

FAUSTO BERTINOTTI (Segr. Naz. Prc), VITTORIO AGNOLETTO (cons. int. Fsm),
ROBERTO SAVIO (IPS-Cons. Int. Fsm), MAURIZIO ZIPPONI (segr. gen. Fiom
Milano).

Coordina JOSE' LUIZ DEL ROIO (Fma - Cons. Int. Fsm).



Promuovono: Associazione Culturale Punto Rosso-Fma, Prc-Milano, Lavoro
Società (area program, Cgil Milano), il manifesto, Liberazione, Carta,
Miracolo a Milano, Un Ponte per., Cric, Sin Cobas, Attac-Italia, Acea,
Terre des Hommes, Socialismo 2000, Verdi Milano, Guerre&Pace, Rivista
Alternative, Cantiere, Altragricoltura. Aderiscono: Rete di Lilliput-Milano
e altri in via di definizione.






LUP- LIBERA UNIVERSITA' POPOLARE



prossimi corsi




Dipartimento di Studi Internazionali "Patrice Lumumba"



La Cina di ieri e di oggi

Introduzione alla storia della Cina



Durata: 5 incontri

Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano

Quota associativa: 20 Euro



Giovedì 6 febbraio 2003, ore 18.30

Il territorio: il Nord, il Sud, l'Ovest, il mare, i fiumi, la terra, il
clima; il riso e il frumento; chi è dentro (gli Han del Regno di Mezzo);
chi è fuori à gli “altri” (i tributi e i barbari). Gli elementi essenziali
del confucianesimo; le 5 forme di rispetto; i 4 tipi di esseri umani;
l'armonia e la lotta alla decadenza morale (à il buon governo). La lingua e
la scrittura come modello culturale e come forma mentis



Giovedì 20 febbraio 2003, ore 18.30

Le strutture del potere tradizionale: il Mandato Celeste; il Regno di
Mezzo; l'imperatore; i mandarini; La famiglia; i grandi cognomi; il vincolo
di sangue; le relazioni gerarchiche [parenti ricchi, parenti poveri]; le
relazioni di vicinanza à il guanxi



Giovedì 27 febbraio 2003, ore 18.30

Vicende storiche “epocali”: le sconfitte e l'umiliazione da parte
straniera; la fine dell'impero (poco prima/poco dopo); la guerra civile, la
divisione interna [le concessioni]; il Maoismo à il comunismo [le lotte
interne] à la rivoluzione culturale à l'esercito; le riforme di Deng
Xiaoping (le 4 modernizzazioni e il socialismo di mercato)



Giovedì 6 marzo 2003, ore 18.30

Questioni contemporanee: i figli unici à gli status symbol (consumisti)
occidentali; l'arricchimento personale [Regno di Mezzo à confrontato con
esempio diaspora]; il ruolo del partito e della classe dirigente [à la
democrazia guidata]; dissidenza e alterità come disordine/disarmonia [Falun
Gong]; le illusioni degli Occidentali: diritti umani, democrazia, autonomia
(autodeterminazione), Tibet; i rapporti con l'area asiatica (Giappone,
Corea del Sud, Corea del Nord, ASEAN, Russia, India, ex Asia sovietica,
APEC); i rapporti con gli USA  e il ruolo geopolitico internazionale
(Consiglio di Sicurezza, ONU); Cina, Grande Cina, essere cinesi,
nazionalismo, la diaspora ed i rapporti con essa



Giovedì 13 marzo 2003, ore 18.30

Tavola rotonda sulla Cina nella globalizzazione



Relatore del corso: Prof. Fabrizio Eva



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ATTENZIONE!!!! CAMBIO DI DATA PER I CORSI DI FILOSOFIA





Dipartimento di storia della filosofia e del pensiero umano "Ernst Bloch"



Il pensiero occidentale attraverso le sue grandi opere

A seguito del grande interesse suscitato dai corsi svolti nei due anni
passati sulla storia del pensiero occidentale, riprendiamo questo percorso
a partire dalle grandi opere di questo pensiero, come momenti paradigmatici
della storia della filosofia.



Nono corso:



La Critica della Ragion Pura di Kant



Durata: 3 lezioni

Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano

Quota di iscrizione: 15 Euro



Martedì 11 febbraio 2003, ore 18.30-20-30

Introduzione alla filosofia di Kant

Relatore: Giorgio Giovannetti



Martedì 18 febbraio 2003, ore 18.30-20-30

La Critica della Ragion Pura (I)

Relatore: Vittorio Morfino



Martedì 4 MARZO 2003, ore 18.30-20-30

La Critica della Ragion Pura (II)

Relatore: Vittorio Morfino



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 Decimo Corso



La Fenomenologia dello Spirito di Hegel



Durata: 3 lezioni

Luogo: Punto Rosso, Via Morigi 8, Milano

Quota di iscrizione: 15 Euro



Martedì 11 MARZO 2003, ore 18.30-20-30

Introduzione alla filosofia di Hegel

Relatore: da definire



Martedì 18 marzo 2003, ore 18.30-20-30

La Fenomenologia dello Spirito (I)

Relatore: Roberto Mapelli



Martedì 25 MARZO 2003, ore 18.30-20-30

La Fenomenologia dello Spirito (II)

Relatore:  Roberto Mapelli






INIZIATIVE DEI PUNTO ROSSO LOCALI



DOPO PORTO ALEGRE 2003
LE STRATEGIE DEL MOVIMENTO
SU SCALA MONDIALE
CONTRO LA GUERRA USA

CARRARA -  GIOVEDI 27 FEBBRARIO 2003 ore 21.00
SALA DEL COMUNE - PIAZZA 2 GIUGNO

Partecipano
VITTORIO AGNOLETTO
(Consiglio Internazionale Forum Sociale Mondiale)
MEENA MENON
(Forum Sociale Asiatico, India ú Consiglio Internazionale Forum Sociale
Mondiale)
GIORGIO RIOLO
(presid. Associazione Culturale Punto Rosso - Forum Mondiale delle Alternative)

Organizza
ASSOCIAZIONE CULTURALE PUNTO ROSSO
e-mail: puntorosso.carrara at tin.it

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Il mondo che si autodefinisce avanzato,
il mondo che si dice civile
e democratico,
non riusciendo a risolvere
il problema della poverta',
ha deciso di fare la guerra ai poveri.
Eduardo Galeano

Seminario


LA GUERRA
COME ORIZZONTE DELL'ATTUALE
(IN)CIVILTA'

CARRARA,
SALA DI RAPPRESENTANZA DEL COMUNE
PIAZZA DUE GIUGNO
VENERDI 21 MARZO E VENERDI 28 MARZO
CON INIZIO ORE 17.00

Il seminario e' tenuto da

Manlio Dinucci

(Saggista e collaboratore de il manifesto,
e' direttore della sezione italiana della
International Physicians for Prevention
of the Nuclear War,
insignita del Prmio Nobel per la Pace).

Il Seminario si articola in due incontri:

Primo seminario
Venerdi 21 Marzo ore 17


GUERRA

Il profilo storico


-Dalla seconda guerra mondiale alla guerra fredda
-Dalla guerra fredda al dopo guerra fredda
-Riorientamento delle strategie
-Caratteristiche degli attuali conflitti armati
-La nuova corsa agli armamenti nucleari, chimici e biologici
-Il pericolo della guerra nucleare

Secondo seminario
Venerdi 28 Marzo ore 17


GUERRA

La spesa mondiale militare


-Gli affari delle industrie belliche
-L'uso della scienza e della tecnologia a fini militari
-La situazione socioeconomica mondiale
-Lo sviluppo insostenibile
-I bisogni vitali dell'umanita'
-Le ragioni scientifiche del rifiuto della guerra

Il seminario sara' svolto con l'ausilio di mezzi multimediali

Organizza
Associazione Culturale Punto Rosso Massa Carrara
Info: e-mail: puntorosso.carrara at tin.it
cell. 347-1085533





 ALTRE INIZIATIVE




il CESPI, Centro Studi Problematiche Internazionali
e la Città di Sesto San Giovanni, Assessorato alla Cultura - Servizio
Biblioteche Civiche, Assessorato alla Cooperazione Internazionale

presentano:
UN ALTRO MONDO E' POSSIBILE
Bilanci e prospettive da Porto Alegre

22 febbraio 2003, ore 14.00
Cinema Rondinella - Viale Matteotti 425 - Sesto San Giovanni (MI)

programma:
* Ore 14.00 - video su "Il Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre" a cura di
Urihi (Ufficio Ricerca Indigeni Habitat Interindipendenza)

* Ore 14.30 - presentazione
- Giorgio Oldrini, sindaco della Città di Sesto San Giovanni

Interventi:
* Mondo globale, mondi locali: il Forum delle autorità locali
- Demetrio Morabito, vicesindaco della Città di Sesto S. G.

* Il Forum Sociale Mondiale: origini e sviluppi. Da Firenze e Belem a Porto
Alegre
- Mario Agostinelli, Forum  Mondiale delle Alternative

* Acqua e guerra nella geopolitica mondiale
- Emilio Molinari, vicepresidente Comitato Italiano per l'Acqua

* La sfida di una solidarietà globale
- Lorenzo Gaiani, segretario provinciale Acli

* Il movimento contro la guerra nel futuro del FSM
- Josè Luiz Del Roio, Comitato Internazionale del FSM/World Social Forum

* Ore 16.30 - dibattito e conclusione.

* Ore 17.15 - Coro Cantosospeso diretto dal maestro Martinho Lutero

* Ore 18.00 - festa aperitivo in musica fino alle 19.00

* Ore 21 - UNALTROMONDO ONLUS presenta il film "Keita, l'eredità del griot"
di Dani Kouyaté. Ingresso libero

segreteria organizzativa:
- CESPI, Villa Visconti d'Aragona, via Dante 6 - Tel. 02-2403877 -
cespi at cespi-ong.org
- Biblioteca Civica Pietro L. Cadioli - Centro culturale Agorà
20099 Sesto San Giovanni (Mi)





Fondazione Corrente

Milano, Via Carlo Porta 5





Seminari su Spinoza





24 febbraio 2003, ore 18

Filippo Del Lucchese - Vittorio Morfino

Spinoza e l'epicureismo



17 marzo 2003, ore 18

Aurelia Delfino - Paolo Quintili

Spinoza e il materialismo clandestino



14 aprile 2003, ore 18

Mino Chamla - Amedeo Vigorelli

La religiosità di Spinoza



10 maggio 2003, ore 17, 30

Paola Grassi - Stefano Mistura

Spinoza e la psicoanalisi







ATTAC  MILANO - CAMPAGNA CONTRO LE PRIVATIZZAZIONI
SEMINARIO DI AUTOEDUCAZIONE
condotto da ALESSANDRO SANTORO economista

 Obiettivo generale: de-costruire le argomentazioni a sostegno delle
privatizzazioni
traendo dalla realtà del territorio milanese i riscontri di questo percorso
di de-costruzione.
PRIMO INCONTRO- MARTEDI 11 FEBBRAIO ORE 20.45 :
DENTRO L'IDEOLOGIA DEL MERCATO
Esiste un senso comune diffuso secondo cui "il mercato è meglio".Un'opposizione
a questo senso comune si può certamente costruire a partire da un'obiezione
etica, facendo vedere i guasti che il mercato produce. Tuttavia, questa
obiezione è necessaria ma non sufficiente: bisogna ragionare su quanto limitata
e contingente sia l'idea stessa di efficienza del mercato. Il modo migliore
per dare questa dimostrazione è guardare il mercato 'dal di dentro', facendo
finta di accettare la teoria economica dominante per capire che cosa dice
esattamente. Attraverso le nozioni di "bene di mercato", di "sovranità del
consumatore", di "utilità", di "impresa" e di "efficienza" si può ben
comprendere
quanto astratta, avulsa dalla realtà e a volte paradossale sia la
giustificazione
teorica della superiorità del mercato, e si possono identificare gli spazi
che secondo la stessa teoria economica dominante dovrebbero essere sottratti
al mercato, con particolare riferimento ai servizi pubblici. Immagino questo
incontro come quello di costruzione di un quadro di riferimento che serva
per gli incontri successivi.  (DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO)

SECONDO INCONTRO - LUNEDI 24 FEBBRAIO ORE 20.45
PER CAPIRE LA CRISI FISCALE DELLO STATO

 La crisi fiscale dello Stato è a fondamento della pretesa ineluttabilità
delle politiche di privatizzazione ed è quindi un altro
 tassello fondamentale da de-costruire. Credo che sia necessaria una premessa
di chiarimento sulle principali grandezze in questione (debito pubblico,
disavanzo, inflazione) anche con qualche riferimento quantitativo al caso
italiano (dando un'occhiata al rendiconto generale dello Stato).Discutendo
criticamente di questi concetti si possono cominciare a capire certe
operazioni di strumentalizzazioni che sono state fatte (Maastricht). A questo
punto, ovvero con la strumentazione tecnica necessaria, si apre uno 'spazio
di auto-educazione' relativo alla comprensione della dinamica storica che
ha portato alla formazione del debito pubblico e del disavanzo italiano:
è un lavoro non semplice da fare insieme, che richiede curiosità e voglia
d spenderci un po' di tempo, quindi lo prevederei solo se questa curiosità
e questa voglia ci sono. Cerco di fare un esempio per rendermi più
comprensibile.
Una delle voci principali di spesa dello Stato è certamente la spesa per
il personale, che ha un peso particolarmente forte in alcuni settori, per
esempio istruzione e sanità. Se non si affrontano questi nodi, se non si
capisce come sono usati i soldi in questi settori e non si capisce a cosa
servono sarà difficile costruire un percorso di opposizione alle
 privatizzazioni in questo settore. Qui si potrebbe aprire lo spazio per
il coinvolgimento di altri  per capire meglio. Opterei per l'istruzione,
in quanto  la sanità ha un profilo 'localistico' molto più forte e può esser
meglio affrontata nel terzo incontro.(DALL'INTRODUZIONE DI ALESSANDRO SANTORO)

TERZO INCONTRO - LUNEDI 3 MARZO ORE 20.45 :
PER INDIVIDUARE LE DIRETTRICI DI SVILUPPO DI UNA NUOVA ECONOMIA PUBBLICA
In primo luogo, dopo aver svelato cosa sta dietro la logica economica del
"federalismo istituzionale" si tratta di provare a capire in quali ambiti e
con quali modalità possa essere realizzabile un modello di economia
pubblica partecipata sul territorio. In secondo luogo si tratta di
cominciare a discutere di ambiti di programmazione e pianificazione
economica statuale, ovviamente tenendo ben presenti limiti e pericoli
oligarchici legati a simili prospettive. In terzo luogo si tratta di
delineare possibili politiche delle risorse che consentano concretamente la
realizzazione di una nuova economia pubblica, sia attraverso il superamento
di Maastricht sia attraverso politiche fiscali non subalterne agli assetti
economici dominanti.

GLI INCONTRI SI TERRANNO PRESSO LA SEDE DI PUNTO ROSSO, IN VIA MORIGI 8 A
MILANO

Gli incontri sono aperti a tutti. Per ulteriori informazioni, richieste,
iscrizioni si può scrivere a : marcattac at virgilio.it o telefonare a Marco
3292107026 o Eliana 3405749635
ORGANIZZA : ATTAC  MILANO



"E dopo Porto Alegre...?" Verso il IV Forum Sociale Mondiale - India, 2004:
tra guerra imperiale e nuove alternative.

Di fronte alla sfida di morte lanciata dall'impero USA decine di milioni di
persone hanno scelto di resistere: ma come organizzare le strategie di
lotta alla guerra, come affrontare un nuovo percorso di costruzione
dell'alternativa al domino del mercato, al WTO di Cancun, alla
privatizzazione dei servizi sociali, per la difesa dei diritti civili e
sociali, per una partecipazione pubblica alle decisioni e per la giustizia.
Per conoscere le realta' sociali in
movimento in Asia dopo il Forum Sociale Asiatico di Hyderabad del gennaio 2003.

ATTAC, Forum Ambientalista, Forum Mondiale per l'Alternativa
promuovono un incontro con MEENA MENON del Forum Sociale Asiatico, INDIA e
Consiglio internazionale del FSM.

ROMA - Venerdi 28 febbraio ore 18 al Rialto - Via di S.ambrogio 4 - I piano

sono invitati a partecipare:

i Forum sociali territoriali, i Tavoli Migranti, Basta Guerra e Precarieta'
dei Fori Sociali,
Arci, Aprile, Altragricoltura, Banca etica, Campagna riforma Banca
Mondiale, Casa delle culture, Centri sociali, CGIL-FP, COBAS, FIOM,
Legambiente, Lilliput, Lunaria, Marcia mondiale delle donne, Rifondazione
Comunista, Socialismo2000, Sin.Cobas, Un Ponte per...





NON CONDIVIDI IL MODELLO DI CONSUMO E
DI ECONOMIA GLOBALE IMPERANTI?

SEI ALLA RICERCA DI UN?ALTERNATIVA QUOTIDIANA, PRATICABILE DA SUBITO?

HAI MAI SENTITO PARLARE DI GAS (GRUPPI DI ACQUISTO SOLIDALI)?

PERCHE' SI CHIAMANO SOLIDALI?

PERCHÈ NASCE UN GAS?

COME SI GESTISCE?

E' COMPLICATO?

SABATO 22 FEBBRAIO 2002, ORE 16.00, PRESSO PUNTO ROSSO, VIA MORIGI 8, MILANO
... parleremo di come nascono e come funzionano i GAS con chi già ne fa
parte,
presenteremo una banca dati di produttori biologici che può essere un utile
strumento di partenza nella fondazione di un GAS.....e ci sarà infine la
possibilità di incontrare altre persone (magari della tua zona della città)
intenzionate a partire con questa esperienza di spesa collettiva direttamente
dal produttore.


IL CONSUMO NON E' UN AFFARE PRIVATO!

Come consumatore puoi impegnarti affinché i diritti sociali, sindacali ed
economici delle persone, nonché lo stesso ambiente, vengano rispettati.

IL MONDO SI CAMBIA ANCHE FACENDO LA SPESA: CONSUMA MENO E MEGLIO!

 GRUPPO CONSUMO CRITICO MSF - FORUM CONSUMO CRITICO -  MILANO

Infogass at lycos.it



MATERIALI


Firenze Europa, Mondo
35' betacam 2002
A cura di Giovanna Cossia e Marco De Poli
Una coproduzione URIHI-Punto Rosso

Firenze, città di Dante e Michelangelo, culla del Rinascimento e della
moderna società mercantile, ha accolto dal 6 al 10 novembre oltre 60.000
partecipanti al 1° Forum Sociale Europeo.
Provenienti da oltre 100 paesi, si sono confrontati in affollati seminari,
dibattiti e assemblee, per iniziare a costruire un'Europa nuova, sociale e
consapevole: non fortezza assediata, ma crocevia di scambi, ponte verso
popoli e culture.

 Il documentario vuole gettare uno sguardo sui problemi ed i temi
affrontati a Firenze - i giovani, l'Europa, la pace e la guerra, cercando di
restituire, per chi c'era e per chi non ha potuto esserci, immagini e suoni,
volti e parole di quattro giorni indimenticabili, dall'apertura in Piazza
Santa Croce all'interminabile corteo di sabato 9 novembre.
Da Dario Fo ad Ahmed Ben Bella, da Giulietto Chiesa a Riccardo Petrella,  da
Francois Houtard a Samir Amin da Isidoro Mortellaro, a Luisa Morgantini al
Presidente della regione Toscana: studenti, sindacalisti, immigrate,
esponenti politici e partecipanti provenienti da Europa, Asia, Africa,
Americhe, tutti alla ricerca di un altro mondo, non solo possibile ma
necessario.
Il costo del video in VHS è di 10 Euro + spese postali e lo si può
richiedere a Punto Rosso.




Attivisti egiziani contro la guerra arrestati e torturati

Da: Ahmed Ben Bella
George Galloway (Membro del Parlamento Inglese)
John Rees, Stop the War Coalition

Almeno 13 attivisti Egiziani che si oppongono alla guerra in Iraq sono
stati arrestati. Dieci di loro, tra cui un giornalista e un regista, sono
tuttora in carcere. Tredici degli arresati sono stati torturati. Abbiamo
ricevuto richieste di solidarietà da un gran numero di gruppi contro la
guerra e per i diritti umani in Egitto, che ci chiedono di manifestare la
nostra protesta alle ambasciate egiziane dei nostri paesi e al
Governo egiziano. Come firmatari della Dichiarazione del Cairo
contro le guerra e la globalizzazione del dicembre 2001, vi
chiediamo di sostenere questo appello.
Per maggiori informazioni o per aderire alla protesta, potete
contattare Jonathan Neale della Campagna internazionale contro
l'Aggressione all'Iraq all'indirizzo findjonathan at hotmail.com o
telefonicamente allo 00 44 (0)7986 220641. Il numero telefonico
dell'ambasciata Egiziana di Roma e' 06/8440191, il fax
06/85301175. Una risposta rapida a questo appello e' essenziale.

Seguono estratti dall'appello ricevuto dall'Egitto:
“il 18 gennaio le Forze di sicurezza dello Stato hanno arrestato 11
attivisti che partecipavano a una dimostrazione contro la guerra
tenutasi al Cairo. L'alba dell'8 febbraio hanno arrestato ed emesso
un'ordinanza di custodia carceraria per Ibrahim El Sahari, giornalista
di El Alam El Yom, membro fondatore del Centro per gli Studi
Socialisti e attivista di spicco del movimento egiziano contro la
guerra. Il 9 febbraio, alle 2 del pomeriggio, hanno arrestato un altro
attivista contro la guerra, Sabri El Sammak, direttore di produzione
presso Aflam Misr El Alameya, la casa di produzione del regista
egiziano Youssef Chahine.
“Una orribile guerra sta per colpire la regione e nessuno può
prevedere le proporzioni dei danni che causerà. Saranno le
popolazioni della regione a pagarne il prezzo. In questi momenti bui
della storia, il minimo che la gente del mondo possa fare - e la gente
dell'Egitto non fa eccezione - e' far sentire la sua voce contro la
guerra e contro gli interessi che essa serve.
“Chiediamo l'immediato rilascio dei nostri colleghi detenuti e di
fermare la persecuzione dei movimenti di solidarietà egiziani, che
stanno esercitando i loro legittimi diritti attraverso espressioni
pacifiche collettive, un fatto che e' supportato dalla recente
ordinanza della corte che ha respinto la decisione del governo di
mettere al bando l'organizzazione di dimostrazioni pacifiche contro la
guerra in Iraq.”
I nomi delle persone ancora in custodia sono Sabri Al Sammak,
Ibrahim Al Sahari, Tamer Hindawi, Abdel Gawad Ahmed,
Mohammed Khalil, Samil Al Foli, Magdi Al Kordi, Mahmoud Hassan,
Mohammed Dakhli e Mohammed Hosni. Gli attivisti egiziani temono
che, se non ci sarà sufficiente pressione internazionale per chiedere
il loro rilascio, numerosi arresti seguiranno nei prossimi giorni.

Vi chiediamo di inviare la vostra protesta a :
President Hosni Mubarak, President of the Arab Republic of Egypt
E alle rappresentanze diplomatiche egiziane accreditate nel vostro
paese.



A seguire, il testo dell'intervento unitario a nome del Comitato
Organizzatore Fermiamo la Guerra letto dal palco a conclusione della
manifestazione di Roma.


C'è chi pensa che solo ai potenti sia dato di scrivere la storia.
Oggi in tutto il mondo stiamo dimostrando il contrario.

In tutto il mondo, oggi, stiamo dimostrando che gli uomini e le donne, i
popoli, i cittadini e le cittadine possono riprendere in mano il proprio
destino e decidere insieme il proprio comune futuro.

Fermiamo la guerra. Milioni di persone, movimenti sociali, organizzazioni
grandi e piccole in tutto il pianeta hanno risposto all'appello promosso dal
Forum Sociale Europeo e rilanciato nel Forum Sociale Mondiale.

Dal Giappone agli Stati Uniti, dalla Russia all'Islanda, da Manila al Cairo
abbiamo marciato insieme. Insieme, palestinesi a Ramallah e israeliani a Tel
Aviv. Gli osservatori di pace di tutto il mondo a Baghdad. Oggi, siamo parte
della più grande manifestazione mondiale della storia dell'umanità. Per dire
no alla guerra all'Iraq. No, senza se e senza ma.

Non siamo qui a fare testimonianza. Siamo qui perché questa guerra vogliamo
fermarla. E possiamo fermarla.

Sappiamo bene che il governo degli Stati Uniti vuole questa guerra. Sappiamo
che Bush e i suoi alleati sono disposti a fare la guerra anche contro la
volontà della maggioranza dei popoli del pianeta. Ma sappiamo anche che
l' opinione pubblica ha un peso. Che i presidenti devono essere eletti. Che i
governi hanno bisogno di voti. Lo sanno anche loro.

Abbiamo un potere immenso, nelle nostre mani, se siamo capaci di presentarci
uniti. Se siamo capaci di convincere gli indecisi. Se non ci rassegniamo. Se
non torniamo a casa. Se non ci diamo per vinti. Se nei prossimi giorni
continueremo ad estendere la resistenza popolare e permanente alla guerra.
Fermiamo la guerra.

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Siamo tanti e diversi. Veniamo da storie, culture, pratiche e percorsi
diversi e differenti. Oggi hanno marciato insieme i movimenti che si battono
contro la globalizzazione neoliberista, i movimenti per la pace, i movimenti
per la democrazia, partiti politici, l'associazionismo sociale, sindacati
confederali e di base, associazionismo religioso, i social forum, le
strutture dell'autorganizzazione, le aree antagoniste e della disobbedienza,
le ONG, intellettuali, operatori della comunicazione, le organizzazioni
degli studenti, delle donne, dei migranti, e migliaia di cittadini e di
cittadine.

Siamo orgogliosi di tanta diversità. E' la nostra forza, perché la nostra
convergenza è costruita sulla chiarezza. Senza ambiguità, senza
opportunismi, siamo tutti schierati contro questa guerra, in ogni caso,
qualsiasi istituzione la promuova o la autorizzi.

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Siamo qui, a dispetto delle scelte della dirigenza della RAI, il servizio
pubblico pagato da tutti i cittadini, che ha deciso di oscurare questa
grande manifestazione rifiutandosi di dare la diretta televisiva.

Siamo qui per difendere l'articolo 11 della nostra Costituzione "L'Italia
ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e
come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Non erano
sognatori, quelli che scrissero la Costituzione. Avevano visto gli orrori
del nazifascismo, erano stati protagonisti della Resistenza, avevano visto
le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Non si illudevano di poter vivere
in un mondo senza conflitti. Di fronte ai conflitti, hanno fatto una scelta:
non usare la guerra, usare la politica. A questa scelta di civiltà, noi ci
sentiamo vincolati.

Siamo qui per difendere il diritto internazionale. E il diritto
internazionale dice che nessuno può farsi giustizia da sé. La giusta
risposta al terrorismo non può essere la vendetta, né tantomeno la guerra
preventiva. Non può essere la risposta di Bush dopo le Twin Towers, e
neppure quella di Sharon. La guerra preventiva è la morte del diritto
internazionale. La guerra preventiva è l'affermazione del dominio del più
forte. Il governo degli Stati Uniti ha esplicitato fino in fondo il suo
progetto di egemonia mondiale, senza regole e senza vincoli, nel documento
sulla sicurezza nazionale nel quale si arroga il potere di muovere guerra "a
chiunque costituisca una minaccia per i propri interessi nazionali". A
vivere in un futuro di barbarie, noi ci rifiutiamo.

Siamo qui perché siamo convinti che la guerra non sconfigge i terrorismi. Il
terrorismo non ha mai ragione, neanche quando si nasconde dietro le ragioni
dell'ingiustizia sociale. I terrorismi uccidono la partecipazione, che è la
forza dei movimenti sociali. A delegare la lotta per il cambiamento, non ci
rassegneremo mai.

Siamo qui per difendere la giustizia. Uno degli obiettivi della guerra è il
controllo del petrolio che alimenta le economie occidentali. Non è benessere
quello che si crea a costo della vita di milioni di persone in tutto il
mondo. Il mondo è pieno di armi nucleari, batteriologice, chimiche, di
distruzione di massa. Le spese militari aumentano in tutti i paesi del
mondo, e alimentano il commercio illegale e criminale. Lo stato più armato
del pianeta vuole fare la guerra all'Iraq in nome del disarmo. Gli USA hanno
speso quest'anno 500 miliardi di dollari per le armi. Ne basterebbero 13 per
salvare dalla morte per fame milioni di persone. A un mondo così
tremendamente ingiusto, noi ci opponiamo.

Siamo qui anche contro la guerra economica, sociale e culturale che affligge
il pianeta, contro la globalizzazione neoliberista che produce ogni giorno
più disoccupazione, precarietà, miseria e ingiustizia sociale.

Siamo qui per difendere la pace. La guerra sarà vista, nei tanti sud del
mondo, come un'altra prova dell'arroganza e della politica di potenza dell'
occidente. Aumenterà la spirale dell'insicurezza e della repressione, dell'
odio etnico e religioso. Produrrà altra violenza, altra guerra. A questo
circolo vizioso, noi ci impegniamo a resistere.

Siamo qui per difendere la democrazia e i diritti umani. Ci battiamo perché
democrazia e diritti umani siano affermati in tutto il mondo contro ogni
dittatura e tirannia. Anche in Iraq. Ma la democrazia non si può affermare
con l'arbitrio. Il popolo iracheno ha sofferto abbastanza. Il regime di
Saddam è stato sostenuto e armato per anni dagli Stati Uniti. Dodici anni di
embargo hanno fatto il resto. All'orrore di tremila bombe lanciate su un
popolo stremato, noi ci rivoltiamo. Così come ci rivoltiamo all'uso delle
bombe atomiche già minacciato nei piani del Pentagono, e siamo
particolarmente allarmati per la presenza di ordigni nucleari tattici ad
alta penetrazione nelle basi militari in Italia.

Siamo qui perché la Carta dell'ONU esclude e condanna la guerra come
flagello dell'umanità. Nessun Consiglio di Sicurezza può legittimare questa
guerra. La Carta delle Nazioni Unite non lo permette. Autorizzare la guerra
vuol dire uccidere definitivamente l'ONU, già da anni debole, succube dei
poteri forti, tollerante di troppe ingiustizie in tutto il mondo. Basta con
le complicità, basta con le doppie misure, basta con la sudditanza agli
Stati Uniti. All'ipocrisia della comunità internazionale, noi ci ribelliamo.

Siamo qui, infine e soprattutto, per difendere il diritto alla vita dei
nostri fratelli e sorelle irachene minacciate di morte dopo dodici anni di
stenti. Vogliamo ricordarci sempre, e vogliamo ricordare a tutti, che
saranno loro a pagare il prezzo più alto. La guerra la decidono i potenti,
ma sono i deboli che la fanno e la subiscono. Noi la guerra la vediamo dall'
alto, con le immagini dei traccianti e la scia dei missili. Loro la vedono
dal basso, ed è tutta un'altra cosa. Un razzismo strisciante, per il quale
le vite non sono tutte uguali, impedisce di vedere la guerra con i loro
occhi, di pensare ai loro volti e ai loro sorrisi quando parliamo di guerra.

A loro, e alle vittime mai viste di tutte le guerre dichiarate e non
dichiarate, vi chiediamo di dedicare ora un minuto di silenzio.

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Siamo cittadini e cittadine di Europa. Una Europa che ancora può fermare
questa guerra.

Facciamo appello, insieme a tutti i movimenti europei, ai paesi che fanno
parte del Consiglio di Sicurezza dell'ONU affinché si esprimano contro la
guerra e a quelli che hanno potere di veto facciamo appello affinché
esercitino questo potere, bloccando qualsiasi risoluzione che autorizzi l'
attacco all'Iraq.

Facciamo appello, come stanno facendo i movimenti europei in tutti i loro
paesi, alle forze politiche e ai parlamentari perché in tutti i parlamenti
nazionali si arrivi al voto prima possibile, prima che la guerra cominci.

Facciamo appello, insieme ai movimenti europei, perché partiti e
parlamentari si impegnino a votare contro la guerra, anche in caso di
autorizzazione delle Nazioni Unite, e contro l'utilizzo delle basi militari,
contro il sorvolo degli spazi aerei nazionali e contro qualsiasi supporto
logistico diretto o indiretto alla guerra.

Facciamo appello perché le porte del negoziato siano tenute caparbiamente
aperte, per arrivare a una soluzione politica e non militare della crisi.

In molti paesi europei, come in Italia, la grandissima maggioranza della
popolazione è contro la guerra. Chiediamo che i Parlamenti rispettino questo
orientamento e lo traducano in scelte coerenti.

Facciamo un appello alle forze politiche e ai singoli parlamentari: a
quelli che sono
qui oggi e a quelli della maggioranza che per diversi motivi -politici,
religiosi, di coscienza- sono contro questa guerra. Ci sentiamo di chiedervi
un atto di coraggio e di coerenza.

Chiediamo un vincolo di coerenza in particolare alle forze politiche che
hanno aderito a questa manifestazione. Ognuno si assuma le proprie
responsabilità, nella libertà che a ciascuno compete. Ciascuno risponderà
delle proprie azioni di fronte ai cittadini e alle cittadine di questo
paese. Il tempo del politicismo è finito. E' tempo di chiarezza.

Votate contro questa guerra. Fate vincere in Parlamento le ragioni della
pace e della democrazia che nel paese hanno già vinto. Assumete la
responsabilità di rappresentare la volontà della maggioranza dei cittadini
italiani. Restituite al nostro paese un ruolo positivo e una dignità.

-----
A noi, movimenti sociali, associazioni, partiti politici, organizzazioni
sindacali, esperienze religiose, strutture autorganizzate, società civile
organizzata e diffusa, cittadini e cittadine che abbiamo condiviso la
piattaforma di questa manifestazione, da qui rilanciamo un appello e un
impegno comune. Mettiamo in campo tutte le nostre energie, le nostre forze,
le nostre intelligenze e i nostri corpi, le nostre relazioni, la nostra
fantasia e la nostra determinazione per fermare la guerra. Costruiamo la più
grande esperienza di resistenza permanente alla guerra e alla macchina della
guerra che sia mai stata messa in campo, nel caso sciagurato che la guerra
inizi.

Facciamo appello perché andiamo avanti insieme, nel rispetto delle
differenze, trovando il massimo possibile di unità e di convergenza,
coordinando laddove possibile le nostre iniziative, comunicando,
riconoscendo le pratiche diverse in un patto di solidarietà.

Ciascuno con i propri strumenti, ciascuno con le proprie forme, ciascuno con
le proprie pratiche, costruiamo una rete gigantesca di iniziative e di
azioni che provino a fermare, a intralciare, a boicottare, a mettere
ostacoli alla guerra.

Facciamo appello perché prosegua la mobilitazione di massa in ogni città, in
ogni quartiere, in ogni piazza del paese. Prepariamoci a rispondere all'
appello dei pacifisti americani perché in caso di attacco tutti scendano in
strada. Prepariamoci a rispondere all'appello europeo per manifestazioni di
massa in ogni paese il primo sabato dopo l'attacco.

Facciamo appello agli studenti perché le scuole e le università siano ancora
una volta al centro della mobilitazione contro la guerra. Facciamo appello
alle associazioni dei consumatori e dei cittadini consapevoli perché
promuovano campagne, coinvolgendo il maggior numero di persone in azioni
quotidiane contro la guerra.

Facciamo appello alle organizzazioni sindacali, molte delle quali sono oggi
in piazza qui e in tutto il mondo, affinchè rafforzino ed estendano la
mobilitazione dei lavoratori utilizzando tutti gli strumenti possibili,
inclusi gli scioperi.

Facciamo appello agli operatori dell'informazione affinché rifiutino di
essere arruolati in una guerra fatta innanzitutto di menzogne. Disobbedite
anche voi agli ordini ingiusti, impedite che le redazioni si trasformino in
caserme.

Facciamo appello perché aumenti la mobilitazione capillare per coinvolgere
tutti e tutte. Riempiamo le finestre delle nostre città di bandiere della
pace. In ogni casa, in ogni scuola, nei luoghi di lavoro, nelle sedi
istituzionali, tappezziamo l'Italia di bandiere pacifiste.

Facciamo appello affinché ciascuno trovi il suo modo per non obbedire all'
ordine ingiusto di sostenere la guerra. Le pratiche della nonviolenza
attiva, della testimonianza, del digiuno, della preghiera, della
disobbedienza civile e sociale, della resistenza e dell'antagonismo sociale
hanno grandi radici e tradizioni nel nostro paese. Costruiamo una fitta rete
di resistenza popolare che sappia essere efficace, allargare il consenso e
la partecipazione attiva per fermare la guerra in tutti i suoi aspetti.

Facciamo appello perché aumenti la solidarietà concreta a fianco delle
vittime della guerra. A fianco della popolazione civile irachena, che si
prepara alla guerra in mezzo a mille sofferenze. A fianco del popolo
palestinese, del popolo kurdo, del popolo afgano, dei popoli che soffrono le
guerre dimenticate.

Noi non siamo quelli che vendono le armi ai dittatori. Noi siamo quelli che
da anni, nel silenzio colpevole dei governi, siamo a fianco giorno dopo
giorno ai popoli del mondo che patiscono la guerra, la povertà, l'
oppressione. Rilanciamo tutte le iniziative di solidarietà concreta e di
cooperazione internazionale che la società civile mette in campo. E
avvisiamo sin d'oggi il Governo che non parteciperemo ad iniziative
umanitarie promosse da chi butta le bombe. I nostri soldi, li spenderemo
bene. Salutiamo da qui i cooperanti e i volontari impegnati all'estero che
oggi hanno fatto lo sciopero bianco contro la guerra in tutto il mondo.

Facciamo appello perché si rilanci l'iniziativa politica in Medio Oriente,
per la fine dell'occupazione in Palestina, per due popoli e due stati, per
Gerusalemme capitale condivisa, per la pace e la democrazia in tutto il
Kurdistan, per la vita e la libertà del presidente Ocalan e di tutti i
leader politici, sociali, sindacali, di minoranze etniche detenuti e
perseguitati. Noi non usiamo due pesi e due misure.

Facciamo appello perché il sostegno alle forze democratiche che vivono
oppressi da regimi e dittature in tutta la regione diventi priorità politica
per tutti, istituzioni e movimenti. Dall'Iraq all'Arabia Saudita, i diritti
umani, civili e politici sono negati per milioni di persone. C'è bisogno di
solidarietà e di impegno politico quotidiano.

Facciamo appello perché si rafforzino i movimenti europei e mondiali che con
noi sono impegnati contro la guerra, perché si realizzi la massima
solidarietà e sostegno al movimento pacifista negli Stati Uniti che
rappresenta una grande speranza di cambiamento per il proprio paese e per
tutto il mondo.

Facciamo appello per una politica di disarmo globale sul piano militare,
economico e sociale, per politiche di riduzione delle spese militari, per
una riconversione dell'economia di guerra verso usi civili.

Facciamo appello perché l'impegno assunto da tanti movimenti sociali nel
Forum Sociale Europeo di Firenze affinché l'articolo 1 della Costituzione
Europea contenga il ripudio della guerra come mezzo per la risoluzione delle
controversie internazionali divenga una grande campagna nazionale ed
europea.

Possiamo dare alla storia un altro segno. Un segno di civiltà. Un mondo
senza guerra è possibile. Un mondo di pace, di giustizia, di diritti è
possibile. Un altro mondo è possibile. E oggi qui lo stiamo costruendo.
Fermiamo la guerra.




Il saluto dell'EZLN all'Italia ribelle letto
sul palco della manifestazione contro la guerra
del 15 febbraio a Roma da Heidi Giuliani

Esercito zapatista di liberazione nazionale.
Messico.
15 febbraio 2003.


Fratelli e sorelle dell'italia ribelle:

Ricevete un saluto dagli uomini, donne, bambini, e anziani dell' esercito
zapatista di liberazione nazionale. La nostra parola si fa nuvola per
attraversare l'oceano e arrivare ai mondi che ci sono nei vostri cuori.
Sappiamo che oggi ci saranno mobilitazioni in tutto il mondo per dire no
alla guerra di bush contro il popolo dell'Irak!

E questo bisogna dirlo proprio cosi', perche' non e' una guerra del popolo
nordamericano, ne' e' una guerra contro Saddam Hussein.


E' una guerra del denaro, che e' rappresentato dal signor bush (forse per
enfatizzare che manca di ogni intelligenza). Ed e' contro l'umanita', il cui
destino e' oggi in gioco in terra irakena.


questa e' la guerra della paura.


Il suo obiettivo non e' abbattere Hussein in Irak. La sua meta non e' farla
finita con al qaueda. Ne' liberare il popolo irakeno. Non e' la giustizia ne
'la democrazia ne' la liberta'cio' che anima questo terrore. E' la paura.


La paura che l'umanita' intera si rifiuti di accettare che un poliziotto le
dica quello che deve fare, come deve farlo e quando deve farlo.
La paura che l'umanita' si riufiuti di essere trattata come un bottino.
La paura di questa essenza dell'essere umano che si chiama ribellione.
La paura che i milioni di essere umani che oggi si mobilitano in tutto il
mondo trionfino nell'innalzare la causa della pace.

Perche' le bombe che saranno lanciate sul territorio irakeno, non avranno
come vittime solo i civili irakeni, bambini, donne, uomini e anziani, la cui
morte sara' solo un incidente nel precipitoso e arbitrario passaggio di chi
chiama, dalla sua parte, dio come alibi per la distruzione e la morte.
Chi dirige questa stupidita' (che e' appoggiata da berlusconi in italia,
blair in inghilterra, e aznar in spagna), il signor bush, con i soldi compro
' la potenza che pretende scaricare sul popolo irakeno.
Perche' non bisogna dimenticare che il signor bush sta a capo della
autoprocalamata polizia mondiale, grazie ad una frode cosi' grande che ha
potuto essere occultata solo dai detriti delle torri gemelle a new york e
dal sangue delle vittime degli attentati terroristici dell'11 settembre
2001.

Ne' Hussein ne' il popolo irakeno interessano al governo nordamericano.
Quello che gli importa e' dimostrare che puo' commettere i propri crimini in
qualunque parte del mondo, in qualunque momento e che lo puo' fare
impunemente.
Le bombe che cadranno in irak cercano anche di cadere in tutte le nazioni
della terra. Vogliono cadere anche sopra ai nostri cuori e cosi'
universalizzare la paura che portano dentro.

Questa guerra e' contro tutta l'umanita' contro tutti gli uomini e le donne
oneste.
Questa guerra vuole che abbiamo paura, che crediamo che chi ha il denaro e
la forza militare, abbia anche la ragione.
Questa guerra vuole che scrolliamo le spalle, che facciamo del cinismo una
nuova religione, che rimaniamo in silenzio, che ci conformiamo, che ci
rassegnamo, che ci arrendiamo, che dimentichiamo.
Che ci dimentichiamo di Carlo Giuliani, il ribelle di Genova.

Per noi zapatisti, uomini siamo quelli che sognano i nostri morti. E oggi i
nostri morti sognano un no ribelle!
Per noi c'e' solo una parola degna e una azione conseguente di fronte a
questa guerra. La parola no e l'azione ribelle.
Per questo dobbiamo dire no alla guerra!

Un no senza condizioni ne' pero'.
Un no senza mezze tinte.
Un no senza grigi che lo macchiano.
Un no con tutti i colori che dipingono il mondo.
Un no chiaro, tondo, contundente, definitivo, mondiale.

Quello che e' in gioco in questa guerra e' la relazione tra il potente e il
debole. Il potente e' tale perche' ci fa deboli. Si alimenta del nostro
lavoro, del nostro sangue. Cosi' lui ingrassa e noi deperiamo.
In questa guerra il potente ha invocato dio dalla sua parte perche'
accettassimo la sua potenza e la nostra debolezza come qualcosa stabilito da
un disegno divino.
Pero' dietro questa guerra non c'e' altro dio che il dio del denaro, ne'
altra ragione che il desiderio di morte e distruzione.
L'unica forza del debole e' la sua dignita'. Essa lo anima a lottare per
resistere al potente, per ribellarsi.

Oggi c'e' un no che debilita il potente e fortifica il debole: il no alla
guerra.
Qualcuno si domandera' se la parola che convoca tanti in tutto il mondo sara
' capace di evitare la guerra o, se gia' iniziata, a fermarla.

Pero' la domanda non e' se potremo cambiare la strada assassina del potente.
No. La domanda che ci dobbiamo fare e': potremo vivere con la vergogna di
non aver fatto tutto il possibile per evitare e fermare questa guerra?

Nessun uomo e donna onesti possono rimanere in silenzio e indifferenti in
questo momento.

Tutti e tutte, ognuno con il proprio tono, col proprio modo, con la propria
lingua, con la propria azione, dobbiamo dire no!
E se il potente vuole universalizzare la paura con la morte e la
distruzione, noi dobbiamo universalizzare il no!

Perche' il no a questa guerra e' anche un no alla paura, un no alla
rassegnazione, un no all'oblio, un no a rinunciare ad essere umani.

E' un no per l'umanita' e contro il neoliberismo.
Desideriamo che questo no valichi le frontiere, che si faccia beffe delle
dogane, che superi le differenze di lingua e cultura, e che unisca la parte
onesta e nobile dell'umanita', che sempre, non bisogna dimenticarlo, sara'
la maggioranza.
Perche' ci sono negazioni che uniscono e portano dignita'.

Perche' ci sono negazioni che affermano uomini e donne nella parte migliore
di se stessi, cioe' nella loro dignita'.
Oggi il cielo del mondo si annuvola di aerei da guerra, di missili che si
autodefiniscono intelligenti solo per nascondere la stupidita' di chi li
comanda e di chi come berlusconi, blair e aznar li giustificano, di
satelliti che indicano dove c'e' vita e ci sara' morte.
Il suolo del mondo si macchia di macchine di guerra che dovranno dipingere
di sangue e vergogna la terra.
Arriva la tormenta.

Pero', albeggera' solo se le parole fatte nuvola per attraversare le
frontiere, si trasformano in un no fatto pietra, e aprono una fessura nell'
oscurita', una crepa dalla quale possa passare il domani.
Fratelli e sorelle dell'italia ribelle e degna: accettate questo no che, dal
messico,vi mandiamo noi zapatisti, i piu' piccoli.
Permettete che il nostro no fraternizzi col vostro e con tutti i no che oggi
fioriscono in tutta la terra.

Viva la ribellione che dice no!
Muoia la morte!


Dalle montagne del sudest messicano

Per il Comitato clandestino rivoluzionario indigeno - Comando generale dell'
Esercito zapatista di liberazione Nazionale.

Subcomandante insorgente Marcos.
Messico, febbraio 2003.



L'odore della guerra
di Uri Avnery* Questa guerra non ha a che fare con il terrorismo. Questa
guerra non ha a che fare con le armi di distruzione di massa. Questa guerra
non è per la democrazia nell'Iraq. Questa guerra è per qualcos'altro. Per
quanto riguarda il terrorismo: Saddam Hussein è un crudele dittatore, ma
l'idea che sia legato a Bin Laden è ridicola. Saddam è il capo della
sezione irachena del Baath, un partito fortemente laico. Bin Laden è un
fondamentalista islamico e Al Qaeda si propone di distruggere i partiti
laici nella nostra regione. Per le armi di distruzione in massa: quando
Saddam impiegava gas venefici letali contro gli iraniani (e contro i curdi
loro alleati in Iraq), gli Stati Uniti lo appoggiavano. Allora l'America
era interessata a fermare gli iraniani. Oggi vi sono armi chimiche e
biologiche nella maggior parte dei pesi della regione, compresi l'Egitto,
la Siria e Israele e uno di questi ha armi nucleari. Per la democrazia:
agli americani non gliene importa niente. Alcuni dei loro migliori amici
nel mondo islamico sono dittatori, alcuni più crudeli di Saddam, altri
meno. Come dice un vecchio adagio americano: «E' un figlio di puttana ma è
nostro».

Allora, per che cosa è questa guerra? In una parola: petrolio. C'è un forte
odore di petrolio nell'aria. Chi non lo percepisce non può capire che cosa
sta succedendo. Se si capisce questo, le iniziative di Bush e compagni,
ancorché ciniche e ipocrite, diventano del tutto logiche. Gli obiettivi di
guerra americani sono: stabilire il controllo americano sulle immense
riserve di petrolio irachene, tra le più grandi del mondo; assicurare il
controllo americano sulle vicine, imponenti riserve petrolifere del Mar
Caspio; rafforzare l'indiretto controllo americano sul petrolio di altri
Stati del Golfo, come l'Arabia Saudita, il Kuwait e l'Iran. Il controllo
della maggior parte delle riserve mondiali affrancherà, alla lunga, gli
americani dai condizionamenti del mercato petrolifero. La loro mano, e la
loro soltanto, determinerà le tabelle, loro e loro soltanto fisseranno i
prezzi per il mondo intero. Se vorranno farli salire, saliranno, se
vorranno farli scendere scenderanno. Con un semplice gesto, saranno in
grado di assestare un colpo devastante alle economiche della Germania,
della Francia e del Giappone. Nessun paese sarà in grado di resistere alle
loro pressioni, in ogni campo. Non sorprende che la Germania e la Francia
si oppongano alla guerra. Essa è contro di loro.

Certo, Bush cercherà di insediare qualche genere di governo indigeno, per
camuffare e legittimare in qualche modo l'occupazione americana. C'è un
certo numero di volontari, pronti a servire da quisling. Forse Bush
preferisce un qualche nuovo Saddam Hussein, un dittatore da loro nominato.
Ma la guerra è guerra. Di solito, comincia con qualche piano ben preparato,
ma anche il "migliore" dei piani, sostenuto dalla più grande potenza
militare, può andare storto. Le masse arabe possono insorgere contro
governi sostenuti dagli americani, corrotti, apatici. I turchi possono
perpetrare un massacro nel nord dell'Iraq per stroncare i curdi una volta
per tutte e nessuno può dire come finirà. I luoghi santi sciiti nel sud
dell'Iraq, prossimi all'Iran, possono essere causa di incidenti.

Come influirà tutto questo su Israele? O, per usare la vecchia espressione:
«E' buono per gli ebrei?». Le relazioni tra Bush e Sharon sono quasi
simbiotiche. Dal punto di vista di Sharon la massiccia presenza degli Stati
Uniti nella nostra regione rafforza Israele e lo metterà in grado di
realizzare la sua agenda nascosta. Ma, come si dice in ebraico, «la coda
grassa della pecora contiene una spina»: l'occupazione permanente dell'Iraq
trasforma gli Stati Uniti in una potenza "araba", con un interesse vitale
per la stabilità e la tranquillità della regione. Essi vorranno impedire
con ogni mezzo che il caos si diffonda nei paesi arabi, prima, durante e
dopo la guerra. Sharon e i suoi generali, al contrario, sono interessati al
maggior caos possibile, per servirsene nel senso del transfer di milioni di
palestinesi oltre il Giordano. Tra Bush e Sharon c'è un netto conflitto di
interessi. Estremista ma personalmente prudente, Sharon sa di non dovere,
in nessuna circostanza, suscitare l'ira di Bush. Agirà con cautela. E'
molto, molto paziente e molto, molto ostinato. Cercherà di ottenere da Bush
il permesso di "trasferire" (almeno parte dei) palestinesi, di uccidere
Arafat (se si può fare con Saddam, perché non con Arafat?) e di spezzare la
schiena dei palestinesi. Dal canto suo, Bush vorrà che Israele resti calmo,
molto calmo. All'occasione, potrà usare Israele per tenere calmi, molto
calmi, anche gli arabi.

Tutto questo giova a Israele? Dal punto di vista economico, sociale e della
sicurezza, la risposta è no. Entriamo nell'era dell'avventurismo, con
l'avventuriero numero uno al timone del nostro Stato. La terra tremerà
nella nostre regione e nessuno può prevedere i pericoli che si
approssimano. Una cosa è certa: non ci sarà la pace.

Non sono di quelli che parlano della guerra con equanimità. Ho visto la
guerra, conosco il suo volto. Vedo le migliaia che morranno, le decine di
migliaia che resteranno feriti e mutilati, le centinaia di migliaia che
diventeranno profughi, le famiglie distrutte, il mare delle lacrime e delle
umane sofferenze. Sono con i milioni che, in tutto il mondo, dicono no.

*leader "Blocco per la pace"
movimento israeliano per la pace

(da "Liberazione" del 12/02/2003)







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