Editoriale di Marzo: Benvenuti nel paese dell'imbroglio



EDITORIALE

Benvenuti
nel paese dell'imbroglio


Cosa pensare della legge Bossi-Fini e della risposta alle 700mila domande
di regolarizzazione di clandestini?

In Italia, gli unici a doversi comportare bene, a non tentare di
imbrogliare, sono gli immigrati.

 Per definire le azioni di millantatori e di ciarlatani, il vocabolario
francese usa il termine italianissimo di "imbroglio". Sin dai banchi delle
medie mi chiedevo come mai tale parola fosse presa in prestito
dall'italiano e mi inquietava il fatto che un'azione disprezzabile fosse
coniata e stigmatizzata con una parola della mia lingua. Crescendo negli
anni, nonostante cercassi di spingere lontano da me, italiano, tale
definizione, la parola mi è rimasta appiccicata sulla groppa in qualunque
paese francofono andassi.
Oggi, non ho più angosce di identità: riconosco che l'imbroglio, la
furbizia, il sotterfugio possano rappresentare uno sport nazionale assai
diffuso e forse proprio per questo i furbi e gli imbroglioni d'Italia oggi
sembrano andare alla grande più che mai.
Infatti un paese che ha un terzo del Pil in nero, che assolve di fatto gli
imbrogli miliardari delle false quote latte, che tenta di tutelare i rialzi
illegittimi delle assicurazioni delle auto, un parlamento che accetta e
legittima il falso in bilancio e il cosiddetto "legittimo sospetto", un
governo che condona le evasioni fiscali e gli abusi di ogni genere, un
esecutivo che vuole pervicacemente instaurare lo stato assolutista del
XVII° secolo, delegittimando tutte le garanzie costituzionali proprie di
uno stato moderno, tutto questo non può che essere riassunto in una parola:
"imbroglio". Inoltre un capo di governo che deride quotidianamente
l'intelligenza dei cittadini onesti e cerca di delegittimare tutti i
livelli della magistratura, per salvaguardare interessi personali e di
propri amici e, per sdoganare un consenso popolare di complicità, invita i
propri concittadini a fare altrettanto.
Inoltre diventa sempre più ingombrante un'evidente, continua manipolazione
dell'informazione di stato: per il governo italiano i nostri alpini vanno
in Afghanistan per cantare "Dio del cielo, Signore delle cime", mentre in
contemporanea alti ufficiali  americani rovinano tutto e parlano di
combattimenti assicurati in una delle zone più pericolose e fuori controllo
dell'Afghanistan. Probabilmente la gloria delle medaglie "alla memoria" è
assicurata. Perfino il Vaticano, stato indipendente, è giudicato
antipatriottico da chi vorrebbe vedere sfilare davanti agli alpini un corpo
speciale di cappellani militari, come avveniva nel ventennio. Quelli sì che
erano bei tempi e morire per la gloria patria era una goduria.
Noi, comunque, secondo le parole del capo del governo, useremo la "violenza
con moderazione", niente mitragliate o bombardamenti a tappeto, basta un
colpo e così uno è meno morto tra i morti.
Certo che chi si appella ad un riconoscimento di "rispetto morale" da parte
degli avversari politici dopo aver legittimato tutto ciò, vuol dire che la
sua ipertrofia megalomane lo sta conducendo alla divinizzazione, anche se
invece del proprio cavallo fa senatore il proprio stalliere.
Anche l'amico Tony Blair e l'amico Bush continuano ad appellarsi al
Creatore autonominandosi esecutori materiali delle sue volontà, rivelate
solo a loro ovviamente, in quanto predestinati a tale compito. Non importa
il fatto che il dossier dei servizi segreti inglesi, presentato in pompa
magna, fosse per più della metà copiato, inclusi gli errori di ortografia,
da una tesi di laurea degli anni 90. Certi agenti dei servizi segreti in
grado di navigare in Internet sono dei veri portenti di intelligence e il
povero Powell, all'Onu con la fialetta in mano, conferma che quanto scritto
da uno studente corrisponde alla prova puntuale del riarmo del famigerato
Saddam Hussein. E qualche pezzo grosso di casa nostra rincara la dose,
dando da intendere che quanto scoperto nelle tesi di laurea copiate
maldestramente dai nostri alleati rappresenta una prova inoppugnabile del
suo possesso delle armi di distruzione di massa.
Gli unici a doversi comportare bene, a non tentare di imbrogliare, sono i
cittadini stranieri, gli immigrati. I tutori del vero amor patrio, la
coppia Bossi-Fini, fanno regolare, per legge, solo il loro lavoro: per
loro, e solo per loro, è proibito imbrogliare: se lavori in regola e paghi
le nostre pensioni, va bene, se no via, a casa loro, con grande plauso del
vasto popolino di imbroglioni. Se non paghi il bollo della macchina o il
canone Rai, via, perché questa evasione è tollerata solo per i cittadini
italiani. Se sei zingaro e ti sei fatto una baracca di legno e cartone, e
quindi hai commesso un abusivismo edilizio imperdonabile, via: solo i
cittadini italiani hanno la facoltà di costruire sui templi di Agrigento o
sulle rive del mare, che diamine, mica siamo tutti uguali, ci mancherebbe
altro!
Non fa niente se il 10% della popolazione attiva in Italia, con conseguente
pagamento di oneri sociali, è straniera: che loro paghino per noi, è un
atto dovuto al nostro buon cuore di accoglierla. Non fa niente se centinaia
di migliaia di donne dell'Est si devono accollare l'onere di accudire i
nostri vecchi, perché le nostre famiglie, dal loro canto, si accollano
l'alto impegno sociale di pagare un salario mensile minimo a queste donne.
E poi, diciamocelo chiaro, basta con i clandestini: non tanto i latitanti
nostrani, ma i clandestini stranieri. Costruiamo per loro 2.600 nuove
carceri, per far pagare loro l'impudenza, non di aver commesso reati, ma di
restare in Italia senza permesso di soggiorno; per chi non si fa
riconoscere, costruiamo altri 2.600 Centri di permanenza temporanea; per
chi sbarca sulle nostre coste, e furbescamente chiede lo status di
rifugiato politico, costruiamo 2.600 Centri di identificazione. Ma chi paga
tutta questa isteria reclusoria? Loro ovviamente, i cittadini stranieri
regolari, così imparano ad avere dei connazionali clandestini.
I numeri delle strutture elencate sopra sarebbero adattati alle 700mila
domande di regolarizzazione di clandestini, che sono state presentate dai
datori di lavoro tra settembre e novembre del 2002.
Ma perché tanto dispendio di risorse? Basterebbe issare ad ogni luogo di
sbarco, ad ogni passaggio di frontiera, su ogni sentiero di montagna, in
ogni aeroporto un enorme striscione con la scritta Benvenuti nel paese
dell'imbroglio, proprio come alcune Pro Loco fanno con i tartufi, i salami
e i vini: probabilmente, una buona parte di candidati alla clandestinità
cercherebbe altri lidi.

MISSIONE OGGI   
 DIDASCALIA DELLA FOTO

FOTO N° 1: SENZA DIDA

Credit: Ap/Luca Bruno