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La nonviolenza e' in cammino. 476
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 476
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 14 Jan 2003 00:53:07 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 476 del 14 gennaio 2003 Sommario di questo numero: 1. Una poesia fino a ieri inedita di Franco Fortini 2. Nell'anniversario della nascita di Albert Schweitzer 3. Ancora sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, e sulle ragioni per scegliere la nonviolenza 4. Giulia Bathia intervista Maria Concetta Sala su Simone Weil 5. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: un dialogo su Lanza del Vasto, in tre sonetti per le rime 6. Riletture: Gilbert Badia, Clara Zetkin 7. Riletture: Vania Bambirra, Il capitalismo asservito dell'America Latina 8. Riletture: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg 9. Riletture: Clarice Lispector, Legami familiari 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. MAESTRI. UNA POESIA FINO A IERI INEDITA DI FRANCO FORTINI [Ringraziamo Riccardo Orioles (per contatti: ricc at libero.it) per aver pubblicato sulla sua stupenda rivista diffusa solo per e-mail "tanto per abbaiare", nel n. 161 del 13 gennaio 2003, questa fin qui inedita poesia di Franco Fortini del 1984. Fortini la invio' per fax alla redazione de "I Siciliani" subito dopo un intervento di Riccardo all'indomani dell'assassinio di Pippo Fava. E ringraziamo Riccardo Orioles anche per la lettera stupenda che ci ha scritto in cui ha ricostruito la vicenda di questo testo; vogliamo dirlo: ci commuove immensamente aver saputo che due dei maestri e compagni piu' grandi che abbiamo avuto - uno dei quali da anni e' deceduto, ma resta per noi indimenticabile - si siano tra loro incontrati, e riconosciuti compagni di lotta. Riccardo Orioles, giornalista eccellente, militante antimafia tra i piu' lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", ha formato al giornalismo d'inchiesta e di impegno civile moltissimi giovani. Tra le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e' un esempio pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido impegno politico). Attualmente svolge la sua attività giornalistica scrivendo e diffondendo una e-zine nella rete telematica: "Tanto per abbaiare" (richiedibile gratuitamente scrivendo una e-mail a: ricc at libero.it). Opere di Riccardo Orioles: i suoi scritti e interventi sono pressoche' tutti dispersi in periodici e varie piccole e piccolissime pubblicazioni; e sarebbe invece di grande utilita' raccoglierne in volume una adeguata scelta e dare ad essi un'ampia diffusione (costituirebbe un valido strumento di riflessione e di lotta per tutte le persone impegnate per la democrazia e i diritti); per gli utenti della rete telematica vi e' la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra sinistra. Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e culturale, giornalistici e letterari. Attendiamo ancora che un editore ne faccia un libro - come dire: cartaceo - che possa raggiungere una concretamente piu' vasta area di lettori (i tanti non utenti di internet); come "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo abbiamo ristampato in opuscolo anni fa due suoi interventi: Gattopardi e garibaldini, Viterbo 1992; e L'esperienza de "I Siciliani", Viterbo 1998. Opere su Riccardo Orioles: due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini perbene (Einaudi, Torino 1999). Poeta e saggista tra i maggiori del Novecento, Franco Lattes (Fortini e' il cognome della madre) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista, partecipa all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel dopoguerra e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha collaborato a varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina" ai "Quaderni rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha lavorato nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante. E' stato una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu' isolate) della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed intellettuale pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco Fortini: per l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte complessive Poesie scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre. Poesie 1938-1973, Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si aggiungano l'ultima raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la serie di Poesie inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia di Natale (poi riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in Valdossola, Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali sono: Asia Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre testi per film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi Garzanti, poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione assai ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso Marietti; I cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Il Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del Novecento, Laterza; Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi italiani, Garzanti (che riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi precedentemente presso De Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso Pasolini, Einaudi. Si veda anche l'antologia fortiniana curata da Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori Riuniti. Opere su Franco Fortini: in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di pianto in ragione, Manifestolibri, Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini, La Nuova Italia, Firenze 1974; Romano Luperini, La lotta mentale, Editori Riuniti, Roma 1986; Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988. Su Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo] Al redattore de "Il Siciliano" che e' comparso in televisione la sera del 7 gennaio 1984 e che forse si chiama Ordales o Rosales vorrei dire la mia riconoscenza per l'intelligenza e l'esattezza, quelle che dal fondo della negazione e dello sconforto fanno capire che nulla e' morto mai veramente se c'e' la volonta' di capire tranquillamente - e di volere la verita'. A quel redattore che parlava da Catania come da Managua, da Ciudad de Guatemala, la riconoscenza, la gratitudine e anche il silenzio di un vecchio che venti anni fa a Catania parlo' a cento o duecento studenti, forse anche a lui; e sa di essere stato compreso. Con lui tutto continua. (Franco Fortini, Milano, 7 gennaio 1984) 2. MEMORIA. NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI ALBERT SCHWEITZER [Il 14 gennaio 1875 nasceva Albert Schweitzer. Insigne filantropo, e' stato filosofo e teologo, pastore evangelico, organista, studioso insigne di Bach, medico a Lambarene' nell'ospedale da lui fondato nella foresta africana, promotore dell'impegno contro le armi atomiche; ha pubblicato opere di teologia, filosofia e musica; premio Nobel per la pace nel 1952; e' scomparso il 4 settembre 1965. Tra le opere di Albert Schweitzer: I popoli devono sapere, Einaudi; La mia vita e il mio pensiero, Comunita'; I grandi pensatori dell'India, Astrolabio-Ubaldini; Rispetto per la vita, Claudiana; Storie africane, Il Saggiatore. Opere su Albert Schweitzer: un punto di partenza e' Enrico Sermonti, Schweitzer e la coscienza del terzo mondo, Cremonese] Ci ha sempre molto sorpreso la sottovalutazione della figura, dell'azione, del pensiero di Albert Schweitzer. Che invece cosi' tanti contributi ha dato, e cosi' profondi, ed in campi cosi' diversi ed insieme unificati dalla sua possente personalita' che si stenterebbe a credere che il medico della giungla sia anche il grande organista e studioso di Bach, che il profondo filosofo e teologo cristiano sia anche l'acuto interprete delle filosofie orientali, che l'infaticabile filantropo sia anche lo strenuo difensore dei diritti degli animali, che il promotore degli appelli contro le armi atomiche sia anche la persona che si prende cura dei lebbrosi, in un impegno tenace e incessante per affermare il rispetto per la vita. Ed in quest'uomo formatosi alla fine dell'Ottocento (nacque nel 1875 e scomparve nel 1965) trovi idee grandi che anticipano di decenni la coscienza ecologica, trovi una originale via alla nonviolenza, trovi quella proposta teorica e pratica che e' stata anche di Tolstoj e di Gandhi, di Lanza del Vasto e Martin Luther King, di Hildegard Mayr e di Vandana Shiva. Certo, vi sono anche i limiti di un'epoca e di una tradizione culturale, ma essi danno ancor piu' risalto alle aperture, alla ricerca, all'appello, alla riflessione e all'azione del dottor Schweitzer. In gratitudine ed in umilta' qui gli rendiamo omaggio. 3. MATERIALI. ANCORA SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DELLE MONGOLFIERE PER LA PACE, E SULLE RAGIONI PER SCEGLIERE LA NONVIOLENZA [Riportiamo di seguito i seguenti materiali: I. una breve presentazione, diffusa nel settembre 2000, dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace realizzata nel 1999 ad Aviano durante la guerra dei Balcani; II. un comunicato diffuso nel gennaio 2000 che riferisce del positivo esito del procedimento giudiziario seguito all'azione diretta nonviolenta; III. alcune altre parti della nostra "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri" che diffondemmo in migliaia di copie durante la guerra dei Balcani nel 1999, opuscolo nel quale presentavamo il ragionamento, la sperimentazione e la proposta dell'azione diretta nonviolenta che per alcune ore blocco' i decolli dei bombardieri ad Aviano. Nel notiziario di ieri - cui rinviamo - abbiamo riportato alcune altre parti della nostra "Guida pratica", quelle piu' immediatamente utili sul piano organizzativo e realizzativo] I. Mongolfiere per la pace (Una presentazione del 20 settembre 2000) Una tecnica nonviolenta per contrastare operativamente la guerra, per la prima volta sperimentata lo scorso anno. Per uscire dalla subalternita' ed opporsi concretamente alla guerra con la "nonviolenza dei forti". Vorremmo segnalare e proporre alla riflessione una nuova tecnica nonviolenta per la prima volta sperimentata lo scorso anno ad Aviano per ostacolare i decolli dei bombardieri. La tecnica nonviolenta delle mongolfiere per la pace. Si tratta di una modalita' concreta ed efficace di opposizione alla guerra, che non si limita alla testimonianza simbolica ma contrasta operativamente la macchina bellica. Elaborata dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nel periodo della guerra illegale e stragista del 1999, sperimentata efficacemente per alcune ore ad Aviano in quel tragico frangente, essa si fonda sulla consapevolezza che l"unico momento in cui e' possibile opporsi efficacemente ai bombardieri stragisti con un'azione nonviolenta senza mettere in pericolo la vita di alcuno e' quello immediatamente antecedente il decollo: si tratta cioe' di impedire il decollo dei bombardieri. Essendo le basi aeree militari in periodo di guerra evidentemente non penetrabili senza mettere in pericolo la vita di alcuno, l'unica possibilita' nonviolenta concreta e praticabile di impedire i decolli consiste nell'ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti che ingombrino lo spazio, ostacolino la visuale, disturbino sensibilmente i congegni elettronici della base e degli aerei. Di qui l'idea delle mongolfiere per la pace, ovvero l'occupazione dello spazio aereo intorno e sopra le basi militari cosi' da effettivamente ostacolare ed impedire il decollo dei bombardieri. Tali mongolfiere, realizzate con materiali di costo assai basso, non inquinanti, controllate con la tecnica del "pallone frenato" affinche' non possano provocare pericoli a persone o beni altrui, recanti piccoli componen ti metallici di disturbo per le apparecchiature elettroniche militari, possono efficacemente contrastare i decolli dei bombardieri. Segnaliamo en passant che l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace e' stata l'unica azione in Italia che ha contrastato operativamente la guerra lo scorso anno; l'unica che si e' contrapposta materialmente sul piano strategico, tattico, logistico e per cosi' dire "sul terreno", alla macchina bellica; l'unica non meramente simbolica o finalizzata alla visibilita' sui mass-media, bensi' pensata e realizzata come intervento concreto ed efficace nel conflitto, come azione di contrasto reale alla guerra; appunto come intervento pratico della nonviolenza per fermare eserciti e stragi; l'unica in una logica non vittimistica, bensi' intesa come "nonviolenza dei forti" che combatte nonviolentemente contro la guerra ed i suoi apparati per sconfiggerli sul campo e renderli impotenti. Naturalmente questa tecnica nonviolenta richiede, per essere applicata, piena e pienamente consapevole assunzione personale di responsabilita', limpidezza di condotta ed assoluta fedelta' alla nonviolenza da parte di chi la utilizza. * II. Una vittoria giudiziaria del pacifismo nonviolento (un comunicato del 26 gennaio 2000) Archiviato il procedimento penale contro Peppe Sini per l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" per bloccare i decolli dei bombardieri ad Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999. Durante la tremenda guerra dei Balcani vi furono in Italia pacifisti nonviolenti che cercarono di opporsi concretamente, e non solo simbolicamente, alla realizzazione della guerra. Una delle azioni di questi pacifisti consistette nel tentativo di impedire i decolli dei bombardieri che seminavano strage; tentativo che fu condotto con una impostazione rigorosamente nonviolenta, accuratamente preparato, pubblicamente annunciato e limpido nell'esecuzione. Precisamente in due occasioni ad Aviano il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo in collaborazione con il movimento nonviolento "Beati i costruttori di pace"" tento' di fermare i decolli dei bombardieri con l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", cioe' cercando di ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante l'area di decollo dei bombardieri della base dell'aviazione militare Usa-Nato di Aviano invadendo quello spazio aereo con mongolfiere di carta e palloni ad elio recanti leggeri fogli metallici di disturbo sia della visibilita' sia dei congegni elettronici degli strumenti militari. L'11 aprile 1999 l'iniziativa fu realizzata con risultato positivo per alcune ore, poi sfortunatamente sopravvenne un'altra ed incompatibile manifestazione che non aveva caratteristiche nonviolente, cosa che sopraffece e di fatto vanifico' (e conseguentemente cancello' dai mass-media, e quindi dall'attenzione dell'opinione pubblica) l'azione nonviolenta che stava ottenendo un clamoroso risultato positivo. Il primo maggio nuovamente si tento' l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, ma i pacifisti nonviolenti viterbesi furono fermati dalle forze dell'ordine che su disposizione della magistratura territorialmente competente eseguirono il sequestro delle mongolfiere e dell'attrezzatura atta al loro lancio controllato, e procedettero all'azione giudiziaria contro il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, che dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace era l'ideatore e l'organizzatore. Va notato che durante le operazioni di sequestro delle mongolfiere, i bombardieri non decollarono. Come e' noto i promotori dell'azione nonviolenta delle mongolfiere per la pace sostenevano che occorreva fermare la guerra, che occorreva far cessare le stragi e che l'unico modo per farlo concretamente senza mettere in pericolo nessuno era impedire il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti volanti come appunto le mongolfiere di carta cui erano appesi leggeri fogli di metallo, cosi' da disturbare sensibilmente le operazioni di partenza degli aerei-killer, la visibilita' aerea e la strumentazione elettronica dei bombardieri e della base. I promotori dell'iniziativa nonviolenta qualificarono la propria azione come atto dovuto in rispetto e applicazione della Costituzione della Repubblica Italiana e denunciavano l'illegalita' della guerra ai sensi sia della Costituzione italiana, sia della Carta delle Nazioni Unite, sia dello stesso Statuto della Nato. Per aver promosso l'iniziativa il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo venne denunciato per i reati previsti e puniti dagli articoli 432 (attentato alla sicurezza dei trasporti) e 414 (istigazione a delinquere) del Codice Penale, col rischio di pene che potevano arrivare a piu' anni di detenzione. Ora e' stato emesso il decreto di archiviazione da parte della magistratura di Pordenone. Il significato a nostro avviso ricavabile da questo pronunciamento della magistratura ci sembra chiaro ed incoraggiante: i pacifisti nonviolenti che l'11 aprile (prima che altri scatenassero insensati scontri) hanno bloccato per alcune ore i decolli dei bombardieri, e che il primo maggio hanno nuovamente tentato di bloccarli, non sono pericolosi criminali, ma cittadini italiani che prendono sul serio la Costituzione (che all'art. 11 "ripudia la guerra"), persone che dinanzi a reiterati massacri si adoperano per far cessare la strage; e per la loro azione nonviolenta non devono essere puniti col carcere. E' nostro parere che in condizioni di non nuocere dovrebbero essere messi invece tutti coloro che la guerra e le stragi hanno scatenato e realizzato. * III. Alcune parti della "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri" del 1999 * La nonviolenza come imperativo morale (27 aprile 1999) La nonviolenza: un imperativo morale e quindi politico per tutti coloro che vogliono impegnarsi contro la guerra, per aiutare le vittime, per difendere i diritti umani, per promuovere la democrazia e la convivenza, per la vigenza del diritto e della legalita', per dare un futuro all'umanita' sul finire del secolo di Auschwitz e di Hiroshima. Solo con la nonviolenza ci si puo' opporre coerentemente ed efficacemente alla guerra; solo con la nonviolenza si possono efficacemente e coerentemente difendere i diritti umani. Il movimento impegnato per la pace e per i diritti umani, tutte le persone di volonta' buona che si vogliono impegnare contro i bombardamenti e contro la pulizia etnica, contro i massacri e contro le deportazioni, contro il terrorismo di stato e di bande, devono scegliere la nonviolenza come unico metodo di lotta lecito e coerente. Tutti i movimenti pacifisti e umanitari e tutte le persone che solidarizzano con le vittime, con i profughi, con l'umanita' innocente e sofferente; tutte le persone che hanno orrore delle devastazioni e delle catastrofi ecologiche che la guerra sta provocando nel cuore dell'Europa; tutte le istituzioni fedeli al diritto internazionale ed alla civilta' giuridica, alla democrazia ed al mandato fondativo del patto sociale su cui si reggono, che e' quello di garantire la vita delle persone; tutti devono scegliere la nonviolenza. Gandhi lo disse lapidariamente dopo l'esplosione della bomba atomica su Hiroshima: solo con la nonviolenza l'umanita' avra' un futuro. Tutti coloro che vogliono difendere i diritti umani, il diritto internazionale, la carta delle Nazioni Unite, i principi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, devono scegliere la nonviolenza. Solo con la nonviolenza si puo' fermare la guerra e la barbarie. * Solo la nonviolenza (3 maggio 1999) Solo la nonviolenza puo' fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta e' in grado di far cessare le stragi. Solo la scelta nonviolenta difende i diritti umani e consente la convivenza. La nonviolenza e' forte: puo' opporsi efficacemente alla forza delle armi; puo' sfidare coerentemente i piu' grandi poteri del mondo. La nonviolenza e' umile: non richiede attitudini eccezionali, pose monumentali, proclami retorici; non richiede ingenti risorse fisiche o finanziarie; richiede limpidezza di condotta ed assunzione di responsabilita'. La nonviolenza e' concreta: interviene realmente nel conflitto; porta la pace e la giustizia nel suo stesso porsi; si oppone ugualmente alla vigliaccheria ed alla violenza; educa alla dignita' umana. La nonviolenza e' coerente: e' l'unico modo coerente di lottare contro la violenza; e' l'unico modo coerente di affermare la dignita' di ogni essere umano; e' l'unico modo coerente per ridurre l'ingiustizia e il dolore nel mondo. La nonviolenza e' il potere di tutti: poiche' tutti possono lottare con la nonviolenza, poiche' la nonviolenza fa appello a tutti, poiche' la nonviolenza rispetta la dignita' di tutti e di ciascuno. La nonviolenza e' adesione alla verita', e' forza della verita': da Gandhi a Capitini gli amici della nonviolenza sanno che essa e' incompatibile con la menzogna, con i sotterfugi, con gli intrighi e le doppiezze: la nonviolenza e' l'amore per la verita' che irrompe nell'agire politico e sociale, e' il principio responsabilita' (il rispondere al volto dell'altro che muto e sofferente ti interroga - Levinas -, il farsi carico del mondo e dell' umanita' - Jonas -) che si rende operare autentico; e' la critica della ragion pratica che si fa movimento di solidarieta' e di liberazione. La nonviolenza e' lotta come amore: lotta integrale contro l'ingiustizia e la menzogna, lotta integrale per la comunicazione e la dignita', lotta integrale contro la violenza; lotta integrale per i diritti umani, lotta integrale per un'umanita' di eguali, liberi e fraterni. La nonviolenza e' utopia concreta, principio speranza, ortopedia del camminare eretti: abbiamo usato queste tre formule del filosofo Ernst Bloch per significare che la nonviolenza e' concreta azione e concreto progetto politico e sociale di dignita' umana e difesa della biosfera; che la nonviolenza e' inveramento della speranza in una lotta coerente e che nel suo stesso farsi e' liberante; che la nonviolenza e' affermazione ed istituzione del diritto e dei diritti, legalita' e democrazia in cammino. * La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso (10 aprile 1999) E' possibile difendere i diritti umani scatenando una guerra? Noi diciamo di no, poiche' la guerra e' essa stessa la piu' tragica violazione dei diritti umani. La vicenda della guerra attuale ci dimostra che proprio l'inizio dei bombardamenti ha scatenato orrori indicibili. I diritti umani si difendono solo con la pace, la solidarieta', la democrazia, la condivisione, la lotta nonviolenta. E' possibile opporsi alla guerra con la nonviolenza? Noi diciamo di si', poiche' la nonviolenza e' un metodo di lotta coerente ed efficace, ed e' anzi l'unico metodo di lotta che contrasta l'ingiustizia e la violenza fino alla radice, rifiutandosi di compiere a sua volta ingiustizie e violenze. Contro la violenza: sette argomenti piu' uno Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA. VV., Dizionario di politica, Tea, Torino 1992: I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella distruzione dell'intero genere umano"; II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di vite che provoca; III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche quello piu' buono"; IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa', di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata conduce prima o poi sempre al militarismo"; V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)". A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due: VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati; VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e' irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati). Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente. - La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la violenza. Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino. Una definizione classica: la carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si batte per la nonviolenza e' nella carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini: "Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: I. l'opposizione integrale alla guerra; II. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; III. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; IV. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono unaltra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli". Alcuni aspetti della nonviolenza - Nonviolenza come teoria-prassi etico-politica per la dignita' umana e la difesa della biosfera: coerenza tra mezzi e fini; il principio responsabilita'; l'umanizzazione della lotta; la compresenza dell'altro; il rispetto per la vita; per un'umanita' di eguali. - Nonviolenza come metodologia di lotta e di gestione dei rapporti e dei conflitti: le tecniche della nonviolenza; processi decisionali e modelli organizzativi; comunicazione ed interazione; l'azione diretta nonviolenta. - Nonviolenza come strategia: negare il consenso all'ingiustizia; un approccio processuale (dinamico, trasformativo) e relazionale; il programma costruttivo ed i fini sovraordinati; la partecipazione di tutti e la condivisione; realizzazione degli obiettivi ed inveramento dei principi nel corso stesso della lotta. - Nonviolenza come progetto politico, economico, sociale: nonviolenza e politica, la politica della nonviolenza; la proposta economica della nonviolenza; il progetto di una societa' nonviolenta. La nonviolenza e' lotta E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione della diversita' di ognuno. E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di riprodurre violenza. Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto della verita' e della giustizia. E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare altre persone. E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male. E' lotta per l'umanita'. La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione. L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp. 132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni casi, ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive: I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte, proprio come in un'azione violenta. II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico e il confronto delle forze in conflitto. III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia fondamentalmente 'buono', ma riconosce le potenzialita' umane sia al 'bene' che al 'male' (...). IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle volte e con successo da gente 'qualsiasi'. V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente (sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado di comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta (...). VI. L"azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto orientale (...). VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover operare, se necessario, contro la violenza. VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata tanto per cause 'buone' quanto per cause 'cattive', sebbene le conseguenze sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla violenza impiegata per lo stesso scopo. IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali, occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari". Le tecniche della nonviolenza Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp descrive 198 tecniche di azione nonviolenta. L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali, forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui, spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche, abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi, consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici: azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori, azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti, azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi, tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati, scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici (tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento, comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale, intervento economico, intervento politico. Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea d'Ombra Edizioni, Milano. L'addestramento alla nonviolenza Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte sono queste: I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale; II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c''e' maggior rilievo per i modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra; III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante; IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia' sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso improvvisamente con tutto il loro peso; V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia". Alcune schede da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a cura di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice, Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada, ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza. Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate. * I quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1. definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate bene; 3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita. * Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate; educate; manifestate; resistete; siate pazienti. * Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri partecipanti; comunicate; controllate gli eventi. * Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5. mirare a cambiamenti incisivi. * Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita' del vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8. continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della nonviolenza. * Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1. nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del consenso nel prendere le decisioni. Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta Preliminarmente: chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa, rispetto per gli altri. I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare. II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti; interlocutori da coinvolgere; strumenti di verifica periodica e di eventuale ridefinizione degli obiettivi. III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia; agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione. Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1. Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti. 15. Quando la lotta si prolunga. [Segnaliamo che il testo integrale del manuale di Walker e' stato riprodotto a puntate su questo notiziario alcuni mesi fa - ndr -]. 4. MAESTRE. GIULIANA BATHIA INTERVISTA MARIA CONCETTA SALA SU SIMONE WEIL [Dal sito dell'associazione "Dialogare-Incontri" (www.dialogare.ch) riprendiamo questa intervista precedentemente apparsa su "La Regione", 2 febbraio 2001. Maria Concetta Sala e' docente universitaria e saggista, profonda studiosa di Simone Weil. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909, allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America, infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag: "Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara. Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da' nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta' consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio (Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni, nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil: fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil. L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani, Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994] Negli ultimi anni si e' riaccesa la curiosita' intorno alla figura di Simone Weil (1909-1943), una scrittrice e pensatrice politico-religiosa che sfugge a qualsiasi classificazione. Nata a Parigi da genitori di origine ebraica, si avvicino' alla fede cristiana, che alimento' di idee eterodosse, spesso in contrasto con il mondo cattolico. Militante del sindacalismo rivoluzionario, Simone Weil volle comprendere i meccanismi dell'oppressione sociale, scegliendo di fare un'esperienza di fabbrica. Cosi' si prese un anno di congedo per "studi personali" dall'attivita' d(insegnamento nei licei femminili, per andare a lavorare come operaia. Esclusa dalla docenza in seguito alle leggi razziali del regime di Vichy, fece l'operaia agricola; in seguito accompagno' i propri genitori negli Stati Uniti. Poco dopo, pero', richiamata dall'impegno contro il totalitarismo, torno' in Europa, dove mori' di tubercolosi. Le sue opere riflettono in ricchezza ed eterogeneita' la molteplicita' delle sue vicende esistenziali, che non furono mai disgiunte da una costante elaborazione intellettuale. Alcuni frammenti del suo pensiero sono stati presentati, sabato 27 gennaio [2001] presso l'Universita' della Svizzera italiana a Lugano, in una conferenza dal titolo: "Simone Weil, il sentimento dell'esistenza". Relatrice dell'incontro Maria Concetta Sala, assidua frequentatrice dei percorsi filosofici weiliani e curatrice della pubblicazione di alcune opere della filosofa francese: Lezioni di filosofia (Adelphi 1999) e Piccola cara... Lettere alle allieve (Marietti 1998). * Tentare di orientarsi nella ricca produzione filosofica di Simone Weil puo' risultare scoraggiante; abbiamo quindi chiesto a Maria Concetta Sala in che modo ha guidato il suo uditorio attraverso il mondo weiliano. "Il titolo della conferenza ('Il sentimento dell'esistenza') - spiega la studiosa - fa riferimento alla mia esperienza di lettura dei testi di Simone Weil. Penso che sia molto difficile oggi non tenere conto di se', della propria pratica, nell'accostarsi alla vicenda esistenziale e alle riflessioni di grandi donne e uomini. Il mio tentativo e' orientato verso una sorta di 'lettura fenomenologica', che non lasci fuori la mia esperienza, anche se mi auguro di non cadere nel biografismo". - Giuliana Bathia: Come e' nato il suo interesse per Simone Weil? - Maria Concetta Sala: Lavoravo all'Adelphi come redattrice, e ad un certo punto trovai sul mio tavolo i Quaderni di Simone Weil, poi pubblicati tra il 1982 e il 1993. Per me fu una sorta di rivelazione abbagliante, che mi costrinse a prendere delle decisioni particolari nella mia vita. Dopo tanti anni di attraversamento dei testi weiliani, posso azzardare un'ipotesi di lettura che tenga conto del sentimento dell'esistenza in Simone Weil; l'esistenza weiliana, partendo da me e leggendo lei. Mi riferisco ai quaderni di appunti, i Quaderni, e alle lettere alle allieve, alle lettere londinesi - non ancora apparse in italiano - e anche alle lettere presenti in Attente de Dieu (Attesa di Dio). Si tratta di una scrittura molto particolare, che implica anche un lavoro su di se', che in qualche modo riguarda la soggettivizzazione. - G. B.: Secondo lei, quali sono gli elementi guida del pensiero di Simone Weil? - M. C. S.: C'e' lo stare sulla soglia, da una parte; la soglia e' la cifra originale del pensiero di Simone Weil, non solo per quello che riguarda la Chiesa e la questione religiosa, ma anche per gli altri ambiti che lei si trovo' ad attraversare; anche per la questione operaia, per la questione della scuola, per il rapporto con il mondo politico. Pero' non e' un semplice stare sulla soglia, c'e' anche il contatto. Simone Weil sta sulla soglia, ma nello stesso tempo si mette in contatto con il mondo, con la realta', con gli altri, con la comunita' in cui vive, mettendo al centro la dimensione pratica della conoscenza. - G. B.: In modo moderno, Simone Weil riconosce la pluralita' dei modi di pensare e delle posizioni. - M. C. S.: Ecco, non e' un posizionamento unico il suo, ma il suo pensiero diventa la capacita' di pensare simultaneamente su molteplici piani. Questa caratteristica riguarda un po' tutte le grandi filosofe del '900: Hannah Arendt, Edith Stein, Maria Zambrano. E' una capacita' che deriva dalla pratica, dal contatto e dall'attraversamento reale, dalla cifra della singolarita' del loro essere e dall'esserci tutte per intero nella propria epoca e nei luoghi del proprio vissuto. Si tratta di una "filosofia in atto e pratica", come la definisce Simone Weil. Questa definizione traduce sia il suo percorso esistenziale, sia il suo pensiero. Il procedere della sua vita e il procedere del suo pensiero sono intrecciati; uno non potrebbe esistere senza l'altro. Dal punto di vista della scrittura, questo lavoro su di se' e' molto evidente nei Quaderni, scritti al modo degli anacoreti, ma vivendo nel tempo e nello spazio del mondo. In essi Simone Weil mostra di ritirarsi in se stessa attraverso l'unificazione di frammenti eterogenei, di citazioni che arrivano da diversi testi e diverse culture e nello stesso tempo procede a un lavoro di risignificazione. * Queste alcune tracce del pensiero di Simone Weil che sono state ricomposte nella conferenza organizzata dall'Associazione Dialogare-Incontri, nell'ambito del corso di formazione "Pensare un mondo con le donne". 5. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: UN DIALOGO SU LANZA DEL VASTO, IN TRE SONETTI PER LE RIME [Ricorrendo l'anniversario della scomparsa di Lanza del Vasto (deceduto il 5 gennaio 1981, e non il 15 come - erroneamente, se non siamo noi ad andar errati - e' ripetuto nelle quarte di copertina di alcuni suoi libri editi dalla benemerita Jaca Book) era intenzione del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo di promuovere un incontro di commemorazione invitando piu' amici a prendervi parte e tenervi un colloquio. Quell'incontro non ha avuto luogo poiche' in quel giorno e ancora in questi siamo impegnati in una iniziativa di solidarieta' concreta e urgente che rende anche necessarie ripetute riunioni di elaborazione e operative a cui abbiamo posposto gli incontri di studio e di commemorazione. Ma anche se l'incontro non c'e' stato, l'anniversario ha dato luogo alle composizioni che di seguito riportiamo offrendole come voci di un aperto colloquio in ricordo e omaggio a Lanza del Vasto, colloquio e ricordo e omaggio cui invitiamo tutti i nostri interlocutori. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel 1901 a San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram. Tornato in Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e un'esperienza comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica. Promuove e partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E' deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per vela, Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book (che ha pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice Fiorentina; In fuoco e spirito, La Meridiana] I. Benito D'Ippolito agli amici suoi Osvaldo e Luciano Tra le figure della nonviolenza piu' grandi, quella di Lanza del Vasto sempre mi e' parsa nella sua essenza interrogante ad un fatal contrasto. Cosi' assertiva come avesse scienza di cio' che e' sano e cio' che invece e' guasto come se avesse un metro la coscienza che misurasse tutto in sguardo casto. Enigmatica percio' figura cosi' esigente e cosi' netta e forte quasi vedesse la vita futura e invece io solo questo ho avuto in sorte di dubitar di tutto per natura sempre sentendo il morso della morte. II. Osvaldo Caffianchi agli amici suoi Benito e Luciano Aveva nello sguardo la sapienza che si coltiva camminando, e vasto il mondo andando pellegrino e senza della violenza sopportare il basto. non ammetteva torpida indolenza, e univa in sobrieta'; il fasto nefasto bandiva come esca e come lenza, e combatteva dei vizi l'impasto. Di salda presa con mano sicura dava soccorso a quanti gia' ritorte e ceppi inviluppavan, la statura rivendicando in tutti, e le piu' assorte chiamando menti a risvegliarsi, e cura prendendosi di contrastar la morte. III. Luciano Bonfrate agli amici suoi Benito e Osvaldo Nemico sempre di ogni ria violenza, della saggezza il fiero e dolce pasto recava in dono con la sua presenza di buon amico e consiglier teofrasto. Poneva chiara e netta l'esigenza di verita', di impegno, e facea tasto dell'altrui persuasione e diligenza di voti dando rigido un catasto. E' ostica anche a me la scelta dura dell'ordine, la regola, le accorte tassonomie in cui sento le mura che per protegger soffocan le smorte anime, e temo generin rancura e sian di essenza viva forme morte. 6. RILETTURE. GILBERT BADIA: CLARA ZETKIN Gilbert Badia, Clara Zetkin, Erre Emme, Roma 1994, pp. 320, lire 20.000. Un bel profilo di una delle storiche protagoniste tra Ottocento e Novecento del movimento delle donne, del movimento per la pace e del movimento operaio, scritto da uno dei piu' acuti studiosi del movimento operaio. 7. RILETTURE. VANIA BAMBIRRA: IL CAPITALISMO ASSERVITO DELL'AMERICA LATINA Vania Bambirra, Il capitalismo asservito dell'America Latina, Feltrinelli, Milano 1974, pp. 184. Uno studio che meriterebbe di essere riletto. 8. RILETTURE. LELIO BASSO (A CURA DI): PER CONOSCERE ROSA LUXEMBURG Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano 1977, pp. LXXII + 352. Una buona introduzione, che vivamente raccomandiamo. 9. RILETTURE. CLARICE LISPECTOR: LEGAMI FAMILIARI Clarice Lispector, Legami familiari, Feltrinelli, Milano 1986, 1999, pp. 126, euro 5,16. Una scrittura che e' meditazione ed interrogazione. 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 476 del 14 gennaio 2003
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