La nonviolenza e' in cammino. 476



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 476 del 14 gennaio 2003

Sommario di questo numero:
1. Una poesia fino a ieri inedita di Franco Fortini
2. Nell'anniversario della nascita di Albert Schweitzer
3. Ancora sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, e
sulle ragioni per scegliere la nonviolenza
4. Giulia Bathia intervista Maria Concetta Sala su Simone Weil
5. Benito D'Ippolito, Osvaldo Caffianchi, Luciano Bonfrate: un dialogo su
Lanza del Vasto, in tre sonetti per le rime
6. Riletture: Gilbert Badia, Clara Zetkin
7. Riletture: Vania Bambirra, Il capitalismo asservito dell'America Latina
8. Riletture: Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg
9. Riletture: Clarice Lispector, Legami familiari
10. La "Carta" del Movimento Nonviolento
11. Per saperne di piu'

1. MAESTRI. UNA POESIA FINO A IERI INEDITA DI FRANCO FORTINI
[Ringraziamo Riccardo Orioles (per contatti: ricc at libero.it) per aver
pubblicato sulla sua stupenda rivista diffusa solo per e-mail "tanto per
abbaiare", nel n. 161 del 13 gennaio 2003, questa fin qui inedita poesia di
Franco Fortini del 1984. Fortini la invio' per fax alla redazione de "I
Siciliani" subito dopo un intervento di Riccardo all'indomani
dell'assassinio di Pippo Fava. E ringraziamo Riccardo Orioles anche per la
lettera stupenda che ci ha scritto in cui ha ricostruito la vicenda di
questo testo; vogliamo dirlo: ci commuove immensamente aver saputo che due
dei maestri e compagni piu' grandi che abbiamo avuto - uno dei quali da anni
e' deceduto, ma resta per noi indimenticabile - si siano tra loro
incontrati, e riconosciuti compagni di lotta.
Riccardo Orioles, giornalista eccellente, militante antimafia tra i piu'
lucidi e coraggiosi, ha preso parte con Pippo Fava all'esperienza de "I
Siciliani", poi e' stato tra i fondatori del settimanale "Avvenimenti", ha
formato al giornalismo d'inchiesta e di impegno civile moltissimi giovani.
Tra le persone che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e' un esempio
pressoche' unico di rigore morale e intellettuale (e quindi di limpido
impegno politico). Attualmente svolge la sua attività giornalistica
scrivendo e diffondendo una e-zine nella rete telematica: "Tanto per
abbaiare" (richiedibile gratuitamente scrivendo una e-mail a:
ricc at libero.it). Opere di Riccardo Orioles: i suoi scritti e interventi sono
pressoche' tutti dispersi in periodici e varie piccole e piccolissime
pubblicazioni; e sarebbe invece di grande utilita' raccoglierne in volume
una adeguata scelta e dare ad essi un'ampia diffusione (costituirebbe un
valido strumento di riflessione e di lotta per tutte le persone impegnate
per la democrazia e i diritti); per gli utenti della rete telematica vi e'
la possibilita' di leggere una raccolta dei suoi scritti (curata dallo
stesso autore) nel libro elettronico Allonsanfan. Storie di un'altra
sinistra. Sempre in rete e' possibile leggere una sua raccolta di traduzioni
di lirici greci, ed altri suoi lavori di analisi (e lotta) politica e
culturale, giornalistici e letterari. Attendiamo ancora che un editore ne
faccia un libro - come dire: cartaceo - che possa raggiungere una
concretamente piu' vasta area di lettori (i tanti non utenti di internet);
come "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo abbiamo ristampato in
opuscolo anni fa due suoi interventi: Gattopardi e garibaldini, Viterbo
1992; e L'esperienza de "I Siciliani", Viterbo 1998. Opere su Riccardo
Orioles: due ampi profili di Riccardo Orioles sono in due libri di Nando
Dalla Chiesa, Storie (Einaudi, Torino 1990), e Storie eretiche di cittadini
perbene (Einaudi, Torino 1999).
Poeta e saggista tra i maggiori del Novecento, Franco Lattes (Fortini e' il
cognome della madre) e' nato a Firenze nel 1917, antifascista, partecipa
all'esperienza della repubblica partigiana in Val d'Ossola. Nel dopoguerra
e' redattore del "Politecnico" di Vittorini; in seguito ha collaborato a
varie riviste, da "Comunita'" a "Ragionamenti", da "Officina" ai "Quaderni
rossi" ed ai "Quaderni piacentini", ad altre ancora. Ha lavorato
nell'industria, nell'editoria, come traduttore e come insegnante. E' stato
una delle persone piu' limpide e piu' lucide (e per questo piu' isolate)
della sinistra italiana, un uomo di un rigore morale ed intellettuale
pressoche' leggendario. E' scomparso nel 1994. Opere di Franco Fortini: per
l'opera in versi sono fondamentali almeno le raccolte complessive Poesie
scelte (1938-1973), Mondadori; Una volta per sempre. Poesie 1938-1973,
Einaudi; Versi scelti. 1939-1989, Einaudi; cui si aggiungano l'ultima
raccoltina Composita solvantur, Einaudi, e postuma la serie di Poesie
inedite, sempre presso Einaudi. Testi narrativi sono Agonia di Natale (poi
riedito col titolo Giovanni e le mani), Einaudi; e Sere in Valdossola,
Mondadori, poi Marsilio. Tra i volumi di saggi, fondamentali sono: Asia
Maggiore, Einaudi; Dieci inverni, Feltrinelli, poi De Donato; Tre testi per
film, Edizioni Avanti!; Verifica dei poteri, Il Saggiatore, poi Garzanti,
poi Einaudi; L'ospite ingrato, De Donato, poi una nuova edizione assai
ampliata col titolo L'ospite ingrato. Primo e secondo, presso Marietti; I
cani del Sinai, Einaudi; Ventiquattro voci per un dizionario di lettere, Il
Saggiatore; Questioni di frontiera, Einaudi; I poeti del Novecento, Laterza;
Insistenze, Garzanti; Saggi italiani. Nuovi saggi italiani, Garzanti (che
riprende nel primo volume i Saggi italiani apparsi precedentemente presso De
Donato); Extrema ratio, Garzanti; Attraverso Pasolini, Einaudi. Si veda
anche l'antologia fortiniana curata da Paolo Jachia, Non solo oggi, Editori
Riuniti. Opere su Franco Fortini: in volume cfr. AA. VV., Uomini usciti di
pianto in ragione, Manifestolibri, Roma 1996; Alfonso Berardinelli, Fortini,
La Nuova Italia, Firenze 1974; Romano Luperini, La lotta mentale, Editori
Riuniti, Roma 1986; Remo Pagnanelli, Fortini, Transeuropa, Jesi 1988. Su
Fortini hanno scritto molti protagonisti della cultura e dell'impegno
civile; fondamentali sono i saggi fortiniani di Pier Vincenzo Mengaldo]

Al redattore de "Il Siciliano"
che e' comparso in televisione la sera
del 7 gennaio 1984
e che forse si chiama Ordales o Rosales
vorrei dire la mia riconoscenza
per l'intelligenza e l'esattezza,
quelle che dal fondo della negazione
e dello sconforto
fanno capire che nulla e' morto mai veramente
se c'e' la volonta' di capire
tranquillamente - e di volere la verita'.
A quel redattore
che parlava da Catania
come da Managua, da Ciudad de Guatemala,
la riconoscenza, la gratitudine e anche il silenzio
di un vecchio che venti anni fa a Catania
parlo' a cento o duecento studenti, forse anche a lui;
e sa di essere stato compreso. Con lui
tutto continua.

(Franco Fortini, Milano, 7 gennaio 1984)

2. MEMORIA. NELL'ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI ALBERT SCHWEITZER
[Il 14 gennaio 1875 nasceva Albert Schweitzer. Insigne filantropo, e' stato
filosofo e teologo, pastore evangelico, organista, studioso insigne di Bach,
medico a Lambarene' nell'ospedale da lui fondato nella foresta africana,
promotore dell'impegno contro le armi atomiche; ha pubblicato opere di
teologia, filosofia e musica; premio Nobel per la pace nel 1952; e'
scomparso il 4 settembre 1965. Tra le opere di Albert Schweitzer: I popoli
devono sapere, Einaudi; La mia vita e il mio pensiero, Comunita'; I grandi
pensatori dell'India, Astrolabio-Ubaldini; Rispetto per la vita, Claudiana;
Storie africane, Il Saggiatore. Opere su Albert Schweitzer: un punto di
partenza e' Enrico Sermonti, Schweitzer e la coscienza del terzo mondo,
Cremonese]
Ci ha sempre molto sorpreso la sottovalutazione della figura, dell'azione,
del pensiero di Albert Schweitzer.
Che invece cosi' tanti contributi ha dato, e cosi' profondi, ed in campi
cosi' diversi ed insieme unificati dalla sua possente personalita' che si
stenterebbe a credere che il medico della giungla sia anche il grande
organista e studioso di Bach, che il profondo filosofo e teologo cristiano
sia anche l'acuto interprete delle filosofie orientali, che l'infaticabile
filantropo sia anche lo strenuo difensore dei diritti degli animali, che il
promotore degli appelli contro le armi atomiche sia anche la persona che si
prende cura dei lebbrosi, in un impegno tenace e incessante per affermare il
rispetto per la vita.
Ed in quest'uomo formatosi alla fine dell'Ottocento (nacque  nel 1875 e
scomparve nel 1965) trovi idee grandi che anticipano di decenni la coscienza
ecologica, trovi una originale via alla nonviolenza, trovi quella proposta
teorica e pratica che e' stata anche di Tolstoj e di Gandhi, di Lanza del
Vasto e Martin Luther King, di Hildegard Mayr e di Vandana Shiva.
Certo, vi sono anche i limiti di un'epoca e di una tradizione culturale, ma
essi danno ancor piu' risalto alle aperture, alla ricerca, all'appello, alla
riflessione e all'azione del dottor Schweitzer.
In gratitudine ed in umilta' qui gli rendiamo omaggio.

3. MATERIALI. ANCORA SULL'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA DELLE MONGOLFIERE PER
LA PACE, E SULLE RAGIONI PER SCEGLIERE LA NONVIOLENZA
[Riportiamo di seguito i seguenti materiali: I. una breve presentazione,
diffusa nel settembre 2000, dell'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace realizzata nel 1999 ad Aviano durante la guerra dei
Balcani; II. un comunicato diffuso nel gennaio 2000 che riferisce del
positivo esito del procedimento giudiziario seguito all'azione diretta
nonviolenta; III. alcune altre parti della nostra "Guida pratica all'azione
diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli
dei bombardieri" che diffondemmo in migliaia di copie durante la guerra dei
Balcani nel 1999, opuscolo nel quale presentavamo il ragionamento, la
sperimentazione e la proposta dell'azione diretta nonviolenta che per alcune
ore blocco' i decolli dei bombardieri ad Aviano. Nel notiziario di ieri -
cui rinviamo - abbiamo riportato alcune altre parti della nostra "Guida
pratica", quelle piu' immediatamente utili sul piano organizzativo e
realizzativo]
I. Mongolfiere per la pace (Una presentazione del 20 settembre 2000)
Una tecnica nonviolenta per contrastare operativamente la guerra, per la
prima volta sperimentata lo scorso anno. Per uscire dalla subalternita' ed
opporsi concretamente alla guerra con la "nonviolenza dei forti".
Vorremmo segnalare e proporre alla riflessione una nuova tecnica nonviolenta
per la prima volta sperimentata lo scorso anno ad Aviano per ostacolare i
decolli dei bombardieri. La tecnica nonviolenta delle mongolfiere per la
pace.
Si tratta di una modalita' concreta ed efficace di opposizione alla guerra,
che non si limita alla testimonianza simbolica ma contrasta operativamente
la macchina bellica.
Elaborata dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nel periodo della
guerra illegale e stragista del 1999, sperimentata efficacemente per alcune
ore ad Aviano in quel tragico frangente, essa si fonda sulla consapevolezza
che l"unico momento in cui e' possibile opporsi efficacemente ai bombardieri
stragisti con un'azione nonviolenta senza mettere in pericolo la vita di
alcuno e' quello immediatamente antecedente il decollo: si tratta cioe' di
impedire il decollo dei bombardieri.
Essendo le basi aeree militari in periodo di guerra evidentemente non
penetrabili senza mettere in pericolo la vita di alcuno, l'unica
possibilita' nonviolenta concreta e praticabile di impedire i decolli
consiste nell'ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di
decollo con oggetti che ingombrino lo spazio, ostacolino la visuale,
disturbino sensibilmente i congegni elettronici della base e degli aerei.
Di qui l'idea delle mongolfiere per la pace, ovvero l'occupazione dello
spazio aereo intorno e sopra le basi militari cosi' da effettivamente
ostacolare ed impedire il decollo dei bombardieri.
Tali mongolfiere, realizzate con materiali di costo assai basso, non
inquinanti, controllate con la tecnica del "pallone frenato" affinche' non
possano provocare pericoli a persone o beni altrui, recanti piccoli componen
ti metallici di disturbo per le apparecchiature elettroniche militari,
possono efficacemente contrastare i decolli dei bombardieri.
Segnaliamo en passant che l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per
la pace e' stata l'unica azione in Italia che ha contrastato operativamente
la guerra lo scorso anno; l'unica che si e' contrapposta materialmente sul
piano strategico, tattico, logistico e per cosi' dire "sul terreno", alla
macchina bellica; l'unica non meramente simbolica o finalizzata alla
visibilita' sui mass-media, bensi' pensata e realizzata come intervento
concreto ed efficace nel conflitto, come azione di contrasto reale alla
guerra; appunto come intervento pratico della nonviolenza per fermare
eserciti e stragi; l'unica in una logica non vittimistica, bensi' intesa
come "nonviolenza dei forti" che combatte nonviolentemente contro la guerra
ed i suoi apparati per sconfiggerli sul campo e renderli impotenti.
Naturalmente questa tecnica nonviolenta richiede, per essere applicata,
piena e pienamente consapevole assunzione personale di responsabilita',
limpidezza di condotta ed assoluta fedelta' alla nonviolenza da parte di chi
la utilizza.
*
II. Una vittoria giudiziaria del pacifismo nonviolento (un comunicato del 26
gennaio 2000)
Archiviato il procedimento penale contro Peppe Sini per l'azione diretta
nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" per bloccare i decolli dei
bombardieri ad Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999.
Durante la tremenda guerra dei Balcani vi furono in Italia pacifisti
nonviolenti che cercarono di opporsi concretamente, e non solo
simbolicamente, alla realizzazione della guerra.
Una delle azioni di questi pacifisti consistette nel tentativo di impedire i
decolli dei bombardieri che seminavano strage; tentativo che fu condotto con
una impostazione rigorosamente nonviolenta, accuratamente preparato,
pubblicamente annunciato e limpido nell'esecuzione.
Precisamente in due occasioni ad Aviano il "Centro di ricerca per la pace"
di Viterbo in collaborazione con il movimento nonviolento "Beati i
costruttori di pace"" tento' di fermare i decolli dei bombardieri con
l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", cioe' cercando
di ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante l'area di decollo dei
bombardieri della base dell'aviazione militare Usa-Nato di Aviano invadendo
quello spazio aereo con mongolfiere di carta e palloni ad elio recanti
leggeri fogli metallici di disturbo sia della visibilita' sia dei congegni
elettronici degli strumenti militari.
L'11 aprile 1999 l'iniziativa fu realizzata con risultato positivo per
alcune ore, poi sfortunatamente sopravvenne un'altra ed incompatibile
manifestazione che non aveva caratteristiche nonviolente, cosa che
sopraffece e di fatto vanifico' (e conseguentemente cancello' dai
mass-media, e quindi dall'attenzione dell'opinione pubblica) l'azione
nonviolenta che stava ottenendo un clamoroso risultato positivo.
Il primo maggio nuovamente si tento' l'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace, ma i pacifisti nonviolenti viterbesi furono fermati
dalle forze dell'ordine che su disposizione della magistratura
territorialmente competente eseguirono il sequestro delle mongolfiere e
dell'attrezzatura atta al loro lancio controllato, e procedettero all'azione
giudiziaria contro il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di
Viterbo, che dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace
era l'ideatore e l'organizzatore. Va notato che durante le operazioni di
sequestro delle mongolfiere, i bombardieri non decollarono.
Come e' noto i promotori dell'azione nonviolenta delle mongolfiere per la
pace sostenevano che occorreva fermare la guerra, che occorreva far cessare
le stragi e che l'unico modo per farlo concretamente senza mettere in
pericolo nessuno era impedire il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio
aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti volanti come
appunto le mongolfiere di carta cui erano appesi leggeri fogli di metallo,
cosi' da disturbare sensibilmente le operazioni di partenza degli
aerei-killer, la visibilita' aerea e la strumentazione elettronica dei
bombardieri e della base.
I promotori dell'iniziativa nonviolenta qualificarono la propria azione come
atto dovuto in rispetto e applicazione della Costituzione della Repubblica
Italiana e denunciavano l'illegalita' della guerra ai sensi sia della
Costituzione italiana, sia della Carta delle Nazioni Unite, sia dello stesso
Statuto della Nato.
Per aver promosso l'iniziativa il responsabile del "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo venne denunciato per i reati previsti e puniti dagli
articoli 432 (attentato alla sicurezza dei trasporti) e 414 (istigazione a
delinquere) del Codice Penale, col rischio di pene che potevano arrivare a
piu' anni di detenzione.
Ora e' stato emesso il decreto di archiviazione da parte della magistratura
di Pordenone.
Il significato a nostro avviso ricavabile da questo pronunciamento della
magistratura ci sembra chiaro ed incoraggiante: i pacifisti nonviolenti che
l'11 aprile (prima che altri scatenassero insensati scontri) hanno bloccato
per alcune ore i decolli dei bombardieri, e che il primo maggio hanno
nuovamente tentato di bloccarli, non sono pericolosi criminali, ma cittadini
italiani che prendono sul serio la Costituzione (che all'art. 11 "ripudia la
guerra"), persone che dinanzi a reiterati massacri si adoperano per far
cessare la strage; e per la loro azione nonviolenta non devono essere puniti
col carcere. E' nostro parere che in condizioni di non nuocere dovrebbero
essere messi invece tutti coloro che la guerra e le stragi hanno scatenato e
realizzato.
*
III. Alcune parti della "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle
mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri" del 1999

* La nonviolenza come imperativo morale (27 aprile 1999)
La nonviolenza: un imperativo morale e quindi politico per tutti coloro che
vogliono impegnarsi contro la guerra, per aiutare le vittime, per difendere
i diritti umani, per promuovere la democrazia e la convivenza, per la
vigenza del diritto e della legalita', per dare un futuro all'umanita' sul
finire del secolo di Auschwitz e di Hiroshima.
Solo con la nonviolenza ci si puo' opporre coerentemente ed efficacemente
alla guerra; solo con la nonviolenza si possono efficacemente e
coerentemente difendere i diritti umani.
Il movimento impegnato per la pace e per i diritti umani, tutte le persone
di volonta' buona che si vogliono impegnare contro i bombardamenti e contro
la pulizia etnica, contro i massacri e contro le deportazioni, contro il
terrorismo di stato e di bande, devono scegliere la nonviolenza come unico
metodo di lotta lecito e coerente.
Tutti i movimenti pacifisti e umanitari e tutte le persone che solidarizzano
con le vittime, con i profughi, con l'umanita' innocente e sofferente; tutte
le persone che hanno orrore delle devastazioni e delle catastrofi ecologiche
che la guerra sta provocando nel cuore dell'Europa; tutte le istituzioni
fedeli al diritto internazionale ed alla civilta' giuridica, alla democrazia
ed al mandato fondativo del patto sociale su cui si reggono, che e' quello
di garantire la vita delle persone; tutti devono scegliere la nonviolenza.
Gandhi lo disse lapidariamente dopo l'esplosione della bomba atomica su
Hiroshima: solo con la nonviolenza l'umanita' avra' un futuro.
Tutti coloro che vogliono difendere i diritti umani, il diritto
internazionale, la carta delle Nazioni Unite, i principi fondamentali della
Costituzione della Repubblica Italiana, devono scegliere la nonviolenza.
Solo con la nonviolenza si puo' fermare la guerra e la barbarie.

* Solo la nonviolenza (3 maggio 1999)
Solo la nonviolenza puo' fermare la guerra.
Solo l'azione diretta nonviolenta e' in grado di far cessare le stragi.
Solo la scelta nonviolenta difende i diritti umani e consente la convivenza.
La nonviolenza e' forte: puo' opporsi efficacemente alla forza delle armi;
puo' sfidare coerentemente i piu' grandi poteri del mondo.
La nonviolenza e' umile: non richiede attitudini eccezionali, pose
monumentali, proclami retorici; non richiede ingenti risorse fisiche o
finanziarie; richiede limpidezza di condotta ed assunzione di
responsabilita'.
La nonviolenza e' concreta: interviene realmente nel conflitto; porta la
pace e la giustizia nel suo stesso porsi; si oppone ugualmente alla
vigliaccheria ed alla violenza; educa alla dignita' umana.
La nonviolenza e' coerente: e' l'unico modo coerente di lottare contro la
violenza; e' l'unico modo coerente di affermare la dignita' di ogni essere
umano; e' l'unico modo coerente per ridurre l'ingiustizia e il dolore nel
mondo.
La nonviolenza e' il potere di tutti: poiche' tutti possono lottare con la
nonviolenza, poiche' la nonviolenza fa appello a tutti, poiche' la
nonviolenza rispetta la dignita' di tutti e di ciascuno.
La nonviolenza e' adesione alla verita', e' forza della verita': da Gandhi a
Capitini gli amici della nonviolenza sanno che essa e' incompatibile con la
menzogna, con i sotterfugi, con gli intrighi e le doppiezze: la nonviolenza
e' l'amore per la verita' che irrompe nell'agire politico e sociale, e' il
principio responsabilita' (il rispondere al volto dell'altro che muto e
sofferente ti interroga - Levinas -, il farsi carico del mondo e dell'
umanita' - Jonas -) che si rende operare autentico; e' la critica della
ragion pratica che si fa movimento di solidarieta' e di liberazione.
La nonviolenza e' lotta come amore: lotta integrale contro l'ingiustizia e
la menzogna, lotta integrale per la comunicazione e la dignita', lotta
integrale contro la violenza; lotta integrale per i diritti umani, lotta
integrale per un'umanita' di eguali, liberi e fraterni.
La nonviolenza e' utopia concreta, principio speranza, ortopedia del
camminare eretti: abbiamo usato queste tre formule del filosofo Ernst Bloch
per significare che la nonviolenza e' concreta azione e concreto progetto
politico e sociale di dignita' umana e difesa della biosfera; che la
nonviolenza e' inveramento della speranza in una lotta coerente e che nel
suo stesso farsi e' liberante; che la nonviolenza e' affermazione ed
istituzione del diritto e dei diritti, legalita' e democrazia in cammino.

* La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso (10 aprile 1999)
E' possibile difendere i diritti umani scatenando una guerra?
Noi diciamo di no, poiche' la guerra e' essa stessa la piu' tragica
violazione dei diritti umani. La vicenda della guerra attuale ci dimostra
che proprio l'inizio dei bombardamenti ha scatenato orrori indicibili. I
diritti umani si difendono solo con la pace, la solidarieta', la democrazia,
la condivisione, la lotta nonviolenta.
E' possibile opporsi alla guerra con la nonviolenza?
Noi diciamo di si', poiche' la nonviolenza e' un metodo di lotta coerente ed
efficace, ed e' anzi l'unico metodo di lotta che contrasta l'ingiustizia e
la violenza fino alla radice, rifiutandosi di compiere a sua volta
ingiustizie e violenze.

Contro la violenza: sette argomenti piu' uno
Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente
contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.
VV., Dizionario di politica, Tea, Torino 1992:
I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica
della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha
sempre portato a nuove e piu' vaste forme di violenza in una spirale che ha
condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella
distruzione dell'intero genere umano";
II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e
brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa
progressivamente sempre piu' insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di
vite che provoca;
III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego
di essa puo' condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche
quello piu' buono";
IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca
l'emergere e l'insediamento in posti sempre piu' importanti della societa',
di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata
conduce prima o poi sempre al militarismo";
V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni
necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso
organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e
integrali del movimento o della societa' che ricorre ad essa (...). 'La
scienza della guerra porta alla dittatura' (Gandhi)".
A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due:
VI. un argomento, per cosi' dire, di tipo epistemologico: siamo contro la
violenza perche' siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e
nelle nostre decisioni, e quindi e' preferibile non esercitare violenza per
imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati;
VII. soprattutto siamo contro la violenza perche' il male fatto e'
irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili
soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati).
Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo
decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti
che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di
diventare un esercizio di sterile moralismo se non e' accompagnata da una
seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro
proposta dell'alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in
base alla duplice tesi a) della sua praticabilita' anche a livello di massa
e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento
di lotta" per la realizzazione di una societa' fondata sulla dignita' della
persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente.
- La nonviolenza non e' un corpus dogmatico, ma e' una teoria-pratica
sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la
violenza.
Un bel libro per una prima conoscenza e' la raccolta ragionata (a cura di
Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica
della nonviolenza, Einaudi, Torino.

Una definizione classica: la carta ideologico-programmatica del Movimento
Nonviolento
Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si batte
per la nonviolenza e' nella carta ideologico-programmatica del Movimento
Nonviolento fondato da Aldo Capitini: "Il movimento nonviolento lavora per
l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della
vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il
superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di
violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di
una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di
ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici
d'azione del movimento nonviolento sono: I. l'opposizione integrale alla
guerra; II. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie
sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di
privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla
provenienza geografica, al sesso e alla religione; III. lo sviluppo della
vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di
organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da
parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; IV. la
salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono unaltra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento
opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione
e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del
dialogo e della liberta di informazione e di critica. Gli essenziali
strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la
persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione,
il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo
paralleli".

Alcuni aspetti della nonviolenza
- Nonviolenza come teoria-prassi etico-politica per la dignita' umana e la
difesa della biosfera: coerenza tra mezzi e fini; il principio
responsabilita'; l'umanizzazione della lotta; la compresenza dell'altro; il
rispetto per la vita; per un'umanita' di eguali.
- Nonviolenza come metodologia di lotta e di gestione dei rapporti e dei
conflitti: le tecniche della nonviolenza; processi decisionali e modelli
organizzativi; comunicazione ed interazione; l'azione diretta nonviolenta.
- Nonviolenza come strategia: negare il consenso all'ingiustizia; un
approccio processuale (dinamico, trasformativo) e relazionale; il programma
costruttivo ed i fini sovraordinati; la partecipazione di tutti e la
condivisione; realizzazione degli obiettivi ed inveramento dei principi nel
corso stesso della lotta.
- Nonviolenza come progetto politico, economico, sociale: nonviolenza e
politica, la politica della nonviolenza; la proposta economica della
nonviolenza; il progetto di una societa' nonviolenta.

La nonviolenza e' lotta
E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la
menzogna. E' lotta perche' ogni essere umano sia riconosciuto nella sua
dignita'; e' lotta contro ogni forma di sopraffazione; e' lotta di
liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione
della diversita' di ognuno.
E' la forma di lotta piu' profonda, quella che va piu' alla radice delle
questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone
nel modo piu' completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di
riprodurre violenza.
Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra
la lotta e il suo risultato c'e' lo stesso rapporto che c'e' tra il seme e
la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi
coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano
usare. Chi lotta per la verita' e la giustizia deve lottare nel rispetto
della verita' e della giustizia.
E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e
liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare
altre persone.
E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non
si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensi' contrastare il male.
E' lotta per l'umanita'.
La nonviolenza e' il contrario della vilta'. E' il rifiuto di subire
l'ingiustizia; e' il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di
me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza e' lotta. E' lotta per la
verita', e' lotta per la giustizia, e' lotta di liberazione e di
solidarieta', e' lotta contro ogni oppressione.

L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti
Per una prima informazione una utile sintesi e' offerta dal fondamentale
lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp.
132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta
possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, piu' lunghi di
quelli necessari alla lotta violenta. Cio' puo' essere vero in alcuni casi,
ma non e' necessariamente sempre cosi' (...). Esaminando e correggendo i
pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di
farne risaltare con piu' evidenza le caratteristiche positive:
I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passivita', la
sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte,
proprio come in un'azione violenta.
II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della
persuasione verbale o puramente psicologica (...); e' una sanzione e un
metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico
e il confronto delle forze in conflitto.
III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia
fondamentalmente 'buono', ma riconosce le potenzialita' umane sia al 'bene'
che al 'male' (...).
IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente
pacifisti o santi; l'azione nonviolenta e' stata praticata il piu' delle
volte e con successo da gente 'qualsiasi'.
V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente
(sebbene possa esserne facilitato) basi e principi comuni o un alto grado di
comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta
(...).
VI. L"azione nonviolenta e' un fenomeno occidentale almeno quanto orientale
(...).
VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si
astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover
operare, se necessario, contro la violenza.
VIII. Non c'e' nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata
tanto per cause 'buone' quanto per cause 'cattive', sebbene le conseguenze
sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla
violenza impiegata per lo stesso scopo.
IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi
democratici, ma e' stata largamente praticata contro regimi dittatoriali,
occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari".

Le tecniche della nonviolenza
Il piu' ampio repertorio di tecniche della nonviolenza e' costituito dal
secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione
nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp
descrive 198 tecniche di azione nonviolenta.
L'elenco proposto da Sharp e' organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di
protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali,
forme di comunicazione rivolte a un pubblico piu' vasto, rimostranze di
gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui,
spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche,
abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti
ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi,
consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche
di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici:
azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori,
azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti,
azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi,
tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di
gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati,
scioperi di piu' industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici
(tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione
politica, comprendenti rifiuto dell'autorita', noncollaborazione di
cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da
parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni
governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento,
comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale,
intervento economico, intervento politico.
Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza e' ancora quello classico di
Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea
d'Ombra Edizioni, Milano.

L'addestramento alla nonviolenza
Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte
del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento
alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui e' necessaria questa parte
sono queste:
I. l'attuazione della nonviolenza non e' di una macchina, ma di un
individuo, che e' un insieme fisico, psichico e spirituale;
II. la lotta nonviolenta e' senza armi, quindi c''e' maggior rilievo per i
modi usati, per le qualita' del carattere che si mostra;
III. una campagna nonviolenta e' di solito lunga, e percio' e' utile un
addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante;
IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna gia'
sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso
improvvisamente con tutto il loro peso;
V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora
da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in
minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia".

Alcune schede da Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza
Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'e' un buon manuale, a cura
di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice,
Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai
metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di
esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada,
ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza.
Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate.
* I quattro principi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1.
definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onesta' ed ascoltate bene;
3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita.
* Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate;
educate; manifestate; resistete; siate pazienti.
* Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri
partecipanti; comunicate; controllate gli eventi.
* Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai
fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni
piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creativita', spirito, amore; 5.
mirare a cambiamenti incisivi.
* Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i
vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non
abbiate timore di affermare cio' che e' ovvio; 5. non comportatevi da
vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalita' del
vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8.
continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione e' il fulcro della
nonviolenza.
* Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1.
nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le
abilita' e praticate la rotazione delle responsabilita'; 3. valorizzate i
sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche
separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del
consenso nel prendere le decisioni.

Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta
Preliminarmente: chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta
deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e
la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi
fin nei minimi dettagli affinche' sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna
e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai
partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e
condivisione, coerenza e disciplina, capacita' critica e creativa, rispetto
per gli altri.
I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare.
II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi
dell'iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti;
interlocutori da coinvolgere; strumenti di verifica periodica e di eventuale
ridefinizione degli obiettivi.
III. iniziative e loro gradualita': rendere note le proprie
richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere
l'informazione alla societa' in generale; protestare contro l'ingiustizia;
agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione.

Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker
Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato e' il breve testo di
Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del
Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1.
Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del
metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi
dell'azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una
disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno
dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le
rappresaglie. 13. Mantenere la vitalita' del movimento. 14. I dirigenti. 15.
Quando la lotta si prolunga. [Segnaliamo che il testo integrale del manuale
di Walker e' stato riprodotto a puntate su questo notiziario alcuni mesi
fa - ndr -].

4. MAESTRE. GIULIANA BATHIA INTERVISTA MARIA CONCETTA SALA SU SIMONE WEIL
[Dal sito dell'associazione "Dialogare-Incontri" (www.dialogare.ch)
riprendiamo questa intervista precedentemente apparsa su "La Regione", 2
febbraio 2001. Maria Concetta Sala e' docente universitaria e saggista,
profonda studiosa di Simone Weil. Simone Weil, nata a Parigi nel 1909,
allieva di Alain, fu professoressa, militante sindacale e politica della
sinistra classista e libertaria, operaia di fabbrica, miliziana nella guerra
di Spagna contro i fascisti, lavoratrice agricola, poi esule in America,
infine a Londra impegnata a lavorare per la Resistenza. Minata da una vita
di generosita', abnegazione, sofferenze, muore in Inghilterra nel 1943. Una
descrizione meramente esterna come quella che precede non rende pero' conto
della vita interiore della Weil (ed in particolare della svolta, o
intensificazione, o meglio ancora: radicalizzazione ulteriore, seguita alle
prime esperienze mistiche del 1938). Ha scritto di lei Susan Sontag:
"Nessuno che ami la vita vorrebbe imitare la sua dedizione al martirio, o se
l'augurerebbe per i propri figli o per qualunque altra persona cara.
Tuttavia se amiamo la serieta' come vita, Simone Weil ci commuove, ci da'
nutrimento". Opere di Simone Weil: tutti i volumi di Simone Weil in realta'
consistono di raccolte di scritti pubblicate postume, in vita Simone Weil
aveva pubblicato poco e su periodici (e sotto pseudonimo nella fase finale
della sua permanenza in Francia stanti le persecuzioni antiebraiche). Tra le
raccolte piu' importanti in edizione italiana segnaliamo: L'ombra e la
grazia (Comunita', poi Rusconi), La condizione operaia (Comunita', poi
Mondadori), La prima radice (Comunita', SE, Leonardo), Attesa di Dio
(Rusconi), La Grecia e le intuizioni precristiane (Rusconi), Riflessioni
sulle cause della liberta' e dell'oppressione sociale (Adelphi), Sulla
Germania totalitaria (Adelphi), Lettera a un religioso (Adelphi); Sulla
guerra (Pratiche). Sono fondamentali i quattro volumi dei Quaderni,
nell'edizione Adelphi curata da Giancarlo Gaeta. Opere su Simone Weil:
fondamentale e' la grande biografia di Simone Petrement, La vita di Simone
Weil, Adelphi, Milano 1994. Tra gli studi cfr. AA. VV., Simone Weil, la
passione della verita', Morcelliana, Brescia 1985; Gabriella Fiori, Simone
Weil, Garzanti, Milano 1990; Giancarlo Gaeta, Simone Weil, Edizioni cultura
della pace, S. Domenico di Fiesole 1992; Jean-Marie Muller, Simone Weil.
L'esigenza della nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1994; Angela
Putino, Simone Weil e la Passione di Dio, EDB, Bologna 1997; Maurizio Zani,
Invito al pensiero di Simone Weil, Mursia, Milano 1994]
Negli ultimi anni si e' riaccesa la curiosita' intorno alla figura di Simone
Weil (1909-1943), una scrittrice e pensatrice politico-religiosa che sfugge
a qualsiasi classificazione.
Nata a Parigi da genitori di origine ebraica, si avvicino' alla fede
cristiana, che alimento' di idee eterodosse, spesso in contrasto con il
mondo cattolico. Militante del sindacalismo rivoluzionario, Simone Weil
volle comprendere i meccanismi dell'oppressione sociale, scegliendo di fare
un'esperienza di fabbrica. Cosi' si prese un anno di congedo per "studi
personali" dall'attivita' d(insegnamento nei licei femminili, per andare a
lavorare come operaia. Esclusa dalla docenza in seguito alle leggi razziali
del regime di Vichy, fece l'operaia agricola; in seguito accompagno' i
propri genitori negli Stati Uniti. Poco dopo, pero', richiamata dall'impegno
contro il totalitarismo, torno' in Europa, dove mori' di tubercolosi.
Le sue opere riflettono in ricchezza ed eterogeneita' la molteplicita' delle
sue vicende esistenziali, che non furono mai disgiunte da una costante
elaborazione intellettuale. Alcuni frammenti del suo pensiero sono stati
presentati, sabato 27 gennaio [2001] presso l'Universita' della Svizzera
italiana a Lugano, in una conferenza dal titolo: "Simone Weil, il sentimento
dell'esistenza". Relatrice dell'incontro Maria Concetta Sala, assidua
frequentatrice dei percorsi filosofici weiliani e curatrice della
pubblicazione di alcune opere della filosofa francese: Lezioni di filosofia
(Adelphi 1999) e Piccola cara... Lettere alle allieve (Marietti 1998).
*
Tentare di orientarsi nella ricca produzione filosofica di Simone Weil puo'
risultare scoraggiante; abbiamo quindi chiesto a Maria Concetta Sala in che
modo ha guidato il suo uditorio attraverso il mondo weiliano. "Il titolo
della conferenza ('Il sentimento dell'esistenza') - spiega la studiosa - fa
riferimento alla mia esperienza di lettura dei testi di Simone Weil. Penso
che sia molto difficile oggi non tenere conto di se', della propria pratica,
nell'accostarsi alla vicenda esistenziale e alle riflessioni di grandi donne
e uomini. Il mio tentativo e' orientato verso una sorta di 'lettura
fenomenologica', che non lasci fuori la mia esperienza, anche se mi auguro
di non cadere nel biografismo".
- Giuliana Bathia: Come e' nato il suo interesse per Simone Weil?
- Maria Concetta Sala: Lavoravo all'Adelphi come redattrice, e ad un certo
punto trovai sul mio tavolo i Quaderni di Simone Weil, poi pubblicati tra il
1982 e il 1993. Per me fu una sorta di rivelazione abbagliante, che mi
costrinse a prendere delle decisioni particolari nella mia vita. Dopo tanti
anni di attraversamento dei testi weiliani, posso azzardare un'ipotesi di
lettura che tenga conto del sentimento dell'esistenza in Simone Weil;
l'esistenza weiliana, partendo da me e leggendo lei.
Mi riferisco ai quaderni di appunti, i Quaderni, e alle lettere alle
allieve, alle lettere londinesi - non ancora apparse in italiano - e anche
alle lettere presenti in Attente de Dieu (Attesa di Dio). Si tratta di una
scrittura molto particolare, che implica anche un lavoro su di se', che in
qualche modo riguarda la soggettivizzazione.
- G. B.: Secondo lei, quali sono gli elementi guida del pensiero di Simone
Weil?
- M. C. S.: C'e' lo stare sulla soglia, da una parte; la soglia e' la cifra
originale del pensiero di Simone Weil, non solo per quello che riguarda la
Chiesa e la questione religiosa, ma anche per gli altri ambiti che lei si
trovo' ad attraversare; anche per la questione operaia, per la questione
della scuola, per il rapporto con il mondo politico. Pero' non e' un
semplice stare sulla soglia, c'e' anche il contatto. Simone Weil sta sulla
soglia, ma nello stesso tempo si mette in contatto con il mondo, con la
realta', con gli altri, con la comunita' in cui vive, mettendo al centro la
dimensione pratica della conoscenza.
- G. B.: In modo moderno, Simone Weil riconosce la pluralita' dei modi di
pensare e delle posizioni.
- M. C. S.: Ecco, non e' un posizionamento unico il suo, ma il suo pensiero
diventa la capacita' di pensare simultaneamente su molteplici piani. Questa
caratteristica riguarda un po' tutte le grandi filosofe del '900: Hannah
Arendt, Edith Stein, Maria Zambrano. E' una capacita' che deriva dalla
pratica, dal contatto e dall'attraversamento reale, dalla cifra della
singolarita' del loro essere e dall'esserci tutte per intero nella propria
epoca e nei luoghi del proprio vissuto. Si tratta di una "filosofia in atto
e pratica", come la definisce Simone Weil. Questa definizione traduce sia il
suo percorso esistenziale, sia il suo pensiero. Il procedere della sua vita
e il procedere del suo pensiero sono intrecciati; uno non potrebbe esistere
senza l'altro. Dal punto di vista della scrittura, questo lavoro su di se'
e' molto evidente nei Quaderni, scritti al modo degli anacoreti, ma vivendo
nel tempo e nello spazio del mondo. In essi Simone Weil mostra di ritirarsi
in se stessa attraverso l'unificazione di frammenti eterogenei, di citazioni
che arrivano da diversi testi e diverse culture e nello stesso tempo procede
a un lavoro di risignificazione.
*
Queste alcune tracce del pensiero di Simone Weil che sono state ricomposte
nella conferenza organizzata dall'Associazione Dialogare-Incontri,
nell'ambito del corso di formazione "Pensare un mondo con le donne".

5. RIFLESSIONE. BENITO D'IPPOLITO, OSVALDO CAFFIANCHI, LUCIANO BONFRATE: UN
DIALOGO SU LANZA DEL VASTO, IN TRE SONETTI PER LE RIME
[Ricorrendo l'anniversario della scomparsa di Lanza del Vasto (deceduto il 5
gennaio 1981, e non il 15 come - erroneamente, se non siamo noi ad andar
errati - e' ripetuto nelle quarte di copertina di alcuni suoi libri editi
dalla benemerita Jaca Book) era intenzione del "Centro di ricerca per la
pace" di Viterbo di promuovere un incontro di commemorazione invitando piu'
amici a prendervi parte e tenervi un colloquio. Quell'incontro non ha avuto
luogo poiche' in quel giorno e ancora in questi siamo impegnati in una
iniziativa di solidarieta' concreta e urgente che rende anche necessarie
ripetute riunioni di elaborazione e operative a cui abbiamo posposto gli
incontri di studio e di commemorazione. Ma anche se l'incontro non c'e'
stato, l'anniversario ha dato luogo alle composizioni che di seguito
riportiamo offrendole come voci di un aperto colloquio in ricordo e omaggio
a Lanza del Vasto, colloquio e ricordo e omaggio cui invitiamo tutti i
nostri interlocutori. Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto Giuseppe Giovanni
Lanza del Vasto e' una delle figure piu' grandi della nonviolenza; nato nel
1901 a San Vito dei Normanni da madre belga e padre siciliano, studi a
Parigi e Pisa. Viaggia e medita. Nel 1937 incontra Gandhi nel suo ashram.
Tornato in Europa fonda la "Comunita' dell'Arca", un ordine religioso e
un'esperienza comunitaria nonviolenta, artigianale, rurale, ecumenica.
Promuove e partecipa a numerose iniziative per la pace e la giustizia. E'
deceduto in Spagna nel 1981. Tra le opere di Giuseppe Giovanni Lanza del
Vasto segnaliamo particolarmente: Pellegrinaggio alle sorgenti, Vinoba o il
nuovo pellegrinaggio, Che cos'e' la nonviolenza, L'arca aveva una vigna per
vela, Introduzione alla vita interiore, tutti presso Jaca Book (che ha
pubblicato anche altri libri di Lanza del Vasto); Principi e precetti del
ritorno all'evidenza, Gribaudi; Lezioni di vita, Libreria Editrice
Fiorentina; In fuoco e spirito, La Meridiana]

I. Benito D'Ippolito agli amici suoi Osvaldo e Luciano

Tra le figure della nonviolenza
piu' grandi, quella di Lanza del Vasto
sempre mi e' parsa nella sua essenza
interrogante ad un fatal contrasto.

Cosi' assertiva come avesse scienza
di cio' che e' sano e cio' che invece e' guasto
come se avesse un metro la coscienza
che misurasse tutto in sguardo casto.

Enigmatica percio' figura
cosi' esigente e cosi' netta e forte
quasi vedesse la vita futura

e invece io solo questo ho avuto in sorte
di dubitar di tutto per natura
sempre sentendo il morso della morte.

II. Osvaldo Caffianchi agli amici suoi Benito e Luciano

Aveva nello sguardo la sapienza
che si coltiva camminando, e vasto
il mondo andando pellegrino e senza
della violenza sopportare il basto.

non ammetteva torpida indolenza,
e univa in sobrieta'; il fasto nefasto
bandiva come esca e come lenza,
e combatteva dei vizi l'impasto.

Di salda presa con mano sicura
dava soccorso a quanti gia' ritorte
e ceppi inviluppavan, la statura

rivendicando in tutti, e le piu' assorte
chiamando menti a risvegliarsi, e cura
prendendosi di contrastar la morte.

III. Luciano Bonfrate agli amici suoi Benito e Osvaldo

Nemico sempre di ogni ria violenza,
della saggezza il fiero e dolce pasto
recava in dono con la sua presenza
di buon amico e consiglier teofrasto.

Poneva chiara e netta l'esigenza
di verita', di impegno, e facea tasto
dell'altrui persuasione e diligenza
di voti dando rigido un catasto.

E' ostica anche a me la scelta dura
dell'ordine, la regola, le accorte
tassonomie in cui sento le mura

che per protegger soffocan le smorte
anime, e temo generin rancura
e sian di essenza viva forme morte.

6. RILETTURE. GILBERT BADIA: CLARA ZETKIN
Gilbert Badia, Clara Zetkin, Erre Emme, Roma 1994, pp. 320, lire 20.000. Un
bel profilo di una delle storiche protagoniste tra Ottocento e Novecento del
movimento delle donne, del movimento per la pace e del movimento operaio,
scritto da uno dei piu' acuti studiosi del movimento operaio.

7. RILETTURE. VANIA BAMBIRRA: IL CAPITALISMO ASSERVITO DELL'AMERICA LATINA
Vania Bambirra, Il capitalismo asservito dell'America Latina, Feltrinelli,
Milano 1974, pp. 184. Uno studio che meriterebbe di essere riletto.

8. RILETTURE. LELIO BASSO (A CURA DI): PER CONOSCERE ROSA LUXEMBURG
Lelio Basso (a cura di), Per conoscere Rosa Luxemburg, Mondadori, Milano
1977, pp. LXXII + 352. Una buona introduzione, che vivamente raccomandiamo.

9. RILETTURE. CLARICE LISPECTOR: LEGAMI FAMILIARI
Clarice Lispector, Legami familiari, Feltrinelli, Milano 1986, 1999, pp.
126, euro 5,16. Una scrittura che e' meditazione ed interrogazione.

10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

11. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 476 del 14 gennaio 2003