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Forum Sociale in Palestina
- Subject: Forum Sociale in Palestina
- From: "mc.foto" <mc.foto at libero.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Fri, 10 Jan 2003 12:47:18 +0100
Traduzione di Maurizio Cucci - mc.foto at libero.it http://www.mcfoto.net/ The Palestine Monitor A PNGO Information Clearinghouse Aggiornamenti al 31 dicembre 2002 I delegati internazionali chiudono il World Social Forum in Palestina con una visita alla striscia di Gaza. Come parte del calendario di attività del WSF in Palestina tre autobus pieni di rappresentanti di ONG internazionali da tutte le parti del mondo, hanno partecipato ieri alla sessione di Gaza City del WSF in Palestina, ospitate da 40 ONG palestinesi operative nella striscia di Gaza. Uno degli speakers più importanti è stato il Dr. Haidar Abdel-Shafi leader del Palestinian National Initiative e capo della Red Crescent Society in Gaza. Il Forum consisteva nell'incontro delle ONG internazionali e di semplici individui da tutte le parti del mondo per discutere come rispondere ai bisogni dei palestinesi nella loro situazione attuale, fatta di povertà e occupazione, e di come sostenere in futuro i diversi scenari che si prospettano già oggi. L'assunto di base alla discussione è stato quello di una soluzione per due stati e due popoli, con l'autodeterminazione dei palestinesi in una cornice di pace giusta e definitiva. Dopo la conferenza i delegati internazionali, insieme ai palestinesi, hanno dimostrato pacificamente di fronte alla sala dove era stata allestita la sessione del WSF, poi sono partiti per un tour nella striscia di Gaza, che chiudeva il WSF in Palestina. Durante la loro visita a Gaza i delegati hanno avuto l'opportunità di essere testimoni del furto senza precedenti di terra e risorse nella striscia di Gaza (il 42% dell'area totale é stata ritagliata per dare spazio agli insediamenti, e alle zone di sicurezza che confinano con gli insediamenti o con il territorio israeliano), come dell'imposizione di coprifuoco specifici (il coprifuoco in mare, sotto il quale ai pescatori viene impedita la pesca, che inizia con la riduzione della zona di pesca, dalle venti miglia del trattato di Oslo alle dieci miglia, ed ancora ridotto a cinque miglia, con il pericolo per i pescherecci di essere bombardati dalla Marina da guerra israeliana che pattuglia le coste.) Il 75% dei palestinesi che vivono nella striscia di Gaza vivono in 12 campi profughi. La distruzione degli edifici e delle strutture nella striscia di Gaza, e i resti dell'Aereoporto Internazionale di Gaza e del Porto di mare Internazionale. Il rapido incremento del livello di povertà e di perdita delle proprietà, l'impatto quotidiano che gli insediamenti illegali dei coloni israeliani hanno sulla popolazione palestinese locale, inclusi i liquami crudi dell'insediamento di Netzarim che inquinano le coste della striscia di Gaza con grave impatto per la salute e l'ecosistema locale, prodotti da circa 15 famiglie israeliane che vivono servite da numerosi lavoratori cinesi e thailandesi. L'incessante e arbitraria chiusura delle strade da parte dei soldati israeliani, in particolare il blocco del check point di Abu Holi, per permettere ai coloni di avere l'accesso esclusivo e libero alle strade. Oltre a questi visibili impedimenti e danni causati dall'occupazione israeliana, i delegati sono stati informati dei fatti, incluso il fatto che il 45% dei bambini in età scolare sono stati diagnosticati affetti da stress e disordini post-traumatici, mentre le loro madri sono impossibilitate a provvedere loro le cure appropiate, così come il 39% delle stesse sono altresi affette da stress e disordini post-traumatici. Dopo la visita a Khan Younis, un campo profughi che conta oltre 80.000 residenti palestinesi, i delegati si sono fermati nell'area di Al Mawasi che è circondata dal complesso di insediamenti di Gush Katif, Naved Galin e Ganital. A dispetto del fatto che viene usata per produrre i migliori prodotti agricoli nella striscia di Gaza e che contiene la più grande falda acquifera della striscia, l'area di Al Mawasi, Khan Younis e Rafah soffrono oggi delle misure draconiane attuate dall'esercito israeliano, dove un check point ha tagliato fuori l'area e i suoi abitanti dal resto del mondo, privando i palestinesi delle preziose risorse che contiene. Le agenzie internazionali non sono ammesse nell'area e i prodotti agricoli non possono essere trasportati fuori. I delegati internazionali, insieme ai palestinesi locali di Mawasi e di Tufah hanno dimostrato di fronte al check point di Al Mawasi con cartelli e cantando (All we are saying, please, give peace a chance), e dove hanno tentato di attraversare la barriera militare per permettere il passaggio di donne e bambini. Dopo qualche tempo i soldati dentro alle jeep blindate si sono avvicinati per ascoltare le richieste dei delegati internazionali che tenevano bandiere bianche e chiedevano di negoziare. Dopo un inutile dialogo con un gruppo di rappresentanti di diverse nazionalità le jeep hanno improvvisamente tentato di caricare ad alta velocità i manifestanti. Quindi dopo altre trattative i soldati hanno dichiarato che avrebbero lasciato passare un solo veicolo (non le donne e i bambini come era stato richiesto inizialmente) a condizione che i manifestanti si fossero ritirati dietro le barriere del check point. Dopo il ritiro dei delegati i soldati hanno rifiutato di lasciar passare il veicolo, ma più tardi hanno aperto il cancello solo per pochi minuti e poi lo hanno chiuso nuovamente. La tappa successiva è stata al Blocco "J" del campo profughi di Rafah, dove i delegati hanno organizzato una dimostrazione vicino al confine con l'Egitto, sul posto dove, l'esercito israeliano, aveva demolito di recente alcune case. I detriti fognari scorrono a cielo aperto attorno ai confini del campo profughi, a causa della costante rottura delle tubazioni, causate dai tanks israeliani. Pochi minuti dopo l'inizio della manifestazione un tank è entrato nell'area del campo. Sulla via del ritorno verso Gaza city, i tre bus che trasportavano i delegati sono stati bloccati per ore, insieme a molti altri veicoli, al check point di Abu Holi. I delegati hanno potuto vedere con i loro occhi una casa in corso di demolizione da parte di un bulldozer Caterpillar gigante, nella striscia di sicurezza intorno ad un insediamento. Oltre 200 case sono state demolite nella striscia di Gaza solo nel 2002. I delegati hanno anche incontrato Mohammed, un bambino di dodici anni che distribuiva il suo numero di cellulare, in modo che chi dovesse attraversare il check point di Abu Holi potesse telefonargli in anticipo e sapere se si possa passare oppure no, evitando così di rimanere in fila per ore. In cambio della cortese informazione il cliente donava uno o due shekel a Mohammed al momento di attraversare il check point. Mohammed non è l'unico ragazzino che lavora intorno al check point. I delegati internazionali hanno potuto osservare la terribile estenssione del lavoro giovanile nella striscia di Gaza durante la serata, quando moltissimi bambini sono arrivati in serata a vendere ogni sorta di bibite o altro vicino al check point. Una Conferenza Stampa è stata organizzata per le ore dodici del due gennaio nel Media Center di Ramallah. I giornalisti riceveranno un aggiornamento sulle attività di solidarietà internazionale e avranno l'opportunità di porre domande ai delegati internazionali e ai membri delle organizzazioni della società civile palestinese. Per ulteriori informazioni contattate: The Palestine Monitor +972 (0)2 298 5372 or +972 (0)59 254 218 www.palestinemonitor.org
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