La nonviolenza e' in cammino. 443



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 443 del 12 dicembre 2002

Sommario di questo numero:
1. Il trionfo del dottor Stranamore
2. Movimento Internazionale della Riconciliazione, lettera al corpo degli
Alpini d'Italia
3. Maria Teresa Gavazza, i movimenti pacifisti negli Usa
4. Piercarlo Racca, obiezione di coscienza e servizio civile
5. Una "ragionevole proposta" e una necessaria conseguenza: rinegoziare
Schengen per far cessare il bagno di sangue
6. Bruno Di Porto: Etty Hillesum, la ragazza che prese Dio per mano
7. Indice dei numeri 402-431 (novembre 2002) de "La nonviolenza e' in
cammino"
8. Riletture: Agnes Heller, La teoria, la prassi e i bisogni
9. Riletture: Viviane Luiser, Nascere in Nicaragua
10. Riletture: Joseph-Marie Perrin, Gustave Thibon, Simone Weil come
l'abbiamo conosciuta
11. La "Carta" del Movimento Nonviolento
12. Per saperne di piu'

1. EDITORIALE. IL TRIONFO DEL DOTTOR STRANAMORE
I mass-media riportano la notizia della dichiarata disponibilita' del
governo statunitense a scatenare una guerra nucleare. Che ipso facto puo'
portare alla fine della civilta' umana.
Impedire questa guerra e' questione di vita o di morte per l'umanita'
intera.

2. DOCUMENTI. MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE: LETTERA AL
CORPO DEGLI ALPINI D'ITALIA
[Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it) per
averci trasmesso questo documento predisposto dal Mir di Aosta e fatto
proprio dall'assemblea nazionale del Mir il 3 novembre 2002. Il Mir
(Movimento Internazionale della Riconciliazione, denominazione italiana
dell'Ifor - che e' l'acronimo in inglese) e' una delle principali
associazioni nonviolente, piu' volte suoi membri sono stati insigniti del
premio Nobel per la pace]
Mille alpini partiranno prossimamente per l'Afghanistan.
Qualcuno ha detto che un grande Paese manda i suoi soldati dove ritiene
giusto.
Qualcun altro ha ricordato che il nostro Paese deve fare onore alle sue
alleanze.
Un anno fa ci hanno raccontato che la guerra in Afghanistan era
indispensabile per sconfiggere il terrorismo e catturare Osama Bin Laden.
In centinaia sono morti sotto le bombe. Osama Bin Laden e' piu' libero che
mai.
Tutto questo ci ricorda terribilmente quello che fu detto agli Alpini quando
vennero mandati in Libia, in Grecia, nelle steppe della Russia.
Ogni volta dovettero amaramente scoprire di essere stati ingannati e di
essere stati mandati a soffrire ed a morire, male armati e male
equipaggiati, per ragioni che nulla avevano a che fare con quello che loro
avevano raccontato.
Molti di quelli che tornarono dalla Russia , furono obbligati, dalla vilta'
di un re e dei suoi generali, a tornare in montagna ed a riprendere le armi
per difendere la loro vita da un nemico che fino al giorno prima si
presentava come alleato.
Dal loro sacrificio e' nata la nostra liberta'.
Dalle sofferenze patite gli Alpini hanno imparato l'orrore della guerra.
Dall'esperienza di chi ha combattuto e sofferto, e' nato il rifiuto della
guerra sancito nella nostra Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra".
Significa che non vogliamo piu' vedere Alpini che partono su una tradotta
che parte da Torino e a Milano non si ferma piu', ma se ne va diritta al
cimitero della gioventu'.
Significa che mai piu' deve sventolare lassu' per le montagne bandiera nera,
il lutto degli Alpini che va alla guerra, la meglio gioventu' che va sotto
terra.
Noi crediamo che mille Alpini in Afghanistan siano pochi per le necessita'
di quel Paese.
Ne vorremmo vedere diecimila. Impegnati a rimettere in piedi strade, scuole,
ospedali: a far dimenticare a quel Paese i danni e gli orrori della guerra.
Come hanno fatto due anni fa, qui in Valle d'Aosta dopo l'alluvione: sono
venuti, hanno lavorato come muli e se ne sono ripartiti senza chiedere
neanche di essere ringraziati.
Invece ci angoscia l'idea che qualcuno di quei ragazzi torni a casa chiuso
in un cassa con sopra il cappello con la penna.
Per che cosa? Per la lotta al terrorismo o per permettere a qualcuno di
controllare le riserve mondiali di petrolio?
Intervistato alla televisione pochi giorni fa, un reduce di El Alamein
diceva che l'idea di vedere dei giovani andare in armi lontano da casa lo
spaventava. Qualcuno lo avrebbe sempre aspettato con la morte nel cuore.
Il mondo non ha bisogno di guerre preventive. Ha bisogno di solidarieta' e
di pace. Quello che gli Alpini hanno sempre dimostrato di saper incarnare.
L'anno prossimo gli Alpini saranno ospiti della Valle d'Aosta per il loro
raduno.
Li attendiamo con gioia.
Vorremmo sentire, anche da loro, una cosa molto semplice: la guerra, no.

3. RIFLESSIONE. MARIA TERESA GAVAZZA: I MOVIMENTI PACIFISTI NEGLI USA
[Ringraziamo Maria Teresa Gavazza (per contatti: teregav at tin.it) per questo
intervento. Maria Teresa Gavazza, storica e docente, e' impegnata
nell'educazione alla pace]
La societa' americana, al di la' delle scarne e pilotate notizie che ci
trasmettono i media, si presenta oggi molto complessa: per certi versi
riporta alla mente gli anni del Vietnam (1961-1975: piu' di dieci anni per
una dura e "sporca" guerra) e l'ondata di ribellione che ne segui' fino a
dare vita ai grandi movimenti studenteschi europei degli anni sessanta.
La bella relazione di Bruno Cartosio, docente all'Universita' di Bergamo e
studioso degli Usa dove spesso si reca per viaggi di studio, nel Salone
della Provincia di Alessandria il 29 novembre 2002, ha fatto riemergere -
pur con tutte le ambiguita' - l'altra faccia dell'America, quella dei
movimenti antagonisti e pacifisti.
A partire da Seattle (1999) la societa' americana ha ritrovato quei
meccanismi di riaggregazione sociale tra una parte dei sindacati ed il
filone antagonista sempre minoritario. Sono minoranze aggregate intorno alla
critica alla globalizzazione e sensibili al riemergere di consapevolezze
solidali: l'arco di forze comprende i movimenti ambientalisti fino ai
numerosi gruppi religiosi pacifisti. Tutti stanno procedendo ad una critica
totale alla politica di Bush sulla guerra preventiva, i centri propulsori
sono nelle Universita', tra intellettuali radicali (ricordiamo Chomsky), e
trovano consenso tra gli studenti.
Riusciranno a fermare la guerra? Probabilmente no. Le strategie dei
sostenitori della guerra preventiva sono molto sofisticate e, pur
richiamandosi al clima di caccia alle streghe tipica del maccartismo,
superano in efficacia la "lotta al comunismo" di quegli anni e trovano alti
consensi nell'opinione pubblica. Le linee di intervento si muovono sul
richiamo patriottico attraverso un bombardamento mediatico quotidiano: dopo
l'undici settembre, ma il fenomeno ha origini piu' antiche, tutte le
manifestazioni politiche di dissenso sono state penalizzate e
l'Universita'e' considerata il ventre molle del patriottismo americano.
Lo stesso Gorbaciov, al ritorno da un recente viaggio negli Usa, afferma che
e' in atto negli Stati Uniti una forte pressione sull'opinione pubblica
affinche' consideri la guerra "non solo inevitabile ma addirittura gia'
decisa". Molti altri commentatori, tra cui Giulietto Chiesa, sono dello
stesso avviso: "La guerra contro l'Iraq ci sara', anche se molti fanno finta
di credere che la risoluzione del Consiglio di sicurezza l'abbia in qualche
recondito modo scongiurata".
E' una guerra che si va preparando con un inganno mediatico, il paravento
dello scontro di civilta' e la trappola dell'antiamericanismo per chi
intende opporsi ad una nuova tragedia.
I gruppi pacifisti tradizionali come si collocano rispetto a questo nuovo
scenario? Vi sono nuovi attori, tra cui il "movimento dei movimenti", che
consentono di superare il ruolo di testimonianza e di segnale profetico di
chi da sempre si e' opposto alla guerra. I meccanismi di riaggregazione sono
lenti a manifestarsi, ma oggi che la guerra e' diventata strumento
strutturale e ordinario di dominio di un nuovo impero mondiale, anche il
pacifismo e' chiamato ad un salto strategico.
Al Forum sociale europeo di Firenze le nuove generazioni hanno manifestato
il loro desiderio di pace con un intreccio di utopie, passioni e
concretezza; hanno formulato i loro intenti non su parole d'ordine
ideologiche ma a partire da analisi e fatti documentati: tra questi le
strategie della nonviolenza e la messa in discussione degli stili di vita
dei paesi ricchi.

4. RIFLESSIONE. PIERCARLO RACCA: OBIEZIONE DI COSCIENZA E SERVIZIO CIVILE
[Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarloracca at libero.it) per
questo intervento. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" del
movimento nonviolento in Italia]
Con il prossimo 15 dicembre saranno trascorsi trenta anni dall'approvazione
della legge 772 del 15 dicembre 1972 che sanci' il riconoscimento del
diritto di obiezione di coscienza al servizio militare.
Questi trenta anni aprono e chiudono anche il periodo in cui migliaia di
giovani obbligati alla leva hanno optato per il servizio civile.
Le prime esperienze di servizio civile risalgono al 1974, le ultime con le
caratteristiche di alternativa al servizio militare finiranno il 31 dicembre
2004 con la prevista sospensione dell'obbligatorieta' del servizio militare.
Sull'obiezione di coscienza si e' scritto molto, soprattutto per quanto
riguarda il periodo che va dal primo caso di obiezione (Pietro Pinna, anno
1949) al fatidico 15 dicembre 1972 in cui fu approvata la legge 772.
Sul servizio civile e' uscito questa estate un libro stimolante di cui
voglio riproporre la recensione gia' pubblicata su "Azione nonviolenta"
dello scorso luglio.
*
Rescountrar Castelmagno, "Incontrare Castelmagno" e' il titolo del libro che
racconta l'esperienza di venti mesi di servizio civile svolto nel 1976 a
Castelmagno (comune di alta montagna della provincia di Cuneo).
Occorre precisare che Castelmagno fu il primo comune a convenzionarsi, nel
1973, per l'impiego di obiettori di coscienza; una scelta coraggiosa e
controcorrente fatta dal sindaco di allora Gianni De Matteis. I primi
obiettori iniziarono nell'autunno 1974.
Flavio Menardi, autore di questo libro, ha svolto il servizio civile dal
giugno 1976 a febbraio 1978.
Il libro non e' propriamente un diario, ne' un saggio, ne' un racconto, ma
le tre cose insieme. Si inizia con un appello del sindaco (1976) che con una
lettera aperta domandava se c'erano altri obiettori disponibili (un primo
gruppo aveva appena terminato il servizio civile) ad affrontare un servizio
fatto di sacrifici nella realta' povera di un comune montano che viveva il
dramma dello spopolamento.
Le pagine che seguono sono poi un racconto continuo non solo del lavoro
svolto, ma anche una raccolta di impressioni e riflessioni a tutto campo
sulla situazione economico-sociale di questa realta' montana, sul patrimonio
fatto di esperienza e ingegno tramandato da intere generazioni, dalla
costruzione delle case in pietra, all'autocostruzione degli attrezzi da
lavoro, ai mobili essenziali; patrimonio che rischia di andare perduto a
causa dell'abbandono e del saccheggio perpetrato su alcune frazioni
disabitate.
Nello specifico del servizio civile sono raccontate le esperienze di lavoro
condivise con i pochi abitanti rimasti (taglio dell'erba, aiuto in casa,
visite domiciliari, doposcuola ad alcuni bambini, aiuto nel trasporto,
ecc.). Emergono soprattutto i dialoghi e i racconti con gli abitanti, il
loro modo un po' riservato di ringraziare e il legame che pian piano viene
fuori. Storie inverosimili come quella di un comunista che per realizzare il
suo sogno di una cooperativa per la produzione del formaggio prende la
tessera del Partito Fascista al fine di avere tutti i permessi necessari;
oppure quella del prete che per impedire un comizio dei "rossi" suona per
due ore consecutive le campane.
L'esperienza svolta a Castelmagno ha significato per gli obiettori
soprattutto ricevere qualcosa che razionalmente e' indefinibile ma diventa
spiegabile quando si sono condivise anche sofferenze come lutti o anche solo
la morte di un mulo o altri animali da stalla.
Oggi sono trascorsi 28 anni dall'esperienza dei primi obiettori a
Castelmagno. Di obiettori ne sono passati oltre 120 e in tutti e'
sicuramente rimasto qualcosa, molti spesso sentono il bisogno di ritornare.
Questo libro esce nel momento in cui il servizio civile alternativo al
servizio militare volge al termine per la sospensione dell'obbligo di leva.
Castelmagno e' sopravvissuto all'abbandono, sono nate nuove piccole
attivita' economiche, con la presenza degli obiettori si e' scritto un pezzo
di storia di Castelmagno.
Consiglio vivamente le lettura di questo libro non solo ai ragazzi e ragazze
che oggi possono optare per il "servizio civile volontario" ma anche al
nostro Presidente della Repubblica che finalmente potrebbe scoprire che
esistono anche gli obiettori di coscienza.
Il libro (euro 14,50) puo' essere richiesto a: Associazione Primalpe, via
Carlo Emanuele 15, 12100 Cuneo (tel. 01716925657), o anche al Centro
Occitano di Cultura, 12020 Castelmagno (tel. 0171986110).

5. RIFLESSIONE. UNA "RAGIONEVOLE PROPOSTA" E UNA NECESSARIA CONSEGUENZA:
RINEGOZIARE SCHENGEN PER FAR CESSARE IL BAGNO DI SANGUE
Siamo tra quelli che lo dissero subito, infelici Cassandre.
Che gli accordi di Schengen avrebbero provocato delle stragi.
Che gli accordi di Schengen erano nulli in radice, poiche' effettualmente
violavano quanto disposto dall'articolo 10 della Costituzione della
Repubblica Italiana, e nessun potere esecutivo o legislativo era autorizzato
a sottoscrivere un atto dagli effetti illegali, golpisti, anomici, e
stragisti. Stragisti, si'.
La tragica realta' e' sotto gli occhi di tutti: i nostri mari da anni si
tingono del sangue dei migranti che la legge fondamentale del nostro stato
ci dice che dobbiamo assolutamente accogliere, e che invece vengono respinti
da poteri politici corrotti, antidemocratici e disumanati, da leggi illecite
ed anticostituzionali ed obbrobriose all'umano sentire, e gettati nelle
grinfie dei poteri criminali che delle loro vite fanno mercato e fanno
scempio.
La tragica realta' e' sotto gli occhi di tutti e tutti interpella: occorre
che l'Italia dichiari nulli gli accordi di Schengen in quanto in flagrante
effettuale contrasto con l'articolo 10 comma terzo della Costituzione della
Repubblica Italiana.
Occorre che l'Europa cosiddetta "comunitaria" abbia una resipiscenza, un
sussulto, una riconquista di civilta' giuridica e di civilta' tout court.
Occore rinegoziare subito gli accordi di Schengen per far cessare subito le
stragi dei migranti.
Ed occorre ripristinare subito qui in Italia la vigenza della legalita'
costituzionale, e subito adottare un provvedimento legislativo ed
amministrativo che salvi la vita di migliaia di innocenti oggi condannati
alla morte: garantendo a tutti la possibilita' di ingresso legale in Italia;
e mettendo a disposizione di chi ne ha piu' diritto e piu' bisogno (gli
esseri umani in fuga dalle guerre e dalla fame, dalle persecuzioni e dalla
miseria) un servizio di trasporto pubblico e gratuito verso il nostro paese,
per salvezza delle loro vite, e delle nostre coscienze.

6. TESTIMONI. BRUNO DI PORTO: ETTY HILLESUM, LA RAGAZZA CHE PRESE DIO PER
MANO
[Riportiamo alcuni straci dalla relazione di Bruno Di Porto, storico,
docente all'Universita' di Pisa, ad un incontro svoltosi a Pisa in ricordo
della grande testimone. Riprendiamo il testo dal bel sito de "Il dialogo"
(www.ildialogo.org) che a sua volta lo riprende dall'utilissima agenzia
"Adista" (www.adista.it). Etty Hillesum e' nata nel 1914 e deceduta ad
Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti
di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e
la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la
riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985,
1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum:
AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di
"Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia
Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal
Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma
2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni
Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore,
Edizioni Messaggero, Padova 2002]
(...) Etty era donna di moltissime letture e svariati autori.
L'autore preferito e congeniale, che molto l'ha nutrita, soprattutto sul
piano religioso, e' Rainer Maria Rilke. Come lui e con la sua guida, Etty
trova il raggio divino, oltre che in se' e negli altri, nei fiori, negli
alberi, nelle cose inanimate che si vengono ad animare in un'ottica poetica
panpsichistica.
Come Rilke, Etty non chiede al Dio dei miracoli, fuori del continuo prodigio
della vita, quando gli uomini non la guastano. Rilke non attende da Dio
un'asserzione di esistenza e tanto meno di onnipotenza: "Non attender che
Dio su te discenda e che ti dica Sono. Senso alcuno non ha quel Dio che
afferma l'onnipotenza sua. Sentilo tu, nel soffio ond'ei ti ha colmo da che
respiri e sei. Quando, non sai perche', ti avvampa il cuore, e' Lui che in
te si esprime". Rilke arriva a sentire Dio come proprio figlio, invece che
come proprio padre, ed e' significativo che un tale strano pensiero non sia
ripreso da Etty, la quale respinge la maternita'. Da Rilke son venute a Etty
immagini claustrali di religiosita' cristiana, come la cella del monaco.
Piu' diretto e vissuto atteggiamento cristiano, di cui non conosco in Etty
l'origine, e' il suo bisogno di inginocchiarsi nella preghiera.
L'inginocchiamento o la prosternazione era largamente d'uso nell'antico
ebraismo, che probabilmente lo ha dismesso per differenziarsi dal
cristianesimo e dall'Islam. Non so se Etty lo sapesse. Ella scrive nel
diario che questo gesto agli ebrei non e' stato tramandato di generazione in
generazione e che ha dovuto impararlo a fatica. Per lei era significativo.
Lo praticava assorta, nella fisicita' della devozione, come faceva il suo
maestro ed amico correligionario Julius Spier, che univa alla cura
dell'anima la ginnastica del corpo, praticando con lei la lotta. Altra
pratica, diciamo ascetica, di Etty era il bagno freddo.
*
Rilke e' il modello della riluttanza pacifistica alla guerra e allo
schieramento di parte, in nome della scelta universale a favore
dell'umanita' complessiva. Soldato praghese nell'esercito austroungarico,
dichiara, in una lettera del 1915, la motivazione ideale che accompagna la
sua indole imbelle: "Soffro e non so fare altro. Io non saprei combattere
che per tutti contro nessuno. Oh, un Dio non avra' mai abbastanza dolcezza
per guarire l'immensa piaga che e' divenuta l'Europa".
Etty, in sintonia, rifiuta di avere nemici umani, neppure quando il nazismo,
in quanto ebrea, la scheda, la colpisce, la umilia in ogni modo,
considerandola nemica per eccellenza. Lei, toccando il fondo del paradosso,
in una ingenuita' incredibile e provocatoria, risponde che i tedeschi sono i
cosiddetti nemici, i presunti nemici di chi, uomo, presume di avere per
nemici degli uomini. Ma i nazisti le avrebbero facilmente risposto che gli
ebrei non sono uomini. E la storia si ripete: donne bosniache testimoniano
di aver provato a commuovere la soldataglia serba col ricordare che anche
loro avevano delle mamme e dei figli e che quelli si arrabbiavano di piu',
offesi dal paragone tra loro e quel ciarpame bosniaco, semmai nobilitato dal
loro stupro. Etty non pote' nemmeno esperire il tentativo di parlare a un
tedesco. Quando sorrise, le fu spento il sorriso da un ordine tassativo, cui
non pote' che obbedire: un sottouomo, una sottodonna non poteva sorridere.
Un'altra volta, un poliziotto la redargui' con urla e lei, con nobile
semplicita', lo defini' un infelice ragazzo della Gestapo. Tra gli aguzzini
e le vittime c'era una cortina di incomunicabilita', con la sola mediazione
degli organi costituiti dai nazisti tra gli stessi ebrei per l'esecuzione
dei loro ordini.
Ma Etty non rendeva la pariglia e continuava a considerare uomini i feroci
persecutori. Pronunciandosi contro l'impotente odio dei correligionari per i
nazisti, ripeteva che ogni grammo di odio contribuisce a rendere
irrespirabile l'atmosfera del pianeta. Comprensibilmente, dopo un ennesimo
giro di vite sul cerchio che si chiudeva, un correligionario che l'aveva
sentita candidamente parlare, le mando' a chiedere se continuava a pensare a
quel modo. Ella continuava. Affermava che l'esistenza di un solo tedesco
innocente doveva fare evitare l'odio collettivo contro i tedeschi e
valorizzava al massimo il reperimento, non suo diretto, di un tedesco
kasher, cioe' bravo, come si deve.
*
Etty ha ragione nel deprecare l'odio indifferenziato verso un popolo ed e',
sotto questo profilo, l'apostola e profetessa della conciliazione
ebraico-tedesca, tanto piu' autentica, tanto piu' credibile, perche' e'
martire e perche' ci dice che lei stessa ha dovuto vincere in se' la
naturale avversione e perche' confessa, in una pagina, l'impressione di
ottusa disumanita' prodotta dalla vista delle facce in una colonna di
poliziotti. Etty scrive, a questo proposito, di non essere un'anima bella,
nel senso di un certo vagheggiamento romantico di eterea purezza. Ma
finanche al nazismo, come sistema di sterminio, Etty non contrappone non
dico una volonta', ma un sogno di combattimento, in nome di una nonviolenza
assoluta, che rifiuta la carica di violenza perfino allo stato puro di
impulso inattuato ed inespresso nella vittima che soggiace.
Ecco la sua lotta per l'estinzione dell'odio che l'amico Klaas chiamava
cristianesimo e che forse si avvicina all'estinzione buddista delle passioni
umane, con la differenza che Etty non rinuncia alle altre passioni, non
rinuncia al desiderio, nella sua disinvolta ed innocente liberta' sessuale e
vitale.
L'eros in lei alimenta, come nello Zohar e come in altri mistici, la stessa
fede. Che dire dell'assoluta nonviolenza di Etty a cospetto del nazismo?
Dico che, non espressa con la sua lucida insistenza, la ritroviamo
silenziosamente in tanti martiri ebrei, mentre in altri troviamo figure di
combattenti soprattutto al servizio delle rispettive patrie. La ritroviamo
nel milione e mezzo di bambini ebrei in fila per entrare nelle camere a gas
con l'innocenza nel volto. La ritroviamo nella celebre fotografia del
gracile fanciullo con le mani alzate di fronte al mitra spianato. La
ritroviamo nel volto dei pii rabbini che affrontarono il ludibrio prima del
martirio. La ritroviamo negli ebrei increduli di essere eretti a nemici dai
nazisti e che per questo non si nascosero e finirono ad Auschwitz: mi e'
impresso nella memoria uno di loro alla vigilia della grande retata romana
del 16 ottobre, quando mio padre lo esortava a nascondersi. La ritroviamo
nelle donne denudate, offerte allo sguardo degli aguzzini. La ritroviamo
negli uomini ebrei dell'oriente europeo, increduli di quel che loro
accadeva, trascinati e vilipesi, mentre si tagliava o strappava loro la
barba per la fotografia-ricordo di chi li avviava al macello. La ritroviamo
in quel leader della corrente ebraica ortodossa Agudat Israel, Alexander
Zysie Fridman che, in una riunione di capi ebrei a Varsavia, nel luglio
1942, si oppose alla rivolta, dicendo che ci si doveva affidare unicamente a
Dio e che Dio non avrebbe fatto perire il suo popolo.
La rivolta del ghetto di Varsavia poi scoppio', perche' non tutti la
pensavano a suo modo e si riempi' di splendido eroismo, confluendo nella
storia del contributo ebraico alla Resistenza europea. Graziella Merlatti
ricorda le azioni di autodifesa degli ebrei nella stessa Olanda, di cui vi
e' un riscontro nel diario di Goebbels, quando dice di aver dato ordine di
impiccare per primi gli ebrei in catture di partigiani olandesi. Fu una
reazione morale opposta a quella di Etty, ma di pari alto valore.
Riflettiamo sul fatto che se le armi alleate e la Resistenza europea,
inclusi i resistenti tedeschi, non avessero vinto il nazifascismo, gli
scritti di Etty non sarebbero venuti alla luce e lei sarebbe morta senza
lasciare la sua impronta, che innalza il significato della vittoria.
Ecco come l'etica della giusta lotta e l'etica della nonviolenza possono
venire ad intrecciarsi.
*
Ma Etty non si doleva soltanto del risentimento verso gli oppressori, bensi'
anche per l'egoismo del "si salvi chi puo'", consueto ed umanissimo in ogni
situazione di emergenza, e per le magagne, le vilta', gli attriti che
scoppiavano nel campo delle vittime per esempio tra ebrei olandesi ed ebrei
tedeschi, ricordando loro che erano tutti ebrei e tutti esseri umani. Etty
ha sublimato la sofferenza, anche qui all'unisono con Rilke, che, sulle orme
a sua volta di Nietzsche, distingueva (e chiedo per inciso se si e'
d'accordo a distinguerle) la piccola morte e la grande morte, valutando
l'umanita' da come sa morire, passo difficilissimo, ultimo esame, da cui
tendiamo ad allontanare il pensiero, mentre Rilke ed Etty, come l'antico
Seneca, si prepararono a morire degnamente.
Si e' preparata a morire degnamente, e' salita sorridendo e cantando sul
treno di Auschwitz, questa ragazza piena di vita, che non denota la fede
nella resurrezione o in un'altra vita.
E' stata assolutamente consapevole, come noi in Italia non eravamo, della
condanna a morte del popolo ebraico, l'ha voluta condividere, evitando di
cercare di nascondersi. L'ha sublimata nello spirito della grande morte,
deponendo, con il suo eroico contegno, a favore dell'uso, molto controverso,
della parola Olocausto, alla quale gli ebrei hanno sostituito, con verita',
la tragica desolazione del termine Shoah (rovina, catastrofe).
Etty, riunendo i termini scissi nella forza luminosa del suo sacrificio, ci
insegna che la catastrofe puo' essere riguardata come olocausto, se questo
inaudito varco della storia vale a trasformarci. Etty insegna al resto di
Israele, scampato alla Shoah, di impegnarsi per essere migliore, per
meritare di essere sopravvissuto, per continuare ad essere se stesso al
miglior livello possibile.
Io, scampato fanciullo, diversamente da Etty, alla presa dell'orrore, sento
come lei questa vocazione ad un ebraico ed umano dover essere che dia un
senso all'essermi salvato. Ai non ebrei la figura e la vicenda di Etty fa
meglio capire il tragico torto di millenni verso il suo popolo. A tutti
insegna che si deve fermare la diabolica potenza dell'odio.
*
(...) Io non ho trovato da protestare, come alcuni miei correligionari, per
la canonizzazione di Edith Stein, la carmelitana ebrea, che considero
un'altra grande figura di donna nell'Olocausto, e lo dissi pubblicamente
(...); ma al di la' delle rispettabili frontiere confessionali e dei
procedimenti di canonizzazione, penso che si possa ravvisare in Etty
Hillesum una santa laica dell'umanita', una laica di profondo sentire
religioso, una personalita' che definisco messianica, nel senso dato al
messianesimo da Emmanuele Levinas, quando, sciogliendo l'attesa, attribuisce
ad ogni essere umano il compito messianico di contribuire ad aprire la via a
Dio per la redenzione del mondo.
E' quello che testimonia di se' Etty quando leggiamo questa pagina, gia'
richiamata: "Quanto sono grandi le necessita' delle tue creature terrestri,
mio Dio. Ti ringrazio perche' lasci che tante persone vengano a me con le
loro pene. Parlano tranquille e senza sospetti, e d'un tratto viene fuori
tutta la loro pena, e si scopre una povera creatura disperata che non sa
come vivere. E a quel punto cominciano i miei problemi. Non basta
predicarti, mio Dio, non basta disseppellirti dai cuori altrui. Bisogna
aprirti la vita, mio Dio, e per far questo bisogna essere un gran
conoscitore dell'animo umano, un esperto psicologo: rapporti con padre e
madre, ricordi giovanili, sogni, sensi di colpa, complessi d'inferiorita',
insomma tutto quanto. In ogni persona che viene da me io mi metto a
esplorare, con cautela. I miei strumenti per aprirti la strada negli altri
sono ancora ben limitati. Ma esistono gia', in qualche misura: li
migliorero' pian piano e con molta pazienza. E ti ringrazio per questo dono
di poter leggere negli altri. A volta le persone sono per me come case con
la porta aperta. Io entro e giro per corridoi e stanze, ogni casa e'
arredata in modo un po' diverso, ma in fondo e' uguale alle altre. Di ognuna
si dovrebbe fare una dimora consacrata a te, mio Dio. Ti prometto, ti
prometto che cerchero' sempre di trovarti una casa e un ricovero. In fondo
e' una buffa immagine: io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci
sono coi' tante case vuote, te le offro come all'ospite piu' importante.
Perdonami questa metafora non troppo sottile".
Questa pagina di missione psicologica e psicagogica nel segno di Dio, cosi'
conversevole nella tensione salvifica, come tutta la figura di Etty, e'
fatta per unire cristiani ed ebrei, ma anche persone di altre religioni e
laici. I cristiani possono vedere in lei un'imitazione di Cristo, gli ebrei
l'anticipazione dell'ideale carisma messianico, sempre proiettato nel
futuro. (...).

7. INDICE DEI NUMERI 402-431 (NOVEMBRE 2002) DE "LA NONVIOLENZA E' IN
CAMMINO"
* Numero 402 del primo novembre 2002: 1. Pasquale Pugliese, i movimenti e la
guerra; 2. Cornelia Dell'Eva intervista Rosemary Lynch; 3. Judith Malina
ricorda Dorothy Day; 4. Norberto Bobbio commemora Erasmo da Rotterdam; 5.
Strumenti: Amnesty International, Rapporto annuale 2002; 6. Strumenti:
Nessuno tocchi Caino, La pena di morte nel mondo. Rapporto 2002; 7.
Strumenti: Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino (a cura
di), Dizionario di politica; 8. Strumenti: Luciano Gallino, Dizionario di
sociologia; 9. Strumenti. Franco Volpi (a cura di), Dizionario delle opere
filosofiche; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di
piu'.
* Numero 403 del 2 novembre 2002: 1. Lidia Menapace, azione nonviolenta e
movimento delle donne; 2. Francesco Comina, la nonviolenza dall'annuncio
alla progettazione; 3. Norma Bertullacelli, "l'Italia ripudia la guerra"; 4.
Patrizia Pasini, Anton De Roeper, a Firenze per la giustizia, la pace,
l'integrita' del creato; 5. Enzo Mazzi, programma del seminario su "la
nonviolenza come rivoluzione?"; 6. Olivia Guaraldo, la memoria del presente;
7. I premi di laurea "Aldo Capitini"; 8. Indice dei numeri 371-401 (ottobre
2002) de "La nonviolenza e' in cammino"; 9. Riletture: Laura Forti (a cura
di), L'altra pazzia; 10. Riletture: Paola Malanga, Tutto il cinema di
Truffaut; 11. Riletture: Massimo Mila, Breve storia della musica; 12.
Riletture: Anita Seppilli, Poesia e magia; 13. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 404 del 3 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito, la Firenze di
Giorgio La Pira; 2. Seminario delle donne contro le guerre il 7 novembre a
Firenze; 3. Lidia Menapace, ristrettissimo riassunto sulla storia del
movimento delle donne; 4. Peppe Sini, ai promotori del presidio antifascista
del 2 novembre a Roma; 5. Jane Campion, le differenze; 6. Luisa Muraro, la
cui cancellazione; 7. Benedetto Vecchi recensisce "Il mondo sotto brevetto"
di Vandana Shiva; 8. Melania Mazzucco presenta Margaret Atwood; 9. Brunetto
Salvarani, verso la giornata del dialogo cristianoislamico del 29 novembre;
10. Un appello di Psichiatria Democratica contro la proposta di legge
Burani-Procaccini; 11. Un appello urgente per il Congo; 12. Tracce di
un'altra Firenze; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne
di piu'.
* Numero 405 del 4 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito: ballata in memoria
di Dorothy Day, approssimandosi il CV anniversario della nascita e il XXII
anniversario della scomparsa; 2. Ogni vittima ha il volto di Abele: oggi a
Viterbo ed ovunque; 3. Mao Valpiana: amiamo Firenze, perche'... 4. Monica
Lanfranco, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 5.
Daniele Lugli, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza;
6. Nanni Salio, sintesi della relazione al seminario della Rete Liliput
sulla nonviolenza; 7. Frei Betto, una lettera alla madre di Lula; 8. Lidia
Menapace, un'Europa per la pace; 9. Giulio Vittorangeli, "emergenza
umanitaria"; 10. La rete Lilliput dona un monumento alla citta' di Firenze;
11. Pace per la pace: incontro ecumenico a Firenze; 12. Simone de Beauvoir,
un depliant turistico; 13. Luce Irigaray, la salute delle donne; 14. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'.
* Numero 406 del 5 novembre 2002: 1. Ernesto Balducci ricorda Giorgio La
Pira; 2. Una commemorazione a Viterbo il 4 novembre contro tutte le guerre;
3. Alberto Castagnola, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla
nonviolenza; 4. Pasquale Pugliese, relazione al seminario della Rete
Lilliput sulla nonviolenza; 5. Seyla Benhabib, La posta in gioco; 6.
Dibattiti promossi e segnalati dalla Marcia mondiale delle donne a Firenze;
7. Dario Fo e Franca Rame, appello al Presidente della Repubblica affinche'
non firmi la legge Cirami; 8. Lalla Romano, come prigionieri stanchi; 9.
Giulio Vittorangeli, sosteniamo la "campagna bananeras"; 10. Aggiornato il
sito del "COS in rete"; 11. Letture: Tahar Ben Jelloun: Jenin, un campo
palestinese; 12. Riletture: AA. VV., Kinomata. La donna nel cinema; 13.
Riletture: Norberto Bobbio, Teoria generale del diritto; 14. Riletture:
Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Le bugie di Isotta. Immagini della
mente medievale; 15. Riletture: Paul Ricoeur, Persona, comunita' e
istituzioni; 16. Riletture: Maria Zambrano, Verso un sapere dell'anima; 17.
La "Carta" del Movimento Nonviolento; 18. Per saperne di piu'.
* Numero 407 del 6 novembre 2002: 1. Tre religiose pacifiste arrestate in
Colorado (Usa); 2. Alberto L'Abate, relazione al seminario della Rete
Lilliput sulla nonviolenza; 3. Luciano Dottarelli, abitare un mondo comune.
Kant e la critica dell'esaltazione fanatica; 4. Enrico Peyretti ricorda
Benedetto Calati ; 5. E' scomparsa Marisa Musu; 6. Wanda Tommasi, la
conclusione delle Tre ghinee di Virginia Woolf; 7. Vivian Lamarque, la luna
di qualcuno; 8. In uscita il n. 41 di "Giano"; 9. Letture: AA. VV., Islam e
occidente; 10. Letture: Giorgio Galli, La guerra globale; 11. Riletture:
Annamaria Novello, Tiziana Negri, Donna in Nicaragua; 12. Riletture:
Clotilde Pontecorvo (a cura di), La condivisione della conoscenza; 13. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 408 del 7 novembre 2002: 1. Una proposta di legge d'iniziativa
popolare: Norme di attuazione del ripudio della guerra sancito dall'articolo
11 della Costituzione; 2. Presentazione di "Quaderni Satyagraha"; 3. Agnes
Heller, sui bisogni alienati; 4. Ettore Masina ricorda Oscar Romero; 5.
Patrizia Violi, forse pero'; 6. Margot Waddell, qualsiasi stereotipo; 7. Meo
Elia presenta "L'angelo della pace" di Massimo Toschi; 8. Tommaso Di
Francesco presenta "I padroni del mondo" di John Pilger; 9. Riletture: AA.
VV., Ruah; 10. Riletture: Mary Hunt, Rosino Gibellini (a cura di), La sfida
del femminismo alla teologia; 11. Riletture: Ida Magli, Sulla dignita' della
donna; 12. Riletture: Rosemary Ruether, Per una teologia della liberazione
della donna, del corpo, della natura; 13. "Marea": alcuni siti del movimento
delle donne; 14. "Femmis": comprate e vendute; 15. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 409 dell'8 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito: ancora per Dorothy
Day nel CV anniversario della nascita, un falso sonetto caudato; 2. Giuseppe
Barone: la figura, l'azione e il messaggio di Danilo Dolci; 3. Antonietta
Potente: non povero, ma impoverito; 4. Mario Vadacchino: il nuovo riarmo.
Requiem per due trattati; 5. Hedi Vaccaro, obiettori; 6. Lanfranco
Mencaroni, don Abbondio a Firenze; 7. Wendy Rose, epitaffio; 8. Giovanni
Sarubbi, una lettera a tutti i musulmani d'Italia; 9. Maria Rosaria
Sciglitano presenta Imre Kertesz; 10. Riletture: AA. VV., Differenza che
passione; 11. Riletture: AA. VV., Le periferie della memoria; 12. Riletture:
The Boston women's health book collective, Noi e il nostro corpo. Scritto
dalle donne per le donne; 13. Riletture: Daniela Danna, Matrimonio
omosessuale; 14. Riletture: Laura Di Nola (a cura di), Poesia femminista
italiana; 15. Riletture: Pat Patfoort, Costruire la nonviolenza; 16. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne di piu'.
* Numero 410 del 9 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito, nell'anniversario
della notte dei cristalli; 2. Peppe Sini, agli amici suoi di Toscana; 3.
Alberto L'Abate: l'11 settembre, la guerra, e la giustizia; 4. Lisa Clark,
sintesi del gruppo di lavoro su "Gruppi di appoggio ai Corpi civili di pace
all'estero" al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 5. Aldo
Capitini ricorda Emma Thomas; 6. Linda Bimbi, tradurre il principio in
metodo; 7. Maria Luisa Spaziani: Shahrazad; 8. Marcella Bravetti,
presentazione dell'agenda "Di marzo in marzo 2003"; 9. Sommario e autori del
n. 1 di "Quaderni Satyagraha"; 10. Ristampe: Ernst H. Gombrich, Arte e
progresso; 11. Ristampe: David Maria Turoldo, Il dramma e' Dio; 12.
Riletture: AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista; 13.
Riletture: Marguerite Yourcenar, Opere. Romanzi e racconti; 14. Riletture:
Marguerite Yourcenar, Opere. Saggi e memorie; 15. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 411 del 10 novembre 2002: 1. Ida Dominijanni: Colleen Kelly a
Firenze. Un dialogo; 2. Enrico Peyretti, "disperati, non disperiamo"; 3.
Giuliana Martirani, si delinea un nuovo tipi di organizzazioni; 4. Giuseppe
Barone ricorda Danilo Dolci; 5. Roberto Tecchio, sintesi del gruppo di
lavoro su "i Gruppi di azione nonviolenta come prima rete di difesa popolare
nonviolenta delle istituzioni democratiche" al seminario della rete Lilliput
sulla nonviolenza; 6. Marina Forti, l'orizzonte di Kyoto sbiadisce; 7.
Augusto Cavadi, la protesta in difesa della festa; 8. Solignia Perez, prima
di andare a scuola; 9. Sommario e autori del n. 2 di "Quaderni Satyagraha";
10. Riletture: Aime' Cesaire, Les armes miraculeuses; 11. Riletture: Elsa
Joubert, Il lungo viaggio di Poppie Nongena; 12. Riletture: Clarice
Lispector, La passione secondo G. H. 13. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 412 dell'11 novembre 2002: 1. Gli stupori di Rubizzo Barbacane:
televisione; 2. Benito D'Ippolito, tra il settembre e il novembre del '38;
3. Daniela Padoan presenta "Una figlia di Iside" di Nawal El Saadawi; 4. Ida
Dominijanni intervista Elena Paciotti; 5. Augusto Cavadi, il primato
dell'amore; 6. Una bibliografia delle opere di Maria Zambrano; 7. Riletture:
Hannah Arendt, Tra passato e futuro; 8. Riletture: Simone de Beauvoir, Le
deuxieme sexe; 9. Riletture: Umberto Galimberti, Psiche e techne; 10.
Riletture: Hans Kueng, Dio esiste? 11. Riletture: Emmanuel Levinas,
Totalita' e infinito; 12. Riletture: Sebastiano Timpanaro, Sul materialismo;
13. Riletture: Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Anselmo d'Aosta; 14.
Riletture: Simone Weil, Quaderni, I-IV; 15. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 413 del 12 novembre 2002: 1. Lidia Menapace: note per il futuro,
visto che ci sara'; 2. Davide Melodia, speranza da Firenze; 3. Jacqueline
Russ, una comunita' senza confini; 4. Giuseppe Barone: nonviolenza, utopia e
progetto in Danilo Dolci; 5. Isabella Camera d'Afflitto, le rose purpuree
del Cairo; 6. Emanuel Anselmi, un omaggio a Lelio Basso; 7. Una bibliografia
delle opere di Vladimir Jankelevitch; 8. Riletture: Augusto Illuminati (a
cura di), Averroe' e l'intelletto pubblico; 9. Riletture: Ada Marchesini
Gobetti, Educare per emancipare; 10. Riletture: Olive Schreiner, 1899; 11.
Riletture: Mariana Yonusg Blanco, Io nasco donna, e basta; 12. L'abbecedario
ingenuo di Tricotillo Smaniconi: maschilismo; 13. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 414 del 13 novembre 2002: 1. Lidia Menapace, a Firenze il movimento
delle donne... 2. Patrizia Pasini, il silenzio che disarma e che sorprende ;
3. Enrico Euli, Marco Forlani: introduzione a "Guida all'azione diretta
nonviolenta"; 4. Giulio Vittorangeli: Salvador, tracce di memoria; 5. Luisa
Morgantini intervista Mehmet Abbasoglu; 6. Marina Forti, l'Asia a Firenze;
7. Giuliana Sgrena, israeliani e palestinesi per la pace e la giustizia a
Firenze; 8. Guido Ambrosino ricorda Rudolf Augstein; 9. Una bibliografia
delle opere di Gilles Deleuze; 10. Riletture: Sheila Rowbotham, Donne,
resistenza e rivoluzione; 11. Riletture: Sheila Rowbotham, Esclusa dalla
storia; 12. Riletture: "Nuova dwf - donnawomanfemme" n. 14/1980; 13.
L'abbecedario ingenuo di Tricotillo Smaniconi: disobbedienti; 14. La "Carta"
del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'.
* Numero 415 del 14 novembre 2002: 1. Angelo Cavagna, al quindicesimo giorno
di digiuno per una finanziaria di pace... 2. Benito D'Ippolito, sette
commenti a Vinoba nel XX anniversario della scomparsa; 3. Gruppo migranti
del Lecce social forum: una riflessione ed alcune proposte; 4. Nella
Ginatempo, il nuovo movimento dei movimenti per la pace; 5. Anna Fazi, non
c'e' bisogno di un nemico per esistere; 6. Laura Colombo e Sara Gandini:
presentazione della Libreria delle donne di Milano; 7. In uscita "Il diritto
non cade in prescrizione" di Daniela Binello; 8. Riletture: Marie-Magdeleine
Davy, Simone Weil; 9. Riletture: Julia Kristeva, Sole nero; 10.
L'abbedecario ingenuo di Tricotillo Smaniconi: vincolo; 11. La "Carta" del
Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'.
* Numero 416 del 15 novembre 2002: 1. Yigal Bronner, caro generale; 2. Vito
La Fata: Danilo Dolci educatore e costruttore di societa' civile; 3.
Comunicato della delegazione delle Donne in nero in Kurdistan come
osservatrici per le elezioni politiche turche del 3 novembre 2002; 4.
Giuliana Sgrena, rivolta studentesca a Kabul; 5. Enrico Euli, sintesi del
gruppo di lavoro su "Gruppi di azione nonviolenta: quali percorsi di
formazione" al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 6. Una
bibliografia sulla teologia femminista; 7. Riletture: Etty Hillesum, Diario
1941-1943; 8. Riletture: Etty Hillesum, Lettere 1942-1943; 9. Riletture: AA.
VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum; 10. Riletture: Pascal
Dreyer, Etty Hillesum; 11. Riletture: Sylvie Germain, Etty Hillesum; 12.
Riletture: Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum.
Diario 1941-1943. Un mondo "altro" e' possibile; 13. Riletture: Nadia Neri,
Un'estrema compassione; 14. Le rampogne di Brontolo: contro la tintura dei
capelli; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 417 del 16 novembre 2002: 1. Sergio Paronetto, la nonviolenza
tenera passione e motore della storia; 2. Lidia Menapace, uno spettacolo
deprimente; 3. Benito D'Ippolito, un sonetto improvvisato durante la
commemorazione di Vinoba a Viterbo il 15 novembre 2002; 4. Peppe Sini, sugli
arresti di alcuni giovani e sull'amore per la verita'; 5. Enrico Peyretti:
la critica non e' violenza, la violenza non e' critica; 6. Carlo Gubitosa,
Alessandro Marescotti: la posizione di Peacelink sui recenti arresti; 7.
Aggiornato il sito de "Il paese delle donne"; 8. Programma provvisorio del
secondo Salone dell'editoria di pace, Venezia 6-8 dicembre 2002; 9.
Riletture: Renate Zahar, Il pensiero di Frantz Fanon e la teoria dei
rapporti tra colonialismo e alienazione; 10. Riletture: Simone de Beauvoir,
Esiste la donna? (a cura di Renate Zahar); 11. Riletture: Renate Siebert, Le
donne, la mafia; 12. Riletture: Renate Siebert, La mafia, la morte e il
ricordo; 13. Riletture: Renate Siebert, Mafia e quotidianita'; 14. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'.
* Numero 418 del 17 novembre 2002: 1. Lidia Menapace, "candidi come
colombe"; 2. Patrizia Pasini, il silenzio; 3. Un profilo di Ettore Masina;
4. Le amare esperienze scolastiche di Giobbe Santabarbara: Odradek; 5.
Emanuel Anselmi, un incontro con Haidi Giuliani a Orvieto; 6. Gabriella
Lazzerini, un incontro con Svetlana Aleksievic; 7. Donne in nero: Muyesser
Gunes e il movimento delle "Madri per la pace"; 8. La scomparsa di Alberto
Tenenti; 9. In libreria "Oltre il conflitto. Dalla mediazione alla relazione
costruttiva" di Maria Martello; 10. Riletture: Simonetta Lux, Arte e
industria; 11. Riletture: Lara-Vinca Masini, Art nouveau; 12. Riletture:
Umberto Santino, La borghesia mafiosa; 13. Riletture: Renate Siebert (a cura
di), Relazioni pericolose; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per
saperne di piu'.
* Numero 419 del 18 novembre 2002: 1. Peppe Sini, opporsi alla guerra; 2.
Lidia Menapace, sulla nonviolenza come apertura e inclusione; 3. Benito
D'Ippolito, una preghiera a padre Angelo Cavagna, giunto al ventesimo giorno
di digiuno... 4. Un invito alla lettura di alcuni libri di Renate Siebert;
5. Tusio De Iuliis, una missione di pace in Iraq; 6. Vito La Fata, la
religione di Danilo Dolci; 7. Gianni Moriani, le ragioni infinite contro le
armi; 8. Olympe de Gouges: uomo, sei capace di essere giusto? 9. Anna
Kuliscioff, tutte le idee generose; 10. Flora Tristan, se volete salvarvi;
11. Mary Wollstonecraft, l'esercizio; 12. Virginia Woolf, che spieghi e
riveli; 13. Riletture: AA. VV. (a cura di Franco Basaglia e Paolo
Tranchina), Autobiografia di un movimento; 14. Riletture: Franco Basaglia,
Scritti; 15. Riletture: Romano Canosa, Storia del manicomio in Italia
dall'Unita' a oggi; 16. Riletture: Domenico De Salvia, Paolo Crepet (a cura
di), Psichiatria senza manicomio; 17. Riletture: Giuliana Morandini, ... E
allora mi hanno rinchiusa; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19. Per
saperne di piu'.
* Numero 420 del 19 novembre 2002: 1. Per Francesco De Martino; 2. Un
articolo dalla cronaca di Viterbo del "Messaggero"; 3. Un articolo dalla
cronaca di Viterbo del "Tempo"; 4. Gerard Lutte, un dovere morale; 5. Paolo
Flores d'Arcais, non puo' essere tempo da sepolcri imbiancati; 6. Peppe
Sini, tre glosse ai precedenti articoli di Gerardo e di Flores d'Arcais; 7.
Luce Fabbri, una lezione; 8. Bianca Guidetti Serra, l'ultimo incontro con
Emanuele Artom; 9. Marianne Moore, al progresso militare; 10. Pat Patfoort,
per rendere la nonviolenza realizzabile ed efficace; 11. Antonino
Caponnetto, una preghiera laica ma fervente; 12. Riletture: Sara Ongaro, Le
donne e la globalizzazione; 13. Riletture: Jacques Semelin, Senz'armi di
fronte a Hitler; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne
di piu'.
* Numero 421 del 20 novembre 2002: 1. Pax Christi, la strada maestra della
nonviolenza; 2. Le domande senza risposta di Brontolo: sovversivi ed anime
belle; 3. Benedetta Frare, solidali con gli esseri umani e con la natura; 4.
Chiara Schiavinotto, il 22 e il 23 novembre e' in Italia Celina Cossa; 5.
Enrico Peyretti, sul fronte della coscienza; 6. Lidia Menapace, una pratica
di nonviolenza attiva; 7. Enrico Euli, nonviolenza e autorita'; 8. Peppe
Sini, elogio del salvare questo mondo ancor prima di progettarne un altro;
9. Giulio Vittorangeli: Kurdistan, con la forza della nonviolenza; 10.
Documentazione: l'esito di un processo; 11. Tre paragrafi per Benedetto
Croce, nel cinquantesimo anniversario della scomparsa; 12. Riletture:
Biancamaria Frabotta (a cura di), Femminismo e lotta di classe in Italia
(1970-1973); 13. Riletture: Giovanna Pezzuoli, Prigioniera in Utopia; 14.
Riletture: Rosalba Spagnoletti (a cura di), I movimenti femministi in
Italia; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 422 del 21 novembre 2002: 1. Peppe Sini: piantiamola di fare gli
scemi; 2. Movimento Nonviolento: sovversivi e nonviolenti; 3. "Nigrizia" ed
altre prestigiose riviste: lettera aperta ai nostri lettori; 4. Lidia
Menapace: disobbedienza civile e prospettive future; 5. Giuliana Sgrena,
fame in Palestina; 6. Marina Rossanda ricorda Marisa Musu; 7. Valentino
Parlato ricorda Marcella Ferrara; 8. Adriano Voltolin ricorda Enzo Morpurgo;
9. Benito D'Ippolito: nell'anniversario della morte di Leone Tolstoj; 10.
Don Albino Bizzotto subentra a padre Angelo Cavagna nel digiuno per una
finanziaria di pace e la difesa popolare nonviolenta; 11. Enrico Peyretti,
una nuova Rambouillet? 12. Giancarla Codrignani, un modo di dire; 13. Angela
Dogliotti Marasso, un "partigiano nonviolento"; 14. Grazia Honegger Fresco,
la tragedia; 15. Riletture: Dina Bertoni Jovine, Storia della didattica; 16.
Riletture: Margherita Isnardi Parente, Introduzione allo stoicismo
ellenistico; 17. Riletture: Anna Morisi, La guerra nel pensiero cristiano
dalle origini alle crociate; 18. Riletture: Pierre Vidal-Naquet, Gli ebrei,
la memoria e il presente; 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 20. Per
saperne di piu'.
* Numero 423 del 22 novembre 2002: 1. Giobbe Santabarbara, il sangue per le
strade; 2. Ali Rashid, se fossi israeliano voterei Mitzna; 3. Enrico
Peyretti, ventuno novembre; 4. Giancarla Codrignani, patriarcato e fascismo;
5. Peppe Sini, sulla sentenza di Perugia; 6. Giuseppe Di Lello, sulla
sentenza di Perugia; 7. Lidia Menapace, sulla sentenza di  Perugia; 8.
Luciano Benini, sulla sentenza di Perugia; 9. Luciano Violante, dodici tesi
sulle mafie italiane; 10. Giuliana Sgrena: torturati i testimoni delle
stragi di Mazar-i-Sharif? 11. Tavola della pace, forte preoccupazione; 12.
Edoarda Masi, senza; 13. Gloria Gazzeri, nell'ipocrisia; 14. La scomparsa di
Alberto Caracciolo; 15. Riletture: Rachel Carson, Primavera silenziosa; 16.
Riletture: Mary Kaldor, Le nuove guerre; 17. Riletture: Carla Ravaioli, Il
pianeta degli economisti; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19. Per
saperne di piu'.
* Numero 424 del 23 novembre 2002: 1. Maria Grazia Campari, sul concetto di
solidarieta'; 2. Flavio Lotti: incontriamoci ad Assisi il 7 dicembre; 3. Un
appello di alcuni senatori e deputati: Andreotti non e' sopra la legge; 4.
Sergio Paronetto, amarezza e preghiera; 5. Daniela Manini, il primo esempio
di disobbedienza civile; 6. Laura Lanzillo presenta l'ultimo libro di Rosi
Braidotti; 7. Lev Tolstoj, se questa presunta scienza; 8. Daria Menicanti,
lieto fine; 9. Cosimo Scordato ricorda Danilo Dolci; 10. Una minima
bibliografia sul carcere; 11. Riletture: Elisa Giunchi, Radicalismo islamico
e condizione femminile in Pakistan; 12. Riletture: Osservazioni
sull'agricoltura geneticamente modificata e sulla degradazione delle specie;
13. Riletture: Isabelle Stengers, Scienze e poteri; 14. Le massime da tre
soldi di Draghignazzo Stomaconi: televisioni; 15. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 16. Per saperne di piu'.
* Numero 425 del 24 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito: rileggendo Pippo
Fava; 2. Tavola della pace: il 10 dicembre mille luci contro la guerra; 3. I
documenti di presentazione di alcuni seminari femministi e pacifisti
svoltisi a Firenze; 4. Isidoro D. Mortellaro, l'agenda militare di Praga; 5.
Maria De Falco Marotta intervista Vandana Shiva; 6. Brunetto Salvarani, a po
chi giorni dal 29 novembre; 7. Agnes Heller, il nostro presente; 8. I
malumori atri di Mascarillo Scorticoni: una sconfitta; 9. Riletture: Murray
Bookchin, L'ecologia della liberta'; 10. Riletture: Maria Grazia
Giannichedda, Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Psichiatria,
tossicodipendenze, perizia; 11. Riletture: Gruppo di Lisbona, I limiti della
competitivita'; 12. Riletture: Giuliana Martirani, La geografia come
educazione allo sviluppo e alla pace; 13. Riletture: Edda Scozza, Il
coraggio di essere indiano; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15.
Per saperne di piu'.
* Numero 426 del 25 novembre 2002: 1. Peppe Sini, una testimonianza per
Sebastian Matta; 2. Mariuccia Ciotta, la furia sulla donna svelata; 3. Da
una lettera di Misone all'amico suo Macario; 4. Norma Bertullacelli, la Nato
a Genova? 5. Biancamaria Scarcia Amoretti, spezzare il cerchio dell'apatia;
6. Francuccio Gesualdi, per un'economia di giustizia; 7. Daniela Binello, la
tenacia degli onesti; 8. Fausto Cerulli, piove a Bassora; 9. Salma al-Khadra
al-Giayyusi, cio' che resta; 10. Else Lasker-Schueler, un pianoforte
azzurro; 11. Teresa d'Avila, si fa sempre conoscere; 12. Gli amarognoli
amarcord di Tafano Scardanelli: "slavista"; 13. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 14. Per saperne di piu'.
* Numero 427 del 26 novembre 2002: 1. Peppe Sini, cos'e' questa cosa che
chiamiamo nonviolenza; 2. "Non un minuto di piu'"; 3. Alberto L'Abate e
Francesco Lo Cascio, un laboratorio sul metodo nonviolento di Danilo Dolci;
4. Alessandro Zanotelli, il commercio equo e solidale e' una perla preziosa;
5. Giuliana Sgrena: Algeria, la verita' dei generali; 6. Augusto Cavadi, il
piacere secondo la Bibbia; 7. Clotilde Barbarulli recensisce "Un dopoguerra
ancora" di Lidia Campagnano; 8. Flora Flores recensisce "Alla scuola dei
taleban" di Giuliana Sgrena; 9. Benito D'Ippolito, lungo il cammino; 10. La
"Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'.
* Numero 428 del 27 novembre 2002: 1. La scomparsa di John Rawls; 2. Enrico
Peyretti, ancora su questa cosa che chiamiamo nonviolenza; 3. Vita
Cosentino, presentazione di "Liberta' senza emancipazione"; 4. Sedici giorni
contro la violenza sulle donne; 5. Daniele Barbieri, la giornata del non
acquisto; 6. Bilanci di giustizia: per un'economia piu' leggera; 7. Un
convegno a Torino su globalizzazioni e nonviolenza; 8. Lea Melandri, due
barbarie; 9. Ida Dominijanni, sotto il velo del nudo; 10. Il 29 novembre
giornata del dialogo cristiano-islamico; 11. "Il web delle donne": una guida
ai siti femminili in internet; 12. Riletture: American Friends Service
Committee, Non fare la guerra; 13. Riletture: Gioconda Belli, Dalla costola
di Eva; 14. Riletture: Johan Galtung, Buddhismo. Una via per la pace; 15.
Riletture: Tamar Pitch, Sociologia alternativa e nuova sinistra negli Stati
Uniti d'America; 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne
di piu'.
* Numero 429 del 28 novembre 2002: 1. Antonio Vigilante, alcune riflessioni
su questa cosa che chiamiamo nonviolenza; 2. Mariagrazia Bonollo, settimo
giorno di digiuno di don Albino Bizzotto per una "finanziaria di pace"; 3.
Mao Valpiana, che siano un Natale e un anno di pace per tutti, senza la
guerra; 4. Giulio Vittorangeli, voler spegnere un incendio con la benzina;
5. Marina Forti, una marcia contro il Nemagon; 6. Luciano Dottarelli, Karl
Popper e il paradigma filosofico "classico"; 7. Luisella Battaglia, una
convergenza; 8. Diana Sartori, alcune analisi critiche femministe sulla
teoria della giustizia di Rawls; 9. Da un'epistola di Misone all'amico suo
Timandro; 10. Tribunale 8 marzo, la parola; 11. Maria Luisa Spaziani, il
sogno giusto; 12. Benito D'Ippolito, della nonviolenza in cammino; 13.
Riletture: Roberto Dall'Olio, Entro il limite; 14. Riletture: Donatella
Della Porta, Movimenti collettivi e sistema politico in Italia. 1960-1995;
15. Riletture: Marcella Ferrara, Le donne di Seveso; 16. Riletture: Gershom
Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica; 17. Riletture: Lucia
Venturi (a cura di), Mai piu' Cernobyl; 18. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 19. Per saperne di piu'.
* Numero 430 del 29 novembre 2002: 1. Ida Dominijanni, genealogia e non
macerie; 2. Eleonora Missana, la liberta' di Hannah Arendt; 3. Peppe Sini,
dell'avvenuto ritorno della barbarie hitleriana; 4. Umberto Santino, una
intimidazione mafiosa alla famiglia Impastato; 5. Francuccio Gesualdi, un
intervento al forum sociale europeo di Firenze; 6. Adele Faccio, quando la
Spagna; 7. Enrico Euli, dizionario portatile di neolingua per il terzo
millennio; 8. Daniele Lugli, Pinocchio in fuga; 9. Oggi la giornata del
dialogo cristianoislamico; 10. Asti per il dialogo cristianoislamico; 11.
Severino Vardacampi, cinque proposizioni per la giornata del dialogo
cristianoislamico; 12. Sophia de Mello Breyner Andresen, Esilio; 13.
Sommario di "Azione nonviolenta" di dicembre; 14. La "Carta" del Movimento
Nonviolento; 15. Per saperne di piu'.
* Numero 431 del 30 novembre 2002: 1. Deborah Lucchetti, quattro aggiunte;
2. Valentina Duca, una poesia; 3. Convenzione permanente di donne contro le
guerre, per una campagna europea contro la guerra; 4. Lidia Menapace, breve
nota esplicativa sulla proposta di "neutralita' attiva europea contro la
guerra" avanzata nell'appello che precede; 5. Nella Ginatempo, per le
campagne in Europa e le iniziative contro la guerra; 6. Paola Melchiori,
turbamento e apertura; 7. Una lettera aperta a tutti i parlamentari di
riflessione sul digiuno di Albino Bizzotto; 8. Per l'abolizione dei campi di
concentramento; 9. Un appello di giuristi democratici; 10. Enrico Peyretti,
nella giornata del dialogo cristianoislamico; 11. Pax Christi di Verona,
nella giornata del dialogo cristianoislamico; 12. Resoconto dell'incontro
fiorentino sui corpi civili di pace; 13. Peppe Sini, dopo gli ultimi
attentati; 14. Ebrei d'Europa per la pace: contro l'occupazione, per uno
stato palestinese; 15. Riletture: Miguel Asin Palacios, Dante e l'Islam; 16.
Riletture: Martin Bernal, Atena nera; 17. Riletture: Mariella Loriga,
L'identita' e la differenza; 18. Riletture: Rossana Rossanda, Le altre; 19.
La "Carta" del Movimento Nonviolento; 20. Per saperne di piu'.

8. RILETTURE. AGNES HELLER: LA TEORIA, LA PRASSI E I BISOGNI
Agnes Heller, La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978, pp. 160.
Saggi e interviste della grande pensatrice ungherese.

9. RILETTURE. VIVIANE LUISER: NASCERE IN NICARAGUA
Viviane Luiser, Nascere in Nicaragua, Gruppo Transcultura Donne, Genova
1988, pp. 96. L'esperienza delle "levatrici popolari" nel Nicaragua
sandinista.

10. RILETTURE. JOSEPH-MARIE PERRIN, GUSTAVE THIBON: SIMONE WEIL COME
L'ABBIAMO CONOSCIUTA
Joseph-Marie Perrin, Gustave Thibon, Simone Weil come l'abbiamo conosciuta,
Ancora, Milano 2000, pp. 176, euro 12,39. Due grandi amici raccontano Simone
Weil.

11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

12. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it;
angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio
con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it

Numero 443 del 12 dicembre 2002