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La nonviolenza e' in cammino. 443
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 443
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 11 Dec 2002 18:51:50 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 443 del 12 dicembre 2002 Sommario di questo numero: 1. Il trionfo del dottor Stranamore 2. Movimento Internazionale della Riconciliazione, lettera al corpo degli Alpini d'Italia 3. Maria Teresa Gavazza, i movimenti pacifisti negli Usa 4. Piercarlo Racca, obiezione di coscienza e servizio civile 5. Una "ragionevole proposta" e una necessaria conseguenza: rinegoziare Schengen per far cessare il bagno di sangue 6. Bruno Di Porto: Etty Hillesum, la ragazza che prese Dio per mano 7. Indice dei numeri 402-431 (novembre 2002) de "La nonviolenza e' in cammino" 8. Riletture: Agnes Heller, La teoria, la prassi e i bisogni 9. Riletture: Viviane Luiser, Nascere in Nicaragua 10. Riletture: Joseph-Marie Perrin, Gustave Thibon, Simone Weil come l'abbiamo conosciuta 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. EDITORIALE. IL TRIONFO DEL DOTTOR STRANAMORE I mass-media riportano la notizia della dichiarata disponibilita' del governo statunitense a scatenare una guerra nucleare. Che ipso facto puo' portare alla fine della civilta' umana. Impedire questa guerra e' questione di vita o di morte per l'umanita' intera. 2. DOCUMENTI. MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE: LETTERA AL CORPO DEGLI ALPINI D'ITALIA [Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it) per averci trasmesso questo documento predisposto dal Mir di Aosta e fatto proprio dall'assemblea nazionale del Mir il 3 novembre 2002. Il Mir (Movimento Internazionale della Riconciliazione, denominazione italiana dell'Ifor - che e' l'acronimo in inglese) e' una delle principali associazioni nonviolente, piu' volte suoi membri sono stati insigniti del premio Nobel per la pace] Mille alpini partiranno prossimamente per l'Afghanistan. Qualcuno ha detto che un grande Paese manda i suoi soldati dove ritiene giusto. Qualcun altro ha ricordato che il nostro Paese deve fare onore alle sue alleanze. Un anno fa ci hanno raccontato che la guerra in Afghanistan era indispensabile per sconfiggere il terrorismo e catturare Osama Bin Laden. In centinaia sono morti sotto le bombe. Osama Bin Laden e' piu' libero che mai. Tutto questo ci ricorda terribilmente quello che fu detto agli Alpini quando vennero mandati in Libia, in Grecia, nelle steppe della Russia. Ogni volta dovettero amaramente scoprire di essere stati ingannati e di essere stati mandati a soffrire ed a morire, male armati e male equipaggiati, per ragioni che nulla avevano a che fare con quello che loro avevano raccontato. Molti di quelli che tornarono dalla Russia , furono obbligati, dalla vilta' di un re e dei suoi generali, a tornare in montagna ed a riprendere le armi per difendere la loro vita da un nemico che fino al giorno prima si presentava come alleato. Dal loro sacrificio e' nata la nostra liberta'. Dalle sofferenze patite gli Alpini hanno imparato l'orrore della guerra. Dall'esperienza di chi ha combattuto e sofferto, e' nato il rifiuto della guerra sancito nella nostra Costituzione: "L'Italia ripudia la guerra". Significa che non vogliamo piu' vedere Alpini che partono su una tradotta che parte da Torino e a Milano non si ferma piu', ma se ne va diritta al cimitero della gioventu'. Significa che mai piu' deve sventolare lassu' per le montagne bandiera nera, il lutto degli Alpini che va alla guerra, la meglio gioventu' che va sotto terra. Noi crediamo che mille Alpini in Afghanistan siano pochi per le necessita' di quel Paese. Ne vorremmo vedere diecimila. Impegnati a rimettere in piedi strade, scuole, ospedali: a far dimenticare a quel Paese i danni e gli orrori della guerra. Come hanno fatto due anni fa, qui in Valle d'Aosta dopo l'alluvione: sono venuti, hanno lavorato come muli e se ne sono ripartiti senza chiedere neanche di essere ringraziati. Invece ci angoscia l'idea che qualcuno di quei ragazzi torni a casa chiuso in un cassa con sopra il cappello con la penna. Per che cosa? Per la lotta al terrorismo o per permettere a qualcuno di controllare le riserve mondiali di petrolio? Intervistato alla televisione pochi giorni fa, un reduce di El Alamein diceva che l'idea di vedere dei giovani andare in armi lontano da casa lo spaventava. Qualcuno lo avrebbe sempre aspettato con la morte nel cuore. Il mondo non ha bisogno di guerre preventive. Ha bisogno di solidarieta' e di pace. Quello che gli Alpini hanno sempre dimostrato di saper incarnare. L'anno prossimo gli Alpini saranno ospiti della Valle d'Aosta per il loro raduno. Li attendiamo con gioia. Vorremmo sentire, anche da loro, una cosa molto semplice: la guerra, no. 3. RIFLESSIONE. MARIA TERESA GAVAZZA: I MOVIMENTI PACIFISTI NEGLI USA [Ringraziamo Maria Teresa Gavazza (per contatti: teregav at tin.it) per questo intervento. Maria Teresa Gavazza, storica e docente, e' impegnata nell'educazione alla pace] La societa' americana, al di la' delle scarne e pilotate notizie che ci trasmettono i media, si presenta oggi molto complessa: per certi versi riporta alla mente gli anni del Vietnam (1961-1975: piu' di dieci anni per una dura e "sporca" guerra) e l'ondata di ribellione che ne segui' fino a dare vita ai grandi movimenti studenteschi europei degli anni sessanta. La bella relazione di Bruno Cartosio, docente all'Universita' di Bergamo e studioso degli Usa dove spesso si reca per viaggi di studio, nel Salone della Provincia di Alessandria il 29 novembre 2002, ha fatto riemergere - pur con tutte le ambiguita' - l'altra faccia dell'America, quella dei movimenti antagonisti e pacifisti. A partire da Seattle (1999) la societa' americana ha ritrovato quei meccanismi di riaggregazione sociale tra una parte dei sindacati ed il filone antagonista sempre minoritario. Sono minoranze aggregate intorno alla critica alla globalizzazione e sensibili al riemergere di consapevolezze solidali: l'arco di forze comprende i movimenti ambientalisti fino ai numerosi gruppi religiosi pacifisti. Tutti stanno procedendo ad una critica totale alla politica di Bush sulla guerra preventiva, i centri propulsori sono nelle Universita', tra intellettuali radicali (ricordiamo Chomsky), e trovano consenso tra gli studenti. Riusciranno a fermare la guerra? Probabilmente no. Le strategie dei sostenitori della guerra preventiva sono molto sofisticate e, pur richiamandosi al clima di caccia alle streghe tipica del maccartismo, superano in efficacia la "lotta al comunismo" di quegli anni e trovano alti consensi nell'opinione pubblica. Le linee di intervento si muovono sul richiamo patriottico attraverso un bombardamento mediatico quotidiano: dopo l'undici settembre, ma il fenomeno ha origini piu' antiche, tutte le manifestazioni politiche di dissenso sono state penalizzate e l'Universita'e' considerata il ventre molle del patriottismo americano. Lo stesso Gorbaciov, al ritorno da un recente viaggio negli Usa, afferma che e' in atto negli Stati Uniti una forte pressione sull'opinione pubblica affinche' consideri la guerra "non solo inevitabile ma addirittura gia' decisa". Molti altri commentatori, tra cui Giulietto Chiesa, sono dello stesso avviso: "La guerra contro l'Iraq ci sara', anche se molti fanno finta di credere che la risoluzione del Consiglio di sicurezza l'abbia in qualche recondito modo scongiurata". E' una guerra che si va preparando con un inganno mediatico, il paravento dello scontro di civilta' e la trappola dell'antiamericanismo per chi intende opporsi ad una nuova tragedia. I gruppi pacifisti tradizionali come si collocano rispetto a questo nuovo scenario? Vi sono nuovi attori, tra cui il "movimento dei movimenti", che consentono di superare il ruolo di testimonianza e di segnale profetico di chi da sempre si e' opposto alla guerra. I meccanismi di riaggregazione sono lenti a manifestarsi, ma oggi che la guerra e' diventata strumento strutturale e ordinario di dominio di un nuovo impero mondiale, anche il pacifismo e' chiamato ad un salto strategico. Al Forum sociale europeo di Firenze le nuove generazioni hanno manifestato il loro desiderio di pace con un intreccio di utopie, passioni e concretezza; hanno formulato i loro intenti non su parole d'ordine ideologiche ma a partire da analisi e fatti documentati: tra questi le strategie della nonviolenza e la messa in discussione degli stili di vita dei paesi ricchi. 4. RIFLESSIONE. PIERCARLO RACCA: OBIEZIONE DI COSCIENZA E SERVIZIO CIVILE [Ringraziamo Piercarlo Racca (per contatti: piercarloracca at libero.it) per questo intervento. Piercarlo Racca e' uno dei militanti "storici" del movimento nonviolento in Italia] Con il prossimo 15 dicembre saranno trascorsi trenta anni dall'approvazione della legge 772 del 15 dicembre 1972 che sanci' il riconoscimento del diritto di obiezione di coscienza al servizio militare. Questi trenta anni aprono e chiudono anche il periodo in cui migliaia di giovani obbligati alla leva hanno optato per il servizio civile. Le prime esperienze di servizio civile risalgono al 1974, le ultime con le caratteristiche di alternativa al servizio militare finiranno il 31 dicembre 2004 con la prevista sospensione dell'obbligatorieta' del servizio militare. Sull'obiezione di coscienza si e' scritto molto, soprattutto per quanto riguarda il periodo che va dal primo caso di obiezione (Pietro Pinna, anno 1949) al fatidico 15 dicembre 1972 in cui fu approvata la legge 772. Sul servizio civile e' uscito questa estate un libro stimolante di cui voglio riproporre la recensione gia' pubblicata su "Azione nonviolenta" dello scorso luglio. * Rescountrar Castelmagno, "Incontrare Castelmagno" e' il titolo del libro che racconta l'esperienza di venti mesi di servizio civile svolto nel 1976 a Castelmagno (comune di alta montagna della provincia di Cuneo). Occorre precisare che Castelmagno fu il primo comune a convenzionarsi, nel 1973, per l'impiego di obiettori di coscienza; una scelta coraggiosa e controcorrente fatta dal sindaco di allora Gianni De Matteis. I primi obiettori iniziarono nell'autunno 1974. Flavio Menardi, autore di questo libro, ha svolto il servizio civile dal giugno 1976 a febbraio 1978. Il libro non e' propriamente un diario, ne' un saggio, ne' un racconto, ma le tre cose insieme. Si inizia con un appello del sindaco (1976) che con una lettera aperta domandava se c'erano altri obiettori disponibili (un primo gruppo aveva appena terminato il servizio civile) ad affrontare un servizio fatto di sacrifici nella realta' povera di un comune montano che viveva il dramma dello spopolamento. Le pagine che seguono sono poi un racconto continuo non solo del lavoro svolto, ma anche una raccolta di impressioni e riflessioni a tutto campo sulla situazione economico-sociale di questa realta' montana, sul patrimonio fatto di esperienza e ingegno tramandato da intere generazioni, dalla costruzione delle case in pietra, all'autocostruzione degli attrezzi da lavoro, ai mobili essenziali; patrimonio che rischia di andare perduto a causa dell'abbandono e del saccheggio perpetrato su alcune frazioni disabitate. Nello specifico del servizio civile sono raccontate le esperienze di lavoro condivise con i pochi abitanti rimasti (taglio dell'erba, aiuto in casa, visite domiciliari, doposcuola ad alcuni bambini, aiuto nel trasporto, ecc.). Emergono soprattutto i dialoghi e i racconti con gli abitanti, il loro modo un po' riservato di ringraziare e il legame che pian piano viene fuori. Storie inverosimili come quella di un comunista che per realizzare il suo sogno di una cooperativa per la produzione del formaggio prende la tessera del Partito Fascista al fine di avere tutti i permessi necessari; oppure quella del prete che per impedire un comizio dei "rossi" suona per due ore consecutive le campane. L'esperienza svolta a Castelmagno ha significato per gli obiettori soprattutto ricevere qualcosa che razionalmente e' indefinibile ma diventa spiegabile quando si sono condivise anche sofferenze come lutti o anche solo la morte di un mulo o altri animali da stalla. Oggi sono trascorsi 28 anni dall'esperienza dei primi obiettori a Castelmagno. Di obiettori ne sono passati oltre 120 e in tutti e' sicuramente rimasto qualcosa, molti spesso sentono il bisogno di ritornare. Questo libro esce nel momento in cui il servizio civile alternativo al servizio militare volge al termine per la sospensione dell'obbligo di leva. Castelmagno e' sopravvissuto all'abbandono, sono nate nuove piccole attivita' economiche, con la presenza degli obiettori si e' scritto un pezzo di storia di Castelmagno. Consiglio vivamente le lettura di questo libro non solo ai ragazzi e ragazze che oggi possono optare per il "servizio civile volontario" ma anche al nostro Presidente della Repubblica che finalmente potrebbe scoprire che esistono anche gli obiettori di coscienza. Il libro (euro 14,50) puo' essere richiesto a: Associazione Primalpe, via Carlo Emanuele 15, 12100 Cuneo (tel. 01716925657), o anche al Centro Occitano di Cultura, 12020 Castelmagno (tel. 0171986110). 5. RIFLESSIONE. UNA "RAGIONEVOLE PROPOSTA" E UNA NECESSARIA CONSEGUENZA: RINEGOZIARE SCHENGEN PER FAR CESSARE IL BAGNO DI SANGUE Siamo tra quelli che lo dissero subito, infelici Cassandre. Che gli accordi di Schengen avrebbero provocato delle stragi. Che gli accordi di Schengen erano nulli in radice, poiche' effettualmente violavano quanto disposto dall'articolo 10 della Costituzione della Repubblica Italiana, e nessun potere esecutivo o legislativo era autorizzato a sottoscrivere un atto dagli effetti illegali, golpisti, anomici, e stragisti. Stragisti, si'. La tragica realta' e' sotto gli occhi di tutti: i nostri mari da anni si tingono del sangue dei migranti che la legge fondamentale del nostro stato ci dice che dobbiamo assolutamente accogliere, e che invece vengono respinti da poteri politici corrotti, antidemocratici e disumanati, da leggi illecite ed anticostituzionali ed obbrobriose all'umano sentire, e gettati nelle grinfie dei poteri criminali che delle loro vite fanno mercato e fanno scempio. La tragica realta' e' sotto gli occhi di tutti e tutti interpella: occorre che l'Italia dichiari nulli gli accordi di Schengen in quanto in flagrante effettuale contrasto con l'articolo 10 comma terzo della Costituzione della Repubblica Italiana. Occorre che l'Europa cosiddetta "comunitaria" abbia una resipiscenza, un sussulto, una riconquista di civilta' giuridica e di civilta' tout court. Occore rinegoziare subito gli accordi di Schengen per far cessare subito le stragi dei migranti. Ed occorre ripristinare subito qui in Italia la vigenza della legalita' costituzionale, e subito adottare un provvedimento legislativo ed amministrativo che salvi la vita di migliaia di innocenti oggi condannati alla morte: garantendo a tutti la possibilita' di ingresso legale in Italia; e mettendo a disposizione di chi ne ha piu' diritto e piu' bisogno (gli esseri umani in fuga dalle guerre e dalla fame, dalle persecuzioni e dalla miseria) un servizio di trasporto pubblico e gratuito verso il nostro paese, per salvezza delle loro vite, e delle nostre coscienze. 6. TESTIMONI. BRUNO DI PORTO: ETTY HILLESUM, LA RAGAZZA CHE PRESE DIO PER MANO [Riportiamo alcuni straci dalla relazione di Bruno Di Porto, storico, docente all'Universita' di Pisa, ad un incontro svoltosi a Pisa in ricordo della grande testimone. Riprendiamo il testo dal bel sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org) che a sua volta lo riprende dall'utilissima agenzia "Adista" (www.adista.it). Etty Hillesum e' nata nel 1914 e deceduta ad Auschwitz nel 1943, il suo diario e le sue lettere costituiscono documenti di altissimo valore e in questi ultimi anni sempre di piu' la sua figura e la sua meditazione diventano oggetto di studio e punto di riferimento per la riflessione. Opere di Etty Hillesum: Diario 1941-1943, Adelphi, Milano 1985, 1996; Lettere 1942-1943, Adelphi, Milano 1990, 2001. Opere su Etty Hillesum: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum, fascicolo di "Alfazeta", n. 60, novembre-dicembre 1996, Parma. Piu' recentemente: Nadia Neri, Un'estrema compassione, Bruno Mondadori Editore, Milano 1999; Pascal Dreyer, Etty Hillesum. Una testimone del Novecento, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Sylvie Germain, Etty Hillesum. Una coscienza ispirata, Edizioni Lavoro, Roma 2000; Wanda Tommasi, Etty Hillesum. L'intelligenza del cuore, Edizioni Messaggero, Padova 2002] (...) Etty era donna di moltissime letture e svariati autori. L'autore preferito e congeniale, che molto l'ha nutrita, soprattutto sul piano religioso, e' Rainer Maria Rilke. Come lui e con la sua guida, Etty trova il raggio divino, oltre che in se' e negli altri, nei fiori, negli alberi, nelle cose inanimate che si vengono ad animare in un'ottica poetica panpsichistica. Come Rilke, Etty non chiede al Dio dei miracoli, fuori del continuo prodigio della vita, quando gli uomini non la guastano. Rilke non attende da Dio un'asserzione di esistenza e tanto meno di onnipotenza: "Non attender che Dio su te discenda e che ti dica Sono. Senso alcuno non ha quel Dio che afferma l'onnipotenza sua. Sentilo tu, nel soffio ond'ei ti ha colmo da che respiri e sei. Quando, non sai perche', ti avvampa il cuore, e' Lui che in te si esprime". Rilke arriva a sentire Dio come proprio figlio, invece che come proprio padre, ed e' significativo che un tale strano pensiero non sia ripreso da Etty, la quale respinge la maternita'. Da Rilke son venute a Etty immagini claustrali di religiosita' cristiana, come la cella del monaco. Piu' diretto e vissuto atteggiamento cristiano, di cui non conosco in Etty l'origine, e' il suo bisogno di inginocchiarsi nella preghiera. L'inginocchiamento o la prosternazione era largamente d'uso nell'antico ebraismo, che probabilmente lo ha dismesso per differenziarsi dal cristianesimo e dall'Islam. Non so se Etty lo sapesse. Ella scrive nel diario che questo gesto agli ebrei non e' stato tramandato di generazione in generazione e che ha dovuto impararlo a fatica. Per lei era significativo. Lo praticava assorta, nella fisicita' della devozione, come faceva il suo maestro ed amico correligionario Julius Spier, che univa alla cura dell'anima la ginnastica del corpo, praticando con lei la lotta. Altra pratica, diciamo ascetica, di Etty era il bagno freddo. * Rilke e' il modello della riluttanza pacifistica alla guerra e allo schieramento di parte, in nome della scelta universale a favore dell'umanita' complessiva. Soldato praghese nell'esercito austroungarico, dichiara, in una lettera del 1915, la motivazione ideale che accompagna la sua indole imbelle: "Soffro e non so fare altro. Io non saprei combattere che per tutti contro nessuno. Oh, un Dio non avra' mai abbastanza dolcezza per guarire l'immensa piaga che e' divenuta l'Europa". Etty, in sintonia, rifiuta di avere nemici umani, neppure quando il nazismo, in quanto ebrea, la scheda, la colpisce, la umilia in ogni modo, considerandola nemica per eccellenza. Lei, toccando il fondo del paradosso, in una ingenuita' incredibile e provocatoria, risponde che i tedeschi sono i cosiddetti nemici, i presunti nemici di chi, uomo, presume di avere per nemici degli uomini. Ma i nazisti le avrebbero facilmente risposto che gli ebrei non sono uomini. E la storia si ripete: donne bosniache testimoniano di aver provato a commuovere la soldataglia serba col ricordare che anche loro avevano delle mamme e dei figli e che quelli si arrabbiavano di piu', offesi dal paragone tra loro e quel ciarpame bosniaco, semmai nobilitato dal loro stupro. Etty non pote' nemmeno esperire il tentativo di parlare a un tedesco. Quando sorrise, le fu spento il sorriso da un ordine tassativo, cui non pote' che obbedire: un sottouomo, una sottodonna non poteva sorridere. Un'altra volta, un poliziotto la redargui' con urla e lei, con nobile semplicita', lo defini' un infelice ragazzo della Gestapo. Tra gli aguzzini e le vittime c'era una cortina di incomunicabilita', con la sola mediazione degli organi costituiti dai nazisti tra gli stessi ebrei per l'esecuzione dei loro ordini. Ma Etty non rendeva la pariglia e continuava a considerare uomini i feroci persecutori. Pronunciandosi contro l'impotente odio dei correligionari per i nazisti, ripeteva che ogni grammo di odio contribuisce a rendere irrespirabile l'atmosfera del pianeta. Comprensibilmente, dopo un ennesimo giro di vite sul cerchio che si chiudeva, un correligionario che l'aveva sentita candidamente parlare, le mando' a chiedere se continuava a pensare a quel modo. Ella continuava. Affermava che l'esistenza di un solo tedesco innocente doveva fare evitare l'odio collettivo contro i tedeschi e valorizzava al massimo il reperimento, non suo diretto, di un tedesco kasher, cioe' bravo, come si deve. * Etty ha ragione nel deprecare l'odio indifferenziato verso un popolo ed e', sotto questo profilo, l'apostola e profetessa della conciliazione ebraico-tedesca, tanto piu' autentica, tanto piu' credibile, perche' e' martire e perche' ci dice che lei stessa ha dovuto vincere in se' la naturale avversione e perche' confessa, in una pagina, l'impressione di ottusa disumanita' prodotta dalla vista delle facce in una colonna di poliziotti. Etty scrive, a questo proposito, di non essere un'anima bella, nel senso di un certo vagheggiamento romantico di eterea purezza. Ma finanche al nazismo, come sistema di sterminio, Etty non contrappone non dico una volonta', ma un sogno di combattimento, in nome di una nonviolenza assoluta, che rifiuta la carica di violenza perfino allo stato puro di impulso inattuato ed inespresso nella vittima che soggiace. Ecco la sua lotta per l'estinzione dell'odio che l'amico Klaas chiamava cristianesimo e che forse si avvicina all'estinzione buddista delle passioni umane, con la differenza che Etty non rinuncia alle altre passioni, non rinuncia al desiderio, nella sua disinvolta ed innocente liberta' sessuale e vitale. L'eros in lei alimenta, come nello Zohar e come in altri mistici, la stessa fede. Che dire dell'assoluta nonviolenza di Etty a cospetto del nazismo? Dico che, non espressa con la sua lucida insistenza, la ritroviamo silenziosamente in tanti martiri ebrei, mentre in altri troviamo figure di combattenti soprattutto al servizio delle rispettive patrie. La ritroviamo nel milione e mezzo di bambini ebrei in fila per entrare nelle camere a gas con l'innocenza nel volto. La ritroviamo nella celebre fotografia del gracile fanciullo con le mani alzate di fronte al mitra spianato. La ritroviamo nel volto dei pii rabbini che affrontarono il ludibrio prima del martirio. La ritroviamo negli ebrei increduli di essere eretti a nemici dai nazisti e che per questo non si nascosero e finirono ad Auschwitz: mi e' impresso nella memoria uno di loro alla vigilia della grande retata romana del 16 ottobre, quando mio padre lo esortava a nascondersi. La ritroviamo nelle donne denudate, offerte allo sguardo degli aguzzini. La ritroviamo negli uomini ebrei dell'oriente europeo, increduli di quel che loro accadeva, trascinati e vilipesi, mentre si tagliava o strappava loro la barba per la fotografia-ricordo di chi li avviava al macello. La ritroviamo in quel leader della corrente ebraica ortodossa Agudat Israel, Alexander Zysie Fridman che, in una riunione di capi ebrei a Varsavia, nel luglio 1942, si oppose alla rivolta, dicendo che ci si doveva affidare unicamente a Dio e che Dio non avrebbe fatto perire il suo popolo. La rivolta del ghetto di Varsavia poi scoppio', perche' non tutti la pensavano a suo modo e si riempi' di splendido eroismo, confluendo nella storia del contributo ebraico alla Resistenza europea. Graziella Merlatti ricorda le azioni di autodifesa degli ebrei nella stessa Olanda, di cui vi e' un riscontro nel diario di Goebbels, quando dice di aver dato ordine di impiccare per primi gli ebrei in catture di partigiani olandesi. Fu una reazione morale opposta a quella di Etty, ma di pari alto valore. Riflettiamo sul fatto che se le armi alleate e la Resistenza europea, inclusi i resistenti tedeschi, non avessero vinto il nazifascismo, gli scritti di Etty non sarebbero venuti alla luce e lei sarebbe morta senza lasciare la sua impronta, che innalza il significato della vittoria. Ecco come l'etica della giusta lotta e l'etica della nonviolenza possono venire ad intrecciarsi. * Ma Etty non si doleva soltanto del risentimento verso gli oppressori, bensi' anche per l'egoismo del "si salvi chi puo'", consueto ed umanissimo in ogni situazione di emergenza, e per le magagne, le vilta', gli attriti che scoppiavano nel campo delle vittime per esempio tra ebrei olandesi ed ebrei tedeschi, ricordando loro che erano tutti ebrei e tutti esseri umani. Etty ha sublimato la sofferenza, anche qui all'unisono con Rilke, che, sulle orme a sua volta di Nietzsche, distingueva (e chiedo per inciso se si e' d'accordo a distinguerle) la piccola morte e la grande morte, valutando l'umanita' da come sa morire, passo difficilissimo, ultimo esame, da cui tendiamo ad allontanare il pensiero, mentre Rilke ed Etty, come l'antico Seneca, si prepararono a morire degnamente. Si e' preparata a morire degnamente, e' salita sorridendo e cantando sul treno di Auschwitz, questa ragazza piena di vita, che non denota la fede nella resurrezione o in un'altra vita. E' stata assolutamente consapevole, come noi in Italia non eravamo, della condanna a morte del popolo ebraico, l'ha voluta condividere, evitando di cercare di nascondersi. L'ha sublimata nello spirito della grande morte, deponendo, con il suo eroico contegno, a favore dell'uso, molto controverso, della parola Olocausto, alla quale gli ebrei hanno sostituito, con verita', la tragica desolazione del termine Shoah (rovina, catastrofe). Etty, riunendo i termini scissi nella forza luminosa del suo sacrificio, ci insegna che la catastrofe puo' essere riguardata come olocausto, se questo inaudito varco della storia vale a trasformarci. Etty insegna al resto di Israele, scampato alla Shoah, di impegnarsi per essere migliore, per meritare di essere sopravvissuto, per continuare ad essere se stesso al miglior livello possibile. Io, scampato fanciullo, diversamente da Etty, alla presa dell'orrore, sento come lei questa vocazione ad un ebraico ed umano dover essere che dia un senso all'essermi salvato. Ai non ebrei la figura e la vicenda di Etty fa meglio capire il tragico torto di millenni verso il suo popolo. A tutti insegna che si deve fermare la diabolica potenza dell'odio. * (...) Io non ho trovato da protestare, come alcuni miei correligionari, per la canonizzazione di Edith Stein, la carmelitana ebrea, che considero un'altra grande figura di donna nell'Olocausto, e lo dissi pubblicamente (...); ma al di la' delle rispettabili frontiere confessionali e dei procedimenti di canonizzazione, penso che si possa ravvisare in Etty Hillesum una santa laica dell'umanita', una laica di profondo sentire religioso, una personalita' che definisco messianica, nel senso dato al messianesimo da Emmanuele Levinas, quando, sciogliendo l'attesa, attribuisce ad ogni essere umano il compito messianico di contribuire ad aprire la via a Dio per la redenzione del mondo. E' quello che testimonia di se' Etty quando leggiamo questa pagina, gia' richiamata: "Quanto sono grandi le necessita' delle tue creature terrestri, mio Dio. Ti ringrazio perche' lasci che tante persone vengano a me con le loro pene. Parlano tranquille e senza sospetti, e d'un tratto viene fuori tutta la loro pena, e si scopre una povera creatura disperata che non sa come vivere. E a quel punto cominciano i miei problemi. Non basta predicarti, mio Dio, non basta disseppellirti dai cuori altrui. Bisogna aprirti la vita, mio Dio, e per far questo bisogna essere un gran conoscitore dell'animo umano, un esperto psicologo: rapporti con padre e madre, ricordi giovanili, sogni, sensi di colpa, complessi d'inferiorita', insomma tutto quanto. In ogni persona che viene da me io mi metto a esplorare, con cautela. I miei strumenti per aprirti la strada negli altri sono ancora ben limitati. Ma esistono gia', in qualche misura: li migliorero' pian piano e con molta pazienza. E ti ringrazio per questo dono di poter leggere negli altri. A volta le persone sono per me come case con la porta aperta. Io entro e giro per corridoi e stanze, ogni casa e' arredata in modo un po' diverso, ma in fondo e' uguale alle altre. Di ognuna si dovrebbe fare una dimora consacrata a te, mio Dio. Ti prometto, ti prometto che cerchero' sempre di trovarti una casa e un ricovero. In fondo e' una buffa immagine: io mi metto in cammino e cerco un tetto per te. Ci sono coi' tante case vuote, te le offro come all'ospite piu' importante. Perdonami questa metafora non troppo sottile". Questa pagina di missione psicologica e psicagogica nel segno di Dio, cosi' conversevole nella tensione salvifica, come tutta la figura di Etty, e' fatta per unire cristiani ed ebrei, ma anche persone di altre religioni e laici. I cristiani possono vedere in lei un'imitazione di Cristo, gli ebrei l'anticipazione dell'ideale carisma messianico, sempre proiettato nel futuro. (...). 7. INDICE DEI NUMERI 402-431 (NOVEMBRE 2002) DE "LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO" * Numero 402 del primo novembre 2002: 1. Pasquale Pugliese, i movimenti e la guerra; 2. Cornelia Dell'Eva intervista Rosemary Lynch; 3. Judith Malina ricorda Dorothy Day; 4. Norberto Bobbio commemora Erasmo da Rotterdam; 5. Strumenti: Amnesty International, Rapporto annuale 2002; 6. Strumenti: Nessuno tocchi Caino, La pena di morte nel mondo. Rapporto 2002; 7. Strumenti: Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino (a cura di), Dizionario di politica; 8. Strumenti: Luciano Gallino, Dizionario di sociologia; 9. Strumenti. Franco Volpi (a cura di), Dizionario delle opere filosofiche; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 403 del 2 novembre 2002: 1. Lidia Menapace, azione nonviolenta e movimento delle donne; 2. Francesco Comina, la nonviolenza dall'annuncio alla progettazione; 3. Norma Bertullacelli, "l'Italia ripudia la guerra"; 4. Patrizia Pasini, Anton De Roeper, a Firenze per la giustizia, la pace, l'integrita' del creato; 5. Enzo Mazzi, programma del seminario su "la nonviolenza come rivoluzione?"; 6. Olivia Guaraldo, la memoria del presente; 7. I premi di laurea "Aldo Capitini"; 8. Indice dei numeri 371-401 (ottobre 2002) de "La nonviolenza e' in cammino"; 9. Riletture: Laura Forti (a cura di), L'altra pazzia; 10. Riletture: Paola Malanga, Tutto il cinema di Truffaut; 11. Riletture: Massimo Mila, Breve storia della musica; 12. Riletture: Anita Seppilli, Poesia e magia; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 404 del 3 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito, la Firenze di Giorgio La Pira; 2. Seminario delle donne contro le guerre il 7 novembre a Firenze; 3. Lidia Menapace, ristrettissimo riassunto sulla storia del movimento delle donne; 4. Peppe Sini, ai promotori del presidio antifascista del 2 novembre a Roma; 5. Jane Campion, le differenze; 6. Luisa Muraro, la cui cancellazione; 7. Benedetto Vecchi recensisce "Il mondo sotto brevetto" di Vandana Shiva; 8. Melania Mazzucco presenta Margaret Atwood; 9. Brunetto Salvarani, verso la giornata del dialogo cristianoislamico del 29 novembre; 10. Un appello di Psichiatria Democratica contro la proposta di legge Burani-Procaccini; 11. Un appello urgente per il Congo; 12. Tracce di un'altra Firenze; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 405 del 4 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito: ballata in memoria di Dorothy Day, approssimandosi il CV anniversario della nascita e il XXII anniversario della scomparsa; 2. Ogni vittima ha il volto di Abele: oggi a Viterbo ed ovunque; 3. Mao Valpiana: amiamo Firenze, perche'... 4. Monica Lanfranco, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 5. Daniele Lugli, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 6. Nanni Salio, sintesi della relazione al seminario della Rete Liliput sulla nonviolenza; 7. Frei Betto, una lettera alla madre di Lula; 8. Lidia Menapace, un'Europa per la pace; 9. Giulio Vittorangeli, "emergenza umanitaria"; 10. La rete Lilliput dona un monumento alla citta' di Firenze; 11. Pace per la pace: incontro ecumenico a Firenze; 12. Simone de Beauvoir, un depliant turistico; 13. Luce Irigaray, la salute delle donne; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 406 del 5 novembre 2002: 1. Ernesto Balducci ricorda Giorgio La Pira; 2. Una commemorazione a Viterbo il 4 novembre contro tutte le guerre; 3. Alberto Castagnola, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 4. Pasquale Pugliese, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 5. Seyla Benhabib, La posta in gioco; 6. Dibattiti promossi e segnalati dalla Marcia mondiale delle donne a Firenze; 7. Dario Fo e Franca Rame, appello al Presidente della Repubblica affinche' non firmi la legge Cirami; 8. Lalla Romano, come prigionieri stanchi; 9. Giulio Vittorangeli, sosteniamo la "campagna bananeras"; 10. Aggiornato il sito del "COS in rete"; 11. Letture: Tahar Ben Jelloun: Jenin, un campo palestinese; 12. Riletture: AA. VV., Kinomata. La donna nel cinema; 13. Riletture: Norberto Bobbio, Teoria generale del diritto; 14. Riletture: Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri, Le bugie di Isotta. Immagini della mente medievale; 15. Riletture: Paul Ricoeur, Persona, comunita' e istituzioni; 16. Riletture: Maria Zambrano, Verso un sapere dell'anima; 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 18. Per saperne di piu'. * Numero 407 del 6 novembre 2002: 1. Tre religiose pacifiste arrestate in Colorado (Usa); 2. Alberto L'Abate, relazione al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 3. Luciano Dottarelli, abitare un mondo comune. Kant e la critica dell'esaltazione fanatica; 4. Enrico Peyretti ricorda Benedetto Calati ; 5. E' scomparsa Marisa Musu; 6. Wanda Tommasi, la conclusione delle Tre ghinee di Virginia Woolf; 7. Vivian Lamarque, la luna di qualcuno; 8. In uscita il n. 41 di "Giano"; 9. Letture: AA. VV., Islam e occidente; 10. Letture: Giorgio Galli, La guerra globale; 11. Riletture: Annamaria Novello, Tiziana Negri, Donna in Nicaragua; 12. Riletture: Clotilde Pontecorvo (a cura di), La condivisione della conoscenza; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 408 del 7 novembre 2002: 1. Una proposta di legge d'iniziativa popolare: Norme di attuazione del ripudio della guerra sancito dall'articolo 11 della Costituzione; 2. Presentazione di "Quaderni Satyagraha"; 3. Agnes Heller, sui bisogni alienati; 4. Ettore Masina ricorda Oscar Romero; 5. Patrizia Violi, forse pero'; 6. Margot Waddell, qualsiasi stereotipo; 7. Meo Elia presenta "L'angelo della pace" di Massimo Toschi; 8. Tommaso Di Francesco presenta "I padroni del mondo" di John Pilger; 9. Riletture: AA. VV., Ruah; 10. Riletture: Mary Hunt, Rosino Gibellini (a cura di), La sfida del femminismo alla teologia; 11. Riletture: Ida Magli, Sulla dignita' della donna; 12. Riletture: Rosemary Ruether, Per una teologia della liberazione della donna, del corpo, della natura; 13. "Marea": alcuni siti del movimento delle donne; 14. "Femmis": comprate e vendute; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 409 dell'8 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito: ancora per Dorothy Day nel CV anniversario della nascita, un falso sonetto caudato; 2. Giuseppe Barone: la figura, l'azione e il messaggio di Danilo Dolci; 3. Antonietta Potente: non povero, ma impoverito; 4. Mario Vadacchino: il nuovo riarmo. Requiem per due trattati; 5. Hedi Vaccaro, obiettori; 6. Lanfranco Mencaroni, don Abbondio a Firenze; 7. Wendy Rose, epitaffio; 8. Giovanni Sarubbi, una lettera a tutti i musulmani d'Italia; 9. Maria Rosaria Sciglitano presenta Imre Kertesz; 10. Riletture: AA. VV., Differenza che passione; 11. Riletture: AA. VV., Le periferie della memoria; 12. Riletture: The Boston women's health book collective, Noi e il nostro corpo. Scritto dalle donne per le donne; 13. Riletture: Daniela Danna, Matrimonio omosessuale; 14. Riletture: Laura Di Nola (a cura di), Poesia femminista italiana; 15. Riletture: Pat Patfoort, Costruire la nonviolenza; 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne di piu'. * Numero 410 del 9 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito, nell'anniversario della notte dei cristalli; 2. Peppe Sini, agli amici suoi di Toscana; 3. Alberto L'Abate: l'11 settembre, la guerra, e la giustizia; 4. Lisa Clark, sintesi del gruppo di lavoro su "Gruppi di appoggio ai Corpi civili di pace all'estero" al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 5. Aldo Capitini ricorda Emma Thomas; 6. Linda Bimbi, tradurre il principio in metodo; 7. Maria Luisa Spaziani: Shahrazad; 8. Marcella Bravetti, presentazione dell'agenda "Di marzo in marzo 2003"; 9. Sommario e autori del n. 1 di "Quaderni Satyagraha"; 10. Ristampe: Ernst H. Gombrich, Arte e progresso; 11. Ristampe: David Maria Turoldo, Il dramma e' Dio; 12. Riletture: AA. VV., Rosa Luxemburg e lo sviluppo del pensiero marxista; 13. Riletture: Marguerite Yourcenar, Opere. Romanzi e racconti; 14. Riletture: Marguerite Yourcenar, Opere. Saggi e memorie; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 411 del 10 novembre 2002: 1. Ida Dominijanni: Colleen Kelly a Firenze. Un dialogo; 2. Enrico Peyretti, "disperati, non disperiamo"; 3. Giuliana Martirani, si delinea un nuovo tipi di organizzazioni; 4. Giuseppe Barone ricorda Danilo Dolci; 5. Roberto Tecchio, sintesi del gruppo di lavoro su "i Gruppi di azione nonviolenta come prima rete di difesa popolare nonviolenta delle istituzioni democratiche" al seminario della rete Lilliput sulla nonviolenza; 6. Marina Forti, l'orizzonte di Kyoto sbiadisce; 7. Augusto Cavadi, la protesta in difesa della festa; 8. Solignia Perez, prima di andare a scuola; 9. Sommario e autori del n. 2 di "Quaderni Satyagraha"; 10. Riletture: Aime' Cesaire, Les armes miraculeuses; 11. Riletture: Elsa Joubert, Il lungo viaggio di Poppie Nongena; 12. Riletture: Clarice Lispector, La passione secondo G. H. 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 412 dell'11 novembre 2002: 1. Gli stupori di Rubizzo Barbacane: televisione; 2. Benito D'Ippolito, tra il settembre e il novembre del '38; 3. Daniela Padoan presenta "Una figlia di Iside" di Nawal El Saadawi; 4. Ida Dominijanni intervista Elena Paciotti; 5. Augusto Cavadi, il primato dell'amore; 6. Una bibliografia delle opere di Maria Zambrano; 7. Riletture: Hannah Arendt, Tra passato e futuro; 8. Riletture: Simone de Beauvoir, Le deuxieme sexe; 9. Riletture: Umberto Galimberti, Psiche e techne; 10. Riletture: Hans Kueng, Dio esiste? 11. Riletture: Emmanuel Levinas, Totalita' e infinito; 12. Riletture: Sebastiano Timpanaro, Sul materialismo; 13. Riletture: Sofia Vanni Rovighi, Introduzione a Anselmo d'Aosta; 14. Riletture: Simone Weil, Quaderni, I-IV; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 413 del 12 novembre 2002: 1. Lidia Menapace: note per il futuro, visto che ci sara'; 2. Davide Melodia, speranza da Firenze; 3. Jacqueline Russ, una comunita' senza confini; 4. Giuseppe Barone: nonviolenza, utopia e progetto in Danilo Dolci; 5. Isabella Camera d'Afflitto, le rose purpuree del Cairo; 6. Emanuel Anselmi, un omaggio a Lelio Basso; 7. Una bibliografia delle opere di Vladimir Jankelevitch; 8. Riletture: Augusto Illuminati (a cura di), Averroe' e l'intelletto pubblico; 9. Riletture: Ada Marchesini Gobetti, Educare per emancipare; 10. Riletture: Olive Schreiner, 1899; 11. Riletture: Mariana Yonusg Blanco, Io nasco donna, e basta; 12. L'abbecedario ingenuo di Tricotillo Smaniconi: maschilismo; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 414 del 13 novembre 2002: 1. Lidia Menapace, a Firenze il movimento delle donne... 2. Patrizia Pasini, il silenzio che disarma e che sorprende ; 3. Enrico Euli, Marco Forlani: introduzione a "Guida all'azione diretta nonviolenta"; 4. Giulio Vittorangeli: Salvador, tracce di memoria; 5. Luisa Morgantini intervista Mehmet Abbasoglu; 6. Marina Forti, l'Asia a Firenze; 7. Giuliana Sgrena, israeliani e palestinesi per la pace e la giustizia a Firenze; 8. Guido Ambrosino ricorda Rudolf Augstein; 9. Una bibliografia delle opere di Gilles Deleuze; 10. Riletture: Sheila Rowbotham, Donne, resistenza e rivoluzione; 11. Riletture: Sheila Rowbotham, Esclusa dalla storia; 12. Riletture: "Nuova dwf - donnawomanfemme" n. 14/1980; 13. L'abbecedario ingenuo di Tricotillo Smaniconi: disobbedienti; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 415 del 14 novembre 2002: 1. Angelo Cavagna, al quindicesimo giorno di digiuno per una finanziaria di pace... 2. Benito D'Ippolito, sette commenti a Vinoba nel XX anniversario della scomparsa; 3. Gruppo migranti del Lecce social forum: una riflessione ed alcune proposte; 4. Nella Ginatempo, il nuovo movimento dei movimenti per la pace; 5. Anna Fazi, non c'e' bisogno di un nemico per esistere; 6. Laura Colombo e Sara Gandini: presentazione della Libreria delle donne di Milano; 7. In uscita "Il diritto non cade in prescrizione" di Daniela Binello; 8. Riletture: Marie-Magdeleine Davy, Simone Weil; 9. Riletture: Julia Kristeva, Sole nero; 10. L'abbedecario ingenuo di Tricotillo Smaniconi: vincolo; 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 12. Per saperne di piu'. * Numero 416 del 15 novembre 2002: 1. Yigal Bronner, caro generale; 2. Vito La Fata: Danilo Dolci educatore e costruttore di societa' civile; 3. Comunicato della delegazione delle Donne in nero in Kurdistan come osservatrici per le elezioni politiche turche del 3 novembre 2002; 4. Giuliana Sgrena, rivolta studentesca a Kabul; 5. Enrico Euli, sintesi del gruppo di lavoro su "Gruppi di azione nonviolenta: quali percorsi di formazione" al seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza; 6. Una bibliografia sulla teologia femminista; 7. Riletture: Etty Hillesum, Diario 1941-1943; 8. Riletture: Etty Hillesum, Lettere 1942-1943; 9. Riletture: AA. VV., La resistenza esistenziale di Etty Hillesum; 10. Riletture: Pascal Dreyer, Etty Hillesum; 11. Riletture: Sylvie Germain, Etty Hillesum; 12. Riletture: Maria Pia Mazziotti, Gerrit Van Oord (a cura di), Etty Hillesum. Diario 1941-1943. Un mondo "altro" e' possibile; 13. Riletture: Nadia Neri, Un'estrema compassione; 14. Le rampogne di Brontolo: contro la tintura dei capelli; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 417 del 16 novembre 2002: 1. Sergio Paronetto, la nonviolenza tenera passione e motore della storia; 2. Lidia Menapace, uno spettacolo deprimente; 3. Benito D'Ippolito, un sonetto improvvisato durante la commemorazione di Vinoba a Viterbo il 15 novembre 2002; 4. Peppe Sini, sugli arresti di alcuni giovani e sull'amore per la verita'; 5. Enrico Peyretti: la critica non e' violenza, la violenza non e' critica; 6. Carlo Gubitosa, Alessandro Marescotti: la posizione di Peacelink sui recenti arresti; 7. Aggiornato il sito de "Il paese delle donne"; 8. Programma provvisorio del secondo Salone dell'editoria di pace, Venezia 6-8 dicembre 2002; 9. Riletture: Renate Zahar, Il pensiero di Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra colonialismo e alienazione; 10. Riletture: Simone de Beauvoir, Esiste la donna? (a cura di Renate Zahar); 11. Riletture: Renate Siebert, Le donne, la mafia; 12. Riletture: Renate Siebert, La mafia, la morte e il ricordo; 13. Riletture: Renate Siebert, Mafia e quotidianita'; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 418 del 17 novembre 2002: 1. Lidia Menapace, "candidi come colombe"; 2. Patrizia Pasini, il silenzio; 3. Un profilo di Ettore Masina; 4. Le amare esperienze scolastiche di Giobbe Santabarbara: Odradek; 5. Emanuel Anselmi, un incontro con Haidi Giuliani a Orvieto; 6. Gabriella Lazzerini, un incontro con Svetlana Aleksievic; 7. Donne in nero: Muyesser Gunes e il movimento delle "Madri per la pace"; 8. La scomparsa di Alberto Tenenti; 9. In libreria "Oltre il conflitto. Dalla mediazione alla relazione costruttiva" di Maria Martello; 10. Riletture: Simonetta Lux, Arte e industria; 11. Riletture: Lara-Vinca Masini, Art nouveau; 12. Riletture: Umberto Santino, La borghesia mafiosa; 13. Riletture: Renate Siebert (a cura di), Relazioni pericolose; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 419 del 18 novembre 2002: 1. Peppe Sini, opporsi alla guerra; 2. Lidia Menapace, sulla nonviolenza come apertura e inclusione; 3. Benito D'Ippolito, una preghiera a padre Angelo Cavagna, giunto al ventesimo giorno di digiuno... 4. Un invito alla lettura di alcuni libri di Renate Siebert; 5. Tusio De Iuliis, una missione di pace in Iraq; 6. Vito La Fata, la religione di Danilo Dolci; 7. Gianni Moriani, le ragioni infinite contro le armi; 8. Olympe de Gouges: uomo, sei capace di essere giusto? 9. Anna Kuliscioff, tutte le idee generose; 10. Flora Tristan, se volete salvarvi; 11. Mary Wollstonecraft, l'esercizio; 12. Virginia Woolf, che spieghi e riveli; 13. Riletture: AA. VV. (a cura di Franco Basaglia e Paolo Tranchina), Autobiografia di un movimento; 14. Riletture: Franco Basaglia, Scritti; 15. Riletture: Romano Canosa, Storia del manicomio in Italia dall'Unita' a oggi; 16. Riletture: Domenico De Salvia, Paolo Crepet (a cura di), Psichiatria senza manicomio; 17. Riletture: Giuliana Morandini, ... E allora mi hanno rinchiusa; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19. Per saperne di piu'. * Numero 420 del 19 novembre 2002: 1. Per Francesco De Martino; 2. Un articolo dalla cronaca di Viterbo del "Messaggero"; 3. Un articolo dalla cronaca di Viterbo del "Tempo"; 4. Gerard Lutte, un dovere morale; 5. Paolo Flores d'Arcais, non puo' essere tempo da sepolcri imbiancati; 6. Peppe Sini, tre glosse ai precedenti articoli di Gerardo e di Flores d'Arcais; 7. Luce Fabbri, una lezione; 8. Bianca Guidetti Serra, l'ultimo incontro con Emanuele Artom; 9. Marianne Moore, al progresso militare; 10. Pat Patfoort, per rendere la nonviolenza realizzabile ed efficace; 11. Antonino Caponnetto, una preghiera laica ma fervente; 12. Riletture: Sara Ongaro, Le donne e la globalizzazione; 13. Riletture: Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 421 del 20 novembre 2002: 1. Pax Christi, la strada maestra della nonviolenza; 2. Le domande senza risposta di Brontolo: sovversivi ed anime belle; 3. Benedetta Frare, solidali con gli esseri umani e con la natura; 4. Chiara Schiavinotto, il 22 e il 23 novembre e' in Italia Celina Cossa; 5. Enrico Peyretti, sul fronte della coscienza; 6. Lidia Menapace, una pratica di nonviolenza attiva; 7. Enrico Euli, nonviolenza e autorita'; 8. Peppe Sini, elogio del salvare questo mondo ancor prima di progettarne un altro; 9. Giulio Vittorangeli: Kurdistan, con la forza della nonviolenza; 10. Documentazione: l'esito di un processo; 11. Tre paragrafi per Benedetto Croce, nel cinquantesimo anniversario della scomparsa; 12. Riletture: Biancamaria Frabotta (a cura di), Femminismo e lotta di classe in Italia (1970-1973); 13. Riletture: Giovanna Pezzuoli, Prigioniera in Utopia; 14. Riletture: Rosalba Spagnoletti (a cura di), I movimenti femministi in Italia; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 422 del 21 novembre 2002: 1. Peppe Sini: piantiamola di fare gli scemi; 2. Movimento Nonviolento: sovversivi e nonviolenti; 3. "Nigrizia" ed altre prestigiose riviste: lettera aperta ai nostri lettori; 4. Lidia Menapace: disobbedienza civile e prospettive future; 5. Giuliana Sgrena, fame in Palestina; 6. Marina Rossanda ricorda Marisa Musu; 7. Valentino Parlato ricorda Marcella Ferrara; 8. Adriano Voltolin ricorda Enzo Morpurgo; 9. Benito D'Ippolito: nell'anniversario della morte di Leone Tolstoj; 10. Don Albino Bizzotto subentra a padre Angelo Cavagna nel digiuno per una finanziaria di pace e la difesa popolare nonviolenta; 11. Enrico Peyretti, una nuova Rambouillet? 12. Giancarla Codrignani, un modo di dire; 13. Angela Dogliotti Marasso, un "partigiano nonviolento"; 14. Grazia Honegger Fresco, la tragedia; 15. Riletture: Dina Bertoni Jovine, Storia della didattica; 16. Riletture: Margherita Isnardi Parente, Introduzione allo stoicismo ellenistico; 17. Riletture: Anna Morisi, La guerra nel pensiero cristiano dalle origini alle crociate; 18. Riletture: Pierre Vidal-Naquet, Gli ebrei, la memoria e il presente; 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 20. Per saperne di piu'. * Numero 423 del 22 novembre 2002: 1. Giobbe Santabarbara, il sangue per le strade; 2. Ali Rashid, se fossi israeliano voterei Mitzna; 3. Enrico Peyretti, ventuno novembre; 4. Giancarla Codrignani, patriarcato e fascismo; 5. Peppe Sini, sulla sentenza di Perugia; 6. Giuseppe Di Lello, sulla sentenza di Perugia; 7. Lidia Menapace, sulla sentenza di Perugia; 8. Luciano Benini, sulla sentenza di Perugia; 9. Luciano Violante, dodici tesi sulle mafie italiane; 10. Giuliana Sgrena: torturati i testimoni delle stragi di Mazar-i-Sharif? 11. Tavola della pace, forte preoccupazione; 12. Edoarda Masi, senza; 13. Gloria Gazzeri, nell'ipocrisia; 14. La scomparsa di Alberto Caracciolo; 15. Riletture: Rachel Carson, Primavera silenziosa; 16. Riletture: Mary Kaldor, Le nuove guerre; 17. Riletture: Carla Ravaioli, Il pianeta degli economisti; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19. Per saperne di piu'. * Numero 424 del 23 novembre 2002: 1. Maria Grazia Campari, sul concetto di solidarieta'; 2. Flavio Lotti: incontriamoci ad Assisi il 7 dicembre; 3. Un appello di alcuni senatori e deputati: Andreotti non e' sopra la legge; 4. Sergio Paronetto, amarezza e preghiera; 5. Daniela Manini, il primo esempio di disobbedienza civile; 6. Laura Lanzillo presenta l'ultimo libro di Rosi Braidotti; 7. Lev Tolstoj, se questa presunta scienza; 8. Daria Menicanti, lieto fine; 9. Cosimo Scordato ricorda Danilo Dolci; 10. Una minima bibliografia sul carcere; 11. Riletture: Elisa Giunchi, Radicalismo islamico e condizione femminile in Pakistan; 12. Riletture: Osservazioni sull'agricoltura geneticamente modificata e sulla degradazione delle specie; 13. Riletture: Isabelle Stengers, Scienze e poteri; 14. Le massime da tre soldi di Draghignazzo Stomaconi: televisioni; 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 16. Per saperne di piu'. * Numero 425 del 24 novembre 2002: 1. Benito D'Ippolito: rileggendo Pippo Fava; 2. Tavola della pace: il 10 dicembre mille luci contro la guerra; 3. I documenti di presentazione di alcuni seminari femministi e pacifisti svoltisi a Firenze; 4. Isidoro D. Mortellaro, l'agenda militare di Praga; 5. Maria De Falco Marotta intervista Vandana Shiva; 6. Brunetto Salvarani, a po chi giorni dal 29 novembre; 7. Agnes Heller, il nostro presente; 8. I malumori atri di Mascarillo Scorticoni: una sconfitta; 9. Riletture: Murray Bookchin, L'ecologia della liberta'; 10. Riletture: Maria Grazia Giannichedda, Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Psichiatria, tossicodipendenze, perizia; 11. Riletture: Gruppo di Lisbona, I limiti della competitivita'; 12. Riletture: Giuliana Martirani, La geografia come educazione allo sviluppo e alla pace; 13. Riletture: Edda Scozza, Il coraggio di essere indiano; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 426 del 25 novembre 2002: 1. Peppe Sini, una testimonianza per Sebastian Matta; 2. Mariuccia Ciotta, la furia sulla donna svelata; 3. Da una lettera di Misone all'amico suo Macario; 4. Norma Bertullacelli, la Nato a Genova? 5. Biancamaria Scarcia Amoretti, spezzare il cerchio dell'apatia; 6. Francuccio Gesualdi, per un'economia di giustizia; 7. Daniela Binello, la tenacia degli onesti; 8. Fausto Cerulli, piove a Bassora; 9. Salma al-Khadra al-Giayyusi, cio' che resta; 10. Else Lasker-Schueler, un pianoforte azzurro; 11. Teresa d'Avila, si fa sempre conoscere; 12. Gli amarognoli amarcord di Tafano Scardanelli: "slavista"; 13. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 14. Per saperne di piu'. * Numero 427 del 26 novembre 2002: 1. Peppe Sini, cos'e' questa cosa che chiamiamo nonviolenza; 2. "Non un minuto di piu'"; 3. Alberto L'Abate e Francesco Lo Cascio, un laboratorio sul metodo nonviolento di Danilo Dolci; 4. Alessandro Zanotelli, il commercio equo e solidale e' una perla preziosa; 5. Giuliana Sgrena: Algeria, la verita' dei generali; 6. Augusto Cavadi, il piacere secondo la Bibbia; 7. Clotilde Barbarulli recensisce "Un dopoguerra ancora" di Lidia Campagnano; 8. Flora Flores recensisce "Alla scuola dei taleban" di Giuliana Sgrena; 9. Benito D'Ippolito, lungo il cammino; 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 11. Per saperne di piu'. * Numero 428 del 27 novembre 2002: 1. La scomparsa di John Rawls; 2. Enrico Peyretti, ancora su questa cosa che chiamiamo nonviolenza; 3. Vita Cosentino, presentazione di "Liberta' senza emancipazione"; 4. Sedici giorni contro la violenza sulle donne; 5. Daniele Barbieri, la giornata del non acquisto; 6. Bilanci di giustizia: per un'economia piu' leggera; 7. Un convegno a Torino su globalizzazioni e nonviolenza; 8. Lea Melandri, due barbarie; 9. Ida Dominijanni, sotto il velo del nudo; 10. Il 29 novembre giornata del dialogo cristiano-islamico; 11. "Il web delle donne": una guida ai siti femminili in internet; 12. Riletture: American Friends Service Committee, Non fare la guerra; 13. Riletture: Gioconda Belli, Dalla costola di Eva; 14. Riletture: Johan Galtung, Buddhismo. Una via per la pace; 15. Riletture: Tamar Pitch, Sociologia alternativa e nuova sinistra negli Stati Uniti d'America; 16. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 17. Per saperne di piu'. * Numero 429 del 28 novembre 2002: 1. Antonio Vigilante, alcune riflessioni su questa cosa che chiamiamo nonviolenza; 2. Mariagrazia Bonollo, settimo giorno di digiuno di don Albino Bizzotto per una "finanziaria di pace"; 3. Mao Valpiana, che siano un Natale e un anno di pace per tutti, senza la guerra; 4. Giulio Vittorangeli, voler spegnere un incendio con la benzina; 5. Marina Forti, una marcia contro il Nemagon; 6. Luciano Dottarelli, Karl Popper e il paradigma filosofico "classico"; 7. Luisella Battaglia, una convergenza; 8. Diana Sartori, alcune analisi critiche femministe sulla teoria della giustizia di Rawls; 9. Da un'epistola di Misone all'amico suo Timandro; 10. Tribunale 8 marzo, la parola; 11. Maria Luisa Spaziani, il sogno giusto; 12. Benito D'Ippolito, della nonviolenza in cammino; 13. Riletture: Roberto Dall'Olio, Entro il limite; 14. Riletture: Donatella Della Porta, Movimenti collettivi e sistema politico in Italia. 1960-1995; 15. Riletture: Marcella Ferrara, Le donne di Seveso; 16. Riletture: Gershom Scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica; 17. Riletture: Lucia Venturi (a cura di), Mai piu' Cernobyl; 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 19. Per saperne di piu'. * Numero 430 del 29 novembre 2002: 1. Ida Dominijanni, genealogia e non macerie; 2. Eleonora Missana, la liberta' di Hannah Arendt; 3. Peppe Sini, dell'avvenuto ritorno della barbarie hitleriana; 4. Umberto Santino, una intimidazione mafiosa alla famiglia Impastato; 5. Francuccio Gesualdi, un intervento al forum sociale europeo di Firenze; 6. Adele Faccio, quando la Spagna; 7. Enrico Euli, dizionario portatile di neolingua per il terzo millennio; 8. Daniele Lugli, Pinocchio in fuga; 9. Oggi la giornata del dialogo cristianoislamico; 10. Asti per il dialogo cristianoislamico; 11. Severino Vardacampi, cinque proposizioni per la giornata del dialogo cristianoislamico; 12. Sophia de Mello Breyner Andresen, Esilio; 13. Sommario di "Azione nonviolenta" di dicembre; 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 15. Per saperne di piu'. * Numero 431 del 30 novembre 2002: 1. Deborah Lucchetti, quattro aggiunte; 2. Valentina Duca, una poesia; 3. Convenzione permanente di donne contro le guerre, per una campagna europea contro la guerra; 4. Lidia Menapace, breve nota esplicativa sulla proposta di "neutralita' attiva europea contro la guerra" avanzata nell'appello che precede; 5. Nella Ginatempo, per le campagne in Europa e le iniziative contro la guerra; 6. Paola Melchiori, turbamento e apertura; 7. Una lettera aperta a tutti i parlamentari di riflessione sul digiuno di Albino Bizzotto; 8. Per l'abolizione dei campi di concentramento; 9. Un appello di giuristi democratici; 10. Enrico Peyretti, nella giornata del dialogo cristianoislamico; 11. Pax Christi di Verona, nella giornata del dialogo cristianoislamico; 12. Resoconto dell'incontro fiorentino sui corpi civili di pace; 13. Peppe Sini, dopo gli ultimi attentati; 14. Ebrei d'Europa per la pace: contro l'occupazione, per uno stato palestinese; 15. Riletture: Miguel Asin Palacios, Dante e l'Islam; 16. Riletture: Martin Bernal, Atena nera; 17. Riletture: Mariella Loriga, L'identita' e la differenza; 18. Riletture: Rossana Rossanda, Le altre; 19. La "Carta" del Movimento Nonviolento; 20. Per saperne di piu'. 8. RILETTURE. AGNES HELLER: LA TEORIA, LA PRASSI E I BISOGNI Agnes Heller, La teoria, la prassi e i bisogni, Savelli, Roma 1978, pp. 160. Saggi e interviste della grande pensatrice ungherese. 9. RILETTURE. VIVIANE LUISER: NASCERE IN NICARAGUA Viviane Luiser, Nascere in Nicaragua, Gruppo Transcultura Donne, Genova 1988, pp. 96. L'esperienza delle "levatrici popolari" nel Nicaragua sandinista. 10. RILETTURE. JOSEPH-MARIE PERRIN, GUSTAVE THIBON: SIMONE WEIL COME L'ABBIAMO CONOSCIUTA Joseph-Marie Perrin, Gustave Thibon, Simone Weil come l'abbiamo conosciuta, Ancora, Milano 2000, pp. 176, euro 12,39. Due grandi amici raccontano Simone Weil. 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 443 del 12 dicembre 2002
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