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Sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace
- Subject: Sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere della pace
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Wed, 18 Dec 2002 07:42:35 +0100
Documentazione sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri (che vale anche come esortazione alla nonviolenza e come piccola guida pratica per agire se si dovesse nuovamente presentare la necessità di fermare stragi in corso e di difendere la legalità costituzionale) A cura di Peppe Sini, responsabile del Centro di ricerca per la pace di Viterbo, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Viterbo, 25 settembre 2000 1. Introduzione Riportiamo qui parte della nostra "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri", che diffondemmo in migliaia di copie lo scorso anno durante la guerra, opuscolo nel quale presentavamo il ragionamento, la sperimentazione e la proposta dell'azione diretta nonviolenta che per alcune ore bloccò i decolli dei bombardieri ad Aviano. Abbiamo eliminato alcune ripetizioni ed apportato alcune minime correzioni ai documenti lì raccolti e di cui riproduciamo qui una selezione. Abbiamo aggiunto infine a) il comunicato e la dichiarazione diffusi nel gennaio 2000 dopo l'archiviazione del procedimento penale a nostro carico per aver organizzato e propagandato quell'azione diretta nonviolenta contro la guerra e per la legalità costituzionale; b) due testi di questi ultimi giorni che possono avere anche un valore riassuntivo. Sottolineiamo ancora una volta che questa azione è stata l'unica concepita e realizzata in Italia nel periodo della guerra del 1999 con lo scopo preciso di bloccare realmente con la forza della nonviolenza i decolli dei bombardieri, in una logica non simbolica o testimoniale ma concretamente operativa; l'esperienza condotta dimostra che la nonviolenza può fronteggiare efficacemente, e -se condotta da un numero adeguato di persone adeguatamente preparate- può mettere in scacco la più forte macchina bellica del mondo. E' un troppo grande dolore per noi non essere riusciti lo scorso anno a persuadere di questo più che poche persone; fossimo stati capaci di spostare il movimento pacifista sulle posizioni della nonviolenza, e si fosse stati capaci di passare all'azione diretta nonviolenta a livello di massa, molte vite umane sarebbero state salvate. 2. Fermiamo la guerra con la nonviolenza (6 maggio 1999) Con le mongolfiere di carta e i palloncini ad elio invadiamo lo spazio aereo circostante e sovrastante le basi Nato ed impediamo il decollo dei bombardieri stragisti. Il nostro impegno è contro la guerra, contro le stragi, contro le deportazioni; contro il razzismo, contro tutte le "pulizie etniche"; contro le devastazioni ambientali e le distruzioni di case ed opere civili; contro i crimini di Milosevic, della Nato, dell'Uck, delle bande paramilitari. Il nostro impegno è per la pace, i diritti umani, la democrazia, la convivenza; per il diritto internazionale e la legalità costituzionale; per la solidarietà con tutte le vittime; per il disarmo e la difesa popolare nonviolenta. Sosteniamo la lotta nonviolenta di Ibrahim Rugova. 3. Una breve descrizione della nostra proposta (del 15 aprile 1999, diffusa all'assemblea nazionale del movimento per la pace a S. Maria degli Angeli, aprile 1999) I. Passare dalla testimonianza dell'orrore e dell'impotenza all'azione diretta nonviolenta: - aggiungere alle manifestazioni locali diffuse ed alle manifestazioni nazionali, una pratica concreta di specifica lotta nonviolenta che contrasti direttamente la macchina bellica; - qualificare l'impegno pacifista nel senso della concretezza e dell' intervento diretto nel conflitto con le tecniche della nonviolenza. II. Una proposta di azione diretta nonviolenta: - qui in Italia concretamente occorre fermare i bombardieri, che appunto partono dall'Italia; - si può fermarli al decollo, che è l'unico momento in cui ciò è realmente possibile con mezzi nonviolenti (e quindi senza provocare pericoli per la vita di alcuno); - l'idea è di cercare di farlo invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le basi da cui partono i raid; - e di invadere questo spazio aereo con mongolfiere di carte e palloncini gonfiati ad elio con appesi festoni e striscioni con motti pacifisti, e fogli di alluminio o piccoli elementi metallici -fil di ferro e simili- che possano essere di disturbo sia alla visibilità, sia per gli apparecchi elettronici militari di guida dei decolli e di controllo dello spazio aereo. III. Solo con la nonviolenza si può contrastare efficacemente la guerra: - l'iniziativa deve essere rigorosamente nonviolenta, e non prestare il fianco né ad equivoci, né a strumentalizzazioni e falsificazioni; - l'iniziativa deve essere visibile, creativa, facilmente comprensibile e tale da poter essere accolta e diffusa da tutti, ed altresì dai mass-media, senza che ne venga distorto il significato, che è semplicemente quello di cercar di impedire i bombardamenti, di essere una iniziativa per cercar di fermare la guerra, le stragi, le deportazioni; - questa iniziativa ha una vera possibilità di efficacia concreta; - ci sembra anche che essa sia riproducibile su ampia scala (perché è economica -i materiali usati sono di poco costo-; perché è facile da realizzare da parte di chiunque; perché non implica pericoli né per sé né per altri); - infine tale iniziativa può dimostrare a nostro avviso che con la nonviolenza si può intervenire concretamente ed efficacemente nel conflitto, e contrastare realmente i bombardamenti; - per quelli di noi che sono "amici della nonviolenza" la realizzazione di questa iniziativa ed il suo successo nel bloccare od ostacolare il decollo dei bombardieri sia pure per poche ore, sarebbe un forte argomento a sostegno della tesi che la nonviolenza, con la sua carica di creatività ed amore, può essere più forte anche dei più giganteschi e feroci apparati di morte e di distruzione. IV. Abbiamo cercato di diffondere questa proposta: - finora non siamo riusciti a farla "passare" adeguatamente sui mass-media; - domenica 11 aprile ad Aviano siamo riusciti a realizzarla efficacemente: per alcune ore del primo pomeriggio gli aerei non sono decollati, per la presenza in aria delle mongolfiere e delle centinaia di palloncini che vi avevamo lanciato; siamo stati poi "oscurati" da due minuti di scontri e follia, provocati da altri manifestanti non nonviolenti ed estranei alla nostra azione, che ovviamente hanno fatto, essi e solo essi, notizia per i mass-media; - ci ripromettiamo di contattare direttamente (nei limiti delle nostre risorse e capacità) vari gruppi pacifisti e movimenti nonviolenti, inviando copia di questo testo gratuitamente a chiunque ce ne farà richiesta; V. Per concludere: - l'opposizione alla guerra deve essere fatta su posizioni limpide e che vadano alla radice; ergo a noi pare che l'opposizione alla guerra debba essere rigorosamente nonviolenta; - a tutti i pacifisti ed i nonviolenti chiediamo di valutare, e qualora lo ritengano possibile, di promuovere, diffondere e realizzare questa iniziativa di azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" o analoga e migliore campagna che con metodi nonviolenti possa bloccare il decollo dei bombardieri, e che possa essere massivamente riproducibile presso tutte le basi in Italia, con la prospettiva di ripetutamente effettuare lanci nonviolenti di mongolfiere e quindi invadere lo spazio aereo delle basi e quindi impedire i decolli costantemente e simultaneamente in tutta Italia per ore o meglio ancora per giorni (e notti). VI. Alcuni suggerimenti pratici: - Una iniziativa nonviolenta richiede che si comunichi preliminarmente alle autorità cosa si intende fare; richiede che i partecipanti siano addestrati alla nonviolenza e si attengano strettamente ad essa, e siano disposti a subire le conseguenze anche giudiziarie del loro gesto; richiede che in nessun caso si faccia del male ad alcuno; richiede una condotta limpida e coerente ed una disponibilità ad accettare le sofferenze che il proprio impegno richiede; - noi sconsigliamo che ad azioni dirette nonviolente partecipino persone non preparate e non informate, o che non accettino le regole condivise della condotta nonviolenta. VII. Per approfondire: - Abbiamo realizzato, e diffondiamo gratuitamente a quanti ne fanno richiesta, un breve testo su La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso, la cui lettura consigliamo a quanti vogliono impegnarsi contro la guerra usando rigorosamente la nonviolenza; - stiamo realizzando, e pensiamo di riuscire a diffonderla forse già da domani, una vera e propria guida pratica per la realizzazione dell'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace"; - Sono sempre molto utili alcuni libri "classici" come: Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, Linea d'ombra, Milano; Alberto L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino; Gene Sharp, Politiche dell'azione nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino (particolarmente il II dei tre volumi); Charles C. Walker, Manuale per l' azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia. Una rivista fondamentale è il mensile "Azione nonviolenta", via Spagna 8, 37123 Verona; tel. 045/8009803, fax 045/8009212; e-mail: azionenonviolenta at sis.it; http://www.unimondo.org/azionenonviolenta 4. Appello all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" (25 aprile 1999) - Un ragionamento: contro la guerra e per i diritti umani occorre passare dalla testimonianza del dolore e dell'impotenza, all'azione diretta nonviolenta. - Una proposta: cerchiamo di bloccare il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio aereo delle basi Nato con mongolfiere per la pace. - Un'esperienza: domenica 11 aprile ad Aviano per alcune ore abbiamo invaso lo spazio aereo circostante e sovrastante la base militare con le nostre mongolfiere di carta ed i nostri palloni gonfiati ad elio (che recavano appesi striscioni pacifisti e làmine di metallo per cercar di disturbare le apparecchiature elettroniche militari), ed in quel lasso di tempo i bombardieri non sono decollati. - Una richiesta: l'intero movimento per la pace italiano partecipi alla promozione e realizzazione di una campagna nazionale nonviolenta per bloccare il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio aereo delle basi Nato con mongolfiere della pace. - Una speranza: la lotta contro la guerra sia condotta esclusivamente con la nonviolenza; che con questa azione diretta nonviolenta si possa dimostrare che la nonviolenza -come pensava Gandhi- è più forte della violenza; che possa essere più forte del più gigantesco apparato di distruzione e di morte del mondo. Fermiamo la guerra con la nonviolenza. 5. Quattro regole di condotta obbligatorie per partecipare all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace (25 aprile 2000) I. A un'iniziativa nonviolenta possono partecipare solo le persone che accettano incondizionatamente di attenersi alle regole della nonviolenza. II. Tutti i partecipanti devono saper comunicare parlando con chiarezza, con tranquillità, con rispetto per tutti, e senza mai offendere nessuno. III. Tutti i partecipanti devono conoscere perfettamente senso e fini di questa azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", vale a dire: a) fare un'azione nonviolenta concreta: - per impedire il decollo dei bombardieri; - opporsi alla guerra, alle stragi, alle deportazioni, alle devastazioni, al razzismo; - chiedere il rispetto della legalità costituzionale e del diritto internazionale che proibiscono questa guerra; b) le conseguenze cui ogni singolo partecipante può andare incontro (possibilità di fermo e di arresto), conseguenze che vanno accettate pacificamente e onestamente, ed alle quali nessuno deve cercare di sottrarsi. IV. Tutti devono rispettare i seguenti princìpi della nonviolenza: - non fare del male a nessuno (se una sola persona dice o fa delle stupidaggini, o una sola persona si fa male, la nostra azione diretta nonviolenta è irrimediabilmente e totalmente fallita, e deve essere immediatamente sospesa); - spiegare a tutti (amici, autorità, interlocutori, interpositori, eventuali oppositori) cosa si intende fare, e che l'azione diretta nonviolenta non è rivolta contro qualcuno, ma contro la violenza (in questo caso lo scopo è fermare la guerra, cercar di impedire che avvengano altre stragi ed atrocità); - dire sempre e solo la verità; - fare solo le cose decise prima insieme con il metodo del consenso ed annunciate pubblicamente (cioè a tutti note e da tutti condivise); nessuno deve prendere iniziative personali di nessun genere; la nonviolenza richiede lealtà e disciplina; - assumersi la responsabilità delle proprie azioni e quindi subire anche le conseguenze che ne derivano; - mantenere una condotta nonviolenta anche di fronte all'eventuale violenza altrui. Chi non accetta queste regole non può partecipare all'azione diretta nonviolenta, poiché sarebbe di pericolo per sé, per gli altri e per la riuscita dell'iniziativa che è rigorosamente nonviolenta. 6. Schema di richiesta di autorizzazione Al Sindaco del Comune di . al Segretario Comunale al dirigente dell'Ufficio Tecnico Comunale al dirigente della Polizia Municipale a tutti i consiglieri comunali di . al Prefetto di . al Questore di . al Presidente della Provincia di . al Comandante della Stazione Carabinieri di . al Ministro della Difesa al Ministro dei Trasporti al Ministro dell'Interno al Ministro degli Affari Esteri e per opportuna conoscenza: al Comandante della base Nato di . al Presidente del Consiglio dei Ministri Oggetto: richiesta di autorizzazione per realizzare a . a partire dal giorno . una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la pace" consistente nell'innalzamento di mongolfiere di carta, di palloncini gonfiati ad elio e di aquiloni con appesi festoni di carta con motti umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l 'intento di impedire il decollo dei bombardieri così impedendo l'esecuzione dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'ONU e dello Statuto della Nato). Egregi signori, con la presente il sottoscritto ., nato a . il . e residente in ., a nome di ., fa richiesta di autorizzazione per realizzare a . a partire dal giorno . una azione diretta nonviolenta denominata "mongolfiere per la pace" consistente nell'innalzamento di mongolfiere di carta e di palloncini gonfiati ad elio con appesi festoni di carta con motti umanitari e pacifisti, striscioni di leggere stoffe, corti fogli di alluminio; lancio di mongolfiere che ha lo scopo di invadere lo spazio aereo circostante e sovrastante la pista di decollo delle basi da cui partono i bombardieri che stanno provocando devastazioni e stragi in Jugoslavia, con l'intento di impedire il decollo dei bombardieri così impedendo l'esecuzione dei bombardamenti stragisti (bombardamenti illegali e criminali ai sensi della Costituzione della Repubblica Italiana, dello Statuto dell'ONU e dello Statuto della Nato). Si sottolinea il fatto che tale iniziativa sarà rigorosamente nonviolenta, che non si offenderà nessuno, non si farà del male a nessuno, si accetteranno tutte le conseguenze della propria condotta, accettando nonviolentemente quindi le decisioni ed i provvedimenti che le autorità dovessero prendere nei confronti dei nonviolenti che partecipano all' iniziativa (compreso il fermo e l'arresto), ed a tal fine vi invio in allegato i seguenti documenti (che formano parte integrante di questa richiesta; documenti che vi pregherei di leggere con attenzione, ed in relazione a cui vi sarei grato di comunicarmi eventuali vostri pareri e commenti): 1. testo del nostro Appello all'azione diretta nonviolenta per bloccare i decolli dei bombardieri; 2. testo delle nostre Regole di condotta obbligatorie per partecipare all' iniziativa nonviolenta delle mongolfiere per la pace (testo la cui accettazione incondizionata sarà da noi richiesta a tutte le persone che vorranno partecipare o assistere all'iniziativa nonviolenta stessa); 3. testo della nostra Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i bombardamenti sulla Jugoslavia. In attesa di riscontro alla presente richiesta si comunica l'intendimento di realizzare comunque tale azione diretta nonviolenta a partire dalla data del ., iniziativa finalizzata a cercar di salvare delle vite umane, a contrastare la guerra, ed a difendere il diritto internazionale e la legalità costituzionale, in particolare gli articoli 11 e 78 della nostra legge fondamentale che il governo italiano ha sciaguratamente violato. Restando in attesa di un vostro sollecito riscontro, al nostro recapito postale o più tempestivamente al nostro numero telefonico e fax ., e restando altresì a disposizione per ogni opportuno chiarimento o comunicazione, vogliate gradire distinti saluti ed auguri di ogni bene, Firma luogo e data 7. Lettera aperta al personale delle basi Nato (8 aprile 1999) Lettera aperta a tutto il personale delle basi aeree da cui partono i bombardamenti sulla Jugoslavia in cui si enuncia il senso e il fine dell' azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" con cui cercheremo di impedire il decollo dei bombardieri che stanno provocando stragi in Jugoslavia, e si invita a far prevalere le ragioni dell'umanità e della legalità Egregi signori, con questa lettera aperta, nell'impossibilità di farlo singolarmente, vi informiamo della nostra intenzione di realizzare un'azione diretta nonviolenta consistente nel tentativo di invadere con delle piccole mongolfiere lo spazio aereo sovrastante e circostante le basi da cui si levano in volo gli aerei impegnati nei bombardamenti che stanno massacrando le popolazioni della Jugoslavia; con tale tentativo cerchiamo di impedire che gli aerei assassini decollino, e quindi speriamo di riuscire a salvare delle vite umane, le vite di coloro che le bombe ed i missili scagliati dai bombardieri Nato stanno appunto sopprimendo. Vi preghiamo pertanto di tener conto di questa nostra iniziativa e di rinunciare a far decollare i bombardieri. Cercando di impedire i bombardamenti, con questa nostra iniziativa nonviolenta intendiamo anche: 1. fare appello alla vostra coscienza di esseri umani; 2. impedirvi di essere corresponsabili degli omicidi causati dai bombardamenti; 3. proporvi di rifiutare di partecipare ad una guerra assolutamente fuorilegge sia in relazione alle basi stesse del diritto internazionale, sia in relazione agli accordi e le norme dell'alleanza atlantica; 4. con particolar riferimento a quanti di voi sono cittadini italiani (e comunque tutti vi trovate in territorio italiano), vi richiamiamo altresì al rispetto della Costituzione della Repubblica Italiana, che vi proibisce di prender parte a questa guerra che in base alla nostra Costituzione è illegale (cfr. art. 11 Cost.). Abbiamo voluto scrivervi questa lettera perché vi sia chiaro che non abbiamo alcuna intenzione di nuocere alle vostre persone, e che anzi la nostra iniziativa nonviolenta finalizzata ad impedire, se possibile, il decollo dei bombardieri e quindi le stragi, ha anche la funzione di aiutarvi a veder chiaro in questa terribile situazione e nella vostra stessa coscienza, di aiutarvi a far prevalere la vostra umanità, di pregarvi di non volervi macchiare di crimini efferati. Un fraterno saluto di pace, 8. Lettera aperta ai responsabili delle basi Nato (30 aprile 1999) Al responsabile della base di . da cui decollano i bombardieri stragisti Egregio signore, come le è già noto, a partire dal pomeriggio del primo maggio 1999 eseguiremo l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", con le quali invaderemo lo spazio aereo circostante e sovrastante la base di . posta sotto la sua responsabilità, per impedire così il decollo dei bombardieri che portano devastazione e morte in Jugoslavia. La preghiamo pertanto di soprassedere ai decolli dei bombardieri finché lo spazio aereo sarà ingombrato dalle nostre mongolfiere di carta, dai nostri palloncini gonfiati ad elio, dai nostri aquiloni di carta. A onor del vero la preghiamo anche, e qui le parliamo da esseri umani ad essere umano, di cessare definitivamente di far decollare i bombardieri che portano devastazione e morte su popolazioni innocenti, che non sono certo responsabili dei crimini dei loro governanti. E la preghiamo anche di desistere dai bombardamenti, nella nostra qualità di cittadini italiani, e lei è ospite del nostro paese, quindi alle nostre leggi deve obbedienza: lei sa, o dovrebbe sapere, che la legge fondamentale dello Stato italiano, la Costituzione della Repubblica Italiana, proibisce all'Italia di avallare o partecipare ad una guerra come questa: illegale secondo la nostra Costituzione (art. 11), illegale secondo i princìpi del diritto internazionale, illegale secondo la Carta delle Nazioni Unite, illegale secondo lo stesso Statuto della Nato. Come lei sa, sciaguratamente il nostro governo ha violato la nostra Costituzione, ma questo non rende inefficace la Costituzione della Repubblica Italiana, semplicemente rende fuorilegge il governo che l'ha violata. Quindi, dal profondo del cuore la preghiamo: desista dal contribuire al protrarsi di stragi, desista da una guerra illegale e criminale. Ascolti la voce delle leggi scritte e delle leggi non scritte che illuminano la sua coscienza di essere umano. Vorremmo infine che lei fosse certo che la nostra è un'iniziativa rigorosamente nonviolenta: non nutriamo odio per nessun essere umano, non vogliamo far del male a nessun essere umano. Ci sta a cuore anche l' incolumità sua e dei suoi uomini. Un fraterno saluto di pace, 9. La nonviolenza come imperativo morale (27 aprile 1999) La nonviolenza: un imperativo morale e quindi politico per tutti coloro che vogliono impegnarsi contro la guerra, per aiutare le vittime, per difendere i diritti umani, per promuovere la democrazia e la convivenza, per la vigenza del diritto e della legalità, per dare un futuro all'umanità sul finire del secolo di Auschwitz e di Hiroshima. Solo con la nonviolenza ci si può opporre coerentemente ed efficacemente alla guerra; solo con la nonviolenza si possono efficacemente e coerentemente difendere i diritti umani. Il movimento impegnato per la pace e per i diritti umani, tutte le persone di volontà buona che si vogliono impegnare contro i bombardamenti e contro la pulizia etnica, contro i massacri e contro le deportazioni, contro il terrorismo di stato e di bande, devono scegliere la nonviolenza come unico metodo di lotta lecito e coerente. Tutti i movimenti pacifisti e umanitari e tutte le persone che solidarizzano con le vittime, con i profughi, con l'umanità innocente e sofferente; tutte le persone che hanno orrore delle devastazioni e delle catastrofi ecologiche che la guerra sta provocando nel cuore dell'Europa; tutte le istituzioni fedeli al diritto internazionale ed alla civiltà giuridica, alla democrazia ed al mandato fondativo del patto sociale su cui si reggono, che è quello di garantire la vita delle persone; tutti devono scegliere la nonviolenza. Gandhi lo disse lapidariamente dopo l'esplosione della bomba atomica su Hiroshima: solo con la nonviolenza l'umanità avrà un futuro. Tutti coloro che vogliono difendere i diritti umani, il diritto internazionale, la carta delle Nazioni Unite, i princìpi fondamentali della Costituzione della Repubblica Italiana, devono scegliere la nonviolenza. Solo con la nonviolenza si può fermare la guerra e la barbarie. 10. Solo la nonviolenza (3 maggio 1999) Solo la nonviolenza può fermare la guerra. Solo l'azione diretta nonviolenta è in grado di far cessare le stragi. Solo la scelta nonviolenta difende i diritti umani e consente la convivenza. La nonviolenza è forte: può opporsi efficacemente alla forza delle armi; può sfidare coerentemente i più grandi poteri del mondo. La nonviolenza è umile: non richiede attitudini eccezionali, pose monumentali, proclami retorici; non richiede ingenti risorse fisiche o finanziarie; richiede limpidezza di condotta ed assunzione di responsabilità. La nonviolenza è concreta: interviene realmente nel conflitto; porta la pace e la giustizia nel suo stesso porsi; si oppone ugualmente alla vigliaccheria ed alla violenza; educa alla dignità umana. La nonviolenza è coerente: è l'unico modo coerente di lottare contro la violenza; è l'unico modo coerente di affermare la dignità di ogni essere umano; è l'unico modo coerente per ridurre l'ingiustizia e il dolore nel mondo. La nonviolenza è il potere di tutti: poiché tutti possono lottare con la nonviolenza, poiché la nonviolenza fa appello a tutti, poiché la nonviolenza rispetta la dignità di tutti e di ciascuno. La nonviolenza è adesione alla verità, è forza della verità: da Gandhi a Capitini gli amici della nonviolenza sanno che essa è incompatibile con la menzogna, con i sotterfugi, con gli intrighi e le doppiezze: la nonviolenza è l'amore per la verità che irrompe nell'agire politico e sociale, è il principio responsabilità (il rispondere al volto dell'altro che muto e sofferente ti interroga -Lévinas-, il farsi carico del mondo e dell' manità -Jonas-) che si rende operare autentico; è la critica della ragion pratica che si fa movimento di solidarietà e di liberazione. La nonviolenza è lotta come amore: lotta integrale contro l'ingiustizia e la menzogna, lotta integrale per la comunicazione e la dignità, lotta integrale contro la violenza; lotta integrale per i diritti umani, lotta integrale per un'umanità di eguali, liberi e fraterni. La nonviolenza è utopia concreta, principio speranza, ortopedia del camminare eretti: abbiamo usato queste tre formule del filosofo Ernst Bloch per significare che la nonviolenza è concreta azione e concreto progetto politico e sociale di dignità umana e difesa della biosfera; che la nonviolenza è inveramento della speranza in una lotta coerente e che nel suo stesso farsi è liberante; che la nonviolenza è affermazione ed istituzione del diritto e dei diritti, legalità e democrazia in cammino. 11. La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso (10 aprile 1999) 11.1. Parte prima * E' possibile difendere i diritti umani scatenando una guerra? Noi diciamo di no, poiché la guerra è essa stessa la più tragica violazione dei diritti umani. La vicenda della guerra attuale ci dimostra che proprio l'inizio dei bombardamenti ha scatenato orrori indicibili. I diritti umani si difendono solo con la pace, la solidarietà, la democrazia, la condivisione, la lotta nonviolenta. * E' possibile opporsi alla guerra con la nonviolenza? Noi diciamo di sì, poiché la nonviolenza è un metodo di lotta coerente ed efficace, ed è anzi l'unico metodo di lotta che contrasta l'ingiustizia e la violenza fino alla radice, rifiutandosi di compiere a sua volta ingiustizie e violenze. * Contro la violenza: sette argomenti più uno Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.VV., Dizionario di politica, Tea, Torino 1992: I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (.) ha sempre portato a nuove e più vaste forme di violenza in una spirale che ha condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella distruzione dell'intero genere umano"; II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa progressivamente sempre più insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di vite che provoca; III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego di essa può condurre (.). I mezzi violenti corrompono il fine, anche quello più buono"; IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca l 'emergere e l'insediamento in posti sempre più importanti della società, di individui e gruppi autoritari (.). L'impiego della violenza organizzata conduce prima o poi sempre al militarismo"; V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e integrali del movimento o della società che ricorre ad essa (.). «La scienza della guerra porta alla dittatura» (Gandhi)". A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due: VI. un argomento, per così dire, di tipo epistemologico: siamo contro la violenza perché siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e nelle nostre decisioni, e quindi è preferibile non esercitare violenza per imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati; VII. soprattutto siamo contro la violenza perché il male fatto è irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati). Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di diventare un esercizio di sterile moralismo se non è accompagnata da una seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro proposta dell' alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in base alla duplice tesi a) della sua praticabilità anche a livello di massa e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento di lotta" per la realizzazione di una società fondata sulla dignità della persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente. 11.2. Parte seconda La nonviolenza non è un corpus dogmatico, ma è una teoria-pratica sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la violenza. Un bel libro per una prima conoscenza è la raccolta ragionata (a cura di Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino. * Una definizione classica: la carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si batte per la nonviolenza è nella carta ideologico-programmatica del Movimento Nonv iolento fondato da Aldo Capitini: «Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunità mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: I. l'opposizione integrale alla guerra; II. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l' oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; III. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; IV. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell' impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli». * Alcuni aspetti della nonviolenza - Nonviolenza come teoria-prassi etico-politica per la dignità umana e la difesa della biosfera I. coerenza tra mezzi e fini II. il principio responsabilità III. l'umanizzazione della lotta IV. la compresenza dell'altro V. il rispetto per la vita VI. per un'umanità di eguali - Nonviolenza come metodologia di lotta e di gestione dei rapporti e dei conflitti I. le tecniche della nonviolenza II. processi decisionali e modelli organizzativi III. comunicazione ed interazione IV. l'azione diretta nonviolenta - Nonviolenza come strategia I. negare il consenso all'ingiustizia II. un approccio processuale (dinamico, trasformativo) e relazionale III. il programma costruttivo ed i fini sovraordinati IV. la partecipazione di tutti e la condivisione V. realizzazione degli obiettivi ed inveramento dei princìpi nel corso stesso della lotta - Nonviolenza come progetto politico, economico, sociale I. nonviolenza e politica, la politica della nonviolenza II. la proposta economica della nonviolenza III. il progetto di una società nonviolenta * La nonviolenza è lotta I. E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la menzogna. E' lotta perché ogni essere umano sia riconosciuto nella sua dignità; è lotta contro ogni forma di sopraffazione; è lotta di liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione della diversità di ognuno. II. E' la forma di lotta più profonda, quella che va più alla radice delle questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone nel modo più completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di riprodurre violenza. III. Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra la lotta e il suo risultato c'è lo stesso rapporto che c'è tra il seme e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano usare. Chi lotta per la verità e la giustizia deve lottare nel rispetto della verità e della giustizia. IV. E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare altre persone. V. E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensì contrastare il male. E' lotta per l'umanità. VI. La nonviolenza è il contrario della viltà. E' il rifiuto di subire l' ingiustizia; è il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza è lotta. E' lotta per la verità, è lotta per la giustizia, è lotta di liberazione e di solidarietà, è lotta contro ogni oppressione. 11.3. Parte terza * L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti Per una prima informazione una utile sintesi è offerta dal fondamentale lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp. 132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, più lunghi di quelli necessari alla lotta violenta. Ciò può essere vero in alcuni casi, ma non è necessariamente sempre così (.). Esaminando e correggendo i pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di farne risaltare con più evidenza le caratteristiche positive: I. (.) questo metodo non ha niente a che vedere con la passività, la sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte, proprio come in un'azione violenta. II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della persuasione verbale o puramente psicologica (.); è una sanzione e un metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico e il confronto delle forze in conflitto. III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia fondamentalmente "buono", ma riconosce le potenzialità umane sia al "bene" che al "male" (.). IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente pacifisti o santi; l'azione nonviolenta è stata praticata il più delle volte e con successo da gente "qualsiasi". V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente (sebbene possa esserne facilitato) basi e princìpi comuni o un alto grado di comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta (.). VI. L'azione nonviolenta è un fenomeno occidentale almeno quanto orientale (.). VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover operare, se necessario, contro la violenza. VIII. Non c'è nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata tanto per cause "buone" quanto per cause "cattive", sebbene le conseguenze sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla violenza impiegata per lo stesso scopo. IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi democratici, ma è stata largamente praticata contro regimi dittatoriali, occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari". * Le tecniche della nonviolenza Il più ampio repertorio di tecniche della nonviolenza è costituito dal secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp descrive 198 tecniche di azione nonviolenta. L'elenco proposto da Sharp è organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali, forme di comunicazione rivolte a un pubblico più vasto, rimostranze di gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui, spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche, abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi, consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici: azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori, azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti, azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi, tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati, scioperi di più industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici (tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione politica, comprendenti rifiuto dell'autorità, noncollaborazione di cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento, comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale, intervento economico, intervento politico. Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza è ancora quello classico di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea d'Ombra Edizioni, Milano. * L'addestramento alla nonviolenza Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui è necessaria questa parte sono queste: I. l'attuazione della nonviolenza non è di una macchina, ma di un individuo, che è un insieme fisico, psichico e spirituale; II. la lotta nonviolenta è senza armi, quindi c'è maggior rilievo per i modi usati, per le qualità del carattere che si mostra; III. una campagna nonviolenta è di solito lunga, e perciò è utile un addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante; IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna già sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso improvvisamente con tutto il loro peso; V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia". * Alcune schede da L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'è un buon manuale, a cura di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice, Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada, ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza. Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate. * I quattro princìpi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1. definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onestà ed ascoltate bene; 3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita. * Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate; educate; manifestate; resistete; siate pazienti. * Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri partecipanti; comunicate; controllate gli eventi. * Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creatività, spirito, amore; 5. mirare a cambiamenti incisivi. * Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non abbiate timore di affermare ciò che è ovvio; 5. non comportatevi da vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalità del vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8. continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione è il fulcro della nonviolenza. * Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1. nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le abilità e praticate la rotazione delle responsabilità; 3. valorizzate i sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del consenso nel prendere le decisioni. * Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta Preliminarmente: - chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi fin nei minimi dettagli affinché sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e condivisione, coerenza e disciplina, capacità critica e creativa, rispetto per gli altri. I. conoscere: - informarsi - raccogliere documentazione - studiare II. definire gli obiettivi: - obiettivi finali ed intermedi - tempi dell'iniziativa - risorse finanziarie ed umane - organizzazione e compiti - interlocutori da coinvolgere - strumenti di verifica periodica e di eventuale ridefinizione degli obiettivi III. iniziative e loro gradualità: - rendere note le proprie richieste/proposte - notificarle agli interlocutori specifici - diffondere l'informazione alla società in generale - protestare contro l'ingiustizia - agire contro l'ingiustizia - mantenere sempre aperta la comunicazione. * Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato è il breve testo di Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1. Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi dell' azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le rappresaglie. 13. Mantenere la vitalità del movimento. 14. I dirigenti. 15. Quando la lotta si prolunga. 12. Possibili conseguenze penali per chi promuove e per chi partecipa all' azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" (5 maggio 1999) I. Chi promuove, propaganda, sostiene ed invita a realizzare l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" può essere incriminato per Istigazione a delinquere, reato previsto e punito dall'art. 414 del Codice Penale. La pena prevista è da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto è facoltativo in flagranza (vale a dire che si può essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilità è d'ufficio. II. Chi esegue o tenta di eseguire l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" può essere incriminato per Attentato alla sicurezza dei trasporti, reato previsto e punito dall'art. 432 del Codice Penale. Anche per questa fattispecie di reato la pena prevista è da uno a cinque anni di reclusione; l'arresto è facoltativo in flagranza (vale a dire che si può essere effettivamente arrestati); sono consentite le misure cautelari personali (compresa la carcerazione preventiva); la procedibilità è d' ufficio. 13. Modello di istanza di dissequestro di mongolfiere eventualmente sequestrate dalle forze dell'ordine (4 maggio 1999) Alla Cancelleria del Tribunale di . al Presidente del Tribunale di . al Procuratore Capo della Procura di . e per opportuna conoscenza: al Questore di . al Dirigente della Digos di . al Prefetto di . Oggetto: richiesta di dissequestro del materiale sequestratomi in data . nel luogo di ., relativo all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace". Egregi signori, con la presente il sottoscritto ., nato a . il . e residente in ., presenta istanza di dissequestro del materiale sequestratogli il . ad ., relativo all'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace". Senso e fini dell'iniziativa nonviolenta delle mongolfiere per la pace Non sarà inutile richiamare qui senso e fini dell'iniziativa nonviolenta delle mongolfiere per la pace: con essa si intende invadere lo spazio aereo circostante le basi Nato impedendo il decollo dei bombardieri che recano devastazioni e morte in Jugoslavia; tale iniziativa nonviolenta non è di alcuna pericolosità per alcuno. Peraltro - tutti i soggetti istituzionali variamente interessati erano stati direttamente e dettagliatamente preavvisati da giorni; - vi sarebbe stato un costante assoluto controllo delle mongolfiere ancorandole ad un filo rendendole quindi quel che in gergo tecnico si suol definire "palloni frenati"; - a tutte le autorità era stato comunicato senso e fine dell'iniziativa, quale materiale si sarebbe portato all'uopo, orario e luogo di incontro e di esecuzione, e per giorni vi è stato altresì un costante, reiterato, limpido e cordiale contatto in merito tra il sottoscritto ed i funzionari della Questura di ., il Comune di ., la stazione Carabinieri di .). Va rilevato altresì che l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace ha la caratteristica di essere rigorosamente nonviolenta, e che i partecipanti ad essa avevano tutti preventivamente accettato di attenersi ad un codice di regole di condotta nonviolenta obbligatorie, codice a tutti da giorni distribuito (ed altresì alle autorità ed ai mass-media, unitamente a tutta l'ulteriore documentazione relativa all'iniziativa). Infine va ricordato che con tale iniziativa nonviolenta si intende perseguire come scopi: a) la cessazione della guerra ed il ripristino della pace e del dialogo diplomatico; b) la restaurazione ed il rispetto della legalità costituzionale italiana (con particolar riferimento all'art. 11 ed all'art. 78 della Costituzione della Repubblica Italiana), della Carta delle Nazioni Unite (e dello stesso Statuto della Nato) nonché del diritto internazionale, sciaguratamente violati dal fedifrago ed anomico governo italiano; c) di salvare le vite degli esseri umani bersaglio dei bombardamenti; d) di fermare una catastrofe ecologica europea di dimensioni incommensurabili. Intendo altresì dire con assoluta chiarezza che continuo a ritenere doverosa, necessaria ed urgente l'iniziativa che ho ideato e promosso, e che il primo maggio ho cercato di eseguire. Sì, ho istigato a salvare delle vite umane, ho istigato a rispettare la Costituzione Italiana ed il diritto internazionale, ho istigato alla legalità costituzionale ed alla dignità umana; ebbene, continuerò a farlo finché ne avrò la possibilità. Sì, ho tentato di fermare il decollo dei bombardieri stragisti usando la nonviolenza come unico strumento di lotta; ebbene, continuerò a tentare di farlo finché ne avrò la possibilità. Tre sottolineature Mi preme inoltre sottolineare particolarmente l'assoluta correttezza nei rapporti con le istituzioni e particolarmente con le autorità di pubblica sicurezza presenti a .. Mi preme altresì sottolineare come da parte mia e degli altri amici della nonviolenza presenti il giorno . a . vi sia stato un costante atteggiamento rigorosamente nonviolento: prima, durante e dopo il sequestro delle mongolfiere, dei palloncini, degli aquiloni e dell'attrezzatura relativa. Mi preme infine sottolineare come tutto ciò possa essere confermato dalla testimonianza degli autorevole osservatori che erano presenti proprio per essere elemento di garanzia e serenità per tutti, osservatori che in quanto tali non partecipavano all'intento né all'esecuzione del lancio delle mongolfiere ma avevano l'unica funzione di osservare il regolato, civile, nonviolento svolgimento degli eventi; osservatori che peraltro recavano ben visibile sulle giacche un cartellino di riconoscimento con il loro nome e la loro qualifica appunto di osservatori. Un'evidenza Tutto ciò premesso è evidente che dal punto di vista probatorio in un eventuale procedimento giudiziario ai miei danni, è sufficiente il verbale di sequestro adeguatamente analitico da me sottoscritto, cosicché non vi è di alcuna utilità sotto questo riguardo la conservazione presso i vostri magazzini del materiale sequestratomi, e pertanto sono con la presente a richiederne dissequestro e restituzione. Per amor di verità e dovere di lealtà Amor di verità mi impone tuttavia di dirvi altresì che qualora mi restituiste il materiale sequestrato e la guerra perdurasse, io cercherei di nuovamente farne uso con una nuova azione diretta nonviolenta per cercar di fermare le stragi, vale a dire che nuovamente cercherei di organizzare una nuova azione diretta nonviolenta di lancio di mongolfiere per la pace per contrastare questa orribile guerra (che è una guerra palesemente illegale e criminale secondo la nostra Costituzione ed il diritto internazionale), azione diretta nonviolenta che ovviamente nuovamente preventivamente annuncerei alle autorità competenti, con la medesima procedura rigorosamente limpida e nonviolenta, come già fatto in occasione del primo maggio e precedentemente ancora. Restando in attesa di un sollecito pronunciamento in merito alla presente richiesta, e restando altresì a disposizione per ogni ulteriore chiarimento e comunicazione, presso la mia abitazione in ., o anche più tempestivamente al mio numero di telefono e fax ., con i migliori auguri di buon lavoro, distinti saluti, Firma 14. Modello di cartellino di riconoscimento da indossare durante l'azione diretta nonviolenta Premessa: è indispensabile che tutti coloro che sono presenti all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace indossino sugli abiti (attaccandolo con lo scotch in posizione visibile sul petto) un cartellino di riconoscimento: esso costituisce un elemento di responsabilizzazione personale e collettiva, ed un elemento di rassicurazione per tutti (quindi anche per i mass-media, le forze dell'ordine, gli interlocutori, gli eventuali oppositori dell'iniziativa) poiché tutti sanno perfettamente chi hanno di fronte. Noi proponiamo due possibili qualifiche sul cartellino: "partecipante", ovvero persona che concretamente partecipa al lancio delle mongolfiere e quindi si assume anche il rischio della denuncia, del fermo e dell'arresto; ed "osservatore", ovvero persona che non partecipa al lancio delle mongolfiere, ed il cui ruolo è unicamente quello di osservare lo svolgimento degli eventi, di essere imparziale testimone, di contribuire con la sua sola presenza osservante a rasserenare tutti ed a garantire la denuncia di tutte le violenze ed i soprusi che dovessero eventualmente verificarsi (ed a tal fine è utile che gli osservatori abbiano anche macchine fotografiche, videocamere, registratori). Proponiamo il seguente modello di cartellino di riconoscimento: Luogo e data Azione diretta nonviolenta per la pace e la legalità costituzionale Nome e cognome: Qualifica: Firma del movimento promotore dell'iniziativa 15. Sulla necessità dei training nonviolenti Sottolineiamo che è indispensabile che chi vuole partecipare all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace abbia precedentemente partecipato ad almeno un ciclo di incontri di addestramento alla nonviolenza. 16. "Ma abbiamo il dovere di farlo" (5 maggio 1999) Cercar di salvare delle vite umane e di difendere la legalità costituzionale attraverso l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere che bloccano i bombardieri può costare dieci anni di reclusione. Ma abbiamo il dovere di farlo. Sabato primo maggio ad Aviano sono stato denunciato per istigazione a delinquere (art. 414 C.P., che prevede da uno a cinque anni di reclusione) e per attentato alla sicurezza dei trasporti (art. 432 C.P., che prevede anch' esso da uno a cinque anni di reclusione). Il motivo: aver proposto ed aver cercato di fermare il decollo dei bombardieri Nato che dalle basi italiane portano devastazione e morte alle popolazioni della Jugoslavia. Ed aver proposto ed aver cercato di farlo con l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, ovvero invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le basi Nato con mongolfiere di carta, palloncini gonfiati ad elio, aquiloni. Ed averlo proposto, ed aver cercato di farlo, per cercar di salvare qualche vita umana, per oppormi a una guerra illegale e criminale, per difendere il diritto internazionale e la Costituzione della Repubblica Italiana che il governo ha sciaguratamente violato. Ebbene, continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni cittadino italiano difendere la legalità costituzionale ed opporsi ad una guerra fuorilegge; continuo ad essere convinto che sia dovere di ogni essere umano cercar di salvare altre vite umane; continuo ad essere convinto che impedire con un'azione diretta nonviolenta il decollo dei bombardieri stragisti sia azione legittima e giusta. E quindi continuerò a proporre di farlo a tutte le persone di volontà buona; e quindi continuerò a cercare di farlo. Con la nonviolenza, senza fare del male a nessuno, con le mongolfiere per la pace. 17. Una vittoria giudiziaria del pacifismo nonviolento (26 gennaio 2000) Archiviato il procedimento penale contro Peppe Sini per l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" per bloccare i decolli dei bombardieri ad Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999. Durante la tremenda guerra dei Balcani vi furono in Italia pacifisti nonviolenti che cercarono di opporsi concretamente, e non solo simbolicamente, alla realizzazione della guerra. Una delle azioni di questi pacifisti consistette nel tentativo di impedire i decolli dei bombardieri che seminavano strage; tentativo che fu condotto con una impostazione rigorosamente nonviolenta, accuratamente preparato, pubblicamente annunciato e limpido nell'esecuzione. Precisamente in due occasioni ad Aviano il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo in collaborazione con il movimento ecclesiale nonviolento "Beati i costruttori di pace" tentò di fermare i decolli dei bombardieri con l' azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace", cioè cercando di ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante l'area di decollo dei bombardieri della base dell'aviazione militare Usa-Nato di Aviano invadendo quello spazio aereo con mongolfiere di carta e palloni ad elio recanti leggeri fogli metallici di disturbo sia della visibilità sia dei congegni elettronici degli strumenti militari. L'11 aprile 1999 l'iniziativa fu realizzata con risultato positivo per alcune ore, poi sfortunatamente sopravvenne un'altra ed incompatibile manifestazione che non aveva caratteristiche nonviolente, cosa che sopraffece e di fatto vanificò (e conseguentemente cancellò dai mass-media, e quindi dall'attenzione dell'opinione pubblica) l'azione nonviolenta che stava ottenendo un clamoroso risultato positivo. Il primo maggio nuovamente si tentò l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace, ma i pacifisti nonviolenti viterbesi furono fermati dalle forze dell'ordine che su disposizione della magistratura territorialmente competente eseguì il sequestro delle mongolfiere e dell' attrezzatura atta al loro lancio controllato, e procedette all'azione giudiziaria contro il responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Peppe Sini, che dell'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace era l'ideatore e l'organizzatore. Va notato che durante le operazioni di sequestro delle mongolfiere, i bombardieri non decollarono. Come è noto i promotori dell'azione nonviolenta delle mongolfiere per la pace sostenevano che occorreva fermare la guerra, che occorreva far cessare le stragi e che l'unico modo per farlo concretamente senza mettere in pericolo nessuno era impedire il decollo dei bombardieri invadendo lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti volanti come appunto le mongolfiere di carta cui erano appesi leggeri fogli di metallo, così da disturbare sensibilmente le operazioni di partenza degli aerei-killer, la visibilità aerea e la strumentazione elettronica dei bombardieri e della base. I promotori dell'iniziativa nonviolenta qualificarono la propria azione come atto dovuto in rispetto e applicazione della Costituzione della Repubblica Italiana e denunciavano l'illegalità della guerra ai sensi sia della Costituzione italiana, sia della Carta delle Nazioni Unite, sia dello stesso Statuto della Nato. Per aver promosso l'iniziativa Peppe Sini, responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, venne denunciato per i reati previsti e puniti dagli articoli 432 (attentato alla sicurezza dei trasporti) e 414 (istigazione a delinquere) del Codice Penale, col rischio di pene che potevano arrivare a più anni di detenzione. Ora è stato emesso il decreto di archiviazione da parte della magistratura di Pordenone. Il significato a nostro avviso ricavabile da questo pronunciamento della magistratura ci sembra chiaro ed incoraggiante: i pacifisti nonviolenti che l'11 aprile (prima che altri scatenassero insensati scontri) hanno bloccato per alcune ore i decolli dei bombardieri, e che il primo maggio hanno nuovamente tentato di bloccarli, non sono pericolosi criminali, ma cittadini italiani che prendono sul serio la Costituzione (che all'art. 11 "ripudia la guerra"), persone che dinanzi a reiterati massacri si adoperano per far cessare la strage; e per la loro azione nonviolenta non devono essere puniti col carcere. E' nostro parere che in condizioni di non nuocere dovrebbero essere messi invece tutti coloro che la guerra e le stragi hanno scatenato e realizzato. 18. Dichiarazione del responsabile del "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, Peppe Sini, dopo l'archiviazione del procedimento giudiziario nei suoi confronti per aver cercato di impedire con l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace" il decollo dei bombardieri dalla base di Aviano durante la guerra dei Balcani del 1999 (27 gennaio 2000) Potevamo riuscire a fermare la guerra con la forza della nonviolenza. * Dolore e vergogna Provo dolore e vergogna per quella guerra illegale e criminale, per le stragi commesse da poteri in conflitto contro popolazioni innocenti; provo dolore e vergogna per la violazione della Costituzione italiana e del diritto internazionale; provo dolore e vergogna per non essere stati capaci di impedire quella carneficina. * Sollievo Ma provo anche sollievo per la decisione della magistratura di archiviare il procedimento penale contro di me per l'azione diretta nonviolenta delle «mongolfiere per la pace», con cui cercammo di impedire il decollo dei bombardieri che recavano strage ai popoli dei Balcani. Quando pensai e promossi l'azione diretta nonviolenta delle «mongolfiere per la pace» sapevo che si trattava di rischiare una denuncia per due reati non lievi come l' «attentato alla sicurezza dei trasporti» (art. 432 C.P.) e l' «istigazione a delinquere» (art. 414 C.P.), e che era realistica la prospettiva di una condanna. Non so quali valutazioni abbia fatto la magistratura di Pordenone, ma trovo che la sua decisione di archiviazione del procedimento sia saggia nella sostanza. Sarebbe stato ben degno di meditazione che mentre chi ha ordinato le stragi siede al governo, chi ha cercato (e in modo assolutamente nonviolento) di impedire le stragi finisse in galera. Quindi per quanto riguarda la mia sorte personale tiro un sospiro di sollievo (come già all'epoca della guerra del Golfo, quando per aver cercato di promuovere l'opposizione ad essa, fui tratto in tribunale ed il processo ebbe esito a me favorevole). Alle altre persone che stanno subendo procedimenti giudiziari per essersi opposti alla guerra esprimo la mia solidarietà, la solidarietà di una persona che ritiene che alla guerra e alla violenza occorre opporsi nel modo più limpido e intransigente: con la nonviolenza. * La nonviolenza è più forte Questa vicenda mi conforta ancor più nella convinzione che è possibile opporsi con efficacia e concretamente al potere militare con la forza della nonviolenza; credo sinceramente che se il movimento pacifista italiano avesse scelto la via della nonviolenza concreta e attiva avremmo potuto contrastare efficacemente la macchina bellica: poiché la nonviolenza è più forte. Non lo dico come articolo di fede, ma come constatazione empirica: se fossimo riusciti a invadere gli spazi aerei delle basi di decollo dei bombardieri non solo per poche ore ad Aviano, ma per giorni ed ovunque, potevamo davvero fermare la guerra. * Grazie di cuore A tutti gli amici che hanno in vario modo sostenuto o preso parte all'azione diretta nonviolenta delle «mongolfiere per la pace», a tutti coloro che hanno espresso solidarietà dopo la denuncia, ed anche naturalmente ai funzionari e gli agenti di pubblica sicurezza, di esemplare correttezza, con cui ad Aviano ci siamo guardati negli occhi riconoscendoci umani tra umani, tutti dalla guerra umiliati e feriti, e particolarmente a coloro che si sono adoperati come noi affinché nessuno dei presenti si facesse del male, un grazie di cuore. * Congedo Chiedo invece perdono alle genti balcaniche: di fermare la strage su loro scatenata col concorso del nostro paese non siamo stati capaci. Non siamo stati capaci di fermare la guerra con la forza dell'umanità, della ragione, della legalità. Potevamo riuscirci, e non ci siamo riusciti. Mi ci sveglio ancora in affanno la notte, ne provo un rimorso che non mi dà pace. 19. Mongolfiere per la pace (20 settembre 2000) Una tecnica nonviolenta per contrastare operativamente la guerra, per la prima volta sperimentata lo scorso anno. Per uscire dalla subalternità ed opporsi concretamente alla guerra con la "nonviolenza dei forti". Vorremmo segnalare e proporre alla riflessione una nuova tecnica nonviolenta per la prima volta sperimentata lo scorso anno ad Aviano per ostacolare i decolli dei bombardieri. La tecnica nonviolenta delle mongolfiere per la pace. Si tratta di una modalità concreta ed efficace di opposizione alla guerra, che non si limita alla testimonianza simbolica ma contrasta operativamente la macchina bellica. Elaborata dal "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo nel periodo della guerra illegale e stragista del 1999, sperimentata efficacemente per alcune ore ad Aviano in quel tragico frangente, essa si fonda sulla consapevolezza che l'unico momento in cui è possibile opporsi efficacemente ai bombardieri stragisti con un'azione nonviolenta senza mettere in pericolo la vita di alcuno è quello immediatamente antecedente il decollo: si tratta cioè di impedire il decollo dei bombardieri. Essendo le basi aeree militari in periodo di guerra evidentemente non penetrabili senza mettere in pericolo la vita di alcuno, l'unica possibilità nonviolenta concreta e praticabile di impedire i decolli consiste nell'ostruire lo spazio aereo circostante e sovrastante le piste di decollo con oggetti che ingombrino lo spazio, ostacolino la visuale, disturbino sensibilmente i congegni elettronici della base e degli aerei. Di qui l'idea delle mongolfiere per la pace, ovvero l'occupazione dello spazio aereo intorno e sopra le basi militari così da effettivamente ostacolare ed impedire il decollo dei bombardieri. Tali mongolfiere, realizzate con materiali di costo assai basso, non inquinanti, controllate con la tecnica del "pallone frenato" affinché non possano provocare pericoli a persone o beni altrui, recanti piccoli componenti metallici di disturbo per le apparecchiature elettroniche militari, possono efficacemente contrastare i decolli dei bombardieri. Segnaliamo en passant che l'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace è stata l'unica azione in Italia che ha contrastato operativamente la guerra lo scorso anno; l'unica che si è contrapposta materialmente sul piano strategico, tattico, logistico e per così dire "sul terreno", alla macchina bellica; l'unica non meramente simbolica o finalizzata alla visibilità sui mass-media, bensì pensata e realizzata come intervento concreto ed efficace nel conflitto, come azione di contrasto reale alla guerra; appunto come intervento pratico della nonviolenza per fermare eserciti e stragi; l'unica in una logica non vittimistica, bensì intesa come "nonviolenza dei forti" che combatte nonviolentemente contro la guerra ed i suoi apparati per sconfiggerli sul campo e renderli impotenti. Naturalmente questa tecnica nonviolenta richiede, per essere applicata, piena e pienamente consapevole assunzione personale di responsabilità, limpidezza di condotta ed assoluta fedeltà alla nonviolenza da parte di chi la utilizza. Lo scorso anno raccogliemmo alcuni materiali relativi a questa proposta ed esperienza in una "Guida pratica all'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri". 20. Da "In cammino verso Assisi" n. 27 del 23 settembre 2000 Chi scrive queste righe è da tempo persuaso della necessità che la nonviolenza divenga l'asse dell'impegno politico (e non solo sociale e culturale), e che si sviluppi una riflessione ed una prassi ad essa ispirata che sappiano essere concreto intervento, lotta incessante, affermazione limpida e persuasa di umanità nel vivo del conflitto, contrastando la violenza ovunque essa operi e comunque si mascheri. La nonviolenza è lotta, se non è lotta non è affatto. La nonviolenza è la scelta del rigore intellettuale e morale, o non è. La nonviolenza è l'unica scelta che invera pace, democrazia, diritti umani e difesa della biosfera, che afferma la coerenza tra mezzi e fini, che riconosce la dignità di tutti, che istituisce una convivenza non oppressiva, che rompe incessantemente le complicità con l 'ingiustizia, che suscita la rivolta contro il male, che chiama incessantemente alla responsabilità ed alla solidarietà. Vale la pena farne misura e strumento del nostro agire, e specchio al nostro riflettere. Ma ancora una parola sentiamo che va detta: c'è un trauma che occorre saper dichiarare e discutere, per elaborarne il lutto e per ricavarne ammaestramenti necessari ed urgenti: la vicenda della guerra dello scorso anno e la correlata catastrofe del movimento pacifista in Italia. Ci si permetta di esprimere una nostra franca opinione, che offriamo quale semplice contributo ad una discussione che ci sembra improcrastinabile. La guerra balcanica del 1999 non è stata soltanto un eccidio barbarico, per eseguire il quale è stata altresì infranta la nostra Costituzione italiana, e con essa la carta delle Nazioni Unite ed i cardini stessi del diritto internazionale; è stata anche la catastrofe di una cultura, di un comune sentire e di una esperienza organizzata, quella del pacifismo italiano come movimento di massa e orientamento diffuso così come lo avevamo costruito, sviluppato e verificato a partire da quel grande momento di verità e di ricerca che fu l'opposizione ai missili nucleari a Comiso vent'anni fa, quando culture diverse si incontrarono e si riconobbero e trovarono un forte elemento di coesione proprio nell'incontro con la nonviolenza (sebbene per molti limitatamente al suo aspetto meramente metodologico, di repertorio di strategie e di tecniche, e quindi con un fraintendimento, un'ambiguità di fondo). Ebbene, quel movimento pacifista è crollato alla prova della guerra dei Balcani. Abbiamo più volte proposto la nostra analisi di questo collasso; qui ne riassumiamo di scorcio i termini essenziali. Da un lato ha clamorosamente rivelato la sua inanità il pacifismo parastatale e burocratico, subalterno e incapace a contrastare frontalmente il governo guerriero, stragista e fuorilegge, e ad opporsi operativamente alla macchina bellica che dispiegava la sua furia. Dall'altro ha dimostrato definitivamente agli occhi di tutti la sua inammissibilità morale ed intellettuale, ed il suo esito nichilista, il preteso pacifismo urlatore ed ambiguo, quello che si dichiara contro la pena di morte, ma quando gli assassini sono "amici" e "liberatori" allora non sono assassini ma "giustizieri" e vanno osannati; quello che è contro la guerra, ma quando a fare la guerra sono "i nostri compagni" allora la guerra è "giusta e necessaria", e così via in un'orgia di retorica oscena e scellerata. Questo sedicente pacifismo in realtà è omologo nei suoi fondamenti e nei suoi esiti ai poteri che dichiara di combattere: è omologo a chi glorifica le uccisioni "in nome di Dio" o della patria o della purezza o di altre ideologie adoratrici della morte; è omologo alla Nato che commette stragi "in nome dei diritti umani". E dunque non è lotta per la pace, ma qualcosa d'altro e di oscuro. Nel 1999 era possibile contrastare efficacemente la guerra ed occorreva farlo qui, in Italia, di dove il grosso dei bombardieri stragisti decollava a recar morte alle genti balcaniche: ma occorreva aver fatto la scelta della nonviolenza, occorreva l'azione diretta nonviolenta per bloccare concretamente i decolli dei bombardieri. Era possibile riuscirci: per poche ore ad Aviano ci siamo riusciti con l'azione diretta nonviolenta delle "mongolfiere per la pace". Se invece di essere poche persone, fossimo stati in migliaia, avremmo fermato la guerra (fosse pure solo in parte e per poco, ed al prezzo di innumerevoli fermi e denunce ed arresti di militanti rigorosamente nonviolenti), dimostrando che la nonviolenza può essere più forte della macchina bellica, dimostrando che la nonviolenza non è testimonianza vittimistica, ma lotta la più rigorosa e concreta, che alla violenza ed ai suoi apparati si oppone in campo aperto, operativamente, per fermarla e sconfiggerli. Ma la guerra non fu fermata, la legalità costituzionale non fu adeguatamente difesa, perché la gran parte del movimento pacifista italiano era interessata ad altro: a comparire in televisione, a coltivare carriere, ad occhieggiare le elezioni, a buscare una fetta di "aiuti" da gestire, a recitare le predicazioni vaniloquenti e le squallide e sciagurate simulazioni delle guerriglie nei week-end, a contrattare qualche prebenda o anche solo a sgravarsi la coscienza facendo qualche allegra marcetta o qualche nobile mozione o qualche idiota e criminale sassaiola. E la guerra non fu fermata perché la gran parte del movimento pacifista italiano era ambiguo sulla violenza; ed invece solo con la scelta della nonviolenza si poteva fronteggiare e contrastare la macchina bellica; sì, solo con la nonviolenza era possibile affrontare sul terreno, operativamente, la macchina bellica e riuscire ad infliggerle una sconfitta. La nonviolenza restò minoritaria, incompresa, irrisa perfino (e pagò lo scotto altresì della confusione e delle piccinerie che regnano tra gli stessi amici della nonviolenza, che sovente confondono nonviolenza e buone maniere, nonviolenza e mero volersi bene, nonviolenza e astensione, la nonviolenza riducendo a devozione privata così denegandone la decisiva dimensione di lotta di massa, di "omnicrazia" per dirla con Capitini). Ed il movimento pacifista fu annientato dalle sue stesse ambiguità, dalla sua stessa pusillanimità. Lo scriviamo per l'ennesima volta: di questo dovremo pur ragionare una buona volta: altre guerre si preparano, e o si avrà la capacità di costruire un movimento di massa fondato sulla nonviolenza che la guerra contrasti concretamente, oppure si continuerà a recitare il pacifismo, e si resterà di fatto complici e scimmie degli stragisti. O si comincia davvero a contrastare praticamente, operativamente, gli eserciti e le armi, le guerre e le violenze, oppure meglio sarebbe starsene zitti. 21. Una opportuna postilla Per una riflessione più approfondita sulla nonviolenza rinviamo al nostro lavoro La nonviolenza contro la guerra, scaricabile dal sito di Peacelink. Sempre su Peacelink è presente la stesura aggiornata al 1999 del nostro lavoro Uomini di pace. Ulteriori materiali per la formazione alla nonviolenza abbiamo pubblicato negli ultimi mesi nella mailing list "pace" di Peacelink: un punto di partenza per ulteriori ricerche possono essere i 27 fascicoli del notiziario "In cammino verso Assisi" (in particolare il n. 26, del 22 settembre 2000, reca un'ampia bibliografia introduttiva sulla nonviolenza; il n. 27, del 23 settembre, un elenco di siti utili di movimenti nonviolenti o vicini alla nonviolenza).
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