[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
La nonviolenza e' in cammino. 420
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 420
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 19 Nov 2002 01:23:31 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 420 del 19 novembre 2002 Sommario di questo numero: 1. Per Francesco De Martino 2. Un articolo dalla cronaca di Viterbo del "Messaggero" 3. Un articolo dalla cronaca di Viterbo del "Tempo" 4. Gerard Lutte, un dovere morale 5. Paolo Flores d'Arcais, non puo' essere tempo da sepolcri imbiancati 6. Peppe Sini, tre glosse ai precedenti articoli di Gerardo e di Flores d'Arcais 7. Luce Fabbri, una lezione 8. Bianca Guidetti Serra, l'ultimo incontro con Emanuele Artom 9. Marianne Moore, al progresso militare 10. Pat Patfoort, per rendere la nonviolenza realizzabile ed efficace 11. Antonino Caponnetto, una preghiera laica ma fervente 12. Riletture: Sara Ongaro, Le donne e la globalizzazione 13. Riletture: Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler 14. La "Carta" del Movimento Nonviolento 15. Per saperne di piu' 1. PER FRANCESCO DE MARTINO Fummo avversari della politica di Nenni e sua. Fummo felici che la sinistra unita lo portasse al senato. E quando la repubblica lo volle a vita senatore fummo orgogliosi della repubblica italiana. Vi fu in Italia una sinistra che era fatta di persone generose e oneste, la sinistra di Anna Kuliscioff, di Giuseppe Di Vittorio, di Piero Gobetti, di Antonio Gramsci, di Tomaso Serra, di Danilo Dolci, di Lorenzo Milani, di Giorgiana Masi, di Luce Fabbri. O per dirla con una formula che fu del Maquis francese: "il partito dei fucilati". Persone che possono aver sbagliato, ma sempre convinti che difendere e onorare l'umanita' fosse il primo dovere e che per questo dovere tutta la loro vita offrirono, senza illusioni ne' desideri di ricompense in questo o in alcun altro mondo. Di questa sinistra anche Francesco De Martino, da Giustizia e Liberta' alla sinistra unita, ha fatto parte. Ed e' uno dei nostri. 2. DOCUMENTAZIONE. UN ARTICOLO DALLA CRONACA DI VITERBO DEL "MESSAGGERO" [Dalla cronaca di Viterbo del quotidiano "Il messaggero" del 18 novembre 2002] Da ieri pomeriggio Viterbo e' diventata il centro dell'inchiesta sui no global, avviata dalla Procura di Cosenza, che ha portato ben tredici persone in carcere e sette agli arresti domiciliari. Proprio ieri infatti, sette delle tredici persone arrestate ["Il messaggero" li pubblica, ma noi abbiamo naturalmente omesso i nomi - ndr -], sono stati trasferiti nel carcere viterbese di Mammagialla dove stamattina saranno interrogati dal magistrato che conduce l'inchiesta. Ieri intanto i detenuti sono stati visitati in carcere dal parlamentare della Margherita Giuseppe Fioroni e dai consiglieri regionali dei Verdi, Angelo Bonelli, e dei Comunisti italiani, Alessio D'Amato. "Ho trovato soggetti - ha detto Fioroni - che nella quotidianita' si occupano di insegnamento, di mense per extracomunitari, di riabilitazione dei disabili e dei malati psichiatrici. Mi auguro che la magistratura concluda rapidamente le proprie indagini per fare chiarezza su tutta la vicenda". "In generale - hanno raccontato Bonelli e D'Amato - le loro condizioni di salute sono buone. La situazione e' differente dal punto di vista psicologico. Ci siamo trovati davanti a persone sbigottite, emotivamente colpite, preoccupate per l'enormita' delle imputazioni nei loro confronti. A causa dei continui spostamenti, non hanno un centesimo neppure per comprare le sigarette. Li abbiamo tranquillizzati e abbiamo fornito loro un fondo di denaro per le necessita' piu' impellenti. Prima fra tutti, inviare telegrammi alle loro famiglie, possibilita' della quale non erano stati informati. Li abbiamo anche informati della grande mobilitazione democratica che si e' sviluppata in tutto il paese dopo il loro arresto". Per stamattina [lunedi 18 novembre - ndr-] intanto e' prevista una mobilitazione davanti al carcere di Mammagialla, organizzata dalla Cgil, da associazioni e dai partiti della sinistra, proprio in concomitanza con gli interrogatori. 3. DOCUMENTAZIONE. UN ARTICOLO DALLA CRONACA DI VITERBO DEL "TEMPO" [Dalla cronaca di Viterbo del quotidiano "Il Tempo" del 18 novembre 2002] IL leader dei Disobbedienti napoletani e' stato trasferito ieri dal carcere di Trani al "Mammagialla" di Viterbo, dove oggi dovrebbe essere interrogato. La notizia e' stata resa nota dai rappresentanti della rete dei Disobbedienti. La misura, hanno spiegato, sarebbe stata disposta per motivi di ordine pubblico. Si svolgera' quindi nel supercarcere di Viterbo l'interrogatorio del leader della rete No Global della Campania, arrestato nell'ambito dell'inchiesta della Procura di Cosenza. Lo rende noto il suo legale, Carmine Malinconico, per il quale l'inchiesta che ha fatto scattare i venti arresti "e' debolissima sul piano processuale e tecnico". Secondo Malinconico "siamo in presenza di una serie di accuse, assolutamente indimostrate, di fattispecie di reati alla base delle quali ci sarebbe la partecipazione a manifestazioni e condotte che non mi pare che si possano certo qualificare come prova di fatti cosi' gravi". L'avvocato del leader No Global confida che "davanti al Tribunale del Riesame ci sia un momento di chiarificazione di questa vicenda". Il ricorso per la scarcerazione d[el suo assistito] sara' presentato dopo l'interrogatorio di domani. [Il suo assistito] sta, riferisce Malinconico, "abbastanza bene. E' un po' sconcertato dalle accuse ma per il resto, sul piano dell'umore, e' abbastanza fiducioso del fatto che la vicenda si possa chiarire. La grande solidarieta' che si e' espressa per tutti ma in particolare sul suo nome - conclude - lo sostiene in questo momento un po' difficile". I dirigenti viterbesi di Rifondazione Comunista hanno stilato una nota in cui si afferma che sara' oggi [lunedi 18 novembre - ndr -] istituito davanti al supercarcere di Viterbo "un presidio democratico per esprimere la nostra solidarieta' e per gridare forte: liberi subito, liberi tutti". Al presidio saranno presenti anche molti parlamentari ed esponenti politici. Ieri il parlamentare della Margherita Beppe Fioroni, responsabile Politiche della Solidarieta' del partito, ha incontrato nel carcere di Viterbo i sette detenuti "no global" provenienti dal carcere di Trani. [...], rinchiusi in celle singole. [Uno di loro] e' stato ricoverato in infermeria per una crisi nervosa. 4. RIFLESSIONE: GERARD LUTTE: UN DOVERE MORALE [Ringraziamo Gerard Lutte (per contatti: gerardlutte at tin.it) per averci inviato questo appassionato intervento, rispetto ad alcuni passaggi del quale esprimiamo un netto dissenso che esplicitiamo ed argomentiamo nell'articolo a firma di Peppe Sini in questo stesso numero del notiziario. Gerard Lutte, di origine belga, da molti anni in Italia, docente universitario di psicologia dell'età evolutiva, ha partecipato a Roma alla vita e alle lotte degli abitanti di una borgata di baraccati e di un quartiere popolare e ad un lavoro sociale con i giovani piu' emarginati; collabora con movimenti di solidarieta' ed esperienze di accoglienza; ha promosso iniziative mirate e concrete di solidarieta' internazionale dal basso e di auto-aiuto, con particolar riferimento alla situazione centroamericana, di impegno di liberazione con i giovani e soprattutto le bambine e i bambini di strada. Tra le opere di Gerard Lutte: Quando gli adolescenti sono adulti. I giovani in Nicaragua, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Sopprimere l'adolescenza?, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1984; Psicologia degli adolescenti e dei giovani, Il Mulino, Bologna 1987; Dalla religione al vangelo, Kappa, Roma 1989; Cinquantanove ragazze e ragazzi di strada con G. L., Principesse e sognatori nelle strade in Guatemala, Kappa, Roma 1994 (e' stata recentemente pubblicata una seconda edizione aggiornata)] Stavo a Catanzaro quando ebbi luogo il blitz organizzato da magistrati di Cosenza, contro ragazze e ragazzi del forum sociale. Seppi la notizia al termine di un incontro con operatori di comunita' di persone con problemi di eccesso di uso di droghe illegali. In conclusione al mio intervento sul tema dei "giovani nell'era della globalizzazione" incoraggiavo le comunita' ad inserirsi attivamente in questo visto movimento di alternativa alla morte annunciata provocata dall'economia di mercato. Uscendo dall'incontro, un sacerdote amico, presidente di una comunita' di giovani, mi annuncio' quanto era avvenuto all'alba e che aveva appreso dalla telefonata di uno degli arrestati. Lui lo conosceva personalmente e mi disse che questo giovane sicuramente non poteva essere implicato in atti di violenza. Lo stesso mi dissero in seguito persone che conoscevano altri arrestati. Lo stesso disse il 15 notte su Rai 3 un frate francescano. * Io credo a loro e non ai magistrati di Cosenza. Ho avuto l'occasione, alla fine degli anni '70, di osservare da vicino il ruolo di certi magistrati nella repressione del dissenso dei giovani. Una ragazza, che frequentava il nostro centro di cultura della Magliana, era stata arrestata nel corso di una manifestazione organizzata per ricordare l'assassinio di Giorgiana Masi. Era accusata di avere provocato con il lancio di una bomba molotov l'incendio di un mezzo di trasporto pubblico. Le prove presentate da alcuni accusatori erano palesemente false, contraddette da testimoni e da fotografie, e tutti si aspettavano che i giudici li avrebbero condannati per calunnia. Fu la ragazza, minuta, timida, dolce, ad essere condannata. Non importava che fosse colpevole o innocente. Importava di colpire e criminalizzare il dissenso. * Il blitz organizzato a Cosenza sembra sia stato battezzato "no global", ossia indicherebbe chiaramente l'obiettivo: il movimento che qualche giorno prima aveva dimostrato a Firenze la sua forza pacifica, il suo netto rifiuto della guerra voluta da Bush, e di una economia globale che disprezza le persone umane e provoca la morte di milioni di persone, della natura, e dell'umanita' negli uomini. L'intento del blitz sembra sia di criminalizzare il movimento di Firenze, di dividerlo, e sembrerebbe porsi in continuita' con le documentate violenze eseguite da appartenenti alle forze dell'ordine a Napoli e a Genova contro manifestanti pacifici. * Se "sovversione" significa rifiuto della guerra e dell'ingiustizia mortale dell'economia neoliberista, allora e' un dovere morale di ogni persona umana degna di questo nome. Le manifestazioni di solidarieta' con i ragazzi e le ragazze arrestati il 15 novembre sono necessarie, ma non bastano. Dobbiamo rinforzare ed allargare il movimento che coordina tante realta' di base, sparse in tutta Italia ed Europa. Esperienze di vario genere dove si tenta di costruire relazioni antagoniste a quelle dominanti del potere e della ricchezza, perche' fondate sull'amicizia liberatrice. La novita' del movimento e' che e' costituito da tante realta' diverse, autonome, che gia' agiscono nel sociale per dare una risposta ai problemi degli emarginati, che gia' sono antagoniste all'economia di mercato. Io lavoro in Guatemala con le ragazze e i ragazzi di strada che hanno formato un movimento autogestite. Loro, che sono vittime dalla miseria provocata dall'economia di mercato, si riconoscono nel movimento mondiale che vuole costruire una globalizzazione della giustizia e dell'amicizia. In Guatemala, durante il genocidio perpetrato dall'esercito, al servizio della classe dominante e del governo degli Stati Uniti, quando un leader indigeno era assassinato o arrestato, dieci persone prendevano il suo posto. Cosi' dovremmo reagire: rispondere agli attacchi contro il movimento coordinando tutte le realta' di base per sconfiggere l'ordine economico che domina il mondo ed opporci ad ogni guerra. I nostri governi europei devono essere coscienti che non rimarremo passivi se, una volta di piu', si sottomettono agli Stati Uniti per un'altra guerra. Mi auguro che i sindacati, la cui presenza a Firenze segna l'inizio di un'alleanza feconda tra giovani, organizzazioni di base e classe operaia, proclameranno uno sciopero generale in tutta l'Europa, che molti giovani rifiuteranno di andare alla guerra, che rifiuteremo di pagare le imposte per la guerra. Solo la sovvenzione dell'amicizia ci salvera' dalla morte annunciata che si chiama globalizzazione neo-liberista... 5. RIFLESSIONE. PAOLO FLORES D'ARCAIS: NON PUO' ESSERE TEMPO DA SEPOLCRI IMBIANCATI [Riceviamo da "centomovimenti" (per contatti: e-mail: direzione at centomovimenti.it, sito: www.manipulite.it) questo intervento di Paolo Flores D'Arcais, rispetto ad alcuni passaggi del quale esprimiamo un netto dissenso che nel merito esplicitiamo ed argomentiamo nell'articolo seguente a firma di Peppe Sini (ma che si estende anche alla forma di alcuni passaggi: da Franco Fortini molti anni fa imparammo a non ammettere che di certi argomenti e massime riferendosi ad esseri umani si parli in tono ironico o volgare - cosa che forse in questo articolo accade in piu' punti). Paolo Flores d'Arcais, nato nel 1944, studioso e docente di filosofia, intellettuale di forte impegno civile, collabora a vari quotidiani ("La Repubblica", "El Pais", "Frankfurter Rundschau") e dirige la rivista "MicroMega", di forte esplicito impegno contro mafia e regime della corruzione. Tra le opere di Paolo Flores D'Arcais: Etica senza fede, Einaudi, Torino 1992; Il disincanto tradito, Bollati Boringhieri, Torino 1994; Hannah Arendt. Esistenza e liberta', Donzelli, Roma 1995] ... L'ingiustizia di questi arresti e' gia' scritta nella enormita' e nell'inverosimiglianza delle accuse (giudicate in precedenza inconsistenti, sulla base dello stesso dossier di carabinieri e polizia, dalle procure di Genova, Torino, Napoli) : "cospirazione politica al fine di turbare l'esercizio del governo e sovvertire violentemente l'ordinamento economico costituito nello Stato". Tali accuse o vengono interpretate in senso berlusconiano, dove ogni critica e perfino ogni ossequio che non sia pero' "pronto, cieco, assoluto" vengono considerati un intralcio ("turbamento") all'esercizio del governo, ma in questo caso e' evidente che cio' non ha nulla a che fare con il codice penale (e semmai qualcosa contro il codice lo compie chi voglia trasformare in reato delle opinioni, visto che la liberta' d'opinione e' un valore intangibile costituzionalmente garantito). Oppure la "associazione sovversiva contro l'ordinamento, ecc." significa, ne' piu' ne' meno, il tentativo in atto della presa del potere vuoi tramite una violenta rivoluzione, vuoi con la violenza di un "golpe". Questo secondo caso e' tipico della destre, e dunque e' qui fuori luogo. Quali sarebbero le prove, allora, che e' in fattiva preparazione la prima ipotesi (che implica armi, radio clandestine, nuclei segreti capillarmente diffusi sul territorio, eccetera)? Che un sito si chiamava www.radiogap.net. "Gap", cioe' "lotta armata", capite?! (In realta' e' l'acronimo di Global Radio Project. Da qui un inevitabile inciso: perche' in tutti questi anni non e' stato ancora arrestato il gruppo rock "Dirotta su Cuba" le cui intenzioni di terrorismo internazionale sono smaccatamente evidenti?). Che un'imputata, analizzando come difendersi dalla repressione della polizia nel corso di un corteo, aveva scritto: "solo in gruppo e' possibile liberare qualcuno dalle grinfie dei poliziotti" e aveva ribadito il concetto in quello strumento di comunicazione cospirativa che e' l'agenzia di stampa "Adn Kronos". Prove schiaccianti, come si vede. Ma i magistrati di Cosenza non si sarebbero accontentati di esse se non avessero trovato la prova regina dell'insurrezione in atto: il lancio di ortaggi contro le forze dell'ordine. Di fronte a tanto evidente pericolo per l'ordinamento repubblicano, come si poteva non procedere alla retata e agli arresti? Non c'e' nulla su cui sorridere, pero'. Non solo perche' ci sono venti persone ingiustamente in galera, ma perche' siamo a un atto che minaccia di aprire una nuova stagione di "strategia della tensione". Questa, si', capace di alimentare - anche al di la' delle intenzioni - tentazioni eversive: la messa in mora del diritto di manifestare, per cominciare. Un diritto talmente consustanziale alle democrazie liberali che, storicamente, ha preceduto la conquista del suffragio universale. La gravita' dell'iniziativa e' moltiplicata, se possibile, dalla notizia - riportata da "La Repubblica" con inequivoca precisione di dettagli - secondo cui gli arresti erano stato programmati per i giorni precedenti la manifestazione di Firenze, e che solo un "consiglio" ministeriale li ha fatti posporre. Superfluo ogni commento sia sulle soggezione a una interferenza del potere politico, sia sulla azione devastante di interferenza che, invece, gli arresti - del tutto ingiustificati, e che dunque verranno presto abrogati dai magistrati di controllo - avrebbero avuto rispetto al milione di persone intenzionate a sfilare pacificamente, come si e' visto, malgrado tutte le provocazioni della destra politica e massmediatica nei giorni precedenti. E per favore, non si sbrodoli una volta di piu' la farsesca accusa di "usare due pesi e due misure" contro chi, come noi, stigmatizza l'ingiustizia compiuta oggi, mentre ha sostenuto (e continua a sostenere) il doveroso operato del pool Mani Pulite. Obiezione da "cavoli a merenda", di fronte ad una posizione di assoluta coerenza. E anzi di coerenza assolutamente garantista. Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere, infatti, l'autonomia della magistratura di fronte ad ogni interferenza del potere politico. Perche' nell'orizzonte di questa autonomia si puo' sperare che vengano corrette le troppe iniquita' che ogni giorno accompagnano l'amministrazione della giustizia, mentre l'interferenza del potere politico garantisce solo che tali iniquita' si moltiplichino a dismisura: impunita' per gli "eccellenti" di ogni potere, tolleranza zero per chi non ha santi in paradiso o e' inviso agli "eccellenti" medesimi. Proprio per questo, pero', non abbiamo mai dimenticato di criticare le ingiustizie o gli errori commessi dai magistrati, senza trincerarci dietro la formula pilatesca delle sentenze che si devono rispettare. Si rispettano, ovviamente, nel senso che non si organizzano assalti ai carceri per far evadere chi giudichiamo ingiustamente detenuto, ma si commentano, portando tutte le argomentazioni di cui si e' capaci. Proprio per questo abbiamo condannato le ingiustizie commesse - una vita fa - contro Valpreda, o l'altro ieri contro il predecessore di Ciampi alla Banca d'Italia, l'indimenticabile governatore Baffi (e il suo piu' stretto collaboratore Sarcinelli) o ieri contro Enzo Tortora. Del nostro impegno contro altrettanti episodi di malagiustizia potremmo fare una lista assai lunga. I finti garantisti di oggi, invece, nulla videro e nulla vedono, se non quando si tratti dei loro amici, o degli amici degli amici, benche' tutte le garanzie processuali siano state piu' che rispettate e le prove di colpevolezza abbiano nome "Legione". Ecco perche' abbiamo invece sempre portato ad esempio di garantismo i magistrati del pool milanese di Mani Pulite e quelli dei pool antimafia che si sono succeduti a Palermo: magistrati esemplari, imparziali, che non hanno mai guardato in faccia a nessuno, tanto che hanno agito sempre in sintonia tra loro malgrado le opinioni politiche diversissime e perfino antitetiche. Perche', come magistrati, le mettevano da parte e obbedivano "soggetti soltanto alla legge". Nell'esercizio delle loro funzioni, percio', apolitici o impolitici. Difendere senza incertezze l'autonomia della magistratura (fin all'autogoverno della medesima) e criticare senza incertezze ogni singola decisione giudiziaria che si ritenga iniqua (portando argomenti) sono due facce indivisibili di uno stesso atteggiamento di cittadinanza attiva in difesa della legalita'. Abbiamo gia' detto di come l'enormita' e l'inverosimiglianza delle imputazioni fara' sgonfiare l'inchiesta in corso contro i venti no-global, ed evidenzi l'ingiustizia della loro detenzione. Ma quando perfino mass-media (ed esponenti politici) "perinde ac cadaver" berlusconiani arrivano a stigmatizzare la decisione come un "azzardo giuridico" vuol dire che nessun democratico puo' tacere, o assumere posizioni anche minimamente ambigue.... per ogni democratico (e tanto piu' per chi in parlamento si dichiara all'opposizione) non puo' essere tempo da sepolcri imbiancati... 6. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: TRE GLOSSE AI PRECEDENTI ARTICOLI DI GERARDO E DI FLORES D'ARCAIS Primo: se non fossi d'accordo su parte essenziale del contenuto di questi articoli non li riprodurrei in questo foglio che esce sotto la mia responsabilita' (il che ovviamente mi espone con gli autori di tutti gli articoli ad essere imputato di diffamazione a mezzo stampa, imputazione per la quale da tre decenni subisco e ho tuttora in corso numerosi processi penali e civili intentatimi da politicanti e pubblici amministratori corrotti, imprenditori legati ad affari e poteri criminali, rappresentanti di poteri occulti, faccendieri di affari sporchi e gruppi mafiosi). * Secondo: alla luce di quel poco che ancor oggi sappiamo delle indagini, mi pare di poter confermare l'impressione che la detenzione preventiva di alcuni militanti di gruppi impegnati contro i crimini della globalizzazione neoliberista sia non adeguatamente motivata, e quindi possa e debba essere ritenuta ingiusta. E mi pare altresi' di dover confermare che la magistratura debba essere rispettata nel suo lavoro sempre, non solo quando colpisce gli avversari politici. Naturalmente rispettare il lavoro della magistratura non significa non criticare l'operato dei magistrati, o la gestione delle inchieste. Le critiche sono non solo legittime, ma necessarie ed utili all'accertamento stesso della verita' dei fatti. Ed infine: nessuno a questo mondo e' infallibile, e personalmente ho visto troppi processi, sia dal banco degli imputati che dai banchi del pubblico, per non sapere che anche in questo ambito gli errori sono possibili e frequenti, troppo frequenti, troppo terribilmente frequenti. * Terzo: ma quel che trovo sbagliato ed irresponsabile in molti interventi di varie persone e strutture in questi giorni, ed anche purtroppo in certi insufficientemente meditati passaggi degli interventi di Gerardo, che e' un luminoso maestro e un amico carissimo, e di Flores d'Arcais, la cui attivita' di studioso e di operatore culturale di stupendo impegno civile ammiro profondamente, e' il rischio che essi passaggi ed esse formulazioni siano interpretati come un appiattimento delle posizioni tale per cui o si e' solidali condividendo le posizioni e le responsabilita' degli arrestati o si e' - lasciate che prolunghi cio' che e' implicito - qualcosa di simile a degli idioti, o dei mascalzoni. E questa e' una scempiaggine che, implicita o esplicita, non accetto. * Sono con tutto il cuore schierato da sempre in difesa dei diritti umani di tutti. Alcune delle cose spacciate per scoperte odiernissime che in questi ultimi anni sono ripetute da molti giovani personalmente le penso e le dico e le scrivo da tre decenni. Chi mi conosce sa che ho pur pagato qualche prezzo per restare su posizioni rigorose mentre altri chiudevano un occhio su fatti su cui un occhio non si poteva chiudere, o davano l'assalto alla diligenza dei soldi pubblici (con quali soldi si pagano gli stipendi dei burocrati dei partiti democratici e di molte apprezzabilissime ong?), o facevano la scalata alle redazioni prestigiose ed alle alte cattedre (che per solito, ahime', non si fa senza qualche patronage o cordata). E poiche' negli anni '70 ero gia' un militante in Italia ricordo bene quante persone furono assassinate anche per l'irresponsabilita' di molti che dicevano "brucia, ragazzo, brucia" o che escogitavano e propalavano motivi per giustificare i deliranti inneggiamenti alla violenza che poi i piu' stupidi prendevano sul serio (dovrebbe essere resa obbligatoria la lettura dei Fratelli Karamazov in tutte le scuole e nelle pubbliche piazze, penso da allora). E detto tutto questo mi prendo il privilegio di dire: a) difendiamo i diritti umani degli arrestati, e credo - per quel poco che ne so - ingiustamente arrestati, ed auspichiamo la loro scarcerazione in attesa del processo, se non vi siano i gravissimi motivi che l'ordinamento prevede perche' una persona sia detenuta prima di una condanna; b) contrastiamo ogni ideologia e prassi favorevole alle violenza; e se facciamo questo diciamo anche che certi proclami e pratiche dei cosiddetti "Disobbedienti" sono inammissibili, e che i loro "leader" non sono nostri compagni di lotta, ma nostri avversari, e tra i nostri avversari piu' netti; c) la si pianti tutti di gridare slogan insensati inneggianti alla "sovversione"; se lo dice Gerardo, che e' uno degli uomini piu' buoni del mondo, tutti sappiamo che intende una cosa buona e giusta, ovvero il rovesciamento di tutte le ingiustizie e le sopraffazioni, un generoso venire in soccorso di tutti gli oppressi e i sofferenti; ma la stessa parola ha per altri ben altro significato, e cosi' come abbiamo il dovere di opporci alla prassi eversiva di Bossi e Berlusconi, mi si permettera' di dire che mi oppongo anche a quella di chi usa le spranghe e la menzogna e il militarismo e insomma la violenza pensando che cosi' costruisce "un mondo diverso possibile" ed invece col suo agire contribuisce alla ricostituzione di quel mondo di cui fu teorico e ministro quel Giovanni Gentile - ahilui - che faceva l'elogio della "filosofia col manganello"; d) non ci lanciamo in proclami insensati che pretendono di far credere che in Italia ogni residuo barlume di liberta' sia gia' spento; e soprattutto non si lancino in cio' persone (e non parlo certo di Gerardo, e naturalmente non mi riferisco adesso qui neppure a Flores d'Arcais) che in questo paese godono di privilegi enormi. E' in corso in Italia una lotta assai grave e profonda tra l'eversione di destra al potere e il campo che vuol difendere la democrazia, la legalita' costituzionale, lo stato di diritto, i diritti umani (non necessariamente in quest'ordine, e non necessariamente tutti tutte queste cose, lo so: ma sono comunque un medesimo campo); non aiutiamo l'eversione al potere consentendo al suo attacco alla magistratura, alla Costituzione, all'ordinamento giuridico democratico, ai diritti umani. Non diamo per persa una lotta che e' in corso; e) ed ancora: non proponiamo iniziative folli: solo chi gode di enormi privilegi puo' proporre di "autodenunciarsi", moltissime delle persone migliori vivono gia' una situazione cosi' esposta che a simili iniziative non possono consentire; e moltissimi giovani ingenui potrebbero essere messi nei guai da appelli irresponsabili; f) ed infine, per non farla troppo lunga: nessuno pretenda di avere la verita' in tasca: esprima le proprie opinioni limitandosi a quanto sa ed a quanto sinceramente ritiene, poiche' potrebbe accadere - e voglio sperare e credere che cosi' non sia - che domani si potrebbe venire a sapere che alcuni gravi reati (concreti ed effettivamente avvenuti) davvero siano stati commessi anche da persone insospettabili di tanto, e da povero vecchierello ricordo come negli anni '70 amici carissimi ed autorevolissimi si sbracciavano a negare che tizio o caio potessero essere responsabili di questo o quello, e la realta' aronianamente li smenti'. * Auguro di tutto cuore agli arrestati di essere liberati al piu' presto, poiche' cosi' come recita un fondamentale principio giuridico li considero innocenti finche' una loro eventuale colpevolezza di qualche effettivo reato non dovesse essere provata. E spero che l'attivita' della magistratura giunga a conclusioni certe al piu' presto. E chiedo a tutti di misurare le parole e di farla finita con atteggiamenti irresponsabili. E chiedo a quanti sono impegnati nel movimento per la pace, per i diritti umani a tutti gli esseri umani, e contro l'ingiustizia globale, di prendere una posizione netta contro la violenza. Personalmente poi credo che se non si fa la scelta della nonviolenza non si puo' lottare efficacemente contro la violenza, il sessismo, il razzismo, lo sfruttamento, l'inquinamento e la guerra. Ma anche senza pretendere che altri facciano questa scelta nonviolenta che e' la mia, ebbene, almeno la scelta di opporsi alla violenza tutti coloro che vogliono difendere l'umanita' dalla catastrofe devono farla; la scelta di opporsi alla violenza: davvero "senza se e senza ma". 7. MAESTRE. LUCE FABBRI: UNA LEZIONE [Il seguente minimo frammento abbiamo estratto dall'ampia e bellissima intervista di Cristina Valenti a Luce Fabbri, in "A. Rivista anarchica", n. 247, estate 1998 (disponibile in rete nel sito www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22htm). Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e generosa, un punto di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929 in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre limpida, per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio segnaliamo l'ampia e preziosa intervista a cura di Cristina Valenti: Luce Fabbri, vivendo la mia vita, apparsa su "A. rivista anarchica" dell'estate 1998 (disponibile anche nella rete telematica alla pagina web: http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22.htm ). Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a) scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore, Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL, Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962; El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona 1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo 1932; Propinqua Libertas, di prossima pubblicazione; c) scritti di storia e di critica letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena & Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli). Opere su Luce Fabbri: un punto di partenza e' l'utilissimo dossier, Ricordando Luce Fabbri, in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41] Sono convinta che la guerriglia e il terrorismo siano degli strumenti di lotta completamente negativi. 8. MAESTRE. BIANCA GUIDETTI SERRA: L'ULTIMO INCONTRO CON EMANUELE ARTOM [Da Bianca Guidetti Serra, Storie di giustizia, ingiustizia e galera, Linea d'ombra, Milano 1994, pp. 11-12. Bianca Guidetti Serra, e' stata impegnata nella Resistenza, avvocato, protagonista di straordinarie lotte civili, parlamentare. E' una delle figure piu' luminose e autorevoli della vita democratica italiana. Tra le opere di Bianca Guidetti Serra: Felicita' nell'adozione; Il paese dei Celestini (con Francesco Santanera); Le schedature Fiat; segnaliamo particolarmente Compagne, 2 voll., Einaudi, Torino 1977; e Storie di giustizia, ingiustizia e galera, Linea d'ombra, Milano 1994. Emanuele Artom e' una delle piu' grandi figure, e degli eroici martiri, della Resistenza] 19 marzo. Mi girai ancora a salutarti con la mano. Eri fermo su un dosso, la giacca a vento chiara sui pantaloni alla zuava, sempre piu' in alto rispetto a me che scendevo il prato a balzelloni. Rispondesti salutando anche tu con la mano. Era domenica. Nei giorni precedenti si era combattuto a Perosa Argentina e dintorni. Era in corso una sorta di tregua, ma tutti sapevano che non poteva durare. Da un momento all'altro sarebbe cominciato il rastrellamento. Ecco perche' quando arrivai quel mattino a "La Gianna", trovai grande agitazione. Si incrociavano voci e richiami. Chi dava ordini, chi si preparava per la partenza, chi imprecava per gli scarponi malconci o per la mancanza di armi. Qualcuno gia' si stava avviando curvo sotto il peso del sacco. Mi venisti incontro, Emanuele: "Debbo chiederti un favore visto che stai per tornare in citta'". Non ci eravamo mai frequentati, ma ci conoscevamo da tempo ed avevamo molti amici in comune. "Come commissario politico vorrei svolgere un po' di educazione tra questi giovani partigiani: penso a quando si trattera' di ricostruire il paese. Non sanno nulla di partiti, di sindacati, di democrazia. Corriamo il rischio che le cose tornino come prima". Pensavi al dopo! Le parole esatte forse non furono quelle e non vorrei suonassero artificiali a cinquant'anni di distanza; ma tante volte le ho ricordate, che credo di non essere infedele nel riferirle, quantomeno nel contenuto. Del resto, coincidono con quanto hai scritto nel tuo diario il 26 gennaio 1944: di quel giovane pronto a collaborare con i partigiani ma che dichiarava di non avere alcuna opinione politica. "Gli ho risposto quanto da due settimane vado ripetendo ai miei uomini: il fascismo non e' una tegola cadutaci per caso sulla testa; e' un effetto della apoliticita' e quindi della immoralita' del popolo italiano. Se non ci facciamo una coscienza politica non sapremo governarci e un popolo che non sa governarsi cade necessariamente sotto il dominio straniero e sotto la dittatura...". "Parlare non basta", insistevi con me, "occorre qualche libro adatto, che tratti di quei problemi, che stimoli alla lettura, alla discussione...". Il mio primo pensiero fu: "Come trovarli, sotto l'occupazione nazifascista, quei particolari libri gia' difficilmente reperibili prima della guerra?". Cogliesti dall'espressione la mia perplessita': proprio perche' c'erano delle difficolta' chiedevi aiuto. Vivendo in citta', forse, avrei potuto scovare qualcosa. Ed io mi impegnai. Cominciammo cosi' a discorrere del tuo "progetto culturale" e poi anche di tante altre cose. Per questo, quando mi incamminai per raggiungere Perosa alla ricerca di un qualche mezzo che mi consentisse il ritorno a Pinerolo e poi alla citta', mi accompagnasti per un tratto fin quando elementare prudenza consigliava di non avvicinarsi tropo alla zona che segnava la precaria fascia "libera" al di la' della quale stavano i fascisti. 9. MAESTRE. MARIANNE MOORE: AL PROGRESSO MILITARE [Da Marianne Moore, Unicorni di mare e di terra, Rizzoli, Milano 1982, p. 95. Marianne Moore, nata nel 1887 e scomparsa nel 1972, e' una delle piu' grandi poetesse americane del Novecento. Opere di Marianne Moore: una raccolta antologica delle sue poesie e' Unicorni di mare e di terra (poesie 1935-1951), Rizzoli, Milano 1981; tutte le liriche sono state tradotte nell'edizione italiana dei suoi versi in due volumi: I. Il basilisco piumato, II. Come una fortezza, Rusconi, Milano 1972-1974] Usi la tua mente come una macina per macinare pula. La lucidi e con la tua distorta arguzia ridi del tuo torso, prostrato dove il corvo s'abbatte sulle anime sgomente che il suo dio gli ha assegnate, chiama e sbatte le ali finche' il tumulto altre riserve nere fa risuscitare, guerra a basso costo. Bramano la perduta testa e perseguono il premio finche' il cielo del tramonto e' rosso. 10. MAESTRE. PAT PATFOORT: PER RENDERE LA NONVIOLENZA REALIZZABILE ED EFFICACE [Da Pat Patfoort, Una introduzione alla nonviolenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, Verona 1988, p. 1. Pat Patfoort, antropologa e biologa, e' impegnata nei movimenti nonviolenti e particolarmente nella formazione alla nonviolenza. Tra le opere di Pat Patfoort: Una introduzione alla nonviolenza, Edizioni del Movimento Nonviolento, 1988; Costruire la nonviolenza, La Meridiana, Molfetta (Ba) 1992] Per rendere la nonviolenza realizzabile ed efficace - e in particolare la forma di difesa alternativa che si basa sulla nonviolenza: la difesa popolare nonviolenta - e' necessario che il maggior numero possibile di persone entri in contatto con essa e si dia a svilupparla. 11. MAESTRI. ANTONINO CAPONNETTO: UNA PREGHIERA LAICA MA FERVENTE [Ripubblichiamo qui ancora una volta la "preghiera laica ma fervente" pronunciata da Antonino Caponnetto ai funerali di Paolo Borsellino il 24 luglio 1992 a Palermo. Erano i giorni in cui il popolo di Palermo, straziato, furente, riconquistava la citta' ferita, la strappava al regime di occupazione mafioso; e nasceva dall'azione il concetto di una nuova Resistenza. Di questa Resistenza l'anziano magistrato che aveva guidato il pool antimafia, l'uomo fisicamente cosi' fragile, visibilmente cosi' ascetico, e' stato in quell'ora tragica l'interprete, il profeta. E tutta Italia ha scoperto questo vecchio saggio, che aveva condotto il pool dell'ufficio istruzione del tribunale di Palermo dal 1983 al 1988 vivendo un'esperienza di assoluta dedizione alla lotta per la verita' e la giustizia, un'esperienza che ci e' restituita dal bel libro in cui si racconta al giornalista Saverio Lodato (Antonino Caponnetto, I miei giorni a Palermo. Storie di mafia e di giustizia raccontate a Saverio Lodato, Garzanti, Milano 1992). Nel pubblicare in opuscolo questo testo nell'ottobre '92 aggiungevamo anche le seguenti righe forse ancora utili: "Sono passati alcuni mesi dalla strage di Capaci e da quella di via D'Amelio, e forse a qualche lettore possono sfuggire i riferimenti del discorso che ripubblichiamo qui. I funerali di Paolo Borsellino si tennero in forma privata, ma vi prese parte anche il Presidente della Repubblica Scalfaro, cui Caponnetto si rivolge più volte. I fatti di 'martedi pomeriggio' di cui si fa menzione per censurare chi provoco' fino alla collera l'indignazione del popolo di Palermo ferito e oltraggiato si riferiscono a quanto accadde in occasione dei funerali degli agenti di scorta, quando l'insurrezione morale del popolo di Palermo si scontro' con la sordita', la vacua ritualita', l'indifferenza spirituale di apparati e potenti". Il testo che diamo deriva dalla registrazione del discorso orale, lo abbiamo ripreso dalla stampa conservandone anche gli eventuali difetti di trascrizione (abbiamo seguito il testo pubblicato sul quotidiano "Il messaggero"" il 25 luglio '92, ma molti giornali lo pubblicarono piu' o meno integralmente). Antonino Caponnetto, nato a Caltanissetta nel 1920, dal 1954 in magistratura, sostituto procuratore generale presso la Corte d'Appello di Firenze. Nel novembre 1983 viene inviato, su sua richiesta, presso il Tribunale di Palermo a dirigere l'Ufficio Istruzione prendendo il posto e continuando la lotta di Rocco Chinnici assassinato dalla mafia. Crea e dirige il pool antimafia con Falcone e Borsellino, che fa luce sulla struttura di Cosa Nostra, e istruisce il maxiprocesso alla mafia dando un colpo durissimo ai poteri criminali ed ai loro complici. Dal 1990 collocato a riposo, prosegue nel suo impegno civile di coscientizzazione e di lotta per il diritto e la dignità umana. Tra le opere di e su Antonino Caponnetto: innanzitutto il libro-intervista I miei giorni a Palermo. Storie di mafia e di giustizia raccontate a Saverio Lodato, Garzanti, Milano 1992; cfr. anche il libro-intervista a cura di Pierluigi Diaco e Roberto Pavone, Una vita una speranza, Giuseppe Bonanno Editore, Acireale 1993. Un commosso ritratto di Caponnetto e' stato scritto da Nando dalla Chiesa, Storie eretiche di cittadini perbene, Einaudi, Torino 1999, alle pp. 168-171. Naturalmente si legga anche l'ordinanza-sentenza che porto' al maxiprocesso alla mafia, pubblicata per ampi estratti a cura di Corrado Stajano, Mafia. L'atto d' accusa dei giudici di Palermo, Editori Riuniti, Roma 1986. Sull'esperienza del pool guidato da Caponnetto, cosi' come sul maxiprocesso alla mafia dal pool istruito, esiste una vasta letteratura, con particolar riferimento alle nobili figure di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino] Queste sono le parole di un vecchio ex magistrato che e' venuto nello spazio di due mesi due volte a Palermo con il cuore a pezzi a portare l'ultimo saluto ai suoi figli, fratelli e amici con i quali ho diviso anni di lavoro di sacrificio di gioia, anche di amarezza. Soltanto poche parole per un ricordo, per un doveroso atto di contrizione che poi vi diro' e per una preghiera laica ma fervente. Il ricordo e' per l'amico Paolo, per la sua generosita', per la sua umanita', per il coraggio con cui ha affrontato la vita e con cui e' andato incontro alla morte annunciata, per la sua radicata fede cattolica, per il suo amore immenso portato alla famiglia e agli amici tutti. Era un dono naturale che Paolo aveva, di spargere attorno a se' amore. Mi ricordo ancora il suo appassionato e incessante lavoro, divenuto frenetico negli ultimi tempi, quasi che egli sentisse incombere la fine. Ognuno di noi e non solo lo Stato gli e' debitore; ad ognuno di noi egli ha donato qualcosa di prezioso e di raro che tutti conserveremo in fondo al cuore, e a me in particolare mancheranno terribilmente quelle sue telefonate che invariabilmente concludeva con le parole: "Ti voglio bene Antonio" ed io replicavo "Anche io ti voglio bene Paolo". C'e' un altro peso che ancora mi opprime ed e' il rimorso per quell'attimo di sconforto e di debolezza da cui sono stato colto dopo avere posato l'ultimo bacio sul viso ormai gelido, ma ancora sereno, di Paolo. Nessuno di noi, e io meno di chiunque altro, puo' dire che ormai tutto e' finito. Pensavo in quel momento di desistere dalla lotta contro la delinquenza mafiosa, mi sembrava che con la morte dell'amico fraterno tutto fosse finito. Ma in un momento simile, in un momento come questo coltivare un pensiero del genere, e me ne sono subito convinto, equivale a tradire la memoria di Paolo come pure quella di Giovanni e di Francesca. In questi pochi giorni di dolore trascorsi a Palermo che io vi confesso non vorrei lasciare piu', ho sentito in gran parte della popolazione la voglia di liberarsi da questa barbara e sanguinosa oppressione che ne cancella i diritti piu' elementari e ne vanifica la speranza di rinascita. E da qui nasce la mia preghiera dicevo laica ma fervente e la rivolgo a te, presidente, che da tanto tempo mi onori della tua amicizia, che e' stata sempre ricambiata con ammirazione infinita. La gente di Palermo e dell'intera Sicilia, ti ama presidente, ti rispetta, e soprattutto ha fiducia nella tua saggezza e nella tua fermezza. Paolo e' morto servendo lo Stato in cui credeva cosi' come prima di lui Giovanni e Francesca. Ma ora questo stesso Stato che essi hanno servito fino al sacrificio, deve dimostrare di essere veramente presente in tutte le sue articolazioni, sia con la sua forza sia con i suoi servizi. E' giunto il tempo, mi sembra, delle grandi decisioni e delle scelte di fondo, non e' piu' l'ora delle collusioni degli attendismi dei compromessi e delle furberie, e dovranno essere, presidente, dovranno essere uomini credibili, onesti, dai politici ai magistrati, a gestire con le tue illuminate direttive questa fase necessaria di rinascita morale: e' questo a mio avviso il primo e fondamentale problema preliminare ad una vera e decisa lotta alla barbarie mafiosa. Io ho apprezzato le tue parole, noi tutti le abbiamo apprezzate, le tue parole molto ferme al Csm dove hai parlato di una nuova rinascita che e' quella che noi tutti aspettiamo, e laddove anche con la fermezza che ti conosco hai giustamente condannato, censurato, quegli errori che hanno condotto martedi' pomeriggio a disordini che altrimenti non sarebbero accaduti perche' nessuno voleva che accadessero. Solo cosi' attraverso questa rigenerazione collettiva, questa rinascita morale, non resteranno inutili i sacrifici di Giovanni, di Francesca, di Paolo e di otto agenti di servizio. Anche a quegli agenti che hanno seguito i loro protetti fino alla morte va il nostro pensiero, la nostra riconoscenza, il nostro tributo di ammirazione. Tra i tanti fiori che ho visto in questi giorni lasciati da persone che spesso non firmavano nemmeno il biglietto come e' stato in questo caso, ho visto un bellissimo lilium, splendido fiore il lilium, e sotto c'erano queste poche parole senza firma: "Un solo grande fiore per un solo grande uomo solo". Mi ha colpito, presidente, questa frase che mi e' rimasta nel cuore e credo che mi rimarra' per sempre. Ma io vorrei dire a questo grande uomo, diletto amico, che non e' solo, che accanto a lui batte il cuore di tutta Palermo, batte il cuore dei familiari, degli amici, di tutta la Nazione. Caro Paolo, la lotta che hai sostenuto fino al sacrificio dovra' diventare e diventera' la lotta di ciascuno di noi, questa e' una promessa che ti faccio solenne come un giuramento. 12. RILETTURE. SARA ONGARO: LE DONNE E LA GLOBALIZZAZIONE Sara Ongaro, Le donne e la globalizzazione, Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz) 2001, pp. VIII + 98, euro 6,20. Uno studio di notevole interesse. 13. RILETTURE. JACQUES SEMELIN: SENZ'ARMI DI FRONTE A HITLER Jacques Semelin, Senz'armi di fronte a Hitler, Sonda, Milano-Torino 1993, pp. 256. Un testo ormai classico di ricostruzione storica e di analisi concettuale di molte grandi esperienze della Resistenza nonviolenta contro il nazismo. 14. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 15. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 420 del 19 novembre 2002
- Prev by Date: comunicato stampa mag 6
- Next by Date: Fw: Dario Fo e Franca Rame News - Il C@C@O della domenica
- Previous by thread: comunicato stampa mag 6
- Next by thread: Fw: Dario Fo e Franca Rame News - Il C@C@O della domenica
- Indice: