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Risposta a Report di Old friends Refugees
- Subject: Risposta a Report di Old friends Refugees
- From: "Oldfriends Refugees" <oldfriendsrefugees224 at hotmail.com>
- Date: Mon, 11 Nov 2002 12:12:16 +0100
Carissimi, vi alleghiamo copia delle nostre opinioni sulla trasmissione Report 22 ottobre 2002 e sulla vostra meravigliosa lettera di protesta...... Buona Lettura! Old friends Refugees __________________________________ Cara Milena, cari amici di Report, per prima cosa grazie per avere avuto il coraggio di affrontare alcune delle problematiche dell'idilliaco mondo del lavoro umanitario. Abbiamo deciso di scrivervi dopo aver letto la vergognosa lettera inviata dalla Associazione delle ONG italiane al Presidente RAI. Sulla nota mala gestione dei fondi delle famose Agenzie Internazionali si potrebbero scrivere chilometri di pagine, presentare denuncie che verrebbero regolarmente insabbiate, sollecitare l'apertura di inchieste che sarebbero poi finalizzate alla assoluzione degli indagati. Tipiche quelle che hanno visto personale ONU coinvolto in sfruttamento della prostituzione minorile etc., logicamente assolto perche' non si sono raccolte prove sufficienti, non si trovano i testimoni e via di questo passo. Potremmo continuare denunciando gli scandalosi stipendi dei funzionari di queste agenzie umanitarie (per i loro portafogli), dei benefits e dell'immunità di cui godono, del clientelismo nelle assunzioni di fantastici incapaci ed incompetenti desk officers dotati di grosse spinte politiche alle spalle, di come questi esperti locali e non sfruttino a loro favore il lavoro fatto dalle ONG che, se non condividono la loro strategia personale si vedono rifiutato il progetto. Noi ci limitiamo a parlare delle ONG italiane e vi chiediamo di leggere pazientemente l'allegato sicuri che vi troverete informazioni interessanti che potranno aiutarvi ad approfondire la conoscenza sull'immacolato mondo del volontariato e della cooperazione italiana. Non siamo giustizieri, siamo solo stanchi dell'ipocrisia delle ONG italiane e non. Confidiamo in voi, nella vostra serietà morale ed intellettuale e speriamo che Report non si fermi ad una sola ed unica trasmissione sulla cooperazione, ma che ne approfondisca gli aspetti più o meno qualificanti. Copia della lettera verrà ovviamente inviata al Presidente dell'Associazione delle ONG italiane ed alla rivista VITA. Leggendo l'allegato comprenderete il perché dell'anonimato. Non perdiamoci di vista, per piacere! Old Friends Refugees _______________________________________________________________ Potremmo intitolare questa lettera " La riscossa dei peones del volontariato e della cooperazione". Ma la nostra lunga lettera non è una semplice denuncia e neppure un gioco al massacro, il nostro è un grido di amarezza e di dolore che ovviamente le ONG e le varie Agenzie Internazionali non sapranno e non vorranno cogliere. Ancora una volta si trinceeranno dietro a montagne di dati da sciorinare alla prima occasione per rimbambire il pubblico donante e reagiranno indignati con grosse campagne di sensibilizzazione et. Noi siamo idealisti e sognatori ma principalmente seri professionisti con pluriennale esperienza in vari settori delle emergenze e della cooperazione (agricoltura, comunicazione, educazione e formazione professionale, ingegneria e medicina) , siamo sparsi in tutti i continenti ma con Internet il contatto è ormai quasi quotidiano. Da anni tra di noi discutiamo della cooperazione, sulla validità dei nostri interventi, da anni speriamo che le ONG affrontino il tema con serietà ed onestà. Nonostante le molte difficoltà, non sempre e solo legate alla situazione locale, continuiamo il nostro lavoro perché crediamo profondamente nella solidarietà e nella cooperazione e cosa non da poco, non ci siamo mai dimenticati che i finanziamenti sono pubblici, provengono cioè' dalle tasse pagate dai cittadini. Alcuni tra di noi sono approdati alle ONG dopo esperienze del settore privato con l'illusione e la speranza di trovare etica, onestà, competenza, serietà e principalmente trasparenza amministrativa. Siamo cittadini italiani di nascita o acquisita con matrimonio e, pur vivendo all'estero paghiamo regolarmente le tasse e nessuno di noi si é MAI economicamente arricchito coi fondi della cooperazione. Noi, "operatori della cooperazione et.", NON prendiamo stipendi da favola, tutt'altro! Ci siamo arricchiti sì, ma di esperienza e di professionalità che continuiamo a mettere a disposizione con serietà e passione, delle Agenzie Internazionali, delle ONG italiane e non, e soprattutto dei beneficiari dei vari progetti. Abbiamo letto e riletto, increduli, la lettera inviata dalle ONG italiane al Presidente della RAI e ne citiamo testualmente alcune frasi che ci hanno sconcertato. "lo scorso martedì 22 ottobre la trasmissione Report, su Raitre in prima serata, ha offerto un'immagine del volontariato italiano impegnato nella cooperazione e nella solidarietà internazionale, gravemente lesiva della sua reputazione e assai lontana dalla realtà. Nel corso della trasmissione sono state infatti diffuse verità parziali, ma quel che è peggio, vere e proprie menzogne, che non si addicono al servizio pubblico." Abbiamo seguito con molto interesse e coinvolgimento la trasmissione e letto in Internet la trascrizione dei testi. Per quanto ci riguarda non ci sembrano menzogne, magari solo una parziale verità che meriterebbe di essere approfondita con più onestà e coraggio, specialmente da parte delle Agenzie Internazionali e delle ONG tutte, non solo quelle italiane. "Per questo, la nostra Associazione intende accompagnare e sostenere le azioni, anche legali, dei propri associati che intendano tutelare la propria immagine e, con essa, il futuro della solidarietà internazionale del nostro Paese." Queste parole ci hanno inorridito e ci chiediamo quale mente possa aver concepito l'idea di un'azione legale e contro chi: contro gli intervistati, gli intervistatori? O contro la libertà d'espressione e di informazione? Una simile affermazione lascia intendere che le ONG hanno la coda di paglia e che forse la trasmissione ha messo il dito nella piaga . "Chiediamo formalmente che Lei si adoperi perché la Rai ripari i gravi danni arrecati al volontariato italiano impegnato nel Sud del mondo, con una trasmissione in prima serata che dia una visione del nostro lavoro almeno aderente alla realtà. Per realizzare ciò, ci rendiamo disponibili fin da subito a un incontro di chiarimento e di definizione delle modalità per procedere in tal senso". Quali danni dovrebbe riparare la trasmissione Report? Abbiamo capito, le ONG vorrebbero una trasmissione "ripatratrice" per autoincensarsi e NON una trasmissione che affronti le molte contraddizioni del mondo del No Porfit. Noi, cooperanti con pluriennale esperienza in progetti di sviluppo e di emergenza, operanti in diverse aree del mondo ed appartenenti a varie ONG firmatarie di questa lettera (a tratti delirante), non ci sentiamo offesi o maltrattati dai contenuti della trasmissione Report. Ci sentiamo invece umiliati ed offesi dalla lettera dell'Associazione delle ONG italiane! Le 167 ONG italiane, che normalmente si fanno a pezzi tra di loro per accaparrarsi un finanziamento in più, hanno ritrovato l'unità nella difesa a spada tratta del loro status di benefattori dell'umanità, atteggiamento corporativistico o della difesa ad oltranza della pagnotta. Le ONG italiane stanno perdendo l'ennesima opportunità per analizzare e discutere seriamente il loro operato, per studiare e definire serie strategie d'intervento, per farsi conoscere e rispettare per la qualità umana e professionale dei loro interventi e per la trasparenza amministrativa. E' vero, la trasmissione REPORT ha toccato solo alcuni aspetti, ha santificato alcuni personaggi e demonizzato altri, elogiato anche a sproposito le famose ONG locali, ma per capire un poco la cooperazione, è necessario spiegarne alcuni meccanismi fondamentali. Umilmente vogliamo dare il nostro piccolo contributo e per farlo ci siamo divisi in gruppi di lavoro tematici. I Ragionieri: ovvero quelli che tra di noi si occupano appunto della gestione dei fondi e degli aspetti logistico/ amministrativi. Quelli che in loco devono fare a volte i salti mortali perché i fondi dalla sede centrale arrivano in ritardo etc. I Tecnici: ovvero gli operativi, quelli che vivono i progetti sulla loro pelle, che li scrivono e si occupano degli aspetti politici e professionali in loco, insomma, quelli che li fanno funzionare. Retribuzioni personale espatriato esperto. Le tabelle retributive sono pubbliche, accessibili a tutti. Progetti ECHO(emergenza): capo-progetto 4500Euro/mese Progetti UE: capoprogetto 4500EURO/mese Progetti MAE; variano le tabelle secondo il CV del candidato, il massimale é di 6.300.000 lordi di vecchie lire italiane. Di questi soldi circa 1.300.000 sono trattenuti alla fonte, il cooperante (magari un professionista con 20 anni d'esperienza) riceve 5milioni di vecchie lire, in pratica a malapena 3000EURO. L'affitto abitazione, alimentazione etc. sono sempre a carico dell'espatriato salvo rare eccezioni dovute a motivi di sicurezza. In zone di guerra o a rischio l'ONG affitta una sede per TUTTO il personale espatriato. Ovviamente in Africa le uniche case che si prestano a garantire decorose condizioni igieniche e di sicurezza sono le famose "meravigliose ville" di qualche grosso proprietario che le affitta a peso d'oro alle Ong. Ma per poter lavorare e bene in situazioni di forti tensioni, bisogna pure avere un tetto, un letto, acqua almeno 2-3 ore al giorno ed a volte anche l'elettricità. Ma veniamo al punto dolente: la ONG riceve i fondi per pagare il personale espatriato ma NON sempre corrisponde il salario stabilito dai donors, paga quando vuole, a volte a fine progetto altre dopo mesi e perché pressate dagli interessati. Contratti personale Progetti ECHO-Emergenza, la firma del contratto del personale espatriato avviene di regola alla FINE del progetto, si firmano contratti privati tra l'esperto e la sede centrale della ONG ed il salario può variare a seconda degli eventuali accordi tra le due parti. Sul contratto da presentare con la rendicontazione ovviamente risulta il totale delle retribuzioni stabilite nelle tabelle ufficiali di ECHO, la realtà è molto spesso un'altra. Alcune ONG "invitano" il cooperante a fare una 'DONAZIONE" alla ONG stessa decurtando dal salario un minimo di 500 EURO/mese fino ad arrivare anche a 1000-1500EURO/mese, altre lo fanno senza chiedere nessun consenso agli interessati. Un possibile rifiuto o eventuale "negoziazione" di tale personale contributo ha come conseguenza la non assegnazione dell'incarico. Insomma, il famoso "do ut des" rivisto in forma ricattatoria... Citiamo testualmente una lettera scritta da alcuni giornalisti apparsa sul sito della rivista VITA della quale siamo assidui lettori: "Perché non far parlare anche qualcuno delle numerose ong con volontari che continuano a prendere 700 euro al mese?" Cari giornalisti non vi siete mai chiesti se TUTTI i volontari/cooperanti accettano spontaneamente questi stipendi da fame? Non avete mai indagato sull'utilizzo dei fondi rimanenti di questi miseri salari? Siete davvero convinti che questi residui monetari vengano utilizzati per "migliorare il progetto"? Ma un'inchiesta seria l'avete mai fatta? Oppure vi limitate ai bei racconti fatti dal missionario laico o meno di turno che predica che il volontariato deve essere "gratuito" quindi la professionalità è un optional? Ma se anche vari ordini religiosi si sono inventati una ONG e non fanno più nulla gratis! Siete ancora convinti che il volontariato si basi sul vogliamoci bene perché siamo tutti fratelli e sorelle oppure credete che ci vogliano seri professionisti in grado di dare qualità umana, tecnica e non solo le briciole di elemosina per tranquillizzare la coscienza ed ammortizzare i nostri sensi di colpa di appartenenti ad una razza privilegiata? Queste donazioni spontanee sono prassi consolidata di alcune note ONG laiche e religiose. Finanziamenti L'Ente Finanziatore, UE/MAE et, anticipa una parte dei fondi per il progetto e, dopo rendicontazione trimestrale o annuale, eroga le successive tranche previste. Il che tradotto in soldoni, significa quanto segue: la ONG riceve i fondi, alcuni dei quali vengono utilizzati per far partire il progetto, altri vengono investiti in strumenti finanziari a breve termine (pronti contro termine, BOT 3 mesi et.). Gli operatori sul terreno, si trovano a dover rallentare le attività o addirittura a sospenderle per mancanza di liquidità perché la ONG li ha investiti e perché i donors sono in ritardo nei pagamenti. Quante volte abbiamo utilizzato i nostri soldi personali per poter mantenere un minimo delle attività e non perdere la credibilità con la controparte locale! Non parliamo poi dei nostri stipendi, il più delle volte aspettiamo addirittura la fine del progetto per averli, eppure i donors li anticipano. Ma anche in questo caso dobbiamo comprendere che gli "interessi socio-umanitari" sono più importanti dei nostri personali. (ovviamente gli interessi bancari lo sono ancora di più!) Vi sono poi ONG che sbandierano premi alla trasparenza amministrativa; magari sono le stesse che impongono la gabella delle donazioni spontanee ai loro cooperanti e si vantano pure di ricevere così tanti contributi solidali dai propri espatriati. Oltre al premio di cui sopra, dovrebbero essere insigniti di quello alla solidarietà obbligatoria. Progetti di Emergenza (ECHO): ECHO Framework partnership agreement: table of calculation of administrative expenses. Le ONG possono contare sui sicuri Administrative costs che normalmente spettano alla sede centrale, la percentuale di questa voce varia a seconda del budget del progetto. Salari personale locale: stabiliti da ECHO per professionalità e per fasce paese. I progetti di emergenza sono quelli che permettono un notevole risparmio sul budget e questo è il segreto di Pulcinella che ONG e donors conoscono. Ed è anche per questo che molte ONG si sono lanciate nell'emergenza: business! I "risparmi" vanno a discapito dei beneficiari che , oltre ad essere già colpiti da disastri et., vengono beffati vedendo ridotto il budget dei progetti ad essi destinati. Normalmente l'amministrazione centrale delle ONG stabilisce la cifra del risparmio agli inizi del progetto, di conseguenza i fondi realmente disponibili per l'intervento sono ridotti e parecchio. A volte per errori di calcolo i risparmi sono più del previsto, ecco allora che in alcuni casi si provvede a comprare grossi quantitativi di sapone, fagioli, sementi, zappe da distribuire come gentile omaggio della ONG, in altri i fondi restano alla sede centrale della ONG . Le voci sulla quale si risparmia maggiormente e con facilità sono personale locale (con riduzione del numero dello stesso e degli stipendi) and training (teaching materials and services). Si richiedono ad esempio 10 persone con varie qualifiche (logista, autista, amministratore, educatore et.), in realtà se ne impiegano la metà quando va bene, e si corrisponde sempre la metà del salario stabilito dalle tabelle ECHO, per il training si fa quel che si può. Il capo progetto si occupa della amministrazione e di tante altre cose, lavorando una media di 10-12 ore al giorno per 7 giorni la settimana. Quanto agli educatori o a specifiche figure tecniche beh, visto che si e' obbligati a prenderle "Vediamo di prenderne pochi e di pagarli altrettanto e di farli sgobbare, ci dovrebbero ringraziare per dargli un lavoro"(CONFINDUSTRIA o ONG?) Come vengono utilizzati questi "risparmi" ? Alcune ONG fanno pubblicazioni patinate, brochures che sembrano riviste di moda, organizzano seminari, convegni ed inutili e costosi workshops in splendidi hotels con specialisti super specializzati provenienti da vari paesi e che fanno tanto immagine. Poco importa se le spese gravano in modo consistente sul budget del progetto, ciò che conta è apparire. Poche ONG utilizzano invece i risparmi per finanziare microprogetti nella stessa località dell'intervento ad esempio acquistando più medicine, più sementi, scavando più pozzi et. Proponiamo un gesto di buona volontà a tutte le NGO: sommate i risparmi fatti su ogni progetto ECHO e destinate questi fondi agli stessi beneficiari ai quali li avete indebitamente sottratti. Dite pure loro che sono fondi propri della ONG, così fate pure bella figura! Le ONG vengono sottoposte, giustamente a severi controlli finanziari ma nessuna è mai stata colta in fragrante, perché? Come avviene l'auditing? E' una semplice somma delle fatture oppure si verifica l'autenticità delle stesse con controlli incrociati? Perché le ONG non chiedono spontaneamente l'auditing? In nome della trasparenza amministrativa le ONG dovrebbero proporre l'auditing di routine per tutti i progetti d'emergenza partendo da quelli dell'anno in corso, why not? Progetti MAE (Ministero Affari esteri) UE (Unione Europea) In questi progetti la ONG deve contribuire apportando un proprio contributo sia in lavoro volontario che con una percentuale not in kind che varia a seconda del regolamento del donor o del budget. E' risaputo che nessuna ONG può apportare realmente la liquidità a suo carico, sono costi elevati, insostenibili per una Organizzazione No Profit. A volte si cercano altri donors e si copre la voce amministrativa, se poi questi fondi vengano effettivamente destinati al progetto non è dato a sapere. Nella maggior parte dei casi, è solo la parte "pubblica", cioè quei fondi direttamente erogati dal MAE/UE, quella che coprirà tutte le percentuali a carico della/delle ONG. Quindi, nei progetti MAE che finanzia fino al 50% delle spese previste, per TUTTE le attività del progetto si utilizza solo la metà del budget. Questa "economia di guerra" rende seriamente difficile, se non impossibile, il raggiungimento degli obiettivi dell'intervento. Ma NON SOLO!!! Le ONG, a causa della loro proverbiale "povertà" di mezzi (per il loro sostentamento ricevono delle percentuali che variano dal 5 all'8% sul totale del budget progetto) usano altri sistemi , per così dire, per autofinanziarsi. Come? Attingendo dallo stesso 50% finanziato ad esempio dal MAE. E' molto semplice: la ONG preleva con qualche tortuoso giro bancario i fondi da destinare alla propria sopravvivenza (o ad altro!). Dai fondi stanziati dai donors (50% del budget), si prelevano quelli destinati alla cassa nera della ONG italiana e NESSUNO, tra l'altro, saprà mai come saranno spesi! Il risultato è un progetto talmente impoverito di risorse economiche che gli operatori dovranno fare salti mortali per svolgere il minimo delle attività ed i beneficiari vedranno i risultati un po' stravolti!!! Esempio: da un budget totale di 3 miliardi, i fondi realmente disponibili sono un miliardo e mezzo, l' ammontare corrispondente alla/alle ONG è' solo virtuale. Per far funzionare il progetto e per coprirne tutte le spese, si userà quindi solo la parte "vera" dei fondi, cioè quelli realmente erogati dai donors (vedi trasferimenti bancari donors-ONG) Nella percentuale rimanente sono compresi i costi del personale espatriato e quelli amministrativi locali. Non ci vuole molto per calcolare che alla fine, se tutto va bene, il progetto è gestito solo con un 25-35% dei fondi previsti........!!!!!! Il MAE poi, esborsa i fondi con notevoli ritardi, questo causa in buona parte rallentamenti delle attività (già danneggiate) dei progetti. Diciamo in parte perché se la ONG sa pianificare, può tranquillamente evitare scoperti bancari e tutto quello che ne consegue Strutture Paese Serve un ufficio con attrezzature minime per poter lavorare, personale locale che funga anche da interprete specialmente nei paesi ricchi di dialetti locali, un mezzo per potersi spostare, normalmente un fuoristrada 4 x 4 viste le pessime condizioni delle strade (quando ci sono). La maggior parte delle ONG ha uffici semplici, appena decorosi e sta bene attenta a non spendere molti soldi perché ci pensa la sede centrale a farlo. Come si finanzia la struttura in loco? Prendendo fondi dai vari progetti e se avanza qualche soldino, perché realmente non amiamo lo spreco, la sede centrale pensa bene di investirli o in banca o nell'acquisto di beni immobili in Italia ovviamente in zone non certo popolari. Personale espatriato: tutte le ong hanno un coordinatore paese con le funzioni di rappresentare appunto l'istituzione e mantenere i contatti con i vari donors. A volte questo ruolo é svolto da un capo-progetto con regolare contratto registrato presso il donor, se non vi sono programmi sufficienti a coprire economicamente questa figura si prelevano fondi da altri progetti. Esperti espatriati Certo, nella cooperazione vi sono sicuramente loschi figuri che ne combinano di tutti i colori, ma non si può fare di un'erba un fascio. Il 70% del personale espatriato é altamente qualificato, su questo non ci sono dubbi. Sono quelli che lavorano in silenzio, che non hanno orario, che credono profondamente nella cooperazione e nella formazione dei colleghi locali. Sono i professionisti che lavorano per salari più bassi rispetto alla media italiana e lo fanno per passione e con dedizione. Sono quelli che sono convinti che non occorra morire ammazzati o finire sui giornali o in TV un giorno sì e l'altro pure per fare sapere al mondo come sono bravi e quanto sono belli! Sono gli invisibili, quelli che tessono i fili senza clamore, sono la sostanza della cooperazione e di loro TUTTI (ONG in primis) si dimenticano, i media vogliono solo o martiri o eroi o farabutti. Per le ONG sono dei cari "soprammobili di famiglia" che a seconda delle necessità vengono rivalutati o messi in soffitta. La loro esperienza è tenuta in considerazione solo se coincide con le strategie e gli interessi della ONG. Il 20% è rappresentato da giovani alla prima esperienza, mandati allo sbaraglio da ONG che risparmiano anche sui loro stipendi. Giovani pieni di entusiasmo, pieni di volontà ma scarsi di esperienza e professionalità che devono essere accompagnati da colleghi esperti e il più delle volte questo non avviene. Si ritrovano abbandonati a se stessi ad affrontare la realtà ed in certe circostanze anche la cosa più banale come la mancanza di elettricità può diventare un dramma. Lo stress psicologico per loro è ancora più grande perché sono soli, inesperti e magari si ritrovano con un desk officer della sede centrale che non solo non ha esperienza di cooperazione ma che neppure ha mai visitato i Paesi d'intervento. Al massimo il responsabile di area ha fatto qualche viaggio dalla sede a Roma ma in compenso ha un Master della Bocconi o in qualche esotica università straniera quindi "è capace". Giovani mandati allo sbaraglio in situazioni di conflitti, disastri naturali, tensioni sociali, ai quali si paga un biglietto aereo, un pocket money, una casa da condividere e via! Nessuno ha mai insegnato loro a programmare le attività, a scrivere un rapporto, eppure ci sono fondi specifici per la selezione e la formazione del personale. Ma di questo nessuno si preoccupa, ciò che conta è sbandierare il prodotto finale con meravigliosi rapporti corredati da splendide fotografie, poco importa se il contenuto risponde o meno alla verità o se l'espatriato non ne ha neppure una copia giusto per ricordo. Quante confidenze abbiamo raccolto in questi anni! Quante discussioni, quante delusioni abbiamo visto, quanti ragazzi abbiamo incoraggiato, aiutato nel lavoro anche se appartenenti ad altre ONG magari non amiche delle nostre! Alcuni hanno mollato, delusi, disincantati ed al loro rientro la brava ONG gli ha fatto trovare uno psicologo per "aiutarli a superare il trauma e lo stress". Già, quale trauma? Quello di aver scoperto che anche il mondo del volontariato e della cooperazione è marcio? Altri hanno stretto i denti e continuato, da questi proviene una buona parte degli attuali operatori umanitari. Il 9% è rappresentato da esperti con CV costruito a tavolino o per dirla in modo più elegante dal CV flessibile (la flessibilità è molto trendy in Italia) Frankly speaking, normalmente sono personaggi che "sono nel giro da molti anni e conoscono molte persone, si sono fatti guerre, disastri e situazioni incredibili, gestito progetti con budget immensi". Questi esperti hanno esperienza in svariati settori, dall'acquisto di grossi quantitativi di fagioli, sementi e trattori fino all'installazione di sofisticate apparecchiature per qualsiasi istituzione e necessita'. Il loro CV viene adeguato con notevole fantasia e creatività alle necessità della ONG prima e del progetto poi. Fino ad oggi i disastri provocati da questi personaggi sono stati ammortizzati dalla serietà e dalla professionalità degli espatriati senza padrini ed anche dall'intelligenza della controparte locale. ONG ed esperti locali E' semplicemente ridicolo pensare che si ridurrebbero i costi dei progetti se questi fossero affidati ad ong locali e si assumessero esperti locali in alternativa all'ONG o agli esperti espatriati. Senza volerci dilungare: la maggioranza delle ONG locali di qualsiasi Paese in via di Sviluppo è legata a movimenti politici o religiosi, in certi Paesi è addirittura la norma per un Deputato o aspirante tale farsi la propria ONG molto utile non solo in campagna elettorale e non è necessario spiegare a cosa serva questa meravigliosa copertura umanitaria. Ma ci sono anche ONG locali molto serie e competenti la cui professionalità è a malapena tollerata dalla ONG "benefattrice" che vede in esse probabili rivali con conseguente riduzione del margine di guadagno o risparmio. Esperti locali: è vero, ve ne sono alcuni competenti ma la maggioranza in certi PVS è di livello medio-basso e questo non è razzismo, è facile da spiegare. Il livello di educazione formale e di istruzione è molto scarso quindi, anche se in possesso di una laurea, che in certe zone si può tranquillamente comprare al mercato oppure conseguire con corsi a distanza via radio, il bagaglio culturale e tecnico è ridotto all'osso. Bene o male la maggioranza di questi "esperti" è legata direttamente od indirettamente ad un uomo politico o a esponenti religiosi che a volte gli hanno pagato gli studi, o ad associazioni alle quali "fare riferimento" magari offrendo una parte della retribuzione, fare favori et. Questi legami speciali possono da un lato facilitare le cose (sdoganamento di attrezzature, acquisto di materiali a prezzi accettabili et.) ma dall'altro possono instaurare un rapporto di dipendenza dagli umori del potente di turno che chiederà sempre di più il famoso aiutino o contributo alla sua giusta causa et. La selezione delle ong partners e degli esperti locali è un'arte di equilibrismo politico: si cerca di non urtare le autorità locali assumendo anche qualche loro protetto per evitare ricadute sul personale e sul progetto. Ed in certi paesi le ricadute possono essere molto pesanti, si parte dalle semplici minacce verbali passando per i furti per arrivare fino alle molestie sessuali. Le ONG locali hanno appreso dalle sorelle europee e non l'arte di sapersi vendere bene. Selezionare la controparte locale non è cosa semplice e se poi lo si deve fare in situazioni di emergenza si corre il rischio di trovarsi invischiati con partner locali poco affidabili e senza nessuna esperienza. Molte Ong si spacciano per esperte in temi che possono contare su sicure fonti di finanziamento: salute, educazione, diritti umani, genere (donne), food security, handicap et. Da quando sono state aperte linee finanziarie specifiche della UE vi è un continuo proliferare di ONG locali esperte in questi settori. Inoltre e molto spesso, le ONG locali diventano dei complici volontari o involontari nella gestione dei fondi. Cioè', in un partenariato con una ONG straniera (in questo caso italiana), i progetti diventano un "pozzo di San Patrizio" per i bisogni finanziari dei vari partner! Nel settore medico ed educativo il problema è visibile anche ai non addetti ai lavori. Sanità: esperti laureati in medicina e chirurgia con CV sensazionali da fare invidia a premi Nobel ma senza nessuna esperienza concreta sul campo. Molta teoria mescolata a credenze tribali, a una esagerata passione per i farmaci specialmente se costosi e ad aprire le pance altrui giusto per capire se l'appendice si trova a destra o a sinistra, tanto i pazienti tacciono in quanto poveri et. Molto meglio lavorare con gli stregoni africani, i medici scalzi, gli sciamani della foresta amazzonica, i curanderos andini del Perù et. che con questi fantastici esperti locali! Educazione e formazione professionale: molti educatori spacciati per "esperti in educazione popolare" sanno a malapena leggere e scrivere, dovrebbero essere loro i primi beneficiari di progetti di alfabetizzazione! Che dire poi delle ONG esperte in Diritti umani e legate ad un signorotto locale o di quelle esperte in agricoltura eco-compatibile legate al latifondista di turno? O di tante altre che pur di accaparrarsi fondi spacciano per propri studi e lavori scientifici fatti d altri? Tanto la ONG italiana e gli esperti dei donors non se ne accorgono neppure! Oppure di quelle che lasciano marcire gli alimenti donati dal World Food Program perché i beneficiari non sono politicamente vicini al loro padrino? E delle ONG esperte in questioni di genere? Qui ci possiamo sbizzarrire correndo il rischio di essere definiti maschilisti, ma buona parte di queste esperte in diritti delle donne subisce ed accetta passivamente soprusi e violenze familiari in privato e le giustifica pure come elemento della loro cultura. Eppure queste esperte fanno bei discorsi pubblici, partecipano a conferenze nazionali e mondiali, pubblicano splendide brochures in diverse lingue e poco importa se le vere destinatarie dei messaggi sono analfabete! Lavorano per i diritti delle donne ma con la puzza sotto il naso perché " quelle povere donne sono cosi' ignoranti che non usano neppure la carta igienica poverine......" Forse queste suffragette, intellettuali del femminismo nei PVS non sanno che la maggioranza delle donne non ha neppure i soldi per comprare latte, riso, fagioli, figuriamoci se pensa alla carta igienica, magari colorata e profumata. Possiamo continuare elencando una serie di ONG locali che durante questi anni abbiamo conosciuto e contattato e che continuano a vendere fumo a tutti e molti ci cascano ancora! Rappresentanze in loco dei Donors Ancora non è chiaro il criterio di selezione di questi esperti, in teoria è basato sul CV del candidato. Noi crediamo invece che si usi il famoso manuale Cencelli per la spartizione equa e solidale dei vari uffici dei donors nei PVS. Ecco allora che ci si ritrova con un'esperto in water & sanitation che segue progetti di sviluppo agricolo, un'avvocato che si occupa di housing & rehabilitation, un ingegnere che segue progetti di emergenza in sanità pubblica, un architetto incaricato di sicurezza alimentare (a nostro parere quest'ultimo si occupa principalmente della sua sicurezza alimentare!) In base a quali criteri questi ESPERTI selezionano e valutano i progetti? Come possono ad esempio giustificare la costruzione di un campo di calcio magari asfaltato in un progetto di aiuti umanitari di emergenza? E' vero, lo sport aiuta a combattere la depressione post eventi traumatici, correre sull'asfalto rinforza i muscoli e fa stancare rapidamente i bambini che così la smettono di frignareŠŠ.. Ancora, come si può finanziare la costruzione su terreni argillosi o rocciosi di interi villaggi distrutti da eventi calamitosi naturali? Eppure sono stati ricostruiti villaggi in zone impossibili, costruite case senza latrine e senza pozzi! Buona parte di questi esperti ha una scarsa esperienza professionale sia in progetti di emergenza che di sviluppo, in compenso gode di grossi appoggi tra i business man degli aiuti umanitari e della cooperazione. E' sufficiente aver "collaborato" anche solo per qualche mese con una qualche ONG che cura molto i rapporti politici, l'immagine mediatica con spots d'impatto emotivo molto forte, costose campagne periodiche sui principali mezzi di comunicazione et. che il gioco è fatto. Sorge spontanea una domanda: da dove provengono questi fondi per la pubblicità? Alcune ONG europee sono maestre d'immagine, le italiane fino ad oggi hanno utilizzato metodi e mezzi più ruspanti, da principianti, meglio cosi' questo va a loro favore. Genere o Gender (l'inglese è trendy!) Altro punto dolente delle ONG italiane è il maschilismo mascherato con le solite belle parole, imperante e più rozzo nelle Ong religiose. Eppure ci sono ottime professioniste tra le suore, specialmente nella sanità e nell'educazione, con una conoscenza del territorio da fare invidia a molti esperti......... Il volontariato è donna ma il capo è sempre maschio, perché? Le donne hanno le mestruazioni (sono quindi lunatiche), restano incinte quindi riposo obbligatorio, poi i figli crescono e bisogna seguirli, si ammalano e bisogna curarli e tutto questo non permette il rispetto della programmazione et. et. Le donne sono sensibili, vedono con la testa ed il cuore e questo non piace affatto ai colleghi maschi che si autodefiniscono pragmatici, sulla pelle altrui ovviamente. Sono serie e molto professionali più dei colleghi ma ad esse è richiesto un impegno ed una dedizione quasi totale per farsi rispettare nel lavoro, il loro ruolo deve essere defilato per non urtare il capetto della casa-madre. Come rispettare la professionalità femminile nella cooperazione? Classico esempio di coppia "cooperante": marito coordinatore e moglie amministratrice, poco importa se non ne ha i titoli e le capacità, è la moglie del capo di conseguenza è persona fidata et. Due piccioni con una fava, l'amministrazione è in mani sicure perché basata sul rapporto privato tra i due e poi "si incrementa anche l'occupazione femminile". Per dirla alla Catalano: due stipendi sono meglio di uno. E se la coppia scoppia come spesso succede? Questa è la verità conosciuta, taciuta e tollerata. Legge sulla cooperazione: ovvero la tanto vituperata vecchia legge N. 49 del 1987 Le ONG dovrebbero elaborare una proposta di legge che regolamenti la cooperazione italiana governativa e non , e fare pressioni affinché il Parlamento la discuta e l'approvi in tempi brevi. E perché non pensare ad una normativa unica Europea? Fino ad oggi solo belle parole perché fa comodo a tutti continuare cosi'. L'attuale situazione presta il fianco alle solite denunce delle ONG per lamentare la lentezza nelle approvazioni dei progetti, nella erogazione dei fondi, la mancanza di chiare e precise linee strategiche d'intervento e la scarsa professionalità degli esperti dei donors incaricati della selezione dei progetti e, dulcis in fundus, le basse retribuzioni del personale espatriato anche se 4500 EURO/mese non sono mica bruscolini, ceci, lenticchie o fagioli. Essendo occupate nelle attività di cui sopra, le nostre care ONG dimenticano di ammettere che molti progetti sono vergognosi per non dire che fanno schifo, sono fatti giusto per accaparrare i fondi e mantenere lo status quo. Normalmente le ONG si fanno dispetti anche pesanti tra di loro e sparlano dei colleghi con gran cattiveria e leggerezza: la denigrazione ed il gossip sono gli sports più amati anche nel santo mondo del volontariato e della cooperazione. Cosa dire poi dei progetti fatti in consorzio tra varie ONG? Consorzio per opportunismo politico-finanziario, ovvero spartizione equa e solidale della torta. Certo 167 ONG sono veramente troppe e noi, avvocati del diavolo chiediamo alle 167 ONG italiane se sono disposte a scomparire come sigla, a collaborare onestamente al miglioramento della cooperazione italiana, ad associarsi tra di loro realmente e non solo per minacciare azioni legali contro chi ha avuto il coraggio di dubitare della trasparenza del loro operato. Trasformismo Le ONG italiane hanno voluto imitare le imprese private: guadagno e pragmatismo. Al grido di "professionalità, organizzazione ed efficienza" si sono lanciate nella folle corsa di accaparrare fondi, inventare esperti tuttologi in pochi secondi, affidare la propria immagine sociale a campagne con foto strazianti, presentare dossier con dati ad hoc ma soprattutto investire in beni immobili ed in BOT i fondi destinati ai progetti. Ovviamente il tutto mascherato dalle solite melensaggini socio-umanitarie-culturali alle quali sono obbligate loro stesse a credere per dovere. Molta fantasia ma poca onestà morale ed amministrativa, roba da pezzenti e da ladri di galline. TUTTI sappiamo che si fanno risparmi su tutti i progetti per poter mandare avanti la baracca, che i costi di gestione sono elevati specialmente in certe aree, ma bisogna anche avere l'onestà di ammetterlo e di affrontare il problema chiaramente. La gestione di molte ONG è di tipo familiare, spesso con un padre-padrone alla loro presidenza-gestione, entrare nel giro degli esperti in sede è cosa ardua, affare da fedelissimi, il CV professionale non conta. Molti personaggi sono legati a doppio filo alla ONG per questioni di scarsa trasparenza amministrativa ed i vari capi settore sanno a cosa ci riferiamo. Se è vero che le ONG sono istituzioni No Profit , cosa le differenzia dalle imprese private? Vi definite No Profit per dire che non sapete approfittare a sufficienza delle opportunità? Scusate l'amara ironia ma, specialmente quelli che tra di noi provengono dal settore privato non vedono differenza alcuna tra le ONG e le imprese. Chiudiamo questa conversazione delusi dall'arroganza delle ONG italiane e dalla miopia della stampa amica prontamente scesa in campo a difenderle dimostrando di non avere il coraggio e la volontà di affrontare seriamente il problema della cooperazione. Le ONG si sono limitate a minacciare ridicole azioni legali ma nessuna ha saputo cogliere l'opportunità di aprire un dibattito serio sull'argomento. Bisogna avere il coraggio di dire la verità fino in fondo cari strateghi della cooperazione. Siete talmente prevedibili che già sappiamo cosa farete: organizzerete lunghi ed inutili dibattiti per discutere delle solite cose e nel solito modo e concluderete come sempre accusando i mass media di "mistificazione della realtà". Ora poi che il governo non è certo amico, il gioco è ancora più facile. Si aprirà poi una caccia alle streghe per scoprire i fedifraghi, rileggerete questa lettera cercando di carpire tra le righe qualche indizio che porti ad una ONG o al nome degli autori. Tranquillizzatevi cari amici vicini e lontani, noi siamo seduti alla scrivania accanto, nella sede centrale o periferica, abbiamo seguito con voi REPORT, raccolto le immediate reazioni di sdegno (noi diciamo di stizza), assistito alle telefonate concitate tra i vari capetti delle varie ONG. Le vostre reazioni e la vergogna che abbiamo provato per la famosa lettera che TUTTE insieme avete prontamente inviato al presidente RAI ci hanno spinto a parlare. Siamo nel mondo della cooperazione da molto tempo, siamo in servizio attivo per voi e con voi da molti anni ed è anche per questo che vi conosciamo bene. E non diteci cari colleghi che siamo dei codardi e che dovremmo avere il coraggio di firmarci. Conosciamo le minacce velate di mobbing o di allontanamento dal lavoro perché "il progetto non è stato approvato quindi non ci serve più la tua figura professionale ma mi raccomando restiamo in contatto et." , oppure le vessazioni quotidiane del tipo "guarda che non ti do più la macchina e voglio vedere come te la cavi" o peggio ancora "guarda che hai famiglia ed al giorno d'oggi con la crisi che c'è è difficile trovare lavoro" . Scagli la prima pietra il capo-progetto, il responsabile paese, di area o desk officer che non ha mai pronunciato queste bellissime frasi solidali verso i cooperanti dissenzienti salvo poi correggersi dicendo che era una battuta! Noi continuiamo in silenzio il nostro lavoro perché crediamo profondamente nella solidarietà e nella cooperazione e perché non ci piace buttare alle ortiche i soldi dei cittadini italiani ed europei. E' stato fondamentale il ruolo delle ONG nel denunciare al mondo la vergogna dei bambini soldato, delle donne sfigurate del Bangladesh, delle mutilazioni sessuali femminili, degli indios senza documenti, delle condizioni disumane dei campi profughi et. ed intervenire concretamente in loro soccorso. Ed è appunto perché noi operatori umanitari tocchiamo con mano i risultati concreti dei nostri interventi e vediamo rinascere la speranza sui volti di queste persone che crediamo che un salto di qualità sia possibile ma bisogna farlo seriamente e questo significa cambiare profondamente e non solo a parole. Partecipate pure a tutti i Social Forum che volete per denunciare gli orrori del mondo e continuare ad autoincensarvi, ma non dimenticate di denunciare pure le vostre nefandezze amministrative. Rileggetevi gli annessi amministrativi dei vari progetti e se vi avanza del tempo, leggetevi "Le ambiguità degli aiuti umanitari" di Giulio Marcon. Buon lavoro colleghi ma soprattutto coraggio perché di questo ne avete molto bisogno. With love yours Old Friends.
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