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La nonviolenza e' in cammino. 389
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 389
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 18 Oct 2002 21:02:08 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 389 del 19 ottobre 2002 Sommario di questo numero: 1. Una proposta del Centro di ricerca per la pace di Viterbo: "ogni vittima ha il volto di Abele" 2. Centotrentuno parlamentari italiani: non voteremo per la guerra 3. La famigerata "legge Bossi-Fini" finisce dinanzi alla Corte Costituzionale per incostituzionalita' 4. Un appello per non criminalizzare l'islam indonesiano 5. Movimento Internazionale della Riconciliazione, circolare agli iscritti dell'ottobre 2002 6. Alessandro Marescotti, in uscita l'Annuario della pace 7. Ettore Masina ricorda David Maria Turoldo 8. Hans Jonas, l'etica della responsabilita' 9. Tommaso Di Francesco, Neta e Nizar 10. Marina Forti, i segreti delle centrali nucleari in India 11. Augusto Cavadi, la scuola di formazione etico-politica dedicata a Giovanni Falcone 12. Riletture: Laura Conti, Ambiente Terra 13. Riletture: Meri Franco-Lao, Trovatori dell'America Latina 14. Riletture: Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. APPELLI. UNA PROPOSTA DEL CENTRO DI RICERCA PER LA PACE DI VITERBO: "OGNI VITTIMA HA IL VOLTO DI ABELE" [Il seguente appello e' stato diffuso il 17 ottobre 2002] "Ogni vittima ha il volto di Abele". Il 4 novembre in tutta Italia promuoviamo iniziative pubbliche di pace in ricordo delle vittime di tutte le guerre affinche' mai piu' vi siano guerre. In occasione del 4 novembre, anniversario della conclusione della "inutile strage" della prima guerra mondiale, il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo invita tutti i movimenti pacifisti, nonviolenti e per i diritti umani a commemorare e onorare le vittime di tutte le guerre e a rendere visibile con cerimonie pubbliche, in dolore e compostezza, in silenzio e in meditazione, l'impegno corale delle persone ragionevoli, delle istituzioni democratiche e delle buone leggi affinche' mai piu' si facciano guerre. "Ogni vittima ha il volto di Abele" (Heinrich Boell). 2. DOCUMENTAZIONE. CENTOTRENTUNO PARLAMENTARI ITALIANI: NON VOTEREMO PER LA GUERRA [Questo documento sottoscritto da 131 parlamentari italiani, al quale gli stessi hanno allegato l'intervento tenuto da Oscar Luigi Scalfaro in Senato durante il dibattito sulla crisi del Golfo, abbiamo ripreso dla quotidiano "Il manifesto" del 18 ottobre 2002] Noi, deputati e senatori contrari ad un attacco armato all'Iraq, rivolgiamo un appello a tutti i rappresentanti del popolo che siedono in parlamento: fermiamo la macchina di questa guerra. Noi non vediamo il collegamento con la indispensabile lotta al terrorismo internazionale, che costituisce una minaccia per l'umanita'. Noi temiamo piuttosto il piano inclinato di uno scontro tra civilta', destinato ad alimentare il fondamentalismo islamico e a rendere sempre piu' ingovernabile il mondo. Noi avvertiamo i rischi immanenti per la sicurezza del nostro e di ogni altro paese, in particolare quelli dell'area del Mediterraneo. Ora molte contrarieta' e dubbi, tra gli stati membri delle Nazioni Unite e dello stesso Consiglio di sicurezza, sembrano contrastare le certezze di un conflitto inevitabile. Siamo convinti che le Nazioni Unite debbano agire in piena autonomia e non subire l'imposizione di una risoluzione che accolga il principio della "guerra preventiva", contrastante con la loro Carta fondativa: - perche' un tale deliberato di autorizzazione alla guerra non potrebbe trasformare una scelta sbagliata in una scelta giusta; - perche', lungi dal rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite potrebbe essere causa della loro delegittimazione agli occhi della gran maggioranza dell'opinione pubblica mondiale. Per questo i nostri sforzi vogliono essere orientati: - ad esigere dall'Iraq di accettare le ispezioni sugli armamenti e in tutti i siti; - ad evitare la guerra, rappresentando in questo modo gli orientamenti maggioritari dell'opinione pubblica europea e di una parte importante di quella degli Stati Uniti; - a proporre che l'Onu avvii un processo negoziale sul disarmo, relativo agli armamenti nucleari e chimico-batteriologici, in tutta l'area medio orientale, anche nel quadro della soluzione del conflitto israeliano-palestinese. Sono queste le posizioni che sosterremo nel parlamento e nel paese, riaffermando il valore e l'efficacia, nell'era della globalizzazione, dell'articolo 11 della Costituzione italiana. Noi non voteremo per la guerra all'Iraq. C. Acciarini, M. Agostini, E. Baio Dossi, F. Bandoli, F. Baratella, G. Battaglia, T. Bedin, K. Bellillo, G. Bellini, F. Bertinotti, G. Bianchi, V. Bielli, F. Bimbi, R. Bindi, S. Boco, M. Bonavita, D. Bonfietti, P. Brutti, G. Buffo, M. Bulgarelli, G. Burtone, V. Calzolaio, F. Carboni, F. Carella, P. Castellani, M. Cavallaro, A. Cennamo, P. Cento, M. Cialente, L. Cima, F. Cortiana, A. Cossutta, M. Cossutta, F. Crucianelli, G. D'Andrea, N. Dalla Chiesa, S. Dameri, S. De Franciscis, E. Deiana, F. De Martino, L. De Petris, T. De Simone, T. De Zulueta, O. Diliberto, O. Di Serio D'Antona, P. Di Siena, A. Donati, E. Duca, L. Duilio, A. Falomi, E. Fassone, G. Fioroni, A. Flammia, A. Fluvi, P. Folena, G. Frigato, M. Fumagalli, A. Gaglione, P. Gasperoni, L. Giacco, A. Gianni, P. Giaretta, F. Giordano, G. Giulietti, A. Grandi, G. Grignaffini, F. Grillini, R. Innocenti, A. Iovene, G. Kessler, C. Leoni, M. Lion, G. Lolli, A. Longhi, M. Magistrelli, L. Malabarba, G. Malentacchi, R. Mantovani, L. Marcora, L. Marino, F. Martone, G. Mascia, G. Melandri, L. Meduri, A. Monticone, G. Morgando, D. Mosella, F. Mussi, A. Muzio, N. Nesi, A. Occhetto, G. Pagliarulo, G. Panattoni, A. Pecoraro Scanio, L. Pennacchi, G. Petrella, R. Pinotti, S. Pisa, G. Pisapia, G. Pistone, A. Pizzinato, E. Realacci, G. Reduzzi, N. Ripamonti, M. Rizzo, A. Rotondo, R. Ruggeri, A. Rusconi, G. Russo Spena, S. Sabattini, C. Salvi, G. Santagata, R. Sciacca, C. Sgobio, A. Soda, T. Sodano, A. Soliani, A. Sasso, P. Toia, L. Trupia, S. Turroni, T. Valpiana, S. Vertone, N. Vendola, F. Vigni, M. Villone, W. Vitali, D. Volpini, G. Zancan, L. Zanella, K. Zanotti 3. GIUSTIZIA. LA FAMIGERATA "LEGGE BOSSI-FINI" FINISCE DINANZI ALLA CORTE COSTITUZIONALE PER INCOSTITUZIONALITA' [Dalla cronaca di Viterbo del quotidiano "Il messaggero" del 17 ottobre 2002 riportiamo il seguente articolo. Ad ogni persona di retto sentire appare evidente che la legge "Bossi-Fini" e' incostituzionale; attendiamo il pronunciamento della Corte Costituzionale sperando che sia tempestivo e porti all'abrogazione della legge razzista che sta devastando i diritti umani nel nostro paese] Parte dalla Tuscia l'eccezione sulla costituzionalita' della Bossi-Fini. La legge "Bossi-Fini" finira' in Corte Costituzionale grazie a un avvocato viterbese. Il legale infatti, difensore d'ufficio di un tunisino arrestato per non aver ottemperato entro i cinque giorni, come previsto dalla recente normativa sull'immigrazione, al decreto di espulsione emesso dal Questore di Roma, ha eccepito l'incostituzionalita' della norma. Dal canto suo il giudice ha emesso ordinanza di sospensione del procedimento ordinario ordinando nel contempo la liberazione del detenuto e concedendo il nulla osta all'espulsione. La decisione, una delle prime in Italia, che sollevera' sicuramente non poche discussioni, e' stata presa ieri mattina dal Tribunale di Viterbo dove, davanti al giudice Centaro, era comparso un tunisino di 30 anni arrestato dal personale della Questura di Viterbo per non aver ottemperato all'ordine di lasciare il territorio nazionale emesso lo scorso mese dal Questore di Roma. L'imputato, secondo quanto previsto dalla legge "Bossi-Fini", avrebbe dovuto lasciare l'Italia entro cinque giorni senza la possibilita' di far ricorso. "In questo modo - ha asserito il difensore d'ufficio del tunisino - l'imputato non ha alcuna possibilita' di difendersi". L'eccezione, alla quale non si e' opposto il pm Stefano D'Arma, e' stata accolta dal giudice che ha rimesso tutto alla Corte Costituzionale. Che dovra' pronunciarsi sulla costituzionalita' della nuova quanto discussa legge. 4. APPELLI. UN APPELLO PER NON CRIMINALIZZARE L'ISLAM INDONESIANO [Anche questo appello abbiamo ripreso dal quotidiano "Il manifesto" del 18 ottobre 2002] L'orribile attentato che ha sconvolto Bali, l'Indonesia e il mondo intero rischia di diventare l'ennesima freccia all'arco dei fautori dello scontro tra civilta'. Benche' ancora non sia chiaro chi abbia armato la mano degli assassini, gia' sembra sotto accusa un intero paese. In una situazione ancora confusa, in cui restano da provare i legami tra il terrorismo assassino e la comunita' musulmana dell'arcipelago. E' importante che la condanna della strage non si associ comunque a un'univoca accusa ai musulmani indonesiani la cui tradizione, benche' attraversata da fermenti radicali, e' storicamente pacifica e moderata e fra le piu' tolleranti. Il rischio di associare l'intera comunita' musulmana dell'Indonesia alle manovre destabilizzanti che hanno scelto la via terrorista nell'eccidio di Bali, e' l'arma migliore che si puo' fornire a chi cerca di suscitare nuovi conflitti, nuove incomprensioni e che forse spera proprio di trarre vantaggio da questo possibile risultato. Guido Corradi (docente Isiao), Elena Dell'Agnese (docente universitario), Marina Forti (giornalista), Emanuele Giordana (giornalista), Francesco Montessoro (docente universitario), Antonio Onorati (Crocevia). Per informazioni e adesioni connettersi al sito www.lettera22.it 5. INFORMAZIONE. MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE: CIRCOLARE AGLI ISCRITTI DELL'OTTOBRE 2002 [Ringraziamo Pasquale Iannamorelli (per contatti: sudest at iol.it) per averci messo a disposizione la circolare di ottobre 2002 agli iscritti del MIR. Il MIR, Movimento Internazionale della riconciliazione, e' uno dei principali movimenti nonviolenti internazionali] Carissimi tutti, volge ormai al termine un anno dal momento in cui l'assemblea di Roma volle affidarmi l'incarico di rappresentare il "piccolo alveare" di uomini e donne che fanno riferimento al Movimento Internazionale della Riconciliazione. E' tempo di bilanci, in attesa che l'Assemblea di Torino affidi ad altre mani il compito di segnare la rotta del nostro Movimento. Se volessimo anche noi usare il metro dei consigli di amministrazione delle grandi imprese (come purtroppo qualche volta siamo tentati di fare) il nostro sarebbe un bilancio ampiamente fallimentare. Ma siccome in questo anno ho avuto la fortuna di mantenere stretti contatti personali con tanti di voi, posso serenamente e con forza dire a tutti che il MIR e' un movimento non appariscente ma costituito da una rete fittissima di persone "vive". E, alla fine, e' unicamente questo cio' che veramente conta. Sulla copertina dell'Agenda "Giorni nonviolenti" di quest'anno abbiamo riportato una riflessione lapidaria di Albert Einstein: "Non tutto cio' che puo' essere contato conta. Non tutto cio' che conta puo' essere contato". Mi e' parsa, questa affermazione, uno spicchio dello spirito che serpeggia, sia pure in sotto traccia, nella vita e nelle aspirazioni di tutti gli appartenenti al MIR. E' un movimento, il nostro, in cui ormai e' consolidata la realta' dei campi estivi (perche' non pensare alla possibilita' di programmarli anche in altri tempi dell'anno, magari solo nei fine settimana?). E' un movimento profondamente radicato nei territori in cui si trovano a vivere i suoi iscritti: in ciascuno di essi ho constatato la presenza di solidi valori che fanno da supporto ed anima per qualsiasi lotta nonviolenta, anche quando viene organizzata e guidata da altri. Tutto positivo, allora, il bilancio? Certamente no, e ne parleremo a cuore aperto all'Assemblea di Torino. Se devo dire qual e', secondo me, la carenza che ci caratterizza, occorre individuarla in un deficit di dialogo tra di noi. "Dialogare con qualcuno - diceva Jean Goss - significa riconoscerlo, significa avere fede in lui". E questo vale non solo nei confronti dei cosiddetti nemici, ma direi anche e soprattutto tra noi che ci diciamo incamminati verso la nonviolenza. Prendiamo piu' spesso in mano una penna, alziamo la cornetta del telefono per comunicare a persone che vivono a centinaia di chilometri tutto quello che andiamo realizzando - non importa se come gruppo o come singoli - oppure anche soltanto quello che in certi momenti ci viene regalato in termini di intuizioni, di pensieri, di progetti, di tensioni verso un modo di vivere un po' meno violento. E' un dono che dobbiamo imparare a scambiarci, senza vergogne, senza remore, senza stanchezze, senza aspettare che sia l'altro ad avere per primo l'idea e la voglia di comunicare con noi. Proprio per questo vorrei pregarvi di compiere un piccolo o grande sforzo per essere presenti all'assemblea di Torino. Non per contarci, non per affermare l'orgoglio di essere una minoranza, ma semplicemente per guardarci negli occhi, per rincuorarci in vista dei giorni di lotta che saremo chiamati ad affrontare, perche' il nostro cuore - prima ancora di quello dei nostri avversari che confidano nella violenza - si trasformi, come con forza chiedeva il profeta Ezechiele, da "cuore di pietra in cuore di carne". Un abbraccio, che spero riesca a trasmettere piu' di mille parole tutto l'affetto che mi lega ad ognuno di voi. Pasquale Iannamorelli * Convocazione L'assemblea nazionale del MIR 2002 si terra' nei giorni 1-2-3 novembre 2002 a Torino presso i locali del Centro "Sereno Regis" (via Garibaldi 12, tel. 011532824, fax: 0115158000, e-mail: regis at arpnet.it) sul seguente ordine del giorno: 1. iniziative delle sedi e dei coordinamenti regionali (campi estivi, formazione, iniziative, Lilliput ed altro ancora); 2. iniziative comuni nazionali ed internazionali; 3. vita del movimento e settori di impiego; 4. verifica responsabilita' con mandato annuale. Proposta di ordine dei lavori: * venerdi' primo novembre: segreteria nazionale - pomeriggio: arrivi ed accoglienza; apertura dei lavori; incontro con gli ospiti esterni. - cena; momento conviviale. * sabato 2 novembre: - mattina: iniziative delle sedi e dei coordinamenti regionali; pranzo. - pomeriggio: iniziative comuni nazionali ed internazionali. - cena; momento conviviale. * domenica 3 novembre: - mattina: momento di spiritualita'; vita del movimento e settori di intervento; verifica delle responsabilita' con mandato annuale; pranzo. - conclusioni; partenze. Per informazioni e adesioni: regis at arpnet.it; paolocand at inwind.it, tel. 0117767411. 6. STRUMENTI. ALESSANDRO MARESCOTTI: IN USCITA L'ANNUARIO DELLA PACE [Da Alessandro Marescotti (per contatti: a.marescotti at peacelink.it) riceviamo e diffondiamo. Alessandro Marescotti e' uno degli animatori dell'esperienza di Peacelink (www.peacelink.it), il fondamentale sito pacifista italiano] L'Annuario della Pace e' in stampa e dovrebbe essere in libreria da inizio novembre, per le edizioni Asterios (Trieste). Alla sua realizzazione ha collaborato attivamente PeaceLink curando la sezione della cronologia. Per ogni altra informazione contattate Salvatore Scaglione (e-mail: sascagl at infinito.it). Ecco intanto l'indice. Annuario della pace. Italia: giugno 2001 - maggio 2002. A cura di Salvatore Scaglione. Presentazione di Fabio Gava Progetto Iride anno secondo di Giovanni Benzoni Premessa all'Annuario: a caccia degli "Stati canaglia", di Salvatore Scaglione 1. Geografie di guerra, geografie di pace: - Mario Del Pero, Usa. Il nuovo modello unilaterale e il decisionismo dell'11 settembre - Giampaolo Calchi Novati, Algeria. Il dovere e la pena della memoria - Lina Tamburrino, Afghanistan. Il difficile dopoguerra e l'esorcismo occidentale - Mario Zamponi, Mozambico. La globalizzazione del Frelimo - Francesca Bruschi, Nigeria. Successi ed equivoci di una transizione - Mario Zamponi, Congo. La "balcanizzazione" della regione dei Grandi Laghi - Flavio Fiorani, Argentina. Un fallimento neoliberista - Francesco Montessoro, Indonesia. Guerra santa alle Molucche? - Lina Tamburrino, Cina. Senza imbarazzi verso il consumismo - Giulio Marcon, Balcani. I dopoguerra 2. Dialogo: - Pier Cesare Bori - Massimo Cacciari, Della pace e della guerra 3. Interviste: - Salvatore Scaglione, Quando i diritti nascondono la retorica. Intervista ad Antonio Gambino - Giovanni Benzoni, Perche' la giustizia non sia "selettiva". Intervista ad Antonio Cassese 4. Confini: - Giulietto Chiesa, La difesa dalla "cupola" che domina il pianeta - Raniero La Valle, La guerra globale e infinita - Leoluca Orlando, A dieci anni dalle stragi di Palermo - Alberto Castagnola, Economia di guerra, economia globale - Mario Vadacchino, Il nuovo riarmo - Maurizio Martellini, Il rischio nucleare russo - Paolo Bartolomei, Uranio e dintorni - Un mercato in crescita: l'export di armi - Mario Brutti, Commercio delle armi, politica, economia 5. Intersezioni: - Gianni Manzella. Teatri di guerra - Claudio Fracassi, Guerra: produrre fatti a mezzo di notizie - Franco Mistretta, Eco-eco: risparmio economico e ambientale nel sud del mondo - Antonio Saltini, Il pane e la pace - Gian Paolo Caselli, Petrolio e potere negli appetiti dei Grandi sul mar Caspio - Luca Kocci, No alla guerra, pero'... - Alessandra Redondi, Curarsi in Afghanistan 6. Lettrici: - Margherita Hack, Memorie minori - Luisa Morgantini, Una striscia di futuro - Adriana Zarri, Il pacifismo di un tribuno - Giancarla Codrignani, Preavviso di catastrofe - Maria Guidotti, Un cammino faticoso - Serena Marini, La dignita' in tempi di fanatismo - Marinella Perroni, La storia in uno sguardo - Mariateresa Sarpi, Chi ama il diverso - Sabina Fadel, Di guerra e di bambini 7. Studi: - Marco Maestro - Teresa Filomena, Note sul conflitto arabo-israeliano - Lodovico Galleni - Francesco Scalfari, Discorso sull'etica ambientale - Francesco Martone, Chi paghera' il debito dei paesi poveri? - Gerrit Van Oord, L'odio e la pace. Riflessioni su Etty Hillesum 8. Documenti e schede: - Genova G8 - Angelo Cifatte - Carlo Bachschmidt, "Leggendo" il G8 - Francesco Scalfari - Lodovico Galleni, Uno zoologo per la pace - Rinascimento in Sicilia - Paolo Boccagni, Dar, una cooperativa per gli immigrati - Sbilanciamoci! - Il Cirp di Bari - Con i disperati del mondo - Rondine cittadella della pace - Brigate della pace - Una lettera per la mondialita' - Letture per la pace 9. Cronologie: - Alessandro Marescotti, Dov'erano i pacifisti? - I fatti di un anno Attivita' della Fondazione Autori 7. MAESTRI. ETTORE MASINA RICORDA DAVID MARIA TUROLDO [Pubblichiamo questo intervento di Ettore Masina (per contatti: ettore.mas at libero.it) scritto nel decimo anniversario della morte di padre Turoldo. Ettore Masina e' una delle figure piu' prestigiose dell'impegno per la pace e i diritti umani. David Maria Turoldo, nato in Friuli nel 1916, ordinato sacerdote nel 1940, partecipo' alla Resistenza; collaboratore di don Zeno Saltini a Nomadelfia, fondatore con padre Camillo De Piaz della "Corsia dei Servi", poi direttore del "Centro di studi ecumenici Giovanni XXIII" a S. Egidio Sotto il Monte. Ha pubblicato numerose opere di riflessione religiosa, di intervento civile, di poesia. E' scomparso nel 1992. Opere di David Maria Turoldo: della sua vastissima produzione segnaliamo particolarmente alcune raccolte di versi: Il sesto angelo (poesie scelte - prima e dopo il 1968), Mondadori, Milano 1976; e O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990, 1993; Ultime poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999; ed almeno la raccolta di testi in prosa La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996. Per una bibliografia piu' ampia: a) poesia: Io non ho mani, Bompiani, Milano 1948; Udii una voce, Mondadori, Milano 1952; Gli occhi miei li vedranno, Mondadori, Milano 1955; Preghiere tra una guerra e l'altra, Corsia dei Servi, Milano 1955; Se tu non riappari, Mondadori, Milano 1963; Poesie, Neri Pozza, Vicenza 1971; Fine dell'uomo?, Scheiwiller, Milano 1976; Il sesto angelo, Mondadori, Milano 1976; Laudario alla Vergine, Dehoniane, Bologna 1980; Lo scandalo della speranza, Gianfranco Angelico Benvenuto, Napoli 1978, poi GEI, Milano 1984; Impossibile amarti impunemente, Quaderni del Monte, Rovato 1982; Ritorniamo ai giorni del rischio, Cens, Liscate 1985; O gente terra disperata, Paoline, Roma 1987; Il grande Male, Mondadori, Milano 1987; Come possiamo cantarti, o Madre?, Diakonia della theotokos, Arezzo 1988; Nel segno del Tau, Scheiwiller, Milano 1988; Cosa pensare..., La Rosa Bianca, Trento 1989; Canti ultimi, Carpena, Sarzana 1989, poi Garzanti, Milano 1991; (con G. Ravasi), Opere e giorni del Signore, Paoline, Cinisello Balsamo 1989; O sensi miei (poesie 1948-1988), Rizzoli, Milano 1990; Mie notti con Qohelet, Garzanti, Milano 1992; Ultime poesie (1991-1992), Garzanti, Milano 1999; b) teatro: La terra non sara' distrutta, Garzanti, Milano 1951; Da una casa di fango (Job), La Scuola, Brescia 1951; La passione di San Lorenzo, Morcelliana, Brescia 1961, poi Citta' Armoniosa, Reggio Emilia 1978; Vigilia di Pentecoste, Giac (pro manuscripto), Milano 1963; Oratorio in memoria di frate Francesco, Messaggero, Padova 1981; Sul monte la paura, Cens, Liscate 1983; La morte ha paura, Cens, Liscate 1983; c) saggistica: Non hanno piu' vino, Mondadori, Milano 1957, poi Queriniana, Brescia 1979; La parola di Gesu', La Locusta, Vicenza 1959; Tempo dello Spirito, Gribaudi, Torino 1966; Uno solo e' il Maestro, Signorelli, Milano 1972; Nell'anno del Signore, Palazzi, Milano 1973; Alla porta del bene e del male, Mondadori, Milano 1978; Nuovo tempo dello Spirito, Queriniana, Brescia 1979; Mia terra addio, La Locusta, Vicenza 1980; Povero Sant'Antonio, La Locusta, Vicenza 1980; (a cura di), Testimonianze dal carcere, Paoline, Roma 1980; Amare, Paoline, Roma 1982; Perche' a te, Antonio?, Messaggero, Padova 1983; Ave Maria, Gei, Milano 1984; (con A. Levi, M .C. Bartolomei Derungs), Dialogo sulla tenerezza, Cens, Liscate 1985; L'amore ci fa sovversivi, Joannes, Milano 1987; Come i primi trovadori, Cens, Liscate 1988; Il diavolo sul pinnacolo, Paoline, Cinisello Balsamo 1988; Il Vangelo di Giovanni, Rusconi, Milano 1988; Per la morte (con due meditazioni di P. Mazzolari), La Locusta, Vicenza 1989; Amar, traduzione portoghese, a cura di I. F. L. Ferreira, Paulinas, Sao Paulo 1986; (con R. C. Moretti), Mani sulla vita, Emi, Bologna 1990; La parabola di Giobbe, Servitium, Sotto il Monte 1996; Il mio amico don Milani, Servitium, Sotto il Monte 1997; d) traduzioni: I Salmi, Dehoniane, Bologna 1973; Salterio Corale, Dehoniane, Bologna 1975; Chiesa che canta, volumi I-VII, Dehoniane, Bologna 1981-1982; (con G. Ravasi), "Lungo i fiumi·" - I Salmi, Paoline, Cinisello Balsamo 1987; Ernesto Cardenal, Quetzalcoatl, Mondadori, Milano 1989; e) narrativa: ... E poi la morte dell'ultimo teologo, Gribaudi, Torino 1969] In "Poesie a Casarsa" Pierpaolo Pasolini ha un'immagine di straziante bellezza per indicare la inevitabilita' dell'affievolirsi dei ricordi: Al ven sempri pi' sidin e alt il mar dai ains (Si fa sempre piu' silenzioso ed alto il mare degli anni). E' una realta' crudele che ben conosciamo: voci che ci sono state carissime, dalle quali abbiamo appreso le parole per vivere, un poco alla volta si riducono a bisbigli, come di malato, poi a povere ceneri nel vento. Tuttavia ci sono persone che per qualche loro caratteristica (per l'amore che gli abbiamo portato, certamente, ma non solo per questo) piu' tenacemente ci rimangono presenti e vicine. Padre David Maria Turoldo, come si firmava, Davide, come lo abbiamo sempre chiamato noi amici, e', per molti, una di quelle figure. Come, dopo una sua visita, rimanevano nelle stanze in cui lo avevamo ricevuto, bottiglie vuote, e libri che ci aveva donato, e carte spiegazzate nella forza di un discorso, e l'eco di grida, talvolta, profetiche, cosi', a dieci anni dalla sua morte, a me pare che Davide se ne sia andato ieri sera o il mese scorso; che non un mare profondo e silenzioso ci separi da lui, ma un'assenza che non si prolunghera' oltre il tramonto o si protrarra' soltanto sino all'eucarestia domenicale. Egli era cosi' ingombrante che e' ben difficile persino allo scorrere del tempo riuscire a ridurlo a un'ombra. * Si', "ingombrante" e' la parola giusta: se vuol dire "che occupa spazio a dismisura". Davide era cosi', dal punto di vista fisico, e lo fu sin quasi alla fine del suo Calvario, quando apparve davvero come un crocefisso. Tutti noi che gli fummo amici ci riconosciamo nella descrizione che ne fecero, negli anni '60, due suoi, e nostri, compagni: Luigi Santucci: "Altissimo e biondo come un covone, e' un goffo arcangelo dalle mani enormi, che sono forse le sue ali mancate, a giudicare da come le sventola e le dibatte". E Nazareno Fabbretti: "Alto quasi due metri, biondo come un vichingo, con una voce dolorosa e violenta e due occhi pieni di fatica indistruttibile". Penso che non pochi di voi, del resto, abbiano conosciuto Davide in questa sua torreggiante corporeita' e dunque non insistero' sull'argomento, ma non voglio rinunziare al ricordo sorridente di una certa sera, in casa nostra, a Roma. Era verso la fine del Concilio ed erano i giorni in cui andava emergendo l'impossibilita' psicologica per papa Montini di procedere audacemente sulla via della collegialita'. Il nostro, quella sera, era un salotto buono in cui un importante gesuita straniero ci parlava in maniera assai fredda di problemi vitali; padre Davide ci raggiunse, sul tardi, come faceva lui, che non tollerava di essere assente a riunioni di amici, anche se alcune si svolgessero in contemporaneita'. Sedette in silenzio, ma si capiva che dentro lo agitava una moltitudine di sentimenti: e quando il gesuita nomino' Paolo VI, ecco Davide balzare in piedi, spalancare le immense braccia e ruggire: "Questo papa bisogna ucciderlo!". E il gesuita guardare l'orologio e dire, terrorizzato: "Si e' fatto tardi, devo andarmene...". (Inutile dire che padre Davide amava il papa e scrisse, piu' volte, su di lui cose toccanti). * Ingombrante fisicamente, e per vortice di passioni, talvolta anche per innocente gigioneria (lo ricordo rientrato dall'esilio londinese con lobbia e ombrello arrotolato, come un impiegato della City...), Davide seppe tuttavia riempire con delicatezza e con irruenza spazi pastorali che il clero italiano, vescovi compresi, sembrava, per lo piu', trascurare. Non solo nel periodo della pace giovannea ma ben prima, nell'epoca delle scomuniche, mostro' sempre tenerezza e sollecitudine per i "fratelli atei", come amava chiamarli, soprattutto per quelli che gli sembravano resi tali dallo scandalo di una Chiesa infedele al suo Fondatore. Seppe stargli accanto apertamente, senza indebite invadenze, come una amorevole presenza (innanzi tutto laicamente amorevole, se cosi' si puo' dire), ma che non nascondeva il suo sostrato cristiano; e anche seppe ascoltarli, ammirarne le doti, cercarne, in una specie di macro-ecumenismo, le comuni ragioni di vita. Pasolini e Vittorini e Sanguineti e Fortini, tanto per fare qualche nome, conobbero in lui, non soltanto la lealta' del collega letterato, ma anche il sacerdote che, senza aspirazioni predatorie, mostrava la grazia vivificante del vangelo sine glossa. E quando, per alcuni di quei cosiddetti "lontani" fu l'ora del dolore, Davide seppe calarsi come un fratello nelle loro vicissitudini. * Il mio discorso su Turoldo non puo' essere qui altro che un cenno, sia pure non frettoloso, e mi limitero' allora a qualche parola sulla sua poesia. Non sul valore letterario di essa, poiche' tutto io sono fuori che un critico, ma sull'umilta' con la quale egli, poeta raffinato, lettore inesauribile di poeti, uomo di straordinaria cultura, e narcisista come sono sempre gli intellettuali, assetato dunque, di bellezza formale, non esito' a "sporcare" i suoi versi nel fango della Storia. Perche' non dirlo? Quando si tratto' di raccogliere tutti i suoi componimenti in quel volume "O sensi miei...", che fu presentato come la sua opera omnia, non tutte le sue composizioni vi furono raccolte. Gianfranco Ravasi, che a quell'epoca aveva grande influsso su Davide, con il quale aveva compiuto quella traduzione dei salmi che rimane la piu' alta opera della riforma liturgica in Italia, lo convinse a non inserirvi le poesie scritte, per cosi' dire, in trincea, quelle che Davide definiva "ballate": Ravasi, fine critico, sapeva bene che quello era materiale grezzo, ganga aurifera appena raccolta nella violenza delle acque, non ancora sedimentata e filtrata nel silenzio claustrale. Ma noi continuiamo ad amare Davide proprio per quel suo gettarsi allo sbaraglio, lui e la sua arte, nelle tragedie e nelle nascite luminose del mondo "altro". Davide non appese mai la sua cetra ai salici ma sforzo' la sua voce seguendo gli oppressi nelle loro terribili lunghe marce alla ricerca di liberta' e di giustizia: il Cile, il Vietnam, la Bolivia, il Nicaragua, il Sudafrica, il terrorismo dei disperati e quello, sapiente e feroce, della Cia, all'ombra, come lui diceva, di "un dio finanziere"... Con noi singhiozzo', nascondendo le lacrime, prego', maledisse, spero', cerco' di costruire speranze. * La sua vena lirica tracimo' gli argini dell'eleganza per fedelta' agli ultimi e alla loro storia. I dannati della Terra furono la sua bussola e la vera metrica delle sue composizioni. Per loro, non tacque, mai. "Il poeta e' un crocefisso al legno della verita'" diceva. Anche quando i vescovi sembravano attenti soprattutto agli equilibri dello status quo, anche quando i superiori ecclesiastici gli chiedevano obbedienza alle loro cautele, e la sua incriminata disobbedienza (che era invece fedelta' alla propria vocazione monacale) comportava la condanna a esilii per lui durissimi, ed egli era costretto a contemplare l'apparente trionfo della banalita', della mediocrita', del conformismo mondano, Davide - come don Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani e don Zeno Saltini e padre Ernesto Balducci - non ebbe mai dubbi: il vangelo non poteva che radicarsi nelle regioni in cui la sofferenza causata dall'ingiustizia stritolava la vita della povera gente. Egli non poteva (certamente non voleva, ma soprattutto per qualche misteriosa vocazione proprio non poteva) fermare il suo sguardo di monaco alle pareti della cella e neppure agli altari di pietra, ne' alle tanto amate solenni liturgie; non la' -. o non soltanto la' - era il suo Cristo, ma nella polvere delle sconfitte, nei ceppi dei vinti, nelle baracche degli oppressi. Davide aveva fra i suoi amici non pochi ricchi; entrava nelle loro case con l'aspersorio delle benedizioni, ma invece di donare loro le illusioni che gli ecclesiastici hanno sempre elargito ai cosiddetti benefattori, poneva loro le dure richieste della spartizione dei beni, unica possibile scelta di salvezza. Poi riprendeva il suo posto, idealmente, nella casa dei suoi genitori, sospirata poverta', o nell'atroce miseria degli infiniti Golgotha della Terra. * Seppe incontrare in quelle regioni anche una poesia sorella, da ascoltare con reverenza. Nella vita di quest'uomo sempre conteso fra la necessita' del silenzio-contemplazione e il bisogno quasi primordiale del grido, vi sono spazi in cui egli scompare dietro il canto altrui, dietro le storie degli umiliati e offesi. Voglio ricordare qui il lungo, paziente lavoro di traduzione de "Il Serpente piumato", il poema di Ernesto Cardenal, "monaco rivoluzionario - come egli lo definisce -, mingherlino uomo con il basco, magro come una lucertola, che continua a cantare"; o le lunghe ore e attivita' dedicate con paterna tenerezza (e certo qui molti di voi ne sanno qualcosa) alla affermazione e diffusione del libro di Rigoberta Menchu', che gli parve, come parve a tanti di noi, storia sacra, incontro di cosmogonie che si ricompongono nel comune respiro del divino, nel lamento dell'uomo e della donna che non si arrendono al potere del male: lamento che e' insieme grido di dolore e grido di sfida. Di resistenza. * E' bello che il libro di Davide appena pubblicato, "La mia vita per gli amici", abbia il sottotitolo bonhoefferiano di "Vocazione e Resistenza". Davide non visse soltanto la Resistenza al nazifascismo, fu chiamato dalla Storia a vivere, come noi e insieme con noi, la resistenza al crollo di tanti ideali e di tanti miti; senti' la drammatica necessita' di resistere al conformismo imposto con tecniche raffinate a creature ridotte, come lui diceva, a "ombre sui muri", "coscienze torpide", "anime malate e sconfitte". E poi... poi ha dovuto e saputo resistere al male fisico, all'impazzimento delle cellule che sconvolgeva la sua vita. Ha saputo fare anche di piu': ha saputo resistere alle tentazioni "religiose" del Dio tappabuchi invocato come dispensatore di salute. Infine, ha resistito alla disperazione: nel punto piu' alto della sua umana avventura ci ha lasciato un insegnamento che dice tutto della sua fede: "Vedere la luce attraverso il costato aperto del Cristo". Ma questa vicenda meriterebbe ben altro approfondimento. * Cosi', per avviarmi alla conclusione, riprendo il tema delle ballate turoldiane, per dire che puo' ben darsi che in esse Davide non sia stato grande poeta: ma hanno pur sempre a che fare con la storia della letteratura italiana perche' esse furono lette da decine e forse centinaia di migliaia di persone, molte delle quali ebbero, per la prima volta, la rivelazione che poesia poteva essere grido efficace. Nelle ballate di Turoldo trovarono invettiva, esortazione, omelia, profezia. Con esse egli si accompagnava come cittadino e come sacerdote a chi non voleva arrendersi ai vecchi vizi italiani, ai vecchi e nuovi poteri. Di questi poteri scandaglio' e descrisse l'obiettiva malvagita': dall'egoismo dei "garantiti" al crescere del razzismo, alla miserabile esosita' delle teorie neoliberiste. Per questo mi piace collegarlo non solo agli altri grandi poeti "civili" italiani "laureati", ma anche e soprattutto al poeta operaio Ferruccio Brugnaro che gia' negli anni '70 forava i fumi velenosi di Marghera per denunziare il martirio imposto ai lavoratori del petrolchimico. L'uomo come metro per giudicare il sistema. E la poesia come strumento politico, necessariamente eversivo poiche' non si adegua all'imperialismo della cultura consumista, anzi con esso fatalmente confligge: Davide lo dice con aperta chiarezza in un suo brevissimo componimento, intitolato appunto "Poesia": Poesia e' rifare il mondo, dopo il discorso devastatore del mercadante. Notate la parola "mercadante" invece che "mercante". Davide, non usava se non raramente parole arcaiche. Io credo che con questa egli abbia voluto ricordarci che c'e' un'antica storia dietro il consumismo neo-capitalista, la storia di Caino che rifiuta di essere il custode di suo fratello, la storia di chi alla propria avidita' di cose e di potere non esita a sacrificare vite umane. Noi non possiamo dire che cosa griderebbe oggi Davide. O si'? Hanno ancora senso quei quattro versi? C'e' nel nostro presente un discorso devastatore fatto da qualche mercadante? Quanto ci manchi, fratello Davide. 8. MAESTRI. HANS JONAS: L'ETICA DELLA RESPONSABILITA' [Da Hans Jonas, Il principio responsabilita', Einaudi Torino 1990, 1993. Ringraziamo Enrico Peyretti (per contatti: peyretti at tiscalinet.it) per aver fatto questa minima selezione (ma naturalmente Jonas va letto tutto). Hans Jonas e' nato a Moenchengladbach nel 1903, e' stato allievo di Heidegger e Bultmann, ed uno dei massimi specialisti dello gnosticismo. Nel 1933 si e' trasferito dapprima in Inghilterra e poi in Palestina, dal 1949 ha insegnato in diverse universita' nordamericane, dedicandosi a studi di filosofia della natura e di filosofia della tecnica. E' uno dei punti di riferimento del dibattito bioetico. Al suo "principio responsabilita'" si ispirano riflessioni e pratiche ecopacifiste, della solidarieta', dell'etica contemporanea. E' scomparso nel 1993. Opere di Hans Jonas: sono fondamentali Il principio responsabilita', Einaudi, Torino 1993; la raccolta di saggi filosofici Dalla fede antica allâuomo tecnologico, Il Mulino, Bologna 1994; Tecnica, medicina ed etica, Einaudi, Torino 1997; Organismo e liberta', Einaudi, Torino 1999; una raccolta di tre brevi saggi di autobiografia intellettuale e' Scienza come esperienza personale, Morcelliana, Brescia 1992. Si vedano anche Il concetto di Dio dopo Auschwitz, Il melangolo, Genova 1995, e La filosofia alle soglie del Duemila, Il melangolo, Genova 1994; cfr. anche Lo gnosticismo, Sei, Torino 1995. Un utile libro di interviste e conversazioni e' Sull'orlo dell'abisso, Einaudi, Torino 2000] Un imperativo adeguato al nuovo tipo di agire umano e orientato al nuovo tipo di soggetto agente, suonerebbe press'a poco cosi': "Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un'autentica vita umana sulla terra", oppure, tradotto in negativo: "Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilita' futura di tale vita", oppure, semplicemente: "Non mettere in pericolo le condizioni della sopravvivenza indefinita dell'umanita' sulla terra", o ancora, tradotto nuovamente in positivo: "Includi nella tua scelta attuale l'integrita' futura dell'uomo come oggetto della tua volonta'" (p. 16). * Al principio speranza contrapponiamo il principio responsabilita' e non il principio paura. Ma la paura, ancorche' caduta in un certo discredito morale e psicologico, fa parte della responsabilita' altrettanto quanto la speranza, e noi dobbiamo in questa sede perorarne ancora la causa, poiche' la paura e' oggi piu' necessaria che in qualsiasi altra epoca in cui, animati dalla fiducia nel buon andamento delle cose umane, si poteva considerarla con sufficienza una debolezza dei pusillanimi e dei nevrotici (p. 284). * La speranza e' una condizione di ogni agire, poiche' questo presuppone di poter conseguire qualcosa facendo affidamento sulla possibilita' di ottenerlo in quel caso determinato. (...) La responsabilita' e' la cura per un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando "apprensione" nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilita' di quell'essere. Ma la paura e' gia' racchiusa potenzialmente nella questione originaria da cui ci si puo' immaginare scaturisca ogni responsabilita' attiva: che cosa capitera' a quell'essere, se io non mi prendo cura di lui? Quanto piu' oscura risulta la risposta, tanto piu' nitidamente delineata e' la responsabilita'. (...) Diventa necessario il "fiuto" di un'euristica della paura che non si limiti a scoprire e a raffigurare il nuovo oggetto, ma renda noto a se stesso il particolare interesse etico che ne risulta evocato (p. 285). * Noi non temiamo il rimprovero di pusillanimita' e di negativita' quando dichiariamo in tal modo la paura un dovere, che puo' essere naturalmente tale soltanto con la speranza (della prevenzione): la paura fondata, non la titubanza, forse addirittura l'angoscia, ma mai lo sgomento e in nessun caso il timore o la paura per se stessi. Sarebbe invece effettivamente pusillanimita' evitare la paura ove essa sia necessaria (p. 286). * Si dovranno apprendere nuovamente il rispetto e l'orrore per tutelarci dagli sbandamenti del nostro potere (ad esempio dagli esperimenti sulla natura umana). (...) Soltanto il rispetto, rivelandoci "qualcosa di sacro", cioe' d'inviolabile in qualsiasi circostanza (il che risulta percepibile persino senza religione positiva), ci preservera' anche dal profanare il presente in vista del futuro, dal voler comprare quest'ultimo al prezzo del primo. (...) Un'eredita' degradata coinvolgerebbe nel degrado anche gli eredi. La tutela dell'eredita' nella pretesa "di integrita' dell'uomo" e quindi, in senso negativo, anche la salvaguardia dal degrado, deve essere l'impegno di ogni momento: non concedersi nessuna pausa in quest'opera di tutela costituisce la migliore garanzia della stabilita' (...). Conservare intatta quell'eredita' attraverso i pericoli dei tempi, anzi, contro l'agire stesso dell'uomo, non e' un fine utopico, ma il fine, non poi cosi' modesto, della responsabilita' per il futuro dell'uomo. (pp. 286-287, conclusione del libro). 9. FUTURO. TOMMASO DI FRANCESCO: NETA E NIZAR [Questo articolo abbiamo ripreso dal quotidiano "Il manifesto" del 17 ottobre 2002] Non solo morte, carri armati e disperazione. Domenica 20 ottobre una donna israeliana e un uomo palestinese (entrambi cari a questo giornale) riceveranno un premio a Gradara (Urbino). Neta Golan e Nizar Basim Fouad Kamal a Gradara (la rocca dell'amore negato tra Paolo e Francesca) si sono sposati nell'ottobre del 2001. Riceveranno la cittadinanza onoraria dal consiglio comunale convocato sulla pace in Medioriente. Saranno presenti tanti amici e compagni della "strana" coppia, come Luisa Morgantini e Mauro Bulgarelli, verra' proiettato un film-reportage "Con la Palestina negli occhi" di Action for peace, e Moni Ovadia portera' un contributo-video. Neta Golan, leader pacifista israeliana - ha partecipato con coraggio a tante iniziative anche in Italia - oggi aspetta un figlio, una bambina. Lei, Nizar e la bambina in arrivo testimoniano un'"altra" soluzione della crisi mediorientale. Quella che piu' ci piace. Auguri, con affetto. 10. MONDO. MARINA FORTI: I SEGRETI DELLE CENTRALI NUCLEARI IN INDIA [Anche questo articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del 17 ottobre 2002] L'industria nucleare e' allergica a ogni notizia o considerazione che riguardi la sicurezza. E' vero in tutto il mondo, ed e' vero in India, dove sono in funzione 14 reattori elettronucleari. Nessuno ha mai sentito parlare di incidenti o qualsivoglia problema nelle centrali nucleari indiane. Ma i problemi ci sono, e l'ultima conferma viene da un breve articolo del giornale americano "The Christian Science Monitor". Vi si riferiscono alcune dichiarazioni di S. P. Sukhatme, presidente dell'ente di controllo nucleare (Atomic Energy Regulatory Board). Quanto a sicurezza, dice, la centrale Kakrapara Atomic Power Station (Kaps), presso la citta' di Surat, nel cuore di una zona industriale dell'India occidentale, e' la piu' sicura: ma aggiunge che i due reattori di quella centrale disperdono tre volte piu' radioattivita' di quanto accettato dalle norme internazionali. Ovvero: le altre centrali sono assai peggio. Il signor Sukhatme riferisce di aver chiesto lo scorso febbraio alla Nuclear Power Corporation of India - l'azienda statale costruttrice di centrali nucleari - di mettere un riparo alle perdite di acqua contaminata da trizio da numerosi reattori, per ridurre l'esposizione degli addetti. Sempre quest'anno, l'ente di controllo ha ordinato la chiusura della piu' vecchia centrale nucleare indiana, in Rajasthan, che ormai registrava continui guasti alle turbine, aveva fessurazioni delle schermature, perdite alle valvole di sfogo della pressione, perdite a tubature del sistema di moderazione di calore. Un trabiccolo. Le ammissioni del signor Sukhatme sono vaghi segnali, ma dovrebbero mettere in allarme. Il fatto e' che il nucleare e' un tabu' nella politica indiana. Con abbondanti giacimenti di uranio e buone capacita' tecniche, fin dagli anni `50 l'India ha guardato all'energia atomica come mezzo per garantirsi l'indipendenza energetica. Nehru, che si opponeva all'uso militare del nucleare, sviluppo' invece la ricerca civile. I primi reattori elettronucleari sono entrati in funzione nel 1969 e nel `72, americano il primo (General Electric), canadese il secondo (un Candu, Canadian Deuterium-Uranium). Dopo la prima esplosione nucleare condotta dall'India nel `74 ("pacifica", disse allora Indira Gandhi) la cooperazione occidentale fu interrotta, ma l'India ando' avanti da sola. Anche se non ha raggiunto l'indipendenza energetica: i suoi reattori oggi producono circa il 2% dell'energia consumata in India. Dopo i test atomici del maggio `98 il governo indiano ha ipotizzato per la prima volta di aprire le sue centrali nucleari civili a ispezioni dell'Aiea (l'agenzia internazionale per l'energia atomica). Finora pero' sullo stato della sicurezza delle centrali indiane sono emerse solo informazioni episodiche. Forse l'allarme piu' circostanziato e' quello lanciato da un ex capo dell'Atomic Energy Regulatory Board, Adinarayana Gopalakrishnan, che aveva diretto l'ente di controllo tra il 1993 e il `96. nel gennaio `99 Golapakrishnan ha rivelato alla Far Eastern Economic Review una "catastrofe sfiorata" in una centrale nucleare a 180 chilometri da New Delhi, la Narora Atomic Power Station. Risale al 31 marzo del `93, quando scoppio' un incendio nel generatore e poi il sistema di raffreddamento ando' fuori uso; quella volta fu sfiorato il meltdown, la fusione del nocciolo del reattore - in extremis i tecnici aprirono le valvole e inondarono il reattore di acqua borata, soluzione usata per interrompere la reazione nucleare. Un meltdown in una delle regioni piu' densamente abitate dell'India. Gopalakrishnan ha precisato al settimanale di Hong Kong che quello di Narora e' stato l'incidente piu' grave, ma non l'unico - prima di lasciare la carica lui aveva compilato un elenco dettagliato di problemi da risolvere nei sistemi di sicurezza. Ora il "Christian Science Monitor" cita uno scienziato atomico indipendente, Dhirendra Sharma, che ha compilato una lista basata sulle sue osservazioni: parla di circa 300 incidenti gravi abbastanza da causare dispersioni di radioattivita' e danni fisici agli addetti. Ma di tutto questo, ben poco arriva al pubblico. 11. ESPERIENZE: AUGUSTO CAVADI: LA SCUOLA DI FORMAZIONE ETICO-POLITICA DEDICATA A GIOVANNI FALCONE [Ringraziamo Augusto Cavadi (per contatti: acavadi at lycos.com) per averci messo a disposizione questo suo intervento apparso sull'edizione palermitana del quotidiano "La repubblica" il 17 ottobre 2002. Augusto Cavadi e' docente di filosofia, storia ed educazione civica, impegnato nel movimento antimafia e nelle esperienze di risanamento a Palermo, collabora a varie qualificate riviste che si occupano di problematiche educative e che partecipano dellâimpegno contro la mafia. Opere di Augusto Cavadi: Per meditare. Itinerari alla ricerca della consapevolezza, Gribaudi, Torino 1988; Con occhi nuovi. Risposte possibili a questioni inevitabili, Augustinus, Palermo 1989; Fare teologia a Palermo, Augustinus, Palermo 1990; Pregare senza confini, Paoline, Milano 1990; trad. portoghese 1999; Ciascuno nella sua lingua. Tracce per un'altra preghiera, Augustinus, Palermo 1991; Pregare con il cosmo, Paoline, Milano 1992, trad. portoghese 1999; Le nuove frontiere dell'impegno sociale, politico, ecclesiale, Paoline, Milano 1992; Liberarsi dal dominio mafioso. Che cosa puo' fare ciascuno di noi qui e subito, Dehoniane, Bologna 1993, 2a ed.; Il vangelo e la lupara. Materiali su chiese e mafia, 2 voll., Dehoniane, Bologna 1994; A scuola di antimafia. Materiali di studio, criteri educativi, esperienze didattiche, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1994; Essere profeti oggi. La dimensione profetica dell'esperienza cristiana, Dehoniane, Bologna 1997; trad. spagnola 1999; Jacques Maritain fra moderno e post-moderno, Edisco, Torino 1998; Volontari a Palermo. Indicazioni per chi fa o vuol fare l'operatore sociale, Centro siciliano di documentazione "Giuseppe Impastato", Palermo 1998, 2a ed.; voce "Pedagogia" nel cd- rom di AA. VV., La Mafia. 150 anni di storia e storie, Cliomedia Officina, Torino 1998, ed. inglese 1999; Ripartire dalle radici. Naufragio della politica e indicazioni dall'etica, Cittadella, Assisi 2000; Le ideologie del Novecento, Rubbettino, Soveria Mannelli 2001] "Per non vedere la realta', lo struzzo infila la testa nel televisore", afferma lo scrittore brasiliano Millor Fernandes. Ma chi non vuole sottrarsi al diritto di capire, e al dovere d'intervenire, che spazi incontra nella fase storica attuale? I tradizionali luoghi d'incontro - e di confronto intellettuale - vanno scomparendo inesorabilmente: chiudono le sezioni territoriali dei partiti, nelle sedi dei sindacati ci si reca solo quando si ha bisogno di assistenza privata, nelle parrocchie si torna a parlare prevalentemente di questioni "interne" alla vita ecclesiale. Gli stessi "girotondi" sono preziosi piu' per segnalare il livello dell'acqua che per contrastare le cause dell'allagamento: in piazza si va per protestare, non per approfondire analiticamente le questioni. Da qui la necessita' di creare delle strutture permanenti in cui, senza vincoli ideologici ne' confessionali, i cittadini possano crescere nell'informazione, nella riflessione critica e nel dialogo sui grandi interrogativi della politica. Una di queste strutture, la Scuola di formazione etico-politica "Giovanni Falcone" di Palermo, inaugura domani l'undicesimo anno sociale, nella sede di via Notarbartolo 41, alle ore 17, con una prolusione di Curzio Maltese (della redazione romana di "Repubblica") su "Informazione e democrazia in Italia oggi". Dal giovedi' successivo, con cadenza settimanale, si svolgeranno dalle 17,30 alle 19,30 i seminari di studio riservati agli iscritti. I primi quattro incontri, dedicati al Fascismo in generale e in Sicilia in particolare, sono stati affidati ad alcuni dei piu' esperti studiosi del settore (Salvatore Lupo, Umberto Santino e Rosario Mangiameli). La seconda serie di seminari riguarda il fenomeno della globalizzazione e le strategie possibili per contrastarlo o - meglio - per correggerlo: Alberto Sciortino, Luigi Cavallaro, Annibale Raineri, Tommaso Cumbo, Giovanni Di Bendetto i relatori che si alterneranno. Secondo la tradizione della Scuola, altri quattro incontri saranno finalizzati alla conoscenza di religioni originariamente lontane nello spazio ma sempre piu' presenti anche nel nostro contesto sociale: in particolare sara' questa la volta, sotto la guida di Andrea Cozzo, dell'induismo ("una religione con molti dei") e del buddismo ("una religione con poco dio"). Chiude la programmazione il ciclo seminariale su "Etica e politica dai Greci ad oggi" con relazioni di Augusto Cavadi (su Aristotele e Pascal) e di Giacomo Vaiarelli (su Weber e Rawls). Anche quest'anno la Scuola di formazione etico-politica prevede delle attivita' decentrate in provincia. Una presentazione delle attivita', del metodo e delle finalita' della Scuola e' in programma a Valledolmo nel pomeriggio del 26 ottobre. Una serie di seminari, co-organizzati col Gruppo Agesci Bagheria 2, partiranno dall'8 novembre al Teatro Branciforti di Bagheria: fra gli altri, interventi di Enza Malatino (sul rapporto genitori-figli), Silvana Saguto (sui diritti e la mafia), Rosario Giue' (su chiesa e mondo). Un'altra serie di seminari, co-organizzati con l'associazione Onls Peppino Impastato, la domenica sera a partire dal 10 novembre, sono previsti nella Biblioteca Comunale di Terrasini con relatori di diversa ispirazione, anche esterni alla Scuola, come Salvo Vaccaro, Pietro Busetta e Vito Riggio. Nel corso dell'anno sociale saranno presentati - e discussi con gli autori - dei libri; saranno realizzati incontri pubblici sulla cultura a Palermo e sul Terzo Settore; sara' organizzato un seminario sulla figura e l'opera di don Pino Puglisi; sara' assegnata la terza targa "Giovanni Falcone"; sara', infine, alla fine dell'agosto 2003, programmata la sesta convivenza estiva su "Spiritualita' e politica". Questa nutrita serie d'iniziative e' del tutto autofinanziata dai soci e dai simpatizzanti dell'associazione di volontariato culturale: a dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che anche nei periodi piu' bui la creativita' degli spiriti liberi puo' sempre trovare qualche spiraglio per non rassegnarsi. 12. RILETTURE. LAURA CONTI: AMBIENTE TERRA Laura Conti, Ambiente Terra, Mondadori, Milano 1988, pp. 210. Un'utile introduzione della grande studiosa e militante su "l'energia, la vita, la storia". 13. RILETTURE. MERI FRANCO-LAO: TROVATORI DELL'AMERICA LATINA Meri Franco-Lao, Trovatori dell'America Latina, Borla, Roma 1977, pp. 328. Meri Lao presenta le figure e antologizza alcune delle piu' belle canzoni di Atahualpa Yupanqui, Violeta Parra, Daniel Viglietti, Chico Buarque De Hollanda, Silvio Rodriguez. 14. RILETTURE. ELENA GIANINI BELOTTI: DALLA PARTE DELLE BAMBINE Elena Gianini Belotti, Dalla parte delle bambine, Feltrinelli, Milano 1973, 1982, pp. 200. Un testo ormai classico su "l'influenza dei condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita". 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dellâambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dellâuomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org; per contatti, la e-mail e': azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir; per contatti: lucben at libero.it; angelaebeppe at libero.it; mir at peacelink.it, sudest at iol.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it. Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it Per non ricevere piu' questo notiziario e' sufficiente inviare un messaggio con richiesta di rimozione a: nbawac at tin.it Numero 389 del 19 ottobre 2002
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