appello pace (c)



Il giorno 15 ottobre è stato presentato il seguente appello firmato pure dal Cipax. Lo diffondiamo nella speranza che altre associazioni e persone si uniscano e cresca così la richiesta di pace alle diverse sedi istituzionali vicine e lontane.


APPELLO PER LA PACE<?xml:namespace prefix = o ns = "urn:schemas-microsoft-com:office:office" />

Come responsabili di associazioni, gruppi, movimenti d ispirazione cristiana che operano nei diversi campi dell impegno politico, socio-culturale, educativo, assistenziale, ci siamo ritrovati per dare un unica voce alla nostra opposizione alla guerra ed in particolare a questa guerra che sembra sempre più avvicinarsi, e al nostro desiderio di pace e comprensione tra tutti i popoli della terra. Il nostro fermo dissenso nasce da lontano, da principi che si radicano nella Parola vetero e neotestamentaria, nell insegnamento della Chiesa conciliare, nelle ripetute invocazioni di numerosi uomini di fede e laici che con il loro insegnamento e la loro testimonianza di vita hanno fatto maturare nelle nostre coscienze un convinto, prezioso, radicato apprezzamento per ogni gesto di pace, per il terreno di speranza su cui crescono i frutti che la pace sa germinare, per l impagabile bene che essa è in grado di distribuire. Perciò abbiamo deciso di scrivere un appello contro questa guerra da inviare al Congresso degli Stati Uniti, alla Camera dei Comuni della Gran Bretagna, alla Commissione Europea, al Governo ed al Parlamento italiano, al Presidente della Regione Lazio, ai Sindaci e Presidenti degli Enti Locali del Lazio, perché esercitino tutta la loro responsabilità e tutta la loro influenza per impedire questa inaccettabile tragedia che non può risolvere nessun problema, che trasformerà in vittima il sanguinario dittatore Saddam, che non fermerà anzi rischia di rafforzare la follia terrorista, che renderà il bacino del Mediterraneo ancor di più un enorme campo di distruzione.

Vogliamo interloquire con le istituzioni senza temere l affronto dell accusa d inutilità delle nostre parole, senza rassegnarci all umiliazione del silenzio che tocca i piccoli quando le questioni in ballo sono enormi e tutto sembra passare sulle loro teste, senza voler per forza calcolare l effettivo risultato del gesto che compiamo.



Siamo consapevoli che non saranno le nostre parole a fermare le decisioni di chi vuole ed ha già deciso la guerra ad ogni costo, tuttavia noi riteniamo che alzare forte la voce rappresenti una testimonianza doverosa che può aiutare a dare consapevolezza e coscienza ai tanti distratti e indifferenti , di fronte a un dramma che coinvolgerà tutti.



E vogliamo farci sentire proprio da chi consideriamo il nostro referente istituzionale: perché crediamo che nella logica e nel cuore stesso delle istituzioni democratiche, rappresentative, trasparenti, includenti e durature, stia il termine di confronto con le dittature che possono mettere a rischio le sorti dell umanità.



Noi invochiamo un intervento di chi ci rappresenta ai vertici dei livelli istituzionali perché sentiamo queste istituzioni come nostre case politiche, come contesti collettivi di cittadinanza generati anche dal nostro impegno e dalle nostre opinioni. Noi siamo qui, apparteniamo a questi comuni, a questa regione, a questo Paese, a questa Europa, e a questa comunità internazionale. La loro voce è anche la nostra voce. Questa guerra, non può essere decisa da pochi senza che la nostra voce sia in qualche modo presa in considerazione.



Per questo chiediamo:



a) che siano messi in campo tutti i poteri politici, istituzionali, economici e sociali affinché venga fermato il percorso che a grandi passi sta procedendo verso lo scoppio della guerra;

b) che i soggetti a cui ci rivolgiamo facciano sentire la propria voce, anche in rappresentanza dei numerosissimi dissensi emersi in questi giorni, presso i capi di governo e delle nazioni che hanno il potere di scatenare la guerra;



c) che tutte le iniziative politiche da prendere a livello internazionale siano sempre rimandate ad un convinto e decisivo ruolo di guida dell Onu;



d) che nel caso in cui la guerra sia sciaguratamente iniziata siano messi in atto tutte le iniziative e spese tutte le risorse disponibili per alleviare le sofferenze dei popoli colpiti;



e) che si eviti in ogni modo che l Italia dia il proprio contributo, economico, militare e politico a questa iniziativa di guerra;



f) che sia fatto tutto il possibile perché le istituzioni siano sempre più strumenti duraturi per la costruzione di una cultura di pace e di dialogo tra i popoli.



E inoltre chiediamo:

g) che siano rilanciate le trattative per la soluzione del problema Israelo-Palestinese, nel rispetto delle risoluzioni dell Onu e della tutela dei diritti umani di entrambi i popoli;

h) che sia data più convinta, totale e decisa attuazione ai protocolli e trattati nternazionali (sulle armi nucleari o su quelle biologiche, sulla protezione ambientale, sulla tortrura, sulla punizione dei crimini di guerra e sul tribunale internazionale) che sono spesso alla base di un effettiva costruzione della pace.

i) che sia immediatamente rilanciata una politica internazionale di incremento degli investimenti di cooperazione allo sviluppo per riequilibrare la ripartizione della ricchezza nel mondo in un ottica di sviluppo sostenibile.



Ha ragione il neo premio Nobel per la pace Jimmy Carter: Una guerra unilaterale contro l Iraq non è la risposta ai nostri problemi , e di quel nostro , riferito al suo Paese, possiamo benissimo farci carico per l Italia.

La guerra all Iraq non solo non eliminerebbe il problema del terrorismo e della catastrofe umanitaria, ma anzi lo alimenterebbe e diffonderebbe su vasta scala



Di fronte alla calamità creata dall uomo che è ogni guerra, dobbiamo affermare e riaffermare, ancora e ancora, che il ricorso alla guerra non è inevitabile e insostituibile. L umanità non è destinata all autodistruzione (così diceva Giovanni Paolo II nel discorso tenuto ad Hiroshima il 25 febbraio 1981). E lo ha ripetuto più volte, anche in questi giorni drammatici. Noi siamo totalmente d accordo con queste parole.



Il nostro no, dunque, è un no che nasce dalla convenzione che c è sempre uno spazio ulteriore per salvare il salvabile, che il gesto estremo della forza è già una sconfitta, che quando le armi fanno premio sulla politica vuol dire che si è sbagliato prima, che non si è fatto il possibile per evitare il tracollo.



Noi invece siamo convinti che quel L Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali& (art. 11 della Costituzione) sia veramente un ripudia , ossia condanna definitiva, rottura di legami, avversione senza ripensamento.



Pensiamo che non esista una guerra preventiva salvifica per il resto dell umanità, perché nelle intenzioni di chi la scatena ogni guerra è sempre preventiva .

Ma ancor di più crediamo che Ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione . (C. Pavese)





Associazioni promotrici:

ACLI-Lazio, AGESCI Lazio, Agire Politicamente, Associazione BP Park, Associazione Cristiano Sociali del Lazio, Capodarco, Chiama l Africa, CIPAX, Circolo Lazzati della Trasfigurazione, Città per l Uomo, CNCA-Lazio, Fondazione don Luigi Di Liegro, KOINONIA, MASCI-Lazio, Nessun Luogo è Lontano, Progetto Continenti, Ragazzi del Mondo, Tracce-Ass. per la cultura e l informazione



Roma, 15 ottobre 2002



CIPAX - Centro Interconfessionale per la Pace
Via Ostiense, 152 - 00154 Roma - Tel. e Fax 0657287347
<mailto:cipax at romacivica.net>cipax at romacivica.net - www.romacivica.net/cipax




CIPAX - Centro Interconfessionale per la Pace
Via Ostiense, 152 - 00154 Roma - Tel. e Fax 0657287347
<mailto:cipax at romacivica.net>cipax at romacivica.net - www.romacivica.net/cipax