l'intervento di Federico ORLANDO



Nel caso potesse interessare, allego l'intervento del presidente di "Articolo 21.Liberi di" Federico Orlando in piazza san giovanni a roma il 14 settembre, che spiega anche le ragioni per cui è nata la nostra Associazione per la libertà d'espressione e il pluralismo nell'informazione.

daniela binello
per la redazione di "Articolo 21.Liberi di"
www.articolo21liberidi.org
14 settembre 2002, San Giovanni
 Intervento di Federico Orlando,
presidente di "Artiolo 21.Liberi di"

Concittadini, lettrici, lettori,

vorrei essere autorizzato da Voi a dedicare questi 8-9 minuti a Indro Montanelli, il grande borghese moderato che per primo, nove anni fa, chiese alla borghesia non dominata da spiriti animali di allearsi al popolo, in un patto di centrosinistra, per scongiurare l'avvento di questa destra, di cui egli aveva bene intuito e visto la natura.

Speravo che il maxischermo potesse mandarvi l'immagine di questo foglio. E' l'ultimo numero de "LA VOCE" di Indro Montanelli, che grida ai suoi redattori "difendetevi", come Borrelli dirà ai magistrati, sette anni dopo, "resistete". L'oligarchia elettronica colpì i giornalisti moderati che non vollero farsi trombettieri, assai prima di colpire, con editto bulgaro, altri oppositori coraggiosi, accusati di "comunismo" e di "uso criminoso" della televisione.

"Questa destra mi fa paura solo a sentirla parlare" diceva Montanelli prima del 13 maggio 2001. Ma in questi 16 mesi i fatti sono andati al di là di ogni peggiore previsione: lavoro, giustizia, informazione sono le tre vittime quotidiane di questa politica, insieme a scuola e ricerca, salari, sanità, previdenza, cultura delle regole e civiltà italiana del buon gusto e della tolleranza. Mai nei centocinquanta anni d'unità nazionale, mai classismo di destra espresse governo più classista. Mai nessuna destra (fascismo a parte) è stata tanto ostile ai valori e ai diritti affermati dalla Costituzione.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola e lo scritto, garantisce l'articolo 21 della Costituzione. E noi, giornalisti, autori, attori, scrittori, registi, edicolanti, fotografi, giuristi, docenti e utenti della comunicazione _ che l'abbiamo costituita, ci chiamiamo Associazione "Articolo 21. Liberi di"; liberi di esercitare per noi stessi e per voi i diritti costituzionali in tutte le forme e i linguaggi della comunicazione: giornalismo, cinema, teatro, letter! atura, musica, televisione, arti figurative, internet, ricerca, insegnamento. Difendiamo questo diritto per tutti, anche per "Il fatto" e per "Sciuscià"; anche per "la 7", strangolata perché non diventasse un piccolo terzo polo; anche per "Europa 7", a cui non assegnano le frequenze pur avendo la concessione per trasmettere mentre chi non ha la concessione continua a occupare frequenze, come nel Far West dove chi tira per primo la pistola dalla fondina si aggiudica l'appalto.

Provocatoriamente, alla vigilia di questo 14 settembre, una riforma che dovrebbe regolare il Far West propone invece un condono tombale, per cui chi s'è preso l'etere se lo tiene. Si finge di privatizzare la Rai per metterla meglio sotto il controllo del Tesoro, cioè del governo. Si rimuove il divieto di cumulare tv e giornali, senza norme antimonopolio: sicché chi ha una posizione dominante è ancora più favorito.

E' l'ennesima legge di classe, come quella che esentò le eredità plurimiliardarie; come quella che protegge dal fisco il ritorno dei capitali mafiosi. E' per costoro che governa la destra.

Per gli altri niente, gli altri italiani sono figli di nessuno. Niente per l'editoria e l'emittenza locale, come niente per i pensionati, i giovani senza lavoro, i lavoratori che debbono rinnovare il contratto, i cittadini in attesa di cure o di giustizia, gli studenti che hanno urgenza di riforme.

Ci chiediamo se, in queste condizioni, il diritto di esprimersi secondo l'articolo 21 della Costituzione resti almeno al presidente della Repubblica. Caro presidente Ciampi, messaggi al Parlamento Lei può mandarne, come quello di luglio sul pluralismo dell'informazione: ma il Parlamento lo ignora, impegnato nelle urgenze di imputati eccellenti.

E' questo il nuovo senso delle istituzioni. Ma intanto i pennivendoli scrivono che l'attacco alle istituzioni viene dai girotondi.

E' in questa notte della cultura e del pudore che ai giovani ricercatori dell'università pubblica vengono tagliati gli stipendi; che ad altri giovani vengono preclusi gli accessi all'alta formazione scientifica; che i docenti sono minacciati nella loro libertà d'insegnamento e di ricerca.

E' in questa notte che la destra si preoccupa di iniziare l'anno scolastico non rimuovendo il caos in cui annaspano ragazzi, famiglie e insegnanti, ma per rilanciare il revisionismo storico, cioè nuove e becere egemonie sul passato per comode riabilitazioni nel presente.

E mentre a Venezia il film premiato col Leone d'Oro viene censurato non per il suo risultato artistico ma per il suo contenuto, come ai tempi della censura, i moralisti della stampa sedicente 'liberale', dimentichi che l'aggettivo liberale nacque in contrapposizione a servile - ci impartiscono lezioni quotidiane su come una brava ed educata opposizione debba comportarsi, se vol essere rispettosa dei diritti della maggioranza e della sovranità.
Siate dunque educati, concittadini: imbavagliatevi.

Ci chiedono cosa proponiamo, cosa vogliamo.

Vogliamo che si torni alla Costituzione. Che sia abolito il confino politico per Biagi, Freccero, Santoro, Fazio, Severi, Ruotolo, Parascandolo; per i miei giovani colleghi Barbacetto, Gomez, Travaglio, allievi di Montanelli e non di Stalin; per Sabina Guzzanti e Luttazzi e altri artisti cui si cerca di ostacolare l'accesso perfino ai teatri; per Roberto Benigni costretto a diffondere i suoi film attraverso la distribuzione del padrone di tutto.

Chiediamo che il Corriere della Sera non debba subire le scalate degli 'amici degli amici'; che siano aiutati gli editori 'puri', quelli cioè che non vendono al governo i loro giornali in cambio di appalti, rottamazioni o telefonini; che la Rai sia riformata come 'servizio pubblico' e non sia più Telebeautyful a servizio della destra più incolta e violenta.

Chiediamo che le istituzioni siano moralizzate, a cominciare dal Parlamento che dovrebbe vigilare sulla Rai mentre è a sua volta sotto vigilanza speciale del partito degli avvocati: che è tempo di sciogliere, miei cari ex colleghi parlamentari del centrosinistra. Scioglierlo per ridare un minimo di dignità al Parlamento, visto che nessun guru di destra è disposto per questo a bere un altro bicchiere della propria pipì.

         Concittadini,

gli organizzatori di "Articolo 21. Liberi di", che vi aspettano presso la Scala Santa per raggiungere stasera le centomila firme per "Il Fatto" e per "Sciuscià", sarebbero lieti, io credo, di stare con voi in un altro girotondo, magari a Saxa Rubra, per la Costituzione, tutti insieme: movimenti, partiti, sindacati.

Tutti insieme perché la nostra unità è la condizione per realizzare il grande obiettivo che conseguimmo nelle elezioni del 1996: un "patto nazionale di governo" fra i lavoratori, i ceti medi riflessivi e la borghesia imprenditrice.

Questo tridente fu la chiave della nostra vittoria, e non ce n'è un'altra per vincere.

La ritroveremo grazie a voi, cittadini, che siete il collante di questo tridente e il suo potentissimo mass-media.

Voi siete la NOTIZIA e il giornale che la diffonde.

A voi Gasparri non può negare le frequenze e Tremonti non può imporre tasse di concessione governativa sulla parola.

Voi siete la nuova VOCE che non si può imbavagliare.

Senza televisioni, Ghandi convertì alla libertà cinquecento milioni di indiani. A noi basterà incontrarci con un numero assai più modesto di "elettori pensatori" dell'altra parte, per uscire tutti insieme da questa notte.

(Federico Orlando)