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La nonviolenza e' in cammino. 359
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 359
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 19 Sep 2002 01:25:23 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 359 del 19 settembre 2002 Sommario di questo numero: 1. Farid Adly, obiezione di coscienza contro le impronte digitali 2. Comboniani: la pace e' nelle nostre mani. Noi proponiamo 3. Una intervista a Francuccio Gesualdi 4. "Femmis", fermiamo le pietre dell'ipocrisia 5. Seminario della Rete Lilliput sulla nonviolenza il 27-29 settembre 6. Associazioni pacifiste israeliane e palestinesi 7. Marina Forti, le parole di Johannesburg 8. Franca Ongaro Basaglia, la presunzione e l'imprevedibile 9. Elias Canetti, un attimo 10. Letture: AA. VV., Lexicon. Dizionario dei teologi 11. Letture: Angela Ales Bello, Edith Stein 12. Letture: Catherine Clement, Gandhi. "Grande anima" della liberta' 13. Letture: Michael Hardt, Antonio Negri, Impero 14. Riletture: Bernard Crick, George Orwell 15. Riletture: Edoarda Masi, cento trame di capolavori della letteratura cinese 16. Riletture: Simone Petrement, La vita di Simone Weil 17. Riletture: Robert Scholes, Robert Kellogg, La natura della narrativa 18. La "Carta" del Movimento Nonviolento 19. Per saperne di piu' 1. DIGNITA'. FARID ADLY: OBIEZIONE DI COSCIENZA CONTRO LE IMPRONTE DIGITALI [L'autore di questa limpida e coraggiosa lettera aperta al Presidente della Repubblica, Farid Adly, direttore dell'agenzia di stampa "Anbamed. Notizie dal Mediterraneo", e' un illustre giornalista che vive in Italia da 36 anni e che ha dei meriti grandi: per la sua attivita' di informazione onesta, di difesa intransigente dei diritti umani, di promozione della cultura e della solidarieta', di affermazione della civile convivenza e della pace. Se l'Italia fosse un paese decente Farid Adly verrebbe insignito di onori, e lo stato italiano gli esprimerebbe la pubblica gratitudine; invece una legge del governo in carica vorrebbe imporgli l'umiliazione di strappargli le impronte digitali, di imbrattargli le mani, di trattarlo alla stregua di un malfattore. E Farid Adly si oppone, e noi che godiamo ancora di tanti privilegi dobbiamo essergli vicino, a lui come alle innumerevoli sorelle e agli innumerevoli fratelli che stanno subendo la ferocia dei razzisti al potere in Italia. E dobbiamo fare quanto in nostro potere perche' questa legge sia abrogata, perche' cada il governo della ferocia, perche' nel nostro paese sia rispettata la dignita' umana di tutti gli esseri umani, perche' cessi la strage degli innocenti in corso. Per contattare Farid Adly, esprimergli solidarieta', promuovere incontri e iniziative, si possono utilizzare i seguenti recapiti: via Nettuno 1, 98070 Acquedolci (Me), tel. 0941730053, fax: 0941730114, cell. 3398599708, e-mail: anbamed at katamail.com] Signor Presidente della Repubblica, oggi 10 settembre 2002 entra in vigore la legge 30 luglio 2002, n. 189 "Modifica alla normativa in materia di immigrazione e di asilo", meglio conosciuta come legge Bossi-Fini. E' una legge discriminatoria e xenofoba, che non fa onore all'Italia. Molti stranieri, durante il mese di luglio, hanno sperato che Lei non la firmasse. Cosi' non e' stato. Lei l'ha firmata il 30 di quel mese, dando via all'iter per la sua applicazione. I nostri appelli non l'hanno convinta. In questa legge trovo odioso, signor Presidente, l'imposizione della presa delle impronte digitali a tutti gli immigrati presso i commissariati di polizia, per una forma di schedatura criminale (art. 5, comma 2-bis). Questa pratica mi offende e offende centinaia di migliaia di onesti lavoratori, che sono venuti in Italia per guadagnarsi il pane quotidiano. Ad una parte politica, questa legge serve per dare l'immagine di sicurezza all'opinione pubblica. E' giusto garantire sicurezza ai cittadini; ma non una parvenza di sicurezza di carta e per di piu' immaginaria. Questa legge, signor Presidente, creera' piu' clandestini. Probabilmente e' quello che serve a quei politici dalla demagogia straboccante. Molti "leader" hanno fatto la loro fortuna politica sparando slogan razzisti e xenofobi e, adesso, hanno bisogno dei clandestini per continuare ad avere una legittimita' politica. I clandestini non potranno mai scioperare, non chiederanno aumenti salariali, non alzeranno mai la testa e serviranno per ricattare i lavoratori italiani che lavorano in nero. Prendere le impronte digitali agli stranieri rafforza nell'opinione pubblica l'idea "immigrati uguale criminalita'". Anche Lei sa che e' un'equazione falsa e pretestuosa. All'Italia non serve una legge simile. L'immagine dell'Italia ne sara' offuscata, paragonabile ad un regime militarista sudamericano. Una tale discriminazione tra cittadini italiani e soggiornanti stranieri sara' sottoposta all'attenzione degli organismi internazionali, dell'ONU e della stessa UE, che operano contro il razzismo e la xenofobia. Si e' detto che le impronte verranno prese a tutti gli italiani sulla nuova carta di identita'. Ma non e' la stessa cosa, signor Presidente. Agli stranieri si impone una schedatura criminale presso le questure, ai cittadini italiani si chiede di apporre un'impronta sul documento, una sorta di firma per l'identificazione legale. Agli stranieri, le impronte digitali si prendono gia', in applicazione delle leggi vigenti, per i clandestini, per chi compie reati e per chi e' senza documenti di identita'. Non c'e' nessuna giustificazione di sicurezza che impone la presa delle impronte digitali a tutti gli stranieri richiedenti il permesso di soggiorno. Se la mia identita' e' certa da documenti comprovati da dichiarazioni delle autorita' consolari del mio governo a che cosa serve prendere le mie impronte digitali, visto che non ho compiuto nessun crimine? E' una punizione gratuita contro chi proviene da un paese povero del Sud del mondo. I ministri, che hanno redatto il testo di legge, hanno capito che non sarebbe stato possibile chiedere le impronte ad un militare statunitense soggiornante in Italia oppure ad un ricco cittadino svizzero o giapponese; nella versione originale, infatti, non hanno utilizzato il termine "stranieri dei paesi extra UE", ma "non appartenenti ai paesi OCSE". Ecco una doppia discriminazione che rasenta il razzismo. "Tu straniero bianco e ricco, non ti prendo le impronte; voi neri, gialli, olivastri e poveri, avanti, le dieci dita nell'inchiostro!". No, una discriminazione cosi' non e' ammissibile. Ma non conviene all'Italia anche per altre ragioni, economiche soprattutto. Pensi, per esempio, alle complicazioni che incontrera' il lavoro italiano all'estero. Se la vostra polizia prendesse le impronte digitali ai diplomatici sauditi o agli uomini d'affari sudafricani, anche quegli Stati, in rispetto del principio di reciprocita', farebbero altrettanto con i lavoratori e gli uomini d'affari italiani che operano da loro. Per tutte queste ragioni, signor Presidente, io non ci sto. Sono 36 anni che vivo in Italia, sono sposato con una cittadina italiana ed ho figli italiani, e non ho mai vissuto un giorno senza permesso di soggiorno. Io, oggi, dichiaro l'obiezione di coscienza. Non daro' spontaneamente le mie impronte digitali quando presentero' la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno. Saro' catalogato, allora, come clandestino ed i poliziotti dovranno venire ad arrestarmi con la forza per prendere le mie impronte digitali o per espellermi dal territorio italiano. So di molti altri stranieri che hanno deciso di fare altrettanto. In questo modo avrete tolto molti agenti al loro lavoro di lotta contro il crimine, per perseguitare onesti cittadini e non avrete fatto, sicuramente, un bene per il vostro paese e per la sicurezza dei cittadini. Cordialmente, Farid Adly direttore "Anbamed, notizie dal Mediterraneo" 2. DOCUMENTI. COMBONIANI: LA PACE E' NELLE NOSTRE MANI. NOI PROPONIAMO [Il testo seguente e' una dichiarazione che il Superiore Provinciale dei Comboniani ha fatto alla conclusione della Carovana della Pace che ha attraversato dieci citta' di tutta la penisola ed e' terminata a Bologna domenica 15 settembre. Ringraziamo padre Ottavio Raimondo della Editrice Missionaria Italiana (EMI, per contatti: sermis at emi.it) per avercela inviata] La Carovana della Pace 2002 riprende e rilancia i temi delle ingiustizie e dei divari lungo l'asse Nord-Sud del mondo, temi gia' denunciati dal Giubileo degli Oppressi 2000 che si era concluso con un forte appello dal titolo "Noi ci impegniamo". Quegli impegni, per molte associazioni ecclesiali e laiche, sono stati una vera pista per costruire la pace tramite la difesa della dignita' dell'uomo, la denuncia delle ingiustizie, la promozione della nonviolenza attiva, la proposta di una vita sobria, la costituzione di piccole comunita' alternative... Purtroppo in questi due anni non si e' arrestata una deriva politica e sociale che vede una crescente corsa alle armi (specialmente dopo l'11 settembre), la militarizzazione dell'economia, la frammentazione delle comunita' e l'isolamento delle persone. Una deriva che il sistema dei mass media - dedicato in gran parte ad intrattenere il consumatore piu' che a informare il cittadino - tenta, e spesso riesce, a mascherare. Le migliaia di persone e le tante esperienze territoriali di base che questa Carovana della Pace ha incontrato, sono qui a dirci che in giro c'e' voglia e bisogno di mettersi in gioco per cambiare questo stato di cose. Per questo, raccogliendo le sollecitazioni delle diverse realta' locali incontrate, facciamo delle proposte orientative. * 1) Superare la logica della guerra e del nemico. Dinanzi ad una logica di guerra ormai imperante, denunciamo che le guerre programmate hanno solo una finalita' economica, funzionale ai potenti della Terra. Percio': - Proponiamo di riflettere per far emergere tutte le possibili forme di resistenza - come l'obiezione di coscienza e l'obiezione fiscale - agli interventi armati. - Incoraggiamo gli enti locali a dedicare parte delle loro risorse alla diffusione di una cultura di pace e di opposizione alla guerra. - Chiediamo alla Conferenza Episcopale Italiana di solidalizzare con il Papa nel dichiarare, in modo inequivocabile, che "con la guerra tutto e' perduto". Riteniamo, infatti, che la comunita' cattolica e la stessa societa' civile abbiano bisogno di una direttiva magisteriale chiara, che condanni la guerra che sta per cominciare e la "logica di guerra" che la dichiara inevitabile. Noi questo bisogno lo sentiamo. - Proponiamo a tutte le componenti della societa' civile che aspirano ad un mondo diverso di ritirare il proprio denaro dalle banche armate, colluse con le fabbriche che lavorano per la guerra, e di indirizzarsi verso realta' alternative di risparmio sociale. - Proponiamo inoltre di boicottare tutti i prodotti delle aziende compromesse con operazioni ingiuste e lo sfruttamento dei paesi poveri e deboli. - Proponiamo che la comunita' cattolica, in dialogo con la societa' civile, si impegni con maggior decisione per una legislazione sulla immigrazione che sia rispettosa delle persone e delle famiglie immigrate, e non accetti politiche discriminatorie nei confronti di nessuna persona che cerca condizioni di vita piu' umane. Chiediamo a questa societa' civile di non usare piu' la parola extracomunitario: serve a perpetuare logiche di esclusione e a creare nemici. - Proclamiamo forte la eguale dignita' di ogni essere umano di cui nessuno puo' determinare il diritto di esserci o di non esserci. - Richiamiamo alla memoria la Dichiarazione universale dei diritti umani. * 2) Recuperare il senso della comunita' Come popolo in cammino, in cerca di pace e giustizia, sentiamo la necessita' di recuperare una spiritualita' profonda che ci riporti alle radici del nostro essere, e motivi e illumini la nostra azione, perche' sia azione di fratelli, figli dello stesso Padre. Una spiritualita' che si sviluppa nelle comunita' e nei gruppi e conduce al recupero delle relazioni tra le persone, con Dio e con l'ambiente. Proponiamo, percio', che ognuno si ritagli nella giornata spazi di silenzio, di preghiera e di riflessione sulla situazione del paese e del mondo intero; che si costituiscano gruppi di spiritualita', riflessione e convivialita' per migliorare i rapporti e ridare gioia e fiducia alle persone. Essere comunita' non e' un elemento accessorio, ma un carattere fondante di una societa' civile organizzata che sappia ridare senso e progetto ai tanti "dispersi" di oggi. Proponiamo il dialogo come norma di comportamento con tutte le componenti della societa' civile e con tutti i gruppi religiosi. No ai fondamentalismi e agli arroccamenti sulle proprie verita'. No alle guerre di religione. Si' al confronto, magari con l'aiuto di un saluto e di un sorriso. Proponiamo a tutte le associazioni che vogliono costruire una societa' fraterna e attenta agli ultimi, di incontrarsi, di condividere e di mettersi in rete per denunciare con piu' efficacia le ingiustizie e farsi sentire. Insieme si puo' di piu'. * 3) Prendersi cura dell'informazione e della formazione Il sistema dei mass media e' sempre piu' una macchina che serve a mantenere l'opinione pubblica incatenata allo stile di vita e ai modelli di consumo occidentali. La tivu', in particolare, fa piu' intrattenimento che informazione. "Con questo tipo di televisione non puo' esserci nessuna democrazia" (K. Popper). Proponiamo, percio', ai singoli, alle famiglie e alle associazioni di essere critici e dedicare tempo all'analisi e alla selezione dei mass media, cosi' da poter scegliere con cognizione le fonti informative cui attingere e da contrastare. Il digiuno televisivo, ad esempio, e' una delle forme di lotta piu' efficaci. Incoraggiamo le associazioni e i gruppi ad incalzare i media del loro territorio, ad essere interlocutori delle redazioni dei giornali e delle tivu'. Chiediamo ai giornalisti di non lasciarsi fuorviare dalle logiche del potere del denaro, ma di farsi invece guidare dalla ricerca della verita'. Proponiamo che le scuole e le universita' siano luoghi di educazione alla pace, e cioe' alla legalita', alla giustizia, alla capacita' di vivere insieme nel rispetto delle differenze. Chiediamo, percio', agli insegnanti e ai responsabili degli istituti scolastici di riflettere sulle loro responsabilita' e di non lasciarsi appiattire nei valori, accontentandosi semplicemente di servire il sistema del momento. * Infine vogliamo ricordare: - alla nostra Chiesa che Gesu' e' la vera pace e il suo vangelo non ammette la guerra; - a tutta la societa' che la strada da seguire e' quella della nonviolenza impegnata, presente, attiva, lucida e informata. Allora la fraternita' sara' piu' importante del guadagno. Allora la pace non sara' piu' una utopia. 3. GLOBALIZZAZIONE. UNA INTERVISTA A FRANCUCCIO GESUALDI [Francuccio Gesualdi, gia' allievo di don Milani a Barbiana, e' responsabile del Centro Nuovo Modello di Sviluppo (per contatti: coord at cnms.it). Questa intervista e' stata messa in rete dall'associazione "Tatavasco" (per contatti: info at tatavasco.it), essa e' un estratto dell'intervista pubblicata nel libro di D. Demichelis, A. Ferrari, R. Masto, L. Scalettari, No global, gli inganni della globalizzazione sulla poverta' sull'ambiente e sul debito, edito da Zelig. Approfondimenti sono consultabili sul sito: www.tatavasco.it/boycott/frame.htm. Ringraziamo l'infaticabile Daniele Barbieri (per contatti: hortybluett at libero.it) per averci inviato il testo] Domanda: Come potremmo definire il fenomeno che va sotto il nome di globalizzazione? Risposta: Il mondo e' stato trasformato in un unico grande mercato, perche' questo fa comodo alle multinazionali. Hanno spinto per avere un mondo senza barriere doganali, dove le merci possono girare liberamente: un mercato aperto a livello mondiale. Questa dinamica ha trascinato con se' anche la globalizzazione della produzione. Peccato che 35 anni di neocolonizzazione hanno lasciato fuori dal mercato la maggior parte della popolazione mondiale. D.: Perche' una cosi' forte accelerazione della globalizzazione in questi ultimi anni? R.: Perche' la scoperta di poter produrre ribassando i costi ha innescato la corsa a cercare partner nel Sud del mondo. L'obiettivo e' avere a disposizione manodopera a basso costo, e, diciamo cosi', avere fabbriche dove non ci sono vincoli legislativi a tutela dei lavoratori. La formula utilizzata e' quella del subappalto: le imprese occidentali non si impegnano direttamente in quei Paesi, ma preferiscono trovare partner locali che producano cio' che a loro serve. Finito il contratto, finito il rapporto. Cosi' la multinazionale conserva la totale liberta' di azione. La popolazione del Sud del mondo accetta di lavorare in qualsiasi condizione per la poverta' in cui e' stata scaraventata. D.: La sua valutazione del fenomeno e' completamente negativa? R.: Si', il motivo che spinge le imprese a delocalizzare la produzione e' unicamente la ricerca di costi di lavoro piu' bassi. Tanto e' vero che il subappalto e' cominciato in paesi come la Corea del Sud e Taiwan, quando c'erano regimi fortemente autoritari. Quando si e' rafforzato il movimento sindacale, e' finita la convenienza e la produzione si e' spostata in Cina, Indonesia o Thailandia. Le scarpe che mettiamo ai piedi sono spesso prodotte da operai cinesi o indonesiani che a loro volta producono in fabbriche di imprenditori coreani o di Hong Kong. Il famoso episodio che coinvolse la Chicco, nel 1993, e' tipico: la fabbrica dove morirono 87 lavoratrici in Cina era di un padrone di Hong Kong che aveva con la Chicco un contratto di appalto. Quella tragedia ha portato un recente accordo della Chicco con il sindacato. Per l'azienda il problema era archiviato: siamo stati noi, organizzando la campagna di sensibilizzazione, che abbiamo spinto l'azienda a voler risolvere questa vicenda che le provocava un danno d'immagine... con un accordo che la impegna al rispetto dei diritti umani e sindacali fondamentali. Purtroppo le multinazionali continuano a ragionare in termini di profitto, senza talvolta nemmeno guardare al valore della vita. L'esito di questa storia, tuttavia, conferma che l'opinione pubblica ha un grosso potere di pressione, anche solo spedendo qualche migliaio di cartoline. Alle multinazionali tentiamo di imporre dei codici di comportamento, anche nei confronti dei fornitori. D.: L' accusa che muovono le imprese ai gruppi di pressione, e' di chiedere la luna, per cui l'unico modo corretto di lavorare nel Sud del mondo sarebbe quello del commercio equo e solidale. R.: Io credo che, semplicemente, le aziende possano andare a produrre all'estero a condizione che rispettino i fondamentali diritti dei lavoratori e dell'ambiente. Non mi sembra che chiediamo la luna. La lotte che conduciamo in Italia, e in collegamento con gruppi di altri Paesi, puntano a ottenere questo. L'obiettivo non e' quello di indurre le imprese che si comportano male a smettere di investire. In questo modo si provocano danni terribili all'occupazione locale. Si deve correggere la condotta sbagliata. Il controllo e' indubbiamente una questione delicata e complessa, ma e' solo questione di volonta'. D.: Su un mercato produttivo come questo, chi e' piu' corretto rischia di essere penalizzato rispetto alla concorrenza. Come evitarlo? R.: E' per questo che noi conduciamo la nostra lotta, ad esempio verso Nike e Reebok, che sono i leader del loro settore. Iniziamo dalla testa. Se le grandi aziende cambiano atteggiamento, diventa piu' facile indurre lo stesso atteggiamento nelle piu' piccole perche' e' mutato il contesto di tipo competitivo. D.: Bastano le campagne di denuncia e pressione? R.: Penso si debba lavorare in piu' direzioni. Occorre strappare alle imprese maggiori impegni, ma anche tentare di ottenere legislazioni nazionali nelle quali di impongano certe garanzie alle imprese che importano dall'estero. Infine, bisogna pensare in grande: avere un progetto alternativo a questo sistema economico, che sta dimostrando costantemente di non essere in grado di salvaguardare la vita umana e l'ambiente. E' una idea di globalizzazione che parte da presupposti diversi: le risorse della Terra sono patrimonio dell' umanita', occorre un'entita' sovranazionale che cominci a distribuirle in base ai bisogni. Oggi c'e' un miliardo e mezzo di poveri assoluti, che non servono a nessuno. Mentre il Wto, l'Organizzazione mondiale del Commercio, dice che occorre la liberalizzazione assoluta dei mercati, noi diciamo che occorre partire dall'uomo e che il commercio deve adeguarsi alle necessita' delle popolazioni. 4. APPELLI. "FEMMIS": FERMIAMO LE PIETRE DELL'IPOCRISIA ["Fermiamo le pietre dell'ipocrisia" e' una campagna lanciata da www.femmis.org (Feminine missionary information service, il notiziario telematico femminile delle Missionarie Comboniane) per salvare la vita di Amina Lawal] Fermiamo le pietre dell'ipocrisia. Apprendiamo con stupore e sdegno la conferma della condanna a morte per lapidazione emessa dalla corte d'appello islamica dello stato di Katsina (Nigeria) nei confronti di Amina Lawal, accusata di adulterio. Rifiutiamo categoricamente una sentenza che vede penalizzata brutalmente ancora una volta la donna. Ci appelliamo non solo alla solidarieta' femminile, ma chiamiamo in causa gli uomini perche' si facciano protagonisti di una massiccia campagna contro una sentenza misogina e crudele. Consideriamo che una legge fatta da uomini per umiliare e relegare la donna a colpevole, vittima e oggetto dell'assurda superiorita' maschile e' da fermare. Il nostro impegno per il riconoscimento dell'uguaglianza e dignita' della donna passa non solo da prese di posizioni femminili, ma anche dalla rottura del silenzio da parte degli uomini. Chiediamo, per questo, l'adesione alla campagna "Fermiamo le pietre dell'ipocrisia". Uomini: questa volta tocca anche e soprattutto a voi. Fermate chi avra' l'ipocrisia di scagliare la prima, la seconda e le altre pietre contro una giovane donna nigeriana. Se non vuoi essere responsabile della lapidazione di Amina, rompi il silenzio che uccide. Le redazioni Femmis/Raggio, tel. 0458302788 - 0458303149, sito: www.femmis.org * Testo da inviare Invia il testo che segue, per e.mail a nigerian.rome at iol.it oppure embassy at nigerian.it all'Ambasciata Nigeriana in Italia e coinvolgi in questa iniziativa il maggior numero di persone. "A Sua Eccellenza Ambasciatore della Nigeria in Italia Via Orazio 18, 00193 Roma tel 066896231, fax 066832528 In forza del diritto alla vita di ogni persona e del suo potere istituzionale, chiediamo il suo immediato intervento per fermare la decisione di omicidio per lapidazione di Amina Lawal cittadina nigeriana. Distinti saluti. Firma e data" 5. INCONTRI: SEMINARIO DELLA RETE LILLIPUT SULLA NONVIOLENZA IL 27-29 SETTEMBRE [Da Pasquale Pugliese (puglipas at interfree.it), del Movimento Nonviolento e della Rete Lilliput, riceviamo e pubblichiamo il programma del seminario nazionale sulla nonviolenza che si terra' a Ciampino (Roma) dal 27 al 29 settembre] Seminario nazionale della Rete Lilliput - Gruppo di Lavoro Tematico Nonviolenza e conflitti: "La nonviolenza: attivarsi per un mondo diverso. Verso la costruzione dei Gruppi di Azione Nonviolenta". Ciampino (Roma) 27, 28 e 29 settembre * Venerdi 27: ore 21.00 tavola rotonda: "Riflessioni e pratiche di nonviolenza per la costruzione di un mondo diverso". Partecipano: Lidia Menapace, Monica Lanfranco (rivista Marea), Daniele Lugli (Movimento Nonviolento), Tonio Dall'Olio (Pax Christi). Modera Roberta Ventura (nodo lillipuziano di Roma). * Sabato 28 mattina: ore 9.00 - 13.00 lavori assembleari, coordina Massimiliano Pilati (referente GLT-NV); partecipano: Nanni Salio (Centro Studi Sereno Regis), "Elementi fondamentali della politica di azione nonviolenta"; Alberto L'Abate (Universita' di Firenze), "Esperienze di nonviolenza nei movimenti italiani di cambiamento sociale"; Alberto Castagnola (Tavolo Intercampagne), "Campagne per un'economia di giustizia e prassi di nonviolenza attiva: un incontro possibile?". A seguire dibattito. * Sabato 28 pomeriggio: - ore 15.00 - 17.30 lavori assembleari, intervengono: Pasquale Pugliese (referente GAN per il GLT-NV), "I Gruppi di Azione Nonviolenta: uno strumento di azione diretta per la Rete"; Luciano Capitini (nodo e GAN di Pesaro), "Lettura e analisi dei risultati del questionario somministrato ai nodi". A seguire dibattito. - Ore 17.45 - 20.00 lavori di gruppo: - gruppo 1: "GAN: quale risorsa per le campagne lillipuziane?" coordina Marco Forlani - Pace e dintorni; - gruppo 2: "GAN: come attivare conflitti locali su questioni globali?" coordina Giorgio Barazza - Gruppo Edap "Marilena Cardone"; - gruppo 3: "GAN: prima rete "di difesa popolare nonviolenta" delle istituzioni democratiche?" coordina Roberto Tecchio; - gruppo 4: "GAN: gruppi di appoggio ai Corpi Civili di Pace all'estero?" coordina Lisa Clark - Beati Costruttori di Pace; - gruppo 5: "GAN: quali percorsi di formazione?" coordina Enrico Euli - formatore. * Domenica 29: - ore 9.00 - 11.00: lavori di gruppo; - ore 11.15: lavori assembleari, relazioni dei gruppi di lavoro; - ore 12.30: intervento di Alex Zanotelli. Conclusioni. * Il seminario si svolgera' all'Ostello Casale dei Monaci che si trova a Ciampino (Roma) in via Superga s.n.c. Collegamenti da Roma: - con l'auto: l'Ostello e' facilmente raggiungibile dal centro di Roma in circa 20 minuti, percorrendo la via Appia Nuova (SS 7), uscita n. 23 del Grande Raccordo Anulare (G.R.A.), immettersi in via dei Laghi (SS 217), poi (superato il passaggio a livello) al Km 1,800 svoltare sulla destra in via dell'Ospedaletto, e infine svoltare alla prima a sinistra per via Superga. - con il treno: dalla stazione FS Roma Termini alla stazione FS di Ciampino, con una frequenza media di 10/15 minuti (dalle 06.20 alle 00.10), e con tempi di percorrenza di 12 minuti, attraverso la direttrici della Ferrovia Metropolitana (FM4 e FM6) per le tratte verso Velletri, Albano Laziale, Frascati e Frosinone-Cassino. - con l'autobus: i servizi di bus collegano l'Ostello, sia alla stazione FS di Ciampino con la Linea 1 dell' autolinea comunale Schiaffini; sia con la stazione della Metropolitana Anagnina attraverso le linee per Marino, Castel Gandolfo, Albano dell'autolinea regionale Co.Tra.L.(tel. 800431784). Linea 1 (P.zza J. F. Kennedy/Stazione FS Ciampino; Via Superga/Ostello): DA P.zza J. F. Kennedy: orari feriali: 06.35 - 07.40 - 09.10 - 10.30 - 11.50 - 13.10 - 14.30 - 15.50 - 17.10 - 18.30 - 20.05; orari festivi: 09.00 - 10.20 - 11.40 - 13.00 - 15.00 - 17.00. DA Via Superga: orari feriali: 06.13 - 07.08 - 08.33 - 09.53 - 11.13 - 12.33 - 14.13 - 15.13 - 16.33 - 17.53 - 19.13; orari festivi: 08.32 - 09.42 - 11.02 - 12.22 - 14.32 - 16.17. * Per ulteriori informazioni: glt-nonviolenza at retelilliput.org o telefonare al n. 3389463352 6. RIFERIMENTI. ASSOCIAZIONI PACIFISTE ISRAELIANE E PALESTINESI [Questo elenco di associazioni pacifiste israeliane e palestinesi abbiamo ripreso dal sito del Movimento Nonviolento (www.nonviolenti.org) che ha una vasta e preziosa sezione di materiali e testimonianze di personalita' e movimenti pacifisti e nonviolenti sulla e nella situazione mediorientale] - Primo riferimento: www.nonviolenceinternational.net - Center for Conflict Resolution and Reconciliation, Betlemme, diretto da Noah Salameh, esponente della sezione palestinese dell'International Fellowship of Reconciliation; - Rapprocement Centre, Beit Sahour (Ghassan Andoni); - Alternative Information Center, Gerusalemme (aicmail at alt-info.org ), organizzazione mista palestinese-israeliana fondata da Jeff Halper e Michail Warchawski, che diffonde informazioni, ricerche e analisi politiche sulle societa' israeliana e palestinese e sul conflitto in corso, cercando di promuovere una cooperazione "dal basso" tra i due popoli, basata sui valori della giustizia sociale, della solidarieta' e del coinvolgimento comunitario (www.alternativenews.org ); - Neve' Shalom / Wahat-as-Salam (Oasi di Pace), villaggio comunitario di due popoli (israeliani e palestinesi), di tre religioni (ebrei, musulmani, cristiani) e senza religione, fondato da Bruno Hussar, 99766 Doar-na Shimshon; tel 00972-02-991.22.22, fax 00972-02-991.20.98; - In Italia: Amici di Neve' Shalom / Wahat-as-Salam, c/o Mirella Sedini, via Preda 2, 20141 Milano, tel/fax 02-76.00.56.33; - Ta'ayush: Arab-Jewish Partnership; - Coalition of Women for a Just Peace (raggruppamento di associazioni pacifiste di donne ebree e palestinesi cittadine israeliane, tra cui Bat shalom, Donne in nero, Machsom Watch, New profile...); www.coalitionfwomen4peace.org; info at coalitionfwomen4peace.org - Bat Shalom (donne israeliane e palestinesi); www.batshalom.org; batshalom at netvision.net.il Peace Child Israel (per educazione alla coesistenza Ebrei e Arabi) pci at netvision.net.il - Gush Shalom, associazione pacifista israeliana fondata da Uri Avnery, www.gush-shalom.org; info at gush-shalom.org - Yesh Gvul; - Taay'ush (in arabo: Vivere insieme), giovani israeliani, ebrei ed arabi, lavorano in maniera politica contro l'occupazione; - www.btselem.org - Dor Shalom (ONG israeliana) info at dorshalom.org.il - Jewish-Arab-Email-Dialogue - Parent's circle, associazione di genitori palestinesi e israeliani che hanno perso dei figli nel corso del conflitto (www.parentscircle.israel.net ) (vedi seguente); - Forum delle famiglie, (forse si tratta del Parent's circle, appena indicato), associazione di genitori israeliani e palestinesi che hanno perso dei figli in scontri armati. E' un gruppo di pressione in entrambe le direzioni, per la pace e la riconciliazione. Vi hanno aderito finora 190 genitori israeliani e 140 genitori palestinesi. Ne descrive l'ampia attivita' Bruno Segre nell'articolo Lacrime di pace, in Keshet, rivista di vita e cultura ebraica, anno 1, n. 1, nov.-dic. 2001, pp. 59-62; keshet at libero.it - Phisicians for Human Rights (Medici per i diritti umani) spedisce medici israeliani nei villaggi di tutta la Cisgiordania sottoposti al blocco per mettere la loro assistenza sanitaria a disposizione degli abitanti impossibilitati ad uscire dai posti di blocco militari. Fondata nel 1988, associa 300 medici, con un nucleo di 40 (notizia tratta da Ha Keillah, La Comunita', mensile ebraico torinese, febbraio 2002, p. 17); - L'ultimo movimento nato in Israele si chiama "Settimo giorno" (lo Shabbat ebraico, giorno di Dio dedicato al riposo dal lavoro e alla preghiera e meditazione) e propugna il ritiro dai Territori (notizia tratta da Ha Keillah, La Comunita', mensile ebraico torinese, aprile 2002, p. 6); - www.holylandtrust.org "Holy Land Trust" e' un'organizzazione umanitaria istituita nel 1996 e firmata dal Middle East Council of Churches (Consiglio delle Chiese del Medio Oriente). Lo scopo dell'organizzazione e' quello di rafforzare e migliorare le condizioni di vita dei bambini, delle famiglie e delle comunita' in tutto il Medio Oriente. Questo scopo e' ottenuto attraverso un'ampia varieta' di programmi di assistenza per lo sviluppo delle comunita' locali e di programmi internazionali come "Journey of the Magi" (il Viaggio dei Magi) e "Remember the Innocents" (Ricordo degli Innocenti). E' in inglese, ma e' davvero molto molto interessante. 7. INFORMAZIONE. MARINA FORTI: LE PAROLE DI JOHANNESBURG [Questo articolo di Marina Forti e' apparso sul quotidiano "Il manifesto" del 10 settembre 2002] Il Vertice di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile non sara' ricordato come una pietra miliare nelle politiche globali per l'ambiente e lo sviluppo. I veri temi di negoziato (o conflitto) politico, formale o dietro le quinte, sono stati il commercio mondiale, i sussidi agricoli, gli aiuti e investimenti. I cinque "temi chiave" all'ordine del giorno - acqua, energia, agricoltura, biodiversita', salute - sembrano persi nella vaghezza delle parole. A riflettori spenti dunque vale la pena di fare un piccolo consuntivo delle decisioni prese dai circa 190 governi rappresentati a Johannesburg. * Acqua e igiene pubblica: e' l'unico caso in cui il "Piano d'azione" afferma un impegno e una data precisa: dimezzare il numero di persone senza accesso all'acqua potabile entro il 2015 (oggi le Nazioni Unite stimano che circa 2 miliardi di persone al mondo non abbiano acqua potabile). E' un puro impegno di principio (come quello di dimezzare il numero di persone che hanno fame, preso alla Fao nel 1996 e reiterato nel giugno scorso senza che sia cambiato molto nel frattempo). Il Piano d'azione non affronta il problema della gestione delle fonti d'acqua. Fioccano invece le iniziative volontarie: gli Stati Uniti hanno promesso 970 milioni di dollari in 3 anni in progetti per l'acqua, l'Unione europea lancia un'iniziativa "Acqua per la vita" in Africa e Asia, la Banca di Sviluppo Asiatico dara' 500 milioni di dollari in crediti agevolati. * Energia. E' forse il piu' grande buco nero del Vertice di Johannesburg. Ci si aspettava un impegno preciso per la promozione di fonti d'energia rinnovabili. Sul tavolo era la proposta (sostenuta dal'Unione Europea) di introdurre una certa quota (il 10%) trarre d'energia primaria da fonti rinnovabili entro il 2010: ma poi l'Europa ha ceduto al "fronte del petrolio" guidato dagli Usa, il Piano d'azione contiene solo un vago appello a fare di piu' - con una definizione di "rinnovabili" che chiama in causa l'idroelettrico, cioe' le grandi dighe. Altrettanto vago e' l'appello a eliminare, "dove appropriato", i sussidi energetici dannosi all'ambiente (sui combustibili fossili). Fioccano invece le "iniziative volontarie". L'azienda elettrica sudafricana Eskom ha annunciato partnerships (cioe' investimenti) nei paesi vicini, sotto il grande ombrello della Nepad (Nuova partnership per lo sviluppo dell'Africa, il progetto guidato dal Sudafrica di convogliare investimenti diretti stranieri per modernizzare le insfrastrutture africane). * Salute. Anche qui c'e' una data: entro il 2020 bisognera' "minimizzare gli effetti avversi" delle sostanze chimiche tossiche. Difficile spacciarlo per un passo avanti: e' una formula molto piu' debole di trattati internazionali gia' esistenti e in vigore sul controllo di sostanze tossiche. L'Aids e' stato nominato molto, ma non ci sono impegni a rendere accessibili i farmaci antiretrovirali. Gli Stati Uniti hanno promesso di spendere 2,3 miliardi di dollari nel 2003 in progetti per la salute - parte di quei soldi erano gia' stati promessi al Global Fund, quello varato durante il G8 del luglio 2001 a Genova a mai davvero decollato. * Agricoltura. Un altro buco nero. E' stato deciso che i progetti per combattere la desertificazione e in genere per la sicurezza alimentare saranno tra le priorita' del Gef, il Fondo globale per l'ambiente (gestito dalla Banca Mondiale) che dopo il vertice della Terra del 1992 deve finanziare progetti di "sviluppo sostenibile" (alla vigilia del vertice di Johannesburg il Gef e' stato rifinanziato per 2,9 miliardi di dollari in quattro anni). * Biodiversita'. Solo dichiarazioni di principio: i governi si impegnano a ridurre la perdita di biodiversita' "entro il 2010", ripristinare gli stock di pesce entro il 2015, varare aree protette marine entro il 2012. Unica consolazione: alla fine sono stati riaffermati il principio della "responsabilita' comune e differenziate" degli stati e il "principio precauzionale". La Dichiarazione politica parla anche di "multilateralismo". C'e' chi dice che con i tempi che corrono nella politica mondiale non si poteva sperare di piu'. 8. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: LA PRESUNZIONE E L'IMPREVEDIBILE [Da Franca Ongaro Basaglia, "Tutela, diritti e disuguaglianza dei bisogni", in Maria Grazia Giannichedda, Franca Ongaro Basaglia (a cura di), Psichiatria, tossicodipendenze, perizia, Angeli, Milano 1987, p. 44. Franca Ongaro Basaglia, intellettuale di straordinario impegno civile, insieme al marito Franco Basaglia ? stata, ed ? tuttora, tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica Opere di Franca Ongaro Basaglia: tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi; Manicomio perchŽ?, Emme Edizioni; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a Lâistituzione negata e Che cosâ? la psichiatria e a molti altri volumi collettivi. Ha curato lâedizione degli Scritti di Franco Basaglia] La presunzione, che ci proviene dal tipo di razionalita' su cui si fonda la nostra cultura, di poter prevedere, prevenire e controllare tutto; mentre esiste il dramma delle domande che la follia ci pone e alle quali non abbiamo ancora trovato risposta; cosi' come dovrebbe esistere l'accettazione del rischio dell'imprevedibile - presente in ogni individuo e non solo nel malato o nel deviante - come primo momento di emancipazione e di reciprocita' nel rapporto. 9. MAESTRI. ELIAS CANETTI: UN ATTIMO [Da Elias Canetti, La tortura delle mosche, Adelphi, Milano 1993, p. 158. Elias Canetti ? nato nel 1905 a Rustschuk (nel sud dellâimpero austro-ungarico, oggi in Bulgaria); ha vissuto a Manchester, a Vienna, a Zurigo, a Francoforte, Parigi, Londra, ed ha molto viaggiato. Nel 1981 ottiene il Premio Nobel per la letteratura. Eâ scomparso nel 1994. Per lâintera sua vita ha denunciato la morte e il potere che uccide. Opere di Elias Canetti: fondamentali sono lâampio trattato Massa e potere, lâautobiografia in pi? volumi, la raccolta di saggi La coscienza delle parole. In italiano le opere di Canetti sono apparse presso diversi editori, Adelphi ha in corso la pubblicazione delle opere complete; unâedizione delle Opere in due volumi ? apparsa presso Bompiani. Opere su Elias Canetti: Matteo Galli, Invito alla lettura di Canetti, Mursia, Milano 1986] Resta un attimo, dicono, e vanno a prendere il boia. 10. LETTURE. AA. VV.: LEXICON. DIZIONARIO DEI TEOLOGI AA. VV., Lexicon. Dizionario dei teologi, Piemme, Casale Monferrato (Al) 1998, pp. 1.422, lire 120.000. Un utile strumento, 2.000 sintetici profili di teologi cristiani e di pensatori di varie culture e tradizioni che hanno contribuito alla formulazione e allo sviluppo dei concetti teologici. Molte voci sono perspicue (altre purtroppo insoddisfacenti). E' nella natura di questo genere di opere, per quanto ampie, di dar luogo a dimenticanze sorprendenti. Qui mancano ad esempio figure la cui assenza spicca: da Aldo Capitini a Sergio Quinzio, da Rosino Gibellini ad Adriana Zarri, da Enrico Chiavacci a Giulio Girardi, per dire i primi che ci vengono in mente degli italiani del nostro tempo; e molte teologhe femministe, e addirittura Lev Tolstoj. In una seconda edizione (che auspicheremmo tempestiva ed economicamente piu' accessibile) sara' possibile migliorare notevolmente l'opera, che resta comunque meritoria. 11. LETTURE. ANGELA ALES BELLO: EDITH STEIN Angela Ales Bello, Edith Stein, Piemme, Casale Monferrato (Al) 2000, pp. 156, euro 10,33. Un agile profilo della grande pensatrice assassinata ad Auschwitz, scritto da una delle maggiori studiose del suo pensiero. 12. LETTURE. CATHERINE CLEMENT: GANDHI. "GRANDE ANIMA" DELLA LIBERTA' Catherine Clement, Gandhi. "Grande anima" della liberta', Electa/Gallimard, Trieste 1998, pp. 176, lire 22.000. Un agile profilo con ricchissimo apparato iconografico. 13. LETTURE. MICHAEL HARDT, ANTONIO NEGRI: IMPERO Michael Hardt, Antonio Negri, Impero, Rizzoli, Milano 2000, pp. 458, euro 20. Un libro di ricerca; le ipotesi che propone sono interessanti e discutibili, e certe formulazioni sono piu' brillanti che persuasive. Ma resta una utile lettura. 14. RILETTURE. BERNARD CRICK: GEORGE ORWELL Bernard Crick, George Orwell, Il Mulino, Bologna 1991, pp. 758, lire 65.000. Monumentale, fondamentale biografia dell'autore di Omaggio alla Catalogna e 1984. 15. RILETTURE. EDOARDA MASI: CENTO TRAME DI CAPOLAVORI DELLA LETTERATURA CINESE Edoarda Masi, Cento trame di capolavori della letteratura cinese, Rizzoli, Milano 1991, pp. 480. Il titolo non rende giustizia al libro, c'e' quello e c'e' moltissimo altro; non e' solo una sorta di storia della cultura cinese e una raccolta di saggi di grande penetrazione ermeneutica, ma e' anche una miniera di occasioni di riflessione morale; l'acutezza, la passione, il rigore dell'autrice sono del resto pressoche' proverbiali. 16. RILETTURE. SIMONE PETREMENT: LA VITA DI SIMONE WEIL Simone Petrement, La vita di Simone Weil, Adelphi, Milano 1994, pp. XXIV + 688. La biografia di una delle figure fondamentali del Novecento, scritta dall'amica di un'intera vita. 17. RILETTURE. ROBERT SCHOLES, ROBERT KELLOGG: LA NATURA DELLA NARRATIVA Robert Scholes, Robert Kellogg, La natura della narrativa, Il Mulino, Bologna 1970, 2000, pp. X + 416, euro 14,46. Una classica analisi della tradizione narrativa occidentale, un'utile introduzione a un ineludibile campo di riflessioni. 18. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dellâambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dellâuomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 19. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail ?: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 359 del 19 settembre 2002
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