Headlines Johannesburg 22-08-02



A: <c.gubitosa at peacelink.it> "Carlo Gubitosa"
Da: sjs.headlines at sjcuria.org

HEADLINES da Johannesburg -- 22 agosto 2002
-- Notizie dall'apostolato sociale della Compagnia di Gesù
...per scambiare notizie, condividere la spiritualità e favorire il lavoro in rete...
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* Avvio difficile al Global Forum della società civile

Con qualche giorno di anticipo rispetto al Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile, prende avvio a Johannesburg il Forum mondiale della società civile che raccoglie un gran numero di ONG e movimenti impegnati nella lotta alla povertà, a favore dei diritti umani e della tutela dell'ambiente. Il progetto è ambizioso: presentare un documento unitario e autorevole che possa incidere sui lavori del vertice. Ma non mancano le difficoltà. Con una certa frustrazione, abbiamo conosciuto le ragioni della scarsa organizzazione degli eventi fino a questo momento. Più di un anno fa, quando lo Stato sudafricano ha svolto le trattative per ospitare il Summit e il Global Forum, esso era il proprietario delle strutture che ospitano il Forum. Qualche mese dopo, il governo ha privatizzato le strutture e, a quel punto, i loro costi sono saliti alle stelle, ben oltre le possibilità del Comitato organizzatore. Come risultato, mesi preziosi di preparazione sono andati persi in attività frenetiche per raccogliere fondi. Alla fine il Comitato in ritardo in ritardo nella preparazione del programma e un gran numero di strutture sono predisposte all'ultimo momento, mentre i delegati faticano a trovare gli eventi a cui partecipare. Mentre il Pre-Summit e gli eventi paralleli hanno inizio, risulta anche chiaro che questo forzo è compromesso da divisioni all'interno delle stesse ONG sudafricane che sono responsabili dell'organizzazione.

Uno dei delegati al Pre-Summit delle ONG, il direttore politico di Greenpeace, Remi Parmentier, ha fornito un quadro breve ma efficace delle posizioni politiche che si stanno delineando alla vigilia della apertura ufficiale del Summit. Egli ritiene che ci siano due gruppi di Paesi: coloro che hanno obiettivi chiari e hanno la volontà politica di perseguirli e coloro che non hanno ancora assunto una posizione su questioni cruciali. Il primo gruppo è formato da quelli che ha chiamato "gli sporchi tre": USA, Canada e Australia. Essi sono impegnati a fare marcia indietro rispetto agli impegni presi a Rio de Janeiro dieci anni fa (e formulati più concretamente nel documento 'Agenda 21'), e stanno esercitando una pressione enorme per rimuovere dal testo finale ogni obbligo specifico per gli Stati di realizzare obiettivi chiaramente definiti. Il loro motto è semplice: privilegiare nel testo le raccomandazioni generiche e incoraggiare la partnership tra il settore privato e le ONG. I una parola, privatizzare il più possibile. Il secondo gruppo consiste in due insiemi di Paesi: l'Unione Europea, sotto la presidenza della Danimarca, e il G-77 composto da 123 Paesi, sotto la presidenza del Venezuela. Entrambi questi gruppi sono indecisi a causa di differenze interne su una serie di questioni. Ciò non promette bene in vista del risultato finale del Summit. Si è parlato anche della strategia perseguita dalle multinazionali e dai grandi gruppi d'affari. Vogliono un menu "à la carte" dello sviluppo sostenibile, cioè chiedono una definizione ristretta di sviluppo sostenibile a loro conveniente e si oppongono a definizioni e interpretazioni più aperte. Il rappresentante di Greenpeace ha terminato il suo intervento sottolineando che il futuro del multilateralismo sarà uno dei temi di Johannesburg e che il presidente Bush intende opporsi questo dibattito. Un giovane sindacalista sudafricano, entrato recentemente in una ONG, ha parlato della necessità per le organizzazioni non governative di rispondere all'immensa pressione esterna con una forte radicalizzazione dei loro scopi e obiettivi. Ritiene che le ONG in Africa (come in tutto il mondo) siano di fronte a una scelta cruciale: collegarsi ai vari movimenti di massa e di lotta o divenire del tutto irrilevanti. Durante la discussione, numerose donne africane sono intervenute in maniera forte per condannare la mancanza di sicurezza in Paesi africani quali il Burundi e il Ruanda: "Nel mezzo della guerra e della sistematica violazione dei diritti umani, lo sviluppo sostenibile è impossibile". Diversi leader hanno chiaramente affermato che progressi significativi sono stati fatti negli ultimi dieci anni a partire dal Summit sulla Terra di Rio. La società civile non può permettere che le differenze al suo interno compromettano questa unità.