Catena di Sanlibero 140



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riccardo orioles <ricc at libero.it>
tanto per abbaiare
19 agosto 2002 n.140
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Relax. Niente signor B., niente D'Alema, e niente politici questa
settimana. Facciamo finta di essere in Italia, l'Italia dei film in
bianco e nero. Gli italiani spaparanzati sulla riva, e il vostro
cronista in mutandoni con un cappellaccio di paglia e una pila di libri
vecchi.
Qua, nel paesino siciliano in cui sono ora, c'e' una spiaggia
bellissima, lunga una decina di chilometri (ogni tanto passa qualche
ragazza ma ahime': mi sorridono ancora, ma in un altro modo). Ah, la
spiaggia, dicevo. Di questi dieci chilometri, i primi sei o sette sono
abbastanza puliti, le docce del comune sull'arenile, un paio di lidi
privati (piccoli) e tutto il resto libero a tua disposizione.
Poi ci sono un paio di chilometri - qui comincia un altro comune - in
cui il mare non si vede assolutamente, nascosto da ville e villette a
dieci metri dalla riva e da stabilimenti galattici con guardie,
acquascooter e musica a tutto volume. Guardando bene, c'e' una specie
di vicoletto per cui puoi arrivare a mare, e goderti i trenta metri di
spiaggia libera che son rimasti. Poi c'e' un altro comune ancora e qui
la spiaggia e' libera (senza case) ma un po' sporca, con alla fine una
piccola discarica abusiva.
Riepilogando: tre spiagge identiche, di tre comuni diversi, ma due
accessibili e libere e una chiusa e privatizzata. Test per il lettore:
quale dei tre comuni e' quello da cui provengono il senatore Nania ed
Emilio Fede?
Va bene, ci siamo fatti la nostra sniffata di politica quotidiana e
possiamo rituffarci con la coscienza tranquilla nel nostro Petronio
Arbitro, sbirciando di tanto in tanto un paio di belle gambe da sotto
il sombrero. Veramente, a proposito di sniffate, qui bisognerebbe
citare un momentino l'inchiesta ancora in corso - i caramba, maledetti,
non vanno in vacanza mai - sul giro siciliano di cocaina di alcuni
pezzi grossi governativi. Ma siamo in vacanza e percio' lasciamo
andare, con l'unica avvertenza (per i lettori "continentali") che qui
in Sicilia i quotidiani locali stanno conducendo una campagna di
solidarieta' con i ministeriali cocaleri (scatenato Zermo: "Facciamo
quadrato attorno a Micciche', l'uomo di tutte le vittorie, vittima
dell'incivilta' e della barbarie"). Mi dicono che, su "La Sicilia" di
domenica prossima, forse daranno in omaggio col giornale una bustina di
coca. Ma abbiamo gia' parlato troppo di politica, e ora riabbasso il
sombrero.
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(Spero solo che, quando tornero' qui l'anno prossimo, trovero' ancora
la mia spiaggia senza filo spinato. A Milano stanno privatizzando gia'
la Galleria, e immagino che dopo Natale cominceranno a privatizzare
anche il Duomo. E vuoi che si spaventino di privatizzarci questo po'
d'acqua e ciottoli in cui coi miei paesani veniamo a farci il bagno da
quarant'anni?).
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Ototototototoi.
- Che si dice nella nostra isola, o Soter? Tu sei uno dei pochi, dei
miei vecchi amici, a potermene raccontare qualcosa.
- Dici il vero, o Plutardo. Non sono piu' tanti oramai, nel nostro
giro, coloro che frequentano ancora la Sicilia. Ti ricordi di Euripide,
lo sceneggiatore?
- Certo che me lo ricordo. Andavano matti per i suoi film, i siciliani.
Una volta, ricordo, durante una rissa con dei forestieri li lasciarono
andare immediatamente appena questi citarono una battuta da una storia
sua.
- Ecco. Eppure lo stesso Euripide, in Sicilia, ha giurato di non
rimetterci mai piu' piede. Il suo teatro a Siracusa, a quanto m'ha
detto lui stesso, e' stato insozzato dai servitori del tiranno, coloro
che chiamano "maphioi". Piangeva quasi, mentre lo raccontava.
- Per Eracle! E' incredibile. E gli altri del vecchio giro? E quello...
quello con la chitarra, quello che lo vedevi ogni estate a Agrigento...
come si chiama?
- Pindaro, no? Eh, e' incazzato anche lui. Indovina che cosa dice ora
quando si parla di Agrigento?
- Non vuole rimetterci piede neppure lui?
- Proprio cosi'. Pare che la citta' sia cambiata non poco, dall'ultima
volta che c'e' stato. Quei bei templi, ricordi, nella vallata? Di Zeus,
di Santa Hera, dei Compagni? Bene, ora e' tutto cemento. Case, palazzi,
ville, supermercati... Avevamo cercato di fare abbattere qualcuna di
queste schifezze, ma poi e' arrivato l'ordine dell'arconte (l'Arconte
Culturale, pensa un po') dei Sicelioti: non toccate il cemento, e
vadano alla malora i templi. Pindaro sta bestemmiando ancora. E
Proserpina e' scappata.
- Povera ragazza! E Aretusa? Ti ricordi Aretusa?
- Come non me la ricordo. Eh! Ma ora e' anche lei a Milano. Fa la
modella, dice. Certo, ha dovuto dare...
- Non dirmelo. E quel ragazzo d'ingegneria... Empequalcosa?
- Sentito dire che e' a Katana, faccende tipo linux, se ho capito bene...
Roba moderna, insomma. Dice che se si collegassero con un com... un
compu... insomma, con questa cosa tutti gli uomini del mondo...
- Basta, ho capito. Lui e' sempre stato cosi'. E che ne dicono i
katanesi?
- Se ne fregano e basta. Capirai...
- Peccato. Mi sarebbe piaciuto tornare, prima o poi. Ma da quel che
dici, mi avvedo che cio' non potra' avvenire tanto presto...
- Ti avvedi bene, o Plutardo. La primavera e' finita, e nell'isola i
barbari (gli indigeni, e quelli di fuori) gia' si arrotano i denti.
- A proposito di barbari: e i nostri amici cartaginesi? Dal loro lato
dell'isola, invece, che succede?
- Piange Katana, ma Baal-Harm non ride... Ricordi che gente fiera? Una
volta, massacrarono tremila soldati in un pomeriggio perche' uno di
costoro aveva osato toccare le tette a una delle loro donne...
- Ricordo. Esagerati. Si sono calmati un poco?
- Se si sono calmati! Adesso, succede che, se hanno debiti, cedono ai
prestatori di dracme i loro figli bambini.
- Basta, basta cosi'. Ma non hai nulla di bello da dirmi?
- Si'. Una cosa bella ce l'ho. Ma poi ce n'e' una brutta.
- Dimmi la cosa bella, su, svelto!
- Le donne. Sono sempre armoniosissime, e luminose.
- O Zeus, ti ringrazio. Dimmi la brutta cosa.
- E' che noi siamo vecchi, o Plutardo, l'armonia va con altri...
- O-o-o-otototototoi...
- Ototoi...
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Progresso. E' stato regolarmente brevettato "Un metodo per indurre i
gatti a giocare, dirigendo un fascio di luce invisibile generata da un
laser sul pavimento o muro in prossimita' del gatto e quindi muovendo
il laser creando sbalzi di luce mobile in modo tale da affascinare il
gatto o qualunque altro animale con istinti predatori" (Brevetto Usa
5443036).
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L'origine dell'uomo 1 (versione maschilista).
Adamo passeggia nel Paradiso Terrestre. Dio: "Ma che c'e', Adamo, ti
vedo a terra!". Adamo (piagnucolando): "Sempre qui, sempre mi da
solo... mai nessun per ciacolar...". Dio: "Beh hai ragione... Sai che
faccio? Ti regalo una compagna. Una DONNA!". "Uei, sior Dio... ma cossa
che l'e' una... dona?". "Una persona che ti procurera' il cibo,
cucinera' per te e quando ti toglierai i pantaloni li lavera' per te.
Non discutera' mai le tue decisioni. Avra' cura dei tuoi figli e non ti
chiedera' mai di andare nel mezzo della notte a vedere come stanno. Non
ti contraddira' e sara' sempre la prima ad ammettere di avere torto.
Inoltre ti dara' sempre amore e passione quando ne avrai voglia".
"Ostia! Ma quant l'e' che la custa una dona cosi'?". "Un braccio e una
gamba". "Orco! Senta, sior Dio... cossa la mi pol dar per una
costola?". E poi sapete com'e' finita.
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L'origine dell'uomo 2 (versione femminista).
Un giorno, nel giardino dell'Eden, la prima donna guardo' in alto e
disse: "Ehi Dio! Guarda che avrei un problema". "Che problema, cara?".
"Senti, so che mi hai creata, che hai fatto questo bel giardino, tutti
questi meravigliosi animali, i gatti gli uccellini, e quel buffo
serpente... ma io non mi sento realizzata". "Come mai, Eva?". "E' che
mi sento sola. E sono proprio stufa delle mele". "Bene, non c'e'
problema. Creero' un uomo per te". "Un uomo? E che sarebbe?". "Questo
uomo sara' una creatura... rudimentale. Uno che dice la verita' oppure
imbroglia, a seconda di come gli gira. Sara' piu' grosso e forte di te,
a volte sara' anche violento, e per passare il tempo sai cosa fara'?
Andra' a caccia. Ti guardera' come un cretino, con uno sguardo
insistente, ma visto che ti stai lamentando, lo creero' in modo che
possa anche soddisfare le tue, ehm, necessita' fisiche. Sara' molto
piu' imbranato di te e si divertira' moltissimo in occupazioni
infantili come prendere a calci una palla. Ti creera' un sacco di
problemi, con tutta la sua presunzione. Non sara' molto sveglio, e
avra' spesso bisogno che tu gli dica che fare. Dovrai proprio prenderlo
per mano...". "Potrebbe essere una cosa divertente! Ma dove sta la
fregatura?". Nessuna fregatura, ma... beh, lo puoi avere a una
condizione". "Quale?". "Sara' piuttosto egocentrico, te l'ho detto...
percio' dovrai fargli credere che e' stato creato lui per primo. Pero'
ricorda: e' il nostro segreto. Da donna a donna".
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Greta wrote:
< Un'aggiuntina al tuo paragrafo dedicato alle donne. Piccole storie di
vita vissuta.
Donne 4: Due mesi fa, ho visto un annuncio di ricerca di personale per
conto di un'agenzia di lavoro interinale. Il profilo combaciava con le
mie caratteristiche e la mia formazione, ero in cerca di un nuovo
lavoro, e ci sono andata. Quando ho finito di compilare il modulo
(perdendo quindi quei venti minuti di tempo), mi e' stato detto che
l'azienda in questione voleva "solo uomini". "E si tratta di un'azienda
a prevalenza femminile" ha puntualizzato la giovane impiegata.
Donne 5: Triviale, ma significativo. Io: "Il femminismo e' un movimento
politico." Collega maschio: "Ma fammi il piacere. E' una baggianata per
vendere piu' assorbenti."
Donne 6: Meno triviale, non meno significativo. Collega maschio (un
altro): "Riaprire le case chiuse e' giusto, almeno ci sono i controlli
sanitari."
Donne 7: Una mia amica, chimico farmaceutico qualificato, non riesce a
trovare lavoro perche' ha trentun anni, e' nubile e non ha figli. Io ho
piu' o meno lo stesso problema (ne faccio trenta). Nessuno da' lavoro a
noi uteri-bomba, in attesa di andarcene in maternita' fottendo azienda
e Stato. Oppure ci fanno firmare carte in cui dichiariamo che non
rimarremo incinte nei primi due anni della nostra carriera. Un'altra
mia amica e' stata licenziata da una grossa ditta di consulenza in cui
faceva la segretaria, perche', sposata, e' rimasta incinta e ha avuto
una gravidanza difficile. Un'altra e' rimasta incinta, ha tenuto la
bambina come predicano Buttiglione e soci, e adesso nessuno la fa
lavorare, neanche come commessa, perche' ha una bambina piccola a
casa. >
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Mimmo wrote:
< "Se qualcuno ti attacca, non guardare la sua spada o ne resterai
ipnotizzato". La vecchia regola dei Samurai andrebbe rimeditata dalla
Sinistra, che di fronte alla spada elettronica del Polo appare spesso
paralizzata. La terribile lezione del G8, pero', la doppia trappola -
manganelli + censura - che ha travolto migliaia di dimostranti
pacifici, dovrebbe indurre a rimeditare anche la simbologia della
violenza. Casarini e "tute bianche" si sono esibiti per giorni
indossando corazze di plastica e scudi di polistirolo. Per giorni hanno
inscenato una mimesi dello scontro, una evocazione simbolica della
violenza alla quale, invece, e' stato risposto con una violenza vera,
che non si sarebbe permesso neppure Milosevic con le proteste
studentesche del '97.
Quando Casarini, un anno dopo, parla di "spazi di sovversione" rischia
di cadere di nuovo in altre trappole che, in una fase di declino della
democrazia, potrebbero rivelarsi ancora piu' terribili. Il problema,
infatti, e' uscire una volta per tutte dal dualismo violenza/non
violenza, sovversione/soggezione. E per far cio' non basta la politica.
Occorre una ricerca personale che in qualche modo cambi anche le nostre
reazioni quotidiane.
Non cadere nella trappola della violenza e' stato il piu' antico
problema delle arti marziali antiche e dei veri samurai: quelli che
vincevano senza dover estrarre la spada. "Una volta Itsuo Tsuda mi
chiese di attaccarlo, io gli giravo intorno e non ci riuscivo, eppure
ero un attaccante abbastanza serio ma con lui era difficile. Non
potevo. Di fronte a lui si perdeva la propria aggressivita'. Qualcosa
di noi fondeva". Regis Soavi - il ricordo e' suo - e' cresciuto nella
banlieu parigina dove insegnava aikido e altre arti "marziali". Poi ha
incontrato Tsuda. "Molte persone - scriveva Tsuda - sono venute da me
per chiedermi sull'aikido: e' efficace? Sceglierebbero nello stesso
modo un'arma da fuoco o le serrature di sicurezza. Paura di essere
attaccati, di morire e di vivere. Fretta di trovare un qualunque mezzo
che permetta loro di entrare in possesso di un potere straordinario. Li
ho mandati via tutti". "Lo scopo dell'aikido - dice Soavi - non e' di
essere efficaci, ma piuttosto di ritrovare se stessi. E' perche'
ritroviamo la nostra forza interiore che, eventualmente, se il bisogno
si fa sentire, si liberera' anche una certa efficacia, ma il maestro
Ueshiba diceva che non c'e' nessun avversario: tutti gli uomini sono
come la mano destra e la mano sinistra. Non ha senso che l'una cerchi
di picchiare l'altra".
Bene, ne riparleremo (dell'aikido, ma anche di tutto il resto) nello
stage della Scuola Itsuo Tsuda di Roma, dal 27 al 29 settembre. >

Bookmark: http://www. scuoladellarespirazione.org
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Anacreonte<poietes@eros. el> wrote:

< Volo leggero verso il monte Oblio
e' colpa dell'amore che non mi vuole piu' >

* * *

< La testa e' grigia e gia' una ciocca e' bianca,
l'allegra giovinezza non c'e' piu'
e ingialliscono i denti...Poco tempo
mi resta ormai da vivere, ed e' triste.
E a volte un turbamento - una paura -
mi prende a quel pensiero: sono amare
le vie dell'Ade ed e' ben duro viaggio
scenderci dentro e non tornarne piu' >

* * *

< Porta qui l'acqua, amico, porta il vino,
portatemi ghirlande di bei fiori
che' voglio fare a pugni con l'amore >

* * *

< Mezza pizza ho mangiato, ma di vino
una bottiglia sana. Ho la chitarra
e ora canto qualcosa alla mia bella >

* * *

< Ti prego, tu che giochi con l'invincibile Amore
con le ninfe occhichiari e con l'azzurra
Afrodite, Dioniso, ti prego,
pellegrino dei monti, non scordare
la mia preghiera, aiutami: il mio amato
- Cleobulo - convincilo ad amare >

* * *

< Qui e' sepolto Timocrito che fu soldato in guerra:
la guerra ammazza i meglio e lascia andare i vili >


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"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio di lottare?" (Giuseppe
Fava)
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