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Le mogli dell'esercito americano
- Subject: Le mogli dell'esercito americano
- From: lanfranco caminiti <lanfranco at apolis.com> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Sun, 28 Jul 2002 15:57:49 +0200
Le mogli dell'esercito americano di lanfranco caminiti [lanfranco at apolis.com] "Army wives" - letteralmente, mogli dell'esercito - sono le donne che hanno legato la propria vita e il proprio destino ai militari americani, sposandoli. Le donne che hanno sposato l'esercito. Non dev'essere una vita particolarmente brillante, in un ambiente che trasuda - e non solo negli Stati uniti - machismo, omofobia e, di concerto, omosessualità latente e coatta. Certo, la carriera militare garantisce sicurezza economica e una buona dose di protezione: e di questi tempi - con la retorica patriottica trionfante e la concreta minaccia del terrorismo internazionale - forse anche un briciolo di senso d'una "missione" a cui in qualche modo si partecipa. Ma vivere la caserma, come spesso loro accade, vivere "in" caserma o vivere trasferimenti "tra" caserme, per una moglie, quindi non arruolata come donna-soldato, non è proprio il massimo delle aspirazioni. Il cinema ha ripetutamente raccontato queste situazioni, con figure femminili straordinariamente intense, la Deborah Kerr di "Da qui all'eternità", la Liz Taylor di "La gatta sul tetto che scotta", la Jessica Lange di "Blue Sky". Pure, nello sposare i loro uomini e nel condividerne la "missione", devono aver soppesato vantaggi e svantaggi. Tra cui probabilmente non è di poco conto il fatto che per reggere le sorti dell'Impero, i loro mariti vanno spesso "fuori casa". Il fatto è che tornano. E a quanto pare nel ritorno a casa non c'è da mettere in conto solo i danni spaventosi della vicinanza con armi chimiche che ormai fanno parte cospicua dell'attrezzatura di combattimento [le deformità nei figli generati dai veterani della guerra del Golfo, a esempio], ma il vero e proprio impazzimento dei loro "eroi". Armi letali domestiche. Che ora tornano dall'ultima "impresa": l'Afghanistan. 11 giugno: il sergente di 1° Classe Rigoberto Nieves, 32 anni, e sua moglie, Teresa, sono stati trovati morti nella stanza da letto del loro residence in un sospetto omicidio-suicidio. La bambina della coppia aveva provato a entrare nella camera dei genitori, ma la porta era chiusa a chiave. Nieves era comandato presso il 3° Special Forces Group. Era stato impiegato in Afghanistan agli inizi di gennaio e era rientrato alla base a metà marzo. Dopo solo due giorni dal suo rientro aveva chiesto un permesso di riposo per risolvere "problemi personali." 29 giugno: Jennifer Wright, moglie del sergente William Wright, 36 anni, viene trovata strangolata. In realtà è proprio Wright a farla ritrovare: l'ha infilata in due sacchi della spazzatura e poi in uno zaino da paracadute e, infine, l'ha seppellita. E' lui a indicare il luogo allo sceriffo. Wright è accusato di omicidio di primo grado. Lo sceriffo ha detto che i tre figli della coppia erano svegli al momento dell'omicidio. Wright era andato via di casa da un mese e viveva nella baracche con i suoi commilitoni. E' dislocato presso il 96° Civil Affairs Battalion. E' stato impegnato in Afghanistan a metà marzo e era ritornato alla base a metà maggio. 9 luglio: Marilyn Griffin, moglie del sergente Cedric Griffin, 28 anni, è stata pugnalata a morte e trovata in un lago di sangue. Griffin è imputato di omicidio di primo grado. Era assegnato al 37° Engineer Battalion, 20° Engineer Brigade. Non è mai andato in Afghanistan né un suo impiego in questo senso era previsto. E' sempre rimasto alla base. 19 luglio: il sergente di 1° Classe Brandon S. Floyd, 30 anni, e sua moglie, Andrea, sono stati trovati uccisi per arma da fuoco nella loro casa in un presunto omicidio-suicidio. Floyd era comandato presso l'Headquarters Company, U.S. Army Special Operations Command e era membro della Delta Force, l'unità segreta anti-terrorismo. Era stato in Afghanistan in novembre e era tornato alla base in gennaio. La "base" è Fort Bragg, Carolina del nord, perché è proprio qui che le quattro mogli dell'esercito sono state uccise dai loro uomini. Fort Bragg è una unità specialissima e fiore all'occhiello dell'esercito americano. Forse è solo una impensabile combinazione di statistiche, forse fa impressione la concatenazione all'interno di un territorio circoscritto. Forse vale la pena di capire. In meno di un mese, quattro donne spose di militari vengono trucidate dai loro mariti. Quasi tutti ritornano da Kandahar, dalle caverne di Tora Bora, dalla caccia a bin Laden e al mullah Omar, dall'inferno dell'Afghanistan. Da una "guerra sporca". Il colonnello Jerome Haberek, responsabile del Special Operations Command, in una dichiarazione alla stampa ha detto: "Non ho mai visto nulla nelle Special Ops che indichi che questa gente sia sotto pressione più di chiunque altro o che reagisca in modo differente allo stress del rimpiazzo da chiunque altro". Piuttosto che tranquillizzare, queste parole hanno aumentato l'allarme. Se c'era un modo ancora più orribile, per immaginare quale tipo di guerra abbiano combattuto e stiano ancora combattendo gli americani in Afghanistan, questo - oltre allo spaventoso numero di civili ammazzati per caso e di stessi soldati alleati uccisi da incidenti - ne fa evidenza terribile. Perché colpisce "dentro casa", più della diffusione postale dell'antrace, più di uno stesso attentato terrorista: punisce per mano dei propri guerrieri, dei propri vigilanti, dei propri custodi. Anche le mogli dei guerrieri tornati a riposare cadono per "fuoco amico". Yvonne Qualantone, presidente del 3° Special Forces Group's Family Readiness Group, ha detto che "molte più famiglie del solito hanno chiamato il gruppo di consiglio da quando si sono verificati gli omicidi. Più d'una donna che aveva dei problemi con il marito ha telefonato chiedendo se si poteva parlare con qualche esperto, prima che le cose peggiorino." "Domestic violence" è la dicitura con cui vengono adesso classificati questi episodi. Benché - è sempre Haberek a dirlo - nessun caso di abuso domestico con conseguenze mortali fosse mai accaduto alla base negli ultimi due anni. In qualche modo, Wilma Watson, la madre di Jennifer Wright sembra dargli ragione: "Per me, William era come fosse figlio mio. Fino al suo ritorno dall'Afghanistan non ho mai avuto di che preoccuparmi per questioni di violenza. Ma ultimamente aveva scatti di rabbia terribili. Jennifer ne aveva paura. L'avevo pregata di venire via da lui. Ma l'amava ancora." Ma Penny Flitcraft, madre di Andrea, la moglie del sergente Floyd ammazzata con un solo colpo di pistola alla testa, dice con amarezza: "Nel profondo del mio cuore sapevo che l'addestramento che lui aveva seguito era tale che se non lo controlli ti uccide." Intanto, le autorità militari di Fort Bragg hanno rilasciato dichiarazioni in cui affermano che non esiste alcun "intreccio" tra i casi accaduti e suggeriscono che può essere semplicemente una "anomalia" [l'hanno proprio definita così]. I responsabili militari riconoscono che effettivamente ben tre dei quattro imputati di omicidio avevano prestato recentemente servizio in Afghanistan ma non riescono a stabilire alcuna connessione tra l'impiego militare e gli "incidenti". Li hanno definiti proprio così.Roma, 28 luglio 2002
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