In Turchia la censura e' ufficiale



Fonte: Punto Informatico

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Approvata una legge che pone i media in mano ai pochi gia' padroni dell'informazione turca. Chi vuole aprire un sito dovra' chiedere l'autorizzazione e spedire copia dei contenuti agli uffici governativi. UE sempre piu' lontana

In Turchia la censura e' ufficiale

31/05/02 - News - Roma - Obtorto collo, il presidente turco Ahmet Necdet Sezer ha dovuto porre la propria firma sotto una legge che e' divenuta cosi' ufficiale, una normativa che allontana il suo paese dall'Europa e che pone una cappa di censura e di controllo su internet e i media. Sezer aveva gia' posto il veto su una normativa del tutto simile ma ora, con la sua seconda riproposizione, non ha il potere per fermarla e ha solo potuto trasmetterla alla Corte Costituzionale per una revisione.

Con la promulgazione, la Turchia si dota di una normativa che pone nelle mani dei pochi grandi gruppi che gia' controllano i media un potere nuovo, quello di poter esplicitamente affermare la proprieta' dei mezzi di comunicazione. Fino ad oggi, infatti, era stato necessario per queste entita' ricorrere ad una serie di "societa' prestanome" che allontanassero i rischi di guai giudiziari dovuti alla creazione di oligopoli nel mondo della stampa e dell'informazione. Ora non c'e' piu' bisogno del giochino delle tre carte e le cose possono essere dichiarate ufficialmente.

La normativa prevede che siano messe fuorilegge le notizie "che raccontano bugie" e rende un reato promuovere il "pessimismo" o la "disperazione" (bugie, appunto). Il tutto con una vaghezza che non puo' garantire alcuna certezza del diritto.

La nuova legge ne "approfitta" anche per rendere illegale qualsiasi genere di trasmissione in curdo. La liceita' di media curdi e' tra i requisiti che l'Unione Europea ha sottoposto alla Turchia tra quelli a cui il paese dovra' adattarsi se intende entrare nella UE.

Ma non e' solo questo. Con una mossa che ricorda, ma solo in parte, la legge sull'editoria italiana, la nuova normativa turca di fatto pone internet nello stesso regime di controllo gia' previsto per la stampa. In pratica tutte le attivita' online sono ora sotto il controllo della Commissione Radio e Televisione.

Questo significa che l'apertura di un sito da parte di un cittadino turco si trasforma nella necessita' di richiedere l'autorizzazione esplicita delle autorita' governative. Non solo, tutti i materiali pubblicati dovranno essere trasmessi per conoscenza alle medesime autorita' di controllo. Qualsiasi giudice in questo quadro puo' chiedere a qualunque sito internet di presentare alle autorita' di controllo anche ogni singolo aggiornamento alle proprie pagine.

Qualsiasi reato di informazione online viene equiparato ad un reato sulla stampa, con conseguenze naturalmente pesantissime sulla liberta' della rete. La legge prevede condanne che possono arrivare quasi a 200mila euro.

Il governo e la maggioranza parlamentare appoggiano la normativa, apparentemente incuranti delle conseguenze che e' destinata ad avere non solo all'interno ma anche in merito ai rapporti internazionali, in primis quelli con la UE. Il ministro dei Trasporti e delle Comunicazioni Oktay Vural ha dichiarato che la legge non rappresenta alcuna restrizione e che quanto accade in internet non puo' uscire dalla legge. "Vediamo che succede - ha dichiarato alla BBC - non credo che questo avra' impatti su internet. Credo che il tempo mostrera' la verita'".

Contro la legge, invece, oltre al presidente Sezer vi e' quella parte dell'opinione pubblica che con difficolta' trova le energie per dire la propria contro questa normativa. Tra di loro gli operatori internet, i provider ma anche le associazioni di utenti, che hanno da tempo denunciato inutilmente il gravissimo impatto della legge sullo sviluppo della rete nonche' sulla liberta' del suo utilizzo. Tutti sperano che la Corte Costituzionale bocci la legge ma e' un processo lungo, che potrebbe durare un anno, durante il quale la nuova normativa sara' efficace a tutti gli effetti.