per i volontari antiguerra - bollettino n.1



BOLLETTINO SETTIMANALE PER I VOLONTARI ANTIGUERRA
n.1 - 16 marzo 2002

a cura di
PeaceLink
c.p.2009
74100 Taranto
www.peacelink.it
fax 1782273886


Fate circolare il piu' possibile questo bollettino spedendolo ai vostri amici: grazie.


AZIONI URGENTI
Lunedi' 25 marzo passera' in discussione alla Camera dei Deputati il disegno di legge 1927 che intende cambiare la legge 185/90 sul commercio delle armi. E' un atto gravissimo che risponde alle esigenze della lobby delle armi ( www.aiad.it ) che da tempo faceva pressioni e organizzava incontri con i parlamentari. Le modifiche mirano ad allentare i controlli del parlamento e a favorire esportazioni di armi che attualmente vengono regolate dalla legge 185/90 la quale vieta l'export verso verso nazioni in guerra o governate da regimi che violano i diritti umani. E' partita una vasta campagna di opinione per difendere la legge 185/90 con migliaia di adesioni che vengono raccolte sul sito www.vita.it . Ieri abbiamo contattato il vicepresidente della commissione Difesa della Camera il quale ha confermato che stanno giungendo molti fax e messaggi. Vi è una forte pressione della societa' civile che va accentuata in queste ore per scongiurare che passi un disegno di legge sbagliato e pericoloso. Le AZIONI URGENTI che chiediamo di avviare SUBITO ai volontari antiguerra è duplice: 1) occorre inviare fax, e-mail, lettere e fare telefonate ai parlamentari locali; 2) occorre fare pressione sui capigruppo di tutti i gruppi parlamentari perche' solo dal loro accordo sara' possibile rispedire il disegno di legge nelle Commissioni competenti per un riesame globale; 3) si puo' scrivere al Presidente della Repubblica, Palazzo del Quirinale, 00100 Roma (occorre affrancare la lettera, in passato non era necessario, ora si'). L'e-mail di Ciampi e': presidenza.repubblica at quirinale.it (occorre mettere le proprie generalita' in coda).

Per queste tre azioni urgenti sono disponibili in coda a questo bollettino tre "messaggi tipo" che chiunque puo' copiare e incollare sul proprio messaggio, apportando anche modifiche e aggiunte. Per queste azioni di pressioni ci si puo' collegare al sito www.parlamento.it al fine di individuare i parlamentari e le loro e-mail. Non trascurare i fax: si "vedono" piu' delle e-mail, da bit diventano pezzi di carta e circolano di piu' nelle mani dei parlamentari.

I FAX UTILI
SENATO Commissione Affari Esteri; FAX: 06/67063934 - Commissione Difesa; FAX: 06/67063609 CAMERA Commissione Affari esteri; FAX: 06/6796733 Commissione Difesa; FAX: 06/6790353


PERCHE' QUESTO BOLLETTINO SETTIMANALE
Questo bollettino giunge a tutti i volontari antiguerra che si sono inscritti nel database di PeaceLink presente all'indirizzo Internet: http://db.peacelink.it/antiguerra Fino ad ora sono stati inviati ai volontari antiguerra dei messaggi quando se ne presentava l'assoluta necessita'. Ora parte queste servizio di informazione continuativo settimanale.

GLI OBIETTIVI
Gli obiettivi di questo bollettino sono:
a) nell'immediato sostenere la mobilitarezione per bloccare la conversione in legge del disegno di legge 1927 sul commercio delle armi; b) preparare una rete di oppozione alla guerra citta' per citta', organizzando l'opposizione al prossimo imminente attacco - che potrebbe essere anche atomico - contro l'Irak; c) favorire la cultura della nonviolenza, appoggiando la Campagna di obiezione di coscienza alle spese militari e sostenendo ogni gesto che vada nella direzione della crescita dell'opposiozione nonviolenta alla guerra.


1) -----------------------------------------------------------

LETTERA AI PARLAMENTARI LOCALI
Per l'on./il sen........................................
Gruppo Parlamentare ..........................
Camera dei Deputati (o Senato della Repubblica)
00100 Roma
"Gentile parlamentare, sono un cittadino della sua zona elettorale. Nelle prossime votazioni in Parlamento Lei sara' chiamato a votare il disegno di legge 1927 che andra' ad intaccare i punti qualificanti della legge 185/90, favorendo l'esportazione di armi e diminuendone i controlli. In questo modo, in nome della "razionalizzazione", della "competitivita'" e dell'"identita' europea" verra' stravolta una legge ritenuta da tutti "severa e rigida" che ha fatto del nostro Paese uno dei piu' avanzati nel mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza. Le chiedo pertanto di fermare il disegno di legge 1927 che avvantaggia la lobby delle armi e toglie al Parlamento buona parte del potere di controllo che la legge 185/90 invece attualmente consente. Spero che Lei non voglia votare per un disegno di legge che diminuisca i Suoi poteri parlamentare di controllo per affidare viceversa ad una lobby piu' poteri e piu' affari facili. Questo tentativo di manomissione della legge 185/90 introduce di fatto una conflitto di interesse fra l'interesse pubblico (evitare che le armi vadano nelle mani di dittatori e terroristi) e l'interesse privato (quello delle aziende belliche che vogliono allentare i controlli pur di vendere armi). Io credo che ci sono dei principi morali e delle priorita' pubbliche che superano le logiche del profitto.
"Soldi macchiati di sangue io non li voglio! E lei?"
Attendo una sua risposta.
Distinti saluti
nome e cognome .......................................
indirizzo e citta' .....................................
telefono ...........................................
e-mail .................................
fax .................................


2) -------------------------------------------------------------------------

Lettera al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
Palazzo del Quirinale
00100 Roma

Oggetto: disegno di legge 1927 sul commercio delle armi

Gentile Presidente,
Le scrivo per esprimere la mia preoccupazione circa il disegno di legge d'iniziativa governativa (Atto Camera 1927) in materia di industria della difesa che il Parlamento sarà chiamato ad esaminare entro breve tempo. E' una preoccupazione non solo mia ma anche di molte associazioni impegnate per la pace e i diritti umani. Il disegno di legge prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002. Tale accordo imporrebbe il "tempestivo adeguamento della nostra normativa" e infatti 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge n. 185 del 1990 che
disciplina attualmente l'import-export di armi nel nostro Paese.

La novità più rilevante è costituita dall'introduzione di un nuovo tipo di autorizzazione per il commercio delle armi, la "licenza globale di progetto", riferita ai programmi intergovernativi o industriali congiunti ai quali le imprese partecipano e ai quali non si applicheranno più le norme sulle trattative contrattuali, rendendo meno trasparenti e controllabili tutte le operazioni. Anche le norme sulle attività bancarie relative a questo nuovo tipo di "licenza globale" verranno modificate, non essendo più notificate al Ministero del Tesoro e da questo autorizzate, e non comparendo più nello specifico capitolo dell'annuale Relazione al Parlamento. Inoltre il riferimento al "Codice di condotta dell'Unione Europea per le esportazioni di armi" (che non è assolutamente vincolante) costringerebbe l'Italia a rinunciare alla propria normativa nazionale che in questo caso verrebbe peggiorata. In nome della "razionalizzazione", della "competitività" e della "identità europea" verrà stravolta la legge 185/90 che ha fatto del nostro Paese uno dei più avanzati al mondo per aver provveduto a regolare il commercio delle armi nel rispetto dei diritti umani, della promozione della pace e della trasparenza.
La legge 185/90 è infatti un'importante conquista che:
1) consente al Parlamento un controllo sul commercio di armi che coinvolge l'Italia, sia per quantità che per tipo di armi;
2) vieta l'esportazione di armi verso nazioni in guerra;
3) vieta l'esportazione di armi verso nazioni che violano i diritti umani;
4) blocca le "triangolazioni" di materiale bellico che hanno tristemente reso nota l'Italia prima del 1990. Prima dell'approvazione dell'attuale legge l'Italia ha venduto di tutto a tutti, persino a dittatori come Saddam Hussein, aumentando i rischi per la pace e la sicurezza internazionale in nome del profitto. Credo che Lei condivida il principio in base al quale il profitto non possa venire prima di interessi generali quali la pace e la sicurezza: il commercio delle armi con la legge 185/90 è diventato un processo economico "regolato" da interessi superiori. Questa è una delle regioni per cui la nostra legge - anziché modificata - andrebbe estesa a livello europeo e mondiale come esempio di buona legge. Tale legge fu ottenuta grazie all'impegno tenace della Campagna "Contro i mercanti di morte" (ACLI, MLAL, Mani Tese, Missione Oggi, Pax Christi). E' paradossale che mentre da un lato si vuole combattere una guerra totale contro il terrorismo, dall'altro si allargano le maglie del controllo della vendita delle armi con tutti i rischi che ne conseguono. Le chiedo pertanto, i virtù dei poteri che Le assegna la Costituzione Italiana (articoli 74 e 87), di esercitarli affinché venga riconsiderato - alla luce delle preoccupazioni sopra esposte - un disegno di legge che costituisce un passo indietro per la pace e la giustizia. Sarebbe auspicabile che in ambito europeo l'Italia si faccia promotrice di un'iniziativa volta a una maggiore severità nel controllo del commercio di armi e a un maggiore impegno nella prevenzione dei conflitti.
La invito pertanto a farsi interprete delle preoccupazioni qui espresse.
Distinti saluti
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3) -----------------------------------------------------------------------------

MESSAGGIO AI CAPIGRUPPO PARLAMENTARI

Gentile Parlamentare,
la contattiamo in quanto Lei verrà chiamato ad esprimersi di disegno di legge 1927 e a modificare la legge 185/90. Le spieghiamo di che si tratta.

--- Cosa è la legge 185/90
In Italia esiste una legge che vieta di inviare armi a dittatori e nazioni in guerra. E' la legge 185/90. Funziona bene da 12 anni. Prima di quella legge è stato possibile vendere armi italiane a Gheddafi e a Saddam Hussein (tanto per fare degli esempi); prima della legge 185/90 l'Italia ha esportato nel mondo il made in Italy bellico così come faceva Alberto Sordi nel film "Finché c'è guerra c'è speranza".
La legge 185/90 è stata una grande conquista di civiltà.
Ma la lobby delle armi la vuole cambiare.

--- La legge 185/90 e il disegno di legge n. 1927
In Parlamento sarà votato il disegno di legge n.1927 che andrà ad intaccare i punti qualificanti della 185/90, favorendo l'esportazione di armi e diminuendo i controlli. Un'analisi specifica dei pericoli che il disegno di legge n. 1927 comporta è su Internet sui siti www.peacelink.it e www.vita.it

--- Perché ci rivolgiamo a Lei
Un accordo fra i Capigruppo puo' rimandare il disegno di legge 1927 nelle competenti commissioni per un riesame (come è gia' successo in passato per il codice dei trasporti). Ci rivolgiamo a Lei perché - in qualità di Parlamentare e di Capogruppo - impedisca la modifica della 185/90 che ha come scopo prioritario quello di far prevalere le esigenze di pace, sicurezza e rispetto dei diritti umani su quelle del puro e semplice profitto. Noi non vogliamo che - per facendo prevalere il profitto sulle ragioni che lo dovrebbero guidare - armi italiane vadano in mano a criminali, ad assassini, a torturatori. Le chiediamo che nessuna modifica venga fatta alle norme che impediscono di vendere armi a nazioni che violano i diritti umani e che sono coinvolte in conflitti armati. Le chiediamo - in poche parole - di bloccare la lobby delle armi e di modificare profondamente il disegno di legge 1927 e - nell'immediato - di bloccarne l'iter in aula. Le chiediamo di preservare il potere di controllo del Parlamento sull'export di armi - garantito dalla legge 185/90 - e che il disegno di legge n. 1927 ridurrebbe.

--- Per saperne di più
Alleghiamo alcune informazioni di ulteriore approfondimento, tratte da Amnesty International e dall'Osservatorio sul Commercio delle Armi (OSCAR).
Per ulteriori informazioni si può collegare al
sito di PeaceLink www.peacelink.it
sito del settimanale Vita www.vita.it
sito della Rete Lilliput www.retelilliput.org
sito di Amnesty International www.amnesty.it
sito di Emergency www.emergency.it

--- Attendiamo la Sua adesione
Rimaniamo in attesa di una sua adesione a questa campagna che unisce molteplici associazioni laiche (Amnesty International, Emergency, PeaceLink, ecc.), cattoliche (come Pax Christi, le Acli e la Caritas) e realtà missionarie (come i missionari saveriani e comboniani). Ci può contattare via e-mail, per cellulare, per fax o per posta e a tal fine lasciamo i nostri recapiti. Grazie per l'attenzione.
Distinti saluti
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fax .................................



--- DOCUMENTAZIONE DA INVIARE AI PARLAMENTARI

--- Che cosa è la legge 185/90?
E' la normativa italiana che dal 1990 regola il commercio delle armi e che:
1) consente al Parlamento un controllo sul commercio di armi che coinvolge l'Italia, sia per quantità che per tipo di armi;
2) vieta l'esportazione di armi verso nazioni in guerra;
3) vieta l'esportazione di armi verso nazioni che violano i diritti umani;
4) blocca le "triangolazioni" di materiale bellico che hanno tristemente reso nota l'Italia prima del 1990.

--- Da chi fu richiesta tale legge?
Tale legge fu richiesta dalla Campagna "Contro i mercanti di morte" promossa da ACLI, MLAL, Mani Tese, Missione Oggi e Pax Christi.

--- Prima della legge cosa avveniva?
L'Italia, prima dell'entrata in vigore della legge 185/90, ha venduto armi ai peggiori dittatori e a nazioni in guerra, favorendo oggettivamente guerre pluriennali (come la guerra fra Iran e Irak) e armando personaggi come Saddam Hussein o Gheddafi.

--- Chi è che vuole modificare l'attuale legge?
Vi è stato un accordo trasversale fra Previti (FI), Minniti (DS) e Mattarella (Margherita). Tale accordo fa seguito ad una pressione sempre più forte delle aziende belliche.

--- In che modo verrebbe cambiata l'attuale legge 185/90?
Mediante il disegno di legge 1927 si vuole imporre il "tempestivo adeguamento della nostra normativa": 10 dei 14 articoli che compongono il testo proposto sono volti a modificare la legge 185/90. Il disegno di legge prevede la ratifica dell'accordo quadro sottoscritto dall'Italia e da altri cinque Paesi europei il 27 luglio 2000 per "facilitare la ristrutturazione e le attività dell'industria europea per la difesa" ed è stato già licenziato dalle Commissioni III e IV della Camera dei Deputati in data 30 gennaio 2002.

COMUNICATO DI AMNESTY INTERNATIONAL SUL DISEGNO DI LEGGE 1927

"Il Parlamento non deve modificare la legge 185/90 sul commercio di armi" ha dichiarato oggi Marco Bertotto, presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. "Dovrebbe invece chiederne al Governo la piena applicazione, valorizzare le misure di trasparenza e i divieti di esportazione verso quei paesi in cui armi e tecnologie militari potrebbero essere utilizzate per consentire massicci abusi di diritti umani". Il disegno di legge 1927, attualmente all'esame della Camera dei Deputati, si propone la ratifica e l'esecuzione dell'accordo quadro relativo alle misure per facilitare la ristrutturazione e le attivita' per la difesa europea, prevedendo inoltre emendamenti alla legge 185/90. La normativa italiana, sebbene disattesa sotto certi aspetti, rappresenta un modello nel panorama europeo ed internazionale per l'importanza che attribuisce al rispetto e alla promozione dei diritti umani, alla prevenzione dei conflitti. "L'integrazione dell'industria europea degli armamenti" ha aggiunto Marco Bertotto "non deve indebolire la trasparenza e il controllo del commercio delle armi. Il Parlamento e il Governo devono garantire il monitoraggio di tutti i trasferimenti di armi, intensificando e meglio coordinando gli sforzi atti a prevenire i conflitti e tutelare la popolazione civile". (Per ulteriori informazioni: Ufficio Stampa Tel. 06 44.90.224)


I DIFETTI DEL DISEGNO DI LEGGE 1927
(TRATTO DAL DOSSIER DELL'OSSERVATORIO SUL COMMERCIO DELLE ARMI)

1) Non si applicano le tradizionali procedure autorizzatorie: scompaiono quindi i riferimenti nella domanda di autorizzazione all'esportazione al numero dei pezzi, al valore, al destinatario finale, alle intermediazioni finanziarie, sia per i pezzi e componenti esportati, sia per il prodotto finito (art. 6 del ddl).

2) Non si applica il sistema di controlli previsto dalla legge per le normali esportazioni. Tali esportazioni sono esenti dai controlli bancari (art.11. del ddl), e non viene richiesto né il certificato di arrivo a destino, nè il certificato di uso finale (art. 10 del ddl). Informazioni, procedure e controlli sono drasticamente ridotti non solo per i singoli pezzi e componenti esportati, ma anche per il prodotto finito. Esse non riguardano solo gli scambi tra i paesi Nato e UE, ma anche i casi di esportazione a paesi terzi o privati del materiale coprodotto dall'Italia ed assemblato in un paese partner .

3) Il governo chiede di essere informato solo sulla destinazione intermedia e non su quella finale del materiale coprodotto. In altre parole il rilascio della licenza equivale ad un'abdicazione di sovranità e responsabilità e si traduce in una delega in bianco sulla scelta dei paesi di destinazione finale (anche extra europeo o extra Nato, anche repressivo o aggressivi o a privati inaffidabili) alle autorità del paese con cui si coproduce, senza che le nostre autorità possano controllare nulla in merito. Il riferimento all'adesione ai principi della nostra normativa risulta estremamente generico e insufficiente a garantirne il rispetto dei divieti e dei controlli. Secondo il magistrato Bellagamba “è così legittimata la triangolazione”. In una prospettiva più ampia europea, la prassi della delega favorirà lo spostamento della capacità manifatturiera e di assemblamento nei paesi con minori barriere all'esportazione e, al contempo, un'armonizzazione verso il basso delle normative sulla trasparenza e controllo;

4) Ugualmente i divieti previsti dall'art-1 della legge saranno applicati solo sul paese di destinazione intermedia (il paese Nato o UE con cui si coproduce) e non su quello di destinazione finale (che può essere in contrasto con i divieti della legge italiana) come accadeva fino adesso, il che li rende superflui;

Nel caso di autorizzazione globale di progetto viene drasticamente limitato anche il grado di trasparenza, di indirizzo e controllo parlamentare. Per ciò che concerne le esportazioni che godono di autorizzazione globale dalla relazione scompariranno informazioni circa valore, destinatario finale, controlli bancari etc. Non sarà nemmeno più possibile desumere dalla relazione, come negli anni passati, un quadro completo e corretto sul valore aggregato delle nostre esportazioni, operare le tradizionali analisi diacroniche sul trend e avere un quadro chiaro di esportazioni per paese e per valore.