MI.S.N.A. - missionario sequestrato




PHILIPPINES, 8 MAR 2002 (17:22)

MISSIONARIO SEQUESTRATO: VESCOVO, “HO PARLATO CON RAPITORI, CHIEDONO ANTICIPO SU RISCATTO” (STANDARD, CHURCH/RELIGIOUS AFFAIRS)

“Per la prima volta oggi ho parlato con i sequestratori di padre Giuseppe Pierantoni”. Lo rivela alla MISNA il vescovo di Pagadian, monsignor Zacharias Jimenez, che da tempo segue da vicino la sorte del missionario bolognese della congregazione del Sacro Cuore di Gesù (religiosi noti come dehoniani) rapito il 17 ottobre scorso a Dimataling (diocesi di Pagadian, isola di Mindanao, Filippine meridionali). “Questo pomeriggio, attraverso una conoscenza comune sono riuscito ad entrare in contatto telefonico con i sequestratori – spiega il presule – che mi hanno chiesto un anticipo di 300mila pesos (6.718 euro) sulla somma totale del riscatto da versare e due telefoni cellulari di ultima generazione. Hanno anche formulato la richiesta di un telefono satellitare perché, dicono, nel luogo dove sono nascosti non hanno altri mezzi per comunicare”. Il vescovo ha detto di essere “piuttosto sicuro” che si tratti dei veri sequestratori del 45enne missionario, ma ha aggiunto di voler agire con la massima cautela perché teme che fuggano con il danaro senza liberare il religioso. “Ho detto loro – prosegue monsignor Jimenez – che, prima di versare i soldi, ho bisogno di foto o altre prove dell’esistenza in vita di padre Pierantoni. Voglio riflettere bene prima di agire”. Il vescovo riferisce inoltre che la persona con la quale ha parlato si diceva “disgustato dal fatto che erano state inviate tante persone a trattare con loro, ma nessuno era tornato una seconda volta”. Secondo il sequestratore, “alcuni stanno speculando dalla vicenda per ricavarne denaro”. L’uomo ha inoltre affermato di “essere arrabbiato con gli armati del Milf (Fronte di liberazione islamico moro) che non si sono comportati in modo sincero”. I componenti di questo movimento estremista, che però negli ultimi mesi è sceso a trattative con il governo filippino, si stanno adoperando come mediatori tra i rapitori e l’esecutivo, ma evidentemente – secondo quanto ha raccontato il rapitore al vescovo – ancora senza buon esito. In ogni caso i sequestratori hanno ribadito a monsignor Jimenez che il rilascio del sacerdote avverrà “unicamente attraverso contatti diretti, senza altre mediazioni”. “Forse è questo il motivo per cui le trattative vanno avanti da tanto tempo – commenta alla MISNA il presule – perché diversi musulmani ci stanno speculando sopra. In ogni caso, se non avrò le prove che padre Giuseppe è ancora vivo, non andrò avanti con i negoziati”. (LM)





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