I ricordi di Porto Alegre - la sesta e ultima puntata



Ciao, carissimi.

"...La democrazia muore quando la nostra volontà non è
praticata. L'esercizio della democrazia è nella nostra vita
quotidiana.....
La democrazia significa tenere conto della vita nella sua
diversità. E' la democrazia di ogni vita, della famiglia
planetaria, non soltanto della vita umana, tanto meno
della classe consumatrice, figuriamoci dei Corporations.
Ogni vita, anche dei microrganismi, ha il diritto alla
partecipazione democratica e alle risorse di questa terra,
il diritto di godere la sua bellezza che non appartiene
soltanto a noi esseri umani.
Vivere la democrazia significa essere liberi per la vita."

Sono parole di Vandana Shiva. La presenza e affermazioni
di questa scienziata ambientalista indiana riassumono
molto bene il fiore dello spirito, dello stato d'animo
del Forum Sociale Mondiale 2002, espressi in mille modi.
-- Anche l'intervista pubblicata sul settimanale Carta,
n.5 dei 7-13 febbraio, merita all'attenzione per la
medesima ragione.
"Qui (al FSM) c'è voglia di festeggiare l'alternativa"
dice Vandana.
Festeggiare, verbo ripetutamente usato da lei anche nei
discorsi durante il Forum, è, infatti, una migliore
risposta a chi vuole terrorizzarci e scoraggiare ogni
tentativo democratico.

Quando ha detto "la democrazia significa tenere
conto della vita nella sua diversità", Vandana si
riferiva non soltanto alla biodiversità, uno dei suoi
campi di battaglia, ma anche alla diversità socio-
culturale. Ma esiste un altro tipo di diversità a cui
il FSM è stato molto attento: la diversità o meglio
la molteplicità dei valori.

I nuovi indicatori di benessere, "Dashboard Tool"
e "Impronta ecologica", lanciati dalla Rete di Lilliput
in uno dei workshops, potrebbero essere letti in
questa chiave.
Il "Dashboard Tool", ideato da un ricercatore della
Commissione Europea Jochen Jesinghaus, è, in
parole povere, uno strumento molto efficace per
visualizzare le situazioni del mondo in base dei
molteplici fattori che determinano il nostro benessere.
Rispetto al PIL (Prodotto Interno Lordo) che è un
indicatore molto usato ma puramente economico,
il Dashboard è un'alternativa che ribadisce
l'esistenza di tanti altri valori non misurabili con
una semplice quantità del guadagno. L'ambiente,
la società e l'istituzioni, oltre all'economia, analizzati
nel complesso attraverso decine di dati che potete
consultare e scaricare al sito: http://esl.jrc.it/envind/db_it.htm
Jochen lo studia da 5 anni e continua a riportarvi
dei miglioramenti. Resta ancora qualche questione
da risolvere. Ad esempio, come visualizzare i danni
esportati da un paese ricco ai paesi poveri? Cioè in
che modo evidenziare l'inquinamento da parte di una
fabbrica multinazionale a carico del paese beneficiario?

Tornando al guadagno, al denaro, vorrei aggiungere
una riflessione.
Non nego che il denaro abbia una certa importanza
nella nostra vita, ma sento il bisogno di chiederci
seriamente "fino a che punto".
Mi sembra di capire che sul pianeta Terra ci siano
due tipi di umanità, a prescindere dalle razze,
dalle nazionalità o dai ceti o classi sociali ecc.:
l'uno si domanda spesso "fino a che punto si può
sacrificare il denaro?" mentre l'altro si interroga
"fino a che punto si può sacrificare per il denaro?"
Non so se mi spiego.
Il guaio è che è proprio questo benedetto denaro
a farci da spartiacque ad ogni conflitto socio-
economico-culturale, senza parlare delle guerre
in corso in tante parti del mondo.

In questo senso, se si vuole dare un soprannome
ai popoli del Forum Sociale Mondiale, anziché
quello sciocco "no global", sarebbe meglio chiamarli
"no money"(!?) o più precisamente "No cupidigia".

* * * * *

Sono passate quasi 3 settimane dal mio rientro in Italia.
E devo dire che più passano i giorni più forte sento
lo stordimento, una strana sensazione che rende difficile
distinguere quale sia la realtà più realistica: qui o là?
Quella settimana immersa nell'eco delle parole e degli
spiriti di "un altro mondo possibile" è stata soltanto un
 sogno bello e breve?
E il precipitarsi delle situazioni italiane negli ultimi giorni
mi fa sentire quanto siamo lontani da quel mondo in
costruzione a Porto Alegre.

Eppure a Porto Alegre non meno di vent'anni fa la
gente viveva sotto una dittatura - e non dimentichiamo
che in Brasile si continua ancora a morire per omicidi
politici.
Ma oggi è possibile ripetere degli incontri aperti a "tutti
i contestatori del mondo" senza che la città sia brindata,
anzi in un clima tranquillo e festoso.
-- Vale la pena di ricordare del corteo dell'apertura con
una scarsa presenza delle forze dell'ordine - a volti
scoperti e senza scudi -. Un fatto ancora più stupefacente
è che, oltre all'immenso campus universitaria, è stata data
a disposizione del Forum una caserma militare per i
mega incontri. (Un'idea che è meglio non suggerire al
Sig. Scajola)

Tutto questo è sicuramente una conquista per merito
dei cittadini e dell'amministrazioni locali che hanno
saputo guadagnarsi la libertà esercitandola quotidianamente,
come diceva Vandana Shiva.
Allora, mi domando: che cosa ci impedisce di fare
altrettanto?
A dire la verità, un diffuso senso di stanchezza,
d'impotenza, d'inerzia e la poca fiducia nella
capacità umana di riscatto mi preoccupano assai
più delle violenze governative.

Vi ricordate quello che diceva Iria all'intervista?
"la partecipazione popolare forma noi cittadini"
anche se "non fa piovere il denaro sulla terra".
La formazione, una riorganizzazione di noi stessi,
prima ancora del mondo, è proprio quello di cui
forse abbiamo bisogno (senz'altro più del denaro).
Dunque, un "modo" diverso di essere, di vivere
è possibile?
Forse sì, "se noi lo vogliamo" come si cantava
a Porto Alegre.

Per concludere un'altra citazione, ma questa volta
da un romanzo italiano scritto negli anni più
gloriosi del fascismo. Perché il tratto mi è tornato in
mente mentre ascoltavo Vandana che parlava della
democrazia.

"La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo"
disse Pietro. "Si può vivere anche in paese di dittatura ed
essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro
la dittatura. L'uomo che pensa con la propria testa e conserva
il suo cuore incorrotto, è libero.....Per contro, si può vivere
nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente
pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l'assenza di ogni
coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non
bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà
bisogna prendersela, ognuno la porzione che può"

Grazie della vostra lunga compagnia.

Un abbraccio colmo di speranza (nonostante tutto),

yukari :)