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I ricordi di Porto Alegre - la sesta e ultima puntata
- Subject: I ricordi di Porto Alegre - la sesta e ultima puntata
- From: "Yukari Saito" <yukaris at tiscalinet.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Fri, 01 Mar 2002 01:51:16 +0100
Ciao, carissimi. "...La democrazia muore quando la nostra volontà non è praticata. L'esercizio della democrazia è nella nostra vita quotidiana..... La democrazia significa tenere conto della vita nella sua diversità. E' la democrazia di ogni vita, della famiglia planetaria, non soltanto della vita umana, tanto meno della classe consumatrice, figuriamoci dei Corporations. Ogni vita, anche dei microrganismi, ha il diritto alla partecipazione democratica e alle risorse di questa terra, il diritto di godere la sua bellezza che non appartiene soltanto a noi esseri umani. Vivere la democrazia significa essere liberi per la vita." Sono parole di Vandana Shiva. La presenza e affermazioni di questa scienziata ambientalista indiana riassumono molto bene il fiore dello spirito, dello stato d'animo del Forum Sociale Mondiale 2002, espressi in mille modi. -- Anche l'intervista pubblicata sul settimanale Carta, n.5 dei 7-13 febbraio, merita all'attenzione per la medesima ragione. "Qui (al FSM) c'è voglia di festeggiare l'alternativa" dice Vandana. Festeggiare, verbo ripetutamente usato da lei anche nei discorsi durante il Forum, è, infatti, una migliore risposta a chi vuole terrorizzarci e scoraggiare ogni tentativo democratico. Quando ha detto "la democrazia significa tenere conto della vita nella sua diversità", Vandana si riferiva non soltanto alla biodiversità, uno dei suoi campi di battaglia, ma anche alla diversità socio- culturale. Ma esiste un altro tipo di diversità a cui il FSM è stato molto attento: la diversità o meglio la molteplicità dei valori. I nuovi indicatori di benessere, "Dashboard Tool" e "Impronta ecologica", lanciati dalla Rete di Lilliput in uno dei workshops, potrebbero essere letti in questa chiave. Il "Dashboard Tool", ideato da un ricercatore della Commissione Europea Jochen Jesinghaus, è, in parole povere, uno strumento molto efficace per visualizzare le situazioni del mondo in base dei molteplici fattori che determinano il nostro benessere. Rispetto al PIL (Prodotto Interno Lordo) che è un indicatore molto usato ma puramente economico, il Dashboard è un'alternativa che ribadisce l'esistenza di tanti altri valori non misurabili con una semplice quantità del guadagno. L'ambiente, la società e l'istituzioni, oltre all'economia, analizzati nel complesso attraverso decine di dati che potete consultare e scaricare al sito: http://esl.jrc.it/envind/db_it.htm Jochen lo studia da 5 anni e continua a riportarvi dei miglioramenti. Resta ancora qualche questione da risolvere. Ad esempio, come visualizzare i danni esportati da un paese ricco ai paesi poveri? Cioè in che modo evidenziare l'inquinamento da parte di una fabbrica multinazionale a carico del paese beneficiario? Tornando al guadagno, al denaro, vorrei aggiungere una riflessione. Non nego che il denaro abbia una certa importanza nella nostra vita, ma sento il bisogno di chiederci seriamente "fino a che punto". Mi sembra di capire che sul pianeta Terra ci siano due tipi di umanità, a prescindere dalle razze, dalle nazionalità o dai ceti o classi sociali ecc.: l'uno si domanda spesso "fino a che punto si può sacrificare il denaro?" mentre l'altro si interroga "fino a che punto si può sacrificare per il denaro?" Non so se mi spiego. Il guaio è che è proprio questo benedetto denaro a farci da spartiacque ad ogni conflitto socio- economico-culturale, senza parlare delle guerre in corso in tante parti del mondo. In questo senso, se si vuole dare un soprannome ai popoli del Forum Sociale Mondiale, anziché quello sciocco "no global", sarebbe meglio chiamarli "no money"(!?) o più precisamente "No cupidigia". * * * * * Sono passate quasi 3 settimane dal mio rientro in Italia. E devo dire che più passano i giorni più forte sento lo stordimento, una strana sensazione che rende difficile distinguere quale sia la realtà più realistica: qui o là? Quella settimana immersa nell'eco delle parole e degli spiriti di "un altro mondo possibile" è stata soltanto un sogno bello e breve? E il precipitarsi delle situazioni italiane negli ultimi giorni mi fa sentire quanto siamo lontani da quel mondo in costruzione a Porto Alegre. Eppure a Porto Alegre non meno di vent'anni fa la gente viveva sotto una dittatura - e non dimentichiamo che in Brasile si continua ancora a morire per omicidi politici. Ma oggi è possibile ripetere degli incontri aperti a "tutti i contestatori del mondo" senza che la città sia brindata, anzi in un clima tranquillo e festoso. -- Vale la pena di ricordare del corteo dell'apertura con una scarsa presenza delle forze dell'ordine - a volti scoperti e senza scudi -. Un fatto ancora più stupefacente è che, oltre all'immenso campus universitaria, è stata data a disposizione del Forum una caserma militare per i mega incontri. (Un'idea che è meglio non suggerire al Sig. Scajola) Tutto questo è sicuramente una conquista per merito dei cittadini e dell'amministrazioni locali che hanno saputo guadagnarsi la libertà esercitandola quotidianamente, come diceva Vandana Shiva. Allora, mi domando: che cosa ci impedisce di fare altrettanto? A dire la verità, un diffuso senso di stanchezza, d'impotenza, d'inerzia e la poca fiducia nella capacità umana di riscatto mi preoccupano assai più delle violenze governative. Vi ricordate quello che diceva Iria all'intervista? "la partecipazione popolare forma noi cittadini" anche se "non fa piovere il denaro sulla terra". La formazione, una riorganizzazione di noi stessi, prima ancora del mondo, è proprio quello di cui forse abbiamo bisogno (senz'altro più del denaro). Dunque, un "modo" diverso di essere, di vivere è possibile? Forse sì, "se noi lo vogliamo" come si cantava a Porto Alegre. Per concludere un'altra citazione, ma questa volta da un romanzo italiano scritto negli anni più gloriosi del fascismo. Perché il tratto mi è tornato in mente mentre ascoltavo Vandana che parlava della democrazia. "La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo" disse Pietro. "Si può vivere anche in paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L'uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto, è libero.....Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi; malgrado l'assenza di ogni coercizione violenta, si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può" Grazie della vostra lunga compagnia. Un abbraccio colmo di speranza (nonostante tutto), yukari :)
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