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La nonviolenza e' in cammino. 349
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 349
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Tue, 12 Feb 2002 14:44:46 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 349 del 12 febbraio 2002 Sommario di questo numero: 1. Ettore Masina: salvare dalla lapidazione Abok Alfa Akok 2. Adesione all'appello per l'iniziativa nonviolenta del 24 febbraio 3. Daniele Lugli, verso il XX congresso del Movimento Nonviolento 4. Alberto L'Abate, Enrico Euli, Antonella Sapio: una proposta per la formazione alla nonviolenza dei formatori e degli attivisti dei movimenti sociali 5. Renate Siebert, le emozioni come risorsa 6. Lidia Menapace, dipanare matasse 7. Frei Betto, un forum libero 8. Eduardo Galeano, trofei 9. Gianni Mina' intervista Lula da Silva 10. La "Carta" del Movimento Nonviolento 11. Per saperne di piu' 1. APPELLI. ETTORE MASINA: SALVARE DALLA LAPIDAZIONE ABOK ALFA AKOK [Diffondiamo questo appello di Ettore Masina (una delle figure piu' luminose dell'impegno per la pace e i diritti umani); per contatti: ettore.mas at libero.it] Non abbiamo ancora conquistato la salvezza per Safiya che gia' si aggiunge, in un altro paese dilaniato da guerre religiose, un nuovo caso sul quale penso dovremmo intervenire: Abok Alfa Akok e' una ragazza sudanese cristiana di 18 anni, della tribu' Dinka, che e' stata condannata per adulterio alla lapidazione da un tribunale di Nyala, Darfur del Sud. Per chiedere che sia mandata libera, scrivete, vi prego, all'ambasciata sudanese in Italia: via Spallanzani 24, 00161 Roma. Il fax del presidente del Sudan sudanese S.E. Omar Hassan Al-Bashir e': 0024911771724. 2. INIZIATIVE. ADESIONE ALL'APPELLO PER L'INIZIATIVA NONVIOLENTA DEL 24 FEBBRAIO Dichiarazione di adesione all'appello promosso dal MIR-Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta per una iniziativa nonviolenta di protesta e coscientizzazione il 24 febbraio L'appello promosso dal Movimento Internazionale della Riconciliazione - Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta affinche' il 24 febbraio gli utenti di programmi televisivi si astengano dall'essere spettatori delle reti Mediaset in segno di protesta ed opposizione ai fatti e ai tratti di illegalita' ed eversione antidemocratica che connotano l'insediarsi e l'agire del governo presieduto da Berlusconi e del sistema di potere, di interessi e di alleanze di cui esso e' espressione, appello sottoscritto da alcuni dei piu' rigorosi intellettuali italiani (un nome per tutti: Renato Solmi, cui due generazioni di italiani sono largamente debitrici della propria educazione al pensiero critico), pone con chiarezza ed urgenza a tutti i cittadini la richiesta di assumere consapevolezza e prender posizione su alcune questioni ineludibili. La prima: il peso del condizionamento ideologico esercitato dai mass-media nella presa del potere da parte di regimi autoritari; un condizionamento esercitato eminentemente col loro pervasivo potere di seduzione e alienazione delle intelligenze, di corruzione dei costumi, di ottundimento psicologico e morale, di inquinamento acustico e depauperamento linguistico, di corrosione della civile convivenza attraverso la sottrazione e il dissolvimento del tempo dedicabile allo studio e alla meditazione come allo spazio pubblico e a quell'attivita' propriamente umana che e' il dialogo (ovvero la politica arendtianamente intesa). La seconda: quale sia l'autentico rapporto economico di sfruttamento, asservimento e mercificazione tra telespettatore e network televisivo commerciale; lo spettatore essendo la vera merce che il network vende alle imprese economiche che da esso acquistano spazi pubblicitari pagati in ragione del numero di esseri umani per quella via passibili di essere ipnotizzati e sedotti al consumo, allo sperpero e alla dissipazione. La terza: la questione della legalita' come fondamento della civile convivenza; la presa di potere berlusconiana sempre piu' si rivela connotata da, ed ordinata a, un effettuale scardinamento della legalita' e della democrazia, anche grazie alle estesissime complicita' e sordita', ed alla narcosi e passivita' delle vittime. La quarta: l'esigenza di una campagna rigorosamente nonviolenta di costruzione della consapevolezza e della mobilitazione in difesa della democrazia, della legalita' e della civilta', contro gli esiti criminogeni e totalitari della deriva politica in corso in Italia. Il "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo aderisce all'appello e all'iniziativa promossi dal Movimento Internazionale della Riconciliazione - Movimento Nonviolento del Piemonte e della Valle d'Aosta. Il fatto che essa iniziativa ed esso appello, come sovente accade ai gesti che intendono dare avvio ad un movimento di pensiero e di azione, possano apparire inadeguati alla drammaticita' della situazione presente, non ci sembra ragion sufficiente a sminuire il valore della richiesta e della proposta che i movimenti nonviolenti promotori formulano, ma costituisce se mai un incitamento a dire e fare meglio. Per aderire all'appello e all'iniziativa, per ulteriori informazioni e per contattare i promotori, scrivere all'indirizzo elettronico: unadomenicasenza at libero.it ; e/o all'indirizzo postale: Comitato "Una domenica senza", presso il MIR - Movimento Nonviolento, via Garibaldi 13, Torino 10122. 3. RIFLESSIONE. DANIELE LUGLI: VERSO IL XX CONGRESSO DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO [Daniele Lugli e' segretario del Movimento Nonviolento (per contatti: daniele.lugli at libero.it). Questo intervento abbiamo ripreso dal sito www.nonviolenti.org] Dal 12 al 14 aprile a Ferrara si tiene il XX Congresso nazionale del Movimento Nonviolento: "La nonviolenza e' il varco attuale della storia". E' un congresso che proponiamo aperto a tutti gli amici della nonviolenza. Sollecitiamo percio' il loro contributo sulla rivista, sul sito e sugli altri mezzi, che si renderanno disponibili, e la loro partecipazione e promozione per iniziative, incontri, discussioni, nel tempo che precede il congresso. Questo permettera' di raccogliere, nel ristretto momento congressuale, il meglio delle elaborazioni e delle proposte che sulla nonviolenza si sono prodotte. Elementi di un'esperienza religiosa di Aldo Capitini si apre con un capitoletto intitolato Al centro dell'umanita'. Ne riportiamo un brano: "Oggi piu' che mai non e' possibile, per la folla di sollecitazioni e di pressioni anche esteriori, rifiutarsi di prendere un atteggiamento, di impegnarsi per un'idea. E' percio' piu' vivo il dovere di rendersi consapevole del proprio tempo. L'uomo non deve evitare tra dissipazioni, perifrasi e inerzie, di porsi al centro dell'umanita': egli deve soffrire dentro di se' il bisogno dell'umanita' che sollecita in ogni istante della vita un'affermazione responsabile. E capire quello che e' il bisogno del tempo e quale deve essere l'impegno di se stessi, non e' opera di uomo di intuito eccezionale che dispensi ogni altro dal cercare serissimamente. Non e' privilegio ne' speciale condanna di nessuno". Segue un capitoletto intitolato La scelta dei mezzi. Anche di questo riportiamo un brano: "L'uso della violenza si e' molto diffuso oggi anche per sostenere intenzioni che altre volte si affermavano altrimenti; i vecchi scrupoli si vanno perdendo. In cio' confluisce l'impazienza di ottenere e la non considerzione degli altri che sembrano del tutto estranei a noi. L'uso della violenza e' sollecitato dal successo che essa procura a piu' breve scadenza che non gli altri mezzi: se uno la pensa diversamente da me, eliminandolo non avro' piu' quel fastidio; resta da vedere a che cosa si riduce la mia vita dopo, e se non sorgeranno prima o poi cinquanta al posto di quello che ho ucciso. Questi successi hanno il potere, come sempre, di inebriare le persone grossolane, tutte volte all'esterno e pronte a vantare il valore della forza finche' non trovano altri piu' forti. Tanto dilagheranno violenza e materialismo, che ne verra' stanchezza e disgusto: e dalle gocce di sangue che colano dai ceppi della decapitazione salira' l'ansia appassionata di sottrarre l'anima ad ogni collaborazione con quell'errore, e di instaurare subito, a cominciare dal proprio animo (che e' il primo progresso), un nuovo modo di sentire la vita: il sentimento che il mondo ci e' estraneo se ci si deve stare senza amore, senza un'apertura infinita dell'uno verso l'altro, senza un'unione di sopra a tante differenze e tanto soffrire. Questo e' il varco attuale della storia". * Il richiamo a questo passo non e' per omaggio al fondatore del Movimento, ma per la convinzione che quel varco, individuato dal giovane Capitini, sta davanti a noi e richiede preparazione, determinazione, forza, organizzazione per essere affrontato. Il libro da cui e' tratto usci' nel 1937, all'apogeo della potenza fascista, che aveva riportato l'impero "sui colli fatali di Roma". Era quasi il coronamento di un periodo nel quale l'Italia si era mostrata importante in Europa (allora ancora il centro del mondo) fattore di equilibrio tra Inghilterra e Francia da un lato e Germania dall'altro, garante dell'Austria, autorevole nei Balcani. Ma Capitini aveva colto ed indicato i limiti e l'inadeguatezza di una politica fondata sull'esaltazione della forza, autoritaria all'interno, aggressiva all'esterno. L'"impero" sarebbe passato, in un crescendo tragico e grottesco, dall'avventura coloniale, alla guerra di Spagna, all'annessione dell'Albania, alla seconda guerra mondiale. Il suo libro contribui' non poco a maturare nelle coscienze di giovani un distacco critico ed un rifiuto morale dell'imperativo: credere, obbedire, combattere. Fece intuire che, a partire dal rifiuto della violenza, un altro mondo era possibile. Non e' stata questa, con tutta evidenza, la strada percorsa. Neppure alla fine della guerra fredda, ed alle guerre per procura di quel periodo, e' seguita la pace. In modi nuovi, ma non meno preoccupanti ed inquietanti, si riafferma il diritto del piu' forte: might is right, per dirlo nella lingua dell'impero. E' l'imperativo categorico, veramente globale, che trova applicazione all'interno dei paesi ricchi e dei paesi poveri e nei rapporti tra i paesi. La sua applicazione ci garantisce ogni genere di violenza e la restrizione, in nome della richiesta di sicurezza che la violenza inevitabilmente provoca, degli spazi di liberta', eguaglianza, convivenza pacifica, faticosa conquista delle lotte di generazioni che ci hanno preceduto. Contro la guerra bisogna essere duri come la pietra, capaci di indicarne il volto inaccettabile dietro la maschera santa, giusta, umanitaria che, in tempi e societa' differenti, viene applicata. Questo ha voluto dire la marcia per la nonviolenza "Mai piu' eserciti e guerre" da noi promossa con successo nel 2000. Questo e' lo spirito con il quale abbiamo partecipato anche all'ultima Perugia-Assisi. Ma non basta. Occorre procedere in un cammino di liberazione, di costruzione di rapporti liberi e liberanti, verso il potere di tutti (che e' plurale del tu, che rivolgiamo all'altro con rispetto ed amore, ci insegnava Capitini). * Augurale per il Congresso potrebbe essere il tenersi a Ferrara dove, in un convegno del maggio del '48, Capitini formulo' la proposta di una comunita' aperta, "internazionalmente federata, e nelle singole sue parti decentrata, articolata atta a dissolvere ogni forma di privilegio e di oppressione". Movimenti della societa' civile, organizzazioni sindacali ed anche politiche, in Italia e nel mondo, sembrano, a tratti, cogliere il valore, se non la necessita', di questa prospettiva nell'opposizione ad un sistema insostenibile, socialmente ed ecologicamente. Sentiamo tutto il valore e la difficolta' di questo impegno e di questa ricerca. Ne siamo pienamente ed umilmente partecipi. Un contributo, per il quale chiediamo l'aiuto di tutti gli amici della nonviolenza, che vorremmo fosse dato dal Congresso, e' quello di rendere evidente, e percio' a disposizione di tutti, il patrimonio di tentativi, esperienze, conoscenze accumulato, anche nel nostro paese, nella strada della nonviolenza. E' un contributo necessario giacche' sappiamo di non essere, fortunatamente, i soli, ne' i piu' avanti, in questo cammino. Necessario ci pare pure richiamare il carattere impegnativo, di ricerca, di approfondimento, che il lavoro ispirato alla nonviolenza richiede. Azioni nonviolente, manifestazioni nonviolente, obiezioni diverse, disobbedienze civili e sociali vengono spesso proclamate. Si parla di piu' di nonviolenza e questo e' un bene, perche' il varco della storia che, tanti anni fa, il solo Capitini riusciva a scorgere dietro i suoi spessi occhiali, ora e' visto da molti. Non sempre la traduzione appare conseguente e questo puo' essere motivo di discredito della nonviolenza, sia per chi agisce, che per chi assiste, manifestandosi la nonviolenza come inefficace o insincera. Concludiamo l'invito con le ultime parole di Capitini nel suo ultimo articolo, pubblicato nell'ottobre del '68 da Azione Nonviolenta: "Non si puo' essere cripto-nonviolenti. Ma non si puo' nemmeno giocare con la nonviolenza, farci un flirt e via. Questo e' ben chiaro". 4. FORMAZIONE. ALBERTO L'ABATE, ENRICO EULI, ANTONELLA SAPIO: UNA PROPOSTA PER LA FORMAZIONE ALLA NONVIOLENZA DEI FORMATORI E DEGLI ATTIVISTI DEI MOVIMENTI SOCIALI [Diffondiamo questo progetto "in progress" redatto da alcuni dei piu' impegnati formatori alla nonviolenza. Alberto L'Abate e' nato a Brindisi nel 1931, docente universitario; amico di Aldo Capitini, impegnato nel Movimento Nonviolento, nella Peace Research, nell'attività di addestramento alla nonviolenza, nelle attività della diplomazia non ufficiale per prevenire i conflitti. Ha collaborato alle iniziative di Danilo Dolci e preso parte a numerose iniziative nonviolente. Come ricercatore e programmatore socio-sanitario è stato anche un esperto dell'ONU, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, ed è impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione". E' portavoce dei "Berretti Bianchi". Opere di Alberto L' Abate: segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999; Giovani e pace, Pangea, Torino 2001. Per contatti: labate at unifi.it Enrico Euli e' da molti anni impegnato nei movimenti per la pace, formatore alla nonviolenza, fa parte della cooperativa "Passaparola" di Cagliari impegnata in attività di educazione alla pace. Opere di Enrico Euli: cfr. AA. VV., Percorsi di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino 1996; AA. VV., Reti di formazione alla nonviolenza, Pangea, Torino. Per contatti: casadialex at tiscalinet.it Antonella Sapio e' impegnata nei movimenti nonviolenti, nell'educazione alla pace e nella formazione alla nonviolenza; ha collaborato a numerose iniziative di pace e di solidarieta'. Per contatti: jbsap at tin.it] Per quanto i recenti avvenimenti abbiano sollecitato e risvegliato in molti una coscienza critica e una esigenza di rinnovato impegno sociale, e' purtuttavia evidente che tale impegno non puo' che passare attraverso una maturata chiarezza del proprio dissenso critico per poter poi davvero modificare positivamente la realta'. In tal senso, le richieste di una formazione qualificata ai temi della nonviolenza e della pace ci hanno indotto ad elaborare un programma formativo che fosse sufficientemente duttile ed esaustivo in modo da poter consentire un accesso allargato a tutti e una libera articolazione da parte delle specifiche realta' locali. Di certo mai come in questo momento emerge un bisogno diffuso di formazione alla nonviolenza attiva e mai come ora, dentro questo stato di guerra infinita, cresce e si manifesta l'urgenza di una riflessione comune e coordinata per tutti noi formatori. La nascita e lo sviluppo di movimenti locali e globali che manifestano la loro protesta contro la monocultura del mercato e propongono alternative di vita improntate all'ecologia e alla giustizia sociale, attraverso l'elaborazione di strategie orientate alla pace e alla nonviolenza attiva, ci invitano quotidianamente ad un impegno rinnovato. Rispetto al passato l'interesse alla nonviolenza appare piu' diffuso ed attraversa persone, generazioni, aree di riferimento diverse da quelle coinvolte dai movimenti nonviolenti della tradizione (basti pensare ai lillipuziani, alle donne, ecc.). Le richieste formative che giungono da varie parti d'Italia derivano, a nostro avviso, sia dalla esigenza di un rinforzo positivo al dissenso, di fatto sempre piu' sottoposto dall'informazione a repressione e a occultamento, sia dalla reale assenza, su scala nazionale, di una corrispettiva modalita' organizzata di risposta. La nostra proposta tenta, dunque, di soddisfare tale esigenza ponendo, nel contempo, attenzione alla necessita' di una formazione che consenta a tutti la possibilita' di riconoscersi nella proposta per poi poterla contestualizzare nella propria realta'. La lista di relatori e formatori che proponiamo puo' ovviamente essere arricchita da quanti ancora riterranno di poter fornire il proprio contributo all'interno del percorso di seguito tracciato. Suggeriamo, comunque, che il progetto possa essere realizzato localmente, a partire dalle scelte e dalle risorse di ogni luogo (per evitare un eccesso di frammentazione e per utilizzare al massimo le competenze disponibili ipotizziamo una dimensione su scala regionale). Confidando in una attivazione sollecita delle associazioni e delle reti locali, ci rendiamo disponibili, nei limiti del possibile, a facilitare tutti i processi che siano necessari alla costruzione di questo progetto. Buon lavoro a tutti Firenze 30.11.2001 Alberto L'Abate, Enrico Euli, Antonella Sapio * Ciclo di conferenze-dibattito sui presupposti teorici, sulle esperienze e sulle proposte dell'azione nonviolenta: (Ipotesi di massima: incontri di tre ore ciascuno variamente articolati: es. un'ora di relazione introduttiva, un'ora di discussione in piccoli gruppi su temi individuati dal relatore, un'ora in plenaria conclusiva con relazione dei gruppi e discussione). 1. Storia e quadro teorico-concettuale della proposta nonviolenta (L'Abate A., Euli E., Lugli D., Manara F., Marasso A., Peyretti E., Pontara G., Pugliese P., Salio N., Valpiana M.). 2. Il progetto costruttivo e l'azione diretta nonviolenta come basi operative della proposta nonviolenta (Capitini L., Drago A., Euli E., L'Abate A., Lugli D., Manara F., Marasso A., Salio N., Scotto G., Valpiana M., Zangheri A.). 3. Globalizzazione, conflitti e diritti umani ( Allegretti U., Gallo G., Lugli D., Zolo D.). 4. Per un modello di sviluppo che rispetti l'uomo, la donna e la natura (Di Rienzo G., Gesualdi F., Lanfranco M., Malagoli C., Providenti G., Saroldi A.). 5. Il contributo delle donne alle teorie e alle pratiche della nonviolenza (Providenti G.). 6. Ecosofia e vita quotidiana (Manara F., Salio N.). 7. I conflitti e la loro trasformazione nonviolenta (Cantisani G., Capitini L., Di Sebastiano S., Forlani M., Euli E., Marasso A., Merighi G., Nerozzi P., Sapio A., Sclavi M., Scotto G., Tecchio R.). 8. L'azione nonviolenta nei conflitti interni a bassa e media intensita' (Baino M., Bertoluzzo M., Salio G., Sclavi M.). 9. Momenti di azioni dirette nonviolente in Italia (Barchi F., Euli E., Forlani M., L'Abate A., Pupella F., Pugliese P., Valpiana M.). 10. La proposta e le esperienze della Difesa Popolare Nonviolenta Bergami S., Drago A., Lugli D., Marasso A., Salio G., Valpiana M., Zangheri A.). 11. Strategie ed esperienze di prevenzione della violenza nei conflitti internazionali (Bergami S., Bergamaschi P., Rossi A., Scotto G., Zangheri A.). 12. Gli interventi nonviolenti in situazioni di conflitto armato: interposizione, diplomazia popolare, ambasciate di pace, peace-keeping, Caschi Bianchi (Bergamaschi P., Berruti D., Cereghini M., Clark L., Grandi G., L'Abate A., Mazzi A., Nejrotti S., Rossi A., Scotto G., Tartarini S., Vertucci R.). 13. Il peacebuilding: la riconciliazione e la ricostruzione dopo la guerra (Cereghini M., L'Abate A., Grandi G., Scotto G.). 14. Come reperire i fondi per le proprie iniziative politiche e formative (a cura del Centro Studi Difesa Civile -CSDC). * Trainings Il lavoro di training proposto puo' essere utile a mettere in luce le modalita' di interazione che compongono lo "stile relazionale" di ciascuno. Il comportamento nonviolento possiede, infatti, una sua specificita' che lo differenzia da altri. Il lavoro di training sara' dunque orientato a chiarire il modo attraverso cui ogni persona si pone rispetto alla "pace" e puo' far comprendere meglio a ciascuno quali comportamenti attivano o ostacolano relazioni di pace. I trainings saranno organizzati da ogni gruppo in funzione delle proprie esigenze (fine-settimana, giornate ecc.) tenendo presente che e' prevedibile un lavoro di almeno 8-12 ore. Parte prima: 1. Come elaborare e superare i pregiudizi sessuali, etnici e razziali (Brunetti G., Bucci M., D'Andretta P., Di Rienzo G., Lanfranco M., Lugli D., Mirenzi A., Noviello E., Porta L., Providenti G., Sclavi M.). 2. Come trasformare i conflitti in occasioni di dialogo e di confronto (Cantisani G., Capitini L., Euli E., Euli T., Forlani M., Marasso A., Mazzi S., Merighi G., Mirenzi A., Sapio A., Scotto G., Soriga A., Tecchio R.). 3. Come lavorare col Metodo del Consenso (Cantisani G., Cavallaro C., Euli E., Euli T., L'Abate A., Merighi G., Mirenzi A., Pinto G., Pupella F., Soriga A.,Tecchio R.). 4. Lo spazio, le relazioni, il movimento... e infine la bellezza: (Brunetti G., Euli E., Noviello E., Sapio A., Senor P.). 5. Trainings di valutazione e progettazione intermedia (trainers da definire sulla base di quelli che hanno lavorato in quelli precedenti, con l'aiuto di alcuni tutor). Parte seconda: 6. Come lavorare con se stessi e superare la propria paura (Bucci M., Mazzini R., Merighi G., Sapio A., Senor P., Tecchio R., Tullio F.). 7. Come trasformare la reazione aggressiva alla provocazione violenta in emozione positiva e in relazione empatica: la comunicazione e la relazione nonviolenta (Chiari G., Sapio A., Senor P., Tecchio R.). 8. Le motivazioni all'impegno nonviolento (L'Abate A., Manara F., Marasso A.). 9. Come formarsi all'azione diretta nonviolenta ( Baino M., Barchi F., Capitini L., Cavallaro C., Euli E., Forlani M., L'Abate A., Malagoli C., Merighi G., Pinto G., Pizzolato U., Pupella F.) N. B. Per i training della parte II, prevedendo una maggiore profondita' e personalizzazione del lavoro, consigliamo un gruppo non superiore alle 15 persone. Per gli altri si puo' arrivare sino a 30, possibilmente pero' con la presenza di 2 trainers (di cui uno non locale). E' ovvio che i temi e gli esperti possono subire variazioni ed aggiunte a partire dalle esigenze espresse in loco. * Progetto di corso per la formazione dei formatori per l'intervento nonviolento in situazioni di conflitto. Corso residenziale; date possibili: 21/30 luglio oppure 30 agosto/8 settembre 2002. Il corso formativo di seguito esposto si propone come esperienza intensiva, a carattere residenziale, sui temi della pratica nonviolenta in relazione all'esigenza sia di approfondire i nostri percorsi formativi che di riflettere sulla costruzione di modalita' piu' incisive di presenza dell'intervento nonviolento. La formazione all'"azione", cosi' come ameremo chiamarla, rappresenta a nostro avviso un passaggio di cruciale importanza nel supportare il significativo viraggio dal lavoro di informazione/formazione concettuale alla attivazione di una pratica operativa che si proponga come sufficientemente trasformativa. In tal senso, la costruzione di percorsi formativi che sappiano realmente indurre a tali evoluzioni diventa di delicata elaborazione, essendo infatti attualmente forse insoddisfacenti gli strumenti metodologici in uso. La presente proposta mira ad un momento di esperienza formativa che sia anche di riflessione sulla nostra abituale modalita' di intenderla. Il corso e' preferibile possa essere indirizzato a persone gia' in possesso di una preparazione di base e prevede un numero chiuso di 30 persone. L'articolazione residenziale consente una duttilita' del programma, sufficientemente diversificato ed integrato con momenti di lavoro concettuale, esperienziale e di gioco, variamente distribuiti nell'arco della giornata. In linea sintetica, gli argomenti che verranno approfonditi saranno: -dinamiche del lavoro di gruppo -conoscenza della gestione dei conflitti -comunicazione e relazione empatiche -la pratica del consenso e del dissenso -il metodo del consenso e la "maieutica" -l'educare all'empowerment - l'autoeducazione permanente -la consapevolezza della complessita' e delle interconnessioni -l'analisi funzionale del contesto e le forme di interdipendenza tra le parti -il "passaggio all'azione": il divenire trasformativo -i modelli e la pratiche formative alla nonviolenza -verifica sulla qualita' del proprio assetto formativo. Il lavoro ha tra i propri obiettivi anche quello di riflettere sui Corpi civili di pace e sulle operazioni di peacekeeping. E' ipotizzabile la presenza di ospiti stranieri (da verificare). Gli ultimi due giorni del corso saranno in particolar modo dedicati ad un lavoro di tutoraggio a formazione "in itinere", al fine di valutare la portata del lavoro svolto e di supportare, in setting formativo, esperienze dirette. 5. MAESTRE. RENATE SIEBERT: LE EMOZIONI COME RISORSA [Da Renate Siebert, Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994, 1997, p. 288. Renate Siebert, sociologa di origine tedesca, nata a Kassel nel 1942, allieva di Theodor W. Adorno, vive e lavora nell'Italia meridionale, dove insegna Sociologia del mutamento presso l'Università di Calabria. Opere di Renate Siebert: oltre a Frantz Fanon e la teoria dei rapporti tra colonialismo e alienazione, Feltrinelli, Milano 1970, e ad Interferenze, Feltrinelli, Milano 1979 (in collaborazione con Laura Balbo), tra le opere recenti segnaliamo: E' femmina però è bella, Rosenberg & Sellier, Torino 1991; Le donne, la mafia, Il Saggiatore, Milano 1994 (poi Est, 1997); La mafia, la morte e il ricordo, Rubbettino, Soveria Mannelli 1995; Mafia e quotidianità, Il Saggiatore, Milano 1996; Andare ancora al cuore delle ferite, La Tartaruga, Milano 1997 (intervista ad Assia Djebar); Cenerentola non abita più qui, Rosenberg & Sellier, Torino 1999; (a cura di), Relazioni pericolose, Rubbettino, Soveria Mannelli 2000] Le emozioni come risorsa, le parole che diventano pietre, il dolore che si libera dal tradizionale pudore e diventa domanda etica e questione politica... 6. MAESTRE. LIDIA MENAPACE: DIPANARE MATASSE [Da Lidia Menapace, Economia politica della differenza sessuale, Felina Libri, Roma 1987, p. 103. Lidia Menapace e' nata a Novara nel 1924, partecipa alla Resistenza, è poi impegnata nel movimento cattolico, pubblica amministratrice, docente universitaria, fondatrice del "Manifesto". E' tra le voci più significative della cultura delle donne, della sinistra critica, dei movimenti. Opere di Lidia Menapace: la maggior parte degli scritti e degli interventi di Lidia Menapace è dispersa in quotidiani e riviste, atti di convegni, volumi di autori vari; tra i suoi libri cfr. (a cura di), Per un movimento politico di liberazione della donna, Bertani, Verona 1973; La Democrazia Cristiana, Mazzotta, Milano 1974; Economia politica della differenza sessuale, Felina, Roma 1987; (a cura di, ed in collaborazione con Chiara Ingrao), Né indifesa né in divisa, Sinistra indipendente, Roma 1988; Il papa chiede perdono: le donne glielo accorderanno?, Il dito e la luna, Milano 2000] Molti garbugli si sono formati lungo il procedere un po' avventuroso di questa ricerca: ma dipanare matasse e' lavoro che le donne hanno appreso da ben lungo tempo. 7. RIFLESSIONE. FREI BETTO: UN FORUM LIBERO [Frei Betto e' una delle voci piu' prestigiose del sud del mondo. Questo articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del 5 febbraio 2002] Il Forum sociale mondiale di Porto Alegre, alla sua seconda edizione, riunisce e converge in se' l'attenzione di quanti riconoscono il fallimento dell'attuale modello di globalizzazione. In base ai dati della Banca mondiale, siamo 6,1 miliardi di persone nel pianeta, 1,2 miliardi dei quali vivono sotto la soglia della miseria (reddito mensile inferiore a 30 dollari) e 2,8 miliardi sotto la soglia della poverta' (reddito mensile inferiore a 60 dollari). Secondo Giovanni Paolo II, questo modello di globalizzazione acuisce il divario fra le nazioni e penalizza i poveri. Oggi, l'80% della produzione industriale del mondo e' assorbita da appena il 20% della popolazione mondiale. E quattro cittadini statunitensi - Bill Gates, Larry Ellison, Warren Buffett e Paul Allen - possiedono, insieme, una fortuna superiore al reddito di 42 nazioni, con 600 milioni di abitanti. Il libero mercato ha portato alla guerra; il ricettario del Fondo monetario internazionale depaupera l'America Latina e porta l'Argentina al fallimento, mentre sottopone il Brasile a un salasso mensile di due miliardi di dollari; la disoccupazione e' diventata cronica; il socialismo e' fallito nell'Europa orientale. Sono fattori che ci costringono a riflettere sullo stato attuale del mondo e a trovare una via d'uscita, grazie alla quale il bene comune possa prevalere sull'interesse privato, i diritti umani sulla brama di lucro, il benessere sociale sul monetarismo ortodosso che stabilizza le monete e destabilizza le popolazioni. Circa 60 mila partecipanti provenienti da un centinaio di paesi si trovano a Porto Alegre, e seguono le grandi conferenze mattutine e i piu' di 800 seminari e laboratori, che vertono su una molteplicita' di temi che daranno il loro contenuto al secondo Forum sociale mondiale. La priorita' non e' quella di contrapporsi al Forum economico mondiale, trasferito da Davos a New York, ne' di denunciare i clamorosi errori dell'attuale modello di globalizzazione, bensi' di aprire nuove strade alla speranza, partendo da esperienze concrete, sotto il segno di un nuovo modello di societa' sostenibile, solidale, basata sulla difesa dei diritti umani e delle risorse della Terra. Il grande vantaggio dell'ampio ecumenismo di questo forum di dibattiti consiste nel fatto che esso non e' costretto in nessuna camicia di forza ideologica ne' da nessun ordine di partito. Si distingue da Seattle o Genova per il fatto che non aspira ad essere una manifestazione di protesta. E' un ricco laboratorio, nel quale le piu' disparate espressioni artistiche si sommano a temi come l'etica, la spiritualita', le relazioni di potere, l'agricoltura familiare, la riforma agraria e le alternative di sviluppo. A Porto Alegre naufraga la dittatura del pensiero unico e irrompe la certezza che il sogno sognato da tanti si puo' trasformare in realta'. 8. RIFLESSIONE. EDUARDO GALEANO: TROFEI [Eduardo Galeano e' uno dei piu' grandi scrittori viventi. Questo suo articolo abbiamo estratto dal quotidiano "Il manifesto" del 3 febbraio 2002] 1. Nonostante i terroristi che nascono, con certa frequenza, sulle sue sacre sabbie, l'Arabia Saudita e' il principale bastione dell'Occidente nel Medioriente. Una monarchia democratica: ogni giorno vende agli Stati Uniti un milione e mezzo di barili di petrolio, a basso prezzo, e ogni giorno gli compra armi, a prezzo elevato, per dieci milioni di dollari. Una monarchia che ama la liberta': proibisce i partiti politici e i sindacati, decapita o mutila i suoi prigionieri allo stile talebano e non permette che le donne guidino la macchina ne' che viaggino senza il permesso del marito o del padre. Da maggio del 2000 l'Arabia Saudita e' membro della Commissione dei diritti umani delle Nazioni Unite. 2. Questo riconoscimento internazionale ai meriti dell'Arabia Saudita, che fa cosi' tanto per i diritti umani dei suoi cinquemila principi, mi incoraggia a proporre altre ricompense. Per esempio, si potrebbe perfettamente concedere la Coppa Mondiale della Democrazia Rappresentativa all'impresa petrolifera Unocal degli Stati Uniti. Prima di trovare lavoro come presidente dell'Afghanistan, l'elegante Hamid Karzai lavorava per l'impresa e altrettanto faceva Zalmay Khalilzad, che adesso e' delegato del governo di Washington a Kabul. La pioggia di missili che ha spazzato via la tirannia dei taleban, ha aperto la strada alla democrazia rappresentativa dei rappresentanti di Unocal, che stanno gia' cominciando a realizzare il loro vecchio progetto: il gasdotto che permettera' l'uscita verso Occidente del gas dal Mar Caspio, attraverso il territorio afgano. 3. Numerosi candidati avrebbe, suppongo, il premio latinoamericano a Mani Pulite. Un finale testa a testa: sono molti i governanti che hanno incassato molto per i servizi prestati ai loro paesi in questi ultimi anni della grande lotteria delle privatizzazioni. Raul Salinas, fratello di quello che fu il presidente del Messico, veniva chiamato "signor Quindici per Cento". Carlos Menem creo' una Segreteria degli Affari Speciali per incassare le sue commissioni. Il figlio del presidente equadoriano Abdala' Bucaram fece una festa per festeggiare il suo primo milione. Con cio' che venne trovato in uno dei conti di Vladimiro Montesinos, braccio destro del presidente peruviano Fujimori, si sarebbero potute costruire cinquecento scuole. Mentre era sindaco di Managua e presidente del Nicaragua, Arnoldo Aleman, che vale tanto oro quanto pesa, aumento' la sua fortuna da ventiseimila dollari a 250 milioni, secondo quanto dichiaro' il suo ambasciatore presso l'Unione Europea, che i suoi affari li conosce bene. Che sia stato per questo che Ronald Reagan dissanguo' in una lunga guerra uno dei paesi piu' poveri del mondo? 4. Ho anche l'ardire di suggerire che si premi l'impresa Daimler-Chrysler con il trofeo alla Responsabilita' Sociale. L'anno scorso, nel Forum di Davos, che e' qualcosa come il Forum di Porto Alegre al contrario, un dirigente della Daimler-Chrysler pronuncio' il discorso piu' applaudito. Juergen Shrempp commosse gli intervenuti esortando ad assumersi la "responsabilita' sociale delle imprese nel mondo di oggi". Di oggi, disse. Il giorno dopo, la sua impresa butto' fuori ventiseimila lavoratori. 5. Per continuare con le felicitazioni, credo che George W. Bush merita un Premio all'Onesta' Involontaria. Come si sa, il presidente dell'umanita' ha alcuni problemi con la bocca. Nonostante i consigli di sua madre, a volte si dimentica di masticare prima di mandar giu' e gli va di traverso un pretzel marca Enron. Spesso s'ingarbuglia con le parole che dice e allora dice quello che pensa davvero. Il 2 marzo dell'anno scorso Bush dichiaro': "Voglio comunicare questo equivoco messaggio al mondo: bisogna aprire i mercati". Messaggio equivoco, come ha detto bene. Negli Usa, mercato chiuso, negli ultimi 5 anni si sono moltiplicati per 7 i sussidi agricoli. E allo stesso tempo, nei paesi del sud del mondo, mercati aperti, milioni di contadini sono stati condannati a vivere come la lumaca, che puo' passare un anno senza mangiare. 6. Il premio all'Impunita' del Potere dovrebbe toccare alla rivista Newsweek. Un paio di mesi dopo il crollo delle torri, ha pubblicato un articolo di una stella del giornalismo, Jonathan Alter, che senza peli sulla lingua raccomanda la tortura. Il giornalista si guadagna il trofeo sviluppando le idee di Bush, che aveva avvertito: d'ora in poi, tutto e' lecito. Il giornalista non lo dice, perche' questo non si dice, ma la guerra contro Satana e la guerra contro il terrorismo non hanno niente di nuovo come alibi per esercitare il terrore di stato. Dai carnefici dell'Inquisizione fino ai militari che impararono a torturare nella Escuela de las Americas, si sa che la tortura non e' molto efficace per strappare informazione, ma e' efficacissima per seminare il panico. 7. Il premio al Dinamismo dell'Economia dovrebbe essere assegnato all'industria della paura. Adesso che si privatizza tutto, si privatizza anche l'ordine. La delinquenza cresce e spaventa. In Brasile, per esempio, le imprese private di sicurezza costituiscono un esercito cinque volte piu' numeroso delle forze armate. Sommando gli impiegati legali e illegali, arrivano al milione e mezzo. Questo e' il settore piu' dinamico dell'economia nel paese piu' ingiusto del mondo. Una spietata catena produttiva: il Brasile produce ingiustizia che produce violenza che produce paura che produce lavoro. 8. Bisognerebbe appuntare la Medaglia al Merito Militare sul petto del pensionato Norberto Roglich. Accaduto in Argentina, all'inizio di quest'anno. In piena guerra contro la gente, le banche avevano confiscato i risparmi. Roglich, in pensione, malato, disperato, ha assaltato una fortezza finanziaria. Nel pugno stringeva una granata: "O mi date il mio denaro o saltiamo tutti per aria". La granata era giocattolo, ma gli hanno restituito il suo denaro. Dopo e' stato arrestato. L'accusa ha chiesto da otto a sedici anni di carcere: per lui, non per la banca. 9. Per me non c'e' dubbio. Il trofeo delle Scienze Sociali deve andare a Catalina Alvarez-Insua. Lei ha definito la poverta' meglio di chiunque altro: "Poveri sono coloro che tengono la porta chiusa". Se si applicasse il suo criterio, bisognerebbe correggere i calcoli: i poveri del mondo sono molti di piu' di quelli che dicono le statistiche. Catalina ha tre anni. L'eta' migliore per affacciarsi al mondo e guardare. 9. RIFLESSIONE. GIANNI MINA' INTERVISTA LULA DA SILVA [Questa intervista del giornalista e scrittore italiano esperto conoscitore dell'America Latina al fondatore del Partito dei lavoratori brasiliano e' apparsa sul quotidiano "Il manifesto" del 7 febbraio 2002] Al contrario di alcuni partiti della sinistra europea presenti a Porto Alegre ma molto scettici rispetto al movimento anti-global il Pt, il Partito dei lavoratori fondato ventidue anni fa da Lula da Silva, non sente questa ansia. Eppure nell'immaginario collettivo il movimento anti-global, come ha dimostrato Porto Alegre/2, ha gia' assunto il ruolo di una vera opposizione al potere capitalista una volta frammentata in tante anime di diversi partiti. Cosi Lula Ignacio da Silva, l'ex operaio metallurgico che in ottobre sara' per la quarta volta il candidato di sinistra alla presidenza del Brasile, e' felice e per nulla preoccupato delle indicazioni che il secondo Forum Social Mundial ha fornito. "Dovrei essere preoccupato perche' le Ong o il mondo del volontariato hanno guadagnato ultimamente un peso e un'immagine uguale o superiore a quella di molti partiti progressisti e degli stessi sindacati? Non ci penso proprio. Tutto questo fermento e questo impegno non puo' che aiutare la nostra battaglia. Ventidue anni fa ho contribuito a fondare un movimento di politica non solo partecipativa ma anche alternativa, che abbiamo chiamato Pt, Partido dos trabalhadores. Un movimento trasversale fatto di cattolici di base,di ecologisti, di marxisti, di sostenitori dei diritti degli indigeni, di femministe, che riuniva la parte piu' etica del paese. La nostra lotta era contro il neoliberismo e il neocolonialismo (allora la lotta alla globalizzazione si definiva cosi') cioe' gli stessi nemici del movimenti antiglobal". "Perche' - continua - adesso dovrei guardarmi da questo movimento nato spontaneo dai disagi di miliardi di persone e rivelatosi per la prima volta a Seattle senza che nessuno lo ordinasse? Il movimento no-global anima anche del Forum Social Mundial, combatte la politica neoliberale, non i partiti progressisti. Il problema comune del Pt e delle Ong brasiliane e' rappresentato semmai da 50 milioni di persone che nel nostro paese non riescono a procurarsi cibo sufficiente per raggiungere le 3.500 calorie, e dai 10 milioni di bambini randagi. I movimenti della societa' civile guadagnano sempre piu' spazio perche' il popolo, ovunque, ha bisogno di piu' adeguati strumenti partecipativi. Che i partiti progressisti, in certe nazioni, non producono piu'. E' chiaro quindi che il movimento no-global cresce. Ha la creativita' per farlo. Solo i partiti della sinistra che hanno optato per l'accettazione passiva di qualunque politica di mercato imposta dalle mode possono rischiare di sentirsi scavalcati dall'energia della storia o addirittura temere di sparire. Non solo l'Argentina, con la sua bancarotta, ha segnalato come privatizzare tutte le attivita' sociali non produce il bene dei cittadini. Anche Tony Blair deve fare i conti attualmente con l'acqua che manca e i treni che scarseggiano. Avreste mai potuto prevedere una simile realta' in Gran Bretagna?". Abbiamo seguito Lula da Silva in una visita in una riserva naturale salvata dal governo dello stato di Rio Grande del Sud presieduto da Olivio Dutra, che quando era sindaco del Pt a Porto Alegre fu il primo a inaugurare l'esperimento di democrazia partecipativa, portato avanti dal suo successore, il sindaco Tarso Genro, anche lui del Pt. Quest'ultimo, fra pochi mesi contendera' al piu' "ideologizzato" Olivio la carica di governatore dello stato che piu' rappresenta l'anima innovatrice e sociale del Pt, ma il tutto in un'atmosfera molto meno da notte dei lunghi coltelli che caratterizza la sinistra italiana. Mi spiega Ignacio da Silva, il candidato presidente che tutti chiamano Lula come fosse un calciatore e gira senza scorta: "Io non pensavo di ricandidarmi. Ma i compagni hanno verificato, nelle varie assemblee, che sono io ad avere assunto nell'immaginario collettivo il ruolo di chi puo' finalmente portare a compimento le attese che il Partito dei lavoratori ha fatto sorgere". "Il partito - va avanti Lula - dopo 22 anni e' maturato, ha piu' prestigio, specie nella chiesa di base e progressista, nel sindacato, fra i giovani che ci accreditano la capacita' di risolvere i drammatici problemi sociali latenti come, per esempio, fare la riforma agraria senza piu' morti fra i Sem Terra evitando una guerra d'altri tempi. In Europa, la riforma agraria, fu una conquista di fine '800. In Brasile e' un obiettivo che nemmeno l'ex-"sociologo di sinistra" Fernando Henrique Cardoso, eletto per due mandati dal blocco di centro-destra, e' riuscito a mettere in atto. C'e' una cultura politica medievale in molti stati della borghesia ricca brasiliana. Eppure questa conquista risolverebbe molti dei problemi di fame del nostro paese senza nuocere all'agricoltura di grande scala che preoccupa George Bush (peraltro gia' pronto ad imporci con l'Alca, il cosiddetto trattato di libero commercio tra Stati Uniti e America Latina, l'ultimo possibile suicidio della nostra economia), l'ultima possibilita' che possa esistere un modello di vita autonomo alternativo, capace di assicurare la vita a chi e' stato espulso, escluso da quello che chiamano il mercato mondiale". Lula, mentre con un piccolo gruppo di pescatori usciamo dalla Laguna delle anatre ed entriamo nella parte finale del Rio Grande per andare a salutare la famiglia del guardiano del faro, ricorda sorridendo che proprio Danielle Mitterrand, presente al Forum, gli aveva ricordato che suo marito, definito "un perdente", conquisto' il mandato presidenziale, poi riconfermato, al quarto tentativo. "Nell'89 con Collor de Mello, candidato inventato dalla tv Globo, la piu' potente del continente, ho perso per una manciata di voti in un'elezione condizionata dai brogli, e non mi consolo' il fatto che il mio avversario due anni dopo fu deposto per corruzione. Dopo lo scampato pericolo il blocco di centro-destra ha scelto Cardoso che, con il suo passato di sociologo di sinistra alla Sorbona, poteva rassicurare anche l'elettorato conservatore non disposto pero' a rischiare un altro candidato impresentabile. Una prova di quanto temessero la forza del nostro partito, il Pt, un partito plurale, eterogeneo, come dicevo prima, marxista e cattolico, ecologista e musulmano, cresciuto nella diversita' che ha dovuto sperimentare l'impotenza della democrazia sbandierata solo come uno slogan. Ma per questo e' ora capace forse di costruire un altro Brasile diverso. Per questo le forze di centro-destra non hanno ancora scelto fra il governatore Serra e la figlia dell'ex presidente Sarney come avversari alla mia candidatura. E' sufficiente constatare come in due anni il Forum di Porto Alegre organizzato in una citta e in uno stato governati dalla sinistra, sia stato capace di far sbiadire il summit economico di Davos trasferito a New York e di far sentire forte in tutto il mondo un messaggio di equita' e giustizia. Abbiamo espresso per esempio il nostro totale rifiuto al terrorismo, anche quello di stato. Perche' non si combatte il terrorismo con il terrorismo. Cinque mesi dopo Bin Laden infatti e' ancora latitante e migliaia di innocenti sono morti. Cosi' ora scopriamo, come ha detto Noam Chomsky, che probabilmente si e' approfittato dell'attentato dell'11 settembre per portare a compimento altri piani. Ora in molti paesi chiunque protesti o si opponga alle politiche socialmente distruttive viene indicato come un terrorista e questo e' assolutamente indegno". Torniamo in citta'. "Forse non e' una utopia pensare - conclude Lula - che un mondo senza guerra e ingiustizia e' possibile. Basta credere che l'etica in politica non e' morta". 10. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 11. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 349 del 12 febbraio 2002
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