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I ricordi di Porto Alegre - la terza puntata
- Subject: I ricordi di Porto Alegre - la terza puntata
- From: "Yukari Saito" <yukaris at tiscalinet.it> (by way of Carlo Gubitosa <c.gubitosa at peacelink.it>)
- Date: Tue, 12 Feb 2002 10:19:21 +0100
Ciao, tutti.Come vi ho promesso, ecco l'intervista alla "direttrice" del bilancio partecipativo
sin dalla sua nascita.Lei si chiama Iria Charão, una signora di mezza età che, prima di entrare a far parte dell'amministrazione comunale di Porto Alegre (1989), era una dietologa che aveva lavorato nelle scuole, imprese private ecc. Attualmente ricopre una carica della coordinatrice del Gabinetto delle relazioni comunitarie, che in pratica, secondo il mio interprete, segretaria (o assessore) speciale
al Bilancio Partecipativo del Governo dello Stato di Rio Grande do Sul.In somma, si è occupata del Bilancio Partecipativo sempre in prima linea, prima come volontaria e
poi come funzionaria. Buona lettura. yukari *****D. Innanzi tutto, vorrei sapere se il Sig. Olivio Dutra abbia già parlato ai cittadini di questo nuovo sistema di bilancio partecipativo, sin da quando si era candiato per il sindaco della città di Porto Alegre.
R. Sì. Era uno dei punto più forti del programma del governo. Era per democratizzare l’amministrazione pubblica.
D. La cittadinanza l’aveva subito inteso? Come erano le reazioni della popolazione?
R. Non era facile capirlo e soprattutto crederci. Nel 1989, la partecipazione effettiva della popolazione era una assoluta nuovità. La popolazione non era affatto abituata ad avere un approccio a questo genere di controllo della società. Nelle precedenti amministrazioni, i cittadini erano chiamati a partecipare, ma tutto restava in parole, la loro partecipazione non veniva messa in pratica. Perciò all’inizio dell’amministrazione Dutra, la gente non si fidava, non ci credeva in questo metodo. Per quanto riguarda le elezioni di Dutra per il governatore dello Stato di Rio Grande do Sul, invece, c’era una grande curiosità, poiché la gente dello Stato RS aveva sentito parlare dell’esperienza decennale provata nella città di Porto Alegre.
D. Come avete affrontato gli scettici, la gente che non provava una simpatia verso la nuova amministrazione che proponeva il bilancio partecipativo? Perché so che siete conquistare molti elettori nuovi per il secondo mandato.
R. Prima di tutto la gente sono cittadini, e la partecipazione al processo del bilancio è universale, indipendente dalle razze, dalle ideologie, dalle religioni, dai colori di pelle e dalla situazione economica. Questi fattori non contano e ogni persona può andare all’assemblea pubblica perché lui/lei è cittadino/a e, come tutti, ha bisogno di cibo, lavoro, istruzione, quindi è libero di parteciparvi.
D. Però, ci saranno delle persone che, ad esempio, non vogliono che i poveri abbiano una voce in capitolo, no? Come le avete convinto?
R: Beh, ciò fa parte della democrazia. Quindi è normale che ci siano le persone pro e quelle contro. Innanzi tutto, dobbiamo accettare dei compromessi affinché tutti partecipino. Al primo, sono venute le persone già interessate in questo metodo. Poi sono venuti coloro che non ci credevano solo per vedere come funzionava questo sistema. Ma, constatando che esso è un sistema democratico, trasparente e molto serio, hanno deciso di partecipare. Quindi i partecipanti non sono soltanto i nostri elettori che ci hanno creduto sin dall’inizio, ma molti sono coloro che hanno votato per i partiti che non erano nella nostra coalizione. Ma vista la serietà del lavoro del bilancio partecipativo, sono venuti e, partecipandovi, hanno risolto molti dei loro problemi. Questo sistema è articolato da diversi fasi, e la cittadinanza partecipa sin dall’inizio fino alla definizione del bilancio. Dopo di ché i cittadini possono tenere d’occhio l’esecuzione dei lavori, l’investimento nei progetti. Ma poiché è impossibile che i 378 mila partecipanti (2001) lavorino insieme, questi partecipanti hanno eletto delegati in 497 città nell’intero territorio dello Stato Rio Grande do Sul. Così facendo, controllano la situazione in continuo.
D. In un’amministrazione locale, spesso, è vitale l’efficienza, la tempestività di provvedere alle richieste di risolvere dei problemi dei cittadini. Da questo punto di vista, la democrazia partecipativa non rallenta le risposte dell’amministrazione? In questo senso, non potrebbe essere un mezzo poco adatto? Non vi è capitato di dover affrontare la cittadinanza scontenta per questo?
R. Certamente, di fronte alle emergenze, del tipo calamità naturali, il governo agisce rapidamente. Ma ci sono altre questioni non così urgenti che possono essere deliberate meno rapidamente. Lì che il bilancio partecipativo viene messo in atto e si discute sulle priorità degli interventi, degli investimenti. D’altra parte, esiste, per l’intero Stato di Rio Grande do Sul, la progettazione partecipativa (partecipatory planning) che trasferisce la competenza del servizio e del programma di sviluppo dallo Stato ai municipi.
D. Una domanda personale. Quali sono stati i momenti più difficili per Lei che per tutto questo periodo di 13 anni ha “curato” il Bilancio Partecipativo?
R. Nel 1989, quando abbiamo cominciato ad amministrare la città di Porto Alegre, non c’era alcun soldo nella cassa del municipio. Nonostante la mancanza dei fondi, però, abbiamo cominciato a mettere in atto il metodo del bilancio partecipativo. Per due anni, non eravamo in grado di realizzare alcuna richiesta fatta dai cittadini secondo il metodo del bilancio partecipativo. C’era una grande frustrazione nella popolazione. C’erano dei momenti con una tensione assai alta. Soltanto nel 1991, dopo due anni d’amministrazione, eravamo finalmente in grado di rispondere alle domande della popolazione.
Così, con due anni di ritardo, siamo riusciti a far partire i progetti. Da allora, cominciava a vedersi la serietà del metodo, attraverso la partecipazione i cittadini ottenevano effettivamente dei risultati e il bilancio partecipativo cominciava ad acquistare la credibilità. Siccome i cittadini venivano coinvolti nelle decisioni, quindi le tali decisioni venivano realmente messe in atto, hanno cominciato a sentirsi essere rispettati. In somma, la popolazione decide e l’amministrazione mette in atto la loro decisione. È la chiave della credibilità.
D. Invece, i momenti più belli?R. Parlando in generale, quando si comincia vedere che il cittadino è soddisfatto di quello che è stato realizzato, posso constatare che si è rotto il sistema di corruzione o di un governo non buono. Le cose che si vedono sono delle grandi opere quali strade, scuole, la stazione dei autobus così via, ma ciò che a me interessa è l’organizzazione dei cittadini. Le opere sono i risultati ma il processo è la partecipazione popolare, che è più importante.
D. Si è creata una fiducia tra i cittadini e l’amministrazione?R. Sì. La vera grande opera di questo processo è invisibile. Cioè il processo per le loro realizzazioni, la creazione della organizzazione cittadina non è visibile. Quello che si vede è solo una parte. In realtà, la l’opera – risultato – più importante del bilancio partecipativo, è nella coscienza delle persone, la sensibilità e la solidarietà. Non è vista, ma sentita dalla gente.
D. La cosa che trovo straordinario della vostra amministrazione è che nell’arco di ben 13 anni non si è corrotta, siete ancora pieni degli ideali e state proseguendo la strada. Mentre, in Europa, anche i governi – soprattutto di sinistra – partiti bene con tanto di fervore, dopo uno o due mandati finiscono sempre con corrompersi e affievolirsi. Invece, qui, una tale decadenza non si è vista, mi pare.
R. Il fatto è che la partecipazione popolare è intrinseca al controllo sociale del governo e ciò non offre spazio alle corruzioni. Se un progetto costava 1000 ma poi è stato pagato per 800, la popolazione sa dove è finita la differenza. Oppure, se il preventivo era di 800 ma infine venisse a costare 1000, bisogna spiegare alla popolazione perché è costato di più. (mostrandomi un quaderno dei conti per l’anno 2001, distribuito a tutte le popolazioni, spiega…) Ogni anno i cittadini vengono informati dettagliatamente sul bilancio preventivo e quello consuntivo. Anche sui appalti e sui contratti possono intervenire. Tutto il processo è trasparente, controllato dai cittadini.
D. In che modo?R. Ad esempio, in Valle di Tapari, avevano deciso di costruire una scuola ad costo di 400 mila real. Ma dopo aver fatto il progetto essa veniva a costare 600 mila real. Così non si poteva realizzare l’intero progetto. Allora, gli abitanti hanno chiesto una spiegazione. Ora, dovranno riunirsi in un’assemblea generale dove verranno portati tutti i dati per capire perché non si poteva costruire tutto. Il controllo effettivo della comunità, non c’è un modo di sviarlo, superarlo.
D. Questo processo, però, non riduce l’efficienza? Non rallenta i lavori?R. No. Siccome ogni anno si fa una pianificazione di bilancio, ora stiamo facendo per il 2003. Il governo può spendere solo per l’anno in corso. Ogni anno si decide e si spende subito. Ma questo vale per tutto il Brasile.
D. Tutte le cose che mi ha raccontato finora sono belle, positive, ma non avete dei problemi? Non ci sono lamentele o cose che in teoria devono essere facili ma in pratica no?
R. Non esiste perfezione. Questa è una forma di processo che stiamo seguendo. Non esiste una formula pronta per realizzare per tutte le situazioni. Ma ci sono quattro principi: l’universalità della partecipazione, la discussione dell’intero bilancio, la pubblicazione del conto dello Stato e l’autoregolamentazione attraverso una valutazione del processo (dal settembre al novembre per l’anno in corso). Così se qualcosa non va, il governo dello Stato può riportare delle modifiche al bilancio dell’anno successivo. Abbiamo, a volte, anche dei problemi del flusso della cassa. Se c’è una priorità del pagamento degli stipendi, potrebbe ritardare il calendario del pagamento per i lavori. La mancanza del denaro è già un problema. Abbiamo anche dei problemi del tipo organizzativo. Mentre ci sono tante richieste delle assicurazione per l’agricoltura – in alcune regioni hanno, in effetti, votato per la priorità di essa - , nessuna società assicuratrice vuole lavorare, poiché è una cosa nuova e il rischio è ignoto. Abbiamo dovuto trovare in altra forma per rispondere questa domanda.
Poi, c’è la gente che pensa del bilancio partecipativo come una fonte infinita, come se bastasse chiedere per ottenere. Ma ci sono dei limiti e questi provocano delle tensioni. Anche se ci sono 50 domande, possiamo realizzarne soltanto 15. Oltre al fatto di dover rispondere alle domande più votate, per ogni domanda fatta, dobbiamo effettuare analisi tecnica, legale e finanziaria e confrontarla con il criterio di mancanza (rispondere alle esigenze a cui nessun altro può rispondere) per stabilire quali 15 delle 50 vanno scelte. La gente che aveva chiesto quelle scartate, magari si arrabbia un po’. Comunque, la sceltà secondo questi criteri non viene fatta dal Governo ma dal Forum dei delegati.
D. L’ultima domanda. Questo sistema ha cambiato in qualche modo i rapporti umani della cittadinanza? Cioè, offrendole più contatti con la società uno spazio in comune, è riuscito a diminuire l’egoismo, l’individualismo della gente?
R. È una cosa che non si scrive perché è un valore aggiunto, ma questo sistema sveglia il valore umano, il senso della solidarietà. Non risolve i problemi da un anno all’altro. Anche perché il Brasile per 500 anni è stato sempre governato da un èlite dominante il quale ha aggravato l’esclusione sociale. Questo processo cerca, invece, il riscatto degli esclusi. Non si riscattano i 500 anni in 4 anni. Se si vincesse le elezioni per il governo federale che sono in quest’anno, si potrebbe accelerare, magari, questo processo, mentre il modello attuale – al livello federale – allarga sempre di più il fossato tra i ricchi e i poveri. Purtroppo, i grandi problemi quali la riforma agraria, sono di competenza del governo federale, quindi non viene ancora affrontata. L’educazione e la salute sono sempre tra i problemi da risolvere al livello federale. Tuttavia, il governo federale brasiliano passa la responsabilità su queste materie ai governi locali senza passare le risorse, il denaro per realizzare. Anche perché il governo federale è sempre preso dal pagamento del debito estero.
Abbiamo i cittadini non tanto passivi. Questo è un punto migliorato. Creando la coscienza dei cittadini, forse si riuscirà a cambiare anche il governo centrale. Il debito sociale del Brasile è molto grande quindi i problemi delle persone del basso reddito non possono facilmente essere risolti. Questo processo è un inizio ma non è soluzione finale, ci vuole molto tempo. Ci vuole una mobilitazione continua della gente. I programmi dell’inclusione di tutti questi emarginati sono i programmi lenti.
La partecipazione popolare forma noi cittadini ma non fa piovere il denaro sulla terra. Essa direziona meglio il denaro pubblico individuando le priorità, ma non fa le opere faraoniche.
D. Ma ciò ha fatto crescere tra la gente l’amore per i beni comuni, per la proprietà pubblica?
R. Questo sì e di molto.
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