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Nigrizia replica al Foglio
- Subject: Nigrizia replica al Foglio
- From: "Pier Maria Mazzola" <piermaria.mazzola at nigrizia.it> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Mon, 17 Dec 2001 18:21:26 +0100
NIGRIZIA COMUNICATO DEL 13.12.01 NIGRIZIA RISPONDE AL "FOGLIO" DI FERRARA"Il Foglio" di Giuliano Ferrara ha dedicato giovedì a Nigrizia, in prima pagina, un lungo commento, non firmato. Un trattamento… lusinghiero, se non fosse in buona parte una litania di misinterpretazioni. Anzi di bugie. Per questo, ormai nella giornata di dialogo attraverso il digiuno cui Giovanni Paolo II ci invita, ci sentiamo in dovere di mettere i puntini almeno su qualche i. La fetta più grossa del commento, che si riferisce in particolar modo al dossier di novembre, è su come il nostro mensile parla di islam. Cioè stilando “un incredibile elogio di quella islamizzazione che ha imposto "un solo referente culturale e religioso"” in Africa. E' vero, tra virgolette Ferrara (o qualche suo fidato "cattolico" che ha scritto per lui) riporta il sommario di uno degli articoli del dossier. Che, con ogni evidenza, non ha mai letto. Ad esempio dove si dice che da Mogadiscio a Dakar “la religione islamica ha operato quale fattore di identità e quindi necessariamente discriminatorio nei confronti degli altri, che musulmani non erano. Non ci si catturava più come schiavi l'uno con l'altro, ma si riservava tale trattamento ai "kafir", i non fedeli, e la rete di legami commerciali tessuta dai mercanti divenne un insieme di strade percorribili solo dagli islamici, che diede vita a una sorta di protezionismo basato sulla religione”. Certo il dossier voleva essere tutt'altro che una crociata di carta contro l'islam e anzi da gennaio avremo una rubrica fissa di dialogo islamo-cristiano, tra Fouad Allam e il comboniano Scattolin - ma è proprio grossa rimproverare a Nigrizia di essere “silenziosa” sul Sudan. Sarà vero che in questo dossier ci "limitiamo" a concludere che “a Khartoum la reciprocità è ancora la grande assente”, ma bastava fare la fatica di spingersi a pagina 59, dove si racconta delle ultime iniziative della Campagna italiana per la pace e i diritti umani in Sudan, Campagna di cui Nigrizia è animatrice fin dall'inizio, sei anni fa, e che sta per sfornare un cd-rom che raccoglie vent'anni di lavoro informativo fatto dalla rivista sulla guerra e le persecuzioni dei cristiani, certo, ma non solo. L'editoriale però Ferrara, o chi per lui, l'ha letto. Quanto basta per liquidare con una battuta l'Onu, “guidato da stati del genere (come il Sudan, ndr) che per Nigrizia dovrebbe governare il mondo”. E ignorando il riferimento dello stesso editoriale alla lunga serie di articoli del professor Papisca sull'Onu qual è e quale dovrebbe essere. Quanto all'essere una “rivista missionaria no global ossessionata dal demonio Usa”, be' è una "ossessione" che non si è mai alimentata di slogan, caro Ferrara, ma di fatti e che comunque si è sempre rifiutata di bruciare, ancorché simbolicamente, qualsiasi bandiera. Sono "antiamericani" anche i vescovi statunitensi, che un mese fa hanno detto ad alta voce che “il disinteresse del nostro paese verso i bisogni dell’Africa è uno scandalo”? Infine, l'accusa che ci dovrebbe bruciare di più: “Con la felice eccezione della rubrica di una donna africana, non c'è una pagina che parli di Gesù Cristo. E' introvabile perfino il suo nome. Desaparecido”. Sarebbe facile rispondere che Nigrizia è una rivista di informazione e non un catechismo, e che il Nome non puoi infilarcelo pur di metterlo ma è quello che ti illumina nella selezione e nella lettura dei fatti. Ma sarebbe anche falso! Anzitutto c'è un inserto sì, nel bel mezzo del dossier, da ottobre a giugno dedicato all'attualizzazione di pagine del Vangelo; quest'anno lo cura, guarda caso, un ex direttore di Nigrizia che ora sta a Pretoria, padre Efrem. E ci sono articoli e notizie su vescovi, vecchi missionari (quelli di una volta!) e beate. Il dossier del numero precedente era dedicato a un bilancio dei viaggi africani del Papa, che figurava in copertina. E sulla copertina dell'edizione di dicembre c'è un Crocifisso (morto per aver detto “Beati i costruttori di pace”). No, caro Direttore, non le contestiamo affatto il diritto di avere opinioni opposte alle nostre sulle cose del mondo, e di difenderlo anche sanguignamente. Ma non ci faccia dire il contrario di quello che scriviamo. (O non le è andata giù che proprio dalle pagine di Nigrizia il suo collega Lerner abbia sostenuto, contestandola, che “l'idea” di Giuliano Ferrara “è che l'equilibrio mondiale possa fondarsi solo sul ripristino di un saldo dominio statunitense”?).
La Redazione
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