un testo missionario sul Natale...



Cari amici, in questi giorni si ricevono molti testi sul Natale ma questo
non è peggiore degli altri e per questo ve lo invio.
Sono contento di avere come confratelli i due animatori vocazionali che
hanno presentato ai giovani questa riflessione: p. Mosè e p. Dario.
Un saluto e un augurio a tutti e a ciascuno.
p. Ottavio Raimondo

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Anche Dio è clandestino
Riflessione di Natale secondo la ‘spiritualità missionaria’, a partire da Lc 2,1-20 Questa riflessione è frutto di un incontro vocazionale con studenti universitari a Bologna il 16 dicembre 2001. L’incontro è stato diretto dai padri Mosè e Dario, comboniani, i quali sono pertanto gli autori di questo testo.

“In quei giorni, un decreto del presidente Bush ordinò che si ponesse ordine in tutta la Terra. Questo nuovo ordine globale fu progettato quando era governatore nel distaccamento italiano Berlusconi. Obbedivano tutti all'ordine globale e ciascuno si trasferiva o fuggiva dove il sistema gli consentiva di vivere meglio. Anche Francis che era di etnia Ibo, dalla città di Lagos, dalla Nigeria, salì in Italia, sperando di potersi registrare insieme ad Adah, sua sposa, che era incinta..”
Basta, basta! Forse è meglio tornare a parlare del Vangelo, quello vero…

“Un’abbondanza da Dio”
"Il giorno della nascita di Dio fu per il mondo l'inizio delle Buone Notizie”.
Ecco, così va meglio: è una frase sul Vangelo più generica, che può essere accettata da tutti.

Ma il fatto è che… anche questa non si riferisce a Gesù: è parte della iscrizione di Priene, in Asia Minore (9 a.C.), e si riferisce all’imperatore Ottavio. Come pronipote e erede di Giulio Cesare, è il primo degli imperatori romani (27 a.C.-14 d.C.) e per questo non si fa chiamare solo Cesare, ma anche Augusto, il sublime. Un nome da Dio. Ma il suo dominio è stato realmente "grande": governo forte, centralizzazione, riorganizzazione, conquiste, prestigio, fioritura dei capolavori del genio latino… insomma, l’epoca più gloriosa e splendente di tutta la storia romana.
Guarda caso, proprio l’epoca in cui nasce Gesù.
In mezzo agli sconvolgimenti del suo tempo, Cesare Augusto è apparso come un salvatore: il suo governo ha portato una pace insperata al mondo abitato, dopo le lacerazioni delle interminabili guerre civili. È naturale, quindi, che tutto l’impero ora si sottoponga ad una riorganizzazione: il censimento, l’atto che consacra l’occupazione militare della Terra allora conosciuta, dandole la definitiva struttura politica ed economica. I sudditi vengono contati per riscuoterne le tasse ed averli disponibili per la guerra Si pongono sempre più solide le basi, per un modello di impero integrato e resistente: economia di opulenza, politica di oppressione e religione di un Dio prigioniero del sistema. In quest’epoca splendida dell’Impero si realizza la scintillante profezia di Virgilio (4ª Egloga, anno 40 a.C.): "Verrà come un dio, e vedrà gli eroi del passato camminare tra gli dei; essi guarderanno con stupore. Egli porterà la pace al mondo, governando con la forza di suo padre". Una pace insperata che ci giunge con la forza... Non c’è niente di nuovo sotto il sole!

Certo che visto con altri occhi (è sempre questione di punti di vista), questo sembrerebbe il momento storico in cui il male raggiunge il suo apice e tutto è per sempre nelle sue mani. Il Vangelo lo narra con poche, secche parole: un impero, assoluto nello spazio e nel tempo, e una folla di persone che, al suo ordine, si spostano, obbedienti. Giuseppe e Maria si trovano a Betlemme, ma non c’è posto per tutti. Gente ammassata, si sta stretti... Occorre addirittura che qualcuno si metta a vivere nella stalla, perché nelle case non ci si sta. Dio nasce in questa situazione precaria, lontano dalla sua terra d’origine, fuori dalle case della gente. Anche Dio è clandestino (ma alla fine si sarà registrato?), ed è perseguitato, fuggitivo, rifugiato. D’altra parte era stato così fin da sempre: insieme ad Abramo, nomade, con Mosè, in fuga, sulla bocca dei Profeti, in una storia di oppressione politica...
“Che abbondanza di Dio!”
Ci sono momenti nella vita, scene così intense che ci fanno respirare la presenza di Dio.., e ci diciamo piano nel cuore “che abbondanza di Dio!”. Sono situazioni in cui ti senti immerso in una realtà molto più grande di te, che ti abbraccia e ti dà sicurezza. Non perché siano situazioni serene di per sé, ma perché percepisci che lì Dio è presente. Io l’ho visto nascere in una baracca di fianco alla fogna a cielo aperto, tra le braccia di una ragazza madre di São Paulo, diceva p. Dario. Marco l’ha visto vivere in una capanna di legno, lamiera, muffa e ragnatele in Kossovo, insieme ad una donna di 98 anni dai capelli bianchissimi, non-vedente e che, a causa del suo handicap, non varca la soglia di casa da anni. Luisa l’ha già visto crocifisso negli scontri tra poveri, a Nairobi, uccidendo per conquistare il controllo delle ricchezze di beni offerti... dalla discarica locale. E l’angelo ce lo ha annunciato così: è nato per voi il Salvatore, il Cristo, il Signore (mai in una volta sola si sono concentrati tutti questi termini: sta parlando di Dio, non c’è dubbio! Tanto atteso in tutto l’AT, il tempo si è compiuto). Ma il segno che sceglie perché noi lo possiamo riconoscere e assurdo un bimbo, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia. Il tutto, poche righe dopo gli ordini di quell’imperatore, avvolto in morbide vesti, che siede sul trono (!) Che Dio bellissimo, imprevedibile! Si prende gioco delle super-sicurezze dei potenti. E inizia una storia nuova: la stessa storia che l’imperatore sognava di dominare e rinnovare a sua immagine e conservazione, ora ricomincia, tutta diversa e molto nascosta. E il segno è un bimbo, avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia! Una storia nuova sotto il sole? In effetti, di questi tempi anche noi stiamo gridando a tutti che “un mondo diverso è possibile”. Si, ma dove? Come? Quale ne è il segno? Per alcuni è stato il crollo delle Twin Towers, per altri la morte dei terroristi, per altri il burqa strappato, per altri ancora trecentomila persone a Genova... In realtà il primo segno è qualcosa di molto povero, affidato a dei poveri (i pastori). È quindi un invito incalzante a cambiare radicalmente punto di vista: non guardare più alla storia se non con il punto di vista degli oppressi. Solo così saremo capaci di riconoscere un Dio clandestino, fuggitivo, rifugiato, avvolto in fasce, bambino, in una stalla. Occorre tornare a Betlemme, abbandonare i nostri caldi e sicuri ‘osservatori religiosi’, dove Dio rimane un’esperienza mistica incomunicabile e estatica... Lo dice il Vangelo stesso: perché cercate tra i morti colui che è vivo? EGLI NON E’ QUI! Smettiamola di pensare che Dio sia in ogni luogo, o nel calduccio del nostro cuore! I vangeli della nascita e quelli della morte di Gesù sono accomunati da alcuni verbi: “cercare”, “trovare”. Siccome il nostro Dio è un Dio che prende posizione, che sceglie dove stare, occorre cercarlo e sapere dove trovarlo! P. Alex, narrando il dramma della vita disumana in baraccopoli, riconosce che la sua forza è aver trovato Dio:
“Se Dio c ‘è, non può essere che all ‘Inferno”

Buon Natale!

Riflessione (riprendendo passo dopo passo il vangelo):
- ma allora la Pace ha tanti volti! E qual è il volto realmente cristiano della pace? - Dio sceglie suo posto: clandestino, rifugiato, fuggitiva. E qual è il mio posto? - Come boicottare il Natale? Come ricostruire il Natale? Con chi celebrare il Natale?