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La nonviolenza e' in cammino. 296
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 296
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Thu, 22 Nov 2001 04:04:14 +0100
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 296 del 22 novembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Farid Adly, salviamo la vita di Safya 2. Luisa Morgantini: oltre il burqa, donne al goveno per la democrazia 3. Amelia Alberti, la guerra infinita 4. Norma Bertullacelli, finanziaria di guerra e obiezione di coscienza alle spese militari 5. Pax Christi di Taranto: no alla guerra 6. Giulio Vittorangeli, il pane quotidiano delle zone franche 7. Il testo pressoche' definitivo del disegno di legge per la formazione delle forze dell'ordine alla nonviolenza 8. Un filosofo tedesco e un bambino kossovaro 9. Calendario delle iniziative di pace di oggi 10. Per studiare la globalizzazione: da Richard Wright ad Alessandro Zanotelli 11. La "Carta" del Movimento Nonviolento 12. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. FARID ADLY: SALVIAMO LA VITA DI SAFYA [Farid Adly e' un prestigioso giornalista, acuto osservatore dei principali temi internazionali, e fortemente impegnato per i diritti umani e dei popoli. Per contatti: anbamed at katamail.com] Carissime e carissimi, sono Farid Adly, direttore di "Anbamed, notizie dal Mediterraneo". Vi invio questo messaggio per una campagna per salvare la vita di Safya. E' ben chiaro che questa campagna non e' un attacco all'Islam. Nel mondo musulmano ci sono molti che si battono contro l'applicazione della Shari'a, la' dove le norme di questa legge, di 1400 anni fa, stridono con i diritti umani, con l'uguaglianza tra i sessi o in generale con le concezioni moderne del diritto civile e penale. La maggioranza dei paesi arabi ed islamici non applica in modo totale la Shari'a. Questa premessa e' necessaria, per capirci. Lo scrivente, peraltro, e' di retaggio culturale islamico. Credo inoltre che il dialogo tra culture e il reciproco arricchirsi parte proprio dalla chiarezza dei principi che ci accumunano: il rispetto dei diritti umani e l'uguaglianze dei diritti e dei doveri di tutti senza distinzioni. Per questo, sarebbe anche interessante ed utile riuscire a convincere a partecipare a questa campagna molti amici arabi e musulmani. Il caso che vi sottopongo e' una storia tragica: una donna nigeriana, Safya Husseini Tudu, di 30 anni, ha fatto l'amore e concepito un figlio al di fuori del matrimonio. Accusata di adulterio, e' stata condannata da una corte locale nigeriana alla lapidazione. L'esecuzione non avra' luogo subito, ma solo quando la donna avra' completato il periodo di allattamento del bambino. E' stata lasciata a casa, con l'ordine di presentarsi al momento stabilito per l'esecuzione. Il padre del nascituro e' stato assolto per insufficienza di prove. La situazione politica ed istituzionale in Nigeria vive un momento molto difficile. Il progressivo allargamento dell'influenza dei tribunali islamici negli stati del nord della federazione nigeriana preoccupa le autorita' centrali che dovrebbero far rispettare il Codice penale ufficiale della Nigeria. L'inasprirsi delle violazioni dei diritti umani e l'emissione di sentenze capitali, conseguenti all'applicazione della Shari'a, contrasta con la tendenza in atto nel paese. L'attuale presidente, Olusegun Obasanjo, nel gennaio 2000 aveva concesso l'amnistia o la commutazione della pena ai condannati a morte. Pur dovendo fronteggiare sanguinosi disordini, conseguenti alla collisione tra comunita' islamiche e cristiane, sembra che il Governo centrale mantenga una moratoria di fatto. Safya ha ancora la possibilita' di appellarsi alla Corte Suprema federale e di ottenere la grazia da parte del presidente della Nigeria. Alcune organizzazioni per i diritti umani stanno facendo pressioni sulle autorita' centrali perche' correggano l'orrenda ed ingiusta condanna inflitta alla donna dal tribunale islamico di Gwadabawa, nello Stato di Sokoto. Le autorita' devono essere incoraggiate a compiere i loro doveri costituzionali nonostante l'opposizione dei tribunali islamici. Ci sono diversi modi per aiutare Safya. Ve li elenchiamo, ribadendo che non sono alternativi, ma che si possono seguire tutti: 1) Proponiamo di scrivere al Presidente Olusegun Obasanjo, per chiedere giustizia per Safiya. Fotocopiate, firmate e corredate col vostro indirizzo completo il seguente testo (che puo' essere ovviamente personalizzato) e inviatelo per Posta Prioritaria affrancando con 1500 lire. Il messaggio puo' essere inviato in copia (per conoscenza) alla National Human Right Commission, Plot 800 Blantyre Street Gidan Aisha - Wuse II, Abuja (Nigeria). * His Excellency Chief Olusegun Obasanjo President of the Federal Republic Of Nigeria Shehu Shagari Way, Abuja (Nigeria) Dear President We appeal to you with deep concern and distress, begging you to intervene to avoid that Safiya Hussaini Tungar-Tudu, mother of a still suckling baby, is put to death. Ms. Tungar-Tudu, convicted for adultery, has been condemned to be stoned to death by the Islamic Court of Gwadabawa, in the state of Sokoto. Your nation central authorities have the power and the duty of cancelling such a sentence. By the use of your own constitutional powers, also you could, dear President, through extreme instance, grant mercy. As shown by the fast growth of the number of abolitionist countries, death penalty harshly contrasts with the ethic maturity reached by Mankind. Capital punishment bars the way to the development of Human rights, the only mean to reach peace and justice among human beings in a tormented world. We oppose death penalty in all cases, but we submit to your attention Ms. Safiya Hussaini Tungar-Tudu's case with particular concern, because the crime for which she has been condemned, the kind of trial she has undergone, and the method chosen to put her to death add terrible aggravating factors to the capital punishment itself. In the confident hope of your authoritative intervention, we remain respectfully yours Firma leggibile ed indirizzo * Traduzione: Signor Presidente, ci appelliamo a lei con grande preoccupazione ed angoscia pregandola di intervenire per impedire che Safiya Hussaini Tungar-Tudu, madre di un neonato che sta tuttora allattando, sia messa a morte. La signora Tungar-Tudu, accusata di adulterio, e' stata condannata alla lapidazione dal Tribunale islamico della citta' di Gwadabawa nello stato del Sokoto. Le Autorita' centrali del suo paese hanno il potere e il dovere di annullare una simile sentenza. Come estrema istanza, ricorrendo ai suoi poteri costituzionali, lei, Signor Presidente, potrebbe concedere la grazia. Come dimostra la rapida crescita del numero dei paesi abolizionisti, la pena di morte risulta essere in netto contrasto con la maturita' etica raggiunta dall'Umanita'. Essa impedisce inoltre lo sviluppo dei diritti umani, che solo puo' portare pace e giustizia tra gli uomini in un mondo tormentato. Pur essendo in ogni caso contrari alla pena di morte, le sottoponiamo con particolare preoccupazione il caso della signora Safiya Hussaini Tungar-Tudu in cui il delitto contestato, il tipo di processo celebrato e il metodo di esecuzione scelto aggiungono terribili fattori aggravanti alla condanna capitale. Con viva speranza nel suo autorevole intervento, la salutiamo rispettosamente. * 2) Possiamo scrivere lo stesso testo indirizzato pero': all'ambasciata nigeriana, via Orazio 18, 00193 Roma. 3) Per via telematica c'e' una strada che non e' l'e-mail (sarebbe la piu' semplice, ma l'indirizzo e-mail del presidente nigeriano Obasanjo e' stato cambiato dopo l'avvio della campagna): si deve raggiungere il sito della delegazione nigeriana all'Onu dove c'Ë una pagina per comunicazioni: http://www.nigerianmission.org/_vti_bin/shtml.dll/feedback.htm Si possono mandare i messaggi a favore della salvezza di Safya in inglese, per esempio: "We want Safya Hussaini Tudu alive", seguito da nome, cognome, citta' e stato. 4) La stessa cosa si puo' fare raggiungendo la pagina del presidente della Nigeria, che attualmente sta facendo un sondaggio sulle prossime elezioni nigeriane del 2003 (quindi questi messaggi saranno piu' efficaci). L'indirizzo del sito e': http://www.nigeriatoday.com/should_president_obasanjo_run_fo.htm Grazie a tutti, per tutto quello che potranno fare. 2. RIFLESSIONE. LUISA MORGANTINI: OLTRE IL BURQA, DONNE AL GOVERNO PER LA DEMOCRAZIA [Ringraziamo Luisa Morgantini, pacifista e parlamentare europea, per averci trasmesso questo suo intervento gia' apparso sul quotidiano "Liberazione" del 18 novembre. Per contatti con Luisa Morgantini: lmorgantini at europarl.eu.int] "No, non riesco a partecipare all'euforia, del resto per ora continuo a vedere morti, te l'avevo gia' detto ma vale ancora oggi, il nostro e' un paese cimitero...". Zenad mi parla al telefono con la sua voce sottile, e' a Peshawar, e' stanca e perplessa ma non vuole lasciarmi con pensieri cupi e ripete una frase che mi aveva detto qualche tempo fa: "Ti ricordi - mi dice - continuo a pensare che l'orizzonte sia nero ma non posso credere che il nostro destino sia solo morire, continueremo a lottare, e poi non siamo soli, ci siete anche voi. Sai quanto ci aiuta sapere che siete con noi, che ci sostenete. Incontrarvi nei nostri campi profughi anche se solo per poco tempo e' stato meraviglioso, almeno un sogno realizzato. Ma noi dobbiamo continuare a lottare per liberarci dai Talebani perche' non e' ancora finita, ma anche dai signori delle guerre dell'Alleanza del Nord, e anche dagli Usa e dai loro alleati che prima hanno creato Bin Laden e i Talebani e poi per combatterli ci uccidono e bombardano le nostre case". * La paura non e' finita Fatima non e' mai uscita da Kabul, e' una delle dirigenti del Rawa, dice che le strade di Kabul sono tornate ad essere popolate, la gente ricomincia a muoversi. Ognuno pero' ha paura, molti vengono ammazzati cosi', senza motivo. Si', qualche donna si e' tolta il burqa e qualche uomo si e' rasato, le musiche hanno ricominciato a suonare, ma c'e' la paura che i soldati dell'Alleanza - dopo aver lasciato qualche piccola liberta' per accontentare gli occidentali - continuino con le punizioni e le vendette. Ognuna di noi ricorda le atrocita' e le proibizioni che alcune forze che compongono l'Alleanza del Nord hanno compiuto quando sono stati padroni dal '92 al '96. Ho detto a Fatima che i giornali occidentali e le tv ci riempiono di immagini con le donne che si truccano e abbandonano il burqa, anche se quando le immagini sono dei luoghi abitati le donne si vedono ancora chiuse dentro la cella del burqa. Fatima ha sorriso dicendo che il percorso sara' ancora lungo e difficile e che per loro i capi talebani e i comandanti dell'Alleanza del nord dovrebbero essere portati tutti davanti a un tribunale internazionale. * Una sfida per la liberta' Dei diritti delle donne afghane oggi ne parlano tutti, persino lady Bush si e' fatta paladina dei loro diritti. Sara' un comitato di donne che probabilmente elargira' qualche beneficenza, poi forse se c'e' stata qualche donna americana pilota la decoreranno al valor militare e poi la faranno incontrare con la donna afghana che non ha piu' casa e i cui figli sono morti sotto i bombardamenti. La donna afghana ringraziera' della beneficenza, ha bisogno di mangiare e di far mangiare i propri figli sopravvissuti che pero' forse si ricorderanno dell'umiliazione. Anche il gruppo radicale al Parlamento Europeo, tra cui Emma Bonino, insieme a "Nessuno tocchi Caino" e altre organizzazioni, ha lanciato una giornata mondiale di digiuno per chiedere che le donne entrino a far parte del governo provvisorio afghano. Sacrosanta istanza, ho aderito con alcune valutazioni e una richiesta. Non basta dire "le donne". E' vero che nessun governo, neppure transitorio, potra' dirsi democratico se le donne non ne faranno parte, ma non basta un corpo di donna per essere per la democrazia e per la piena liberta' e soggettivita' femminile. Per questo del governo di transizione dovrano far parte quelle donne come Zenada o Fatima del Rawa, un'organizzazione politica delle donne afghane che in questi anni hanno resistito al fondamentalismo e all'estremismo dei talebani e dell'Alleanza del Nord, rischiando ogni giorno la vita per mantenere degli spazi vitali, organizzando scuole clandestine per bambine e donne, nascoste dal burqa trasformato cosi' in una protezione. Della formazione del governo provvisorio si dice che dovrebbe rappresentare tutti i diversi gruppi etnici presenti in Afghanistan. Le donne del Rawa anche in questo rappresentano, oltre alla sfida di cui sono portatrici, quella della rottura delle tradizioni per la liberta' e liberazione delle donne. Anche nel rifiuto e nel superamento delle etnie. Sono un'organizzazione multietnica e non vogliono presentarsi ne' come pashtun ne' come uzbeki tajiki, farsi o hazari, in questo senso rappresentano un elemento politico straordinario. La giornata del digiuno e' un po' come la campagna lanciata a suo tempo: "Un fiore per kabul". Avevo aderito, sono donna, il simbolico mi appartiene ma insieme al simbolico, e cioe' il digiuno di un giorno, ritengo indispensabile - e l'ho chiesto ai promotori della giornata del 24 - che i soldi risparmiati dai pasti non consumati vengano inviati alla capagna Nafaz - Respiro, coordinata dalle Donne in Nero per il sostegno dei progetti di Rawa e dell'Hwca (bonifico bancario sul c/c 103344 presso la Banca Popolare Etica di Padova, Abi: 5018 - cab 12100). Nella delegazione che abbiamo organizzato come Donne in Nero e alla quale hanno partecipato le parlamentari italiane Titti De Simone, Elettra Deiana, Luana Zanella, Marina Sereni e Pia Locatelli della Commissione Pari Opportunita', ci siamo rese conto di come l'analisi politica e la concretezza del loro lavoro con la popolazione siano la strada per un Afghanistan liberato da terroristi, fondamentalisti, potenze occidentali e guerre. * Un ruolo per Rawa Intanto e' indispensabile che nelle zone "liberate" vi sia una presenza delle Nazioni Unite composta, come chiede Rawa, da forze multietniche per impedire vendette e massacri, e tutto il nostro impegno per cambiare le regole della politica e il sistema politico e sociale che al terrorismo risponde con la logica della guerra facendone pagare il prezzo ai civili e incassare i profitti ai produttori di armi. I giochi per il futuro del mondo sono grossi in Afghanistan. Anche per l'Europa. 3. RIFLESSIONE. AMELIA ALBERTI: LA GUERRA INFINITA [Amelia Alberti e' presidente del circolo verbano di Legambiente, per contatti: lambient at tiscalinet.it] La guerra in Afghanistan e' finita e vinta, pare. Gia' si allestiscono i tavoli attorno a cui siederanno i soloni della politica internazionale per disegnare il nuovo governo del Paese. Essi ne scriveranno la ricetta con le dosi precise per ciascun ingrediente (tanto a un clan, tant'altro a un'etnia, tant'altro ancora agli amici nostri). Eppure a me pareva che lo scopo della santissima nostra guerra non fosse quello di dare un governo all'Afghanistan, ma di rintracciare quel traditore degli occidentali di bin Laden, reo confesso (se le prove sono provate) di uno spaventoso gesto di terrorismo, e ospite dell'Afghanistan. Ma, di bin Laden, neanche l'ombra. Pare che sia infilato in qualche oscuro cunicolo sotto terra (oppure se ne sta sdraiato in comode poltrone in qualche ospitale villa di ospitali paradisi fiscali, dove i suoi soldi non hanno mai fatto schifo a nessuno?). Finita quindi la guerra in Afghanistan, gli occhi armati degli occidentali gia' puntano sui piu' tradizionali nemici del nostro benessere: Siria, Irak, piu' colpevoli di avere sotto i piedi le ultime riserve di petrolio che d'altro. Non finira' dunque mai la carneficina? Con quale giustificazione immorale spalmeremo al suolo tutte le case di quei territori, ne ammazzeremo gli abitanti, ne terrorizzeremo i bambini? Con quale cinico egoismo accetteremo le ragioni dei nostri governanti (le nostre ragioni) e quindi dirotteremo di appena pochi gradi i percorsi delle nostre navi da guerra, dei nostri bombardieri? 4. INIZIATIVE. NORMA BERTULLACELLI: FINANZIARIA DI GUERRA E OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SPESE MILITARI [Da Norma Bertullacelli, impegnata nell'esperienza della Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti, riceviamo e diffondiamo. Per contatti: norma.b at libero.it] La finanziaria di guerra condizionera' pesantemente i prossimi anni: nel nostro paese si trova il denaro per una nuova portaerei e per un'insensata ed incostituzionale avventura bellica, ma scuola, sanita', cooperazione e giustizia sociale sono considerate sempre piu' "spese inutili". La rete controg8 organizza su questi argomenti un incontro (il 23 novembre a Genova Sampierdarena, al Centro civico Buranello) con due esperti: Gianni Alioti e Roberto Minervino. Gianni Alioti, ricercatore, e' vissuto a lungo in Brasile e conosce profondamente la realta' sindacale di quel paese; in modo particolare l'esperienza dei Sem Terra. Ha partecipato alla stesura di numerosi studi sulla possibilita' di riconversione civile dell'industria militare, e da anni analizza per il Centro ligure di documentazione per la pace e per l'Osservatorio nazionale sull'industria bellica l'andamento sconfortante delle spese militari nel nostro paese. Roberto Minervino e' coordinatore nazionale della campagna per l'obiezione di coscienza alle spese militari. Sottolinea con forza che l'obiettore non e' un evasore fiscale, ma un cittadino che, senza sottrarsi all'obbligo di pagare le tasse, trattiene dal proprio versamento la somma corrispondente a quanto lo Stato destina all'apparato bellico e la versa immediatamente per un progetto di pace, accettando consapevolmente le conseguenti sanzioni. * Che cosa e' l'obiezione alle spese militari La campagna per l'obiezione alle spese militari (OSM) fu lanciata in Italia per la prima volta nel 1982 nel periodo della installazione di missili nucleari Cruise nella base siciliana di Comiso. Era il primo tentativo di avviare in Italia forme di difesa popolare nonviolenta (DPN). Essa consiste nella detrazione dalle proprie tasse di quella quota (circa il 2%) che lo Stato destina all'acquisto e all'ammodernamento dei propri armamenti e al mantenimento del sistema di difesa armato. Dai 420 aderenti del primo anno, si arrivo' ai quasi 10.000 del 1991, immediatamente dopo la fine della guerra del Golfo. Lo scorso anno gli obiettori alle spese militari sono stati circa 1.000. La campagna raccoglie associazioni pacifiste e nonviolente italiane: quest'anno si stanno impegnando l'Associazione per la Pace, Pax Christi, Beati i costruttori di pace, l'associazione Papa Giovanni XXIII, la Lega Obiettori di Coscienza, il Servizio Civile Internazionale. La campagna OSM gestisce un fondo nazionale su cui vengono versate le somme degli "obiettori" e che ogni anno vengono consegnate al Presidente della Repubblica affinche' le utilizzi per scopi di pace. In caso di suo rifiuto (cioe', finora, sempre) le somme vengono destinate ad iniziative e progetti di promozione della nonviolenza. Nel corso di questa legislatura sono stati anche presentati dei progetti di legge per rendere legale l'obiezione di coscienza alle spese militari. 5. RIFLESSIONE. PAX CHRISTI DI TARANTO: NO ALLA GUERRA [Riceviamo e diffondiamo questo testo affisso come manifesto a Taranto da Pax Christi. Per contatti: e-mail: pxtaranto at infinito.it, sito: www.paxchristitaranto.it] No guerra. Non nel nostro nome. Noi amiamo gli Stati Uniti. Amiamo il loro cinema, la musica, lo sport e gli ideali di tanti suoi intellettuali, come Martin Luther King, il profeta della nonviolenza che diceva: l'ingiustizia, ovunque si verifichi, minaccia la giustizia dappertutto. Non ci dimentichiamo il contributo fondamentale che gli USA diedero sessant'anni fa per liberare l'Italia dalla dittatura. E nessuno di noi dimentichera' mai dov'era mentre morivano a New York migliaia di persone l'11 settembre 2001. Ci sentiamo vicini alle famiglie delle vittime e condanniamo la violenza dei terroristi ed i loro fini deliranti. Ma noi vogliamo amare tutte le persone del mondo. Per questo siamo contrari a questa guerra. Non la parte offesa, ma un terzo "super partes" come l'Onu, avrebbe dovuto rendere giustizia agli Stati Uniti. Non solo il diritto ma anche il Catechismo degli adulti afferma cio': si dovrebbe togliere ai singoli Stati il diritto di farsi giustizia da soli con la forza, come gia' e' stato tolto ai privati cittadini. Non e' con la vendetta e tante altre vittime innocenti, che l'Occidente potra' sentirsi sicuro e in pace. Solo con il perdono e la giustizia conquisteremo il bene piu' grande, la pace vera. Non a caso, il tema voluto dal papa per la prossima giornata della pace (primo gennaio 2002) e' "senza perdono non c'e' pace". Lo stesso tema che Pax Christi Italia ha scelto per la Marcia che organizza ogni anno a Capodanno, che questa volta si svolgera' a Locri (RC). Fateci caso, tutte le guerre combattute negli ultimi dieci anni, dall'Iraq alla Serbia-Kossovo, ed ora contro i Talebani afghani vicini a Bin Laden, sono state sempre rappresaglie contro i cari vecchi amici di un tempo. Allora, c'e' qualcosa di sbagliato nel modo di fare delle diplomazie occidentali e, di cercare soluzioni sbrigative, scorciatoie come le guerre. Cio' accade perche' anche noi occidentali siamo analfabeti. Non "vogliamo" sapere nulla o quasi di come vivono questi popoli sotto le bombe poco intelligenti, delle loro tradizioni, delle religioni, delle sofferenze di queste genti, salvo riscoprirli quando scoppia una crisi internazionale. Ecco perche' non si fa molto per risolvere con giustizia la questione palestinese, ci siamo dimenticati del popolo Kurdo, degli strazi in Algeria, della fame nera in Africa. Il milione e mezzo di iracheni morti di stenti a causa dell'embargo negli ultimi dieci anni, sono o no persone? Ora l'Italia e' entrata baldanzosamente in guerra. Ripeteremo gli errori e gli orrori di sempre. Non nel nostro nome. Noi crediamo che serva una nuova politica internazionale che abbia come protagonista l'Onu. Forse e' un'utopia, ma e' pur sempre meglio della follia delle armi. 6. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: IL PANE QUOTIDIANO DELLE ZONE FRANCHE [Giulio Vittorangeli, da sempre impegnato nella solidarieta' internazionale, e' tra i principali collaboratori di questo foglio. Per contatti: giulio.vittorangeli at tin.it] Venerdi 16 novembre si e' svolto lo sciopero nazionale con manifestazione a Roma (circa 250.000 persone) dei metalmeccanici Fiom-Cgil; lo stesso giorno in cui il governo Berlusconi rendeva noto la sua intenzione di cancellare per delega lo Statuto dei lavoratori, ad iniziare dall'articolo 18 con la relativa liberalizzazione dei licenziamenti. Un attacco cosi' frontale ai diritti fondamentali del lavoro e della democrazia, che dovrebbe spingere Cgil, Cisl e Uil, allo sciopero generale. La manifestazione dei metalmeccanici ha avuto il pregio di riproporre la questione del lavoro, attorno a cui si misura la civilta' (o l'incivilta') di questo paese, nel momento in cui vengono rimesse in discussione conquiste che parevano acquisite per sempre, davanti ad un padronato e un governo che conoscono solo il linguaggio della forza e della violenza. Sappiamo che la questione del lavoro, forse mai come in questo momento, si presenta su scala mondiale. Al Nord, come al Sud del mondo, la vita dei lavoratori segnala il deficit di liberta', solidarieta' e uguaglianza, perche' sopportano piu' di altri il peso della globalizzazione. Ma, in particolare, e' nel cosiddetto Terzo Mondo che il capitalismo mostra la sua vera faccia, il luogo dove si ferma la democrazia e il lavoro uccide, ferisce, intossica, in maniera massiccia. Ha scritto Giuseppe Florio: "Aver visto in paesi piccoli come il Salvador, il Nicaragua o il Guatemala cosa significhi dare spazio agli investimenti stranieri senza alcuna garanzia di rispetto dei diritti elementari per i lavoratori, mi ha dato la chiave di lettura dell'attuale liberismo economico. Sono le maquilas, fabbriche realizzate con investimenti asiatici e nordamericani, dove la situazione in particolare delle donne lavoratrici e' disumana... Condizioni di vita paragonabili a quelle di un lager di triste memoria, ai limiti della schiavitu'". Il fenomeno delle Zone Franche e' nato negli ultimi 30-40 anni, ma la sua massiccia diffusione a livello mondiale e' una caratteristica degli ultimi dieci anni, legata alla globalizzazione economica. La globalizzazione e' un insieme di processi molto complessi, con diverse dimensioni: politiche, economiche e culturali, si pensi alla dominazione del pensiero neoliberista, il "pensiero unico" (fortunata espressione creata da Ignacio Ramonet, direttore di "Le Monde diplomatique"), in ogni parte del mondo. La globalizzazione economica, tramite i processi di delocalizzazione (lo spostamento delle attivita' produttive verso il Sud del mondo, per la possibilita' di avere costi contenuti, salari bassi, manodopera facilmente reperibile e ricattabile; inoltre l'utilizzo di materiali fortemente inquinanti, di tecnologie rischiose e obsolete, senza nessun controllo) ha portato alla nascita di queste "zone a economia speciale" o "aree economiche speciali". Allo stesso tempo, i governi dei Paesi impoveriti, per attrarre investimenti stranieri da parte delle multinazionali, offrono non solo consistenti agevolazioni fiscali ma delle zone di vera "extraterritorialita'" prive di qualsiasi controllo e propagandate come libere dai sindacati. In queste zone operano prevalentemente fabbriche che lavorano o assemblano materie prime (principalmente nel settore dell'abbigliamento) dall'estero e riesportano il prodotto finito. Sono conosciute con il nome di maquilas o maquiladoras, utilizzano mano d'opera quasi schiava, sono una sorta di territori del non diritto, dove la norma sono le violazioni gravi dei diritti dei lavoratori: in maggioranza donne e giovani. Chi coraggiosamente si impegna in attivita' sindacali, rischia anche la propria vita. Un solo esempio: nella Repubblica Domenicana, all'inizio del 1997, Carmen Nidia Rosario, ha tentato di organizzare un sindacato nella fabbrica di abbigliamento dove lavorava. Per ritorsione, assieme ai suoi compagni, e' stata fatta oggetto di una campagna di intimidazione da parte della direzione aziendale. In agosto e' stata attaccata da criminali che portavano mazze da baseball chiodate. E' stata colpita e lasciata a terra piena di ferite e con un braccio rotto. All'epoca Carmen aveva solo 18 anni e non pesava piu' di 40 chili. Due brevi considerazioni: la globalizzazione, anche tramite le Zone Franche, continua a dragare risorse umane e naturali dai paesi piu' poveri per arricchire ancor di piu' i sistemi opulenti. Questo e' ancor piu' evidente nel momento in cui la politica ha ceduto il passo al mercato, nel momento in cui ogni idealita' (comprese quelle dell'equita' sociale e della solidarieta' tra popoli e paesi) e' stata sostituita dalle politiche monetarie, ed il mercato, come una volpe nel pollaio, puo' liberamente fare strame del valore piu' importante: la vita umana. Avviene anche in Italia: un milione circa gli infortuni dichiarati nel 1999 dall'INAIL, 959.907 per l'esattezza, oltre 1.200 morti e 30mila inabili permanenti. E' la riproposizione, anche se in forme diverse dal passato, del conflitto capitale-lavoro. La seconda considerazione ci porta ad affermare che il disprezzo dei diritti dei lavoratori nei paesi del cosiddetto Terzo Mondo inevitabilmente finisce con il minare anche i diritti che i lavoratori occidentali hanno ottenuto con decenni di aspre lotte. Il tentativo smaccato e' di mettere i lavoratori dei paesi industrializzati in concorrenza con quelli poveri; cosi' se i disoccupati vorranno ottenere un posto di lavoro (molto spesso precario e poco remunerato), dovranno rendersi "competitivi", "flessibili", rinunciare ai diritti e alle garanzie, anche quelle previste per legge. Per non parlare della forza lavoro immigrata, la quale non ha altra merce da vendere che se stessa, crea un "esercito di riserva" disposto a tutto, anche a svolgere lavori umanamente degradanti ed umilianti, nonche' a vendere le "dita piccole ed agili" dei propri figli, e quindi disposto ad occupare anche gli interstizi peggiori del capitalismo. Questo e' un passaggio difficile; la concorrenza tra lavoratori e' un fatto "naturale", rovinoso se lasciato a se stesso; ma canalizzato si trasforma, diventa forza comune. I lavoratori francesi di fine ottocento erano cosi' esasperati contro gli italiani crumiri che ne massacrarono a decine (Aigues Mortes). Solo quando le leghe dei lavoratori francesi capirono che occorreva trasformarsi, aprendo anche agli italiani, finirono gli attacchi tra lavoratoti, e il sindacato crebbe; fino a diventare una grande forza. Lo stesso e' avvenuto in Italia alla fine del decennio sessanta, con la nascita dei consigli di fabbrica, la sindacalizzazione nuova dei lavoratori (i "terroni") del Sud. La risposta, quindi, puo' essere solo l'alleanza tra i lavoratori di ogni parte del mondo contro le grandi concentrazioni di capitali e i governi che queste influenzano. Piu' in generale, la speranza e' che la protesta degli uomini e delle donne del Nord che vogliono essere autenticamente liberi, si saldi alla resistenza, talvolta eroica, dei popoli dell'emisfero Sud contro la loro crescente emarginazione. Per finire, ritorno alle Zone Franche del Nicaragua, il paese che conosco nel mio impegno di solidarieta' internazionale. In questi giorni e' in Italia (su invito dell'Associazione Italia-Nicaragua) Pedro Ortega, attuale Segretario Generale del Sindacato Tessile, Calzaturiero e Cuoio del Nicaragua, nonche' referente sindacale per le Zone Franche. Sara' presente in diverse citta' (da Torino a Roma) per documentare la situazione drammatica di queste condizioni di lavoro: "Le umiliazioni, i licenziamenti di massa, la mancanza di liberta' sindacale, sono il nostro pane quotidiano nelle zone franche"; ma anche per chiedere solidarieta' concreta per la formazione sindacale dei lavoratori impegnati in Zone Franche. Chi ha la possibilita' non manchi agli incontri e soprattutto non faccia mancare il proprio sostegno economico. 7. DOCUMENTI. IL TESTO PRESSOCHE' DEFINITIVO DEL DISEGNO DI LEGGE PER LA FORMAZIONE DELLE FORZE DELL'ORDINE ALLA NONVIOLENZA [Riproduciamo il testo che dovrebbe essere pressoche' definitivo della proposta di legge per la formazione e l'addestramento delle forze dell'ordine alla conoscenza e all'uso dei valori, delle tecniche e delle strategie della nonviolenza, cosi' come rivisto e "tradotto in termini legislativi" dallo staff giuridico del senatore Achille Occhetto, che - come e' noto - e' il primo firmatario del disegno di legge. Noterete che rispetto alla prima bozza dell'agosto scorso vi sono varie modifiche ed approfondimenti frutto di una attenta ricognizione tecnico-legislativa, ed ovviamente anche del recepimento del punto di vista di quanti hanno contribuito in questi mesi ad una piu' precisa definizione del testo. Per parte nostra, come "Centro di ricerca per la pace" di Viterbo, nel merito dell'articolato risultante ci pare di poter rilevare come esso sia tale da poter essere accolto e sostenuto da tutti i parlamentari della legislatura che vogliano, fedeli al dettato costituzionale, adempiere al compito assunto di rappresentanza democratica del paese e di funzione legislativa ordinata al fine del pubblico bene] Testo attuale del disegno di legge di iniziativa dei senatori Occhetto ed altri recante "Norme di princpio e di indirizzo per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento del personale delle forze di polizia" Articolo 1 (Norme di principio) 1. L'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia indicate all'articolo 16 della legge 1 aprile 1981, n. 121 e successive modificazioni e integrazioni, sono svolte mediante programmi ed attivita' didattiche coerentemente ispirati ai valori della Costituzione della Repubblica con particolare riferimento agli articoli 2 e 27 e ai principi contenuti nella "Carta dei Diritti fondamentali" dell'Unione Europea. Articolo 2 (Direttive del Ministro dell'Interno) 1. Il Ministro dell'Interno, nelle sue attribuzioni di responsabile della tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e di autorita' nazionale di pubblica sicurezza, - impartisce annualmente le direttive generali per l'attivita' d'istruzione, formazione e aggiornamento svolte dal sistema degli Istituti e delle Accademie delle forze di polizia introducendo le metodologie didattiche piu' idonee ad elevare la conoscenza e l'uso dei valori, delle tecniche, delle modalita' di servizio e delle strategie della nonviolenza; - fissa gli obiettivi generali da raggiungere sia annualmente e sia nell'intero ciclo d'istruzione; - vigila sugli indirizzi didattici e verifica la qualita' degli interventi formativi realizzati, relativamente alla promozione della coscienza civica e al rigoroso apprendimento di una deontologia professionale che sia conforme alle funzioni difensive e nonviolente delle forze dell'ordine; - fissa la durata inderogabile dei corsi di istruzione per le varie qualifiche del personale di nuova assunzione in servizio; - si avvale della consulenza di docenti e ricercatori esperti in materia di formazione alla nonviolenza e dei responsabili delle strutture formative e addestrative attualmente operanti nelle forze dell'ordine sia per l'approntamento della specifica normativa che per la qualificazione dei docenti. Articolo 3 (Relazione annuale sull'attivita' d'istruzione, formazione e aggiornamento) 1. Il Ministro dell'Interno inoltra annualmente alle Camere, prima della scadenza dei termini di presentazione della Legge Finanziaria e della Legge di Bilancio, una particolareggiata relazione sull'attivita' svolta dal sistema degli istituti d'istruzione delle forze di polizia, nella quale siano esposti: - gli obiettivi didattici formulati all'inizio dell'anno di gestione; - gli indirizzi seguiti per il miglioramento continuo della preparazione professionale, nei profili deontologico-valoriale, tecnico operativo e gestionale; - i modelli di valutazione adottati sia per la programmazione scientifico-didattica e sia per la verifica dei risultati; - i risultati raggiunti in termini di preparazione del personale delle forze di polizia di ogni ordine e grado ed in termini di miglioramento qualitativo delle metodologie e delle tecniche di insegnamento, ivi comprese metodologie di servizio nonviolento; - gli obiettivi didattici per l'anno successivo e i programmi di studio e di ricerca previsti a supporto dell'attivita' degli istituti e del miglioramento continuo della qualita' dei curricula formativi. 2. La relazione, trasmessa ai Presidenti della Camera e del Senato, e' inoltrata al Comitato di cui al successivo articolo 4 della presente legge. Articolo 4 (Comitato parlamentare per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia) 1. Ai fini della promozione degli indirizzi formativi ispirati al miglioramento continuo della qualita' delle forze di polizia, e' istituito il Comitato parlamentare per l'istruzione, la formazione e l'aggiornamento professionale del personale delle forze di polizia. 2. Il Comitato e' composto da cinque deputati e da cinque senatori, nominati dai Presidenti della Camera e del Senato, sentiti i Presidenti dei Gruppi Parlamentari. 3. Il Comitato - elegge al suo interno il Presidente e resta in carica per tutta la legislatura; - svolge approfondimenti conoscitivi, mediante audizioni e sopralluoghi; - discute e valuta la relazione annuale del Ministro dell'Interno, di cui all'articolo 3 della presente legge; - trasmette semestralmente una nota e annualmente una relazione su quanto emerso dai relativi lavori alle Commissioni Affari Costituzionali della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica. 4. Il Comitato, ogni qualvolta si renda opportuno acquisire elementi e valutazioni, delibera di audire il Ministro dell'Interno, o il Sottosegretario di Stato delegato, i responsabili delle forze di polizia e chiunque altri ricopra un incarico istituzionale nel campo dell'istruzione del personale delle forze di polizia. Articolo 5 (Copertura finanziaria) 1. Agli oneri derivanti dall'attuazione della presente legge valutati complessivamente in ventimila milioni si provvede mediante l'utilizzo del fondo di riserva per le spese impreviste per l'anno 2001. Articolo 6 (Entrata in vigore) 1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana. 8. LETTURE E RIFLESSIONI. UN FILOSOFO TEDESCO E UN BAMBINO KOSSOVARO [Queste due citazioni, proposte e commentate da Enrico Peyretti, abbiamo estratto dalla mailing lista "scuola" di Peacelink (www.peacelink.it). Per contatti con Enrico Peyretti, uno dei maestri della cultura della pace: peyretti.tiscalinet.it] "La guerra e' un male perche' fa piu' malvagi di quanti ne toglie di mezzo", Immanuel Kant, "Per la pace perpetua", Primo supplemento: Garanzia della pace perpetua, 1795. Io intendo: fa piu' malvagi nell'altro campo ed anche nel nostro. * "Con questa guerra siamo diventati tutti piu' cattivi", Ferit, bambino kossovaro, grande sapiente che pensa da solo come Kant, senza averlo studiato a scuola; parole riferite da Luisa Morgantini in un messaggio e-mail del 19 giugno 2000. 9. CALENDARIO DELLE INIZIATIVE DI PACE DI OGGI [Ovviamente le iniziative di pace di seguito segnalate sono quelle di cui siamo venuti a conoscenza e che ci sembrano caratterizzate da due scelte precise: I. la nonviolenza; e II. la difesa dei diritti umani, del diritto internazionale, della legalita' costituzionale] Giovedi 22 novembre - a Bologna: in via Bermelo 8, alle ore 21, incontro con i bambini del Peru'. - a Bologna: in via San Carlo 42, dalle 21 alle 23, incontro sugli effetti degli ogm sulla salute e sull'ambiente, con Corrado Scarnato. Info: associazione "Punto Rosso" di Bologna: puntorossobologna at libero.it, tel. 3470946123. - a Lodi: seminario su teatro e handicap, in via Gorini 27. - a Mestre (VE): alle ore 18 in Municipio, incontro con le donne bangladeshi. - a Mestre (VE): alle ore 21 a S. Maria delle Grazie, in via Poerio, serata per la Palestina. - a Milano: alle ore 21 in viale Monza 255, serata per De Andre'. - a Milano: ore 20,30, Sala ACLI, via della Signora 3, incontro con Pedro Ortega (segretario generale Federazione Tessile del Nicaragua). Info: itanica at iol.it - a Napoli: incontro per costituire un forum sociale universitario, presso la Facolta' di Lettere e Filosofia, via Porta di Massa 1, alle ore 11,30. Info: uniforum at libero.it - a Oristano: alle ore 18 presso la Sala Consiliare del Comune di Oristano, tavola rotonda su "La pace nel mondo: ostacoli e proposte per la sua costruzione con metodi nonviolenti", con Teresina Andria, Fawzi, un rappresentante di Emergency. Promuove il Forum per la pace di Oristano, per contatti: lapergamena at tiscalinet.it - a Rho: prosegue l'incontro dei gruppi di lavoro del Rho social forum, presso Nuvola rossa, in via Trecate. - a Roma: tutti i giovedi il GSI (Gruppo di Solidarieta' Internazionale) e la Comunita' di San Leone contro la guerra. Per contatti: via Boccea 60, 00167 Roma, tel. 066633448 (dalle ore 16,30), e-mail: grupposolidarietainternazionale at hotmail.com - a Roma: alle ore 15,30, sala del Refettorio, Palazzo San Macuto, via Del Seminario 76, incontro su: "I Campi dell'Apartheid: popolazioni profughe in Libano, in Palestina, in Afghanistan... in Europa. Con Nando Simeone, Stefano Chiarini, Rita Corneli, Elettra Deiana, Dino Frisullo, Gennaro Migliore, Luigi Nieri, Ali Rashid, Guido Caldiron. L'iniziativa e' promossa dal Forum delle donne del Prc di Roma e dalla Federazione romana del Prc. - a Sesto (MI): alle ore 21 in via Carducci 36, iniziativa per Amnesty. - a Torino: presso il Centro Studi Domenico Sereno Regis, via Garibaldi 13, alle ore 20,30: "La politica dell'azione nonviolenta secondo Gene Sharp: teorie del potere", con Enrico Peyretti e Carla Toscano. Per informazioni: tel. 011532824. - a Torino: il Centro studi comparati "Edoardo Agnelli" organizza un convegno su "Dignita' umana e liberta' di scelta religiosa". - a Viterbo: presso il centro sociale "Valle Faul" iniziativa contro il razzismo, partecipano rappresentanti delle comunita' straniere in Italia e delle associazioni di solidarieta' tra e con gli immigrati. 10. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA RICHARD WRIGHT AD ALESSANDRO ZANOTELLI * RICHARD WRIGHT Profilo: scrittore nero americano (1908-1960), fortemente impegnato contro le ingiustizie sociali e contro il razzismo. Opere di Richard Wright: fondamentale è Ragazzo negro, Einaudi, Torino. * CHARLES WRIGHT MILLS Profilo: nato nel 1916, scomparso nel 1962, sociologo e politologo americano, docente alla Columbia University. Opere di Charles Wright Mills: Colletti bianchi, Einaudi; L'élite del potere, Feltrinelli; Le cause della terza guerra mondiale, Feltrinelli; L'immaginazione sociologica, Il Saggiatore; Immagini dell'uomo, Comunità; Lettere cubane, Feltrinelli; I marxisti, Feltrinelli. Opere su Charles Wright Mills: Giorgio Marsiglia, L' immaginazione sociologica di C. W. Mills, Il Mulino. * YANNIS XENAKIS Profilo: architetto e compositore greco naturalizzato francese (nato ad Atene 1922, e' scomparso nel febbraio 2001), studi di architettura con Le Corbusier, di musica con Honegger e Messiaen. In ambito musicale sono di particolare rilievo le sue proposte di "musica stocastica", le ricerche nell 'ambito dei rapporti tra matematica e musica, le molteplici sperimentazioni, le composizioni di musica elettronica e concreta. * FRANCES AMELIA YATES Profilo: nata nel 1899 e deceduta nel 1981, figura di rilievo del Warburg Institute, studiosa grandissima. * ABRAHAM B. YEHOSHUA Profilo: scrittore israeliano, impegnato per la pace e i diritti umani. * MARGUERITE YOURCENAR Profilo: scrittrice nata nel 1903 a Bruxelles e deceduta a Mount Desert nel Maine (Usa) nel 1987. Opere di Marguerite Yourcenar: le Opere della Yourcenar sono state raccolte in due volumi dall'editore Bompiani. Opere su Marguerite Yourcenar: Josyane Savigneau, Marguerite Yourcenar, Einaudi, Torino. * MUHAMMAD YUNUS Profilo: nato e cresciuto a Chittagong, principale porto mercantile del Bangladesh; economista, docente universitario negli USA poi in Bangladesh; fondatore nel 1977 della Grameen Bank, un istituto di credito indipendente che pratica il microcredito senza garanzie, grazie a cui centinaia di migliaia di persone -le più povere tra i poveri- si sono affrancate dall' usura e sono riuscite a prendere nelle proprie mani il proprio destino; oggi la Grameen Bank è presente in 36.000 villaggi del Bangladesh ed è diffusa in 57 paesi di ogni parte del mondo. Opere di Muhammad Yunus: Il banchiere dei poveri, Feltrinelli, Milano 1998. Opere su Muhammad Yunus e la Grameen Bank: Federica Volpi, Il denaro della speranza, Emi, Bologna 1998. * GUSTAVO ZAGREBELSKY Profilo: nato nel 1943, docente universitario, costituzionalista. Opere di Gustavo Zagrebelsky: tra i suoi lavori recenti segnaliamo particolarmente Il diritto mite (1992); Il "crucifige" e la democrazia (1995); entrambi presso Einaudi. * CHIARA ZAMBONI Profilo: docente di filosofia del linguaggio all'Università di Verona, partecipa alla comunità filosofica femminile di "Diotima". Opere di Chiara Zamboni: Favole e immagini della matematica, Adriatica, 1984; Interrogando la cosa. Riflessioni a partire da Martin Heidegger e Simone Weil, IPL, 1993; L'azione perfetta, Centro Virginia Woolf, Roma 1994; La filosofia donna, Demetra, Colognola 1997. * MARÍA ZAMBRANO Profilo: pensatrice spagnola (1904-1991), allieva di Ortega y Gasset, antifranchista, visse a lungo in esilio. Opere di María Zambrano: tra le sue opere tradotte in italiano cfr. almeno Spagna: pensiero, poesia e una citta', Vallecchi, Firenze 1964; I sogni e il tempo, De Luca, Roma 1964; Chiari del bosco, Feltrinelli, Milano 1991; I beati, Feltrinelli, Milano 1992; La tomba di Antigone. Diotima di Mantinea, La Tartaruga, Milano 1995; Verso un sapere dell'anima, Cortina, Milano 1996; La confessione come genere letterario, Bruno Mondadori, Milano 1997; All'ombra del dio sconosciuto, Pratiche, Milano 1997. Opere su María Zambrano: un buon punto di partenza è il fascicolo monografico María Zambrano, pensatrice in esilio, "Aut aut" n. 279, maggio-giugno 1997. * STEFANO ZAMPIERI Profilo: nato a Venezia nel 1960, saggista. Opere di Stefano Zampieri: Il flauto d'osso. Lager e letteratura, Giuntina, Firenze 1996. * LEYLA ZANA Profilo: intellettuale kurda, tra le figure piu' significative dell'impegno per i diritti umani, eletta al Parlamento della Turchia, ha subito durissime persecuzioni e la privazione della liberta' per il suo impegno per i diritti del suo popolo, la democrazia e la dignita' umana. E' tuttora in corso una campagna internazionale per la sua liberazione. * GIACOMO ZANGA Profilo: nato nel 1922, amico e collaboratore di Aldo Capitini. Opere di Giacomo Zanga: Le viscere del presente, Milano 1981; Filosofia del vegetarianesimo, Torino 1987; Aldo Capitini, Torino 1988. * ALESSANDRO ZANOTELLI Profilo: missionario comboniano, ha diretto per anni la rivista "Nigrizia" conducendo inchieste sugli aiuti e sulla vendita delle armi del governo italiano ai paesi del Sud del mondo, scontrandosi con il potere politico, economico e militare italiano: rimosso dall'incarico è tornato in Africa a condividere vita e speranze dei poveri. E' direttore responsabile della rivista "Mosaico di pace", promossa da Pax Christi. Opere di Alessandro Zanotelli: La morte promessa. Armi, droga e fame nel terzo mondo, Publiprint, Trento 1987; Il coraggio dell'utopia, Publiprint, Trento 1988; I poveri non ci lasceranno dormire, Monti, Saronno 1996; Leggere l'impero. Il potere tra l'Apocalisse e l'Esodo, La meridiana, Molfetta 1996; Sulle strade di Pasqua, Emi, Bologna 1998; Inno alla vita, Emi, Bologna 1998; Ti no ses mia nat par noi, Cum, Verona 1998; La solidarietà di Dio, Emi, Bologna 2000. Indirizzi utili: "Nigrizia", vicolo Pozzo 1, 37129 Verona; "Mosaico di pace", via Petronelli 6, 70052 Bisceglie (BA). 11. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 12. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 296 del 22 novembre 2001
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