IL LEGNAME ILLEGALE CHE FINANZIA LE ARMI ARRIVA ANCHE IN ITALIA



Denuncia di Greenpeace con azione simbolica a Roma

(News ITALIA PRESS) Greenpeace ha recentemente portato alla luce un'
agghiacciante vicenda legata al commercio illegale di legname. Si tratta di
una storia dai contorni "torbidi", che lega la distruzione ambientale allo
sfruttamento e al traffico di armi, e che ha purtroppo un inspiegabile
sbocco commerciale nel nostro paese. Sulla vicenda abbiamo sentito Sergio
Baffoni di Greenpeace Italia, che ci ha spiegato approfonditamente la
situazione, che lega l'Oriental Timber Company, un'impresa della Malesia,
alla Tecnoalp, un'impresa della provincia di Alessandria, passando per la
Liberia e la Sierra Leone, due paesi da anni travagliati da terribili guerre
civili. Lo abbiamo chiesto anche alla Tecnoalp, che però ha rifiutato di
passarci una persona che potesse rilasciarci dichiarazioni.

Può spiegarci nel dettaglio cosa avete scoperto, e quali sono i contenuti
dello studio che avete presentato al ministero delle Infrastrutture?
"La OTC e' un'impresa del legname legata al traffico d'armi. Questo è
indicato dal rapporto del comitato degli esperti del Consiglio di Sicurezza
dell'ONU: questa impresa malese svolge infatti  un ruolo essenziale nella
guerra
civile in Sierra Leone, fornendo strutture e mezzi per il traffico di armi.
In particolare esisto rapporti di finanziamento nei confronti del RUF,
organizzazione militare tristemente conosciuta per pesantissime violazioni
dei diritti umani. Bisogna sapere  che in Liberia da quando l'ONU ha vietato
il commercio di diamanti, il legno è diventato la principale fonte di
reddito e di valuta pregiata per l'acquisto di armi.
La OTC opera tra l'altro in un regime extrabudgettario, cioè non paga alcuna
tassa, e questa è una prima ragione che la svincola in qualche modo da ogni
forma di controllo.
Noi abbiamo scoperto che questa compagnia importa anche in Italia: abbiamo
rilevato la presenza di tronchi con il marchio OTC nei porti di Salerno e di
Ancona, e abbiamo come principale degli acquirenti italiani la Tecnoalp, un'
impresa della provincia di Alessandria, che produce prevalentemente
semilavorati in Azobè, un legno molto resistente che in gran parte proviene
dalla Liberia. La Tecnoalp ha inoltre tra i suoi principali acquirenti le
Ferrovie dello Stato, che oltretutto stanno valutando di abbandonare
definitivamente l'utilizzo del rovere soprattutto per le traversine dei
binari, per realizzare tutto in Azobè.
È inoltre significativo che l'Italia abbia aumentato negli ultimi anni l'
importazione di legname dall'Africa del 2500%, e questo è avvenuto
esattamente in coincidenza con questo coinvolgimento con l'OTC: è
gravissimo, come lo è il fatto che in tutto questo sia coinvolta anche una
struttura a capitale pubblico.

Quali sono a fronte di questa situazione le vostre richieste?
La richiesta in generale è che vengano adottate delle strutture di
rifornimento commerciali chiare e trasparenti. Bisogna evitare ovunque
possibile l'acquisto di prodotti in legno provenienti da foreste primarie, e
dove fosse necessario adottare una certificazione internazionale
riconosciuta che garantisca dei livelli accettabili di sostenibilità
ambientale e soprattutto sociale.

Avete anche fatto un'iniziativa simbolica per portare alla luce questa
vicenda?
Ieri abbiamo scaricato due tonnellate di Azobè davanti al ministero delle
Infrastrutture, per consegnare una prova tangibile. Sopra ogni tronco
abbiamo scritto "OTC=Traffico di Armi", riprendendo la risoluzione del
consiglio delle Nazioni Unite.

Qual è stata la risposta del ministero e delle Ferrovie che avete contattato
nei giorni scorsi?
Le Ferrovie studieranno di inserire nei prossimi acquisti la certificazione
internazionale. È uno studio che speriamo portino avanti, e speriamo che
raggiunga dei risultati concreti. Abbiamo parlato anche con alcuni
funzionari del ministero, che ci hanno assicurato che intendono mandare una
lettera alle ferrovie, facendo pressione per la certificazione. Inoltre ci
hanno assicurato che solleveranno la questione legata alla certificazione
degli acquisti pubblici anche in sede di Presidenza del Consiglio.

E invece la Tecnoalp...
La Tecnoalp ha assicurato che il loro legno proviene addirittura da
a-forestazione, cioà da rimboschimento. Il problema è che possono esserci
passaggi intermedi di assicurazione di sostenibilità fatti a livello
informale, ma questo è ben diverso dalla certificazione internazionale, e
questa la Tecnoalp non la possiede.

Pensa che la vicenda rappresenti un caso isolato, oppure crede che sia l'
esempio più calzante di una totale deregulation nell'ambito del commercio
internazionale?
Sono convinto che rappresenti la punta dell'iceberg di un fenomeno
tragicamente parecchio diffuso. Non esistono regole e controlli per
contrastare il commercio illegale del legno: tra l'altro i G8 si erano
impegnati un paio di anni fa a contrastare questo commercio, eppure proprio
gli otto paesi più industrializzati sono tra i principali importanti di
legno illegale. È poi la punta dell'iceberg, perchè sono moltissimi i
traffici poco chiari, non solo per la provenienza ambientale, ma anche per
le implicazioni criminali che vi sono dietro. C'è totale torbidità, e questo
è gravissimo, anche perchè i consumatori non sono per nulla tutelati.

Claudio Robba/News ITALIA PRESS

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