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La nonviolenza e' in cammino. 270
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 270
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Sat, 27 Oct 2001 00:29:39 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 270 del 27 ottobre 2001 Sommario di questo numero: 1. Marina Forti, sette milioni di afghani rischiano la morte per fame 2. Appello per la pace del consiglio centrale della Fuci 3. Solidarieta' ai magistrati impegnati contro mafia e corruzione 4. Franca Ongaro Basaglia, la conoscenza sofferta 5. Giobbe Santabarbara, perche' il movimento contro la guerra e' cosi' inefficace? 6. Enrico Euli, se io fossi Lilliput 7. Il 27 ottobre a Pesaro 8. Licio Lepore, il 27 ottobre a Viareggio 9. Nadia Cervoni, il 27 ottobre le Donne in nero in piazza a Roma 10. Settimana per la pace ad Avellino 11. Dal 30 novembre al 2 dicembre seminario di studi sui diritti minacciati 12. Letture: Giancarlo Gaeta, Religione del nostro tempo 13. Letture: Tonino Perna, Fair trade 14. Letture: Gino Strada, Pappagalli verdi 15. Riletture, Claudio Cardelli (a cura di), Nonviolenza e societa' contemporanea 16. Per studiare la globalizzazione: da Giuliano Turone a Hedi Vaccaro 17. Il nuovo numero del settimanale "Carta" 18. L'agenda "Giorni nonviolenti 2002" 19. Il Mir-Ifor nel mondo 20. Il teatro palestinese "Inad" 21. La Carta del Movimento Nonviolento 22. Per saperne di piu' 1. INFORMAZIONE. MARINA FORTI: SETTE MILIONI DI AFGHANI RISCHIANO LA MORTE PER FAME [Marina Forti e' inviata a Peshawar del quotidiano "Il manifesto", che ha pubblicato questo articolo il 26 ottobre] Premono davanti alla porticina, dove un addetto cerca di tenerle a bada. Qualcuna stringe tra le braccia un bambino, una mostra un bebe' avvolto in uno scialle. Riusciranno a entrare una a una: nel cortiletto sono ormai decine, attendono impazienti il proprio turno di mostrare un bambino ammalato a una delle dottoresse che presta servizio volontario in questo ambulatorio improvvisato. Siamo in un quartiere residenziale di Peshawar, dove una villetta e' la sede dell'Afghanistan Women Council, Consiglio delle donne afghane: dalla meta' di settembre sono subissate da richieste di aiuto, e la richiesta piu' pressante, ci dice la signora Fatana Gilani, e' il puro e semplice cibo: i rifugiati afghani, quelli che continuano ad arrivare nonostante tutte le frontiere chiuse, hanno fame. "Possibile che nessuno si renda conto? Ieri mattina, qui fuori, ho trovato tre o quattrocento donne che aspettavano, esasperate. Mi tiravano per la sciarpa: 'dove andiamo, cosa daremo da mangiare ai nostri figli, siamo appena arrivate da Kabul e abbiamo perso tutto'. Sono persone traumatizzate, hanno pagato contrabbandieri per arrivare a piedi attraverso le montagne, non hanno denaro, e qui trovano solo telecamere e giornalisti. Ormai vi odiano". Fatana Ishaq Gilani e' una bella signora sulla quarantina con un viso amaro. Lei appartiene a una famiglia di notabili; e' fuori dall'Afghanistan da 22 anni e ha cominciato il suo attivismo per i diritti delle donne negli anni '80. Ha partecipato a fondare il Consiglio delle donne afghane nel '93 per "dare alle donne il posto a cui hanno diritto nella societa' afghana" e difendere "i diritti civili e sociali delle donne". E' un'organizzazione indipendente, precisa, e non ha finanziamenti istituzionali ma solo donazioni private, beneficenza: con queste gestisce dal '92 un ambulatorio a Kabul oltre all'ambulatorio di Peshawar (l'assistenza e' gratuita); una scuola (Aryana High School) pure fondata nel '92, circa 5.000 scolari dalla prima alla dodicesima classe, attivita' culturali. Ma su tutto questo ora prevale l'urgenza: "Da meta' settembre 400 famiglie sono venute alla nostra porta a chiedere aiuto, significa alcune migliaia di persone. Ora abbiamo abbastanza per distribuire cibo a 200 famiglie per un mese, oltre a curare donne e bambini, ma i nostri mezzi sono limitati. Che posso dirle? Il mio paese e' distrutto, centinaia di migliaia di persone vagano in cerca di aiuto, chi puo' pagare un passeur fugge". Parliamo in un piccolo ufficio, ogni tanto un'assistente porge biglietti da visita di troupes televisive che chiedono di filmare. Alle pareti foto della signora Gilani in conferenza internazionali, accanto a dirigenti della Nazioni Unite, mentre riceve riconoscimenti... "In quante conferenza sui diritti umani siamo andate a parlare di cosa succede in Afghanistan! La realta' e' che prima dell'11 settembre non ci ascoltava nessuno. Finita la guerra contro l'Unione Sovietica c'era un paese da ricostruire, ma proprio allora il mondo ci ha dimenticato - salvo quelli che hanno continuato a dare armi e soldi ai mojaheddin, ogni paese ha sostenuto la fazione che gli era utile. I mojaheddin hanno continuato a combattersi in nome della religione mentre gli afghani sono scivolati sempre piu' nella miseria e la vita per le donne e' diventata impossibile. In Afghanistan il sangue scorre da oltre vent'anni". Le parole diventano un torrente: "Ora hanno deciso di bombardare questo paese gia' stremato. Ma si chiedono da dove sono venuti i Taleban e i loro protetti? Perche' sono stati zitti per ben cinque anni, e ora decidono che per cacciarli ci vogliono proprio le bombe?". Gilani e' scettica sul "governo di ampia coalizione" per l'Afghanistan post Taleban: "chiamano a negoziare sempre e solo i leader religiosi e i comandanti: sono proprio loro che hanno creato il disastro. Bisogna finirla con le barbe lunghe". La situazione umanitaria e' insostenibile, insiste Fatana Gilani: "Chiediamo di fermare subito questa guerra. Gli afghani stanno gia' morendo di fame, all'interno e anche qui nei campi profughi". Esasperata: "Perche' nessuno fa qualcosa? L'Unhcr? Perche' non riescono a distribuire cibo? Abbiamo chiesto all'Unicef di darci una mano, ed ecco tutto quello che ci hanno mandato", e indica un modesto scatolone di medicinali. "E' venuta anche la vostra viceministro degli esteri: e' venuta con me a visitare un campo profughi, mi ha detto che il nostro lavoro e' tanto prezioso, si e' commossa, e' stata fotografata, ha promesso aiuti. Poi e' ripartita e non abbiamo visto nulla". Fatana Gilani parla di gente umiliata e costretta a mendicare. "Nel campo di Jalozai dall'inizio dell'anno e' morto un centinaio di donne, di malnutrizione e malattie". Gia', perche' ancor prima dei bombardamenti, decenni di guerra e tre anni consecutivi di siccita' avevano fatto dell'Afghanistan il paese forse piu' povero e certamente meno accessibile del mondo. Le Nazioni Unite stimano che 6 o 7 milioni di persone all'interno del paese non abbiano cibo se non quello distribuito dalle agenzie umanitarie, che pero' non hanno potuto o saputo fare molto. Nell'ultimo anno attorno a Peshawar i vecchi campi profughi si sono ingrossati e ne sono cresciuti di nuovi, "spontanei", maltollerati dalle autorita' pakistane, che hanno chiuso le frontiere. L'Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Acnur-Unhcr) ora e' impegnato in un braccio di ferro con il governo pakistano: Islamabad ha autorizzato la costruzione di un campo profughi presso Quetta, in Baluchistan, ma solo per i "casi vulnerabili". Il nodo della contesa e' il riconoscimento dello status di rifugiati ai fuggiaschi: questo spaventa il governo pakistano, che si trincera dietro i due o tre milioni di afghani gia' insediati qui, un onere di cui il Pakistan e' solo a farsi carico. Ora l'Acnur stima che tra 10 e 15mila persone stiano premendo ai confini; Islamabad chiede che le agenzie internazionali si occupino di loro oltreconfine, in territorio afghano. "Campi profughi oltre confine? E' pericoloso. E' lasciarli allo sbaraglio", commenta Nadia, giovane redattrice del bollettino mensile dell'associazione ("Zani-i-Afghan", "La donna afghana", dodici pagine in pashto e in dari). Ora anche lei si occupa soprattutto di far fronte al fiume quotidiano di richieste di aiuto. Come a prevenire una richiesta rituale, ci propone di parlare con qualche donna appena arrivata da Kabul. Ci presenta Sanisa, arrivata due settimane fa con i suoi nove figli, il marito e' stato rapito dai Taleban per mandarlo a combattere. Vive in casa di parenti, "ma sono troppo poveri per nutrire me e i miei figli e sono venuta qui a vedere se distribuiscono del cibo". Piange: una volta era un'impiegata statale, a Kabul, "poi quando la citta' e' stata presa dai Taleban ci hanno mandato via e mi sono guadagnata da vivere facendo la domestica, e vendendo un po' di ricami". Ora non ha notizie della madre e della sorella rimaste a Kabul. "Vuoi parlare con una donna che nella fuga ha perso suo figlio?", propone ancora Nadia. No, grazie, perche' infliggere a una donna disperata anche la sofferenza di raccontare forse per l'ennesima volta la propria tragedia? "Beh, i giornalisti di solito ce lo chiedono". 2. MATERIALI. APPELLO PER LA PACE DEL CONSIGLIO CENTRALE DELLA FUCI [Diffondiamo questo appello della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) del 30 settembre. Per contatti: fuci.pn at tiscalinet.it] Il Consiglio Centrale della Fuci, nel corso della prima seduta dopo la pausa estiva, si e' confrontato sugli ultimi tragici avvenimenti legati agli attentati terroristici che hanno colpito gli Stati Uniti d'America. Ha quindi deciso di rendere pubbliche le riflessioni emerse. Desideriamo, innanzitutto, manifestare il nostro cordoglio per tutte le vittime degli attentati terroristici che hanno colpito gli Stati Uniti d'America, vicinanza ai loro familiari e sostegno nella preghiera. Esprimiamo la nostra ferma e assoluta condanna della violenza terroristica. Riteniamo che tutto il genere umano si trovi dinanzi al nodo epocale della scelta tra un regresso alla barbarie e un deciso salto di qualita': tra l'abbandonarsi alla violenza cieca della legge del taglione e l'affidarsi alla legge dell'amore che lotta per trasformare il nemico in amico. Per questo chiediamo: 1. Che si persegua l'unica via possibile, che e' la via della pace. Via che passa per il ristabilimento della giustizia, nel lavoro operoso affinche' misericordia e verita' si incontrino, giustizia e pace possano baciarsi (cfr. Salmo 84) e nella certezza che il perseguimento della pace e' in contrasto con il mantenimento dell'ingiustizia. 2. Che i Governi individuino e fermino i colpevoli, chiamandoli a rispondere del loro crimine, ma senza spargimento di altro sangue e mettendo da parte ogni sete di vendetta. Si riapproprino di un'azione politica capace di perseguire il bene di ogni uomo e non di pochi privilegiati: una politica senza connivenze con la criminalita' e con regimi fondati sugli interessi di pochi; una politica a cui non sia necessario trovare "mostri" e capri espiatori. Continuino e intensifichino gli sforzi diplomatici e di collaborazione tra gli Stati e rinuncino all'uso delle armi. 3. Che i Governi investano con coraggio, dentro e fuori le Universita', nel campo della ricerca di politiche piu' giuste e piu' solidali tra gli Stati e di forme alternative di difesa non fondate sulla violenza delle armi. 4. Che tutte le Confessioni religiose e tutti gli uomini di fede prendano le distanze da chi strumentalizza il nome di Dio per giustificare la violenza sull'uomo. 5. Che la nostra Chiesa Cattolica continui con sempre maggiore coraggio nel dialogo interreligioso con tutti coloro che credono che il sogno di Dio sia un'umanita' in pace. Nella consapevolezza che un tale salto di qualita' richiede il contributo di tutti, ci impegniamo ad approfondire, secondo lo stile di ricerca proprio della vita universitaria, lo studio delle grandi questioni connesse a questa crisi con particolare attenzione alle possibili soluzioni, e ad adottare per noi uno stile di vita sobrio, essenziale, solidale. 3. UN APPELLO. SOLIDARIETA' AI MAGISTRATI IMPEGNATI CONTRO MAFIA E CORRUZIONE [Da "Antimafia duemila" (antimafiaduemila at antimafiaduemila.com) riceviamo e diffondiamo il seguente appello, al quale esprimiamo la nostra adesione. Per contatti e adesioni: antimafiaduemila at antimafiaduemila.com, redazione at omicronweb.it] Appello al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi Noi cittadini italiani chiediamo che i ministri dell'Interno e della Giustizia ripensino le scelte annunciate nelle scorse settimane e mantengano la tutela ai magistrati. La periodica rivalutazione di quali personalita' istituzionali abbiano bisogno di essere tutelate con l'assegnazione di una scorta e' una misura in se' giusta, anche per raggiungere l'obiettivo di impiegare al meglio le forze di polizia. Ma in questi giorni la decisione di eliminare le scorte ha colpito anche magistrati esposti a rischi reali. Cosi' sono rimasti senza una adeguata protezione molti magistrati palermitani impegnati nel contrasto a Cosa Nostra e, a Milano, Ilda Boccassini, magistrata che ha indagato sull'assassinio di Giovanni Falcone e che rappresenta l'accusa in processi con imputati Silvio Berlusconi e Cesare Previti. In questo momento, segnato da nuove leggi che indeboliscono i controlli di legalita' (come quelle sulle rogatorie internazionali, sul falso in bilancio, sul rientro dei capitali dall'estero), togliere le scorte a questi magistrati non solo li lascia privi di difesa, ma rischia di sembrare un segnale ostile e punitivo nei loro confronti. Come ha dichiarato il procuratore generale della Repubblica di Milano, Francesco Saverio Borrelli, sembra che alcune decisioni siano state assunte "nel quadro di un'ostilita' contro i magistrati che continuano il lavoro di Mani pulite e che tengono alta nei confronti di tutti, senza timori e senza guardare in faccia nessuno, la bandiera della legalita'". Associazioni promotrici: Arci Milano, Arci Lombardia, Antimafia Duemila, www.societacivile.it, Omicron-Onlus (Osservatorio milanese sulla criminalita' organizzata al Nord), Coordinamento milanese Presidi e Insegnanti in lotta contro la mafia, Sciarpe Gialle, L'altra Milano. Primi firmatari: Giovanna Borgese, Aldo Busi, Novella Calligaris, Antonino Caponnetto, Vincenzo Consolo, Lella Costa, Paolo Flores d'Arcais, Franco Fabbri, Dario Fo, Peter Gomez, Paolo Sylos Labini, Gianni Mina', Silvio Novembre, Ottavia Piccolo, Fernanda Pivano, Pippo Pollina, Andrea Purgatori, Franca Rame, Teresa Sarti, Pasquale Scimeca, Leo Sisti, Corrado Stajano, Marco Travaglio, Monica Zapelli. 4. MAESTRE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: LA CONOSCENZA SOFFERTA [Da Franca Ongaro Basaglia, Una voce. Riflessioni sulla donna, Il Saggiatore, Milano 1982, p. 126. Franca Ongaro Basaglia, intellettuale italiana di straordinario impegno civile, insieme al marito Franco Basaglia è stata, ed è tuttora, tra i protagonisti del movimento di psichiatria democratica. E' stata anche parlamentare. Tra i suoi libri segnaliamo particolarmente: Salute/malattia, Einaudi; Manicomio perché?, Emme Edizioni; Una voce: riflessioni sulla donna, Il Saggiatore; in collaborazione con Franco Basaglia ha scritto La maggioranza deviante, Crimini di pace, Morire di classe, tutti presso Einaudi; ha collaborato anche a L'istituzione negata e Che cos'è la psichiatria e a molti altri volumi collettivi. Ha curato l'edizione degli Scritti di Franco Basaglia] Il patrimonio che ci proviene, in quanto donne, dalla conoscenza sofferta della nostra schiavitu', ci da' la consapevolezza del fatto che, finche' esiste uno schiavo, nessuno puo' essere libero. 5. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: PERCHE' IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA E' COSI' INEFFICACE? Perche' e' ambiguo: e non sa dire una parola chiara contro la violenza, contro ogni violenza. Invece dobbiamo affermare con decisione che si puo' essere efficacemente e persuasivamente contro la guerra solo se si fa la scelta della nonviolenza. Perche' e' astratto e subalterno: e preferisce inseguire logiche spettacolari e simboliche, e schemi ideologici effettualmente escapisti, invece di cercare una via concreta di reale opposizione nonviolenta al terrorismo e alla guerra, agli apparati assassini e ai loro complici. Perche' e' irresponsabile: si preoccupa piu' di questioni inessenziali che delle cose decisive. E le cose decisive sono le seguenti: a) e' in corso una strage: occorre fermarla; b) la guerra si sta propagando nel mondo: occorre fermarla; c) la violazione del diritto internazionale (e per quel che riguarda l'Italia della legalita' costituzionale) apre la via a una guerra mondiale che puo' essere letale per la civilta' umana: occorre fermarla. Ma per fermare la guerra, per contrastare il terrorismo, per ripristinare la vigenza del diritto, occorre la scelta della nonviolenza, la scelta teorica e pratica della nonviolenza. Occore la scelta morale e intellettuale della nonviolenza: che non consente furbizie e sotterfugi, non ammette approssimazioni e ambiguita'; richiede impegno, rigore e limpidezza; richiede disponibilita' all'ascolto e al confronto, capacita' di comunicare e volonta' di lottare per la vita e la dignita' di ogni essere umano; richiede disponibilita' a soffrire piuttosto che a far soffrire. Ed occorre, operativamente: l'azione diretta nonviolenta contro la guerra e per la legalita'; la disobbedienza civile di massa contro la guerra e per la legalita'; lo sciopero generale contro la guerra e per la legalita'. Il resto e' silenzio, o peggio: rumore di fondo. 6. RIFLESSIONE. ENRICO EULI: SE IO FOSSI LILLIPUT [Enrico Euli e' formatore alla nonviolenza. Per contatti: casadialex at tiscalinet.it] "La messa in scena di questo dramma, la cui mole occuperebbe, secondo misure terrestri, circa dieci serate, e' concepita per un teatro di Marte. I frequentatori dei teatri di questo mondo non saprebbero reggervi. Perche' e' sangue del loro sangue e sostanza della sostanza di quegli anni irreali, inconcepibili, irraggiungibili da qualunque vigile intelletto, inaccessibili a qualsiasi ricordo e conservati soltanto in un sogno cruento, di quegli anni in cui personaggi da operetta recitarono la tragedia dell'umanita'... Cosi' e' profondamente comprensibile il disincanto di un'epoca la quale, mai capace di vivere qualcosa e di rappresentarlo, non e' scossa neppure dal proprio crollo, ha idea dell'espiazione tanto poco quanto dell'atto, e tuttavia ha abbastanza spirito di autoconservazione da tapparsi le orecchie davanti al fonografo delle proprie melodie eroiche, e abbastanza spirito di sacrificio da tornare all'occasione ad intonarle... 'Fate che al mondo che ancora ignora io dica tutto cio' come accadde: e cosi' udrete azioni sanguinose ed innaturali, e casuali giudizi e un cieco uccidere: morti da forza e astuzia provocate e piani che, falliti, poi ricaddero su chi li escogito': io tutto questo in verita' posso narrare' (Shakespeare, Amleto, atto V, scena 2.a)". Mi scuso per la lunghezza e la densita' infinita di questa citazione. E' tratta dalla premessa de Gli ultimi giorni dell'umanita' di Karl Kraus, ed e' del 1915, scritta quindi poco dopo l'inizio della prima carneficina mondiale. Come allora, per quanto ci si tappi le orecchie, un mondo sta finendo, decade. Come colpita da una sindrome autoimmune, la potenza si rivolta contro se stessa: i jumbo si trasformano in missili, i batteri si nascondono negli angoli delle buste e dei palazzi, un messaggio del nemico dal Qatar vale piu' di dieci dichiarazioni di Bush alla nazione... Il Mito e' stato colpito a morte, la Narrazione e' giunta al suo tramonto. Il Progetto mostra infine la sua vulnerabilita': i suoi programmatori, dietro la faccia imperturbabile, iniziano a viverlo con angoscia e malcelata insofferenza. Temiamo i loro colpi di coda, evidentemente pestiferi quanto disperati. Sono i migliori, quando si tratta di distruggere. Ma, se lasceranno superstiti, se resisteremo ai loro assalti, allora, davvero, un altro mondo e' possibile. Non dobbiamo aspettare, ma possiamo attendere. Questa e' la prima cosa che mi direi, se fossi Lilliput... Non inseguirei i tempi del mondo, non mi farei prendere dall'urgenza. Farei come se avessimo tempo, me lo darei, investirei nel millennio, confidando (e non e' poco) che ci saro'. Si', e' vero, ora c'e' la guerra. E si riuniscono, comunque, a Doha. Collaboriamo allora, piu' e meglio che possiamo, con chi si muove gia' secondo modalita' lillipuziane: Peacelink e la sua 'chiamata alla pace', i gruppi di azione nonviolenta (GAN) e le azioni nonviolente, Emergency con il loro vero sostegno umanitario, e quant'altri - a partire dalle associazioni e dalle campagne del Tavolo Intercampagne - gia' agiscono con un certo stile (il sostegno alle donne profughe dell'AIFO, le campagne di boicottaggio delle Botteghe, i banchetti informativi sul WTO...). Ma, nel frattempo, cerchiamo di creare un po' di silenzio, in mezzo a tante chiacchiere. E mi chiederei cosa posso fare per andare oltre la cultura della violenza, del dominio, della sopraffazione. Dedicherei attenzione all'educazione dei bambini e alla formazione dei giovani e degli adulti. Perche' tante persone non stanno "dall'altra parte", ma non sanno cosa e come fare, non vedono alternative per smarcarsi, per distinguersi, per immaginare, per lottare. Cercherei di essere presente sui mezzi di informazione, in primo luogo su quelli locali, per dire cose che nessuno dice, cose intelligenti e profonde. Farei partire subito, senza aspettare l'assemblea, il gruppo di lavoro tematico sulle "strategie di resistenza e trasformazione nonviolenta". Mi prenderei cura delle manifestazioni pubbliche, non mi agiterei a farne tante, baderei a farle in modo tale che esprimano bellezza, piacere, dolore, saggezza. Che sappiano essere anche delle piccole opere d'arte che doniamo ad una societa' depressa e necrofila. Esprimerei mitezza, non moderazione. Proseguirei a dedicarmi con calma e disponibilita' ad apprendere, ad ascoltare, a sperimentare, ad inventare, per darmi un'organizzazione veramente originale e veramente a rete. Farei un incontro per riflettere insieme su questo, prima dell'assemblea di gennaio (a proposito, confermerei la mia disponibilita' a prepararlo; chi mi puo' aiutare?). Questo farei se fossi Lilliput, e se fossi sola al mondo. So che non e' cosi', ed e' un bene. So che sono andata a Genova insieme a tanti altri e altre, so che in tutti questi mesi ho provato a stare nei Social Forum, pur a costo di provare mal di pancia e una frequente tentazione di fuggire. Sono anche stata alla Perugia-Assisi, nonostante tutti i tipacci che la frequentavano al mio fianco. Vorrei andare a Porto Alegre, magari con un po' piu' di consapevolezza e di coordinazione rispetto alla prima volta (e non mi pare che stia accadendo, per ora). Insomma, in questo movimento ci sono stata e ci voglio ancora stare, certo. Ma non a tutti i costi e non in qualunque modo. Vorrei imparare (e far imparare) che si puo' distinguersi senza dividersi, rimarcare una differenza senza sentirsi superiori, collaborare su qualcosa senza integrarsi su tutto, fare delle domande senza pretendere delle risposte che, al momento, non possono arrivare. Ma non significa che si debba smettere di farle, a noi e agli altri. E a farlo sapere in giro, a tutti, che ce le stiamo facendo e le vogliamo continuare a fare. E che queste domande, almeno per noi, sono vere, sono importanti e richiedono rispetto. Sui metodi, sugli stili, sui tempi, sui fini dell'agire e dell'agire politico. Solo cosi' saremo davvero utili, forse, a questa politica e a questa nostra societa'. Ed anche, come speriamo, agli stessi Social Forum. Continuiamo a farci domande nuove, e le risposte (nuove) arriveranno. Se non ora, quando? 7. INIZIATIVE. IL 27 OTTOBRE A PESARO [Riceviamo e diffondiamo] Continuando a camminare dopo la Marcia per la Pace da Perugia ad Assisi. La guerra colpisce solo i colpevoli? Devo vivere oppresso dal dolore e dalla paura? Perche' l'ONU e' inascoltata e impotente? Le bombe sono intelligenti? Come sara' questo inverno in Afghanistan? Chi ha creato Bin Laden? Cosa spinge un uomo ad uccidersi per uccidere? E Dio da che parte sta? Chi sono i fondamentalisti? E tu che domande hai? Ti invitiamo ad unirti alla marcia per le vie del centro storico sabato 27 ottobre a Pesaro (appuntamento alle ore 16 accanto alla Bottega del Mondo, via Branca), ed a partecipare alla conferenza-dibattito cui interverranno Daniele Lugli (segretario nazionale del Movimento Nonviolento) e Luciano Benini (presidente nazionale del Movimento Internazionale della Riconciliazione). No alla violenza feroce del terrorismo. No alla cieca violenza della guerra. Si' alla polizia internazionale, ad un corpo civile di pace, sotto l'egida dell'Onu. Si' al tribunale internazionale per i crimini contro l'umanita'. Si' al dialogo e alle conferenze internazionali di pace. Si' a passi di verita' e riconciliazione. Si' al rispetto reciproco tra culture e religioni diverse. Si' ai valori della democrazia. Mai piu' eserciti e guerre. Rete Lilliput (nodo di Pesaro), Movimento Nonviolento, Movimento Internazionale della Riconciliazione. Aderiscono: Bottega del Mondo, Legambiente, Gruppo Missionario Comboniano, Agesci, Resistenza Solidale, Comunita' di Via del Seminario, Progetto Continenti. Per informazioni: www.peacelink.it/users/mir, www.nonviolenti.org, www.retelilliput.org Informazioni locali sulla Rete di Lilliput: c/o Bottega del Mondo in via Branca, Claudia (072168491, clocarbo at tin.it), Giovanni (072154273), Agostino (072131480, agosalma at libero.it). 8. INIZIATIVE. LICIO LEPORE: IL 27 OTTOBRE A VIAREGGIO [Da Silvano Tartarini dei Berretti Bianchi (per contatti: bebitartari at bcc.tin.it) riceviamo e pubblichiamo questo comunicato di Licio Lepore, impegnato anche lui nei Berretti Bianchi] Sabato 27 ottobre a Viareggio ci sara' una manifestazione contro la guerra, organizzata dal neonato Versilia Social Forum. La partenza e' prevista alle ore 16,30 dalla piazza della Pace (Chiesina del Porto), e' nostra intenzione fare in modo che il corteo sia vivace, colorato e rumoroso, per questo motivo chiunque voglia partecipare (e speriamo vivamente di essere in molti) puo' dare sfogo alla propria creativita' e contribuire in questo modo a che molta gente ci veda, ci senta e rimanga anche favorevolmente impressionata dal passaggio del nostro corteo. In questo momento, in cui l'atteggiamento in favore dei bombardamenti sull'Afghanistan e' paurosamente generalizzato, crediamo importante far sentire la nostra piccola ma determinata voce contro la guerra, contro questa guerra, proponendo una visione del mondo diversa. Ogni occasione in piu', per dire "fermiamo subito i bombardamenti" e' un'occasione buona. Non e' facile organizzare una manifestazione, tuttavia se oltre ai soliti sistemi facciamo funzionare anche un buon passaparola possiamo riuscirci e ritrovarci per la strada, per le piazze, dove e' giusto che la gente faccia politica, a esprimere in maniera chiara ed inequivocabile il nostro no alla guerra. 9. INIZIATIVE. NADIA CERVONI: IL 27 OTTOBRE LE DONNE IN NERO IN PIAZZA A ROMA [Da Nadia Cervoni (giraffan at tiscalinet.it) delle Donne in nero, riceviamo e diffondiamo] Le Donne in nero di Roma saranno ogni sabato al presidio in piazza della pace (piazza S. Marco, dove si trova la sede italiana dell'ONU) dalle 16 alle 19. Le giornate saranno di volta in volta dedicate a temi specifici: sabato 27 ottobre " La Palestina brucia". Le Donne in nero manifesteranno per una pace giusta in Palestina, perche' cessi la furia armata del governo d'Israele e ogni violenza, perche' l'Onu e la comunita' europea intervengano finalmente con fermezza contro l'assoluta illegalita' dell'operato del governo d'Israele nei confronti della popolazione palestinese della Cisgiordania e di Gaza. Invitiamo per questo tutte le associazioni impegnate per la liberta' e la giustizia in Palestina a partecipare. 10. INCONTRI. SETTIMANA PER LA PACE AD AVELLINO [Dal Gruppo Interconfessionale Attivita' Ecumenica di Avellino (tel. 0825682698, fax: 0825683942, e-mail: gruppoecumenico at ildialogo.org, sito: www.ildialogo.org) riceviamo e diffondiamo] "Fa cessare le guerre fino all'estremita' della terra; rompe gli archi, spezza le lance, brucia i carri da guerra. Fermatevi, dice, e riconoscete che io sono Dio" (Salmo 46 (45)). Di fronte alla paura, alla sofferenza, alla morte che la guerra provoca, fermiamoci a riflettere e a pregare. Settimana di preghiera e riflessione per la pace da lunedi 29 ottobre a sabato 3 novembre, a partire dalle ore 19, presso i locali di culto della Chiesa Cristiana Libera di Avellino, sita in via Paolo Manna. Parteciperanno esponenti di varie confessioni religiose sia cristiane sia di altre fedi, che si confronteranno e pregheranno sui temi della pace. Parteciperanno e daranno il loro contributo alla riflessione e alla preghiera il vescovo di Avellino mons. Antonio Forte, don Gerardo Capaldo di Pax Christi, padre Natalino Rauti delegato per l'ecumenismo della diocesi di Avellino; pastore Antonio Casarella, Chiesa Cristiana Libera di Avellino; pastore Gioacchino Caruso, Chiesa Avventista del Settimo Giorno di Avellino; Ottavio di Grazia, professore di Storia del Cristianesimo all'Istituto Suor Orsola Benincasa; Yusuf Sarno, comunita' islamica irpina; Giovanni Sarubbi, giornalista. Il pericolo di una generalizzazione del conflitto attualmente in corso in Afghanistan e' purtroppo reale e preoccupante. Come credenti di tutte le fedi chiediamo a tutti i nostri fratelli di pregare ed impegnarsi per la pace. In questi momenti di lutto e di dolore per le tante vittime innocenti che si sommano ogni giorno le une alle altre, quasi senza soluzione di continuita', non possiamo che chiamare tutti a pregare Dio. Diciamo con la preghiera il nostro no ad ogni azione che impedisca una saggia trattativa fra le parti in lotta. Chiediamo a tutti gli uomini di buona volonta', a qualsiasi fede essi appartengano, di fare tutto cio' che essi ritengono utile per dare segnali concreti della propria volonta' di pace. 11. INCONTRI. DAL 30 NOVEMBRE AL 2 DICEMBRE SEMINARIO DI STUDI SUI DIRITTI MINACCIATI [Dalla segreteria nazionale di Pax Christi (paxchristi at tiscalinet.it) riceviamo e diffondiamo] Pax Christi, il Centro studi economico-sociali per la pace, la Fondazione "Ernesto Balducci", organizzano un seminario di studi su "I diritti minacciati" il 30 novembre, il primo e 2 dicembre. Inviare le iscrizioni a: Casa per la Pace, via Quintole per le Rose 131-133, 50029 Tavernuzze (FI), tel. e fax: 0552374505. Il seminario e' rivolto all'approfondimento della situazione attuale dell'Italia e del mondo. La gravita' delle relazioni tra i popoli e della condizione di molti tra di essi, determinata dalla globalizzazione e dagli squilibri da essa generati, e' stata gia' oggetto dei seminari organizzati dai nostri due centri di studio l'anno passato. Su questo sfondo sono intervenute tutte le incertezze, i pericoli e le tragiche conseguenze provocate dai brutali atti di terrorismo degli scorsi mesi, ai quali ha corrisposto una violenta risposta degli Stati Uniti e di altri paesi che sta aggravando ulteriormente la condizione dell'intero pianeta. Nel nostro Paese, direttamente coinvolto in questo scenario, l'atmosfera politica e alcuni particolari episodi quali i gravi fatti svoltisi attorno al G8 di Genova, hanno acuito lo stato di disagio e di crisi, determinando pericoli di vario genere per i diritti democratici di liberta' e sociali, che generano in tutti preoccupazioni e problemi per il nostro futuro. Le relazioni, concentrando l'attenzione sia sul quadro mondiale che sugli aspetti piu' delicati di quello interno, contribuiranno, con il fattivo apporto nella discussione di tutti i partecipanti, a chiarire la situazione presente, a porre interrogativi su quella futura e a prospettare alcuni dei comportamenti necessari da parte di tutti per far fronte ai problemi. 12. LETTURE. GIANCARLO GAETA: RELIGIONE DEL NOSTRO TEMPO Giancarlo Gaeta, Religione del nostro tempo, e/o, Roma 1999, pp. 160, lire 15.000. E' una raccolta di saggi brevi: una prima parte di intensi profili di "testimoni della catastrofe" (Dietrich Bonhoeffer, Simone Weil, Walter Benjamin, Etty Hillesum); una seconda di dense riflessioni; una terza di proposte e discussioni (in interlocuzione e con riferimento, tra altri, a Luisa Muraro, Giuseppe Dossetti, Carlo Ginzburg). 13. LETTURE. TONINO PERNA: FAIR TRADE Tonino Perna, Fair trade, Bollati Boringhieri, Torino 1998, pp. 200, lire 24.000. Prestigioso economista e direttore del CRIC (una ong attiva in piu' continenti), Tonino Perna tematizza e propone "la sfida etica al mercato mondiale". Un libro molto utile. 14. LETTURE. GINO STRADA: PAPPAGALLI VERDI Gino Strada, Pappagalli verdi, Feltrinelli, Milano 1999, 2000, pp. 160, lire 11.000. Gino Strada, chirurgo in zone di guerra e fondatore dell'associazione umanitaria "Emergency", presenta la sua esperienza. La prefazione e' di Moni Ovadia. I diritti d'autore del libro vanno ad Emergency (per contatti: e-mail: emergenc at tin.it; sito: www.emergency.it). 15. RILETTURE. CLAUDIO CARDELLI (A CURA DI): NONVIOLENZA E SOCIETA' CONTEMPORANEA Claudio Cardelli (a cura di), Nonviolenza e societa' contemporanea, D'Anna, Messina-Firenze 1981, pp. 144. In questa utile antologia Claudio Cardelli, illustre studioso amico della nonviolenza, presenta le figure e alcuni scritti di Henry David Thoreau, William James, Lev Tolstoj, Mohandas Gandhi, Martin Luther King, Aldo Capitini, Primo Mazzolari, Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Carlo Cassola, Norberto Bobbio. 16. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA GIULIANO TURONE A HEDI VACCARO * GIULIANO TURONE Profilo: in magistratura dal 1969, ha condotto importanti inchieste su criminalità organizzata e criminalità economica. Opere di Giuliano Turone: segnaliamo particolarmente Il delitto di associazione mafiosa, Giuffrè, Milano 1995. Ricordiamo anche il noto studio steso in collaborazione con Giovanni Falcone, Tecniche di indagine in materia di mafia (ora in Giovanni Falcone, Interventi e proposte, Sansoni, Firenze). * SERGIO TURONE Profilo: nato a Milano nel 1930, giornalista e docente universitario. Da anni gravemente malato, si è tolto la vita nel 1995. Scrittore versatile, cronista puntiglioso e pungente, militante di una sinistra laica e intransigente, le sue posizioni rigorose gli costarono rotture ed emarginazioni. Opere di Sergio Turone: Storia del sindacato in Italia (più volte ristampato); Politica ladra. Storia della corruzione in Italia 1861-1992 (in cui ha rifuso anche i due volumi su Corrotti e corruttori dall 'Unità d'Italia alla P2 e Partiti e mafia dalla P2 alla droga); Agonia di un regime: il caso Abruzzo; tutti presso Laterza. Ma per un approccio più approfondito alla poliedrica personalità di scrittore civile di Turone si vedano anche almeno i seguenti volumi: Come diventare giornalisti senza vendersi, Lettere di Adam Smith al Cavalier Berlusconi, sempre presso Laterza; Cronache dal futuro remoto, I libri dell'Altritalia, Roma 1996. Opere su Sergio Turone: un intenso profilo ha scritto Corrado Stajano, La parabola di un depennato, in "Micromega" n. 1 del 1996 (fascicolo in cui sono pubblicate anche tre lettere di Turone col titolo complessivo Lettere senza risposta). * OLIVIER TURQUET Profilo: pacifista nonviolento, editore, giornalista, musicista, impegnato nel movimento umanista, animatore di importanti iniziative di pace e di solidarieta', tra cui la casa editrice Multimage, ed il periodico telematico "Buone nuove". Per contatti: turquet at dada.it; in rete cfr. i siti di "Buone nuove": www.peacelink.it/users/buone/ e di Multimage: www.umanisti.it/multimage. * ENRICO TURRINI Profilo: nato a Tesero nel 1938, lavora presso l'Ufficio Europeo dei Brevetti a Monaco di Baviera come Presidente di una Camera dei Ricorsi di fisica. Impegnato nei movimenti pacifisti, per il disarmo, la solidarietà internazionale, la difesa dell'ambiente. Opere di Enrico Turrini: La via del sole, ECP, S. Domenico di Fiesole 1990; Energia e democrazia, Cittadella, Assisi 1997. * DESMOND TUTU Profilo: vescovo anglicano, nato nel 1931, dal 1978 segretario generale del Consiglio sudafricano delle Chiese, premio Nobel per la pace nel 1984, voce della lotta contro l'apartheid. Dopo la vittoria della democrazia a lui è stata affidata la presidenza della Commissione per la verità e la riconciliazione. Opere di Desmond Tutu: in italiano cfr. Anch'io ho il diritto di esistere, Queriniana, Brescia 1985; Non c'è futuro senza perdono, Feltrinelli, Milano 2001. Opere su Desmond Tutu: sull'esperienza della Commissione per la verità e la riconcilaizione presieduta da Desmond Tutu cfr. anche Marcello Flores (a cura di), Verità senza vendetta, Manifestolibri, Roma 1999 (raccolta di materiali della commissione, con un' ampia introduzione del curatore). * FRED UHLMAN Profilo: nato a Stoccarda nel 1901, abbandona la Germania nel 1933 per sfuggire al nazismo. E' deceduto a Londra nel 1985. Pittore e scrittore. Opere di Fred Uhlman: cfr. i tre romanzi L'amico ritrovato; Un'anima non vile; Niente resurrezioni, per favore; ora riuniti in unico volume col titolo complessivo di Trilogia del ritorno, Guanda, Parma 1989. Cfr. anche l 'autobiografia Storia di un uomo, Feltrinelli, Milano. * MIGUEL DE UNAMUNO Profilo: pensatore e scrittore spagnolo (Bilbao 1864 - Salamanca 1936). Opere di Miguel de Unamuno: la sua opera è vasta e multiforme. Segnaliamo almeno la Vita di don Chisciotte e di Sancio, Rizzoli, Milano, e con il titolo Commento alla vita di don Chisciotte, Dall'Oglio, Milano; per la produzione in versi cfr. (a cura di José María Valverde), Antología poética, Alianza Editorial, Madrid; gran parte dell'opera saggistica e creativa si legga nei vari volumetti ripubblicati in edizione economica nella Colección Austral da Espasa Calpe, Madrid. * GIANNI USAI Profilo: militante del movimento operaio, una delle voci piu' limpide e forti delle lotte operaie alla Fiat. Poi, lasciata la fabbrica, e' divenuto pescatore. Un uomo saggio, un portatore di memoria e coscienza, uno che non si e' arreso: un esempio della sinistra come dovrebbe essere. * HEDI VACCARO Profilo: impegnata nel MIR e in molteplici esperienze di solidarietà e di educazione e promozione della pace, una delle figure piu' vive e piu' belle della nonviolenza. Opere di Hedi Vaccaro: (a cura di), A che punto siamo con il servizio civile, Claudiana, Torino 1981; (con Giulio Giampietro), Giorgio scopre la nonviolenza, Paoline, Roma 1985. 17. RIVISTE. IL NUOVO NUMERO DEL SETTIMANALE "CARTA" [Dalla redazione di "Carta" (carta at carta.org) riceviamo e diffondiamo] Il nuovo numero di "Carta" settimanale e' in edicola. Ve ne segnaliamo le proposte, sperando di esservi in questo modo utili. L'argomento di cui principalmente ci occupiamo e' la guerra dell'informazione. Un'intervista a Curzio Maltese, opinionista di "Repubblica", parla dei media italiani "con l'elmetto". Un campionario di citazioni dai giornali dei primi giorni di guerra mostra come nelle redazioni si siano scavate trincee. Un'altra intervista, al giornalista americano John Cooley, tratta di tutto cio' che tv e giornali non comunicano, a proposito di bin Laden e di talebani. Due pagine di siti internet offrono a ciascuno la possibilita' di farsi la sua informazione. Naturalmente, l'assemblea fiorentina dei forum sociali occupa diverse pagine. Sempre sul tema della guerra, pubblichiamo una lettera del presidente delle Acli, Luigi Bobba, che risponde alle osservazioni critiche di "Carta". Sul rapporto tra i cattolici e la guerra, e le differenti opinioni in proposito, intervengono don Renato Santoro, prete delle periferie di Firenze, Silvia Pochettino, dei Volontari per lo sviluppo, e Angelo Levati, delle Acli milanesi. Un ampio dossier illustra i problemi della casa nel nostro paese: la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, i rischi per chi e' in affitto, la casa che non si trova ed e' troppo cara, la drammatica questione di trovare casa per gli immigrati. Dall'Ecuador, un reportage racconta il congresso della Conaie, la confederazione indigena, che non solo si pronuncia contro la guerra e il terrorismo, ma discute di quale tipo di nazione possa comprendere in se' ogni tipo di diversita'. Infine, il film "Genova. Per noi", la cui distribuzione in edicola (fatta da Carta insieme a Manifesto, Liberazione e Unita') finisce con questo numero del settimanale, registrando un grande successo di diffusione, cioe' circa 70 mila copie. Siamo andati a vederlo insieme agli studenti di un liceo romano: raccontiamo le loro impressioni. Sul settimanale c'e' molto altro, per esempio le trenta pagine di segnalazioni dai cantieri sociali. 18. MATERIALI. L'AGENDA "GIORNI NONVIOLENTI 2002" E' disponibile l'agenda "Giorni nonviolenti 2002", realizzata dalle Edizioni Qualevita. Un diario che e' anche uno strumento di lavoro ed un materiale di approfondimento. In ogni pagina di diario una breve citazione da autori ed autrici impegnati per la pace, la solidarieta', la nonviolenza; al termine di ogni mese un piu' ampio testo di testimoni di pace (Eduardo Galeano, Waldemar Boff, Franco Gesualdi, Alex Zanotelli, Enrico Turrini, Jose' Bove', Carla Dell'Aglio, Pedro Casaldaliga, due classi elementari di Afragola, Ernesto Balducci, Tonino Bello, Ettore Masina); le ultime pagine dell'agenda contengono un ampio ed utilissimo indirizzario essenziale di movimenti pacifisti, ecologisti, solidali e nonviolenti; la consueta rubrica alfabetica; e una serie di utili schede di presentazione di varie esperienze. Lo raccomandiamo caldamente ai nostri interlocutori. Il costo di una copia e' di lire 16.000, ovviamente la carta e' riciclata. Per richieste: Edizioni Qualevita, via Buonconsiglio 2, 67030, Torre dei Nolfi (AQ), tel. 086446448, 3495843946, e-mail: sudest at iol.it Cogliamo l'occasione per ricordare che la stessa benemerita casa editrice pubblica il bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta "Qualevita" (abbonamento annuo lire 20.000), ed ha stampato numerosi importanti libri per una cultura della pace e della nonviolenza. 19. ESPERIENZE. IL MIR-IFOR NEL MONDO [Dal sito italiano del Mir (Movimento Internazionale della Riconciliazione) riportiamo questa scheda. Per contatti: sito: www.peacelink.it/users/mir, e-mail: lucben at libero.it, angelaebeppe at libero.it, mir at peacelink.it] * Ecumenismo e obiezione di coscienza Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, dopo aver partecipato a un convegno ecumenico a Colonia, l'inglese Henry Modgkin e il tedesco F. Siegmund Shultze promettono di non partecipare mai alla guerra. Alla fine dello stesso anno, a Cambridge, 130 persone danno vita al Movimento e, divenuto obbligatorio il servizio militare in Gran Bretagna, nel 1917 piu' di 600 membri del Mir inglese si dichiarano obiettori di coscienza e vengono messi in prigione. * Mir-Ifor Nel 1919 il Movimento diventa internazionale con la denominazione di Movimento Internazionale della Riconciliazione (Mir) nei paesi latini e di International Fellowship Of Reconciliation (Ifor) nei paesi anglofoni. Si configura come una federazione di gruppi i cui membri operano per la giustizia e la pace, rifiutano l'uso della violenza nonche' la preparazione e la partecipazione alla guerra sotto qualsiasi forma. Si definisce movimento a base spirituale, composto da uomini e donne impegnati nella nonviolenza attiva come stile di vita e mezzo di cambiamento personale sociale e politico. * Gandhi Il Mir-Ifor entra in contatto con Gandhi e i suoi sostenitori fin dalle prime campagne per la liberazione dell'India e sviluppa metodi di nonviolenza attiva per la risoluzione dei conflitti nella ricerca della verita' e nel rispetto dell'avversario. * Educazione alla pace Il movimento ha organizzato e organizza tuttora corsi di formazione alla nonviolenza attiva in ogni parte del mondo, soprattutto nelle aree di tensione e a rischio di conflitto. * Resistenza nonviolenta Sotto la dittatura nazista sono uccisi, perche' dissidenti, il sacerdote cattolico austriaco Max Metiger e l'evangelico tedesco Harman Stocht, tra i fondatori del Mir. Durante la seconda guerra mondiale, nella Francia occupata, il pastore Andre' Trocme' e sua moglie Magda, con tutto il loro villaggio, realizzano una resistenza nonviolenta e salvano la vita a migliaia di ebrei e di perseguitati politici. Dopo la seconda guerra mondiale il Mir, grazie anche all'opera instancabile di Jean e Hildegard Goss-Mayr, cerca vie alternative e nonviolente per conseguire la giustizia e la riconciliazione tra tutti i popoli. In America Latina e' presente con don Helder Camara e Adolfo Perez Esquivel; negli Stati Uniti con Martin Luther King e Dorothy Day; in Vietman collabora alla resistenza nonviolenta con i monaci buddhisti; in Sudafrica e' presente con Albert Luthuli; in Irlanda con Mairead Corrigan. E inoltre in Medio Oriente, Zaire e Africa Sub-sahariana, Filippine, India, Bangladesh, Madagascar e, dopo il 1989, anche in molti paesi dell'Europa Orientale. * Mir-Ifor e Nazioni Unite Oggi il Movimento e' presente in piu' di 50 paesi, e' Organismo Non Governativo (ong) e ha uno stato consultivo permanente presso le Nazioni Unite (Ecosoc) nelle sedi di New York, Ginevra e Vienna. * Otto Premi Nobel per la Pace A membri del Mir-Ifor per otto volte e' stato conferito il premio Nobel per la pace: Jane Addams, USA, 1931; Emily Green Balch, USA, 1946; Albert Luthuli, Sudafrica, 1960; Linus Pauling, USA, 1962; Martin Luther King, USA, 1964; Mairead Corrigan, Irlanda del Nord, 1976; Adolfo Perez Esquivel, Argentina, 1980; Rigoberta Menchu', Guatemala, 1992, appartenente al Serpaj, ramo latino-americano del Mir-Ifor. * Segreteria internazionale International Fellowship Of Reconciliation, Spoorstraat 38, 1815 BK Alkmaar, The Netherlands, e-mail: office at ifor.org, sito: www.ifor.org 20. ESPERIENZE: IL TEATRO PALESTINESE "INAD" [Riportiamo alcune parti dalla scheda di presentazione del teatro Inad da "Monitor Palestina", newsletter n. 7 del 21 ottobre 2001, per contatti: Rolando Dubini, e-mail: rolando.dubini at fastwebnet.it, sito: www.monitorpalestina.supereva.it, altra e-mail: monitorpalestina at gaza.net, altro sito: www.italiapalestina.it] Il Teatro Inad ("testardo") nasce nel 1987 a Beit Jala, Cisgiordania. E' registrato presso il Ministero della Cultura Palestinese come Centro no-profit per il Teatro e le Arti ed e' l'unico gruppo teatrale professionale in Cisgiordania. Come unico gruppo teatrale professionale nel sud della Cisgiordania, l'Inad cerca di rendere accessibile il teatro e le arti a piu' di 200.000 palestinesi che vivono nella regione. L'Inad cerca inoltre di assistere lo sviluppo e il rafforzamento del movimento teatrale palestinese, cercando di migliorare la comprensione reciproca tra i palestinesi, lavorando con altri teatri e gruppi culturali. In quanto tale l'Inad da' priorita' al lavoro all'interno della comunita' stessa, incluso l'incoraggiamento e supporto della drammaturgia locale, attraverso la produzione. * Il teatro La creazione del Teatro dell'Inad e' stata possibile attraverso un duro lavoro e grazie al supporto della comunita' locale. Ma dopo tutto il duro lavoro abbiamo evacuato il nostro teatro, a causa del bombardamento dell'edificio da parte delle forze d'occupazione israeliane. Il contributo della comunita' locale alla ricostruzione del teatro dell'Inad ha reso evidente non solo la necessita' comune di un teatro professionale a Beit Jala ma anche l'importanza di un progetto teatrale fermamente basato e supportato dalla comunita' stessa. Continuiamo il nostro lavoro nonostante tutte le difficolta'. Nel 2000 sono state realizzate 203 rappresentazioni solo nel sud della Cisgiordania. Ne hanno potuto beneficiare oltre 120.000 bambini in differenti citta', villaggi, campi profughi nell'area di Betlemme e Hebron. * Il lavoro con i bambini L'Inad pone grande attenzione al lavoro con i bambini e gli adolescenti per formare una generazione di palestinesi che abbia gli strumenti per apprezzare il teatro e le arti. L'Inad vede il teatro come un mezzo per esporre i giovani alla diversita' delle culture e delle opinioni, dotandoli al tempo stesso di nuovi strumenti di espressione personale e di gruppo. L'Inad infatti coordina una serie di attivita' volte a formare i giovani in quanto spettatori oltre che performers. L'Inad ha portato per la prima volta il teatro nelle piazze delle citta', nei villaggi, nelle aree rurali e nei campi profughi dell'area di Betlemme e Hebron, per mezzo di un camion-palcoscenico che porta in giro spettacoli musicali per i bambini nella stagione del Natale e del Ramadan (a Betlemme Islam e Cristianesimo convivono e collaborano). Questi spettacoli non mirano soltanto a divertire, ma affrontano direttamente le questioni sociali attinenti ai diritti dei bambini, all'educazione, allo sviluppo della personalita'. Queste attivita' sono rare e particolarmente necessarie in queste aree dove mancano quasi completamente i servizi sociali e le occasioni di divertimento e di aggregazione per i piu' giovani. * Obiettivi 1) Formare una compagnia teatrale professionista nell'area di Betlemme e di Hebron; 2) Rendere accessibili il teatro e le arti per i 200 000 abitanti della regione; 3) Sviluppare e rappresentare il teatro-ragazzi; 4) Incoraggiare e produrre la giovane drammaturgia; 5) Incoraggiare e facilitare l'educazione al teatro nella scuola pubblica; 6) Sviluppare il nascente movimento teatrale palestinese; 7) Affrontare i problemi sociali all'interno della societa' palestinese attraverso gli spettacoli, con attenzione particolare ai diritti delle donne e dei bambini, alla violenza domestica, alla tossicodipendenza, ai traumi collettivi subiti negli ultimi mesi; 8) Assistere la costruzione di una societa' civile matura e consapevole, producendo lavori teatrali che enfatizzino il rispetto dei diritti umani, della democrazia e del pluralismo; 9) Stabilire relazioni con altre realta' teatrali del mondo arabo e dell'occidente. (...) * Programmi e attivita' 2001 1) Formazione teatrale per bambini tra gli 8 e i 15 anni; 2) Rappresentazioni itineranti per i bambini nei villaggi, citta', campi profughi, e aree rurali, in particolare nei giorni di Natale e Ramadan; 3) Laboratori di scrittura con giovani drammaturghi palestinesi, in cooperazione con il Royal Court Theatre di Londra; 4) Stabilire e rafforzare collaborazioni con Organizzazioni Non Governative impegnate nei campi culturali e dell'educazione; 5) Teatro Silente: progetto di collaborazione con la Al-Hayah Society per i non-udenti; 6) Seminari di formazione interni per potenziare le capacita' personali dei componenti dell'Inad; 7) Produzione di quattro spettacoli nei prossimi due anni: due per bambini, due per adulti; 8) Laboratori e progetti con bambini, adolescenti e donne; 9) Ospitare mostre di arti visive, concerti e spettacoli di gruppi internazionali; 10) Avviare uno spazio cinema; 11) Laboratorio estivo per bambini, in collaborazione con associazioni culturali palestinesi ed egiziane, con un mese di lavoro in Egitto; 12) Partecipare al Festival Internazionale del Teatro ad Amman, Giordania; 13) Collaborazione con il Victoria Theatre (UK) per una rappresentazione di strada a Betlemme; 14) Riparare e ristrutturare il teatro. * La situazione Speriamo che il nostro teatro non dovra' subire altri danni, dopo che abbiamo lavorato tanto per sistemarlo e mantenerlo. Il teatro Inad e' stato bombardato decine di volte dall'inizio dei bombardamenti su Beit Jala nell'ottobre 2000. Ogni volta i danni aumentano, sia al teatro stesso sia all'edificio che lo ospita. Prima le cisterne d'acqua, poi le luci, le finestre, il portone, il magazzino, colpiti da pallottole e dai carri armati. Tutto l'equipaggiamento informatico ed elettrico ha subito danni irreparabili dopo i cortocircuiti e le esplosioni. Dopo il bombardamento del febbraio 2001, che ha distrutto il palazzo retrostante il teatro, abbiamo scelto di evacuare il teatro per il rischio di crolli. Al momento siamo ospitati in aule messe a disposizione dal comune e dal seminario cattolico, ma non sappiamo quando l'Inad tornera' ad avere un suo teatro. Nei mesi invernali 2000-2001 abbiamo portato i nostri spettacoli ai bambini della regione, concentrandoci su quelle zone particolarmente colpite dai bombardamenti. I bambini, specie i piu' piccoli, stanno attraversando paure e ansie continue che si aggiungono al trauma, per molti di loro, della perdita di parenti e amici. Gli spettacoli e i laboratori diventano cosi' occasioni per creare uno spazio e un tempo protetti in cui i bambini possano condividere le loro paure con gli altri, scaricare le ansie e le emozioni che spesso non trovano ascolto, data la situazione di emergenza. Creiamo un'atmosfera di tranquillita' temporanea nella quale ogni bambino puo' cominciare a risollevarsi partendo dalla consapevolezza di non essere solo con la propria paura. Condividiamo un tempo in cui i nostri piccoli spettatori e allievi possono riprendere consapevolezza della loro infanzia, fuori dal terrore che riempie le strade e la televisione. * Tournee' italiana del teatro palestinese Inad per bambini Il tatro Inad sara' in tournee' in italia dal 10 novembre al 20 dicembre. Per contatti: P. O. Box 115, Beit Jala, Palestine, tel. 97022766263, fax 97222744520, e-mail inad38 at yahoo.com Per ulteriori notizie: Annalisa Rossini, tel. 0272333272. 21. DOCUMENTI. LA CARTA DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 22. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 270 del 27 ottobre 2001
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