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La nonviolenza e' in cammino. 262
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 262
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 19 Oct 2001 04:44:10 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 262 del 19 ottobre 2001 Sommario di questo numero: 1. Walter Binni ricorda Aldo Capitini 2. Davide Caforio, digiuno per la pace 3. Davide Melodia, il sinistro scenario mondiale 4. Giancarla Codrignani, non per vincere ma per convivere 5. Bruno Giaccone, un tentativo di risposta 6. Le donne dell'Udi di Milano: vogliamo la globalizzazione della pace 7. Hannah Arendt, l'uomo di buona volonta' 8. Guido Pollice: 39.000 tonnellate di riso italiano 9. Ottavio Raimondo: libri contro la guerra 10. Letture: bell hooks, Elogio del margine 11. Letture: Sergio Solmi, Letteratura e societa' (Opere, volume V) 12. Letture: Claudio Tugnoli, Girard 13. Oggi a Palermo 14. Il 22 ottobre a Reggio Emilia con Alberto L'Abate 15. Benedetta Frare, il 25 ottobre a Perugia 16. Per studiare la globalizzazione: da Michele Luciano Straniero a Wislawa Szymborska 17. La "Carta" del Movimento Nonviolento 18. Per saperne di piu' 1. MEMORIA. WALTER BINNI RICORDA ALDO CAPITINI [Quelle che seguono sono le parole di commiato pronunciate da Walter Binni (antifascista, costituente, studioso tra i massimi della nostra letteratura, recentemente scomparso) al funerale di Aldo Capitini, a Perugia, il 21 ottobre 1968. Il testo, già apparso nel fascicolo speciale di "Azione Nonviolenta" del novembre-dicembre 1968, lo riprendiamo da Il messaggio di Aldo Capitini, Lacaita, Manduria 1977, dove si trova con il titolo "Un vero rivoluzionario" alle pp. 497-500] Queste inadeguate parole che io pronuncio a nome degli amici più antichi e più recenti che Aldo Capitini ebbe ed ha, per la sua eccezionale disposizione verso gli altri, vorrebbero più che essere un saluto estremo e un motivato omaggio alla sua presenza nella nostra storia privata e generale, costituire solo un appoggio, per quanto esile e sproporzionato, ad una tensione di concentrazione di tutti quanti lo conobbero e lo amarono: tutti qui materialmente o idealmente raccolti in un intimo silenzio profondo che queste parole vorrebbero non spezzare ma accentuare, portandoci tutti a unirci a lui, nella nostra stessa intera unione con lui e in lui, unione cui egli ci ha sollecitato e ci sollecita con la sua vita, con le sue opere, con le sue possenti e geniali intuizioni. Certo in questo "nobile e virile silenzio" suggerito, come egli diceva, dalla morte di ogni essere umano, come potremmo facilmente bruciare il momento struggente del dolore, della lacerazione profonda provocata in noi dalla sua scomparsa? In noi che appassionatamente sentiamo e soffriamo la assenza di quella irripetibile vitale presenza, con i suoi connotati concreti per sempre sottratti al nostro sguardo affettuoso, al nostro abbraccio fraterno, al nostro incontro, fonte per noi e per lui di ineffabile gioia, di accrescimento continuo del nostro meglio e dei nostri affetti più alti. Quel volto scavato, energico, supremamente cordiale, quella fronte alta ed augusta, quelle mani pronte alla stretta leale e confortatrice, quegli occhi profondi, severi, capaci di sondare fulminei l' intimo dei nostri cuori ed intuire le nostre pene e le nostre inquietudini, quel sorriso fraterno e luminoso, quel gestire sobrio e composto, ma così carico di intima forza di persuasione, quella voce dal timbro chiaro e denso, scandito e posseduto fino alle sue minime vibrazioni. Tutto ciò che era suo, inconfondibilmente e sensibilmente suo, ora ci attrae e ci turba quanto più sappiamo che è per sempre scomparso con il suo corpo morto ed inanime, che non si offrirà mai più ai nostri incontri, al nostro affetto, nella sua casa, o in questi luoghi da lui e da noi tanto amati, su questi colli perugini, malinconici e sereni, in cui infinite volte lo incontrammo e che ora ci sembrano improvvisamente privati della loro bellezza intensa se da loro è cancellata per sempre la luce umana della sua figura e della sua parola. Ed ognuno di noi, certo, in questo momento, è come sopraffatto dall'onda dei ricordi più minuti e perciò struggenti, quanto più remoti risorgono dalla nostra memoria commossa in quei particolari fuggevoli e minimi, che proprio dalla poesia del caduco, del sensibile, dell'irripetibile, traggono la loro forza emotiva più sconvolgente e ci spingerebbero a rievocare, a recuperare quel particolare luogo di incontro, quella stanzetta della torre campanaria in cui un giorno -quel giorno lontano- parlammo per la prima volta con lui, o quella piazzetta cittadina -quella piazzetta- in cui improvvisamente ci venne incontro con la gioia dell'incontro inatteso, o quel colle coronato di pini in cui insieme ci recammo con altri amici. E ognuno di noi ripensa certo ora alla propria vicenda o al segno profondo lasciato dall'incontro con Capitini, fino a dover riconoscere -il caso di quanti furono giovani in anni lontani- che essa sarebbe per noi incomprensibile e non ricostruibile come essa si è svolta, senza l' intervento di lui, senza la sua parola illuminante, senza i problemi che lui ci aiutò ad impostare e a chiarire, spesso contribuendo a decisive svolte nella nostra formazione e nella nostra vita intellettuale, morale, politica. Ma appunto proprio da questo, dalla considerazione dell'immenso debito contratto con lui, dalla nostra gratitudine e riconoscenza per quanto, con generosità e disponibilità inesauribile, egli ci ha dato, veniamo riportati -al di là del nostro dolore che sappiamo inesauribile e pronto a risorgere ogni volta che ci colpirà un'immagine, un'eco, una labile traccia della sua per sempre scomparsa consistenza concreta- a quel momento ulteriore della nostra unione con lui, in occasione della sua morte, che soprattutto dalle sue parole e dalle sue opere abbiamo appreso a considerare come l'apertura del «muro del pianto», della buia barriera della morte. Perché qualunque siano attualmente le nostre diverse prospettive ideologiche, esistenziali, religiose o non religiose (e così, coerentemente, pratiche e politiche), una cosa abbiamo tutti, credo, da lui imparata: la scontentezza profonda della realtà a tutti i suoi livelli, la certezza dei suoi limiti e dei suoi errori profondi, la volontà di trasformarla, di aprirla, di liberarla. E' qui che il ricordo e il dolore si tramutano in una tensione che ci unisce con Aldo nella sua più vera presenza attuale, nella sua non caduca presenza in noi e nella storia, e ci riempie di un sentimento e di una volontà quale egli ci chiede e ci domanda con tutta la sua vita e la sua opera più persuasa di combattente per una verità non immobile e ferma, ma profonda ed attiva, concretata in quella prassi conseguente di cui egli sosteneva proprio in questi ultimi giorni, parlando con me, l'assoluto primato. Il morto, il crocifisso nella realtà, come egli diceva, suggerisce infatti insieme e il senso della nostra limitatezza individuale in una realtà di per sé ostile e crudele (quante volte abbiamo insieme ripetuto i versi di Montale con il loro circuito chiuso: la vita è più vana che crudele, più crudele che vana!) e la nostra possibilità o almeno il nostro dovere di tentare di spezzare, di aprire quella limitatezza, di trasformare la realtà, dalla società ingiusta e feroce alla natura indifferente alla sorte dei singoli e al loro dolore. Lì è il punto in cui convergono tutte le folte componenti del pensiero originalissimo di Capitini: il tu e il tu-tutti, il potere dal basso e di tutti, la nonviolenza, l'apertura e l'aggiunta religiosa. Lì convergono in una profonda spinta rinnovatrice le idee, le intuizioni (tese da una forza espressiva che tocca spesso la poesia), gli atteggiamenti pratici di Capitini. Non accettare nessuna ingiustizia e nessuna sopraffazione politica e sociale, non accettare la legge egoistica del puro utile, non accettare la realtà naturale grezza e sorda, e opporre a tutto ciò una volontà persuasa del valore dell'uomo e delle sue forze solidali e arricchite dalla «compresenza» attiva dei vivi e dei morti, tutte immesse a forzare ed aprire i limiti della realtà verso una società e una realtà resa liberata e fraterna anzitutto dall'amore e dalla rinuncia alla soppressione fisica dell 'avversario e del dissenziente, sempre persuadibile e recuperabile nel suo meglio, mai cancellabile con la violenza. Di fronte a questo sforzo consapevole ed ai modi stessi della sua attuazione e della sua configurazione precisa alcuni di noi possono essere anche dissenzienti o diversamente disposti e operanti, ma nessuno che abbia compreso l'enorme portata della lezione di Capitini può sfuggire a questo nodo centrale del suo pensiero, nessuno può esimersi di dare ad esso adesione o risposta, tanto esso è stringente, perentorio, come perentoria è insieme la lezione di intransigenza morale e intellettuale di Capitini, la sua netta distinzione di valore e disvalore, la severità del suo stesso amore, pur così illimitatamente aperto e persuaso del valore implicito in ogni essere umano. Proprio per questo amore aperto e severo, questa nostra unione in lui e con lui -in presenza della sua morte- non può lasciarci così come siamo di fronte alle cose e di fronte a noi stessi, non può non tradursi in un impegno di suprema lealtà, sincerità, volontà di trasformazione. Capitini fu un vero rivoluzionario nel senso più profondo di questa grande parola: lo fu, sin dalla sua strenua opposizione al fascismo, di fronte ad ogni negazione della libertà e della democrazia (e ad ogni inganno esercitato nel nome formale ed astratto di queste parole), lo fu di fronte ad ogni violenza sopraffattrice, in sede politica e religiosa, così come di fronte ad ogni tipo di ordine e autorità dogmatica ed ingiusta (qualunque essa sia), lo fu persino, ripeto, di fronte alla stessa realtà e al suo ordine di violenza e di crudeltà. Questo non dobbiamo dimenticare, facendo di lui un sognatore ingenuo ed innocuo, e sfuggendo così alle nostre stesse responsabilità più intere e rifugiandoci nel nostro cerchio individualistico o nelle nostre abitudini e convenzioni non soggette ad una continua critica e volontà rinnovatrice. Forse non a tutti noi si aprirà il regno luminoso della realtà liberata e fraterna nei modi precisi in cui Capitini la concepiva e la promuoveva, ma ad esso dobbiamo pur tendere con appassionata energia. Solo così il nostro compianto per la tua scomparsa, carissimo, fraterno, indimenticabile amico, diviene concreto ringraziamento e la risposta alla tua voce più profonda: solo così non ti lasceremo ombra fra le ombre o spoglia inerte e consumata negli oscuri silenzi della tomba, e proseguiremo insieme, severamente rasserenati -come tu ci hai voluto- nel nostro colloquio con te, con il tuo tu-tutti, attuandolo nel nostro faticoso e fraterno impegno di uomini fra gli uomini, come tu ci hai chiesto e come tu ci hai indicato con il tuo altissimo esempio. 2. INIZIATIVE. DAVIDE CAFORIO: DIGIUNO PER LA PACE [Davide Caforio e' impegnato nell'esperienza dell'associazione Eticonomia di Prato. Per contatti: d.caforio at po-net.prato.it, o anche: Associazione Eticonomia, via Pomeria 90, 59100 Prato, e-mail: eticonomia at po-net.prato.it, fax 057431226] Prosegue il digiuno a staffetta per la pace: ogni giorno una o piu' persone digiunano per ventiquattro ore in segno di solidarieta' con le vittime della guerra, per ricordare ai rappresentanti delle istituzioni che ci sono tanti cittadini che si oppongono alla guerra e chiedono di trovare soluzioni alternative, per richiamare i mezzi di comunicazione alle proprie responsabilita' nella corretta e completa informazione sulle cause e sulle conseguenze della guerra e per dimostrare, attraverso un piccolo sacrificio, la fermezza della propria opposizione alla guerra e la volonta' di ricercare soluzioni rispettose della vita e della dignita' della persona. Ogni giorno una o piu' persone inviano fax ed e-mail ai rappresentanti delle istituzioni ed ai mass-media per informare del proprio gesto e delle sue motivazioni: "Egregio Presidente della Repubblica/Presidente del Consiglio/Onorevole, Le scrivo per comunicarle la mia decisione, visto il precipitare della crisi internazionale, di intraprendere un giorno di digiuno. Digiuno per esprimere il mio dolore per le vittime della guerra e la mia solidarieta' con i bambini, gli anziani, le donne e gli uomini costretti ad abbandonare le loro case e a vagare in cerca di un riparo dai bombardamenti e dai combattimenti. Digiuno per invitarla a riflettere sulle conseguenze di un attacco che viola, nella forma e nello spirito, le leggi e la Costituzione della Repubblica ed i trattati internazionali; che indebolisce ulteriormente quelle istituzioni quali le Nazioni Unite ed il Tribunale Penale Internazionale che sole dovrebbero autorizzare azioni di polizia internazionale; che rischia di aggravare anziche' debellare la piaga del terrorismo e la spirale di odio e di risentimento che ne costituisce il terreno di coltura; attacco ancora piu' insensato e foriero di maggiori sciagure se dovesse rivelarsi motivato, anziche' dalla lotta al terrorismo, da non dichiarati interessi di egemonia su una regione notoriamente strategica per le sue risorse naturali e per la sua posizione geografica. Digiuno per rafforzare la mia volonta' di non contribuire a questa guerra, rifiutando l'appoggio morale, politico ed economico alle istituzioni pubbliche e private che la sostengono, continuando invece a lavorare per il dialogo e la cooperazione tra i popoli e per promuovere una piu' equa distribuzione delle risorse e stili di vita socialmente ed ambientalmente compatibili. Digiuno per esprimerle la fermezza delle mie intenzioni e per prepararmi ai sacrifici che dovessero rendersi necessari per salvaguardare la vita e la dignita' di esseri umani innocenti. In fede, nome e cognome, indirizzo (obbligatorio nei messaggi inviati al Presidente della Repubblica)". Tutti coloro che condividono l'iniziativa possono aderire inviando un messaggio di posta elettronica o un fax ai seguenti recapiti: e-mail: eticonomia at po-net.prato.it, fax 057431226. Ricordiamo che per digiunare e' necessario essere in buona salute e bere, nell'arco delle ventiquattro ore, almeno due litri d'acqua. 3. RIFLESSIONE. DAVIDE MELODIA: IL SINISTRO SCENARIO MONDIALE [Davide Melodia e' tra le figure piu' note dell'impegno nonviolento; per contatti: melody at libero.it] Fino a ieri i cittadini dei Paesi occidentali potevano realisticamente dire: "nubi minacciose si addensano nel cielo del mondo", pensando alle guerre nel resto del pianeta Terra, provocate, foraggiate e armate dai propri governi e dai fabbricanti di armi. Tali guerre non li riguardavano salvo che economicamente. Al contempo, dove guerre non c'erano, cercavano, assimilavano e sfruttavano nel terzo mondo le fonti di petrolio ed ogni prodotto del sottosuolo o della superficie, utilizzando mano d'opera locale a basso costo, e perfino lavoro minorile, vendendo il tutto in occidente e altrove col massimo profitto. I problemi non mancavano, quali l'urbanizzazione delle masse contadine, col conseguente abbandono di terre coltivabili; l'esplosione demografica, col conseguenze disequilibrio delle masse umane; le crisi politiche, sociali, economiche, dovute alla caduta di regimi e di sistemi fondati sulle ideologie; l'avvento e il dilagare di un neocapitalismo liberista, e la crescente disoccupazione risultante da questo e dalle invenzioni e trasformazioni tecnologiche; l'arrivo massiccio, imprevisto e irrefrenabile di immigrati dalla aree povere del mondo - o in stato di guerra o di conflitti etnici, religiosi, politici interni -, nei ricchi paesi occidentali; la crescita progressiva del divario economico tra Nord e Sud del mondo; l'inquinamento dei tre regni della natura, piu' l'aria ed altre componenti del globo terracqueo. Ed ecco che, all'alba del terzo millennio dell'era cristiana - si fa per dire - altre nubi, sinistre, cupe, e piu' che minacciose in quanto segni reali di due uragani, dal nome tragico di terrorismo su larga scala e di risposta armata al terrorismo, figli a loro volta dello sfruttamento e di una mentalita' antica, dura a morire: il ricorso alla guerra santa. Sia i terroristi infatti, che i loro degni corrispettivi, con nomi diversi, invocano tale guerra, e la santificano nella terminologia e nella propaganda, in modi diversi ma equivalenti, senza tenere in alcun conto le sofferenze inaudite delle masse umane sul cui capo cade la lama micidiale della loro violenza. In questo scenario mondiale, improvvisamente aggravatosi in poche settimane, occorrono urgenti risposte, diverse dalla violenza, mediante forme di prevenzione del terrorismo e di rinuncia alla risposta bellica. L'occidente doveva e deve porre in essere, in quanto e' capace di farlo, atti intelligenti e concreti di intervento sociale, economico e umanitario, tempestivi e massicci, accettando in partenza il fatto che occorrera' molto tempo perche' tutto cio' produca effetti positivi e irenici. La risposta bellica richiederebbe altrettanto e piu' tempo, e dopo non lascerebbe frutti positivi, ma solo morte, distruzione e disperazione. E cio' non solo per una visione irenica e generosa della vita, ma soprattutto per una corretta e intelligente assicurazione di un futuro che il puro egoismo puo' negare alle prossime generazioni. E cioe': I. Sul piano dell'economia e su quello socio-politico: - Ripensare la globalizzazione, per correggerne gli effetti distorti che arrecano ulteriori squilibri economici e sociali nei Paesi del terzo mondo, prevedendo in alternativa forme di assistenza tecnica, umanitaria ed egualitaria nel rispetto dei diritti umani globali. - Intervenire sulle economie del terzo mondo, che hanno accumulato debiti insolubili con le banche occidentali, mediante la riduzione o la cancellazione dei loro debiti, si' da non essere costretti a svendere i prodotti del suolo e del sottosuolo, e parte dei loro territori ad economie fiorenti. - Tenere in considerazione la proposta della Tobin Tax che, incidendo in modo lieve sulle transazioni internazionali, permette il coacervo di una immensa somma disponibile per interventi di solidarieta'. II. Sul piano dell'ecologia mondiale: - Ricercare le cause dell'"effetto serra", del buco dell'ozono, degli uragani, della desertificazione avanzante, fra cui il disboscamento di foreste tropicali e non, e rimuoverle con uno sforzo globale, fra cui il rispetto dell'Accordo di Kyoto. - Interrompere le ricerche biotecnologiche laddove, mediante prodotti transgenici, quali gli OGM, incidono sulla naturalita' dei cibi, ed hanno riflessi negativi sulla salute di esseri umani e di animali. - Ridurre progressivamente l'uso di energie pesanti, inquinanti ed esauribili, quali il petrolio e l'energia nucleare, per introdurre energie pulite, rinnovabili, inesauribili e non inquinanti, come l'energia solare, che inoltre non incidono negativamente sulle fragili economie del terzo mondo. III. Sul piano della guerra e della pace: - Bloccare immediatamente ogni intervento bellico dei Paesi occidentali contro ogni Paese del terzo mondo, quali che siano le sue presunte responsabilita'. - Bloccare la vendita di armi e di tecnologie belliche a qualsiasi Paese del terzo mondo. - Bloccare la produzione di qualsiasi arma biologica, chimica o batteriologica, e la loro vendita a Paesi del terzo mondo, distruggendo le riserve delle stesse nei Paesi occidentali. - Bloccare la produzione di armi nucleari e di bombe a contenuto nucleare. - Ridurre gli eserciti nazionali e la loro potenza distruttiva nei Paesi occidentali, e mettere reparti degli stessi a disposizione dell'Onu o di organismi internazionali controllabili. - Autorizzare e legalizzare in tutti i Paesi occidentali, ed in quelli che sono disponibili, l'obiezione di coscienza al servizio militare, e realizzare la formazione di un servizio civile non armato, addestrato ad intervenire per operazioni di soccorso in zone di conflitto o ad alto rischio di conflitto. - Prendere in seria considerazione i principi e la prassi della nonviolenza attiva, che puo', in una vasta gamma di situazioni, ovviare il rischio di conflitti, interromperli mediante l'intermediazione con corpi civili disarmati, la mediazione, il dialogo, le ambasciate di pace. 4. RIFLESSIONE. GIANCARLA CODRIGNANI: NON PER VINCERE MA PER CONVIVERE [Giancarla Codrignani e' da sempre impegnata per la pace e i diritti. Questo intervento abbiamo ripreso dal sito de "Il paese delle donne", www.womenews.it] Non sono sicura di trovare consenso se dico che, quando ci si trova in mezzo alle tempeste, importa soprattutto cercare di prevedere gli esiti delle tempeste che non si e' stati capaci di prevenire. Insomma: mettiamoci a ragionare per non cedere alle paure (indotte). Dal secolo scorso, breve o lungo che lo si giudichi, abbiamo ereditato sia la tensione verso ulteriori grandezze dell'ingegno - abbiamo frantumato l'atomo, siamo andati sulla luna, abbiamo forzato la genetica -, sia la coscienza del fallimento - due guerre mondiali, la terza copertamente ancora in corso contro i poveri della terra, la priorita' data alle armi rispetto alla salute umana e all'ambiente. Molti e molte di noi accusano il modo capitalistico in cui si organizza il sistema umano, ormai obbligato a contarsi globalmente e ancora diviso solo nelle abitudini tradizionali della mente. Ma molti e molte riconoscono che si tratta di un modo ineludibile: chi non vi si rassegna e' un perdente. Forse e' proprio qui, nei meccanismi che inducono a giudicare che c'e' chi vince e chi perde anche tra chi sta da una parte sola o da nessuna, che si deve indagare per capire come siamo fatti. Non in tutto siamo fatti bene. Tra uomo e donna anche quando c'e' amore, c'e' chi gioca la parte del vincitore, anche solo per riflesso condizionato e fa la donna "oggetto". Non mi riferisco ai fenomeni piu' eclatanti e, purtroppo, piu' diffusi, dell'uomo che manca di rispetto, che offende o picchia; e tanto meno al Sud del mondo, dove non c'e' uomo cosi' povero che non abbia al suo fianco un essere piu' povero di lui che comunque gli "appartiene". Penso all'uomo fine, intelligente, fedele che presume di conoscere il bene della sua compagna e decide per lei. A noi non e' dato, perche' per secoli non ci e' stato affidato il compito di difendere o di tutelare qualcuno, ma di dedicarci alla cura del difensore. E infatti nei secoli e nei luoghi, la difesa e la giustizia sono rette da regole solo apparentemente neutre. Per questo le donne che si emancipano senza partire da se' aspirano a diventare soldate o giudici sotto queste regole. Alla radice non ci dovrebbe essere la contrapposizione latente di un nostro individualismo onnipotente, bensi' la coscienza profonda che per conoscere il bene dell'altro bisogna essere in grado di conoscere in qualche modo se stessi. Mi danno molto da pensare i moniti non certo femministi che stavano incisi sul frontone del tempio di Apollo: "conosci te stesso" e "attenzione al limite". Disattesi e distorti nel tempo antico, come oggi. Anche noi donne, per essere andate a scuola, diamo loro un significato mediato attraverso una filosofia della razionalita' che ignora la difficile, complessa interezza non dell'essere piu' o meno in se', ma dell'essere persone singole e singolari nelle infinite differenze che connotano i loro luoghi e modi di esistere. Se si parte da un se' integro e - almeno vagamente - conosciuto, si potrebbe essere piu' attenti/attente nel considerare gli altri, che, proprio per essere diversi possiamo aiutare ma non espropriare dalla responsabilita' di conoscere il loro bene. La relazione, allora, sarebbe non per vincere, ma per con-vivere in senso umano. Un senso umano che impedirebbe di realizzare scelte comuni sulla base di principi di autorita' e competenza (la mamma sceglie il frigorifero e il babbo l'automobile), o di comando (a casa di tizio "comanda la Francia") o di presunto amore (lo-faccio-per-lui/per-lei). Vincere o perdere servono a poco anche fuori dalle relazioni familiari. La democrazia non ha ancora esplorato tutta la sua forza/debolezza di essere un sistema "di concertazione" e non "d'imperio", di diritti da definire e rispettare nell'equita' e non nella potenza di armi, ricatti, vendette. La storia studiata e' tutta una sequela di vittorie/sconfitte che, prive dell'analisi di merito, sembra poco sensata perche', anche scambiando i termini, non avrebbe mutato di molto la sostanza del mondo. Vi si puo', tuttavia, leggere un percorso ben preciso: siamo andati avanti lottando per difendere non solo il nostro essere, ma il nostro avere, e per acquistare anche l'avere degli altri. Un sistema fondato sulla dialettica interessata di difesa e guerra, che ha creato vincitori e vinti per definizione piu' che per virtu'. Oggi quel sistema e' arrivato al capolinea: abbiamo creato arsenali nucleari, chimici, batteriologici e perfino virtuali, addirittura a buon mercato e capaci di annullare ogni rapporto di potenza. Eppure tutti/tutte stiamo a guardare l'indice che ci indica il pericolo di diventare "perdenti", e non vediamo che il problema e' chiedersi che senso ha, perfino nelle lotterie, vincere. C'e' stato un tempo in cui amiche femministe di Milano si erano proposte "la voglia di vincere". Io allora vedevo altre amiche, che per essere parlamentari e avere una "dignita'" superiore a quella del loro uomo e per non essere piu' disponibili a tempo pieno, hanno perduto l'unita' familiare. Probabilmente se la politica accettasse la voce autentica e non condizionata delle donne, si capirebbe di piu' che cosa costa pensare in termini di "chi vince e chi perde". E si farebbe meno fatica a pensare al futuro in termini di vita comune nella difficile difesa della liberta' di tutti e non solo di utopie scollate dal realismo delle azioni di guerra. Cioe' di sconfitte. 5. RIFLESSIONE. BRUNO GIACCONE. UN TENTATIVO DI RISPOSTA [Bruno Giaccone e' un pastore metodista. Per contatti: astimet at provincia.asti.it] * Pensieri nella notte Cerco di addormentarmi in pace con Dio e con gli uomini, cerco di non avere rancori, e quietare le ansie per non alzarmi domani, al mattino, gia' stanco. Ma nel sonno sento la sete, sento i morsi della fame, sento i muscoli irrigidirsi per la paura, sento che gridano nel silenzio della mia stanza: ho fame, ho sete, ho paura. E trovo riposo nella veglia. Mi tiene compagnia il gufo sull'albero dietro casa, e una melanconica ninna nanna che lontano una vecchia si sussurra da sola. * Meglio riflettere bene Continuo a pensare che ogni risposta ai grandi interrogativi posti da questa situazione di crisi mondiale, richieda una seria riflessione, richieda tempo e non fretta, per non commettere altri errori indotti dall'emotivita', sia essa personale o collettiva. L'unica fretta dobbiamo metterla nel portare soccorso alla povera gente che soffre e nel far si' che cessino subito le operazioni di guerra. * Azzerare le nostre convinzioni L'unica convinzione che possiamo avere oggi e' che ogni nostro tentativo di costruire giustizia, pace e felicita' sulla terra e' fallito. Chi e' cristiano/a deve anche prendere atto del fallimento di duemila anni di predicazione dell'evangelo e della testimonianza che di esso abbiamo dato. Sono sempre stato idealmente comunista, il mio sforzo oggi non e' quello di rinnegare quegli ideali di giustizia sociale e di fraternita', che avevano le loro radici anche nella mia fede cristiana, ma piuttosto di considerare seriamente che quel tentativo non e' riuscito, producendo invece le aberrazioni che ben conosciamo. Nonostante abbia personalmente conosciuto il cinismo di quella che una volta chiamavamo, non senza ragione, la "razza padrona", faccio lo sforzo di considerare la buona fede anche di chi propose come soluzione il capitalismo, facendo leva sull'ambizione personale e la competitivita'. Ne' l'uno ne' l'altro dei sistemi hanno raggiunto il loro scopo. E il mondo e' sempre piu' infelice. Sono piu' infelici i poveri perche' sempre di piu' e sempre piu' poveri, sono infelici i ricchi, perche' sempre non abbastanza ricchi e sempre piu' insicuri. * Bisogna cercare altrove? Io penso che bisogna cercare innanzitutto dentro di noi, chiederci con la massima sincerita' che cos'e' che veramente vogliamo, qual e' il senso che vogliamo dare alla nostra vita. Penso sia utile chiederci che cosa veramente ci rende felici e che cosa invece rappresenta solo una felicita' passeggera, illusoria, spesso facile da acquisire, ma altrettanto spesso pericolosa per i rapporti interpersonali che, se incrinati, possono vanificare ogni nostro sforzo. Personalmente, preferisco giocare con mio nipote, o una serata con gli amici, che passare la serata a controllare o ricontrollare un listino della "borsa". Preferisco dimenticare la porta di casa aperta che essere ossessionato dalle serrature antiscasso e dagli antifurto perche' ho delle cose da difendere. Il Signore, di cui tento di essere un po' discepolo, mi ha insegnato a chiedere il "pane per oggi", che significa tutte quelle cose necessarie per una vita serena, dignitosa e anche gioiosa: un tetto, un lavoro, un vestito, pane e istruzione, cure mediche. E' un pane che non si puo' capitalizzare, altrimenti diventa come la manna del deserto che, se raccolta in sovrappiu', marcisce e fa marcire i rapporti tra gli uomini. Pane per tutti, dunque, obiettivo da realizzare anche attraverso i nostri vecchi e onesti ideali sia di ispirazione marxista che liberale, non piu' in contrapposizione ideologica e preconcetta, ma pensati in modo dinamico nella sola prospettiva del bene comune. Cercare anche nell'esperienza e nelle tradizioni di altri popoli - penso a tutta la tradizione orientale - che potrebbero dirci qualcosa di interessante se le nostre orecchie non soffrissero di presuntuosa sufficienza. * Pacifisti uguale neutrali? No. Il rifiuto della soluzione "guerra" non significa per me essere neutrale. Come non significa essere neutrale respingere l'imperativo "o con noi o contro di noi". I talebani abusano della poverta' e delle ingiustizie subite dal sud del mondo per la loro propaganda, lo stesso fanno i Paesi occidentali che in questi giorni, e solo in questi giorni, hanno scoperto la condizione delle donne afghane (piu' volte e da tempo denunciata invece dalle organizzazioni umanitarie e dal movimento pacifista) per giustificare il loro intervento anche con questo motivo. In entrambi i casi penso che si tratti di un'ipocrisia tanto grave da farmi pensare ad una bestemmia contro Dio. Quel Dio che si identifica con le sue creature tanto da portarne l'immagine ("A sua immagini li creo'") e che non rimase neutrale di fronte alle sofferenze del suo popolo, ma intervenne nella storia, sia contro Faraone, sia contro quei re di Israele che tradirono il popolo. Io non sono neutrale. Io sto con la povera gente. * Che cosa fareste voi? Alla contestazione della "soluzione guerra" da parte dei pacifisti, agli stessi viene chiesto con evidente tono demagogico quale soluzione alternativa propongono. E la risposta non e' facile. Domenica scorsa, nella chiesa dove sono pastore, trasformando il sermone in un momento di riflessione comune, ci siamo fatti la stessa domanda. Prima ci siamo chiesti se la guerra e' una risposta efficace. La risposta e' stata no. Pur limitandoci alla prima guerra mondiale, di cui alcuni di noi possono avere ancora una memoria storica, abbiamo preso atto che lo stato di guerra nel mondo non e' mai cessato e che nessuna guerra, fino alle ultime in Iraq e nei Balcani, ha mai avuto come conseguenza ne' giustizia ne' pace. Infatti, rieccoci in guerra. La guerra ci sembra una risposta paradossale alla domanda di felicita' da parte del mondo: uccidere per dare felicita'? Ma forse e' un paradosso a cui ci siamo purtroppo abituati e per questo non ci facciamo caso, se non quando veniamo colpiti personalmente. * E le famose prove? Gli Stati Uniti dicono di avere le prove. In verita' non mi servono molto in quanto il coinvolgimento di Bin Laden nell'attentato alle torri sembra chiaro. Quello che non mi e' chiaro e' che mostrare le prove avvantaggerebbe il nemico. Quando mai un Pubblico Ministero. non mostra le prove a carico di un imputato per non avvantaggiarlo nel dibattimento? O c'e' qualcosa da nascondere? O sotto le bombe si sta trattando da entrambi le parti per tenere nascoste le prove compromettenti per entrambi? Perche', in questa emergenza, non si decide che i seimila morti di New York valgono la sospensione del segreto bancario e non si pubblicano anche le composizioni delle piu' grandi societa' - per esempio petrolifere? C'e' qualcosa da nascondere? Qualcuno ha forse qualcosa di cui vergognarsi? Se l'occidente e' la patria della legalita', oltre che della liberta', nessuno dovrebbe temere di rendere pubblico cio' che e' onesto. * Una prima risposta Questa potrebbe essere la prima risposta al "Che cosa fareste voi": sospendiamo il segreto bancario, rendiamo pubblici i nostri bilanci, diamo l'elenco dei soci in affari e vi dimostriamo cosi' che l'occidente e' onesto, che ognuno puo' verificare questa onesta', che nessuno ha qualcosa da nascondere o di cui vergognarsi. Siccome poi si dice sempre che le guerre, anche quelle di religione, o per qualsiasi altro ideale, in realta' nascondono degli interessi molto materiali, e siccome non e' bello che io musulmano faccia la guerra a te cristiano per interessi, o che io cristiano faccia la guerra a te per interessi, e visto che le innumerevoli guerre fatte per interesse non hanno impedito che si facessero altre guerre per interesse, perche' non tentare un'altra strada che tolga di mezzo il mio interesse, privato o collettivo che sia, in modo da rendere la guerra meno interessante? Ed ecco una seconda possibile risposta. Una risposta che personalmente intendo come una esemplificazione - non semplicistica - dell'Evangelo di Gesu', e che voglio far mia il piu' possibile nella prassi quotidiana: smettiamo di fare i nostri interessi, e facciamo gli interessi degli altri. Se io faccio i tuoi interessi, che motivo hai tu di odiarmi e di farmi la guerra? Allo stesso modo, se tu fai i miei interessi, che motivo ho io di odiarti e di farti la guerra? Un mio maestro nella fede mi spiegava che una traduzione del comandamento dell'amore verso il prossimo e' la seguente: "Ama il tuo prossimo perche' e' te stesso". Dunque tutto cio' che farai di bene e per il bene del tuo prossimo e' come se fosse fatto a te. Gli unici a rimetterci nel breve tempo sarebbero i produttori e i venditori di armi, ma sono certo che sapremo aiutarli a riciclarsi in altri lavori. 6. APPELLI. LE DONNE DELL'UDI DI MILANO: VOGLIAMO LA GLOBALIZZAZIONE DELLA PACE [Questo intervento abbiamo ripreso dal sito de "Il paese delle donne" (www.womenews.net)] "Ho paura che i nostri figli crescano in un mondo pieno di odio": questo ha appena detto ai giornalisti una madre del Kazachistan. E questo e' uno dei pericoli piu' grossi ai quali stiamo andando incontro, se avranno attuazione i piani dissennati che alcuni potenti della terra stanno mettendo in atto sul globo, "andando alla guerra". Le stragi negli Usa, provocate da aerei kamikaze, in cui hanno trovato la morte migliaia di persone, costituiscono un gigantesco assassinio. Solo una seria azione civile puo' individuarne non soltanto il o i colpevoli, ma soprattutto i mandanti, e sottoporli a un giusto processo. Non e' una guerra senza quartiere che potra' rendere giustizia: le vicende irachene lo dimostrano ampiamente. E' indispensabile una reale lotta al terrorismo, continua e instancabile. Ma per eliminare il terrorismo e' fondamentale sradicare le ragioni di fondo dei conflitti: occorre una lotta da condurre con la diplomazia, la mediazione, la politica. Rifiutiamo la logica per cui e' sempre indispensabile schierarsi, perche' non vogliamo legittimare nessuno dei contendenti, oltre la contesa stessa. Dichiariamo la nostra estraneita' alle culture speculari che hanno prodotto la tragedia ancora presente, e chissa' per quanto tempo, nei nostri occhi. Cosi' come e' ben presente nei nostri ricordi la storia del XX secolo: fino alla liberazione dal nazismo e dal fascismo piu' di cinquanta milioni di persone sono morte nelle guerre, nei campi di sterminio e per le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. Ma piu' di trenta conflitti sono stati imposti poi in altrettanti Paesi dei diversi continenti dalla tanto scioccamente conclamata "superiorita' civile" dell'Occidente, producendo in tutti coloro che li hanno subiti solo morte, miseria e tanto tanto dolore. La parola deve tornare all'Onu (riformata in senso democratico, cioe' partecipata da tutti i paesi) e a tutte le teste pensanti. Venga dimostrata seriamente la civilta' in cui continuiamo a credere, che esclude ogni atto di violenza. Un appello particolare lo vogliamo fare alle donne, certamente le piu' provate per il sangue versato: non smettiamo di adoperarci affinche' in ogni dove cessi l'uso della forza e delle armi e sia restituito valore alla mente e alla parola. Vogliamo lottare con intelligenza e non con le armi. Vogliamo la globalizzazione della pace. 7. MAESTRE. HANNAH ARENDT: L'UOMO DI BUONA VOLONTA' [Da Hannah Arendt, Il futuro alle spalle, Il Mulino, Bologna 1995, pp. 34-35 e 40] [I protagonisti delle opere di Kafka sono] variazioni d'uno stesso tipo umano la cui unica caratteristica e' quella di concentrarsi fermamente su quanto vi e' di piu' naturale ed umano. La funzione del protagonista e' sempre la stessa: scopre che il mondo e la societa' normali sono in realta' anormali, che i giudizi unanimemente accettati delle persone piu' rispettabili sono sostanzialmente follie, e che le azioni condotte secondo le regole del gioco finiscono per rovinare tutti. Gli eroi di Kafka non sono spinti da convinzioni rivoluzionarie, ma esclusivamente dalla buona volonta' che, quasi inconsapevolmente ed involontariamente, mette a nudo le strutture segrete di questo mondo. (...) E poiche' gli eroi di Kafka non sono persone con cui venga naturale identificarsi, bensi' soltanto dei modelli che sono abbandonati nell'anonimato a dispetto dei loro nomi, ci sembra quasi che ognuno di noi sia chiamato ed esortato con quei nomi. Infatti quest'uomo di buona volonta' puo' essere chiunque ed ognuno, forse persino io e tu. 8. INIZIATIVE. GUIDO POLLICE: 39.000 TONNELLATE DI RISO ITALIANO [Guido Pollice e' presidente nazionale dell'associazione VAS (Verdi Ambiente e Societa'); per contatti: e-mail: vasbiotech at tin.it, sito: www.verdiambienteesocieta.it] Le eccedenze di tre anni di raccolto del riso (39.000 tonnellate in Italia; 7.850 in Spagna; 3.200 in Grecia) sono da oggi all'asta, in una gara riservata agli operatori del settore mangimistico, come obbligatoria applicazione di uno scriteriato Regolamento emanato della Commissione UE. Un Regolamento, il 1940 del 2 ottobre 2001, letteralmente imposto dalla Commissione nonostante la ferma opposizione dei paesi Ue produttori di riso, Italia compresa. Si tratta di stock di riso perfettamente conservato, di qualita' eccelse (ci sono persino partite di pregiatissimo Carnaroli) che in Italia sono stoccate nei magazzini dell'Ente Risi e che, sino al 19 dicembre 2001, le industrie mangimistiche potranno acquistare per mettere all'ingrasso il bestiame. Siamo con cio' di fronte ad uno scandalo di proporzioni bibliche. Basti pensare, infatti, che la sola quantita' di riso stoccato in Italia sarebbe sufficiente a sfamare, per un intero anno, ben 400.000 persone nelle aree sottoalimentate del pianeta e per le quali il riso costituisce la dieta abituale. L'unica concreta possibilita', perche' la Commissione sia indotta a riconsiderare il proprio orientamento, e' che l'asta in corso vada deserta. In questo senso ho sollecitato il presidente dell'associazione degli industriali mangimisti a farsi interprete di una "obiezione di coscienza umanitaria", che induca gli industriali del settore ad astenersi dal presentare offerte d'acquisto. Se cosi' fosse la Commissione non avrebbe altra scelta che destinare l'immenso patrimonio alimentare ai programmi di aiuto gestiti dalla FAO e dalle Organizzazioni non governative. 9. SEGNALAZIONI. OTTAVIO RAIMONDO: LIBRI CONTRO LA GUERRA [Padre Ottavio Raimondo e' direttore della benemerita casa editrice EMI; per contatti: sermis at emi.it] Siamo in guerra, ma solo con i diversi, con i differenti da noi, e se chiudiamo le frontiere siamo al sicuro perche' la guerra e' lontano. E' questo cio' che pensano molte persone. Ma sara' vero che la guerra e' lontano? Dove arrivera' l'onda d'urto dei missili e delle bombe? Che succede oggi e cosa succedera' domani con le popolazioni dei paesi in cui di fatto le operazioni di guerra hanno luogo? Come risposta a queste domande l'EMI ripropone la lettura di "Il buon soldato Mehmet" e di "Disegni di guerra". Per approfondimenti in gruppi suggerisce le videocassette "Ho ucciso", "Transito" e "L'economia del pentagono". Certamente la guerra, ogni guerra, prima di essere una realta' vicina o lontana e', e continuera' ad essere, un'ideologia. Quella che stiamo vivendo e che qualcuno cerca di farci credere che sia un'indolore operazione di anterrorismo, e' la guerra del predominio economico che vuole un pianeta diviso tra chi globalizza e chi e' globalizzato, aumentando i privilegi dei primi e i doveri per i secondi. "La qualita' della vita nel mondo ne e' una conferma documentata con dati aggiornati e inseriti nel contesto di numerosi paesi. Il IV Incontro nazionale dei centri interculturali, svoltosi ad Arezzo l'11 e il 12 ottobre sul tema "Bambini e famiglie tra due culture", al quale ho partecipato, accentuava l'importanza della diversita' come stimolo di crescita. Una delle relatrici, parafrasando il card. Martini, affermava: "La differenza oggi non e' tanto tra chi segue questa o quella religione quanto tra chi pensa e chi non pensa". Chi pensa e lo fa con la propria testa, come i 200 mediatori culturali presenti ad Arezzo, convive con il diverso, lavora per il diverso, si dedica al diverso con tenerezza e speranza. Grazie amiche operatrici e amici operatori culturali che mi avete insegnato che le ideologie producono guerra, l'attenzione alla persona costruisce convivialita'. E grazie per la simpatia con la quale state valorizzando i libri EMI. Grazie a Graziella Favaro, una delle animatrici del Convegno e autrice de "I mediatori linguistici e culturali nella scuola". Grazie ad Alessio Surian autore de "L'educazione interculturale in Europa", alle redattrici di "Orologiaio matto 2002" e alle altre autrici e autori che ho avuto la gioia di salutare. Una convegnista mi faceva notare che, e cito le sue parole, "in un momento nel quale i lontani chiedono di stare vicino, i libri EMI motivano i lettori a restituire a tutti il loro posto e la loro dignita'; a riconoscerli come persone; a cercare la loro integrazione". Questa convinzione era nata in lei dalla lettura di "Per una nuova paideia", un libro che con le sue prospettive educative e' un manuale programmatico alla portata di ogni cittadino disposto a vivere non per un'ideologia, che prima o poi genera guerra, ma per la persona, per ogni persona. 10. LETTURE. BELL HOOKS: ELOGIO DEL MARGINE bell hooks, Elogio del margine, Feltrinelli, Milano 1998, pp. 160, lire 32.000. Una raccolta di saggi della grande pensatrice femminista e antirazzista afroamericana, a cura di Maria Nadotti. 11. LETTURE. SERGIO SOLMI: LETTERATURA E SOCIETA' (OPERE, VOLUME V) Sergio Solmi, Letteratura e societa' (Opere, volume V), Adelphi, Milano 2000, pp. 704, lire 90.000. Un volume stupendo che oltre a riproporre gli indimenticabili Saggi sul fantastico raccoglie testi rarissimi e straordinari di riflessione e di testimonianza civile. Da far acquistare alle biblioteche pubbliche. 12. LETTURE. CLAUDIO TUGNOLI, GIRARD Claudio Tugnoli, Girard, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2001, pp. 272, lire 35.000. Una eccellente monografia su Rene' Girard (il grande pensatore autore de La violenza e il sacro). E' un libro che raccomandiamo vivamente. 13. INCONTRI. OGGi A PALERMO [Riceviamo e diffondiamo] Il gruppo palermitano del Movimento Nonviolento torna a riunirsi venerdi 19 ottobre alle 18.30 in via Re Federico 102, zona Palazzo di Giustizia (la strada che congiunge piazza Stazione Lolli con corso Olivuzza/Finocchiaro Aprile all'altezza dell'UPIM e di Spatafora, tra via Pacini e via Serpotta, di fronte ai Vini di Corleone) bus 106, 108, 110, 118, 122, 124. A fine riunione, chi vuole si intrattiene a cenare insieme. Per informazioni: pxp at interfree.it 14. INCONTRI. IL 22 OTTOBRE A REGGIO EMILIA CON ALBERTO L'ABATE [Riceviamo e diffondiamo] Lunedi 22 ottobre alle ore 21 presso la sala azzurra del Casino dell'Orologio in via Massenet 23, a Reggio Emilia, si terra' un incontro con il professor Alberto l'Abate dell'Universita' di Firenze sul tema: "Esperienze e riflessioni sull'azione diretta nonviolenta". Alberto L'Abate e' docente alla facolta' di Scienze della Formazione dell'universita' di Firenze. E' membro dell'IPRI (Italian Peace Research Institute) e del Comitato scientifico del Movimento Nonviolento. Ha dato vita a numerose azioni nonviolente in Italia ed all'estero, ha promosso campi di formazione alla nonviolenza ed e' autore di numerosi saggi e libri sulla ricerca sociale, sui processi di emarginazione, sulla nonviolenza, sui giovani e la pace. Come ricercatore e programmatore socio-sanitario e' stato anche un esperto dell'ONU, del Consiglio d'Europa e dell'Organizzazione Mondiale della Sanita'. Ha promosso e condotto l'esperienza dell'ambasciata di pace a Pristina, ed e' impegnato nella "Campagna Kossovo per la nonviolenza e la riconciliazione". Tra le opere di Alberto L'Abate segnaliamo almeno Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha, Torino 1985; Consenso, conflitto e mutamento sociale, Angeli, Milano 1990; Prevenire la guerra nel Kossovo, La Meridiana, Molfetta 1997; Kossovo: una guerra annunciata, La Meridiana, Molfetta 1999. L'incontro e' organizzato dall'Associazione Resistenza e Pace. Per contatti: Associazione Resistenza e Pace, c/o Mag 6, via Vittorangeli 7/d, 42100 Reggio Emilia, telefax 0522454832, e-mail: ass-rep at libero.it 15. INCONTRI. BENEDETTA FRARE: IL 25 OTTOBRE A PERUGIA [Da TransFair Italia (transfai at intercity.it) riceviamo e diffondiamo] Save the Children, il piu' grande movimento internazionale per la difesa dei diritti dei bambini, e TransFair Italia, marchio internazionale di garanzia che adotta le condizioni del Commercio Equo e Solidale, promuovono la Conferenza Stampa per la presentazione di "Cioccolatopositivo": una campagna di sensibilizzazione sul legame tra produzione di cioccolata e le condizioni di vita e i diritti dei bambini. Presso la sede della Giunta Regionale dell'Umbria, in Palazzo Donini nella sala Fiume, corso Vannucci 96, Perugia, il 25 ottobre alle ore 12. L'incontro vedra' la presenza dei rappresentati dell'amministrazione del Comune di Perugia. Eurochocolate sta per aprire le porte di Perugia alle grandi e piccole aziende che hanno fatto del cacao, l'oro dei maya, motivo di guadagno e di prestigio. Ma la produzione di questo prodotto, fonte di gioia per il palato e oggetto della passione di milioni di persone, determina in molti casi precarie condizioni di vita di migliaia di individui e la negazione dei diritti dei bambini nei paesi fornitori di cacao. TransFair Italia e Save the Children lanciano una campagna di informazione sul legame tra produzione di cioccolata e le condizioni di vita e i diritti dei bambini. Per maggiori informazioni: Filippo Ungaro, Save the Children Italia, Via Gaeta 19, 00185 Roma, tel. 064740354, cell. 3492117059; o anche: Benedetta Frare, TransFair Italia, Passaggio De Gasperi 3, 35131 Padova, tel. 0498750823, cell. 3488243386. 16. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA MICHELE LUCIANO STRANIERO A WISLAWA SZYMBORSKA * MICHELE LUCIANO STRANIERO Profilo: musicologo ed autore, ricercatore e promotore della cultura popolare, scrittore e poeta, uomo di forte impegno civile. E' scomparso nel dicembre 2000. * BERTHA VON SUTTNER Profilo: appassionata pacifista, Premio Nobel per la Pace nel 1905. Opere di Bertha von Suttner: Giù le armi, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989; Abbasso le armi! Storia di una vita, Centro stampa Cavallermaggiore (Torino) 1996. * ITALO SVEVO Profilo: pseudonimo di Ettore Schmitz, nato a Trieste nel 1861, muore in un incidente automobilistico nel 1928. Scrittore di straordinaria penetrazione psicologica e sociale, non si può leggere la pagina conclusiva della Coscienza di Zeno senza sentire profondo un brivido. Opere di Italo Svevo: fondamentali ovviamente i tre grandi romanzi: Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno, pubblicati da vari editori. Opere su Italo Svevo: fondamentali gli studi di Bruno Maier e di Eugenio Montale; in volume segnaliamo anche almeno i lavori di Giorgio Luti, Italo Svevo, La Nuova Italia, Firenze; di Enrico Ghidetti, Italo Svevo, Editori Riuniti, Roma; di Mario Lavagetto, L'impiegato Schmitz e altri saggi su Svevo, Einaudi, Torino. * PAUL M. SWEEZY Profilo: intellettuale marxista, nato nel 1910, nel 1949 con Leo Huberman ha fondato la "Monthly Review". Opere di Paul M. Sweezy: Il presente come storia, Einaudi; (con Paul Baran), Il capitale monopolistico, Einaudi; La teoria dello sviluppo capitalistico, Boringhieri. Opere su Paul Sweezy: un punto di partenza può essere l'articolo di Joseph Halevi, Il secolo breve di Paul, in "Il manifesto" del 17 aprile 2000, in occasione dei novant'anni di Sweezy. * THOMAS S. SZASZ Profilo: psichiatra e psicoanalista americano, nato a Budapest nel 1920, docente universitario di psichiatria, critico del modello medico della psichiatria, oppositore delle ideologie e delle pratiche autoritarie e repressive. Opere di Thomas S. Szasz: segnaliamo almeno Il mito della malattia mentale, Il Saggiatore, Milano; I manipolatori della pazzia, Feltrinelli, Milano; L'etica della psicoanalisi, Armando, Roma; Disumanizzazione dell'uomo, Feltrinelli, Milano; Il mito della droga, Feltrinelli, Milano. Suoi interventi sono anche in Franca e Franco Basaglia (a cura di), Crimini di pace, Einaudi, Torino; Laura Forti (a cura di), L' altra pazzia, Feltrinelli, Milano; Luigi Onnis e Giuditta Lo Russo, La ragione degli altri, Savelli, Roma. * WISLAWA SZYMBORSKA Profilo: poetessa polacca, ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura nel 1996. Opere di Wislawa Szymborska: per un primo incontro: 25 poesie, Mondadori, Milano 1998. 17. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 18. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 262 del 19 ottobre 2001
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