(AI)Veglia per la pace del 13/10: le parole del vescovo di Assisi



"Respingiamo con fermezza ogni forma di strumentalizzazione della religione. Parlare di guerre sante, definire martiri di Dio povere creature disperate o manipolate che si uccidono o vanno ad uccidere altre persone, significa offendere gravemente Dio, che è Padre di tutti". Il vescovo di Assisi e presidente della Conferenza episcopale umbra Sergio Goretti ha presieduto la veglia di preghiera per la pace tenutasi in cattedrale a Perugia sabato 13 ottobre. Una veglia che ha raccolto i pacifisti cattolici presenti a Perugia per partecipare l'indomani alla Marcia, i giovani delle associazioni cattoliche e anche molti abitanti del luogo. Promossa dalla Ceu, alla veglia hanno preso parte gli otto vescovi della chiesa umbra, il neoresponsabile della Pastorale giovanile nazionale don Paolo Giulietti e mons. Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme. Ha animato la banda musicale degli scout, che da banda a tempo determinato costituitasi per il Giubileo si è trasformata in un gruppo più duraturo, che continua a incontrarsi e a suonare in varie occasioni.
Di seguito riportiamo l'intervento del vescovo di Assisi alla veglia.

"Ognuno di noi conosce già i motivi che hanno spinto i vescovi di questa Regione a indire questa veglia di preghiera per la pace. Chiediamo a Dio il dono dello Spirito Santo perché illumini le nostre coscienze e ispiri la nostra azione. 1. Intendiamo offrire preghiere di suffragio per tutte le vittime innocenti degli attentati, da quelli recenti e spaventosi avvenuti negli Stati Uniti d'America a quelli verificatisi in altre parti del mondo, e invochiamo che al loro sangue non si aggiunga altro sangue innocente. E' già troppo quello versato! Invochiamo da Dio il conforto per gli orfani e per le famiglie colpite da così incredibili e assurdi lutti. Preghiamo, in particolare, che Dio illumini e doni saggezza ai capi dei popoli e delle organizzazioni internazionali, perché, nel perseguire i criminali e i loro mandanti - il terrorismo e la violenza non possono essere in alcun modo tollerati - non si lascino coinvolgere nella spirale della vendetta, foriera di ulteriori guai per l'umanità. 2. Ciò che è avvenuto in quest'ultimo mese - pochi istanti ci hanno svegliato come da un letargo e ci hanno posto davanti una realtà del tutto diversa - ci deve indurre a una profonda riflessione e anche a una radicale revisione di vita. Come credenti in Dio respingiamo con fermezza ogni forma di strumentalizzazione della religione. Parlare di guerre sante, definire martiri di Dio povere creature disperate o manipolate che si uccidono o vanno ad uccidere altre persone, significa offendere gravemente Dio, che è Padre di tutti. La vera fede ci porta al dialogo, all'amore e a guardare ad ogni creatura umana con rispetto e comprensione. Dio vuole la vita, non la morte. Cristo ci ha insegnato a perdonare sempre e ad amare anche i nemici. Il Papa ha detto che è lontano da Dio e non lo può minimamente comprendere chi semina discordia e ama la violenza. Occorre interrogarsi seriamente sulle radici, anche remote, di questa ondata di odio, che ha già macchiato questo inizio di millennio e ha alimentato un fondamentalismo violento e terribilmente pericoloso. Troppa parte dell'umanità vive nella più squallida miseria, priva del pane, del lavoro, della casa, dell'istruzione e dell'assistenza sanitaria, mentre la parte più fortunata del mondo finora si è limitata a far cadere qualche briciola dalla sua ricca mensa, cullandosi nella sua ostentata prosperità, priva talvolta anche di precisi valori morali e spirituali. Troppe altre guerre sono da tempo ignorate. La questione palestinese che, a giudizio di molti, è la causa principale dell'attuale situazione, va risolta senza ulteriori indugi. Se Israele ha diritto ad avere un suo stato, analogo diritto va riconosciuto anche ai palestinesi. Saluto con particolare affetto mons. Michel Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme, e gli assicuro la stima e la vicinanza di tutte le comunità cristiane dell'Umbria. Vogliamo la pace, senza la quale non è possibile vivere. Tuttavia, non possiamo limitarci a proclamarla, occorre farla. Le otto chiese particolari dell'Umbria, senza far rumore, nella loro povertà, sono tutte impegnate da tempo nella realizzazione di opere sociali nelle parti più povere del mondo. La pace si costruisce in questo modo. Occorrono più fatti. Auspico vivamente che le sofferenze e le preoccupazioni di questi giorni diventino occasione di purificazione e di revisione, personale e collettiva. E' possibile costruire un mondo diverso, dove lo sviluppo e la giustizia camminino insieme. E' la speranza che questa sera affidiamo alla preghiera e sulla quale invochiamo la materna protezione della Madonna.

Sergio Goretti
vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino
presidente Conferenza Episcopale Umbra

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