La trappola



Scrivo venerdì 12 settembre alle 12 di mattina. Scrivo mentre perfino
Repubblica, senza né se né ma, racconta di 160 contadini afgani assassinati
da una bomba intelligente alla disperata ricerca di qualcosa da distruggere.

Scrivo per segnalare, se qualcuno non l'avesse capito, la trappola tesa al
movimento per una globalizzazione solidale e contro la guerra, con la
partecipazione alla marcia Perugia-Assisi da parte dei líder politici
dell'U livo che hanno appena votato a favore della guerra stessa.

Uno dei dibattiti più difficili dei nostri giorni è quello su cosa vada
considerato violenza e come trattarlo.

Da una parte consideriamo violenza le misure dell'FMI che affamano
centinaia di milioni di persone in nome del neoliberismo e violenza la
produzione di armi in nome del profitto.

Dall'altra viene oramai considerato violenza perfino il dissenso stesso. E
l'eccesso verbale viene considerato alla stregua di un atto terroristico. E
se ci si permette di dire che è cinico e intollerabile un mondo dove dopo
l'11 settembre il titolo della Raytheon, che produce i missili Tomahawk, ha
guadagnato il 41%, si viene guardati come ingenui o sovversivi. Se e come
la morte dei 160 contadini afgani, come prima ancora di migliaia di
cittadini serbi, sia utile a sconfiggere il feroce terrorismo che ha
colpito Nuova York, sta a Rutelli, Dini e D'Alema spiegarlo.

Umilmente spero non risponda a una logica interna al mondo politico ed all'
"o con noi o contro di noi" lanciato da Bush, che ben poco spazio lascia né
al libero arbitrio né alla lotta al terrorismo appaltata ai bombardie ri ed
ai missili intelligenti.

Avendo scelto di appoggiare i bombardamenti, i líder dell'Ulivo, marceranno
ad Assisi nonostante la "Tavola della Pace" sia stata fin troppo chiara:
	 	"La decisione americana di effettuare un attacco armato
contro lo Stato dell'Afghanistan, a seguito degli attentati subiti lo
scorso 11 settembre, è sbagliata, illegale e pericolosa". La mia vecchia
nonna diceva che "chi va a nozze e non è invitato o è matto o è ubriaco".
Ed allora, se i líder dell'Ulivo non considerano i bombardamenti né
sbagliati né illegali e forse neanche pericolosi, perché vanno a d Assisi?
Il mio timore è che sia una cinica giocata politica tutta interna alla
stessa logica con la quale i DS si sono dissociati dai 300.000 di Genova,
lasciandoci in balia dei violenti, polizia e black bloc. E che vada
ricondot ta all'interno del peloso uso che si fa sul dibattito sulla
violenza, e su cosa venga considerato violenza. Personalmente, se
incontrassi D'Alema, continuerei a ricordargli come impose al paese, senza
alcun voto parlamentare, la trasformazione della NATO da alleanza difensiva
ad offensiva dopo aver partecipato nel gennaio del 1 999, a Washington,
alla messa cantata del cinquantenario. E vorrei che mi spiegasse che
differenza c'è tra il suo e il viaggio di De Gasperi che pose fine ai
governi del CLN o che differenza ci fu tra il dibattito democra tico che
sancì nel 1949 l'ingresso dell'Italia nell'Alleanza ed il non dibattito di
mezzo secolo dopo. Personalmente, e sarebbe interessante dialogarne
civilmente. Ma andiamo ad Assisi tutti un po' nervosi. Chi solo dall'11
settembre, chi solo dai bombardamenti, la maggioranza da entrambe le cose.
Non è possibile escludere che gli animi surriscaldati dal partecipare
dell'Italia alla terza guerra in dieci anni (solo Mussolini fece di meglio)
e la lettura della presenza di Rutelli e i suoi come una provocazione contr
o la "Tavola della Pace" e i motivi della convocazione alla marcia, possano
cadere nella trappola. Non so qual'è l'idea di violenza dell'onorevole
Fassino e cosa è disposto a sopportare domenica prima di iniziare a
strillare e sentirsi vittima come - o più? - dei 160 contadini afgani.
Qualche fischio? Qualche sonora bordata? Qualche insulto? Un robusto e
continuato lancio di slogan? Il rifiuto a marciare insieme tra favorevoli e
contrari alla guerra? Spero vivamente nulla di più. Ma spero ancora di più
- e mi permetto di essere pessimista - che anche la più flebile delle
contestazioni non sia la scusa per distinguere ed isolare una volta di più
il GSF ed il movimento antagonista, bollandolo come i ntollerante, come se
non fossero stati gli stessi resti dell'Ulivo a mettersi fuori dalla marcia
appoggiando i bombardamenti, come inequivocabilmente afferma la stessa
"Tavola della pace", pur non potendo chiedere un'ades ione scritta e non
volendo - giustamente - escludere nessuno a priori. Spero tanto che si
tenga i nervi saldi ma mi sa tanto che la sentenza è già scritta. Siamo
quella sinistra che sta con i talebani e che fischiando Lamberdo Dini ne è
altrettanto violenta. Non ha fatto un parallelismo simile il Cavalier
Berlusconi? Niente che spartire con quella sinistra che responsabilmente
sta dalla parte dei B52, ed è così ecumenica da partecipare pur non
condividendo nulla di quanto scrive la "Tavola della Pace" e così buonista
da farsi oggetto di qualche violentissimo fischio e qualche volgarissimo
pernacchio.

Gennaro Carotenuto

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	Gennaro Carotenuto

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