La nonviolenza e' in cammino. 256



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 256 del 12 ottobre 2001

Sommario di questo numero:
1. Mao Valpiana, mai piu' eserciti e guerre
2. Pasquale Pugliese, per i gruppi di azione nonviolenta
3. Davide Caforio, digiuno per la pace
4. La rete della marcia mondiale delle donne alla Perugia-Assisi
5. Greg Nees, al Presidente Bush
6. Donne in nero, partiamo per il Pakistan
7. Peppe Sini, ora tutti alla Perugia-Assisi
8. Severino Vardacampi, per lo sciopero generale
9. Giobbe Santabarbara, una nota su alcuni documenti sindacali
10. Alcuni lavoratori bresciani, per uno sciopero umanitario
11. Uil Trasporti del Trentino: no al terrorismo, no alla guerra
12. Rappresentanze sindacali di base: no alla guerra, no alla finanziaria di
guerra
13. Slai Cobas: contro questa e ogni altra guerra
14. Coordinamento Cobas Inpdap: la risposta e' la pace
15. Letture: Ernesto de Martino, Naturalismo e storicismo nell'etnologia
16. Letture: Tommaso Greco, Norberto Bobbio
17. Letture: Vincenzo Ruggiero, Delitti dei deboli e dei potenti
18. Marcella Delle Donne: un'osservazione sul razzismo
19. Per studiare la globalizzazione: da Jon Sobrino a Wolfgang Sofsky
20. La "Carta" del Movimento Nonviolento
21. Per saperne di piu'

1. UNA PROPOSTA. MAO VALPIANA: MAI PIU' ESERCITI E GUERRE
[Mao Valpiana e' il direttore del mensile "Azione nonviolenta" fondato da
Aldo Capitini. Per contatti: azionenonviolenta at sis.it]
Cari amici,
il Movimento Nonviolento, promotore insieme al MIR della Marcia nonviolenta
Perugia-Assisi del 2000, pur non avendo aderito formalmente (non potendo
avallare un pacifismo generico) ritiene utile partecipare attivamente e
positivamente alla Marcia Perugia-Assisi del prossimo 14 ottobre (per
l'opportunita' di venire a contatto con tanta gente ben disposta).
Alcuni giorni fa abbiamo avuto un incontro con i responsabili della Tavola
della Pace ed abbiamo concordato che la nostra partecipazione avverra'
dietro lo striscione "Mai piu' eserciti e guerre", per dare continuits' e
visibilita' alla nostra iniziativa nonviolenta di un anno fa. Inoltre, con
altre associazioni nonviolente, terremo dei tavoli a Santa Maria degli
Angeli (di fronte a dove l'anno scorso c'era il palco), per una sosta
tematica sulla nonviolenza.
Chiediamo a tutti voi di unirvi dietro lo striscione "Mai piu' eserciti e
guerre" per sostenere con forza il cammino e rinnovare i sei impegni per la
nonviolenza contenuti nel manifesto dei premi Nobel per la Pace, che erano
alla base del documento comune del 2000:
"... Riconoscendo la mia parte di responsabilita' per il futuro
dell'umanita', specialmente per i bambini di oggi e per quelli delle future
generazioni, io mi impegno - nella mia vita quotidiana, nella mia famiglia,
nel mio lavoro, nella mia comunita', nella mia nazione e nella mia regione -
a:
1) rispettare la vita e la dignita' di ogni persona senza discriminazione o
pregiudizio;
2) praticare attivamente la nonviolenza, ripudiando la violenza in tutte le
sue forme: fisica, sessuale, psicologica, economica e sociale, in
particolare verso i piu' poveri e vulnerabili come i bambini e gli
adolescenti;
3) condividere il mio tempo e le mie risorse materiali in uno spirito di
generosita' per porre un termine all'esclusione, all'ingiustizia e
all'oppressione economica;
4) difendere la liberta' di espressione e la diversita' culturale, dando
sempre la preferenza al dialogo e all'ascolto piuttosto che al fanatismo,
alla menzogna e al rifiuto dell'altro;
5) promuovere un comportamento nel consumo che sia responsabile e uno
sviluppo di pratiche che rispettino tutte le forme di vita e preservino
l'equilibrio naturale nel pianeta;
6) contribuire allo sviluppo della mia comunita', con la piena
partecipazione delle donne e il rispetto dei principi democratici, al fine
di creare insieme nuove forme di solidarieta'".
Dunque, l'appuntamento e' ai giardini del Frontone alle ore 9, per
posizionarsi dietro lo striscione "Mai piu' eserciti e guerre", e alle ore
13 nello spiazzo di Santa Maria degli Angeli ai banchetti del Movimento
Nonviolento, MIR, "Azione Nonviolenta", Associazione Amici di Aldo Capitini,
ecc.
Arrivederci alla Marcia.

2. UNA PROPOSTA. PASQUALE PUGLIESE: PER I GRUPPI DI AZIONE NONVIOLENTA
[Pasquale Pugliese e' impegnato nel Movimento Nonviolento e nella Rete di
Lilliput. Per contatti: puglipas at interfree.it]
Cari amici,
apprendo con grande interesse che anche alcuni Gruppi di Affinita' hanno
deciso di assumere il nome di Gruppi di Azione Nonviolenta.
Apprezzo molto questa scelta perche' la formula evoca il primo G.A.N. che
all'inizio degli anni '60, con il consenso di Aldo Capitini e la guida di
Pietro Pinna, fu all'origine tanto del futuro Movimento Nonviolento quanto
delle prime azioni dirette nonviolente sperimentate in Italia (come si puo'
leggere nel volume "Nonviolenza in cammino. Storia del Movimento Nonviolento
dal 1962 al 1992", Edizioni del Movimento Nonviolento).
Quando, subito dopo le giornate ("la trappola", dicemmo) di Genova,
invitammo i nodi della Rete Lilliput a cambiare strategia e costituire un
G.A.N. in ogno nodo per "strutturare una modalita' d'azione nuova,
nonviolenta, lillipuziana, reticolare", non osavamo sperare che, in cosi'
poco tempo, questa proposta ricevesse una serie di conferme e prendesse
corpo in importanti pronunciamenti.
In un documento congiunto rivolto alle assemblee dei nodi Lilliput, MIR e
Movimento Nonviolento scrivono:
"Noi crediamo sia giunto il tempo nel quale la Rete di Lilliput, che ha gia'
fatto propria la scelta della nonviolenza nei suoi documenti ufficiali, si
avvii realmente verso l'acquisizione di questo metodo di azione politica
nella sua interezza e specificita'.
A tal fine, credendo di interpretare il sentire dei molti che -
dall'assemblea fondativa di Marina di Massa all'esperienza dei gruppi di
affinita' per Genova ai percorsi di autoformazione di alcuni nodi locali -
ritengono di vitale importanza avviarsi sulla strada della nonviolenza,
nella sua complessita' di riferimenti ideali, di principi strategici e
tattici e, infine, di tecniche e stili, il MIR ed il Movimento Nonviolento
propongono alla Rete Lilliput di intraprendere il seguente percorso di
avvicinamento:
- organizzare una Conferenza nazionale sul tema "Rete di Lilliput e
strategia nonviolenta" - invitando i maggiori esperti nazionali ed
internazionali della trasformazione nonviolenta dei conflitti sociali - che
sia il momento, forte e chiaro, di assunzione della nonviolenza da parte
della Rete, di definizione delle linee guida della sua strategia nonviolenta
e di avvio della conseguente formazione dei gruppi;
- costituire un gruppo di lavoro nazionale sulla nonviolenza - in analogia a
quello gia' operativo sull'"impronta ecologica" - che definisca gli elementi
fondamentali di un percorso di formazione teorico-pratico; sondi e coordini
le disponibilita' dei formatori presenti sui vari territori, contattando le
realta' gia' esistenti - dai movimenti nonviolenti alla "rete di formazione
alla nonviolenza" ai vari gruppi di formazione locali ed attivi - mettendoli
in contatto con i nodi locali; acquisisca informazioni e stabilisca
relazioni con esperienze di lotte nonviolente diffuse nel mondo;
- all'interno dei nodi locali (o di due o tre piccoli nodi limitrofi) si
creino tra i lillipuziani dei "gruppi di azione nonviolenta" che svolgano
una seria ed approfondita formazione teorico-pratica sul metodo e si
preparino alla conduzione di campagne autenticamente nonviolente.
Naturalmente MIR e Movimento Nonviolento ribadiscono la propria
disponibilita' a collaborare su questo percorso - per quanto e' nelle loro
modeste possibilita' - in termini di competenze, documentazione, strumenti
di formazione e informazione, sia sul piano nazionale che locale".
La Rete Lilliput di Reggio Emilia, a sua volta, scrive:
"abbiamo deciso di creare all'interno del nostro nodo un GAN, gruppo di
azione nonviolenta.
Cio' significa che un gruppo di lillipuziani si e' impegnato a continuare
nella formazione personale e politica sulla teoria e la pratica della
nonviolenza per giungere con i tempi che essi riterranno necessari - senza
pressioni date da avvenimenti esterni di carattere internazionale - a
costituire un gruppo capace di praticare azioni dirette nonviolente.
Quello dei GAN ci sembra un percorso che, se fatto proprio da molti nodi
locali con persuasione, preparazione e organizzazione, potrebbe contribuire
a portare efficacemente le nostre tematiche sui nostri territori (magari
attraverso azioni concordate e simultanee, e dunque nazionali anche se non
concentrate), consentendoci di comunicare in maniera inedita e non
superficiale con i nostri concittadini.
Questa sperimentazione potrebbe, inoltre, favorire - almeno per quanto e'
nelle possibilita' della Rete di Lilliput - l'interruzione della spirale di
confronto violento con tutte le polizie del pianeta nel quale sta
avvitandosi il "movimento dei movimenti", ed avviare una strategia nuova e
spiazzante - tanto rispetto agli apparati repressivi abituati a confrontarsi
con le manifestazioni di massa, quanto rispetto alle persone che conoscono
il nostro impegno e lavoro locale quodidiano - con caratteristiche
nonviolente, lillipuziane, reticolari.
Non ci chiamiamo forse Rete di Lilliput?".
L'assemblea macro-regionale dei nodi Lilliput del centro Italia, svoltasi a
Faenza, decide (dalla bozza di verbale, non ancora ufficiale):
"Un momento di qualificazione del lavoro della Rete, che ha riscontrato il
consenso di tutti, e' quello della formazione di uno specifico "gruppo di
lavoro tematico" della Rete sulle strategie nonviolente di cambiamento, il
cui compito dovrebbe essere quello di:
1. delineare una strategia nonviolenta per Rete Lilliput;
2. approfondire il metodo della nonviolenza attraverso gli studi e le
sperimentazioni nazionali e internazionali;
3. promuovere la formazione dei lillipuziani alla teoria e pratica della
nonviolenza;
4. promuovere la costituzione di gruppi di azione nonviolenta territoriale
presso i Nodi Lilliput".
Infine, poiche' anche i gruppi di affinita' hanno fatto una scelta analoga,
direi che ci sono abbastanza energie - con la necessaria chiarezza di
posizioni e prospettive - per avviare questo esperimento.
A questo punto, il luogo di partecipazione, confronto, elaborazione ed
iniziativa piu' idoneo per la convergenza dei vari input alla costituzione
dei GAN  e', a mio avviso, proprio il "gruppo di lavoro tematico" nazionale
sulla nonviolenza che abbiamo proposto a Faenza e riproporremo all'assemblea
nazionale dei nodi Lilliput.
Sarebbe cosa utile che si costituisse effettivamente e che non mancasse
l'apporto di tutti gli amici della nonviolenza impegnati per la costituzione
dei GAN.
Buon lavoro a tutti.

3. INIZIATIVE. DAVIDE CAFORIO: DIGIUNO PER LA PACE
[A Davide Caforio esprimiamo la nostra solidarieta'. Per contatti:
d.caforio at po-net.prato.it]
Oggi digiunero' per tutto il giorno; le motivazioni sono nel messaggio che
ho inviato ai rappresentanti delle istituzioni e agli organi di
informazione, che allego.
Egregio Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio, Onorevole,
Le scrivo per comunicarle la mia decisione, visto il precipitare della crisi
internazionale, di intraprendere un giorno di digiuno.
Digiuno per esprimere il mio dolore per le vittime della guerra e la mia
solidarieta' con i bambini, gli anziani, le donne e gli uomini costretti ad
abbandonare le loro case e a vagare in cerca di un riparo dai bombardamenti
e dai combattimenti.
Digiuno per invitarla a riflettere sulle conseguenze di un attacco che viola
le leggi e la Costituzione della Repubblica ed i trattati internazionali;
che indebolisce ulteriormente quelle istituzioni quali le Nazioni Unite ed
il Tribunale Penale Internazionale che sole dovrebbero autorizzare azioni di
polizia internazionale; che rischia di aggravare anziche' debellare la piaga
del terrorismo e la spirale di odio e di risentimento che ne costituisce il
terreno di coltura; attacco ancora piu' insensato e foriero di maggiori
sciagure se dovesse rivelarsi motivato, anziche' dalla lotta al terrorismo,
da non dichiarati interessi di egemonia su una regione notoriamente
strategica per le sue risorse naturali e per la sua posizione geografica.
Digiuno per rafforzare la mia volonta' di non contribuire a questa guerra
rifiutando l'appoggio morale, politico ed economico alle istituzioni
pubbliche e private che la sostengono, continuando invece a lavorare per il
dialogo e la cooperazione tra i popoli e per promuovere una piu' equa
distribuzione delle risorse e stili di vita socialmente ed ambientalmente
compatibili.
Digiuno per esprimerle la fermezza delle mie intenzioni e per prepararmi ai
sacrifici che dovessero rendersi necessari per salvaguardare la vita e la
dignita' di esseri umani innocenti.

4. INIZIATIVE. LA RETE DELLA MARCIA MONDIALE DELLE DONNE ALLA PERUGIA-ASSISI
[Riceviamo, e diffondiamo, da "Il paese delle donne", e-mail: pdd at isinet.it]
La rete della marcia mondiale delle donne, alcune associazioni e singole,
riunite ieri in assemblea presso la casa internazionale delle donne di Roma,
per affermare con forza il proprio no alla guerra, hanno deciso di
partecipare alla Marcia Perugia-Assisi pur non condividendo del tutto la
piattaforma con cui essa e' stata indetta.
Per ribadire la propria determinazione a mettere fuori la guerra dalla
storia, l'assemblea ha deciso quindi di non seguire il percorso tradizionale
della Marcia, fino alla Rocca, bensi' di uscire dal corteo per confluire
nella piazza tematica a S. Maria degli Angeli.
L'assemblea vuole in questo modo esprimere, anzitutto, solidarieta' alle
donne e alla popolazione afghana, vittime dei talebani e dell'integralismo
e, ora, dei bombardamenti dell'alleanza atlantica.
L'Assemblea ritiene che il disarmo, la nonviolenza e il dialogo, siano gli
unici strumenti capaci di scongiurare il deflagrare delle guerre, cosi' come
l'adozione di politiche di giustizia e rispetto dei diritti al cibo,
all'acqua, alla terra, alla vita sono il solo mezzo capace di sconfiggere il
terrorismo privandolo del terreno in cui esso affonda le proprie radici.
*
Ricordiamo gli appuntamenti per coloro che volessero unirsi allo spezzone di
corteo delle donne: per chi parte da Perugia ore 8.20 Giardini del Frontone;
per tutte le altre Ponte S. Giovanni verso le 9. Invitiamo tutte a portare
con se' un fazzoletto bianco.
*
L'assemblea della rete della marcia mondiale delle donne, le associazioni e
le singole, si e' data appuntamento per mercoledi' 24 ottobre alle ore 18
presso la Casa internazionale delle donne. Coloro che fossero interessate a
venire e vogliano proporre temi di discussione possono farlo prendendo
contatto con: Francesca Pesce, francesca.pesce at flashnet.it; Nadia Cervoni,
giraffan at tiscalinet.it, Cristina Papa, pdd at isinet.it

5. UNA LETTERA APERTA. GREG NEES, AL PRESIDENTE BUSH
[Greg Nees e' un ex-sergente dei marines; questa lettera, scritta il 13
settembre, e' apparsa come inserzione (pagata con le donazioni raccolte
dall'organizzazione Veterans for Peace) sul "New York Times" di martedi 9
ottobre]
Caro signor Presidente,
sono un ex-sergente dei marines che ha servito bene il suo paese ed e' stato
congedato con onore nel 1970. Non ho mai scritto una lettera del genere e
spero che in qualche modo riuscira' ad arrivarle attraverso i filtri
burocratici.
Come ogni altro americano, sono sconvolto dalla morte e dalla distruzione di
cui siamo stati testimoni l'11 settembre. Abbiamo subito un attacco orribile
e troppi di noi hanno sofferto e sono morti.
Rattristato e disgustato dalla carneficina, so che anche lei sta soffrendo
con le vittime e le loro famiglie. Posso sentire la sua rabbia e la sua
frustrazione come il suo desiderio di una rappresaglia attiva. Lo capisco
bene. E' una reazione naturale e giustificabile a un tale odioso atto
criminale.
Tuttavia vorrei consigliarle di procedere con cautela. Un errore da parte
nostra potrebbe allargare facilmente la spirale della violenza.
Signor Presidente,
lei ha oggi una opportunita' storica per dimostrare che gli Stati Uniti sono
piu' che una potenza economica e militare da temere. Puo' mostrare al mondo
che gli Stati Uniti sono anche un paese civilizzato nel quale si puo' aver
fiducia perche' segue la legge, guidato dalla saggezza e dalla compassione.
Le chiedo di usare tutti i mezzi legali a sua disposizione per scoprire chi
ha perpetrato questo crimine orribile e per assicurarli alla giustizia di
fronte al tribunale appropriato. Che trovino davvero la giustizia che il
mondo attende e di cui ha bisogno.
Ma la prego: non lasci che una sola vita innocente - americana, israeliana,
palestinese, afghana o altra - vada perduta.
Troppo spesso le nostre armi hanno spezzato vite innocenti. L'eufemismo
militare e' "danni collaterali", ma in realta' si tratta di omicidio.
Quale diritto possiamo rivendicare che ci consenta di spezzare altre vite
innocenti? Non e' anche questa una forma di terrorismo? Dobbiamo abbassarci
al livello di quelli che hanno fatto l'attacco al World Trade Center o
dobbiamo restare in piedi?
Lei ha scelto di descrivere questo come un atto di malvagita'. Ho paura che
l'uso di un tale linguaggio infiammera' solo la situazione e provochera' una
mentalita' da linciaggio.
Cio' di cui abbiamo bisogno e' compassione e mente fredda per raggiungere i
nostri veri obiettivi: pace, prosperita' e democrazia per tutti i popoli.
Ci guidi, signor Presidente, con dignita' e saggezza. Non assecondi le parti
primitive del nostro essere. Mostri al mondo che lei e' un leader con la
forza e il coraggio per cercare la comprensione e il ripristino della
giustizia, come ha fatto Nelson Mandela in Sudafrica.
Piuttosto che caratterizzare l'attacco come un atto di malvagita', io lo
vedo come un terribile ultimo atto da parte di persone che credevano di non
avere altro modo per farsi sentire. E' decisivo che noi non solo vediamo la
loro volonta' di usare una violenza atroce, ma che riconosciamo la
disperazione che li ha spinti a sacrificare altri e se stessi.
Come ex-marine, so cosa significa essere disposti a sacrificare la propria
vita per una causa in cui si crede veramente. Mentre vedo queste persone
come deviate in modo orribile, piene di odio e disperate, non credo che
siano codarde o malvagie.
Se loro si considerano come Davide che combatte contro Golia per distruggere
il suo modo di vivere, certamente non dobbiamo essere d'accordo. Ma dobbiamo
capirli se speriamo di raggiungere una pace duratura e di evitare un mondo
chiuso e privo dei diritti e delle liberta' che ci stanno a cuore.
Alcuni mesi fa, abbiamo visto sulle riviste alcune fotografie di un bambino
palestinese ripiegato fra le braccia del padre. Finito, innocente, in mezzo
a un conflitto a fuoco, il bimbo e' morto ferito dalle pallottole e il padre
non si e' potuto muovere per salvarlo.
Essendo lei stesso un padre, puo' immaginare l'angoscia, mentre, inchiodato
e impotente, sentiva la vita sfuggire dal figlio?
Queste immagini e sensazioni insopportabili spingono le persone ai gesti
disperati di cui siamo stati testimoni l'11 settembre a New York e a
Washington.
Questo momento di crisi profonda e' anche un momento di immensa
opportunita'.
La prego di spingere il nostro mondo lontano dalla violenza e dalla
sofferenza e verso la pace, la liberta' e il benessere per tutti.
Che le voci della disperazione vengano ascoltate. Che i responsabili
compaiano davanti a un tribunale. Mostriamo loro che crediamo davvero in una
giustizia per tutti.
Non commettiamo l'errore che abbiamo fatto di recente a Durban, ma piuttosto
portiamo tutte le voci intorno al tavolo, anche se urlano e dicono cose che
non vogliamo sentire.
Siamo davvero una superpotenza, troppo abituata a parlare e che si aspetta
che gli altri ascoltino. Mostriamo al mondo che siamo anche abbastanza forti
da imparare ad ascoltare.
Prego perche' lei non attacchi precipitosamente con la violenza. Che Dio
possa darle la saggezza di trovare l'opportunita' per la pace che c'e' in
questa orribile tragedia.
Spero che gli storici guarderanno indietro e applaudiranno una grandezza di
spirito e un modo di ragionare a mente fredda che ha portato il nostro mondo
globalizzato piu' vicino alla giustizia e alla democrazia per tutti.

6. INIZIATIVE. DONNE IN NERO: PARTIAMO PER IL PAKISTAN
[Rceviamo da Luisa Morgantini e diffondiamo. Per contatti con Luisa:
lmorgantini at europarl.eu.int. Per contatti con le Donne in Nero: tel.
3483921465, 0669950217, fax 0669950200. Per prendere parte all'iniziativa si
puo' contattare Cristina Cattafesta, Donna in nero di Milano, che si
occupera' di alcune questioni organizzative, informazioni, visti,
prenotazione viaggio, etc. e-mail: cristina.cattafesta at telecomitalia.it,
tel. 022890995, 3336868938]
Partiamo per il Pakistan per intrecciare i fili della tenerezza e della
solidarieta' con le donne afghane.
Adesso il mondo impazzito di dolore e di paura si butta nella folle
avventura della guerra. Incapaci di identificare e assicurare alla giustizia
i responsabili della strage di New York, gli uomini piu' potenti del pianeta
decidono di sparare nel mucchio, di schiacciare una parte del mondo nella
speranza che, nel bagno di sangue, anche i terroristi rimangano uccisi. Ci
dicono che solo la guerra potra' cancellare la violenza terrorista dalla
storia, ma noi sappiamo, che in ogni guerra e' la povera gente a pagare il
prezzo piu' alto, e che violenza porta nuova violenza.
Da molti anni diciamo che la guerra non puo' essere considerata un mezzo per
raggiungere un fine, perche' e' la fine di tutti i mezzi e di tutti i fini,
l'abdicazione della ragione, il crollo della civilta'. Sappiamo e diciamo
che per fare la pace bisogna preparare la pace, sradicare la poverta' e le
ingiustizie.
Due anni fa abbiamo conosciuto le donne che, in Afghanistan, lavoravano per
costruire una possibilita' di vita migliore per donne e bambini del loro
paese schiacciato dall'oppressione integralista dei talebani. Minute nel
corpo ma tremendamente forti nella volonta', le nostre amiche organizzano
scuole clandestine in una situazione in cui si puo' morire lapidate per aver
mostrato in pubblico un pezzetto di pelle.
Noi donne in nero, ci siamo fatte portavoce del loro grido di dolore,
abbiamo lavorato e lottato insieme a loro, e le abbiamo invitate in Italia
perche' tutti sapessero cosa stava succedendo laggiu'. Speravamo di poterle
accompagnare nel cammino verso una vita migliore, e invece, ora, si abbatte
anche su di  di loro la furia cieca della vendetta internazionale. A decine
di migliaia i profughi afghani si riversano nei paesi vicini e trovano le
frontiere chiuse; quando riescono a passare vengono lasciati morire di
stenti e di malattie invece che di bombe.
E la prima vittima della nuova guerra, come sempre, e' la speranza.
Noi donne in nero, continuiamo testarde a tenere aperte strisce di futuro e
di speranza, a costruire ponti di pace e di relazioni cosi' come  abbiamo
fatto e continuiamo a fare con le donne di Palestina, Israele, Serbia,
Bosnia, Kossovo e altri "luoghi difficili" di conflitto e di dolore;
vogliamo essere fisicamente vicine alle nostre sorelle afghane in questo
momento di grande pericolo. Vogliamo condividere la paura e le sofferenze di
un popolo che non ha alcuna colpa nella strage dell'11 settembre, che non
occulta terroristi e non finanzia massacri, che paga il prezzo piu' alto per
l'oppressione dei talebani.
Per questo andremo in Pakistan dal 30 Ottobre al 6 Novembre con una prima
delegazione di donne; abbiamo chiesto a donne parlamentari, a giornaliste e
alle donne che in questi anni hanno lavorato con le donne afghane di venire
con noi. Le nostre amiche ci stanno aspettando, con noi ci saranno anche
delegazioni dalla Spagna, dalla Francia e dagli Stati Uniti, incontreremo
uomini e donne che vivono da anni nei campi profughi, abbandonati dalla
comunita' internazionale; con loro manifesteremo il nostro rifiuto della
guerra e del terrorismo, manifesteremo il nostro bisogno di
liberta'/liberazione.
Ancora una volta la nostra presenza nei luoghi del conflitto vuole essere un
monito e una pressione sulla Comunita' Internazionale per dire che c'e'
un'alternativa alla violenza e alla poverta', che bisogna cessare la guerra,
la produzione delle armi, che bisogna sostenere e dare asilo a chi fugge
dall'orrore e dalla violenza.
Ancora una volta insieme per dire: fuori la guerra dalla storia.

7. UN INVITO. PEPPE SINI: ORA TUTTI ALLA PERUGIA-ASSISI
La marcia Perugia-Assisi di domenica 14 ottobre sara' prevedibilmente la
piu' grande manifestazione per la pace che si terra' nel nostro paese in
questo torno di tempo.
Ed occorre che essa sia veramente l'epifania, il manifestarsi di un popolo
della pace in cammino lungo i sentieri della nonviolenza, lungo la pista
aperta da Aldo Capitini quarant'anni fa: la nonviolenza, il varco attuale
della storia.
Molti dei partecipanti avranno le idee confuse. Molte delle adesioni non
saranno limpide. Le inadeguatezze del coordinamento che ha redatto l'appello
di convocazione e promosso l'iniziativa sono note ed hanno gia' suscitato un
dibattito vivacissimo (chi scrive queste righe e' stato tra i primi a
segnalare ambiguita' e punti deboli gia' mesi fa, ben prima dell'orrore
dell'11 settembre). Ma la marcia sara' la piu' grande manifestazione di
opposizione alla guerra che fino ad oggi si e' riusciti a promuovere.
Ed essa sapra' essere un segnale che alla guerra e' necessario opporsi, e se
e' necessario allora deve essere altresi' possibile. E se e' possibile,
allora ne abbiamo il dovere oltre che il diritto.
La marcia col suo stesso svolgersi dira' il piu' grande, energico, netto no
alla guerra: no alla guerra in corso, no a tutte le guerre ed a tutti i
terrorismi (anche quelli che menano strage senza uso di eserciti con la mera
violenza strutturale di un'economia che condanna alla morte decine di
miglaiia di bambini ogni giorno).
E dalla marcia si ridiffondera' in tutto il nostro paese, almeno in tutto il
nostro paese, un comune sentire: che se anche il governo, il parlamento ed
il capo dello Stato hanno tradito la Costituzione, si sono collocati
fuorilegge, si sono dichiarati ed hanno reso il nsotro paese complice dei
terroristi e degli stragisti con l'aderire alla guerra voluta e scatenata
dai terroristi, una guerra che il terrorismo assassino reduplica ed
ingigantisce, ebbene, se anche chi siede ai vertici del nostro sistema
istituzionale ha tradito la causa dell'umanita', quella causa e' ancora la
buona causa, ed ha almeno in noi delle persone disposte a battersi per essa:
la causa dell'umanita', la causa della pace, la causa del bene comune.
Cosicche' occorre che la partecipazione alla Perugia-Assisi sia grande;
occorre che essa si svolga nella massima consapevolezza; occorre che nessun
irresponsabile in cerca di pubblicita' (sia esso un giovinetto invasato o un
cinico ex-governante) provochi incidenti o scelleraggini; occorre che la
marcia con il suo stesso svolgersi lanci un appello: la pace e' possibile,
la guerra puo' essere fermata: ognuno e' responsabile di tutto.
E dunque dalla marcia venga fortificato il movimento delle persone di
volonta' buona determinate a contrastare la guerra con la nonviolenza, e dal
giorno successivo in tutta Italia si lavori a preparare e realizzare azioni
concrete di contrasto al terrore e alle stragi, azioni concrete per la
legalita' e la dignita' umana, azioni concrete di nonviolenza, di verita',
di giustizia, di solidarieta':
- azioni dirette nonviolente contro la guerra, per la legalita' e la
dignita' umana;
- disobbedienza civile di massa contro la guerra, per la legalita' e la
dignita' umana;
- sciopero generale contro la guerra, per la legalita' e la dignita' umana.

8. APPELLO. SEVERINO VARDACAMPI: PER LO SCIOPERO GENERALE
Uno sforzo che oggi dobbiamo fare e' mettere all'ordine del giorno anche
delle organizzazioni rappresentative dei lavoratori la necessita' dello
sciopero generale contro la guerra.
Deve essere una proposta chiara, semplice, limpida: senza inutili fronzoli,
senza furberie, senza ammiccamenti: occorre chiamare tutto il movimento dei
lavoratori allo sciopero generale contro la guerra.
Per fermare il paese finche' non sia ripristinata la legalita'
costituzionale e il diritto internazionale; finche' governo, parlamento e
capo dello Stato non tornino alla legalita' e alla ragione, e l'Italia esca
dalla guerra cui ha sciaguratamente aderito per responsabilita' di autorita'
fedifraghe e insensate.
L'Italia esca dalla guerra e si impegni nel consesso internazionale contro
la guerra e contro il terrorismo.
Lo sciopero generale e' uno strumento di lotta estremo: delle tecniche della
nonviolenza e' una delle piu' impegnative: ma questa e' una situazione
estrema, le stragi sono in corso, i terroristi - con la primaria effettuale
complicita' degli stessi governi che sostengono di volerli contrastare -
stanno realizzando i loro piani di promozione di una barbara guerra
generalizzata che puo' mettere fine alla civilta' umana.
E dunque non si puo' piu' attendere: occorre lo sciopero generale contro la
guerra.
E dunque lavoriamoci tutti, subito.

9. RIFLESSIONE. GIOBBE SANTABARBARA: UNA NOTA SU ALCUNI DOCUMENTI SINDACALI
I testi che pubblichiamo di seguito testimoniano di una riflessione aperta
anche nelle organizzazioni sindacali dei lavoratori. Le analisi proposte da
alcuni di essi sono sicuramente inadeguate, ed in alcuni punti del tutto
incondivisibili e fin preoccupanti e nocive. Ma proprio per questo ed a
maggior ragione e' necessario che in tutte le organizzazioni sindacali si
cominci a discutere della necessita' di agire in prima persona contro la
guerra, per salvare vite umane, per difendere e ripristinare la vigenza
della legalita' internazionale e della Costituzione della Repubblica
Italiana violate dalla guerra illegale e stragista in corso.
A tutti i lavoratori e i pensionati ancora una volta chiediamo di chiedere
alle organizzazioni sindacali cui aderiscono o cui si sentono affini di
opporsi alla guerra, di disporsi a indire lo sciopero generale contro la
guerra. Contro questa guerra, contro ogni guerra, contro tutti i terrorismi,
per il diritto alla vita di ogni essere umano.

10. APPELLO. ALCUNI LAVORATORI BRESCIANI: PER UNO SCIOPERO UMANITARIO
[Da Roberto Cucchini riceviamo e diffondiamo questo appello. Per contatti:
roberto.cucchini at itglobalvalue.com]
Lettera aperta alle organizzazioni sindacali bresciane.
Siamo un gruppo di lavoratori e lavoratrici (metalmeccanici, scuola,
ospedalieri, comunali, universita'...) iscritte e non alle organizzazioni
sindacali bresciane.
Alcuni/e di noi, il giorno dopo il crimine compiuto negli Stati Uniti, hanno
aderito all'iniziativa indetta dalle Confederazioni in Piazza Loggia.
Altri/e no, perche' non ritenevano adeguata la forma del "tutti a casa"
(sciopero a fine turno) davanti ad un avvenimento che per la sua enormita'
chiedeva un momento di confronto, riflessione ed approfondimento razionale,
di la' dalla pur giustificata risposta emotiva che sentivamo di esprimere
come persone, individualmente.
Chi ha partecipato al sit-in sindacale ha ascoltato parole generose e
solenni impegni nel caso che...
Ora siamo in guerra! Cosi' ci e' stato detto da Bush, Bin Laden e
Berlusconi. E con le parole non si scherza. I governi occidentali hanno
deciso, a nome nostro, ma non ci hanno chiesto se siamo d'accordo. Era ed e'
un nostro diritto dire di si' o di no. Ma tant'e'.
L'unica cosa evidente, a questo punto, e' che ci sono gia' le vittime
civili: migliaia di uomini, donne e bambini fuggiti dal loro Paese e che per
l'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite gia' rappresentano
una vera e propria "catastrofica emergenza umanitaria". A questi vanno
aggiunte le prime decine di morti causate dai missili statunitensi ed
inglesi; loro unica colpa e' di essere afghani e di trovarsi nel luogo
giusto (nelle loro case, botteghe ed ospedali) al momento sbagliato (i
bombardamenti "chirurgici").
Come in altre occasioni (Golfo, ex Jugoslavia, Kosovo), alle condivisibili
dichiarazioni o ai documenti ufficiali, anche in questa occasione le
organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, non hanno fatto
seguire la scelta piu' semplice, umana, politicamente coerente con tali
impegnative premesse: dichiarare uno sciopero, e non tanto per dimostrare
che il mondo del lavoro e' contro la guerra, qualsiasi guerra, ma
soprattutto per testimoniare che per noi non ci sono ne' potranno mai
esserci vittime di prima e seconda categoria; che la morte, ogni morte, pesa
come un macigno sulla coscienza di tutta l'umanita', e che davanti a cio'
ognuno di noi e' piu' povero ("ogni morte mi diminuisce" diceva il poeta)
perche' privato della prossimita' dell'Altro, dovunque esso viva, lavori,
riposi.
La sofferenza e la morte di innocenti per mano di terroristi o sotto le
bombe, non hanno confini, bandiere, lingue, culture: si manifesta sempre
nella sua oscena rappresentazione di distruzione, di annullamento. La si
esibisca con parossistica ed insistita frequenza mass-mediatica, come nel
caso delle due torri, o la si nasconda dietro gli asettici bagliori di un
notturno bombardamento "intelligente", resta e rimane tale: la morte non di
una moltitudine indistinta, ma quella di singoli esseri umani, ognuno dei
quali aveva un nome ed un cognome, abitava in un casa, commerciava sulla
piazza del suo paese o svolgeva un "lavoro immateriale" in un ufficio nel
centro di New York.  Ce ne sono state fin troppe di queste morti: 33 milioni
nel secolo appena trascorso, e 875 mila solo negli ultimi dieci anni.
Vittime dimenticate, taciute, rimosse dalla nostra coscienza di "gente
civile". Per quanto tempo ancora dovremo assistere a questa infinita "strage
degli innocenti"?
Quello che chiediamo allora, e' uno "sciopero umanitario", che se non potra'
fermare la guerra, per lo meno servira', forse, a riconciliare ognuno di noi
con una certa idea di dignita' personale e di giustizia. Ed i sindacati con
un pratica di coerenza politica. Tutto il resto sono parole.
R. Assettini, M. Bertocchi, G. Bettini, M. Bracchi, R. Cagni, F. Carrari, G.
Chitto', M. T. Cobelli, M. Cortese, R. Cucchini, C. De Benedetto, L. Dicaro,
C. Edalini, G. Faglia, C. Ferrari Aggradi, M. Fredi, V. Lancellotti, R.
Luterotti, D. Maccarone, A. Martina, I. Mazzola, M. Mora, M. Moretti, M.
Palamenghi, E. Pasotti, F. Piazza, M. Ravelli, M. Renzi, M. Ruzzenenti, C.
Santoro, W. Saresini, C. Siboni, A. Simoni, M. Taborelli, F. Tedoldi, E.
Tonioli

11. APPELLO. UIL TRASPORTI DEL TRENTINO: NO AL TERRORISMO, NO ALLA GUERRA
[Dalla Uil trasporti del Trentino, dipartimento ferrovieri, riceviamo e
diffondiamo. Per contatti: via Prepositura 32, 38100 Trento, tel. e fax
0461891414]
Condanniamo in modo inequivocabile il terrorismo, ed esprimiamo il nostro
cordoglio per i morti di New York e Washington, ma siamo altrettanto colpiti
dalla risposta scatenata dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna.
Avevano assicurato che si sarebbe trattato di un'operazione chirurgica volta
a colpire solo le basi terroristiche. Invece dobbiamo constatare che anche
questa volta non e' vero. Ancora una volta assistiamo ad una vera guerra che
provochera' centinaia di morti tra le persone civili, ed anziche' sradicare
il terrorismo lo alimentera' creando altro odio e altre vendette. E'
inaccettabile.
Cosi e' successo con la guerra contro Saddam Hussein, che non solo lo vede
ancora al potere, ma che come unico effetto ha avuto centinaia di morti tra
i civili, ed un embargo che a tutt'oggi ha prodotto un milione di morti,
soprattutto bambini, per malnutrizione e mancanza di medicinali.
E cos' e' successo anche con la guerra nel Kossovo, alla quale ha
partecipato anche il nostro paese senza nessun avallo del Parlamento. In
quel caso, l'intervento militare ipocritamente definito "guerra umanitaria",
ha lasciato non solo un paese distrutto dai bombardamenti e
dall'inquinamento ambientale che avra' conseguenze per lungo tempo, ma anche
una scia di odio e conflitti ancora in atto.
Nessuna guerra ha mai risolto nulla.
L'unica risposta civile non e' mai stata messa in atto: e cioe' quella della
legalita' e della giustizia. Proprio perche' riteniamo il terrorismo un
crimine contro l'umanita', doveva e deve intervenire l'ONU, unico garante
internazionale, sia attraverso una azione di polizia, tesa a colpire i
terroristi, sia attraverso una azione politica, volta a neutralizzare le
tensioni internazionali nate anche dalle ingiustizie politiche, economiche e
sociali.
Per questo riteniamo fondamentale la riforma dell'ONU con lo scopo di
dotarlo degli strumenti economici e politici idonei per interventi efficaci
per la tutela di tutti i popoli e le Nazioni.
Invitiamo quindi i nostri iscritti ed i ferrovieri tutti a partecipare alle
iniziative e manifestazioni tese a fermare la guerra in atto, a partire
dalla marcia Perugia-Assisi che si svolgera' domenica 14 ottobre alla quale
aderiamo e partecipiamo.
L'unica sicurezza possibile e' un mondo senza privilegi.

12. APPELLO. RAPPRESENTANZE SINDACALI DI BASE: NO ALLA GUERRA, NO ALLA
FINANZIARIA DI GUERRA
[Dalle RdB riceviamo e diffondiamo. Per contatti: via Brugnoli 19/c, 40122
Bologna, tel. 051523822, fax 051523280, e-mail: rdbser at tin.it]
Con i bombardamenti sulle citta' afghane e' iniziato l'attacco Usa-Nato in
Asia centrale: in meno di dieci anni siamo alla quarta guerra.
Dopo l'Iraq, la frantumazione della Yugoslavia, l'intervento in Kossovo con
l'appendice macedone, ora hanno dato inizio ad un intervento in Asia dai
contorni tutt'altro che limitati che avra' drammatiche conseguenze di
carattere mondiale.
La guerra e' sempre contro i lavoratori perche' oltre a colpire vite umane
innocenti, consente ai governi politiche restrittive e di tagli alla spesa
sociale in tutti i paesi.
In questi anni sono cambiati i governi ma non le politiche guerrafondaie e
di attacco alle conquiste dei lavoratori, dei pensionati, dei disoccupati,
dei precari.
Questo governo, come gia' fecero i governi di centrosinistra con l'appoggio
dei sindacati concertativi Cgil, Cisl, Uil, sostiene le guerre "umanitarie"
della Nato e ne fa pagare i costi ai piu' deboli.
Il Governo Berlusconi ha gia' preparato una Finanziaria di guerra, dove solo
per il ministero della difesa (della guerra) si prevedono incrementi degli
stanziamenti, per il resto si prevedono tagli in tutti gli altri settori, il
blocco delle assunzioni, la privatizzazione del patrimonio immobiliare
pubblico, pesanti tagli alla sanita'.
La guerra e' sempre contro i lavoratori.
Per questo il sindacato di base RdB insieme alla Confederazione Unitaria di
Base e allo Slai Cobas sta organizzando lo sciopero generale nazionale per
il 9 novembre contro la guerra e la finanziaria di guerra.

13. APPELLO. SLAI COBAS: CONTRO QUESTA E OGNI ALTRA GUERRA
[Dallo Slai Cobas riceviamo e dioffondiamo. Per contatti: cobas at inwind.it]
Con i bombardamenti sulle citta' e' iniziato l'attacco americano contro
l'Asia centrale per la conquista del petrolio del Caspio. Una popolazione
gia' debilitata da un regime di fanatici religiosi, fino a ieri servi armati
dagli americani, e' ora sotto bombardamento. Chi pensa che un mondo diverso
e' necessario deve sapere che finche' sono al potere i cannibali, la storia
si ciba di carne: la carne umana degli sfruttati, dei bombardati, di quelli
inviati a scannarsi gli uni contro gli altri.
La sanguinaria parata di armamenti che ci viene esibita serve ancora una
volta per imporre al mondo intero l'immagine che non e' possibile sottrarsi
al dominio dei potenti. Al di la' di tutte le scusanti con cui da settimane
nutrono i nostri cervelli, l'insopportabile evidenza materiale di questa
guerra e' che le nazioni piu' forti e ricche del mondo si stanno scatenando
sulle popolazioni piu' povere e misere del pianeta.
Oggi il pretesto del terrorismo, figlio della stessa violenza imposta dalla
globalizzazione imperialista, serve per nascondere che il capitalismo e' il
regime cannibalesco che genera e generera' sempre guerre. Con qualsiasi
pretesto e in qualsiasi parte del mondo.
Chiudersi in casa ad ascoltare l'enorme complesso di bugie che i mass media
ci propineranno e' cosa vile.
Bisogna schierarsi, mobilitarsi, non accettare supinamente quello che ci
fanno capitare. Noi siamo contro questa e ogni altra guerra.

14. APPELLO. COORDINAMENTO COBAS INPDAP: LA RISPOSTA E' LA PACE
[Riceviamo e diffondiamo. Per contatti: via Ballarin 42, Roma, tel.
0651018272,  fax 0651018015; Corso d'Italia, Roma, tel. 0677355135]
Contro tutti gli integralismi, sotto ogni bandiera, perche' George W. Bush e
Osama Bin Lade sono duie facce della stessa medaglia ed inviano al mondo lo
stesso messaggio di intolleranza, odio e vendetta.
"Con noi o contro di noi" ripetono entrambi, disposti ad una guerra che
comportera' la morte di migliaia di innocenti in un angolo del pianeta gia'
martoriato dalla fame e dallo sfruttamento.
Diciamo no a questa faida che minaccia l'umanita' intera e scendiamo in
tutte le piazze d'Italia per manifestare il nostro sdegno per questa
ennesima guerra.
La guerra e el bombe non porteranno mai pace e giustizia.
Contro ogni guerra e contro l'intolleranza, per la giustizia sociali unica
risolutrice di ogni controversia.

15. LETTURE. ERNESTO DE MARTINO: NATURALISMO E STORICISMO NELL'ETNOLOGIA
Ernesto de Martino, Naturalismo e storicismo nell'etnologia, Argo, Lecce
1997, pp. 360, lire 35.000. Quarto volume della collana "L'opera di Ernesto
de Martino", ripropone l'opera prima del 1941 ed altri materiali
demartiniani.

16. LETTURE. TOMMASO GRECO: NORBERTO BOBBIO
Tommaso Greco, Norberto Bobbio, Donzelli, Roma 2000, pp. 288, lire 25.000.
Una monografia che ricostruisce l'"itinerario intellettuale tra filosofia e
politica" del grande filosofo del diritto e della politica torinese.

17. LETTURE. VINCENZO RUGGIERO: DELITTI DEI DEBOLI E DEI POTENTI
Vincenzo Ruggiero, Delitti dei deboli e dei potenti, Bollati Boringhieri,
Torino 1999, pp. 224, lire 30.000. Una raccolta di ""esercizi di
anticriminologia" di notevole interesse.

18. RIFLESSIONE. MARCELLA DELLE DONNE: UN'OSSERVAZIONE SUL RAZZISMO
[Da Marcella Delle Donne, Convivenza civile e xenofobia, Feltrinelli, Milano
2000, p. 31]
Il travestimento scientifico dell'aggressione imperialista, in un periodo in
cui non erano sostenibili scientificamente le concezioni teologiche
sull'inferiorita' di popolazioni non giudaico-cristiane, serviva in modo
egregio a legittimare il genocidio, la spoliazione degli altri territori e
lo schiavismo, in chiave di un'oggettiva superiorita' razziale di un gruppo
e del suo destino. In questo senso, la crescita del capitalismo europeo
poteva appoggiarsi anche sullo schiavismo e il traffico degli schiavi e, per
esempio, gli eredi di David e Alexander Barclay, che avevano partecipato
direttamente al commercio degli schiavi gia' nel 1757 e che con i profitti
ricavati avevano creato la Barclay Bank, potevano essere fieri del loro
passato; cosi' come potevano esserlo i Lloyds of London che venivano
evolvendosi come banca e come societa' di assicurazioni per le navi della
tratta degli schiavi.

19. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA JON SOBRINO A WOLFGANG
SOFSKY

* JON SOBRINO
Profilo: nato in Spagna, gesuita, impegnato in America Latina, teologo della
liberazione. Opere di Jon Sobrino: segnaliamo particolarmente il libro su Il
martirio dei gesuiti salvadoregni, La Piccola, Celleno 1990, in cui ricorda
i suoi compagni dell'Università del Centro America (UCA) di San Salvador,
assassinati dagli squadroni della morte.

* BEPPE SOCCI
Profilo: prete operaio, presidente del MIR, costruttore di pace.

* MATTEO SOCCIO
Profilo: attivista e studioso della nonviolenza, è tra gli animatori della
Casa per la Pace di Vicenza. Ha pubblicato molti saggi in riviste e in
volume. Opere di Matteo Soccio: segnaliamo particolarmente la sua notevole
bibliografia ragionata sui diritti umani (nel fascicolo monografico di
"Azione nonviolenta" sui diritti umani, dicembre 1998). Indirizzi utili:
Casa per la pace, contrà Porta Nova 2, 36100 Vicenza, tel. 0444/327395; fax
0444/327527; e-mail: casapace at tin.it

* WOLFGANG SOFSKY
Profilo: nato a Kaiserlautern in Germania nel 1952, e' docente di sociologia
all'universita' di Gottinga. Opere di Wolfgang Sofsky: ha pubblicato in
Italia, presso Laterza nel 1995, L'ordine del terrore, una monografia sui
campi di concentramento; per Einaudi nel 1998, un Saggio sulla violenza, che
raccoglie una serie di lezioni da lui tenute a Gottinga nel 1995; sempre per
Einaudi, nel 2001, Il paradiso della crudeltà, dodici saggi brevi "sul lato
oscuro dell'uomo".

20. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

21. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 256 del 12 ottobre 2001