[AI] Onu dei popoli: "Quale Europa per quale mondo"



Perugia, 12 ottobre. Quale il ruolo delle istituzione e delle politiche 
europee per lo sviluppo e la giustizia nel mondo: questo il tema della 
quarta sessione di studio di questa mattina, che ha visto tra i 
relatori Franc Amalric, ex direttore del Sid (Society for International 
Development), Simon Stocker di Eurostep e Gwènaelle Corre dell'ECDPM.
Ha coordinato Mario Pianta, autore del saggio "La globalizzazione dal 
basso".
Amalric ha presentato i risultati di una ricerca volta a definire il 
quadro globale delle interazioni tra Unione europea e resto del mondo.
Da questa emerge quanto l'Ue non sia presente con voce unica a livello 
internazionale, soprattutto nei confronti di istituzioni quali Banca 
mondiale e Fondo monetario, dalle quali dipendono in gran parte i 
destini dei Paesi in via di sviluppo. "Manca un meccanismo per 
elaborare posizioni comuni, anche nei confronti dell'Onu" ha detto 
Amalric. "L'Europa avrebbe il potere politico, economico e sociale per 
dare un significativo contributo alla risoluzione dei problemi dei 
Paesi del Sud del mondo. Purtroppo incarna una posizione ambigua: da un 
lato parla di 'volto umano del capitalismo', dall'altro non assume una 
presa di responsabilita' verso Banca mondiale e Fondo monetario. La 
forza motrice delle scelte europee in campo internazionale rimane 
ancora la politica interna dei Paesi membri, e non l'attenzione verso i 
Paesi del Sud del mondo".
La cooperazione allo sviluppo al centro dell'intervento di Simon 
Stocker. "Nei confronti dei paesi in via di sviluppo, l'Unione europea 
e' parte del problema o della soluzione? L'Europa deve riuscire a 
diffondere le premesse che ne hanno costitutito la nascita, ovvero pace 
e stabilita'. Il problema e' che le politiche di cooperazione allo 
sviluppo sono le uniche non dettate dagli interessi degli Stati 
appartenenti all'Unione. Esse non hanno ancora una indipendenza e 
dignita' adeguate. Le politiche riguardanti agricoltura e pesca -ha 
concluso Stocker- dimostrano che l'Ue privilegia innanzitutto i propri 
interessi".
Gwènaelle Corre ha sottolineato come da poco più di un anno sia stato 
introdotto nella normativa comunitaria al riguardo il principio 
dello "sviluppo partecipativo". Esso riconosce come "nuovi attori 
riconosciuti" i soggetti della societa' civile. "Come approfondire il 
rapporto tra istituzioni comunitarie e societa' civile, definendone la 
rappresentativita', sara' il lavoro da fare. Ma attenzione ai 
paternalismi: le organizzazioni non governative dei Paesi in via di 
sviluppo sono 'schiacciate' da quelle occidentali, che hanno piu' mezzi 
e le soppiantano. Non possiamo correre il rischio di vederle 
scomparire".
La sessione si e' conclusa con l'elaborazione di uno proposta da porre 
all'attenzione dell'Assemblea plenaria dell'Onu dei popoli. La proposta 
concreta e' quella per la costituzione di un Forum permanente della 
societa' civile che sia da partner delle istituzioni europee 
nell'elaborazione delle politiche per lo sviluppo. Secondo quanto 
emerso l'Unione europea dovra'fondare le proprie politiche su valori 
condivisi, quali la giustizia e la pace, dandosi obiettivi precisi: la 
riduzione delle ineguaglianze tra i Paesi del mondo e all'interno dei 
Paesi stessi, cosi' come la ricerca di uno sviluppo sostenibile, 
alternativo all'attuale. L'Europa non deve agire come una fortezza, ne' 
deve esportare i propri problemi all'estero. Deve piuttosto giocare un 
ruolo positivo nello scenario mondiale, controllando l'impatto delle 
proprie azioni all'esterno dell'Unione, cosi' come lo fa per l'interno, 
per gli Stati membri.