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La nonviolenza e' in cammino. 252
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 252
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Mon, 8 Oct 2001 04:09:46 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 252 dell'8 ottobre 2001 Sommario di questo numero: 1. Alessandro Marescotti: comincia la guerra, lavoriamo per la pace 2. A Viterbo in piazza contro la guerra 3. Alcune cognizioni di base per l'azione diretta nonviolenta contro la guerra 4. Un dossier sulla guerra 5. Peppe Sini, una proposta urgente: scrivere, telefonare, parlare ai parlamentari 6. Franca Ongaro Basaglia, in che modo lottare 7. Tre lettere di Pierre Marchand 8. Operazione Colomba, un progetto di educazione alla pace 9. Tre iniziative di pace viterbesi 10. Letture: Tahar Ben Jelloun, Le pareti della solitudine 11. Letture: Serafino Murri, Krzysztof Kieslowski 12. Letture: Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson 13. Gli scartafacci di Biricocolo: quelli che 14. Per studiare la globalizzazione: da Salvatore Senese a Victor Serge 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. INIZIATIVE. ALESSANDRO MARESCOTTI: COMINCIA LA GUERRA, LAVORIAMO PER LA PACE [Alessandro Marescotti e' presidente di Peacelink, la fondamentale rete telematica pacifista: sito: www.peacelink.it] PeaceLink si fa portavoce di tutte le donne e gli uomini di buona volonta' e di pace che in questo momento scelgono di non appoggiare una ritorsione militare che aggiungera' vittime innocenti alle vittime innocenti dell'11 settembre. Migliaia di persone in Italia e nel mondo lavoreranno per la pace e non sceglieranno di militarizzare le proprie menti. Al popolo della pace forniremo tutto il supporto Internet sul sito www.peacelink.it su cui stiamo gia' diffondendo un dossier sulla guerra. Stanno nascendo azioni nonviolente in tante citta' e per tale fine abbiamo lanciato una "chiamata alla pace"; chiunque potra' segnalarsi nel database dei volontari della pace; occorre cliccare qui per inserire i propri dati o per cercare altri amici nella propria citta' a cui unirsi: http://db.peacelink.it/volontari Inoltre l'agenzia di informazione PeaceLink News dara' informazioni non stop a questo indirizzo: http://www.peacelink.it/webgate/pcknews/maillist.html Scegliamo la via della lotta al terrorismo non basata sulla vendetta e sulla guerra ma sul diritto internazionale e sui civili strumenti della giustizia. Scegliamo la via del buon senso che porto' (nel diciassettesimo secolo insanguinato dalle guerre di religione) Cartesio a scrivere: "Chi vede come noi uomini siamo fatti e pensa che la guerra e' bella o che valga piu' della pace e' storpio di mente". 2. INIZIATIVE. A VITERBO IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA La sera e la notte del 7 ottobre, dopo l'inizio della nuova guerra che viola la legalita' internazionale e aggiunge stragi a stragi, alcuni pacifisti si sono incontrati a Viterbo in piazza del Comune, di fronte al Comune e alla Prefettura, per manifestare la loro convinzione ed il loro impegno contro il terrorismo e contro la guerra. Durante il sit-in si e' conversato con tutti i passanti che si sono fermati e si e' cercato di chiarire le forti ragioni dell'opposizione alla guerra, alle stragi, al crimine, alla violenza. Una prolungata ed approfondita riflessione si e' svolta particolarmente sulla nonviolenza, animata dal responsabile del "Centro di ricerca per la pace", ieri al quinto giorno di digiuno di condivisione, di meditazione e di preparazione all'azione diretta nonviolenta, contro il terrorismo e contro la guerra. Nei prossimi giorni sono naturalmente previste ulteriori iniziative per la pace, la legalita', il rispetto della vita di tutti gli esseri umani, per l'impegno nonviolento contro la guerra e il terrorismo. 3. MATERIALI. ALCUNE COGNIZIONI DI BASE PER L'AZIONE DIRETTA NONVIOLENTA CONTRO LA GUERRA [Il seguente brano, originariamente scritto e diffuso il 10 aprile del 1999, abbiamo estratto dalla nostra "Documentazione sull'azione diretta nonviolenta delle mongolfiere per la pace con cui bloccare i decolli dei bombardieri (che vale anche come esortazione alla nonviolenza e come piccola guida pratica per agire se si dovesse nuovamente presentare la necessità di fermare stragi in corso e di difendere la legalità costituzionale)" del 25 settembre 2000] La nonviolenza contro la guerra: istruzioni per l'uso (10 aprile 1999) * Parte prima - E' possibile difendere i diritti umani scatenando una guerra? Noi diciamo di no, poiché la guerra è essa stessa la più tragica violazione dei diritti umani. La vicenda della guerra attuale ci dimostra che proprio l'inizio dei bombardamenti ha scatenato orrori indicibili. I diritti umani si difendono solo con la pace, la solidarietà, la democrazia, la condivisione, la lotta nonviolenta. - E' possibile opporsi alla guerra con la nonviolenza? Noi diciamo di sì, poiché la nonviolenza è un metodo di lotta coerente ed efficace, ed è anzi l'unico metodo di lotta che contrasta l'ingiustizia e la violenza fino alla radice, rifiutandosi di compiere a sua volta ingiustizie e violenze. * Contro la violenza: sette argomenti più uno Elenchiamo alcune ragioni essenziali per cui occorre essere rigidamente contro la violenza. Citiamo da Giuliano Pontara, voce Nonviolenza, in AA.VV., Dizionario di politica, Tea, Torino 1992: I. il primo argomento "mette in risalto il processo di escalation storica della violenza. Secondo questo argomento, l'uso della violenza (...) ha sempre portato a nuove e più vaste forme di violenza in una spirale che ha condotto alle due ultime guerre mondiali e che rischia oggi di finire nella distruzione dell'intero genere umano"; II. il secondo argomento "mette in risalto le tendenze disumanizzanti e brutalizzanti connesse con la violenza" per cui chi ne fa uso diventa progressivamente sempre più insensibile alle sofferenze ed al sacrificio di vite che provoca; III. il terzo argomento "concerne il depauperamento del fine cui l'impiego di essa può condurre (...). I mezzi violenti corrompono il fine, anche quello più buono"; IV. il quarto argomento "sottolinea come la violenza organizzata favorisca l 'emergere e l'insediamento in posti sempre più importanti della società, di individui e gruppi autoritari (...). L'impiego della violenza organizzata conduce prima o poi sempre al militarismo"; V. il quinto argomento "mette in evidenza il processo per cui le istituzioni necessariamente chiuse, gerarchiche, autoritarie, connesse con l'uso organizzato della violenza, tendono a diventare componenti stabili e integrali del movimento o della società che ricorre ad essa (...). «La scienza della guerra porta alla dittatura» (Gandhi)". A questi argomenti da parte nostra ne vorremmo aggiungere altri due: VI. un argomento, per così dire, di tipo epistemologico: siamo contro la violenza perché siamo fallibili, possiamo sbagliarci nei nostri giudizi e nelle nostre decisioni, e quindi è preferibile non esercitare violenza per imporre fini che potremmo successivamente scoprire essere sbagliati; VII. soprattutto siamo contro la violenza perché il male fatto è irreversibile (al riguardo Primo Levi ha scritto pagine indimenticabili soprattutto nel suo ultimo libro I sommersi e i salvati). Agli argomenti contro la violenza Pontara aggiunge opportunamente un ultimo decisivo ragionamento: "I fautori della dottrina nonviolenta sono coscienti che ogni condanna della violenza come strumento di lotta politica rischia di diventare un esercizio di sterile moralismo se non è accompagnata da una seria proposta di istituzioni e mezzi di lotta alternativi. Di qui la loro proposta dell' alternativa satyagraha o della lotta nonviolenta positiva, in base alla duplice tesi a) della sua praticabilità anche a livello di massa e in situazioni conflittuali acute, e b) della sua efficacia come strumento di lotta" per la realizzazione di una società fondata sulla dignità della persona, il benessere di tutti, la salvaguardia dell'ambiente. * * Parte seconda La nonviolenza non è un corpus dogmatico, ma è una teoria-pratica sperimentale che si sviluppa creativamente nel corso della lotta contro la violenza. Un bel libro per una prima conoscenza è la raccolta ragionata (a cura di Giuliano Pontara) di alcuni scritti di Mohandas Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino. - Una definizione classica: la carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento Una definizione breve e precisa degli obiettivi e dei metodi di chi si batte per la nonviolenza è nella carta ideologico-programmatica del Movimento Nonviolento fondato da Aldo Capitini: «Il movimento nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunità mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: I. l'opposizione integrale alla guerra; II. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l' oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; III. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; IV. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell' impedimento del dialogo e della libertà di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli». * Alcuni aspetti della nonviolenza - Nonviolenza come teoria-prassi etico-politica per la dignità umana e la difesa della biosfera I. coerenza tra mezzi e fini II. il principio responsabilità III. l'umanizzazione della lotta IV. la compresenza dell'altro V. il rispetto per la vita VI. per un'umanità di eguali - Nonviolenza come metodologia di lotta e di gestione dei rapporti e dei conflitti I. le tecniche della nonviolenza II. processi decisionali e modelli organizzativi III. comunicazione ed interazione IV. l'azione diretta nonviolenta - Nonviolenza come strategia I. negare il consenso all'ingiustizia II. un approccio processuale (dinamico, trasformativo) e relazionale III. il programma costruttivo ed i fini sovraordinati IV. la partecipazione di tutti e la condivisione V. realizzazione degli obiettivi ed inveramento dei princìpi nel corso stesso della lotta - Nonviolenza come progetto politico, economico, sociale I. nonviolenza e politica, la politica della nonviolenza II. la proposta economica della nonviolenza III. il progetto di una società nonviolenta * La nonviolenza è lotta I. E' lotta. E' lotta contro la violenza, contro l'ingiustizia, contro la menzogna. E' lotta perché ogni essere umano sia riconosciuto nella sua dignità; è lotta contro ogni forma di sopraffazione; è lotta di liberazione per l'uguaglianza di tutti nel rispetto e nella valorizzazione della diversità di ognuno. II. E' la forma di lotta più profonda, quella che va più alla radice delle questioni che affronta. E' lotta contro il potere violento, cui si oppone nel modo più completo, rifiutando la sua violenza e rifiutando di riprodurre violenza. III. Afferma la coerenza tra i mezzi ed i fini, tra i metodi e gli obiettivi. Tra la lotta e il suo risultato c'è lo stesso rapporto che c'è tra il seme e la pianta. Chi lotta per la liberazione di tutti, deve usare metodi coerenti. Chi lotta per l'uguaglianza deve usare metodi che tutti possano usare. Chi lotta per la verità e la giustizia deve lottare nel rispetto della verità e della giustizia. IV. E' lotta contro il male, non contro le persone. E' lotta per difendere e liberare, per salvare e per convincere, e non per umiliare o annientare altre persone. V. E' lotta fatta da esseri umani che non dimenticano di essere tali. Che non si abbrutiscono, che non vogliono fare del male, bensì contrastare il male. E' lotta per l'umanità. VI. La nonviolenza è il contrario della viltà. E' il rifiuto di subire l' ingiustizia; è il rifiuto di ogni ingiustizia, sia di quella contro di me, sia di quelle contro altri. La nonviolenza è lotta. E' lotta per la verità, è lotta per la giustizia, è lotta di liberazione e di solidarietà, è lotta contro ogni oppressione. * * Parte terza L'azione diretta nonviolenta: una sintesi in nove punti Per una prima informazione una utile sintesi è offerta dal fondamentale lavoro di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta, vol. I, alle pp. 132-133, che qui riassumiamo: "E' opinione comune che l'azione nonviolenta possa portare alla vittoria solo in tempi molto lunghi, più lunghi di quelli necessari alla lotta violenta. Ciò può essere vero in alcuni casi, ma non è necessariamente sempre così (...). Esaminando e correggendo i pregiudizi nei confronti dell'azione nonviolenta siamo spesso in grado di farne risaltare con più evidenza le caratteristiche positive: I. (...) questo metodo non ha niente a che vedere con la passività, la sottomissione e la codardia; queste devono essere prima rifiutate e vinte, proprio come in un'azione violenta. II. L'azione nonviolenta non deve essere messa sullo stesso piano della persuasione verbale o puramente psicologica (...); è una sanzione e un metodo di lotta che comporta l'uso del potere sociale, economico e politico e il confronto delle forze in conflitto. III. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'uomo sia fondamentalmente "buono", ma riconosce le potenzialità umane sia al "bene" che al "male" (...). IV. Coloro che praticano l'azione nonviolenta non sono necessariamente pacifisti o santi; l'azione nonviolenta è stata praticata il più delle volte e con successo da gente "qualsiasi". V. Il successo di un'azione nonviolenta non richiede necessariamente (sebbene possa esserne facilitato) basi e princìpi comuni o un alto grado di comunanza di interessi e di vicinanza psicologica tra i gruppi in lotta (...). VI. L'azione nonviolenta è un fenomeno occidentale almeno quanto orientale (...). VII. L'azione nonviolenta non si basa sul presupposto che l'avversario si astenga dall'uso della violenza contro i nonviolenti, ma prevede di dover operare, se necessario, contro la violenza. VIII. Non c'è nulla nell'azione nonviolenta per prevenire che venga usata tanto per cause "buone" quanto per cause "cattive", sebbene le conseguenze sociali in quest'ultimo caso siano molto diverse da quelle provocate dalla violenza impiegata per lo stesso scopo. IX. L'azione nonviolenta non serve solo nei conflitti interni a sistemi democratici, ma è stata largamente praticata contro regimi dittatoriali, occupazioni straniere e anche contro sistemi totalitari". * Le tecniche della nonviolenza Il più ampio repertorio di tecniche della nonviolenza è costituito dal secondo volume della fondamentale opera di Gene Sharp, Politica dell'azione nonviolenta: 2. le tecniche, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1986. Sharp descrive 198 tecniche di azione nonviolenta. L'elenco proposto da Sharp è organizzato nel modo seguente: 1. tecniche di protesta e persuasione nonviolenta, comprendenti dichiarazioni formali, forme di comunicazione rivolte a un pubblico più vasto, rimostranze di gruppo, azioni pubbliche simboliche, pressioni su singoli individui, spettacoli e musica, cortei, onoranze ai morti, riunioni pubbliche, abbandoni e rinunce. 2. Tecniche di noncollaborazione sociale, comprendenti ostracismo nei confronti delle persone, noncollaborazione con eventi, consuetudini ed istituzioni sociali, ritiro dal sistema sociale. 3. Tecniche di noncollaborazione economica, comprendenti a) i boicottaggi economici: azioni da parte dei consumatori, azioni da parte di lavoratori e produttori, azioni da parte di mediatori, azioni da parte di proprietari e negozianti, azioni di natura finanziaria, azioni da parte di governi; b) gli scioperi, tra cui gli scioperi simbolici, scioperi dell'agricoltura, scioperi di gruppi particolari, scioperi normali dell'industria, scioperi limitati, scioperi di più industrie, combinazioni di scioperi e blocchi economici (tra cui l'hartal, ed il blocco economico). 4. Tecniche di noncollaborazione politica, comprendenti rifiuto dell'autorità, noncollaborazione di cittadini col governo, alternative dei cittadini all'obbedienza, azioni da parte di personale governativo, azioni governative interne, azioni governative internazionali. 5. Tecniche di intervento nonviolento, comprendenti intervento psicologico, intervento fisico, intervento sociale, intervento economico, intervento politico. Un bel libro sulle tecniche della nonviolenza è ancora quello classico di Aldo Capitini, Le tecniche della nonviolenza, di recente ristampato da Linea d'Ombra Edizioni, Milano. * L'addestramento alla nonviolenza Citiamo da Aldo Capitini (Le tecniche della nonviolenza, p. 127): "Una parte del metodo nonviolento, tra la teoria e la pratica, spetta all'addestramento alla nonviolenza. Le ragioni principali per cui è necessaria questa parte sono queste: I. l'attuazione della nonviolenza non è di una macchina, ma di un individuo, che è un insieme fisico, psichico e spirituale; II. la lotta nonviolenta è senza armi, quindi c'è maggior rilievo per i modi usati, per le qualità del carattere che si mostra; III. una campagna nonviolenta è di solito lunga, e perciò è utile un addestramento a reggerla, a non cedere nemmeno per un istante; IV. la lotta nonviolenta porta spesso sofferenze e sacrifici: bisogna già sapere che cosa sono, bisogna che il subconscio non se li trovi addosso improvvisamente con tutto il loro peso; V. le campagne nonviolente sono spesso condotte da pochi, pochissimi, talora da una persona soltanto; bisogna che uno si sia addestrato a sentirsi in minoranza, e talora addirittura solo, e perfino staccato dalla famiglia". * Alcune schede da L'Abate (a cura di), Addestramento alla nonviolenza Sull'addestramento alla nonviolenza in italiano c'è un buon manuale, a cura di Alberto L'Abate, Addestramento alla nonviolenza, Satyagraha Editrice, Torino 1985; il libro ha per sottotitolo "introduzione teorico-pratica ai metodi", ed in effetti affianca ad alcuni saggi analitici anche una serie di esercizi pratici e due utili appendici, una sul teatro politico di strada, ed una di brevi schede su vari aspetti della nonviolenza. Riportiamo qui in sintesi alcune schede dal libro curato da L'Abate. - I quattro princìpi fondamentali dell'azione diretta nonviolenta: 1. definite i vostri obiettivi; 2. comportatevi con onestà ed ascoltate bene; 3. amate i vostri avversari; 4. date agli avversari una via d'uscita. - Sei mosse strategiche dell'azione nonviolenta: indagate; negoziate; educate; manifestate; resistete; siate pazienti. - Quattro suggerimenti pratici: siate creativi; preparate i vostri partecipanti; comunicate; controllate gli eventi. - Presupposti validi della nonviolenza: 1. i mezzi devono essere adeguati ai fini; 2. rispettare tutte le forme di vita; 3. trasformare le opposizioni piuttosto che annientarle; 4. ricorrere a creatività, spirito, amore; 5. mirare a cambiamenti incisivi. - Risposta nonviolenta alla violenza personale: 1. formulate con chiarezza i vostri obiettivi; 2. non lasciatevi intimorire; 3. non intimorite; 4. non abbiate timore di affermare ciò che è ovvio; 5. non comportatevi da vittime; 6. cercate di tirar fuori la parte migliore della personalità del vostro avversario; 7. non bloccatevi al cospetto della violenza fisica; 8. continuate a parlare e ad ascoltare. La comunicazione è il fulcro della nonviolenza. - Indicazioni procedurali per la discussione e l'azione nonviolenta: 1. nella discussione praticate il giro degli interventi; 2. condividete le abilità e praticate la rotazione delle responsabilità; 3. valorizzate i sentimenti; 4. lavorate insieme in modo cooperativo; 5. incontratevi anche separatamente; 6. incontratevi in piccoli gruppi; 7. usate il metodo del consenso nel prendere le decisioni. * Piano di lavoro per una campagna di lotta nonviolenta Preliminarmente: - chi vuole partecipare ad una campagna di lotta nonviolenta deve essere disposto a condividere rigorosamente gli obiettivi, i metodi e la disciplina collettiva, che devono quindi essere preliminarmente discussi fin nei minimi dettagli affinché sia chiaro a tutti per cosa ci si impegna e come: una lotta nonviolenta ha delle regole rigorose e richiede ai partecipanti un impegno serio, una adeguata preparazione, convinzione e condivisione, coerenza e disciplina, capacità critica e creativa, rispetto per gli altri. I. conoscere: informarsi; raccogliere documentazione; studiare; II. definire gli obiettivi: obiettivi finali ed intermedi; tempi dell' iniziativa; risorse finanziarie ed umane; organizzazione e compiti; interlocutori da coinvolgere - strumenti di verifica periodica e di eventuale ridefinizione degli obiettivi; III. iniziative e loro gradualità: rendere note le proprie richieste/proposte; notificarle agli interlocutori specifici; diffondere l' informazione alla società in generale; protestare contro l'ingiustizia; agire contro l'ingiustizia; mantenere sempre aperta la comunicazione. * Il Manuale per l'azione diretta nonviolenta di Walker Uno strumento di lavoro a nostro avviso insuperato è il breve testo di Charles C. Walker, Manuale per l'azione diretta nonviolenta, Edizioni del Movimento Nonviolento, Perugia 1982. Ne riportiamo il sommario: 1. Preparazione. 2. Lancio di un programma costruttivo. 3. Aspetti generali del metodo. 4. L'addestramento. 5. Il piano dell'azione. 6. I preparativi dell' azione. 7. Studio della situazione legale. 8. Messa a punto di una disciplina collettiva. 9. Sviluppo di una campagna di propaganda. 10. Raduno dei partecipanti. 11. Inizio dell'azione. 12. Come fronteggiare le rappresaglie. 13. Mantenere la vitalità del movimento. 14. I dirigenti. 15. Quando la lotta si prolunga. 4. MATERIALI. UN DOSSIER CONTRO LA GUERRA E' stato predisposto da Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink, e puo' essere consultato e scaricato dalla home page del sito telematico pacifista: www.peacelink.it 5. UN APPELLO. PEPPE SINI: UNA PROPOSTA URGENTE: SCRIVERE, TELEFONARE, PARLARE A TUTTI I PARLAMENTARI [Questo appello e' stato diffuso ieri, prima dell'inizio della guerra. L'autore sta svolgendo un digiuno di condivisione, meditazione e preparazione all'azione diretta nonviolenta] Cari amici ed egregi signori, tra pochissimi giorni il Parlamento italiano si pronuncera' sulla partecipazione italiana alla guerra che si va preparando. * Convincere il Parlamento alla legalita' e alla pace Abbiamo ormai pochissimo tempo per convincere il governo, i parlamentari tutti e il capo dello Stato a non infrangere la Costituzione, a non violare il diritto internazionale, a non precipitare il nostro paese nella guerra, a non rendere l'Italia coresponsabile di nuove stragi. Dobbiamo convincere chi rappresenta il nostro paese a fare quanto in suo potere per difendere la pace, la legalita', il diritto alla vita di tutti gli esseri umani. Dobbiamo convincerli ad impegnarsi contro la guerra e contro il terrorismo, contro ogni guerra e contro ogni terrorismo. * Alcuni dati di fatto Anche se i nostri interlocutori non condividono le nostre peculiari opinioni di amici della nonviolenza, tuttavia anche essi riconoscono alcuni dati di fatto incontrovertibili: - che i gruppi criminali non hanno lo status di soggetto belligerante secondo il diritto internazionale; - che stragi mostruose come quelle dell'11 settembre scorso non sono qualificabili come guerra ai sensi del diritto internazionale; - che perseguire, processare e punire i mandanti e i complici dei terroristi suicidi e pluriomicidi e' un dovere della comunita' internazionale: un dovere da realizzare con gli strumenti del diritto, con la riaffermazione della legalita', con la forza della ragione, della giustizia, dell'umanita'; - che il diritto internazionale non consente lo scatenamento di una guerra sulla base delle stragi terroristiche commesse da un gruppo criminale l'11 settembre scorso; - che la Costituzione della Repubblica Italiana esplicitamente proibisce la partecipazione italiana a una guerra come quella che si va preparando. Nulla puo' giustificare una guerra che aggiungera' stragi alle stragi, orrore all'orrore, vendette a vendette. Nulla puo' giustificare una guerra che puo' avere esiti catastrofici a livello planetario. * Un appello L'ora e' grave. Possa essere ciascuno illuminato dai valori morali, civili, filosofici e religiosi in cui crede. Possa ciascuno fare quanto in suo potere per scongiurare la guerra e far fallire i piani onnicidi dei terroristi e di chi li imita, li riproduce, prosegue ed accresce gli orrori da essi commessi. * Una proposta Scriviamo lettere, facciamo telefonate, andiamo a cercare a casa tutti i governanti ed i parlamentari che conosciamo, e chiediamo loro in nome della nostra amicizia di non cooperare ad una barbara follia. Scriviamo al capo dello Stato, scriviamo al capo del governo, scriviamo a tutte le autorita' istituzionali, e chiediamo loro di rispettare la Costituzione della Repubblica Italiana cui hanno giurato fedelta', chiediamo loro in nome della legge fondamentale del nostro ordinamento giuridico di non rendersi e di non rendere il nostro paese complice della guerra voluta dai terroristi. La guerra puo' essere fermata, i piani dei terroristi possono essere sconfitti; la legalita' puo' essere difesa, vite umane possono essere salvate. Ma dobbiamo agire adesso. Adesso dobbiamo convincere il Parlamento italiano. * Se non vi riusciremo E se non vi riusciremo dovremo predisporci ad essere noi direttamente, semplici cittadini, semplici esseri umani, a resistere nonviolentemente alla guerra qualora essa venisse scatenata. E dovremo resistere con la nonviolenza, con la limpidezza della nonviolenza, con la forza della nonviolenza: preparando e promuovendo l'azione diretta nonviolenta, la disobbedienza civile di massa, lo sciopero generale. 6. RIFLESSIONE. FRANCA ONGARO BASAGLIA: IN CHE MODO LOTTARE [Da Franca Ongaro Basaglia, Una voce, Il Saggiatore, Milano 1982, p. 56. Franca Ongaro Basaglia e' uno dei nostri punti di riferimento] Il mondo attuale e' invaso da suoni che coprono il silenzio mortale che accompagna cio' che ci sta uccidendo. In che modo lottare perche' la parola non diventi frastuono e perche' l'azione non sia un gesto applaudito o ignorato? 7. MATERIALI. TRE LETTERE DI PIERRE MARCHAND [Queste lettere sono state diffuse il 15 settembre. Per contatti con Pierre Marchand (candidato per il Premio Nobel per la Pace per il 2001): e-mail: dipti.marchand at wanadoo.fr] I. Lettera ai membri del Congresso degli Stati Uniti Egregio Senatore, e' con la piu' profonda tristezza che i popoli del mondo hanno assistito alla tragedia dei terribili eventi accaduti martedi' 11 settembre in America. Il ricordo del giorno di questa atrocita' che rimarra' in tutti noi ha mosso a lacrime di shock e tristezza molti milioni di persone. Condividiamo il dolore del popolo americano in questo momento di bisogno e inviamo le nostre condoglianze a tutti. Violenza + violenza = piu' violenza. E i bambini, tutti i nostri bambini, non desiderano altra violenza e altre guerre. Gli Stati Uniti d'America e tutti i Paesi del mondo avevano deciso di proclamare questo primo decennio del nuovo millennio il "Decennio internazionale per una cultura di pace e nonviolenza per i bambini del mondo". La risoluzione approvata all'unanimita' dice: "Convinti che un tale decennio, all'inizio del nuovo millennio, sosterrebbe molto gli sforzi della comunita' internazionale per promuovere la pace, l'armonia, tutti i diritti umani, la democrazia e lo sviluppo in tutto il mondo, proclamiamo il periodo 2001-2010 Decennio internazionale per una cultura di pace e nonviolenza per i bambini del mondo; invitiamo gli stati membri a prendere le misure necessarie per far si' che la pratica della pace e della nonviolenza venga insegnata a tutti i livelli nelle rispettive societa', comprese le istituzioni educative; chiamiamo i rilevanti enti delle Nazioni Unite, in particolare l'Unesco e il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (Unicef) e invitiamo le organizzazioni non governative, gli enti e i gruppi religiosi, le istituzioni educative, gli artisti e i mezzi di comunicazione a sostenere attivamente il decennio a favore di tutti i bambini del mondo" (LV riunione plenaria - risoluzione A/RES/53/25). Abbiamo accettato la nostra responsabilita' a insegnare la pratica della nonviolenza ai nostri figli: la violenza non funziona. Io sono un "sognatore", lo so, "ma non sono il solo". Possiamo insegnare ai nostri figli solo attraverso il nostro atteggiamento e il nostro impegno. Le parole non sono di grande aiuto. Per favore, per i vostri figli e per tutti i bambini - senza discriminazioni - accettate di assumervi - oggi - il seguente impegno: tentare di praticare la nonviolenza. Per favore firmate il breve testo che segue, gia' firmato da 74 milioni di persone di tutto il mondo (cfr. sito web dell'Unesco). * Impegno personale alla pratica della nonviolenza - Insieme possiamo trasformare la cultura di guerra e violenza in una cultura di pace e nonviolenza. Questo richiede la partecipazione di ciascuno. Offre ai giovani e alle future generazioni dei valori che possono ispirarli a plasmare un mondo di dignita' e armonia, un mondo di giustizia, solidarieta', liberta' e prosperita'. La cultura di pace rende possibile lo sviluppo sostenibile, la tutela ambientale e la realizzazione personale di ciascun essere umano. - Riconoscendo la mia parte di responsabilita' per il futuro dell'umanita', specialmente per i bambini di oggi e per quelli delle generazioni future, prometto - nella mia vita quotidiana, nella mia famiglia, sul lavoro, nella mia comunita', nel mio Paese e nella mia regione - di: 1. rispettare la vita e la dignita' di tutte le persone senza discriminazioni o pregiudizi; 2. praticare la nonviolenza attiva, rifiutando la violenza in tutte le sue forme: fisica, sessuale, psicologica, economica e sociale, in particolare verso i piu' poveri e i piu' vulnerabili, come bambini e adolescenti; 3. condividere il mio tempo e le mie risorse materiali in uno spirito di generosita' per porre fine all'esclusione, all'ingiustizia e all'oppressione politica ed economica; 4. difendere la liberta' di espressione e la diversita' culturale, dando sempre la preferenza al dialogo e all'ascolto piuttosto che al fanatismo, alla diffamazione e al rifiuto degli altri; 5. promuovere un consumo responsabile e pratiche di sviluppo che rispettino tutte le forme di vita e preservino l'equilibrio della natura del pianeta; 6. contribuire allo sviluppo della mia comunita', con la piena partecipazione delle donne e il rispetto dei principi democratici, per creare insieme nuove forme di solidarieta'. Inviare il piu' presto possibile a: nonviolence at vsnl.net, o faxare a: +33 344863907. Per favore consegnate copie di questa lettera ai vostri colleghi senatori e ai mezzi d'informazione. "Dove sono finiti tutti i nostri cari?... Che cosa mai abbiamo imparato?" Che il nostro Dio d'amore vi benedica e vi porti ispirazione. Con il mio piu' profondo rispetto e gratitudine, Pierre Marchand, essere umano, marito, padre e nonno; fondatore della fondazione Appeal of the Nobel Peace Laureates for the Children; appresentante della International Fellowship of Reconciliation to Unesco; assegnatario dell'US Fellowship of Reconciliation Award for Peace 2000; vostro fratello. * II. Lettera al presidente degli USA Onorevole Presidente, La prego di accettare le mie piu' sentite condoglianze e il mio dolore per cio' che e' accaduto. Uccidere degli uomini che hanno ucciso altri esseri umani per insegnare loro - e ai bambini in tutto il mondo - che uccidere e' sbagliato non mi sembra il modo piu' appropriato per evitare ulteriore violenza e promuovere - con i fatti - il rispetto della vita umana, che e' sacra, ciascuna vita. Prego che l'insegnamento della nonviolenza del Mahatma Gandhi e del vostro grande Martin Luther King possa aiutarLa a trovare un modo migliore in questo primo anno del "Decennio internazionale per una cultura di pace e nonviolenza per i bambini del mondo". Che tutta questa sofferenza ci renda tutti coscienti del modo in cui evitare tali sofferenze in futuro. Che il Signore onnipotente benedica e doni ispirazione a Lei e al Suo governo. Con il mio piu' profondo rispetto, gratitudine e amore. P.S.: Se posso essere utile in qualsiasi modo, sono a Sua disposizione. * III. Lettera all'l'Ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Francia Eccellenza, posso avere l'onore di incontrarLa alla date e all'ora per Lei piu' opportune? Vorrei offrire 15 giorni di digiuno silenzioso e di preghiere: e' possibile all'interno della sua ambasciata? 8. FORMAZIONE. OPERAZIONE COLOMBA: UN PROGETTO DI EDUCAZIONE ALLA PACE [Dall'Operazione Colomba riceviamo e volentieri diffondiamo questa proposta. Invitiamo tutti i nostri interlocutori a proporre alle scuole con cui sono in vario modo in contatto di aderire alla proposta. Per contatti con l'Operazione Colomba: via della Grotta Rossa 6, 47900 Rimini, tel. 0541751498, fax: 0541751624, e-mail: operazione.colomba at libero.it, sito: www.geocities.com/opcol] Le esperienze di condivisione con i poveri, gli emarginati, gli oppressi da diverse forme di disagio, la volonta' e l'esigenza di andare alle cause che creano le ingiustizie e rimuoverle, al fine di sradicare la poverta', ci ha posto in questi anni alcune domande. Chi sono i poveri? Perche' sono poveri? Cos'e' la violenza? Dove abita la violenza? Quante forme di violenza? Cos'e' la guerra? A chi serve la guerra? Chi ne fa le spese? Ci sono risposte? La Nonviolenza? Cos'e' la Pace? Questo groviglio di domande ed altre ancora ci spinge avanti in un cammino alla ricerca di risposte, scandisce la nostra quotidianita', al fianco di chi soffre. Tuttavia proprio le persone che incontriamo sul nostro cammino, nelle case-famiglia, nelle zone di guerra, nelle cooperative sociali e sulla strada, ci chiedono di portare la loro voce, il loro punto di vista, agli studenti delle scuole, e nei vari luoghi di aggregazione. I poveri ci chiedono, nostro malgrado, di dire che sono protagonisti della storia, una storia scritta al di fuori delle mura di una societa' dove il numero degli esclusi e' perennemente in crescita. Innanzitutto mai come oggi, dobbiamo riconoscerlo e non dobbiamo aver paura di dirlo e di scriverlo, i poveri non sono un caso sventurato, un dogma infelice o qualcos'altro di simile. Purtroppo non possiamo dissociare la parola poverta' da oppressione od emarginazione. I poveri oggi sono un'esigenza dei ricchi, che altrimenti non avrebbero la possibilita' di vivere, o meglio, di vivere come vivono. Sono obbligati a produrre degli scarti per ottenere una vita cosi' abbondante di fronzoli e sprechi. C'e' bisogno di un capro espiatorio per catalizzare la violenza contingente all'essere "normali". In questo panorama si inserisce la nostra proposta di chiedere alla scuola, o meglio a coloro che dovrebbero essere i suoi protagonisti, gli studenti, una riflessione su questi temi che pure li coinvolgono in prima persona in quanto potenziali poveri del domani e paraoppressori di oggi se la violenta cultura odierna non verra' modificata in una nuova cultura nonviolenta. A parer nostro la scuola e' il foro ideale per discutere queste situazioni perche' rappresentano la realta' in cui i giovani andranno a lavorare, quindi come la scuola prepara tecnici e professionisti, se e' vero che e' maestra di vita deve altresi' preoccuparsi di preparare uomini. * La proposta Siamo qui a proporre per l'appunto uno spazio favorevole al confronto pacifico e nonviolento su questi temi che ci piace chiamare percorso di educazione alla pace. Vorremmo rendere accessibile a tutti la voce dei poveri che incontriamo in particolare nelle zone di guerra e di conflitto, di violazione dei diritti umani. Nei progetti si riversera' l'esperienza e la formazione maturata in attivita' in aree di conflitto, violazione dei diritti umani e nella formazione di giovani volontari e di giovani in servizio civile. Alcuni percorsi sono stati gia' sperimentati con successo nelle scuole medie superiori di varie regioni italiane. * Tema del percorso epr l'anno scolastico 2000-2001: "Vincere la guerra, vincere la violenza in noi e nel mondo: dalla scoperta della violenza all'apprendimento di strumenti nonviolenti". 1. Premessa Intendiamo il verbo educare in senso etimologico, ex-ducere, tirare fuori. Questa premessa e' basilare per rispettare il senso che diamo a questa attivita' ed immaginarne le tecniche adoperate. Il senso per l'appunto e' quello del foro dove le persone parlano e confrontano le proprie opinioni o se non ne hanno se ne fanno, e' indispensabile il dialogo, che noi andremo a stimolare con domande, immagini, esperienze, riflessioni. Le tecniche usate non saranno espositive ma interattive: giochi, esercizi, simulazioni, dibattiti, brain-storming. 2. Il tema: conflitti e guerre Le guerre, come dimostrato e facilmente comprensibile, oggi come mai assumono dimensioni sempre piu' globali. Non esistono piu' situazioni di conflitto armato circoscrivibili in un'area di un paese od esclusivamente interne ad un assetto societario. Ognuno dei conflitti in corso affonda le sue radici in piu' parti del mondo, a seconda degli interessi che ne muovono e decidono le dinamiche. Il rammarico piu' forte per noi continua ad essere il fatto che le prime vittime di questi "incroci di interessi" siano i civili, in particolare le fasce piu' deboli della popolazione. Tuttavia proprio queste vittime sono quelle parti che mai beneficiano delle situazioni di guerra. Questo percorso si pone come obiettivi: la comprensione dei meccanismi del conflitto e della guerra, le dinamiche di coinvolgimento delle vittime, l'educazione della societa' giovanile, la trasformazione dei giovani in protagonisti di una risposta e di una iniziativa di pace. Alcuni contenuti: - Il conflitto: le dinamiche del conflitto tra persone, la mimesi, la costruzione del nemico. La mediazione, la gestione dei conflitti. Capire i conflitti: il punto di vista del piu' debole. - La violenza: aggressivita' e violenza, il meccanismo del capro espiatorio, da Girard a Malaussene. Dal conflitto alla guerra, armi ed informazione scendono in campo. Come si costruisce una guerra, chi ci guadagna e chi ci perde. Gli interessi economici nelle guerre: persone che valgono meno delle pietre. Gli interventi militari e quelli civili: da Sun-Tzu a Von Clausewitz. - La nonviolenza: esempi di applicazione della nonviolenza: Jean Goss, Gandhi, Martin Luther King. La nonviolenza in Italia. Aldo Capitini, don Milani, l'obiezione di coscienza come ambito di servizio alla pace. - Gli interventi civili in zona di guerra. - Guerre di oggi: cosi' lontane, cosi' vicine: cellulari benzina e caffe' che costano sangue, come gli interessi economici fanno nascere ed alimentano le guerre. I civili e le guerre: bersagli e vittime o costruttori di pace? Analisi e testimonianze di volontari che hanno vissuto in zona di guerra a fianco delle vittime. - Elementi basilari sui diritti umani ed il diritto alla pace. 3. Obiettivi Educare alla nonviolenza ed alla pace vuole dire innanzitutto realizzare un confronto con i ragazzi sui valori e nel contempo indicare alcuni valori di riferimento che portano alla pace. L'intento non e' quello di proporre una realta' diversa ma di aiutare i ragazzi e le ragazze a leggere con strumenti nuovi se stessi, la realta' del gruppo, il mondo. Dalle esperienze fatte, abbiamo constatato che la pace e' magari un sogno, sicuramente non e' un dato di fatto. Questa risposta probabilmente e' anche un autentico interrogativo. Forse e' proprio quell'interrogativo al quale dobbiamo cercare una risposta. L'intento del percorso e' quello di provocare domande, dubbi che poi possano portare a percorsi di ricerca, lettura, riflessione, ed anche al mutamento di comportamenti individuali e ad una maggiore sensibilita' per quello che accade anche in paesi e realta' lontane come pure vedere in modo diverso il fenomeno delle migrazioni e degli spostamenti di popolazioni. - Educare in un mondo in rapido cambiamento significa dare alle generazioni piu' giovani strumenti di conoscenza ed intervento sulla realta' che li circonda, sia a livello locale che mondiale. Cercare di indicare percorsi di passaggio dall'aggressivita', intesa come energia presente in ogni persona, alla nonviolenza, come proposta creativa rispetto ai conflitti, alle ingiustizie, alle violenze che subiamo e che facciamo. - Dare alcuni strumenti per proseguire la ricerca e per impegnarsi per la pace, la nonviolenza. Aiutare i ragazzi ad attingere ad una serie di tecniche, metodi, programmi, fonti di informazione e formazione. Proporre azioni concrete ed esperienze vissute di nonviolenza e pace. Alla fine del percorso si intende giungere a moduli diversificati di impegno ed approfondimento dei temi trattati, attraverso attivita' concrete di gruppo o individuali. 4. Attivita' Il percorso segue un filo conduttore attraverso alcune parole e azioni chiave, che vedranno protagonisti i giovani in modo attivo: - Provare: sperimentare attraverso simulazioni e giochi l'esperienza del conflitto e della guerra. - Pensare: elaborare e riflettere su quanto simulato e realizzato, seguito dalla proposizione di dubbi e domande. - Capire: passare dagli interrogativi alla conoscenza di strumenti concreti di azione e risposta alla violenza ed alla guerra. - Agire: mettere in atto azioni ed attivita'. 5. Metodologia e strumenti Giochi di ruolo; discussioni in plenaria; attivita' per la espressione creativa delle proprie idee/valori; lavori di gruppo; lavori individuali; lezioni frontali; testimonianze; video, film, foto; visite a centri di documentazione sui temi del percorso; internet. Le metodologie intendono rendere efficace e "leggero" il metodo di comunicazione e conduzione delle attivita' del percorso. La fase finale utilizzera' una metodologia realizzativa per moduli diversificati. 6. Tempi * Prima proposta in tre incontri: - primo incontro (provare - pensare): modulo di 3 ore di lezione: gioco di ruolo su dinamiche di un conflitto internazionale, ricaduta e confronto fra i partecipanti; - secondo incontro (pensare - capire): modulo di 2 ore di lezione: riflessione sul ruolo giocato nella simulazione, riflessione sui comportamenti ed atteggiamenti realizzati, riflessione ed espressione delle possibili responsabilita' individuali rispetto a quanto rappresentato, le dinamiche del conflitto e della nonviolenza; - terzo incontro (agire): modulo di circa 3 ore di lezione: questa ultima parte vedra' i ragazzi divisi per gruppi di affinita' ed interesse sviluppare attivita' diversificate: momenti esclusivamente informativi, esperienze di ricerca e conoscenza, esperienze di servizio attivo e contatto con realta' di poverta', momento pubblico formativo e coinvolgimento possibile in azioni ed attivita' concrete. * Seconda proposta in un unico incontro: - Un unico incontro in modalita' assemblea o ore di lezione consecutive: momenti esclusivamente informativi, riflessione ed espressione delle possibili responsabilita' individuali rispetto alle dinamiche del conflitto e della nonviolenza. Esperienze di servizio nonviolento attivo e contatto con realta' di poverta', momento pubblico formativo e coinvolgimento possibile in azioni ed attivita' concrete. 7. Costi 1) Rispetto alla prima proposta del precedente punto 6: lire 50.000 lorde all'ora di lezione, indipendentemente dal numero di formatori. 2) Rispetto alla seconda proposta del precedente punto 6: rimborso spese viaggio con tariffa ACI (460 Lire a Km). 8. Contatti e Informazioni Associazione Comunita' Papa Giovanni XXIII, Operazione Colomba, Servizio Obiezione e Pace, Caschi Bianchi: tel. 0541753619 - 0541751498 (Nicola Lapenta, Samuele Filippini, Daniele Aronne). 9. Nota Per tutti gli eventuali problemi (anche di costo) che possano impedire la realizzazione del progetto, siamo disponibili ad un confronto per modifiche. 9. INCONTRI. TRE INIZIATIVE DI PACE VITERBESI Martedi 9 ottobre ad Acquapendente (VT), presso la biblioteca comunale, alle ore 14,30, primo incontro del corso di educazione alla pace promosso dal Comune. Mercoledi 10 ottobre a Orte (VT), presso il liceo scientifico, alle ore 14, seconda lezione del corso di educazione alla pace promosso dall'istituto scolastico ortano. Giovedi 11 ottobre a Viterbo, in piazza Dante presso la sede della Caritas, alle ore 17,30, convegno in preparazione della marcia Perugia-Assisi, promosso dalla Caritas diocesana. 10. LETTURE. TAHAR BEN JELLOUN: LE PARETI DELLA SOLITUDINE Tahar Ben Jelloun, Le pareti della solitudine, Einaudi, Torino 1990, 1997, pp. 122, lire 12.000. La condizione dell'immigrato raccontata dal grande scrittore che ha assistito le persone piu' in difficolta' in un consultorio psichiatrico. 11. LETTURE. SERAFINO MURRI: KRZYSZTOF KIESLOWSKI Serafino Murri, Krzysztof Kieslowski, Il Castoro Cinema, Milano 1996, 1997, pp. 184, lire 16.000. Una ricognizione accurata dell'opera del grande regista-moralista autore del "Decalogo" e dei "Tre colori". 12. LETTURE. BARBARA LANATI: VITA DI EMILY DICKINSON Barbara Lanati, Vita di Emily Dickinson. L'alfabeto dell'estasi, Feltrinelli, Milano 1998, 2000, pp. 196, lire 12.000. Una finissima americanista interroga l'esistenza e la figura della grande poetessa dell'Ottocento. 13. GLI SCARTAFACCI DI BIRICOCOLO: QUELLI CHE [Il nostro Biricocolo, vecchierello com'e', eccetera, ieri ci scriveva] E' mai possibile che sulla marcia Perugia-Assisi debbano pontificare quello che or non e' guari ha fatto una dichiarazione di guerra in tv, quello che spedisce pallottole ai ministri, quello che ha voluto la guerra dei Balcani, e magari quello che emette ogni giorno proclami razzisti, e quello che ha dichiarato essere Mussolini il piu' grande statista del XX secolo, e quello che ha aderito a nome del nostro paese al folle programma delle guerre stellari (e senza neppure un voticino in Parlamento), e cosi' via? Non sarebbe assai meglio se tutti costoro prima di aprir bocca avessero il buon gusto di leggersi cosa pensava e proponeva Aldo Capitini, di cui la marcia e' un dono e un'eredita' grande? Non usa costi' che prima di dire la propria "ciascuno umilmente s'informi" (come recita un verso di Danilo Dolci)? Aldo Capitini? Danilo Dolci? E chi erano costoro? 14. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA SALVATORE SENESE A VICTOR SERGE * SALVATORE SENESE Profilo: giurista, magistrato, impegnato nel movimento di Magistratura Democratica. * VITTORIO SERENI Profilo biografico: poeta italiano (Luino 1913 - Milano 1983). Opere di Vittorio Sereni: riassuntivamente cfr. Poesie scelte (1935-1965), Mondadori, Milano 1973; Il grande amico (poesie 1935-1981), Rizzoli, Milano 1990; Il musicante di Saint-Merry, Einaudi, Torino 1981. * GITTA SERENY Profilo: nata a Vienna da padre ungherese, vive e lavora a Londra collaborando con testate giornalistiche, ha svolto celebri inchieste su terribili vicende. Opere di Gitta Sereny: In quelle tenebre, Adelphi, Milano 1975 (riedito nel 1994); Bambini invisibili, Mondadori, Milano 1986. * VICTOR SERGE Profilo: nato a Bruxelles nel 1890, partecipò alla rivoluzione russa, opponendosi poi allo stalinismo. Morì in Messico nel 1947. Opere di Victor Serge: in italiano tra i libri e gli opuscoli editi in vita: Gli anarchici e l'esperienza della rivoluzione russa, Jaca Book; Lenin 1917, De Donato; L' anno primo della rivoluzione russa, Einaudi; La città conquistata, Manifestolibri; Letteratura e rivoluzione, Celuc; La crisi del sistema sovietico, Ottaviano; Da Lenin a Stalin, Savelli; E' mezzanotte nel secolo, Edizioni e/o; Ritratto di Stalin, Erre Emme; tra quelli editi postumi: Il caso Tulaev, Bompiani; Vita e morte di Trotskij, Laterza; La svolta oscura, Celuc; Memorie di un rivoluzionario, La Nuova Italia, poi Mondadori, recentemente ripubblicato dalle Edizioni e/o; Anni spietati, Mondadori; Le lotte di classe in Cina nella rivoluzione del 1927, Samonà e Savelli. Opere su Victor Serge: Vincenzo Sommella, Victor Serge, Prospettiva Edizioni, Roma 1995. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 252 dell'8 ottobre 2001
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