i perché della guerra, le ragioni della pace



Questa è la parte iniziale di un dossier che sarà costantemente tenuto aggiornato nella home page di PeaceLink, con una serie di allegati di approfondimento.
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I perché della guerra
Le ragioni della pace


ATTACCO MILITARE
Dossier a cura di PeaceLink
Versione n. 4  del 7.10.2001


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Quando è stato lanciato l'attacco Usa?
Alle 18.39 del 7 ottobre l'agenzia Reuter ha dato la prima informazione a livello mondiale sull'attacco Usa con missili cruise e aerei in Afghanistan. Hanno collaborato anche aerei britannici. "Il popolo afghano conoscerà la generosità del popolo americano", ha detto il presidente Bush alle 19, ora italiana nella conferenza stampa subito dopo l'attacco. "Londra e Washington, intanto, ipotizzano una loro permanenza in Afghanistan dopo che il conflitto si sarà concluso, con una forza di pace composta da migliaia di militari" (RAI Televideo 7 ottobre 2001).
 
Cosa sostiene il governo americano?
"Gli Stati Uniti non hanno dubbi sulla responsabilità di Osama bin Laden negli attentati di martedì scorso, ma ci vorranno anni per avere la meglio. Lo ha detto il vicepresidente Cheney, nella sua prima intervista pubblica dagli attacchi a New York e Washington". (RAI Televideo 16/9/2001)
Sul Corriere della Sera del 16/9/2001 è riportata una dichiarazione di Madeleine Albright, ex segretario di Stato americano: "Non è ancora chiaro che si tratti davvero dell'opera di Osama Bin Laden. Ma è certo che questo terrorista sta ricevendo aiuti in Afghanistan. E' importante per noi e i nostri alleati ritenere responsabili per quello che sta succedendo coloro che offrono rifugio ai terroristi. E' giunto il momento di prendere posizione". In seguito gli Stati Uniti hanno detto di aver raccolto le prove contro Bin Laden ma non le hanno divulgate, considerandole segreto militare.

Esistono diverse posizioni nello staff del presidente Bush?
Sì. A premere per una immediata azione militare subito dopo gli atti terroristici dell'11 settembre sono stati i civili come Cheney per dare all'opinione pubblica e ai media un'immagine di forza e non di debolezza. Tali posizioni da "falchi" sono riassumibili nella posizione di Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa (www.analisidifesa.it) e consulente presso il Casd (Centro Alti Studi Difesa) il quale ha affermato: "Il vero effetto deterrente è colpire in maniera devstante i regimi che supportano il terrorismo, altrimenti è inutile (…) Ci siamo cullati nell'idea della guerra umanitaria e ora questo sogno si è rotto. La guerra è spietata e l'America l'ha capito e sta costringendo tutti a prendere una posizione e non prenderla significa prenderla in senso opposto" (Corriere del Giorno 17/9/01). Hanno invece frenato i militari statunitensi capeggiati dal generale Powell, ora segretario di stato. Per loro l'efficacia dell'attacco militare è stata fino all'ultimo dubbia (si veda l'articolo del consigliere Luttwak in appendice). Powell punta ad un'azione a lungo termine che raccolga una ampia coalizione internazionale. Powell ha dichiarato che tale coalizione è basata su una campagna politica, diplomatica e finanziaria, specificando il 4 ottobre che "c'è una componente militare che non è ancora stata usata e che sarà decisa, al momento opportuno, dal presidente Bush" (RAI Televideo). Il 7 ottobre l'attacco militare è stato presentato dal presidente Bush come un attacco non al popolo afghano (a cui ha promesso il lancio di cibo e medicinali) ma ai talebani. Secondo alcuni analisti l'opinione pubblica americana stava dando segni di impazienza di fronte alla tattica "attendista" dell'amministrazione Bush che rinviava di giorno in giorno l'attacco militare.

Che cosa ha frenato fino al 7 ottobre l'azione militare?
Oltre alle esigenze di stringere accordi diplomatici e di ottenere supporti logistici alternativi al Pakistan, vi è stato il cattivo andamento della borsa che è scesa quando si profilava l'attacco ed è salita quando la guerra non veniva annunciata.


Le informazioni che riceveremo saranno attendibili o saranno sottoposte alla censura militare?
Scrive Federico Fubini su Limes: "Dice Bush ai giornalisti, con un'affermazione che in altri momenti sarebbe costata cara: "Lasciatemi porre condizioni alla stampa nel modo seguente: qualunque fonte e metodo di informazione resterà protetto e segreto. La mia amministrazione non parlerà di come raccogliamo le informazioni, se lo facciamo e cosa esse dicano" (…) In questo quadro si pongono per esempio gli interrogativi su cosa può o non può un organo di stampa riportare sulle posizioni dei terroristi senza farsi strumento della loro propaganda (…) Dare la parola al portavoce taliban in grado di far cadere le Borse europee con due frasi, dev'essere ancora consentito?". (Limes supplemento n.4/2001)

Bin Laden ha rivendicato gli attentati dell'11 settembre negli Stati Uniti?
"Il miliardario saudita Osama bin Laden ha smentito di essere implicato negli attentati a New York e a Washington. "Gli Stati Uniti puntano il dito contro di me, ma affermo categoricamente che non sono stato io", ha detto bin Laden in un comunicato all'Aip, l'agenzia di stampa dei Taleban con sede in Pakistan. I leader religiosi hanno richiesto agli Stati Uniti le prove del coinvolgimento di bin Laden". (RAI Televideo 16/9/2001)

Qual è la posizione del governo afghano?
L'ambasciatore afghano in Pakistan, Abdul Salam Zaeef, ha escluso qualsiasi responsabilità di Bin Laden mostrando però inizialmente disponibilità verso una sua eventuale estradizione: "Solo però - ha affermato - in presenza di prove certe che dimostrino il suo coinvolgimento. Prove che studieremo per poi prendere una decisione alla luce delle evidenze disponibili". (Fonte: Corriere del Giorno 13/9/2001) Il 7 ottobre si legge sul Televideo RAI: "Kabul: dateci prove e processiamo Osama. Le autorità afghane sono disposte ad arrestare Osama bin Laden e a processarlo in una corte afghana se gli Usa faranno una formale richiesta. Lo afferma l'ambasciatore dei Talebani in Pakistan. "Se qualcuno ci porta le prove non sarà un problema arrestarlo", ha spiegato l'ambasciatore Abdul Salam Zaeef. Pronta la risposta degli Usa: "Questo non è un negoziato", afferma alla Cnn una fonte di Washington". Poche ore dopo c'è stato l'attacco militare Usa.

Si può legittimamente parlare di una "guerra al terrorismo"?
Queste sono le principali definizioni di guerra:
- "Lotta armata tra due popoli o fra due o più Stati divisi in campi opposti" (Enciclopedia De Agostini)
- "Contesa armata tra due o più Stati".(Dizionario Pittano)
- "La lotta armata tra due o più Stati o tra fazioni di uno stesso Stato" (Dizionario Garzanti)
- "Lotta tra due stati o all'interno di uno stato, condotta con le armi, con o senza l'osservanza del diritto internazionale in materia" (Dizionario DISC)
Bush sostiene che l'orrenda serie di attentati negli Usa siano un "atto di guerra". Tuttavia la parola "guerra" si applica ad una contesa armata fra stati o all'interno di uno stato fra fazioni armate opposte (guerra civile). Fra "azione terroristica" e "azione di guerra" vi è una distinzione che si rileva dalle definizioni sopra riportate. Un atto di terrorismo non è un atto di guerra a meno che non sia messo in atto o sostenuto da uno Stato contro un altro Stato.

Perché, nonostante ciò, viene usata la parola "guerra"?
La ragione è che un terrorista si deve arrestare e processare, un nemico lo si può eliminare fisicamente senza bisogno di processo. Ad esempio al tempo delle Brigate Rosse in Italia vi fu un partito che invocò l'esercito e l'attuazione dello stato di guerra per sconfiggere i brigatisti, invocando la pena di morte.

Cosa hanno rilevato i sondaggi di opinione?
"L'85% degli americani è favorevole ad azioni militari e di essi il 75% ritiene che le ritorsioni vadano intraprese anche se implicano vittime innocenti. E' quanto emerso da un sondaggio d'opinione compiuto negli Usa da cui risulta che gran parte degli americani appoggia in pieno la politica di Bush e tra i sacrifici mette anche la rinuncia alla privacy e alla segretezza delle conversazioni telefoniche." (RAI Televideo 16/9/2001)
Un sondaggio pubblicato il 27/9/01 da Il Messaggero riporta che il 45% degli italiani è contro la guerra e il restante è a favore di un'azione militare.

Cosa ha detto il Papa degli attentati dell'11 settembre?
Giovanni Paolo II il giorno dopo (12/9/2001) ha detto: "Non posso iniziare questa Udienza senza esprimere profondo dolore per gli attacchi terroristici che nella giornata di ieri hanno insanguinato l'America, causando migliaia di vittime e numerosissimi feriti (...) Con partecipe affetto, mi rivolgo all'amato popolo degli Stati Uniti in quest'ora di angoscia e di sgomento, in cui viene messo a dura prova il coraggio di tanti uomini e donne di buona volontà. (...) Imploriamo il Signore perché non prevalga la spirale dell'odio e della violenza. La Vergine Santissima, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace".(Fonte: sito Internet del Vaticano www.vatican.va)
In seguito il Papa ha invocato l'America a non cedere alla guerra invitandola "a non cedere alla tentazione dell'odio e della violenza, ma ad impegnarsi al servizio della giustizia e della pace". (RAI Televideo 16/9/2001)
Sulla guerra la posizione vaticana è stata meglio specificata il 27 settembre: "Nessun via libera ai bombardamenti. Lo ha detto oggi il portavoce Navarro, incontrando i giornalisti. "Si è fatta una semplificazione ingiustificata, nessuno ha mai detto "fate come vi pare" perché esiste una precisa etica cristiana sulla legittima difesa, che tiene conto della proporzionalità e impone che non venga versato il sangue di vittime innocenti". (RAI Televideo 27/9/01)
Il 3 ottobre il Papa, all'udienza generale in Piazza S. Pietro, ha detto: "La religione non deve mai essere utilizzata come motivo di conflitto. Cristiani e musulmani, insieme con i credenti di ogni religione, sono chiamati a ripudiare la violenza per costruire un'umanità amante della vita, che si sviluppi nella giustizia e nella solidarietà" (RAI Televideo 4/10/01)

Dentro il mondo cattolico vi sono differenti posizioni in merito?
Esiste un dibattito in cui Gianni Baget Bozzo accusa "la volontà islamica di voler sostituire con violenza il cristianesimo: la guerra di religione è entrata nella Storia"; il cardinale Biffi  ha pregato "perché la cristianità trovi la strada giusta per la propria sopravvivenza" (Corriere della Sera 15/9/2001); Giulio Andreotti sostiene: "Quello attuale è un momento che rischia di diventare "muscolare". A maggior ragione occorre che si faccia appello alle virtuose risorse della moderazione e del diritto come fondamento anche della vita internazionale. A differenza della prepotente massima degli antichi romani, io credo che chi vuole la pace debba lavorare per la pace".
(editoriale intitolato "La miglior vendetta? Lavorare per la pace",  Corriere del Giorno 13/9/2001)
Il cardinale Marini, nel suo intervento al summit islamo-cristiano promosso a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio, ha detto: "Sarà importante, nella comprensibile ansia di legittima difesa, agire nella ragionevolezza, senza facili semplificazioni, senza affrettate creazioni di capri espiatori che possono soddisfare la volontà di rivalsa" (RAI Televideo 4/10/01).

Qual è la posizione del leader palestinese Arafat di fronte agli atti di terrorismo dell'11 settembre negli Usa?
"Arafat ha espresso le proprie condoglianze, anche donando sangue a favore delle vittime". (Fonte: Corriere della Sera 16/9/2001)

Il mondo dell'Islam ha condannato il terrorismo?
In appendice pubblichiamo il documento congiunto di Sarajevo concordato fra cristiani e musulmani. Yusuf Al-Qaradawi, direttore del Centro Ricerche di Sunna (Quatar) intervenendo al Summit della Comunità di Sant'Egidio, ha dichiarato: "A nome di tutti gli Ulema dell'Islam rifiutiamo il terrorismo. Allo stesso modo rifiutiamo di lottare contro il terrorismo con altro terrorismo, che condanna un intero popolo per crimini individuali".

L'Islam ammette la poligamia, vietata dalla legge italiana; in questo come in altri casi l'Islam in territorio italiano può costituire un pericolo?
L'articolo 8 della Costituzione Italiana sancisce: "Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge". Più avanti l'articolo 19 garantisce: "Tutti hanno diritto di professare la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché non si tratti di riti contrari al buon costume". L'articolo 8 fissa anche un obbligo: le confessioni religiose non devono contrastare con l'ordinamento giuridico italiano. Ma questo non vale solo per i musulmani che entrano in Italia, vale anche ad esempio per i cristiani statunitensi che non potranno rivendicare come diritto, sul suolo italiano, l'applicazione della pena di morte o la liberalizzazione delle armi da fuoco come avviene negli Usa.

Cosa detto Amnesty International dopo i fatti dell'11 settembre?
Amnesty International appellandosi ai capi di tutti i governi, il 14/9/2001 ha ricordato che "la solidarietà internazionale alle vittime non può essere dimostrata cercando vendette ma cooperando all'interno delle regole imposte dalle leggi, per arrestare i responsabili. Criminalizzare intere comunità non porta a nulla".  (Fonte: www.amnesty.org)

Ci sono prove contro Bin Laden?
Fino al 2 ottobre non sono mai state esibite le prove contro Bin Laden. Il 2 ottobre le prove sono state "dichiarate" alla stampa ma non mostrate. Ecco cosa riporta l'Ansa: "Chiare e schiaccianti . Così il segretario generale della Nato ha definito le prove fornite dagli Usa sulla responsabilità di Osama Bin Laden negli attacchi dell'11 settembre . Le informazioni sono coperte dal segreto e non possono essere divulgate , ha precisato Robertson, ma sulla base di queste è stato deciso che l'attacco contro gli Usa ha avuto un'origine esterna e sarà quindi considerato come un'azione coperta dall'articolo 5 del trattato di Washington che definisce un attacco contro uno o piu' alleati della Nato come un attacco a tutta l'alleanza. Intanto da Washington Bush ha affermato che ''Sceglieremo noi il momento d'agire: non c'è calendario, non c'è scadenza, non c'è negoziato con i Taleban''. Ricevendo un gruppo di giornalisti, e parlando in diretta televisiva, dopo avere incontrato i leaders del Congresso, Bush ha anche ribadito che i Taleban devono onorare subito le richieste: consegnare Osama bin Laden e smantellare i campi d'addestramento dei terroristi".  (ANSA 02/10/2001 15:35)
Il primo a poter vedere le "prove" - con due giorni di anticipo rispetto al segretario generale della Nato - è stato Tony Blair: "Sui legami fra Osama bin Laden e gli attentati negli Stati Uniti esistono "prove incontestabili". Lo ha dichiarato il premier britannico Blair, aggiungendo di non poterle rendere pubbliche". (RAI Televideo 30/9/01)
Fino al 3 ottobre tali prove non sono state rese note al Pakistan, nazione che è chiamata a collaborare nella lotta al terrorismo: "Il presidente pakistano Musharraf, ribadendo che l'esercito del suo paese non parteciperà ad alcuna azione militare, ha aggiunto che finora da Washington non sono arrivate prove sulla colpevolezza di bin Laden". (RAI Televideo 30/9/01) Il 3 ottobre al Pakistan sono giunte dagli Usa le "prove", che tuttavia vengono comunicate "secretate" in quanto sotto classificazione militare.
Il 4 ottobre il ministro degli esteri pakistano ha affermato che le prove fornite dagli Stati Uniti sui collegamenti fra Osama bin Laden e gli attacchi dell'11 settembre sono sufficienti, aggiungendo che sarebbe opportuno rendere pubblici questi documenti. Il ministro ha poi dichiarato che il suo Paese non ha intenzione di mostrare le prove ai Talebani. (Fonte: RAI Televideo 4/10/01)

Qual è la posizione italiana sulle prove contro Bin Laden e sulla guerra a Kabul?
"Ci sono prove certe sulle responsabilità di bin Laden negli attentati dell'11 settembre. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Ruggiero, davanti alle commissioni esteri e difesa del Parlamento. Gli Usa hanno provato agli alleati "la responsabilità certa della rete terroristica Al Qaeda capeggiata da bin Laden nonché i collegamenti con il regime dei talebani. Il ministro Ruggiero ha inoltre illustrato le misure richieste dalla Nato, misure innanzitutto di "solidarietà e assistenza logistica". Il senato potrebbe votare martedì 9 ottobre una risoluzione del governo sul contributo italiano contro il terrorismo" (RAI Televideo 4/10/01).

Come faranno i parlamentari a deliberare lo stato di guerra se le prove sono segrete?
Il problema della segretezza delle prove pone una questione di democrazia: in base all'articolo 78 della Costituzione il Parlamento Italiano conferisce al Governo i poteri per fare la guerra, ma i parlamentari allo stato attuale delle cose possono - se consultati -  esprimersi in base solo ad un rapporto di fiducia o di diffidenza verso le dichiarazioni dei vertici Usa e Nato ma non sulla base di una documentazione loro fornita comprovante il coinvolgimento dell'Afghanistan negli attentati terroristici dell'11 settembre.

Come si stanno regolando a questo proposito le altre nazioni della Nato?
Tony Blair ha affermato che presenterà al Parlamento britannico un documento sui legami tra Talebani e bin Laden, gli attacchi commissionati dallo sceicco saudita e "informazioni sui fatti dell'11 settembre. Ha inoltre specificato di fronte al Parlamento britannico che tre dei 19 dirottatori degli attentati negli Usa hanno legami con Bin Laden. Ha detto poi che è necessario un cambiamento di governo in Afghanistan se Kabul continuerà a sostenere il terrorismo (fonte: RAI Televideo 4/10/01).

La Nato può intervenire a sostegno di un'azione militare contro l'Afganistan?
La Nato deve rispettare l'articolo 1 che sancisce per le "parti" (ossia le nazioni aderenti alla Nato) quanto segue:  "Le Parti si impegnano, in ottemperanza alla Carta delle Nazioni Unite, a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale nella quale possano essere implicate, in modo da non mettere in pericolo la pace, la sicurezza e la giustizia internazionali, e ad astenersi nei loro rapporti internazionali dal ricorrere alla minaccia o all'impiego della forza in modo incompatibile con gli scopi delle Nazioni Unite". Quindi il ricorso all'articolo 5 della Nato (l'autotutela collettiva) è vincolato alla dimostrazione che l'Afganistan è implicato negli attentati dell'11 settembre negli Usa. Altrimenti tutto rientra nella definizione di "controversia" da "comporre con mezzi pacifici".

Perché non si fa ricorso all'Onu per affrontare questa crisi internazionale?
"Chi sostiene che l'articolo 5 della Nato va interpretato e che comunque qualsiasi decisione va rimessa all'Onu, punta in realtà a mettere i bastoni tra le ruote agli americani. Lo sanno tutti infatti che all'interno dell'Onu gli Usa non hanno la maggioranza...", sostiene Gianfranco Pasquino, politologo ed ex parlamentare DS (Corriere della Sera 15/9/2001)
La Carta dell'Onu è disponibile su Internet all'indirizzo:
http://www.studiperlapace.it/documentazione/onucarta.html

Chi ha addestrato i guerriglieri di Bin Laden?
I primi campi di addestramento dei guerriglieri di bin Laden sono stati due campi scozzesi, rispettivamente nei pressi di Criffel, nel Dumfries e nella remota penisola di Applecross nella Scozia occidentale. La fonte di queste informazioni è "Il Giornale" del 17/9/01 nel quale la corrispondente Erica Orsini da Londra annota: "Soldati impeccabili, con un debole per i western di John Wayne. Così erano i mujaheddin, l'"esercito" segreto di Osama Bin Laden, che fu addestrato ad uccidere nei campi militari britannici, tra le colline ricoperte d'erica della selvaggia Scozia. A rivelarlo ieri, in un'intervista pubblicata sul quotidiano 'Sunday Mail' è stato proprio uno degli "insegnanti" dei guerriglieri afghani che negli anni Ottanta combatterono i russi supportati dagli americani e dagli inglesi. Ken Connor, eroe dei corpi speciali inglesi fu incaricato di organizzare i vari campi di addestramento e per farlo senza il coinvolgimento dell'esercito nazionale dovette perfino rassegnare le dimissioni da quest'ultimo". Ma vediamo cos'altro ha rivelato Ken Connor al Sunday Mail: "Gran parte dell'infinita ricchezza dei Bin Laden - afferma - è stata costituita da finanziamenti della Cia stanziati per la costituzione di un governo "amico" afghano che combattesse la guerra per conto degli Stati Uniti". I guerriglieri di Bin Laden vennero addestrati molto bene. "Alcuni di loro furono addestrati anche alla guida di elicotteri e all'attacco dei campi d'aviazione".
"Oggi il presidente Bush - osserva Ken Connor - forse si starà chiedendo quanto è costato veramente all'America l'addestramento dei futuri soldati di Bin Laden".

Qual è la storia recente dell'Afghanistan?
Dopo la fine del decennale conflitto (definito spesso "il Vietnam della Russia") tra le truppe d'occupazione sovietiche e i guerriglieri islamici Mujaidin (finanziati e armati da Usa, Pakistan e Arabia Saudita), terminato nel 1989 con il ritiro dell'Armata Rossa, rimase in carica il governo filo sovietico (seppur moderato) di Najibullah, contro cui i Mujaidin continuarono a combattere, sempre con il sostegno della Cia e del Pakistan. Nel 1992 i guerriglieri islamici conquistarono Kabul, ma subito, sconfitto il nemico comune, le fazioni tribali che lo componevano entrarono in lotta per il potere, formalmente in mano al nuovo presidente Rabbani. Seguirono anni di lotte senza quartiere, di anarchia totale. Finché nel 1996 la fazione più fondamentalista, quella degli studenti sunniti Talebani, è riuscita a conquistare Kabul. Solo Pakistan, Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti hanno riconosciuto il governo teocratico e oscurantista dei Talebani . La resistenza moderata sciita si è concentrata nella parte nord del Paese, dove varie fazioni si sono poi unite nell'Alleanza Nordica, appoggiata dalla Russia che non vuole perdere totalmente il controllo della regione.
La guerra prosegue durissima e a fasi alterne nelle provincie settentrionali dell'Afghanistan.
Attualmente il 90% del Paese è in mano dei Talibani (che appoggiano i Ceceni contro la Russia e addestrano i terroristi internazionali), anche se le offensive dell'Alleanza Nordica guidata dal generale Masood sono spesso arrivate a minacciare la stessa Kabul.
Un ventennio di guerre ha causato la morte, oltre che di 15mila soldati sovietici, di oltre 2 milioni di afghani e un numero incalcolabile di rifugiati che vivono in condizioni drammatiche.
(Scheda tratta dal sito www.warnews.it)

Cosa ne pensava Bush dei Taleban?
"Cosa ne pensa dei Taleban?"  Intervistato da "Galmour" un anno fa, George W. Bush - allora candidato alla Casa Bianca - fece scena muta. Poi si illuminò: "Sono per caso un complesso rock?..." (Fonte: Il Giornale, 21/9/2001)

C'è il rischio di una guerra atomica?
"Gli Usa non escludono uso di armi nucleari. Il segretario alla Difesa americano, Donald Rumsfeld, non ha escluso il ricorso alle armi nucleari nel conflitto contro i terroristi. L'affermazione è stata fatta da Rumsfeld durante un'intervista televisiva. Rispondendo ad una domanda, il ministro ha detto che quest'opzione non è stata esclusa. (23/09/01 RAI Televideo)

La guerra annunciata è la causa dell'ondata di profughi?
Sì, l'Onu calcola i profughi in un numero variabile da un milione; se la situazione non si stabilizza sono previsti due milioni di profughi. Dalle notizie emerse il 4 ottobre sembra che si stia diffondendo una malattia contagiosa simile all'ebola. La catastrofe umanitaria coincidente con questa guerra annunciata sta diventando un problema e c'è da attendersi che ogni parte in causa scaricherà sull'altra parte la responsabilità del dramma in corso. Su Rai Televideo del 4 ottobre, ore 19, appariva la notizia che il presidente Bush aveva promesso di stanziare 320 miliardi di dollari (circa 720 mila miliardi di lire) per i profughi; sul TG1 di un'ora dopo il cronista parlava di 320 milioni di dollari, una somma mille volte inferiore (corrispondente a circa 750 miliardi di lire).
Sul Televideo RAI del 7 ottobre 2001 si legge: "Pakistan, cacciati migliaia di profughi. La polizia pakistana ha cacciato migliaia di profughi afghani che avevano trovato rifugio presso l'aeroporto
di Quetta. Si tratta di un agglomerato che conta fra le 20 e le 30 mila persone che avevano iniziato ad abitare la zona cinque anni fa. Secondo alcune voci l'area potrebbe servire come base agli aerei Usa per eventuali attacchi contro l'Afghanistan. Tutte le strade dell'Afghanistan sono state aperte per favorire l'ingresso a convogli di aiuti alimentari. Lo hanno reso noto i Talebani stessi, che hanno
comunque definito propaganda i piani Usa di paracadutare aiuti alimentari".

In Italia chi si sta occupando dei profughi afgani?
Fra le associazioni italiane l'Aifo, l'Associazione Papa Giovanni XXIII (Operazione Colomba) ed Emergency si stanno occupando dei profughi mediante contatti e missioni dirette in Pakistan. Il dottor Gino Strada, responsabile di Emergency, si è diretto verso l'Afghanistan per l'aiuto umanitario (è chirurgo di guerra e ha soccorso chi è stato dilaniato dalle mine) e ha lanciato appelli alla pace. Ma questa iniziativa è stata al centro di una polemica. Scrive Emergency in un suo comunicato del 2 ottobre: "Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in Senato ha parlato di “un medico integerrimo ma di confuse idee, che non saprebbe scegliere tra gli Stati Uniti e l'Afghanistan. Noi ­ ha aggiunto ­ tra la grande democrazia americana ed una teocrazia violenta che costringe le donne al silenzio e alla segregazione, noi abbiamo già scelto e definitivamente”. Secondo agenzie di stampa il Presidente del Consiglio si riferirebbe a Gino Strada che ha dichiarato “io non mi sento più americano di quanto non mi senta afgano”. Emergency, di cui Gino Strada fa parte, sta con gli indifesi, con le vittime civili delle guerre; non ha mai preso posizione in favore o contro qualche Governo o Paese. Una vita persa americana ha lo stesso valore assoluto della vita di un cambogiano, di un iracheno, di un italiano".

Lo scudo spaziale può difenderci meglio da attacchi "dal cielo"?
Non tutti sono d'accordo sui benefici dello scudo spaziale. "Missili nucleari lanciati sugli Stati Uniti e intercettati dallo scudo antimissile progettato dal Pentagono potrebbero cadere sull'Europa o in
qualche altra parte del mondo. Lo affermano alcuni ricercatori del prestigioso Massachusetts Institute of Tecnology (Mit) di Boston. Il programma di scudo spaziale, per il quale sono già iniziati i primi esperimenti, ha come obiettivo la deviazione dei missili dalla loro traiettoria ma non quello di distruggere le testate nucleari, che nel caso l'intercettazione abbia successo potrebbero cadere in qualsiasi parte della superficie terrestre, secondo i fisici del Mit. L'opzione del Pentagono è quella di prendere di mira il missile nemico durante la fase di propulsione, nel corso della quale è più facilmente avvistabile: comportandosi come un piccolo razzo, esso emette calore, il che consente di
localizzarlo. In seguito, in orbita bassa, il missile è più freddo e molto più difficile da intercettare.  "Anzitutto l'intercettazione in fase di propulsione deve funzionare, il che è da dimostrare", spiega George Lewis, fisico del Mit specializzato nei sistemi di difesa antimissile. "Ma se questo funziona, la domanda successiva è: dove andrà a cadere la testata nucleare?". Secondo l'equipe di tre scienziati del Mit che da anni lavorano sulla questione, con la tecnologia disponibile attualmente o negli anni a venire non esiste alcuna possibilità di intercettare un missile controllandone allo stesso tempo il punto di caduta. Che si tratti di missili intercettori o di laser giganti su aerei o navi, non c'è alcuna possibilità che la testata nucleare sia distrutta, assicurano i fisici di Boston".
(Fonte: Il Giornale 8/9/2001, titolo dell'articolo: "Scudo, i missili intercettati possono cadere
sull'Europa")


E' vero che prima dell'attentato dell'11 settembre vi sono state operazioni di borsa "sospette"?
Sì. alcune operazioni di borsa sembravano orientate "come se" qualcuno sapesse degli attentati. Ma chi pensasse di trovarci operatori di borsa alle dipendenze di Bin Laden rimarrebbe deluso. Nel notiziario delle ore 16 del 3 ottobre 2001 di Radio Capital veniva riferita di una "svista" di alcuni funzionari grazie alla quale è trapelata un'informazione delicatissima: General Motors e Boeing sono nella lista dei "sospetti". Riportiamo integralmente quanto pubblicato sul sito web di Radio Capital (http://www.capital.kataweb.it/news/capital_127930.html): "3/10/01 New York, 16:31.
Attacco agli Usa: GM e Boeing in lista di titoli sospetti. Sono 28 i titoli su cui le autorità del governo americano stanno indagando per scoprire eventuali manovre speculative operate nei giorni precedenti l'11 settembre da persone a conoscenza dei piani terroristici. Tra questi ci sono anche la General Motors e la Boeing. La lista stilata dalla Securities and exchange commission (Sec), l'equivalente americano della nostra Consob, è divenuta di pubblico dominio dopo essere apparsa per qualche ora sul sito web di un'unione commerciale canadese che non aveva colto l'invito alla massima riservatezza lanciato nei giorni scorsi dalla Sec. Tra le 28 aziende compaiono le compagnie aeree e assicurative che più hanno sofferto alla riapertura dei mercati azionari dopo la più lunga sospensione dal dopoguerra. In certi casi i ribassi sono stati di oltre il 50% del valore, ed evidentemente chi avesse speculato essendo a conoscenza dei piani avrebbe potuto trarne un vantaggio incalcolabile. Ma alcune anomalie nei volumi di transazione, specialmente nelle operazioni di 'short', sarebbero state notate anche sui titoli di colossi industriali come appunto General Motors, Boeing, Lockheed Martin and Raytheon. Secondo quanto riferisce il Wall Street Journal, gli inquirenti non sarebbero riusciti per il momento a trovare alcuna prova certa di speculazioni "coscienti", cioè legate a una previa conoscenza di quello che sarebbe successo. E per qualcuno sarà del tutto impossibile stabilire qualsiasi legame tra i terroristi e chi ha guadagnato giocando al ribasso. (Dem)


Vi sono analogie fra la prima guerra mondiale e questa guerra annunciata?
Sì, in quanto la prima guerra mondiale nacque da un atto di terrorismo che venne attribuito dall'Austria alla Serbia. Vediamo come si svolsero i fatti. "Il 28 giugno 1914 nella città di Sarajevo, capitale della Bosnia (la regione che l'Austria-Ungheria aveva annesso nel 1908), uno studente nazionalista impugnò la pistola e sparò contro l'erede al trono austro-ungarico, l'arciduca francesco Ferdinando, che restò ucciso insieme con la moglie (...) Il governo austro-ungarico attribuì immediatamente la responsabilità dell'attentato alla Serbia e cercò di sfruttare il tragico avvenimento per infliggerle un colpo definitivo. La Serbia era la maggiore indiziata perché aveva sempre condannato l'annessione della Bosnia da parte dell'Impero austro-ungarico e manifestava nei confronti di questo un'ostilità irriducibile. Oggi noi sappiamo che il governo serbo non aveva responsabilità dirette nell'attentato: era al corrente che un gruppo di terroristi stava preparandolo, ma non riuscì ad impedirlo. Il governo austro-ungarico ritenne tuttavia che gli indizi fossero sufficianti e lanciò un ultimatum: entro due giorni la Serbia avrebbe dovuto sciogliere tutte le formazioni antiaustriache e consentire a funzionari austriaci di compiere ispezioni sul suo territorio per accertare le responsabilità dell'attentato. La Serbia accettò il primo punto , ma rifiutò le ispezioni, ordinando contemporaneamente la mobilitazione generale (cioè la chiamata alle armi della popolazione). Era la guerra: quando il 28 luglio la capitale della Serbia, Belgrado, fu bombardata dai cannoni austriaci, si scatenò una reazione a catena che trascinò nel conflitto, una dopo l'altra, tutte le grandi potenze europee". (Fonte: Calvani Vittoria e Giardina Andrea,  "La storia dall'Illuminismo ai giorni nostri", Arnoldo Mondadori)


In questo momento di venti di guerra esiste una "chiamata alla pace"?
Sì, cliccando su http://db.peacelink.it/volontari ci si può "arruolare" nel movimento per la pace; inserendo i propri dati si crea un database di attivisti decisi ad usare la nonviolenza per evitare che al sangue innocente versato se ne aggiunga altro di persone innocenti, colpevoli solo di essere nel posto sbagliano in un momento sbagliato e dalla parte sbagliata.