Intervento sessione plenaria P.E 19.09.2001





Intervento sessione plenaria del 19.9.2001 del Parlamento Europeo per due
minuti
di Luisa Morgantini (GUE/NGL). - 


Signor Presidente, "non c'è causa - neanche una causa giusta - che possa
fare delle uccisioni di civili innocenti un atto legittimo. Il terrore non
lastrica la strada per la giustizia ma il cammino più breve per l'inferno.
Noi condanniamo e deploriamo questo crimine orrendo, condanniamo chi l'ha
pianificato e perpetrato, con tutta la nostra forza possibile. La nostra
partecipazione al dolore per le vittime, al dolore delle loro famiglie e
dell'intero popolo americano in questi momenti difficili non è che
l'espressione del nostro profondo impegno verso l'unicità del destino umano".

Non sono parole mie ma alcune parole di intellettuali, politici e ministri
palestinesi, come Yaser Abed Rabbo, Hanan Ashrawi, Mahmoud Darwish. Sono
parole forti che danno speranza perché vengono da persone che vivono e
soffrono sotto l'occupazione militare israeliana. 
Questi sono tempi in cui tutti - persone, Stati, istituzioni - dobbiamo
assumerci il massimo della responsabilità e della determinazione per
mettere il terrorismo fuori dalla storia, e insieme a questo la
globalizzazione della povertà, dell'ingiustizia e delle guerre devono
essere cacciati fuori dalla storia.

"Le parole devono sostituire le armi" diceva Xavier Solana. Per questo non
devono evocare, incitare all'odio o alla cultura del cowboy, "o vivi o
morti": come dicono le donne contro la guerra, tra uccidere e morire c'è
una terza via, che è vivere. 
L'educazione alla pace, al rispetto del diritto non deve escludere nessuno,
meno che mai i capi di Stato. 
Oggi dalla Palestina e da Israele con l'annuncio della tregua viene una
striscia di futuro, esile, sì, ma è indispensabile aggrapparvisi. L'Unione
europea ha contribuito alla possibilità di ripresa del dialogo. Questo
ruolo politico deve crescere e, se si accresce, si accresce nella fermezza
della difesa del diritto. Si dica chiaramente a Sharon, cosi' come si è
detto ad Arafat che deve avere fermezza nel controllare il terrorismo, si
dica a Sharon che non può continuare impunemente a confiscare terre
palestinesi, a costruire insediamenti, a uccidere e tenere i palestinesi
segregati nei villaggi o, come ha fatto nella mattina di ieri, a
distruggere il costruendo porto di Gaza, finanziato dai paesi dell'UE. 
Ci vogliono misure concrete: dare ai palestinesi fiducia per uno Stato
nella sicurezza e dare ad Israele la certezza che nessuno attenta alla sua
esistenza, cioè che è in discussione è  la sua politica coloniale e di
espansione, non la sua esistenza.

Ieri, in Libano, insieme a una delegazione italiana ho incontrato il
Presidente Lahoud. Egli ha espresso chiaramente il rifiuto del terrorismo,
ma  ha ribadito con forza quanto sia indispensabile la soluzione della
questione palestinese e lo sviluppo della cooperazione politica ed
economica con l'Europa e il mondo arabo.
Dobbiamo credere in noi stessi,ed essere veramente costruttrici/tori di
pace, costruttrici/tori del diritto.

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