La nonviolenza e' in cammino. 228



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 228 del 14 settembre 2001

Sommario di questo numero:
1. Peppe Sini, tre tesi sulla violenza
2. Enrico Peyretti, la guerra non e' giustizia
3. Albino Bizzotto, la tenerezza dei popoli
4. Alberto L'Abate, la via della pace e' nella giustizia
5. Una lettera di Monica Lanfranco (con una proposta di "Progetto Gaia")
6. Cristina Papa, tra il grido e il silenzio scegliamo la parola
7. Tiziano Tissino, dopo Manhattan
8. Federico Ceratti: l'arma strategica contro il terrorismo? La pace, la
giustizia, la solidarieta'
9. Il Tavolo Intercampagne e la Rete Lilliput, per estirpare davvero la
violenza del terrorismo
10. Forum Sociale Mondiale, condanna del terrorismo e solidarieta' al popolo
americano
11. "Movimento Nonviolento" e "Movimento Internazionale della
Riconciliazione" del Piemonte e della Valle d'Aosta, contro la violenza
senza riprodurla
12. Una lettera di Luisa Morgantini
13. Noam Chomsky, un crimine orrendo
14. Per studiare la globalizzazione: da Giuliano Pontara a Leonidas Proaño
15. La "Carta" del Movimento Nonviolento
16. Per saperne di piu'

1. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: TRE TESI SULLA VIOLENZA
I. Chiunque ancora propugni la tesi che possa esistere una "violenza giusta"
e' complice degli assassini, e mette in pericolo il futuro dell'umanita'.
II. Chiunque ancora ritenga che i suoi fini particolari, sia pur
nobilissimi, possano essere al di sopra del fine di salvare la civilta'
umana dal pericolo della distruzione, mette a repentaglio la vita
dell'umanita' intera.
III. Chiunque non abbia capito che anche l'uccidere un solo uomo equivale ad
affermare la liceita' di ucciderci tutti, costui coopera alla fine del
mondo.
Mohandas Gandhi e Guenther Anders queste cose le capirono e le dissero molto
tempo fa.
Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare il mondo. Occorre decidersi.
"Lo tempo e' poco omai che n'e' concesso" (Dante, Inferno, XXIX, 11).

2. UNA PROPOSTA. ENRICO PEYRETTI: LA GUERRA NON E' GIUSTIZIA
[Enrico Peyretti e' una delle figure piu' prestigiose della cultura della
pace; per contatti: e-mail: peyretti at tiscalinet.it, o anche:
enrico.peyretti at tin.it]
Propongo di scrivere in tanti, personalmente, al Presidente della
Repubblica, on. Carlo Azeglio Ciampi (Palazzo del Quirinale, 00186 Roma; con
francobollo da 800 lire, perche' non c'e' piu' la franchigia: oppure per
e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it, con firma completa di indirizzo,
altrimenti il messaggio viene respinto) questa lettera, che io ho gia'
spedita:
"Signor Presidente,
La supplico di agire perche' alla strage disumana compiuta negli Stati Uniti
nessuno risponda con la vendetta militare.
Proprio perche' quel crimine colpisce tutta l'umanita', deve essere un
tribunale che rappresenta l'intera comunita' dei popoli umani a compiere le
indagini ed emettere il giudizio con tutte le garanzie giuridiche.
Ad un crimine, per quanto grande, non si risponde con la guerra.
La guerra non sarebbe un giusto giudizio penale, nella luce della ragione,
della morale e della legge, ma un nuovo crimine che spingerebbe
ulteriormente il mondo nel buio mortale dell'odio e della distruzione.
In nome della vita e della civilta', nell'ora del massimo pericolo, La
supplico di scongiurare la guerra con l'impegnativa autorita' che Le da' la
nostra Costituzione pacifica.
Se l'Italia sara' in guerra, io non ci saro'. Lo giuro".
Firmato (nome, cognome, indirizzo)

3. RIFLESSIONE. ALBINO BIZZOTTO: LA TENEREZZA DEI POPOLI
[Don Albino Bizzotto e' presidente dei "Beati i costruttori di pace" (per
contatti: beati at libero.it)]
Le immagini che ci arrivano dagli Stati Uniti ci mostrano una violenza
spettacolare e cinica oltre ogni immaginazione: civili requisiti e usati
come bombe contro altri civili ignari e innocenti, uccisi per obiettivi che
non appartengono loro.
Una simbologia di morte e di guerra senza confini che lascia tutti sgomenti
e angosciati.
Anche noi come tutti gli statunitensi, amici o avversari politici, mai
avremmo ritenuto possibile un simile colpo al cuore della "superpotenza",
nel momento culminante della sua supremazia.
Proprio quando stava partendo lo "scudo stellare" per il controllo e
l'egemonia incontrastata del pianeta e dello spazio si apre questo squarcio,
che mostra, con una evidenza abbagliante, come il ricorso alla forza non
serve ne' come difesa ne' come deterrente.
Sono cambiati con questo atto il concetto e la natura stessa della guerra;
ne' le navi da guerra ne' alcuno scudo stellare avrebbero potuto proteggere
le migliaia di persone uccise a New York e a Washington. Le armi rendono
allo stesso tempo potenti e vulnerabili.
Ci chiediamo come puo' essere veramente significativa l'espressione della
nostra solidarieta' a tutte le vittime e ai loro familiari.
Vorremmo che tutto il popolo statunitense potesse capire e soprattutto
sperimentare in questo momento di smarrimento e sofferenza quanto e'
importante la solidarieta' e la tenerezza degli altri popoli.
E vorremmo che i suoi governanti e responsabili politici avessero la
saggezza di comprendere che non l'egemonia costruita sulla forza economica e
sulle armi, ma la collaborazione con tutti alla pari e' la grande risorsa
politica per garantire la sicurezza mondiale e per rispondere alle urgenze
dell'umanita' e del pianeta.
Ogni risposta di ritorsione armata contro nemici trasversali difficilmente
localizzabili e identificabili, senza una ricerca seria e il perseguimento
dei responsabili, in questo momento potrebbe innescare una spirale di
reazione a catena di violenze che possono portare a una guerra
generalizzata.
Il segretario generale della Nato ha ricordato che, secondo gli accordi del
Patto Atlantico, i diciotto alleati sono tenuti ad accorrere in difesa
dell'alleato aggredito.
Chiediamo all'Italia e agli altri membri della Nato di garantire ogni difesa
da attacchi esecrabili come questo, ma di predisporsi con calma e
riflessione alla ricerca delle modalita' politiche per non cedere alla
tentazione della risposta militare.
La sofferenza per le vittime statunitensi deve aiutarci a riconoscere e
tener conto nelle nostre risposte anche di tutte le innumerevoli persone che
ogni giorno, in forma silenziosa e anonima, in tutto il mondo vengono
sacrificate innocenti dalla violenza diretta e da quella strutturale.
Nel '45 l'umanita' di fronte alla devastazione della guerra ha creato l'Onu,
oggi di fronte a questa disgregazione mondiale l'umanita' puo' riscoprire la
necessita' della nonviolenza, scelta come alternativa politica non solo per
le singole persone, ma anche per gli Stati e per tutte le istituzioni
internazionali.

4. RIFLESSIONE. ALBERTO L'ABATE: LA VIA DELLA PACE E' NELLA GIUSTIZIA
[Alberto L'Abate e' tra le piu' prestigiose figure della cultura della pace
e della nonviolenza. Per contatti: labate at unifi.it]
Questi fatti mi hanno fatto venire in mente una frase di Gandhi che diceva
che il miglior modo di difendersi e' quello di non avere nemici.
Purtroppo l'occidente, con la propria politica di potenza, e con il
mantenimento di quella violenza strutturale di cui parla il comunicato del
Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione
di Torino, di nemici se ne crea ogni giorno sempre di piu'.
E la reazione che la Nato sta programmando, se la politica dell'occidente
non cambia, e non prende in considerazione quando scritto dal "Guardian" che
"la migliore difesa e' la giustizia", rischia di peggiorare sempre piu' la
situazione.
E' forse venuto il momento di una forte risposta di tutti i gruppi e le
organizzazioni che credono nella nonviolenza, e che pensano che la via della
pace e' nella giustizia. Ma manca da parte nostra una strategia valida e
vincente. Perche' non cerchiamo di lavorarci?

5. RIFLESSIONE: UNA LETTERA DI MONICA LANFRANCO (CON UNA PROPOSTA DI
"PROGETTO GAIA")
[Monica Lanfranco e' tra le animatrici della rivista telematica delle donne
"Marea" (www.marea.it)]
Ciao a tutte e tutti, in queste ore di dolore ci stiamo lentamente sentendo,
spinte/i da sentimenti di angoscia; ho ricevuto questo, e ve lo mando
perche' mi pare che avrebbe senso discuterne e prendere in considerazione
questa proposta.
Vi prego di mettervi/ci in comunicazione, e se l'ipotesi della
Perugia-Assisi e' condivisa, che io e molte e molti consideravano gia' prima
un approdo fondamentale (come e' scritto nell'appello delle donne per un
teatro di pace a Napoli) sarebbe urgente prendere contatto con chi
storicamente la organizza per fare un'iniziativa comune.
Vi abbraccio
Monica Lanfranco
*
Chiediamo al Social Forum di considerare con attenzione la nostra proposta:
1. Rinunciare a tutte le mobilitazioni nazionali in corso;
2. Concentrare tutto l'impegno sulla marcia Perugia-Assisi riunificando
l'intero movimento popolare in un'unica richiesta di risposta pacifica alla
follia di qualcuno (chiunque sia) che puo' portare ad una tragedia
definitiva.
Manlio, Progetto Gaia

6. RIFLESSIONE. CRISTINA PAPA: TRA IL GRIDO E IL SILENZIO SCEGLIAMO LA
PAROLA
[Cristina Papa e' tra le animatrici del sito "Il paese delle donne"
(www.womenews.net)]
"Dio riconoscera' i suoi", cosi' e' fama dicesse quel capo cristiano
incitando l'esercito crociato a sterminare gli eretici. Ci vuole una
"religione", una qualsiasi, per giustificare stragi come quella provocata da
3 aerei kamikaze in cui hanno trovato la morte migliaia di civili, e non
chiamarle con il loro nome: assassinio.
E ci vuole, forse, l'aver subito una prolungata quanto insensata violenza e
una feroce ingiustizia per perdere il senso di cosa significhi un'azione
cosi' ed esultare facendo risuonare le armi come campane a festa.
Certo, ci vuole tutto questo e forse altro ancora. Ma puo' davvero trovare
una giustificazione un atto cosi' vile e insensato?
Da piu' parti commentatori e politici ci invitano a schierarci, a dire una
buona volta con chi stiamo: se con l'America, diventata in una sineddoche
"l'Occidente", o con i barbari del miliardario Bin Laden.
Lucia Annunziata, a proposito di donne, ha detto di ritenere il movimento
antiglobal, con una sineddoche diventato poi semplicemente black blok,
vicino se non colluso con i terroristi per le sue radicali posizioni
antiamericane.
In molti hanno ricordato che se l'Italia e' libera lo dobbiamo agli
Americani che hanno combattuto al nostro fianco per scacciare i tedeschi, in
pochi, ahime', hanno ricordato anche che la situazione dell'Afghanistan e la
vittoria dei talebani e' stata determinata dalla stessa nazione, cosi' come
ai tempi della guerra del Golfo pochi ricordarono chi aveva dato a Hussein
le armi da usarsi nella lunga guerra contro l'Iran.
Gli Stati Uniti sono una paese complesso, come e' complesso il mondo in cui
viviamo; e' indispensabile, se pensiamo che sia ancora legittimo l'agire
politico e se vogliamo evitare l'annichilimento nel silenzio, sforzarci di
articolare il pensiero, riesumare, sotto le macerie di Genova e delle Torri
gemelle, il senso alto della politica.
La cultura militarista degli Usa, condivisa anche da molti paesi
occidentali, dobbiamo dirlo, e' la principale responsabile delle ingiustizie
e delle guerre, d'intensita' piu' o meno bassa, avvenute negli ultimi
cinquant'anni. A quelle ingiustizie e al liberismo sfrenato che le ha
provocate dobbiamo guardare per capire dove sono nati i semi, o almeno
alcuni semi, del terrorismo internazionale, proponendo e praticando una
cultura altra che rifiuti la morte e distingua le responsabilita'.
Diffido di chi mi chiede di essere solidale con gli Usa tessendone acritiche
lodi, esattamente come diffido di coloro che si dichiarano contro la pena di
morte per timore di commettere un errore giudiziario. Io sono contro la pena
di morte e basta.
Chi ha bisogno di esaltare la "bonta'" degli Usa per esecrare l'attentato
condivide, in fondo, con i terroristi l'idea che la pena di morte sia
legittima in caso di riconosciuta colpevolezza.
No, gli Stati Uniti non sono "buoni",  ma se vogliamo davvero combattere la
loro cultura non possiamo che prendere le distanze dalla logica che vuole la
guerra, non importa se dichiarata o meno, come uno strumento di soluzione
dei conflitti, e l'annientamento del nemico come un diritto, a patto certo
che lo sterminio sia nobilitato dall'impegno per estinguere il male.
Virginia Woolf scrive ne "Le tre ghinee": "Provate a non dare ai fratelli
ne' la bianca piuma della codardia ne' la rossa piuma del coraggio, a non
dargli nessuna piuma; ... a fissarli altrove quando si parla di guerra: a
questo dovere le estranee si addestreranno in tempo di pace, prima che
inevitabilmente la minaccia della morte renda impotente la ragione".
In rete circolano scritti di donne che invocano il silenzio come unico gesto
possibile davanti all'efferatezza dell'attentato, altre hanno la tentazione
di smobilitare tutte le iniziative gia' preparate, comprese quelle contro la
Nato,  per partecipare solo alla marcia Perugia - Assisi, quasi per un
bisogno di dimostrare al mondo, prima ancora che a se stesse, ogni
estraneita' verso i terroristi.
Il nostro contributo contro la guerra e contro la cultura della morte, come
donne e come femministe, puo' essere quello di rifiutare la logica per cui
e' sempre indispensabile schierarsi, legittimando cosi' non solo uno dei due
contendenti ma la contesa stessa.
Rifiutiamoci di arruolarci, siamo solidali con le vittime, i loro amici, le
loro famiglie, ma dichiariamo la nostra estraneita' alle culture speculari
che hanno prodotto questa tragedia, non per indifferenza o presunzione di
innocenza, bensi' per la coscienza chiara che il primo passo verso un mondo
migliore e' dire a voce alta, come Cassandra di Christa Wolf, "tra uccidere
e morire preferiamo vivere".

7. RIFLESSIONE. TIZIANO TISSINO: DOPO MANHATTAN
[Tiziano Tissino e' impegnato nei "Beaiti i costruttori di pace" e in molte
iniziative di solidarieta' e nonviolenza. Per contatti: e-mail:
tiziano at adhoc.cjb.net]
"O quei diciotto, sopra i quali rovino' la torre di Siloe e li uccise,
credete che fossero piu' colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No,
vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo" (Lc, 14,
4-5).
Oltre il dolore per le vittime, oltre lo shock per quel che e' successo,
vorrei provare a condividere alcune riflessioni che ho fatto in questi due
giorni.
Diro' cose che possono sembrare dure, correro' forse il rischio di apparire
cinico, apocalittico e poco diplomatico, ma credo che i veri amici servano
anche ad aiutare a accogliere verita' difficili e pesanti. Mi pare invece
che molti autoproclamati "filoatlantici" siano piu' attenti a non scatenare
il furore del padrone con questioni inopportune, che ad aiutare il popolo
degli Stati Uniti ad affrontare in positivo la situazione.
In molti, oggi, cercano di liquidare i terroristi kamikaze come folli
imbevuti di fondamentalismo religioso. La guerra santa, il paradiso per i
martiri, lo sprezzo della vita propria ed altrui: siamo veramente sicuri di
potercela cavare scaricando tutte le responsabilita' sull'Islam o su qualche
gruppo di fanatici?
Forse che il potere economico, militare e politico che governa il mondo
tiene in qualche considerazione il valore della vita? Quanti di coloro che
oggi si scandalizzano giustamente perche' Bin Laden ringrazia Dio per quel
che e' successo, si sono scandalizzati quando M. Albright liquidava il
genocidio (oltre un milione di morti) provocato da dieci anni di embargo
contro l'Iraq come un prezzo che andava pagato?
Perche' ci si stupisce oggi che una persona possa tenere in cosi' poca
considerazione la sua vita da decidere di sacrificarla, quando i leaders del
G8 a Genova hanno ribadito ancora una volta che il "diritto" al profitto
delle multinazionali farmaceutiche e' piu' importante del diritto alle cure
mediche per i milioni di malati di Aids nei paesi del Terzo Mondo?
E perche' meravigliarsi che qualcuno cerchi il paradiso nell'aldila', quando
il paradiso in terra promesso dal capitalismo neoliberista per oltre tre
quarti dell'umanita' e' un miraggio che si allontana, lasciando il posto ad
un inferno fatto di sfruttamento economico, disastri ambientali, collasso
sociale, violenza endemica?
Perche' stupirsi se c'e' chi si addestra alla guerra santa, quando da noi
tutti gli anni novanta sono stati utilizzati per ridare legittimita' e
dignita' alla guerra come valido strumento di risoluzione delle controversie
internazionali?
Queste sono le domande che dovremmo porci, questi i temi su cui chiedere al
popolo degli Stati Uniti di riflettere, se veramente ci consideriamo loro
amici.
Gli Usa, e con loro l'intero Occidente, devono imparare a guardarsi allo
specchio se vogliono veramente capire come si e' arrivati alla tragedia di
questi giorni. Il "brodo di cultura" in cui il terrorismo si e' sviluppato
e' il loro stesso sistema economico, non il movimento "anti-global" come gli
ideologi di regime stanno gia' cominciando a dire.
C'e' poi un'altra cosa con cui l'Occidente deve cominciare a fare i conti,
ed e' la propria vulnerabilita'.
Per troppo tempo gli Stati Uniti hanno pensato di essere inattaccabili ed
invincibili, hanno considerato se stessi come una nazione al di sopra di
tutte le altre, quasi come un "semi-dio" in mezzo ad una comunita' di
mortali.
Questo sogno, questa pericolosa illusione, e' finito in frantumi assieme
alle Twin Towers, ma non e' affatto scontato che dopo questo brusco
risveglio gli Usa si rendano conto fino in fondo di quel che e' successo.
Il fatto stesso che tutti continuino a dare per certa una qualche terribile
rappresaglia statunitense sta a dimostrare come Bush & C. siano ancora la',
con gli occhi chiusi, nel tentativo di riprendere il sogno nel punto in cui
lo scossone di due giorni fa lo aveva interrotto.
La voglia di trovare un colpevole a tutti i costi, magari anche soltanto un
capro espiatorio, non portera' da nessuna parte, se non a nuove tragedie.
E', invece, fondamentale capire quanto vulnerabile sia il sistema in se
stesso. Quel che e' successo e' stato causato da un manipolo di uomini, ma
catastrofi analoghe se non peggiori potrebbero verificarsi anche per cause
"naturali". Un incidente nucleare, ad esempio, potrebbe avvenire in
qualsiasi momento.
La globalizzazione ha procurato innegabili vantaggi a quella piccola fetta
di umanita' che ha potuto approfittarne. Ma ha anche messo l'intero pianeta
di fronte al rischio di catastrofi altrettanto globali, catastrofi che
nessuno sarebbe in grado di gestire, per non parlare di tutta una serie di
dinamiche sociali ed ambientali che gia' ora sono fuori dal controllo di chi
poi ne subisce le conseguenze dirette (basti citare l'effetto serra). Siamo
sicuri che ne sia valsa la pena?
Aiutiamoci tutti a vicenda per far si', almeno, che questa tragedia non sia
stata inutile, e cominciamo a pensare a come uscire da questo sistema
economico che, oltre a nutrirsi tutti i giorni di sangue umano (sono piu' di
ventimila le persone che quotidianamente muoiono per cause legate alla
malnutrizione e a condizioni sanitarie indecenti), sta rendendo invivibile
il nostro pianeta; cominciamo a smontare la "megamacchina" che abbiamo
costruito, prima che questa crolli rovinosamente e ci lasci sepolti tra le
sue macerie. Potremmo avere a disposizione molto meno tempo di quel che
credavamo soltanto due giorni fa.

8. RIFLESSIONE. FEDERICO CERATTI: L'ARMA STRATEGICA CONTRO IL TERRORISMO? LA
PACE, LA GIUSTIZIA, LA SOLIDARIETA'
[Federico Ceratti e' tra gli animatori de "Il giornale della natura" (in
rete: www.consumietici.it)]
New York, 11 settembre 2001. Aerei pieni di passeggeri usati come bombe.
Altre bombe e attacchi concentrici anche da terra. Un atto di guerra
frontale apparentemente senza strategie politiche occulte.
Forse moltissime le migliaia di morti innocenti. Colpita la terra USA come
mai nella sua storia. Beffata la potente macchina americana. Battuto e vinto
il sistema di sicurezza piu' forte del mondo...
La condanna e' ovvia cosi' come quella che abbiamo pubblicamente espresso
per i kamikaze palestinesi che si fanno saltare nel bar frequentato da
ragazzini israeliani o contro i brutali interventi israeliani, la crudele
repressione turca verso i curdi...
* Andare oltre la condanna
Non basta condannare, occorre capire. Per una azione di questa portata
occorre denaro, strutture, spie, kamikaze. In poche parole soldi e
organizzazione. Occorre una "energia" forte. Occorre anche un consenso. Non
ci interessa il "chi". La cosa piu' importante e' capire le condizioni che
hanno permesso a questa Organizzazione X di agire con successo.
* La disperazione
E' la disperazione che genera la massa critica sufficiente per una follia di
cosi' grande portata. E la disperazione e' lo stato di fatto di milioni di
poveri, di diseredati, di oppressi. Popoli devastati e depredati dal
colonialismo del Primo Mondo che forniscono braccia e consenso al
terrorismo. Popoli che hanno visto milioni di loro fratelli morire, essere
trattati come bestie. Popoli spogliati di tutto, dalle loro materie prime
alla loro cultura.
* La strada e' la pace
Perche' e' di questo che hanno bisogno milioni di persone nel mondo. L'Onu e
tutti i Paesi del mondo devono farsi garanti con determinazione della
risoluzione del problema palestinese, del problema curdo, dei problemi della
regione dei grandi laghi, del Tibet...
La pace diminuisce la disperazione e toglie "acqua" ai pesci del terrorismo.
* La strada e' la giustizia
Perche' la speranza di un cittadino anche singolo cosi' come di un popolo di
poter vedere riconosciute le proprie ragioni rende inutile il "farsi
giustizia in proprio". Ed e' giustizia che chiedono gli stati del Sud del
mondo quando chiedono la remissione del debito. E' restituzione di cio' che
gli e' stato rubato.
* La strada e' la solidarieta'
Perche', in attesa della giustizia o anche al di la' della giustizia,
aiutare chi soffre, chi sta male o chi e' svantaggiato vuol dire creare una
civilta' di dono e d'amore, un profondo insegnamento in forte contrasto con
la violenza e la rigidita' della mentalita' terroristica.
* Fermiamo la voglia di vendetta
Se Bush agira' con spirito di vendetta si inneschera' un meccanismo che puo'
portare diritti alla guerra.
Che milioni di persone scendano in piazza per la pace, la giustizia, la
solidarieta', che sono le armi strategiche contro il terrorismo.

9. RIFLESSIONE. IL TAVOLO INTERCAMPAGNE E LA RETE LILLIPUT: PER ESTIRPARE
DAVVERO LA VIOLENZA DEL TERRORISMO
Il Tavolo Intercampagne e la Rete Lilliput per un'economia di giustizia
esprime tutto il proprio orrore e la propria assoluta condanna per gli
attentati che hanno insanguinato l'America.
Condanniamo con forza l'uso della violenza che ancora una volta semina un
numero incredibile di vittime tra la popolazione civile alle quali
testimoniamo la nostra piu' assoluta solidarieta'.
E' assolutamente necessario che questo atto di violenza non inneschi una
spirale di ulteriore odio e guerra che potrebbe coinvolgere il mondo intero
in una rincorsa verso la distruzione.
Questo aggiungerebbe ancora altre migliaia di vittime alle vittime degli
attentati ed alle molte migliaia di persone che ogni giorno perdono la
propria vita a causa delle guerre, della fame, delle ingiustizie seminate in
tutto il mondo da questo ordine mondiale distruttivo.
Per porre davvero fine alla spirale della violenza occorre interrogarsi non
solo sui tragici effetti di questa situazione che sono sotto i nostri occhi
ma anche sulle cause che li generano.
Cio' che e' avvenuto e' in stretta relazione con la fragilita' e
l'intrinseca insicurezza dell'attuale sistema economico e politico dominante
che non riesce a risolvere i problemi che continuano ad affliggere gran
parte dell'umanita'.
Un mondo che viene rapinato nella ricerca esasperata di profitti a breve
termine e in cui il divario tra i piu' poveri ed i piu' ricchi aumenta di
anno in anno non puo' che diventare un invivibile focolaio di tensioni e
conflitti.
Occorre percio' rispondere all'inaccettabile violenza del terrorismo con
atti di giustizia e di pace e non con le ritorsioni o le vendette militari.
La violenza si isola soltanto praticando la nonviolenza e avviando politiche
mondiali di reale lotta alla poverta' limitando i meccanismi economici e
finanziari di prelievo forzato di risorse dai paesi piu' poveri e piu' in
generale da tutti quelli sottosviluppati.
Il processo democratico di partecipazione e discussione su scala mondiale di
questi problemi e' l'unico vero antidoto possibile per porre fine anche alla
violenza del terrorismo.
Nessun attacco militare ne' degli Usa, ne' della Nato, riusciranno
altrimenti ad arginare veramente la violenza di quanto e' accaduto.
Per questo la Rete Lilliput lancia con forza a tutti i movimenti italiani ed
europei la proposta di convogliare tutte le nostre energie di mobilitazione
sulla prossima marcia per la Pace Perugia-Assisi, ponendo con forza al
centro di questa mobilitazione non solo la lotta alla guerra ed alla
violenza ma una politica per la giustizia e per i diritti dei popoli di
tutto il mondo che conduca in sede Onu a colmare anziche' aumentare i divari
tra i popoli del mondo. Solo cosi' sara' possibile estirpare davvero la
violenza del terrorismo.
Tavolo Intercampagne (composto da Aifo, Beati i Costruttori di Pace, Bilanci
di Giustizia, Campagna Chiama l'Africa, Campagna dire mai al MAI, Campagna
Globalizza-azione dei Popoli, Campagna Sdebitarsi, Centro Nuovo Modello di
Sviluppo, CoCoRiCo', CTM Altromercato, Mani Tese, Nigrizia, Pax Christi,
Riforma della Banca Mondiale, WWF)
Rete Lilliput per un'economia di giustizia

10. RIFLESSIONE. FORUM SOCIALE MONDIALE: CONDANNA DEL TERRORISMO E
SOLIDARIETA' AL POPOLO AMERICANO
[Il seguente comunicato e' stato diffuso in traduzione italiana da
"Sondagenova"]
Di fronte ai tragici avvenimenti che hanno avuto luogo ieri negli Stati
Uniti, e considerando le notizie diffuse sinora sui fatti, i rappresentanti
del Comitato di Organizzazione e del Consiglio Internazionale del Forum
Sociale Mondiale, riunitisi a Porto Alegre per presentare il prossimo
congresso del 2002, intendono prendere posizione pubblicamente:
- condannando con forza gli attentati e l'inaccettabile sacrificio di vite
umane;
- manifestando incondizionata solidarieta' al popolo americano;
- affermando nuovamente la difesa della democrazia, della giustizia sociale
e della pace per la soluzione dei conflitti che dividono l'umanita';
- invitando i governi, le istituzioni internazionali, i movimenti sociali,
le organizzazioni non governative e i cittadini e le cittadine del mondo a
reagire contro qualsiasi tentativo di usare il sentimento di repulsione
verso gli attentati per promuovere ricatti, vendette o terrorismo di stato
contro altri governi e popoli, come gia' accaduto in simili situazioni
storiche. Allo stesso modo, invitano a contenere pregiudizi che potrebbero
condurre a preconcetti e discriminazioni verso altri popoli e nazioni;
- affermando, infine, la necessita' primaria dell'assoluta difesa dei
principi e degli spazi democratici in ogni paese e nel mondo e la lotta
costante a favore dei diritti fondamentali della persona umana.
Rappresentanti del Comitato di Organizzazione del FSM
Rappresentanti del Consiglio Internazionale del FSM
Social Forum di Genova - Vittorio Agnoletto
Servizio Pace e Giustizia - Adolfo Perez Esquivel

11. RIFLESSIONE. "MOVIMENTO NONVIOLENTO" E "MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA
RICONCILIAZIONE" DEL PIEMONTE E DELLA VALLE D'AOSTA: CONTRO LA VIOLENZA
SENZA RIPRODURLA
Noi che cerchiamo di vivere la nonviolenza esprimiamo il dolore e la piu'
grande pieta' umana per le vittime delle stragi in USA e la solidarieta' a
tutti quanti nel mondo soffrono queste violenze  e cercano pace e giustizia.
Condannando questa enorme violenza diretta non dimentichiamo che nel mondo
c'e' una piu' profonda violenza strutturale che si esercita nell'oppressione
politica, nello sfruttamento e nell'ingiustizia economica.
Tutte queste violenze trovano origine e giustificazione in varie culture
violente, arroganti e sprezzanti verso le altre.
La critica del dominio non e' mai un crimine, mentre il crimine non e' mai
una critica giusta ed efficace, ed e' invece riproduzione e conferma
dell'ingiustizia che apparentemente combatte.
Ci dissociamo profondamente da coloro che hanno dimostrato esultanza perche'
i sentimenti di odio, che abbrutiscono l'uomo, devono essere vinti e
superati in noi tutti combattendo, si', l'ingiustizia ma con il rispetto
assoluto per ogni vita.
Condanniamo ugualmente ogni proposito di vendetta o pretesa di fare
giustizia con le armi da parte del governo degli Stati Uniti e dei suoi
alleati.
L'indagine ed il giudizio sui responsabili di un tale crimine internazionale
che offende tutta l'umanita' compete all'Onu nelle sue legittime
istituzioni.

12. RIFLESSIONE. UNA LETTERA DI LUISA MORGANTINI
[Luisa Morgantini, impegnata nei movimenti pacifisti e nell'esperienza delle
"donne in nero", e' attualmente parlamentare europea]
Abbiamo bisogno della massima calma per cercare di capire cio' che sta
succedendo e quello che dovremo fare per continuare nella  costruzione di un
futuro in cui "un altro mondo e' possibile" e cacciare "la guerra fuori
dalla storia".
Credo che ognuna/o di noi in questo momento sia attraversata/o dai
sentimenti piu' contrastanti. Non solo orrore e dolore, anche  paura, paura
per il destino del mondo e dell'umanita'.
Impotenza, per essere espropriati delle nostre vite, decise solo dalla
politica dei violenti e dei potenti, per il rischio di essere coinvolti in
guerre di cui pagano sempre di piu' le conseguenze le  popolazioni civili.
Il primo pensiero e' per le tante vite perdute, nelle nostre menti saranno
per sempre impresse  le scene viste; i corpi che si gettano, i volti
imbiancati, New York con le sue  torri che crollano, il fumo che sale, le
persone terrorizzate e i loro volti, riconoscibili delle tante e diverse
identita' che fanno l'America del Nord:  bianchi, neri, ispanoamericani,
arabi, cinesi e tanti tanti altri.
Quelle che abbiamo visto sono immagini che resteranno nella memoria cosi'
come quelle di Hiroshima e Nagasaki, come quelle dei campi di concentramento
o del ghetto di Varsavia, del bambino vietnamita che corre nudo fuggendo dal
napalm, dei bombardamenti sull'Iraq, del bambino palestinese ucciso al check
point, delle donne lapidate, ma non si possono citare tutte le barbarie che
segnano e hanno segnato le nostre vite.
Rispetto, dolore per le vittime e condanna senza nessun "ma", per gli atti
di terrorismo.
Nello stesso tempo  determinazione a non farci prendere nella trappola che
vuole renderci mute/i.
I nostri desideri, il mondo diverso che vogliamo, la pace, la giustizia
richiedono ogni giorno di piu' assunzione di responsabilita', impegno e
azioni quotidiane.
Non sono i poveri della terra a pianificare queste azioni, chi lo fa in loro
nome per giustificare questi gesti parla in realta' la lingua dei potenti,
per un mondo diretto dai forti e dal profitto e non da chi crede nella
giustizia e nell'umanita'.
Noi, donne in nero, cosi come l'associazione per la pace, dovremo essere in
ogni luogo per dire no al terrorismo e basta con le guerre e gli strumenti
di guerra, basta con lo sfruttamento, l'ineguaglianza, la poverta'.
Ed ora piu' che mai, perche' cosi' come e' avvenuto in Italia negli "anni di
piombo",  i nostri spazi di liberta', di democrazia e di dissenso verranno
erosi e si restringeranno.
Dobbiamo impedire che sia la logica della guerra, della "sicurezza", della
vendetta a dominare nel mondo. Dobbiamo fare in modo che i potenti si
interroghino su un sistema che nell'affermazione del liberismo sfrenato
distrugge e si autodistrugge. Dobbiamo impedire che siano le armi a parlare
sempre di piu', che Bush e i produttori di armi sviluppino il sistema di
difesa stellare, che le spese militari sostituiscano le spese per la salute
e la vita.
La costruzione di una cultura e una politica di nonviolenza, di pace e di
giustizia, di reale affermazione dei diritti umani e universali, nella
consapevolezza che dovremo sempre affrontare i conflitti, e' una strada
lunga, sempre piu' difficile, ma e' la sfida, la responsabilita', che ci
siamo assunte/i.
Anche per questo vorrei ricordare alcune scadenze che dovremo mantenere e
che riassumo. Non sono esaustive, altre se ne aggiungeranno, altre sono gia'
in corso:
* 17 settembre: Iniziative unitarie nelle diverse citta' per non dimenticare
Sabra e Chatila, perche' non accada mai piu', per la pace in Palestina e
Israele.
* 20-21 settembre: Bologna Genova social forum (?) la nostra presenza dovra'
essere da protagoniste e non da semplici partecipanti, predisporre nostra
presenza nel gruppo pace e guerra ed in altri trasversali (mainstreaming
anche nel gsf). La nostra esperienza concreta nei luoghi dei conflitti per
la costruzione di ponti di pace, e' un bene che va condiviso con
tutte/tutti.
* 22-23 settembre a Napoli (da confermare?) assemblea di riflessione e
proposte convocata dall'Associazione per la pace a tutte le forze pacifiche
e nonviolente.
* 25-26-27 settembre: summit della Nato a Napoli: presenza al Teatro della
Pace proposto per la sera del  26 settembre.
* Iniziative per lo scioglimento della Nato e disarmo nelle basi militari e
nelle citta' di appartenenza.
* 11-14 ottobre: IV assemblea dei Popoli delle Nazioni Unite, forum e marcia
Perugia-Assisi, sono una nostra tradizionale scadenza, anche se dopo Genova
e l'adesione del GSF la Perugia-Assisi e' stata assunta come scadenza di
tutte e tutti quelli che si ritrovano all'interno di una cultura e una
politica nonviolenta. Il 13 pomeriggio a Perugia terremo anche la riunione
di coordinamento delle Donne in Nero. Quest'anno la presenza e la
visibilita' alla marcia dovra' manifestare l'essenzialita' della soluzione
della questione Palestina-Israele; il Tavolo della Pace concorda e nella
riunione del 10 settembre tenutasi a Roma, per discutere delle missioni
civili per la protezione della popolazione palestinese, le organizzazioni
presenti hanno concordato nel trovare forme di visibilita'. Ospiti della
Donne in nero saranno palestinesi, israeliane, donne in nero dei balcani,
afghane e altre che saranno ospiti nei forum locali.
* 23- 30 novembre: una piccola delegazione si rechera' in Pakistan nei campi
profughi afghani, coordinati dalle donne del Hawca e del Rawa per rafforzare
i nostro progetto di liberta'/liberazione e la solidarieta' alla donne
afghane.
* Dal 2 Dicembre 2001 continua il progetto "Io, donna, vado in Palestina",
organizzato dalle Donne in Nero, che si e' via via trasformato fino a
diventare un progetto condiviso con altre organizzazioni, in primo luogo
l'Associazione per la Pace, "Salam ragazzi dell'Ulivo" di Milano, per una
presenza di verita', testimonianza, solidarieta' e di azioni ed iniziativa
in Italia. Nelle ultime delegazioni vi e' stato un intervento diretto, con
azioni comuni con palestinesi e israeliani per la protezione della
popolazione palestinesi. Vi saranno al piu' presto altre delegazioni e
lavoriamo per una grande iniziativa da tenersi in Palestina e Israele alla
fine di dicembre - primi di gennaio 2002.
Vi abbraccio, e teniamo aperta la nostra striscia di futuro.

13. RIFLESSIONE. NOAM CHOMSKY: UN CRIMINE ORRENDO
[Il seguente testo di Noam Chomsky, uno dei piu' prestigiosi intellettuali
viventi, appare come editoriale nella home page di Peacelink, la
fondamentale rete telematica pacifista italiana (www.peacelink.it). La
traduzione e' di Sabrina Fusari]
Questi attacchi terroristici sono gravi atrocita'.
Per proporzioni forse non raggiungono il livello di molte altre, ad esempio,
i bombardamenti di Clinton in Sudan senza un pretesto credibile, che hanno
distrutto meta' delle scorte farmaceutiche del paese, uccidendo un numero
sconosciuto di persone (nessuno sa quante, perche' gli USA hanno bloccato
un'inchiesta delle Nazioni Unite e a nessuno interessa portarla avanti). Per
non parlare di casi ancora peggiori, che tornano facilmente alla memoria.
Ma che questo sia un crimine orrendo e' fuori da ogni dubbio.
Le vittime principali, come al solito, sono lavoratori: addetti alle
pulizie, segretari, vigili del fuoco, ecc. E' probabile che questo evento
colpira' in modo devastante i palestinesi ed altri popoli poveri ed
oppressi. E' altresi' probabile che portera' a severi controlli di
sicurezza, con molte ramificazioni possibili per mettere a repentaglio le
liberta' civili e l'autodeterminazione interna.
Gli eventi rivelano drammaticamente la stupidita' del progetto di "difesa
missilistica". Come e' evidente da sempre, e come e' stato rilevato a piu'
riprese dagli analisti strategici, se qualcuno vuole causare danni ingenti
negli USA, anche usando armi per la distruzione di massa, e' assai
improbabile che questo qualcuno intraprenda un attacco missilistico, visto
che in questo modo si guadagnerebbe una distruzione immediata. Ci sono
innumerevoli modi piu' semplici che sono praticamente inarrestabili.
Ma gli eventi di oggi, molto probabilmente, saranno sfruttati per
incrementare le pressioni per lo sviluppo e l'attuazione di questi sistemi.
La "difesa" non e' che una debole copertura per piani di militarizzazione
dello spazio, e se si e' bravi nelle pubbliche relazioni, anche le
argomentazioni piu' inconsistenti avranno parecchia rilevanza agli occhi di
un pubblico terrorizzato. In poche parole, questo crimine e' un regalo fatto
alla destra radical-sciovinista, a quanti sperano di usare la forza per
controllare i loro ambiti di competenza.
Questo anche mettendo da parte le probabili azioni statunitensi e cio' che
esse scateneranno - forse altri attacchi di questo tipo, magari anche piu'
gravi.
Abbiamo davanti a noi prospettive ancora piu' inquietanti di quanto non
potesse apparire prima di queste ultime atrocita'.
Quanto alla nostra reazione, abbiamo una scelta. Possiamo esprimere un
legittimo orrore; possiamo cercare di capire che cosa possa aver portato a
questi crimini, il che significa sforzarsi di entrare nelle menti dei
probabili attentatori. Se scegliamo quest'ultima via, non possiamo fare
nulla di meglio, credo, che prestare ascolto alle parole di Robert Fisk, che
piu' di chiunque altro ha una conoscenza diretta ed approfondita degli
affari di quella regione, dopo molti anni di encomiabile attivita'
giornalistica. Descrivendo "la malvagita' e la raccapricciante crudelta' di
un popolo schiacciato ed umiliato", Fisk scrive che "questa non e' la guerra
della democrazia contro il terrorismo, come al mondo intero sara' chiesto di
credere nei prossimi giorni. Si tratta anche di missili statunitensi che
distruggono abitazioni palestinesi, di elicotteri USA che hanno lanciato
missili su di un'ambulanza libanese nel 1996, di bombe statunitensi che
hanno devastato un villaggio di nome Qana, ed e' in gioco anche una milizia
libanese - che riceve finanziamenti e divise da un alleato degli Stati
Uniti, Israele - e che va seminando distruzioni, violenze carnali e morte
per i campi profughi". E ci sono molte altre cose. Anche in questo caso,
abbiamo una scelta: possiamo cercare di capire, oppure rifiutarci di farlo,
contribuendo ad aumentare le probabilita' che ci attenda, per il futuro,
qualcosa di ancora piu' atroce.

14. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA GIULIANO PONTARA A
LEONIDAS PROAÑO

* GIULIANO PONTARA
Profilo: nato a Cles (Trento) nel 1932, vive e lavora in Svezia dal 1953,
docente di filosofia all'Università di Stoccolma e alla IUPIP di Rovereto, è
impegnato nella peace research e nei movimenti nonviolenti. Opere di
Giuliano Pontara: Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974;
Il satyagraha, Movimento Nonviolento, Perugia 1983; Filosofia pratica, Il
Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era
atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza,
Roma-Bari 1995; La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino
1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele,
Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998. Ha
curato (premettendovi un importante saggio introduttivo) l'antologia di
scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino (nel
1996 ne è apparsa una nuova edizione in una collana economica). Indirizzi
utili: UNIP, Università per la pace, via Tartarotti 9, 38068 Rovereto (TN),
tel. 0464/424288, fax 0464/424299, e-mail: iupip at inf.unitn.it

* GILLO PONTECORVO
Profilo: regista cinematografico italiano. Opere di Gillo Pontecorvo: film
fondamentali sono Kapò (1960) e La battaglia di Algeri (1966); interessante
anche Quemada (1969).

* KARL R. POPPER
Profilo: nato a Vienna nel 1902 e deceduto a Londra nel 1994, filosofo della
scienza e pensatore politico liberale. Fino a una decina d'anni fa era di
moda essere pro o contro il Popper "politico" sulla base di uno schieramento
a priori: la destra liberale con Popper, la sinistra socialista contro. Poi
la catastrofe intellettuale di tanta parte della sinistra ha portato ad una
generale esaltazione acritica del filosofo. Noi pensiamo invece che i suoi
limiti restino; che le sue posizioni non debbano essere contraffatte e
quando siano incondivisibili allora vadano criticate con chiarezza; ma che
alcune sue opere e tesi costituiscano un contributo di indubbia utilità per
tutte le persone impegnate per la pace, la democrazia, la dignità umana.
Opere di Karl R. Popper: con riferimento alla riflessione politica
popperiana segnaliamo particolarmente La società aperta e i suoi nemici,
Armando, Roma; Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna (ed in questa
raccolta di saggi soprattutto i seguenti: L'opinione pubblica e i principi
liberali; Utopia e violenza; La storia del nostro tempo: visione di un
ottimista); Miseria dello storicismo, Feltrinelli, Milano. Cfr. anche La
lezione di questo secolo, Marsilio, Venezia (libro-intervista con due saggi
in appendice); tra i suoi ultimi interventi cfr. Una patente per fare tv, in
Popper, Condry, Cattiva maestra televisione, Reset, Milano. Ovviamente il
Popper pensatore politico non è separabile dal Popper filosofo della scienza
e metodologo, di cui cfr. in particolare la fondamentale Logica della
scoperta scientifica, Einaudi, Torino. Opere su Karl R. Popper: segnaliamo
una buona antologia scolastica di testi popperiani, a cura di Dario
Antiseri, Logica della ricerca e società aperta, La Scuola, Brescia; tra le
monografie sul Popper pensatore politico cfr. Girolamo Cotroneo, Popper e la
società aperta, Sugarco, Milano.

* ALESSANDRO PORTELLI
Profilo: studioso della cultura americana e della cultura popolare, docente
universitario, saggista, militante democratico. Opere di Alessandro
Portelli: segnaliamo particolarmente L'ordine è già stato eseguito,
Donzelli, Roma 1999.

* PIER PAOLO PORTINARO
Profilo: nato a Torino nel 1953, allievo di Norberto Bobbio, studioso di
filosofia politica, docente universitario a Freiburg i. B., Mainz, Torino.
Ha curato l'edizione italiana di opere di Günther Anders, Hannah Arendt,
Hans Jonas. Opere di Pier Paolo Portinaro: La crisi dello "jus publicum
europaeum". Saggio su Carl Schmitt, Comunità, Milano 1982; Il terzo. Una
figura del politico, Angeli, Milano 1986; Max Weber. La democrazia come
problema e la burocrazia come destino, Angeli, Milano 1987; La rondine, il
topo e il castoro. Apologia del realismo politico, Marsilio, Venezia 1993;
Interesse nazionale e interesse globale, Angeli, Milano 1996; Stato, Il
Mulino, Bologna 1999; Il realismo politico, Laterza, Roma-Bari 1999; con J.
Luther e G. Zagrebelsky, Il futuro della Costituzione, Einaudi, Torino 1996.

* NICOS POULANTZAS
Profilo: nato in Grecia nel 1936, rifugiato in Francia come perseguitato
politico, docente universitario di sociologia a Parigi, muore suicida nel
1979. Opere di Nicos Poulantzas: Fascismo e dittatura, Jaca Book, Milano
1971; Potere politico e classi sociali, Editori Riuniti, Roma 1971, 1975;
Classi sociali e capitalismo oggi, Etas Kompass, Milano 1975; La crise des
dictatures, Maspero, Paris 1975; Il potere nella societa' contemporanea,
Editori Riuniti, Roma 1979.

* MARIO PRAZ
Profilo: illustre anglista (1896-1982), saggista prezioso. Opere di Mario
Praz: per un primo approccio cfr. Voce dietro la scena, Adelphi, Milano
1980.

* PAOLO PREDIERI
Profilo: musicologo e musicista, impegnato nei movimenti nonviolenti.

* JEAN-CLAUDE PRESSAC
Profilo: nato nel 1944, studioso delle tecnologie dello sterminio di massa
nei campi di concentramento nazisti. Opere di Jean-Claude Pressac: Le
macchine dello sterminio, Feltrinelli, Milano 1994.

* JACOB PRESSER
Profilo: nato ad Amsterdam nel 1899, storico, scrittore, perseguitato e
costretto alla clandestinità, studioso della Shoah, è deceduto nel 1970.
Opere di Jacob Presser: La notte dei Girondini, Adelphi, Milano 1976, 1997
(traduzione e prefazione di Primo Levi).

* GRAZIELLA PRIULLA
Profilo: sociologa e docente universitaria. Opere di Graziella Priulla: (a
cura di), Mafia e informazione, Liviana, Padova 1987.

* LEONIDAS PROAÑO
Profilo: nato nel 1910, per trent'anni vescovo di Riobamba, in Ecuador, il
"vescovo degli indios". E' deceduto nel 1988. Opere su Leonidas Proaño:
Giovanni Ferrò, Taita Proaño, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998.

15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

16. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ;
per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ;
angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di
Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 228 del 14 settembre 2001