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La nonviolenza e' in cammino. 228
- Subject: La nonviolenza e' in cammino. 228
- From: "Centro di ricerca per la pace" <nbawac at tin.it>
- Date: Fri, 14 Sep 2001 12:32:52 +0200
LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 228 del 14 settembre 2001 Sommario di questo numero: 1. Peppe Sini, tre tesi sulla violenza 2. Enrico Peyretti, la guerra non e' giustizia 3. Albino Bizzotto, la tenerezza dei popoli 4. Alberto L'Abate, la via della pace e' nella giustizia 5. Una lettera di Monica Lanfranco (con una proposta di "Progetto Gaia") 6. Cristina Papa, tra il grido e il silenzio scegliamo la parola 7. Tiziano Tissino, dopo Manhattan 8. Federico Ceratti: l'arma strategica contro il terrorismo? La pace, la giustizia, la solidarieta' 9. Il Tavolo Intercampagne e la Rete Lilliput, per estirpare davvero la violenza del terrorismo 10. Forum Sociale Mondiale, condanna del terrorismo e solidarieta' al popolo americano 11. "Movimento Nonviolento" e "Movimento Internazionale della Riconciliazione" del Piemonte e della Valle d'Aosta, contro la violenza senza riprodurla 12. Una lettera di Luisa Morgantini 13. Noam Chomsky, un crimine orrendo 14. Per studiare la globalizzazione: da Giuliano Pontara a Leonidas Proaño 15. La "Carta" del Movimento Nonviolento 16. Per saperne di piu' 1. RIFLESSIONE. PEPPE SINI: TRE TESI SULLA VIOLENZA I. Chiunque ancora propugni la tesi che possa esistere una "violenza giusta" e' complice degli assassini, e mette in pericolo il futuro dell'umanita'. II. Chiunque ancora ritenga che i suoi fini particolari, sia pur nobilissimi, possano essere al di sopra del fine di salvare la civilta' umana dal pericolo della distruzione, mette a repentaglio la vita dell'umanita' intera. III. Chiunque non abbia capito che anche l'uccidere un solo uomo equivale ad affermare la liceita' di ucciderci tutti, costui coopera alla fine del mondo. Mohandas Gandhi e Guenther Anders queste cose le capirono e le dissero molto tempo fa. Solo la scelta della nonviolenza puo' salvare il mondo. Occorre decidersi. "Lo tempo e' poco omai che n'e' concesso" (Dante, Inferno, XXIX, 11). 2. UNA PROPOSTA. ENRICO PEYRETTI: LA GUERRA NON E' GIUSTIZIA [Enrico Peyretti e' una delle figure piu' prestigiose della cultura della pace; per contatti: e-mail: peyretti at tiscalinet.it, o anche: enrico.peyretti at tin.it] Propongo di scrivere in tanti, personalmente, al Presidente della Repubblica, on. Carlo Azeglio Ciampi (Palazzo del Quirinale, 00186 Roma; con francobollo da 800 lire, perche' non c'e' piu' la franchigia: oppure per e-mail: presidenza.repubblica at quirinale.it, con firma completa di indirizzo, altrimenti il messaggio viene respinto) questa lettera, che io ho gia' spedita: "Signor Presidente, La supplico di agire perche' alla strage disumana compiuta negli Stati Uniti nessuno risponda con la vendetta militare. Proprio perche' quel crimine colpisce tutta l'umanita', deve essere un tribunale che rappresenta l'intera comunita' dei popoli umani a compiere le indagini ed emettere il giudizio con tutte le garanzie giuridiche. Ad un crimine, per quanto grande, non si risponde con la guerra. La guerra non sarebbe un giusto giudizio penale, nella luce della ragione, della morale e della legge, ma un nuovo crimine che spingerebbe ulteriormente il mondo nel buio mortale dell'odio e della distruzione. In nome della vita e della civilta', nell'ora del massimo pericolo, La supplico di scongiurare la guerra con l'impegnativa autorita' che Le da' la nostra Costituzione pacifica. Se l'Italia sara' in guerra, io non ci saro'. Lo giuro". Firmato (nome, cognome, indirizzo) 3. RIFLESSIONE. ALBINO BIZZOTTO: LA TENEREZZA DEI POPOLI [Don Albino Bizzotto e' presidente dei "Beati i costruttori di pace" (per contatti: beati at libero.it)] Le immagini che ci arrivano dagli Stati Uniti ci mostrano una violenza spettacolare e cinica oltre ogni immaginazione: civili requisiti e usati come bombe contro altri civili ignari e innocenti, uccisi per obiettivi che non appartengono loro. Una simbologia di morte e di guerra senza confini che lascia tutti sgomenti e angosciati. Anche noi come tutti gli statunitensi, amici o avversari politici, mai avremmo ritenuto possibile un simile colpo al cuore della "superpotenza", nel momento culminante della sua supremazia. Proprio quando stava partendo lo "scudo stellare" per il controllo e l'egemonia incontrastata del pianeta e dello spazio si apre questo squarcio, che mostra, con una evidenza abbagliante, come il ricorso alla forza non serve ne' come difesa ne' come deterrente. Sono cambiati con questo atto il concetto e la natura stessa della guerra; ne' le navi da guerra ne' alcuno scudo stellare avrebbero potuto proteggere le migliaia di persone uccise a New York e a Washington. Le armi rendono allo stesso tempo potenti e vulnerabili. Ci chiediamo come puo' essere veramente significativa l'espressione della nostra solidarieta' a tutte le vittime e ai loro familiari. Vorremmo che tutto il popolo statunitense potesse capire e soprattutto sperimentare in questo momento di smarrimento e sofferenza quanto e' importante la solidarieta' e la tenerezza degli altri popoli. E vorremmo che i suoi governanti e responsabili politici avessero la saggezza di comprendere che non l'egemonia costruita sulla forza economica e sulle armi, ma la collaborazione con tutti alla pari e' la grande risorsa politica per garantire la sicurezza mondiale e per rispondere alle urgenze dell'umanita' e del pianeta. Ogni risposta di ritorsione armata contro nemici trasversali difficilmente localizzabili e identificabili, senza una ricerca seria e il perseguimento dei responsabili, in questo momento potrebbe innescare una spirale di reazione a catena di violenze che possono portare a una guerra generalizzata. Il segretario generale della Nato ha ricordato che, secondo gli accordi del Patto Atlantico, i diciotto alleati sono tenuti ad accorrere in difesa dell'alleato aggredito. Chiediamo all'Italia e agli altri membri della Nato di garantire ogni difesa da attacchi esecrabili come questo, ma di predisporsi con calma e riflessione alla ricerca delle modalita' politiche per non cedere alla tentazione della risposta militare. La sofferenza per le vittime statunitensi deve aiutarci a riconoscere e tener conto nelle nostre risposte anche di tutte le innumerevoli persone che ogni giorno, in forma silenziosa e anonima, in tutto il mondo vengono sacrificate innocenti dalla violenza diretta e da quella strutturale. Nel '45 l'umanita' di fronte alla devastazione della guerra ha creato l'Onu, oggi di fronte a questa disgregazione mondiale l'umanita' puo' riscoprire la necessita' della nonviolenza, scelta come alternativa politica non solo per le singole persone, ma anche per gli Stati e per tutte le istituzioni internazionali. 4. RIFLESSIONE. ALBERTO L'ABATE: LA VIA DELLA PACE E' NELLA GIUSTIZIA [Alberto L'Abate e' tra le piu' prestigiose figure della cultura della pace e della nonviolenza. Per contatti: labate at unifi.it] Questi fatti mi hanno fatto venire in mente una frase di Gandhi che diceva che il miglior modo di difendersi e' quello di non avere nemici. Purtroppo l'occidente, con la propria politica di potenza, e con il mantenimento di quella violenza strutturale di cui parla il comunicato del Movimento Nonviolento e del Movimento Internazionale della Riconciliazione di Torino, di nemici se ne crea ogni giorno sempre di piu'. E la reazione che la Nato sta programmando, se la politica dell'occidente non cambia, e non prende in considerazione quando scritto dal "Guardian" che "la migliore difesa e' la giustizia", rischia di peggiorare sempre piu' la situazione. E' forse venuto il momento di una forte risposta di tutti i gruppi e le organizzazioni che credono nella nonviolenza, e che pensano che la via della pace e' nella giustizia. Ma manca da parte nostra una strategia valida e vincente. Perche' non cerchiamo di lavorarci? 5. RIFLESSIONE: UNA LETTERA DI MONICA LANFRANCO (CON UNA PROPOSTA DI "PROGETTO GAIA") [Monica Lanfranco e' tra le animatrici della rivista telematica delle donne "Marea" (www.marea.it)] Ciao a tutte e tutti, in queste ore di dolore ci stiamo lentamente sentendo, spinte/i da sentimenti di angoscia; ho ricevuto questo, e ve lo mando perche' mi pare che avrebbe senso discuterne e prendere in considerazione questa proposta. Vi prego di mettervi/ci in comunicazione, e se l'ipotesi della Perugia-Assisi e' condivisa, che io e molte e molti consideravano gia' prima un approdo fondamentale (come e' scritto nell'appello delle donne per un teatro di pace a Napoli) sarebbe urgente prendere contatto con chi storicamente la organizza per fare un'iniziativa comune. Vi abbraccio Monica Lanfranco * Chiediamo al Social Forum di considerare con attenzione la nostra proposta: 1. Rinunciare a tutte le mobilitazioni nazionali in corso; 2. Concentrare tutto l'impegno sulla marcia Perugia-Assisi riunificando l'intero movimento popolare in un'unica richiesta di risposta pacifica alla follia di qualcuno (chiunque sia) che puo' portare ad una tragedia definitiva. Manlio, Progetto Gaia 6. RIFLESSIONE. CRISTINA PAPA: TRA IL GRIDO E IL SILENZIO SCEGLIAMO LA PAROLA [Cristina Papa e' tra le animatrici del sito "Il paese delle donne" (www.womenews.net)] "Dio riconoscera' i suoi", cosi' e' fama dicesse quel capo cristiano incitando l'esercito crociato a sterminare gli eretici. Ci vuole una "religione", una qualsiasi, per giustificare stragi come quella provocata da 3 aerei kamikaze in cui hanno trovato la morte migliaia di civili, e non chiamarle con il loro nome: assassinio. E ci vuole, forse, l'aver subito una prolungata quanto insensata violenza e una feroce ingiustizia per perdere il senso di cosa significhi un'azione cosi' ed esultare facendo risuonare le armi come campane a festa. Certo, ci vuole tutto questo e forse altro ancora. Ma puo' davvero trovare una giustificazione un atto cosi' vile e insensato? Da piu' parti commentatori e politici ci invitano a schierarci, a dire una buona volta con chi stiamo: se con l'America, diventata in una sineddoche "l'Occidente", o con i barbari del miliardario Bin Laden. Lucia Annunziata, a proposito di donne, ha detto di ritenere il movimento antiglobal, con una sineddoche diventato poi semplicemente black blok, vicino se non colluso con i terroristi per le sue radicali posizioni antiamericane. In molti hanno ricordato che se l'Italia e' libera lo dobbiamo agli Americani che hanno combattuto al nostro fianco per scacciare i tedeschi, in pochi, ahime', hanno ricordato anche che la situazione dell'Afghanistan e la vittoria dei talebani e' stata determinata dalla stessa nazione, cosi' come ai tempi della guerra del Golfo pochi ricordarono chi aveva dato a Hussein le armi da usarsi nella lunga guerra contro l'Iran. Gli Stati Uniti sono una paese complesso, come e' complesso il mondo in cui viviamo; e' indispensabile, se pensiamo che sia ancora legittimo l'agire politico e se vogliamo evitare l'annichilimento nel silenzio, sforzarci di articolare il pensiero, riesumare, sotto le macerie di Genova e delle Torri gemelle, il senso alto della politica. La cultura militarista degli Usa, condivisa anche da molti paesi occidentali, dobbiamo dirlo, e' la principale responsabile delle ingiustizie e delle guerre, d'intensita' piu' o meno bassa, avvenute negli ultimi cinquant'anni. A quelle ingiustizie e al liberismo sfrenato che le ha provocate dobbiamo guardare per capire dove sono nati i semi, o almeno alcuni semi, del terrorismo internazionale, proponendo e praticando una cultura altra che rifiuti la morte e distingua le responsabilita'. Diffido di chi mi chiede di essere solidale con gli Usa tessendone acritiche lodi, esattamente come diffido di coloro che si dichiarano contro la pena di morte per timore di commettere un errore giudiziario. Io sono contro la pena di morte e basta. Chi ha bisogno di esaltare la "bonta'" degli Usa per esecrare l'attentato condivide, in fondo, con i terroristi l'idea che la pena di morte sia legittima in caso di riconosciuta colpevolezza. No, gli Stati Uniti non sono "buoni", ma se vogliamo davvero combattere la loro cultura non possiamo che prendere le distanze dalla logica che vuole la guerra, non importa se dichiarata o meno, come uno strumento di soluzione dei conflitti, e l'annientamento del nemico come un diritto, a patto certo che lo sterminio sia nobilitato dall'impegno per estinguere il male. Virginia Woolf scrive ne "Le tre ghinee": "Provate a non dare ai fratelli ne' la bianca piuma della codardia ne' la rossa piuma del coraggio, a non dargli nessuna piuma; ... a fissarli altrove quando si parla di guerra: a questo dovere le estranee si addestreranno in tempo di pace, prima che inevitabilmente la minaccia della morte renda impotente la ragione". In rete circolano scritti di donne che invocano il silenzio come unico gesto possibile davanti all'efferatezza dell'attentato, altre hanno la tentazione di smobilitare tutte le iniziative gia' preparate, comprese quelle contro la Nato, per partecipare solo alla marcia Perugia - Assisi, quasi per un bisogno di dimostrare al mondo, prima ancora che a se stesse, ogni estraneita' verso i terroristi. Il nostro contributo contro la guerra e contro la cultura della morte, come donne e come femministe, puo' essere quello di rifiutare la logica per cui e' sempre indispensabile schierarsi, legittimando cosi' non solo uno dei due contendenti ma la contesa stessa. Rifiutiamoci di arruolarci, siamo solidali con le vittime, i loro amici, le loro famiglie, ma dichiariamo la nostra estraneita' alle culture speculari che hanno prodotto questa tragedia, non per indifferenza o presunzione di innocenza, bensi' per la coscienza chiara che il primo passo verso un mondo migliore e' dire a voce alta, come Cassandra di Christa Wolf, "tra uccidere e morire preferiamo vivere". 7. RIFLESSIONE. TIZIANO TISSINO: DOPO MANHATTAN [Tiziano Tissino e' impegnato nei "Beaiti i costruttori di pace" e in molte iniziative di solidarieta' e nonviolenza. Per contatti: e-mail: tiziano at adhoc.cjb.net] "O quei diciotto, sopra i quali rovino' la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero piu' colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo" (Lc, 14, 4-5). Oltre il dolore per le vittime, oltre lo shock per quel che e' successo, vorrei provare a condividere alcune riflessioni che ho fatto in questi due giorni. Diro' cose che possono sembrare dure, correro' forse il rischio di apparire cinico, apocalittico e poco diplomatico, ma credo che i veri amici servano anche ad aiutare a accogliere verita' difficili e pesanti. Mi pare invece che molti autoproclamati "filoatlantici" siano piu' attenti a non scatenare il furore del padrone con questioni inopportune, che ad aiutare il popolo degli Stati Uniti ad affrontare in positivo la situazione. In molti, oggi, cercano di liquidare i terroristi kamikaze come folli imbevuti di fondamentalismo religioso. La guerra santa, il paradiso per i martiri, lo sprezzo della vita propria ed altrui: siamo veramente sicuri di potercela cavare scaricando tutte le responsabilita' sull'Islam o su qualche gruppo di fanatici? Forse che il potere economico, militare e politico che governa il mondo tiene in qualche considerazione il valore della vita? Quanti di coloro che oggi si scandalizzano giustamente perche' Bin Laden ringrazia Dio per quel che e' successo, si sono scandalizzati quando M. Albright liquidava il genocidio (oltre un milione di morti) provocato da dieci anni di embargo contro l'Iraq come un prezzo che andava pagato? Perche' ci si stupisce oggi che una persona possa tenere in cosi' poca considerazione la sua vita da decidere di sacrificarla, quando i leaders del G8 a Genova hanno ribadito ancora una volta che il "diritto" al profitto delle multinazionali farmaceutiche e' piu' importante del diritto alle cure mediche per i milioni di malati di Aids nei paesi del Terzo Mondo? E perche' meravigliarsi che qualcuno cerchi il paradiso nell'aldila', quando il paradiso in terra promesso dal capitalismo neoliberista per oltre tre quarti dell'umanita' e' un miraggio che si allontana, lasciando il posto ad un inferno fatto di sfruttamento economico, disastri ambientali, collasso sociale, violenza endemica? Perche' stupirsi se c'e' chi si addestra alla guerra santa, quando da noi tutti gli anni novanta sono stati utilizzati per ridare legittimita' e dignita' alla guerra come valido strumento di risoluzione delle controversie internazionali? Queste sono le domande che dovremmo porci, questi i temi su cui chiedere al popolo degli Stati Uniti di riflettere, se veramente ci consideriamo loro amici. Gli Usa, e con loro l'intero Occidente, devono imparare a guardarsi allo specchio se vogliono veramente capire come si e' arrivati alla tragedia di questi giorni. Il "brodo di cultura" in cui il terrorismo si e' sviluppato e' il loro stesso sistema economico, non il movimento "anti-global" come gli ideologi di regime stanno gia' cominciando a dire. C'e' poi un'altra cosa con cui l'Occidente deve cominciare a fare i conti, ed e' la propria vulnerabilita'. Per troppo tempo gli Stati Uniti hanno pensato di essere inattaccabili ed invincibili, hanno considerato se stessi come una nazione al di sopra di tutte le altre, quasi come un "semi-dio" in mezzo ad una comunita' di mortali. Questo sogno, questa pericolosa illusione, e' finito in frantumi assieme alle Twin Towers, ma non e' affatto scontato che dopo questo brusco risveglio gli Usa si rendano conto fino in fondo di quel che e' successo. Il fatto stesso che tutti continuino a dare per certa una qualche terribile rappresaglia statunitense sta a dimostrare come Bush & C. siano ancora la', con gli occhi chiusi, nel tentativo di riprendere il sogno nel punto in cui lo scossone di due giorni fa lo aveva interrotto. La voglia di trovare un colpevole a tutti i costi, magari anche soltanto un capro espiatorio, non portera' da nessuna parte, se non a nuove tragedie. E', invece, fondamentale capire quanto vulnerabile sia il sistema in se stesso. Quel che e' successo e' stato causato da un manipolo di uomini, ma catastrofi analoghe se non peggiori potrebbero verificarsi anche per cause "naturali". Un incidente nucleare, ad esempio, potrebbe avvenire in qualsiasi momento. La globalizzazione ha procurato innegabili vantaggi a quella piccola fetta di umanita' che ha potuto approfittarne. Ma ha anche messo l'intero pianeta di fronte al rischio di catastrofi altrettanto globali, catastrofi che nessuno sarebbe in grado di gestire, per non parlare di tutta una serie di dinamiche sociali ed ambientali che gia' ora sono fuori dal controllo di chi poi ne subisce le conseguenze dirette (basti citare l'effetto serra). Siamo sicuri che ne sia valsa la pena? Aiutiamoci tutti a vicenda per far si', almeno, che questa tragedia non sia stata inutile, e cominciamo a pensare a come uscire da questo sistema economico che, oltre a nutrirsi tutti i giorni di sangue umano (sono piu' di ventimila le persone che quotidianamente muoiono per cause legate alla malnutrizione e a condizioni sanitarie indecenti), sta rendendo invivibile il nostro pianeta; cominciamo a smontare la "megamacchina" che abbiamo costruito, prima che questa crolli rovinosamente e ci lasci sepolti tra le sue macerie. Potremmo avere a disposizione molto meno tempo di quel che credavamo soltanto due giorni fa. 8. RIFLESSIONE. FEDERICO CERATTI: L'ARMA STRATEGICA CONTRO IL TERRORISMO? LA PACE, LA GIUSTIZIA, LA SOLIDARIETA' [Federico Ceratti e' tra gli animatori de "Il giornale della natura" (in rete: www.consumietici.it)] New York, 11 settembre 2001. Aerei pieni di passeggeri usati come bombe. Altre bombe e attacchi concentrici anche da terra. Un atto di guerra frontale apparentemente senza strategie politiche occulte. Forse moltissime le migliaia di morti innocenti. Colpita la terra USA come mai nella sua storia. Beffata la potente macchina americana. Battuto e vinto il sistema di sicurezza piu' forte del mondo... La condanna e' ovvia cosi' come quella che abbiamo pubblicamente espresso per i kamikaze palestinesi che si fanno saltare nel bar frequentato da ragazzini israeliani o contro i brutali interventi israeliani, la crudele repressione turca verso i curdi... * Andare oltre la condanna Non basta condannare, occorre capire. Per una azione di questa portata occorre denaro, strutture, spie, kamikaze. In poche parole soldi e organizzazione. Occorre una "energia" forte. Occorre anche un consenso. Non ci interessa il "chi". La cosa piu' importante e' capire le condizioni che hanno permesso a questa Organizzazione X di agire con successo. * La disperazione E' la disperazione che genera la massa critica sufficiente per una follia di cosi' grande portata. E la disperazione e' lo stato di fatto di milioni di poveri, di diseredati, di oppressi. Popoli devastati e depredati dal colonialismo del Primo Mondo che forniscono braccia e consenso al terrorismo. Popoli che hanno visto milioni di loro fratelli morire, essere trattati come bestie. Popoli spogliati di tutto, dalle loro materie prime alla loro cultura. * La strada e' la pace Perche' e' di questo che hanno bisogno milioni di persone nel mondo. L'Onu e tutti i Paesi del mondo devono farsi garanti con determinazione della risoluzione del problema palestinese, del problema curdo, dei problemi della regione dei grandi laghi, del Tibet... La pace diminuisce la disperazione e toglie "acqua" ai pesci del terrorismo. * La strada e' la giustizia Perche' la speranza di un cittadino anche singolo cosi' come di un popolo di poter vedere riconosciute le proprie ragioni rende inutile il "farsi giustizia in proprio". Ed e' giustizia che chiedono gli stati del Sud del mondo quando chiedono la remissione del debito. E' restituzione di cio' che gli e' stato rubato. * La strada e' la solidarieta' Perche', in attesa della giustizia o anche al di la' della giustizia, aiutare chi soffre, chi sta male o chi e' svantaggiato vuol dire creare una civilta' di dono e d'amore, un profondo insegnamento in forte contrasto con la violenza e la rigidita' della mentalita' terroristica. * Fermiamo la voglia di vendetta Se Bush agira' con spirito di vendetta si inneschera' un meccanismo che puo' portare diritti alla guerra. Che milioni di persone scendano in piazza per la pace, la giustizia, la solidarieta', che sono le armi strategiche contro il terrorismo. 9. RIFLESSIONE. IL TAVOLO INTERCAMPAGNE E LA RETE LILLIPUT: PER ESTIRPARE DAVVERO LA VIOLENZA DEL TERRORISMO Il Tavolo Intercampagne e la Rete Lilliput per un'economia di giustizia esprime tutto il proprio orrore e la propria assoluta condanna per gli attentati che hanno insanguinato l'America. Condanniamo con forza l'uso della violenza che ancora una volta semina un numero incredibile di vittime tra la popolazione civile alle quali testimoniamo la nostra piu' assoluta solidarieta'. E' assolutamente necessario che questo atto di violenza non inneschi una spirale di ulteriore odio e guerra che potrebbe coinvolgere il mondo intero in una rincorsa verso la distruzione. Questo aggiungerebbe ancora altre migliaia di vittime alle vittime degli attentati ed alle molte migliaia di persone che ogni giorno perdono la propria vita a causa delle guerre, della fame, delle ingiustizie seminate in tutto il mondo da questo ordine mondiale distruttivo. Per porre davvero fine alla spirale della violenza occorre interrogarsi non solo sui tragici effetti di questa situazione che sono sotto i nostri occhi ma anche sulle cause che li generano. Cio' che e' avvenuto e' in stretta relazione con la fragilita' e l'intrinseca insicurezza dell'attuale sistema economico e politico dominante che non riesce a risolvere i problemi che continuano ad affliggere gran parte dell'umanita'. Un mondo che viene rapinato nella ricerca esasperata di profitti a breve termine e in cui il divario tra i piu' poveri ed i piu' ricchi aumenta di anno in anno non puo' che diventare un invivibile focolaio di tensioni e conflitti. Occorre percio' rispondere all'inaccettabile violenza del terrorismo con atti di giustizia e di pace e non con le ritorsioni o le vendette militari. La violenza si isola soltanto praticando la nonviolenza e avviando politiche mondiali di reale lotta alla poverta' limitando i meccanismi economici e finanziari di prelievo forzato di risorse dai paesi piu' poveri e piu' in generale da tutti quelli sottosviluppati. Il processo democratico di partecipazione e discussione su scala mondiale di questi problemi e' l'unico vero antidoto possibile per porre fine anche alla violenza del terrorismo. Nessun attacco militare ne' degli Usa, ne' della Nato, riusciranno altrimenti ad arginare veramente la violenza di quanto e' accaduto. Per questo la Rete Lilliput lancia con forza a tutti i movimenti italiani ed europei la proposta di convogliare tutte le nostre energie di mobilitazione sulla prossima marcia per la Pace Perugia-Assisi, ponendo con forza al centro di questa mobilitazione non solo la lotta alla guerra ed alla violenza ma una politica per la giustizia e per i diritti dei popoli di tutto il mondo che conduca in sede Onu a colmare anziche' aumentare i divari tra i popoli del mondo. Solo cosi' sara' possibile estirpare davvero la violenza del terrorismo. Tavolo Intercampagne (composto da Aifo, Beati i Costruttori di Pace, Bilanci di Giustizia, Campagna Chiama l'Africa, Campagna dire mai al MAI, Campagna Globalizza-azione dei Popoli, Campagna Sdebitarsi, Centro Nuovo Modello di Sviluppo, CoCoRiCo', CTM Altromercato, Mani Tese, Nigrizia, Pax Christi, Riforma della Banca Mondiale, WWF) Rete Lilliput per un'economia di giustizia 10. RIFLESSIONE. FORUM SOCIALE MONDIALE: CONDANNA DEL TERRORISMO E SOLIDARIETA' AL POPOLO AMERICANO [Il seguente comunicato e' stato diffuso in traduzione italiana da "Sondagenova"] Di fronte ai tragici avvenimenti che hanno avuto luogo ieri negli Stati Uniti, e considerando le notizie diffuse sinora sui fatti, i rappresentanti del Comitato di Organizzazione e del Consiglio Internazionale del Forum Sociale Mondiale, riunitisi a Porto Alegre per presentare il prossimo congresso del 2002, intendono prendere posizione pubblicamente: - condannando con forza gli attentati e l'inaccettabile sacrificio di vite umane; - manifestando incondizionata solidarieta' al popolo americano; - affermando nuovamente la difesa della democrazia, della giustizia sociale e della pace per la soluzione dei conflitti che dividono l'umanita'; - invitando i governi, le istituzioni internazionali, i movimenti sociali, le organizzazioni non governative e i cittadini e le cittadine del mondo a reagire contro qualsiasi tentativo di usare il sentimento di repulsione verso gli attentati per promuovere ricatti, vendette o terrorismo di stato contro altri governi e popoli, come gia' accaduto in simili situazioni storiche. Allo stesso modo, invitano a contenere pregiudizi che potrebbero condurre a preconcetti e discriminazioni verso altri popoli e nazioni; - affermando, infine, la necessita' primaria dell'assoluta difesa dei principi e degli spazi democratici in ogni paese e nel mondo e la lotta costante a favore dei diritti fondamentali della persona umana. Rappresentanti del Comitato di Organizzazione del FSM Rappresentanti del Consiglio Internazionale del FSM Social Forum di Genova - Vittorio Agnoletto Servizio Pace e Giustizia - Adolfo Perez Esquivel 11. RIFLESSIONE. "MOVIMENTO NONVIOLENTO" E "MOVIMENTO INTERNAZIONALE DELLA RICONCILIAZIONE" DEL PIEMONTE E DELLA VALLE D'AOSTA: CONTRO LA VIOLENZA SENZA RIPRODURLA Noi che cerchiamo di vivere la nonviolenza esprimiamo il dolore e la piu' grande pieta' umana per le vittime delle stragi in USA e la solidarieta' a tutti quanti nel mondo soffrono queste violenze e cercano pace e giustizia. Condannando questa enorme violenza diretta non dimentichiamo che nel mondo c'e' una piu' profonda violenza strutturale che si esercita nell'oppressione politica, nello sfruttamento e nell'ingiustizia economica. Tutte queste violenze trovano origine e giustificazione in varie culture violente, arroganti e sprezzanti verso le altre. La critica del dominio non e' mai un crimine, mentre il crimine non e' mai una critica giusta ed efficace, ed e' invece riproduzione e conferma dell'ingiustizia che apparentemente combatte. Ci dissociamo profondamente da coloro che hanno dimostrato esultanza perche' i sentimenti di odio, che abbrutiscono l'uomo, devono essere vinti e superati in noi tutti combattendo, si', l'ingiustizia ma con il rispetto assoluto per ogni vita. Condanniamo ugualmente ogni proposito di vendetta o pretesa di fare giustizia con le armi da parte del governo degli Stati Uniti e dei suoi alleati. L'indagine ed il giudizio sui responsabili di un tale crimine internazionale che offende tutta l'umanita' compete all'Onu nelle sue legittime istituzioni. 12. RIFLESSIONE. UNA LETTERA DI LUISA MORGANTINI [Luisa Morgantini, impegnata nei movimenti pacifisti e nell'esperienza delle "donne in nero", e' attualmente parlamentare europea] Abbiamo bisogno della massima calma per cercare di capire cio' che sta succedendo e quello che dovremo fare per continuare nella costruzione di un futuro in cui "un altro mondo e' possibile" e cacciare "la guerra fuori dalla storia". Credo che ognuna/o di noi in questo momento sia attraversata/o dai sentimenti piu' contrastanti. Non solo orrore e dolore, anche paura, paura per il destino del mondo e dell'umanita'. Impotenza, per essere espropriati delle nostre vite, decise solo dalla politica dei violenti e dei potenti, per il rischio di essere coinvolti in guerre di cui pagano sempre di piu' le conseguenze le popolazioni civili. Il primo pensiero e' per le tante vite perdute, nelle nostre menti saranno per sempre impresse le scene viste; i corpi che si gettano, i volti imbiancati, New York con le sue torri che crollano, il fumo che sale, le persone terrorizzate e i loro volti, riconoscibili delle tante e diverse identita' che fanno l'America del Nord: bianchi, neri, ispanoamericani, arabi, cinesi e tanti tanti altri. Quelle che abbiamo visto sono immagini che resteranno nella memoria cosi' come quelle di Hiroshima e Nagasaki, come quelle dei campi di concentramento o del ghetto di Varsavia, del bambino vietnamita che corre nudo fuggendo dal napalm, dei bombardamenti sull'Iraq, del bambino palestinese ucciso al check point, delle donne lapidate, ma non si possono citare tutte le barbarie che segnano e hanno segnato le nostre vite. Rispetto, dolore per le vittime e condanna senza nessun "ma", per gli atti di terrorismo. Nello stesso tempo determinazione a non farci prendere nella trappola che vuole renderci mute/i. I nostri desideri, il mondo diverso che vogliamo, la pace, la giustizia richiedono ogni giorno di piu' assunzione di responsabilita', impegno e azioni quotidiane. Non sono i poveri della terra a pianificare queste azioni, chi lo fa in loro nome per giustificare questi gesti parla in realta' la lingua dei potenti, per un mondo diretto dai forti e dal profitto e non da chi crede nella giustizia e nell'umanita'. Noi, donne in nero, cosi come l'associazione per la pace, dovremo essere in ogni luogo per dire no al terrorismo e basta con le guerre e gli strumenti di guerra, basta con lo sfruttamento, l'ineguaglianza, la poverta'. Ed ora piu' che mai, perche' cosi' come e' avvenuto in Italia negli "anni di piombo", i nostri spazi di liberta', di democrazia e di dissenso verranno erosi e si restringeranno. Dobbiamo impedire che sia la logica della guerra, della "sicurezza", della vendetta a dominare nel mondo. Dobbiamo fare in modo che i potenti si interroghino su un sistema che nell'affermazione del liberismo sfrenato distrugge e si autodistrugge. Dobbiamo impedire che siano le armi a parlare sempre di piu', che Bush e i produttori di armi sviluppino il sistema di difesa stellare, che le spese militari sostituiscano le spese per la salute e la vita. La costruzione di una cultura e una politica di nonviolenza, di pace e di giustizia, di reale affermazione dei diritti umani e universali, nella consapevolezza che dovremo sempre affrontare i conflitti, e' una strada lunga, sempre piu' difficile, ma e' la sfida, la responsabilita', che ci siamo assunte/i. Anche per questo vorrei ricordare alcune scadenze che dovremo mantenere e che riassumo. Non sono esaustive, altre se ne aggiungeranno, altre sono gia' in corso: * 17 settembre: Iniziative unitarie nelle diverse citta' per non dimenticare Sabra e Chatila, perche' non accada mai piu', per la pace in Palestina e Israele. * 20-21 settembre: Bologna Genova social forum (?) la nostra presenza dovra' essere da protagoniste e non da semplici partecipanti, predisporre nostra presenza nel gruppo pace e guerra ed in altri trasversali (mainstreaming anche nel gsf). La nostra esperienza concreta nei luoghi dei conflitti per la costruzione di ponti di pace, e' un bene che va condiviso con tutte/tutti. * 22-23 settembre a Napoli (da confermare?) assemblea di riflessione e proposte convocata dall'Associazione per la pace a tutte le forze pacifiche e nonviolente. * 25-26-27 settembre: summit della Nato a Napoli: presenza al Teatro della Pace proposto per la sera del 26 settembre. * Iniziative per lo scioglimento della Nato e disarmo nelle basi militari e nelle citta' di appartenenza. * 11-14 ottobre: IV assemblea dei Popoli delle Nazioni Unite, forum e marcia Perugia-Assisi, sono una nostra tradizionale scadenza, anche se dopo Genova e l'adesione del GSF la Perugia-Assisi e' stata assunta come scadenza di tutte e tutti quelli che si ritrovano all'interno di una cultura e una politica nonviolenta. Il 13 pomeriggio a Perugia terremo anche la riunione di coordinamento delle Donne in Nero. Quest'anno la presenza e la visibilita' alla marcia dovra' manifestare l'essenzialita' della soluzione della questione Palestina-Israele; il Tavolo della Pace concorda e nella riunione del 10 settembre tenutasi a Roma, per discutere delle missioni civili per la protezione della popolazione palestinese, le organizzazioni presenti hanno concordato nel trovare forme di visibilita'. Ospiti della Donne in nero saranno palestinesi, israeliane, donne in nero dei balcani, afghane e altre che saranno ospiti nei forum locali. * 23- 30 novembre: una piccola delegazione si rechera' in Pakistan nei campi profughi afghani, coordinati dalle donne del Hawca e del Rawa per rafforzare i nostro progetto di liberta'/liberazione e la solidarieta' alla donne afghane. * Dal 2 Dicembre 2001 continua il progetto "Io, donna, vado in Palestina", organizzato dalle Donne in Nero, che si e' via via trasformato fino a diventare un progetto condiviso con altre organizzazioni, in primo luogo l'Associazione per la Pace, "Salam ragazzi dell'Ulivo" di Milano, per una presenza di verita', testimonianza, solidarieta' e di azioni ed iniziativa in Italia. Nelle ultime delegazioni vi e' stato un intervento diretto, con azioni comuni con palestinesi e israeliani per la protezione della popolazione palestinesi. Vi saranno al piu' presto altre delegazioni e lavoriamo per una grande iniziativa da tenersi in Palestina e Israele alla fine di dicembre - primi di gennaio 2002. Vi abbraccio, e teniamo aperta la nostra striscia di futuro. 13. RIFLESSIONE. NOAM CHOMSKY: UN CRIMINE ORRENDO [Il seguente testo di Noam Chomsky, uno dei piu' prestigiosi intellettuali viventi, appare come editoriale nella home page di Peacelink, la fondamentale rete telematica pacifista italiana (www.peacelink.it). La traduzione e' di Sabrina Fusari] Questi attacchi terroristici sono gravi atrocita'. Per proporzioni forse non raggiungono il livello di molte altre, ad esempio, i bombardamenti di Clinton in Sudan senza un pretesto credibile, che hanno distrutto meta' delle scorte farmaceutiche del paese, uccidendo un numero sconosciuto di persone (nessuno sa quante, perche' gli USA hanno bloccato un'inchiesta delle Nazioni Unite e a nessuno interessa portarla avanti). Per non parlare di casi ancora peggiori, che tornano facilmente alla memoria. Ma che questo sia un crimine orrendo e' fuori da ogni dubbio. Le vittime principali, come al solito, sono lavoratori: addetti alle pulizie, segretari, vigili del fuoco, ecc. E' probabile che questo evento colpira' in modo devastante i palestinesi ed altri popoli poveri ed oppressi. E' altresi' probabile che portera' a severi controlli di sicurezza, con molte ramificazioni possibili per mettere a repentaglio le liberta' civili e l'autodeterminazione interna. Gli eventi rivelano drammaticamente la stupidita' del progetto di "difesa missilistica". Come e' evidente da sempre, e come e' stato rilevato a piu' riprese dagli analisti strategici, se qualcuno vuole causare danni ingenti negli USA, anche usando armi per la distruzione di massa, e' assai improbabile che questo qualcuno intraprenda un attacco missilistico, visto che in questo modo si guadagnerebbe una distruzione immediata. Ci sono innumerevoli modi piu' semplici che sono praticamente inarrestabili. Ma gli eventi di oggi, molto probabilmente, saranno sfruttati per incrementare le pressioni per lo sviluppo e l'attuazione di questi sistemi. La "difesa" non e' che una debole copertura per piani di militarizzazione dello spazio, e se si e' bravi nelle pubbliche relazioni, anche le argomentazioni piu' inconsistenti avranno parecchia rilevanza agli occhi di un pubblico terrorizzato. In poche parole, questo crimine e' un regalo fatto alla destra radical-sciovinista, a quanti sperano di usare la forza per controllare i loro ambiti di competenza. Questo anche mettendo da parte le probabili azioni statunitensi e cio' che esse scateneranno - forse altri attacchi di questo tipo, magari anche piu' gravi. Abbiamo davanti a noi prospettive ancora piu' inquietanti di quanto non potesse apparire prima di queste ultime atrocita'. Quanto alla nostra reazione, abbiamo una scelta. Possiamo esprimere un legittimo orrore; possiamo cercare di capire che cosa possa aver portato a questi crimini, il che significa sforzarsi di entrare nelle menti dei probabili attentatori. Se scegliamo quest'ultima via, non possiamo fare nulla di meglio, credo, che prestare ascolto alle parole di Robert Fisk, che piu' di chiunque altro ha una conoscenza diretta ed approfondita degli affari di quella regione, dopo molti anni di encomiabile attivita' giornalistica. Descrivendo "la malvagita' e la raccapricciante crudelta' di un popolo schiacciato ed umiliato", Fisk scrive che "questa non e' la guerra della democrazia contro il terrorismo, come al mondo intero sara' chiesto di credere nei prossimi giorni. Si tratta anche di missili statunitensi che distruggono abitazioni palestinesi, di elicotteri USA che hanno lanciato missili su di un'ambulanza libanese nel 1996, di bombe statunitensi che hanno devastato un villaggio di nome Qana, ed e' in gioco anche una milizia libanese - che riceve finanziamenti e divise da un alleato degli Stati Uniti, Israele - e che va seminando distruzioni, violenze carnali e morte per i campi profughi". E ci sono molte altre cose. Anche in questo caso, abbiamo una scelta: possiamo cercare di capire, oppure rifiutarci di farlo, contribuendo ad aumentare le probabilita' che ci attenda, per il futuro, qualcosa di ancora piu' atroce. 14. MATERIALI. PER STUDIARE LA GLOBALIZZAZIONE: DA GIULIANO PONTARA A LEONIDAS PROAÑO * GIULIANO PONTARA Profilo: nato a Cles (Trento) nel 1932, vive e lavora in Svezia dal 1953, docente di filosofia all'Università di Stoccolma e alla IUPIP di Rovereto, è impegnato nella peace research e nei movimenti nonviolenti. Opere di Giuliano Pontara: Se il fine giustifichi i mezzi, Il Mulino, Bologna 1974; Il satyagraha, Movimento Nonviolento, Perugia 1983; Filosofia pratica, Il Saggiatore, Milano 1988; Antigone o Creonte. Etica e politica nell'era atomica, Editori Riuniti, Roma 1990; Etica e generazioni future, Laterza, Roma-Bari 1995; La personalità nonviolenta, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Guerre, disobbedienza civile, nonviolenza, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1996; Breviario per un'etica quotidiana, Pratiche, Milano 1998. Ha curato (premettendovi un importante saggio introduttivo) l'antologia di scritti di Gandhi, Teoria e pratica della nonviolenza, Einaudi, Torino (nel 1996 ne è apparsa una nuova edizione in una collana economica). Indirizzi utili: UNIP, Università per la pace, via Tartarotti 9, 38068 Rovereto (TN), tel. 0464/424288, fax 0464/424299, e-mail: iupip at inf.unitn.it * GILLO PONTECORVO Profilo: regista cinematografico italiano. Opere di Gillo Pontecorvo: film fondamentali sono Kapò (1960) e La battaglia di Algeri (1966); interessante anche Quemada (1969). * KARL R. POPPER Profilo: nato a Vienna nel 1902 e deceduto a Londra nel 1994, filosofo della scienza e pensatore politico liberale. Fino a una decina d'anni fa era di moda essere pro o contro il Popper "politico" sulla base di uno schieramento a priori: la destra liberale con Popper, la sinistra socialista contro. Poi la catastrofe intellettuale di tanta parte della sinistra ha portato ad una generale esaltazione acritica del filosofo. Noi pensiamo invece che i suoi limiti restino; che le sue posizioni non debbano essere contraffatte e quando siano incondivisibili allora vadano criticate con chiarezza; ma che alcune sue opere e tesi costituiscano un contributo di indubbia utilità per tutte le persone impegnate per la pace, la democrazia, la dignità umana. Opere di Karl R. Popper: con riferimento alla riflessione politica popperiana segnaliamo particolarmente La società aperta e i suoi nemici, Armando, Roma; Congetture e confutazioni, Il Mulino, Bologna (ed in questa raccolta di saggi soprattutto i seguenti: L'opinione pubblica e i principi liberali; Utopia e violenza; La storia del nostro tempo: visione di un ottimista); Miseria dello storicismo, Feltrinelli, Milano. Cfr. anche La lezione di questo secolo, Marsilio, Venezia (libro-intervista con due saggi in appendice); tra i suoi ultimi interventi cfr. Una patente per fare tv, in Popper, Condry, Cattiva maestra televisione, Reset, Milano. Ovviamente il Popper pensatore politico non è separabile dal Popper filosofo della scienza e metodologo, di cui cfr. in particolare la fondamentale Logica della scoperta scientifica, Einaudi, Torino. Opere su Karl R. Popper: segnaliamo una buona antologia scolastica di testi popperiani, a cura di Dario Antiseri, Logica della ricerca e società aperta, La Scuola, Brescia; tra le monografie sul Popper pensatore politico cfr. Girolamo Cotroneo, Popper e la società aperta, Sugarco, Milano. * ALESSANDRO PORTELLI Profilo: studioso della cultura americana e della cultura popolare, docente universitario, saggista, militante democratico. Opere di Alessandro Portelli: segnaliamo particolarmente L'ordine è già stato eseguito, Donzelli, Roma 1999. * PIER PAOLO PORTINARO Profilo: nato a Torino nel 1953, allievo di Norberto Bobbio, studioso di filosofia politica, docente universitario a Freiburg i. B., Mainz, Torino. Ha curato l'edizione italiana di opere di Günther Anders, Hannah Arendt, Hans Jonas. Opere di Pier Paolo Portinaro: La crisi dello "jus publicum europaeum". Saggio su Carl Schmitt, Comunità, Milano 1982; Il terzo. Una figura del politico, Angeli, Milano 1986; Max Weber. La democrazia come problema e la burocrazia come destino, Angeli, Milano 1987; La rondine, il topo e il castoro. Apologia del realismo politico, Marsilio, Venezia 1993; Interesse nazionale e interesse globale, Angeli, Milano 1996; Stato, Il Mulino, Bologna 1999; Il realismo politico, Laterza, Roma-Bari 1999; con J. Luther e G. Zagrebelsky, Il futuro della Costituzione, Einaudi, Torino 1996. * NICOS POULANTZAS Profilo: nato in Grecia nel 1936, rifugiato in Francia come perseguitato politico, docente universitario di sociologia a Parigi, muore suicida nel 1979. Opere di Nicos Poulantzas: Fascismo e dittatura, Jaca Book, Milano 1971; Potere politico e classi sociali, Editori Riuniti, Roma 1971, 1975; Classi sociali e capitalismo oggi, Etas Kompass, Milano 1975; La crise des dictatures, Maspero, Paris 1975; Il potere nella societa' contemporanea, Editori Riuniti, Roma 1979. * MARIO PRAZ Profilo: illustre anglista (1896-1982), saggista prezioso. Opere di Mario Praz: per un primo approccio cfr. Voce dietro la scena, Adelphi, Milano 1980. * PAOLO PREDIERI Profilo: musicologo e musicista, impegnato nei movimenti nonviolenti. * JEAN-CLAUDE PRESSAC Profilo: nato nel 1944, studioso delle tecnologie dello sterminio di massa nei campi di concentramento nazisti. Opere di Jean-Claude Pressac: Le macchine dello sterminio, Feltrinelli, Milano 1994. * JACOB PRESSER Profilo: nato ad Amsterdam nel 1899, storico, scrittore, perseguitato e costretto alla clandestinità, studioso della Shoah, è deceduto nel 1970. Opere di Jacob Presser: La notte dei Girondini, Adelphi, Milano 1976, 1997 (traduzione e prefazione di Primo Levi). * GRAZIELLA PRIULLA Profilo: sociologa e docente universitaria. Opere di Graziella Priulla: (a cura di), Mafia e informazione, Liviana, Padova 1987. * LEONIDAS PROAÑO Profilo: nato nel 1910, per trent'anni vescovo di Riobamba, in Ecuador, il "vescovo degli indios". E' deceduto nel 1988. Opere su Leonidas Proaño: Giovanni Ferrò, Taita Proaño, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1998. 15. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti. Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono: 1. l'opposizione integrale alla guerra; 2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali, l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza geografica, al sesso e alla religione; 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio comunitario; 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo. Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna, dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica. Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione, la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione di organi di governo paralleli. 16. PER SAPERNE DI PIU' * Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: http://www.nonviolenti.org ; per contatti, la e-mail è: azionenonviolenta at sis.it * Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia: http://www.peacelink.it/users/mir . Per contatti: lucben at libero.it ; angelaebeppe at libero.it ; mir at peacelink.it * Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: http://www.peacelink.it . Per contatti: info at peacelink.it LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO Foglio di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la pace di Viterbo a tutti gli amici della nonviolenza Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. e fax: 0761/353532, e-mail: nbawac at tin.it Numero 228 del 14 settembre 2001
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