Dossier globalizzazione (schede di approfondimento - terza parte)



La preparazione del vertice

La convocazione del vertice viene decisa in quello precedente che, su proposta del paese ospitante, stabilisce, generalmente, anche il luogo e la data di svolgimento della riunione. Il vertice non è un'organizzazione internazionale in senso tecnico: non si basa su un trattato internazionale, né vi è una struttura dotata di una certa autonomia rispetto ai singoli partecipanti. Fino ad oggi non è stato creato alcun Segretariato.
La preparazione dei vertici inizia nell’anno che precede il summit: contatti personali, contatti giornalieri via telefono e via fax, e quattro o cinque riunioni per ogni vertice. Ad essi partecipano un gruppo di diplomatici per ogni Paese membro del G8. A capo della struttura c’è uno “sherpa”, scelto dal primo ministro, a cui si affiancano uno o due “vice-sherpa”, e i funzionari di alto livello dei ministeri del Tesoro e degli affari esteri. Lo sherpa italiano si chiama Francesco Olivieri, ed è stato designato all’inizio del 1999 da Massimo D’Alema. Subito dopo le elezioni del 13 maggio è stato affiancato, con un decreto del presidente della Repubblica, da Giovanni Castellaneta (ovviamente uomo di fiducia di Berlusconi).  Sotto di loro ci sono i due vice-sherpa, uno per il ministro degli affari esteri e l’altro per quello del Tesoro. Si tratta di Valerio Astraldi e Lorenzo Bini Smaghi.
Ogni governo del G8 poi, invia anche una delegazione nel Paese ospitante, qualche mese prima del summit, per discutere di tutti i dettagli, come ad esempio gli aspetti logistici.

L’organizzazione logistica del vertice è stata affidata ad una speciale struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il responsabile di questa struttura è il ministro plenipotenziario agli Affari esteri Achille Vinci Giacchi, in carica dallo scorso ottobre, La sua collaboratrice più stretta è Emanuela D’Alessandro. Sotto di lui uno staff dirigenziale di una decina di responsabili. 

Di cosa discutono gli “sherpa” e gli alti funzionari? Oltre agli aspetti organizzativi,  devono stabilire l’agenda del vertice - Il Paese che organizza il vertice ha una maggiore influenza nella scelta dei temi da dibattere  e redigere le bozze della dichiarazione finale.
Insomma, a parte alcune indicazioni generali dei capi di Stato e di governo, alcuni burocrati, di cui non conosciamo nemmeno il nome, decidono il contenuto del vertice dei “grandi” della Terra.
In questa fase preparatoria possono svolgere un ruolo importante anche i gruppi di lavoro, creati  dal G7-G8 su temi finanziari, tecnologici e sociali:  ad essi viene affidato il compito di presentare specifici rapporti al G-7 o ai suoi rappresentanti personali. Un altro modo per influenzare il G8, restando nascosti dietro rapporti tecnici incomprensibili per i non addetti ai lavori.
 
E finalmente il vertice

La presidenza del vertice è assicurata dal leader del Paese ospitante, che ha il potere di fissare l'agenda dei lavori, dirigere e moderare la discussione, dare l'impulso necessario all'ordinato e proficuo svolgimento della fase preparatoria, ed emanare (se è il caso) un comunicato finale. Normalmente però le parti preferiscono adottare  una Dichiarazione congiunta.
Le decisioni del vertice sono adottate con il metodo del consenso, cioè quando tutti i componenti del vertice sono d’accordo su un testo. Ciò conferisce un significativo potere di veto a ciascuno dei partecipanti.
Il tempo disponibile è scarso - meno di dieci ore di discussioni utili. Affermare che un certo argomento è stato “trattato” al vertice significa, in molti casi, che non è stato oggetto di esame da parte dei leader, ma tutt’al più dei ministri degli esteri  o delle finanze che si riuniscono in contemporanea o, ancora peggio, che è stato discusso solo dagli sherpa nella loro attività di preparazione dei documenti finali.
L'atto tipico del G7-G8 consiste nella Dichiarazione finale dei partecipanti alla riunione: questa Dichiarazione può suddividersi in due o più parti dedicate, rispettivamente, alle questioni economiche ed a quelle politiche; raramente, lo abbiamo già anticipato, le conclusioni della riunione, o almeno di una parte di essa, sono presentate sotto la forma di “Conclusioni della presidenza”.
Questo imponente spettacolo mediatico sforna blandi comunicati  mai ratificati dai parlamenti degli Stati membri  dove vengono presi vaghi impegni comuni per la crescita e il benessere, invece di produrre accordi concreti. I summit dei G8 terminano sempre con dichiarazioni ufficiali orientate allo sviluppo dei popoli, o con impegni  - come quello sul debito estero del Sud del mondo a Colonia - che finiscono sempre per diventare carta straccia.
Il G8 evidentemente rappresenta gli Stati più ricchi - e quindi più potenti - del pianeta, le scelte prese nel vertice avranno comunque, di fatto, ripercussioni sul resto del pianeta. 
Non sopravvalutate però il potere del vertice. In realtà chi comanda il mondo non è il popolo sovrano, seppure con la mediazione di uomini e donne eletti nelle sedi istituzionali, ma una ristretta aristocrazia economica che ha acquisito il controllo della finanza, del commercio  e dei mezzi di informazione.

“Gli attori economici privati si muovono in uno spazio  la terra intera  e a una velocità impensabili per gli Stati nazionali, per cui si stanno sottraendo sempre più all’azione dei governi locali. All’economia globale non corrisponde in alcun modo un livello politico globale, e questo provoca un predominio dell’economia sulla società, che fa dire a Hans Tietmayer (ex-presidente della Bundesbank): ’I mercati svolgeranno sempre di più il ruolo di gendarme. I politici devono capire che sono sotto il controllo dei mercati finanziari?, e Michel Camdessus ’Lo Stato non deve dare ordini alle banche?.
La classe politica, ma non solo, ha una forte sudditanza rispetto a questi poteri privati. Si chiama sindrome di TINA ed è una malattia assai diffusa, anche se poco conosciuta, che colpisce politici, alti funzionari, opinionisti, intellettuali, docenti universitari, dirigenti di grandi e piccole imprese, e anche milioni di persone che subiscono quotidianamente le scelte di chi gestisce la politica e l’economia. TINA è l’acronimo inglese di There Is No Alternative. Non ci sono alternative  vuol dire: questo mondo va piuttosto male, siamo noi i primi a riconoscerlo, aumentano le disuguaglianze, la disoccupazione e il numero dei poveri nel Nord come nel Sud del mondo, l’ambiente va in pezzi, ma questo è l’unico mondo possibile. E i Paesi dell’Est sono lì a ricordarci che chi lascia la via antica per la nuova…
(Tratto da Bosio R., Verso l’alternativa, Edizioni EMI, pp. 14-15).



La genesi del G8

L’idea di organizzare un summit tra le più importanti nazioni del mondo, nacque da un’idea di  Valéry Giscard d’Estaing (presidente francese) e di Helmut Schmidt (cancelliere dell’allora Repubblica Federale Tedesca): tra il 15 e il 17 novembre 1975, si riunirono a Rambouillet, in Francia, i capi di governo di Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Giappone e Italia. Bisognava affrontare in maniera congiunta la crisi petrolifera che in quegli anni stava condizionando il mondo intero, e la fine del sistema di cambi fisso - gli accordi di Bretton Woods.
Doveva essere un vertice unico, ma la crisi economica era lungi dall’essere risolta, così le sei potenze  alle quali si era unito il Canada  si ritrovarono un anno dopo a San Juan di Porto Rico. Era nato il vertice G7.
Dopo un ampio dibattito tra i Paesi membri della Comunità Europea, al terzo vertice  Londra   venne ammessa a partecipare anche la Commissione europea, con il pretesto che uno dei principali temi in discussione, il commercio, ricadeva sotto la competenza esclusiva della Commissione.
Questo gruppo di Paesi rimane inalterato per diversi anni, anche se vennero stabiliti contatti con i rappresentanti di altri Paesi: fin dal 1981 con l'URSS e poi la Russia si è mantenuto un dialogo "post-Summit"; nel 1985 con i leader di 15 Paesi in via di sviluppo; nel 1989, al vertice “dell’Arche” a Parigi, Mitterand invitò a cena anche i leader di alcuni grandi Paesi in via di sviluppo  ma era un atto puramente formale; nel vertice di Tokio del 1993, infine, i giapponesi volevano invitare Suharto, ma dovettero ripiegare su un incontro a tre con Clinton e Myazawa, a causa dell'opposizione degli europei.
I Sette invitarono anche Gorbaciov a Londra (1991) e Eltsin a Monaco (1992) e a Tokio (1993), per  ottenere, con questa concessione e gli aiuti concessi, un comportamento “cooperativo” di Mosca nella gestione della guerra del Golfo - e nel conflitto dell’ex-Jugoslavia -, oltre a tenere sotto controllo i grandi rischi derivanti dall'esistenza dell'arsenale nucleare ex-sovietico.  Gli inviti non rafforzarono la stabilità dell’ex potenza sovietica: entrambi hanno dovuto subire due tentativi di golpe poco dopo aver partecipato al G7 (1991 e 1993).
La Russia fu coinvolta progressivamente nelle attività del vertice: inizialmente  era il 1994  la partecipazione fu limitata alle discussioni politiche, per arrivare all’intera agenda del vertice di Denver nel 1997. Solo l’anno successivo, a Birmingham, il G7 diventa ufficialmente G8 (comunque quando si parla di soldi il vertice continua a riunire solo 7 Paesi).
Il vertice negli ultimi due anni approda in Germania (Colonia) nel 1999, e in Giappone (Okinawa) nel 2000. Il summit del 2001 si terrà a Genova dal 20 al 22 luglio. Quest’anno, oltre al vertice sono previste:
-       le riunioni dei ministri della finanza e dei governatori delle Banche centrali (Palermo  17 febbraio -, Washington  28 aprile -, e nuovamente il 7 luglio);
-       la riunione dei ministri degli esteri (18-19 luglio, Roma);
-       ad Okinawa sono state decise anche riunioni dei ministri dell'Ambiente (a Trieste il 2-3-4 marzo), e dei ministri degli interni e della giustizia (Milano, 26-27 febbraio).
La presidenza del G8  spetta a turno ad ogni Paese: l’Italia è la quarta volta che presiede il summit (le altre volte sono state nel 1980, nel 1987 e nel 1994).



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I materiali qui riportati ci sono stati gentilmente inviati da Roberto Bosio <robertobosio at libero.it> autore del libro "Verso l'alternativa" (edizioni EMI, Bologna). Ringraziamo di cuore Roberto.
A.M.