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Il silenzio umanitario (Il Manifesto parla anche del libro di PeaceLink)
- Subject: Il silenzio umanitario (Il Manifesto parla anche del libro di PeaceLink)
- From: "francesco iannuzzelli" <francesco at href.org> (by way of Alessandro Marescotti <a.marescotti at peacelink.it>)
- Date: Thu, 19 Jul 2001 18:56:27 +0200
ciao, vi segnalo questo articolo apparso sul manifesto di ieri (17/7), nel quale si parla del libro di peacelink "cronache da sotto le bombe" ciao francesco Il silenzio "umanitario" Dopo la guerra, la colpevole disattenzione dei media occidentali. Un sentiero tra libri, diari, riviste e dossier per capire il "grande vuoto" dei Balcani TOMMASO DI FRANCESCO La settimana che si è chiusa a Belgrado è stata di passione. Quel che si consuma è una grande "disillusione jugoslava" sul rapporto con l'Occidente reale, pesantemente intervenuto a decretare la "sua" giustizia dopo avere rappresentato la "sua" guerra. Testimonianza di questa passione profonda è stata l'intervista del presidente della repubblica Voijslav Kostunica sull'ultimo numero di Vreme, il settimanale più credibile dei Balcani. Sorprendente non è il fatto che Kostunica esprima tutto il suo stupore e dolore per la decisione di "vendere" Milosevic all'Aja invece che processarlo in patria, ma la tenacia con la quale non smette di alzare la voce per accusare i leader occidentali e denunciare l'illegittimità del Tribunale presieduto da Carla Del Ponte. Cosa chiede e dice chiaramente il presidente jugoslavo, la cui elezione ha permesso l'uscita del paese dal limbo di Milosevic? E che ora invece appare pericolosamente delegittimato e messo in un angolo - pur essendo riuscito sabato a varare all'ultimo momento un nuovo governo federale - dall'iniziativa spregiudicata e mercantile del premier serbo Zoran Dijndijc che ha agito in sintonia con i leader occidentali attivando lo scambio "dollari=consegna di Milosevic" e devastando così le istituzioni e i poteri in una delle fasi più drammatiche della storia serba e jugoslava? Kostunica insiste a dire che è impossibile una giustizia - internazionale e non solo - di parte e diseguale che chieda "solo ai serbi di entrare in una fase di catarsi" e autocoscienza sul male procurato con le guerre e i suoi criminali, senza che anche gli altri protagonisti di quelle guerre, nei Balcani e in Occidente, che si sono macchiati di eguali se non peggiori crimini, facciano altrettanto. Peraltro il presidente jugoslavo preparava da tempo una "Commissione per la verità" sui crimini nei Balcani, sul modello di quella avviata da Mandela in Sudafrica, ora completamente in frantumi. Kostunica alza la voce nell'intervista per gridare al procuratore Carla Del Ponte la richiesta di "incriminare i leader occidentali della Nato" per i 78 giorni di bombardamenti su Kosovo e Serbia. E' credibile questo discorso che pochi vogliono ascoltare o è di parte? Per le due principali Ong e organizzazioni internazioni impegnate sui diritti umani, Human Right Watch e Amnesty International, questa richiesta non solo è credibile ma è sacrosanta, altrimenti ne deriverebbe una classifica di "buoni e cattivi" ad uso dei vincitori di turno che poco ha a che vedere con la giustizia internazionale - ha ribadito l'ex presidente di Amnesty International (Italia), Domenico Scaglione. Quella giustizia internazionale che tarda ad arrivare anche perché il cosiddetto Tribunale internazionale resta un'opzione ideologica, visto che l'unica vera potenza rimasta sulla faccia della terra, gli Stati uniti, dicono no, malsopportando un tribunale, anche se dell'Onu, con poteri d'intervento eguali contro tutti i crimini e tutti i paesi criminali. L'analisi, l'inchiesta e le valutazioni di Amnesty International sui delitti della guerra "umanitaria" della Nato, disponibili da molto tempo in Internet, ora sono diventate un libro Danni collaterali o omicidi illegali?, a cura di Amnesty International-Gruppo 170, l'Aquila (103 pag., richiedere a: gr170 at amnesty.it). E' un rapporto davvero impressionante, che non lascia dubbi. E pone un interrogativo. E' chiaro a tutti o no che, le stesse ragioni che vogliono Milosevic agli arresti all'Aja, fanno sì che lo stesso obiettivo possa essere giustamente perseguito nei confronti dei leader dell'Alleanza atlantica che quella guerra hanno voluto a tutti i costi e guidata fin nei più sanguinari target? Puntuale il rapporto - consigliamo di leggerlo come un giallo del quale putroppo, da subito, s'intuisce chi è l'assassino, meglio gli assassini - ricostruisce i 78 giorni di raid aerei obiettivo per ob iettivo, effetto collaterale per effetto collaterale, quando sulle città jugoslave piovevano tonnellate di bombe "intelligenti", gialle cluster bomb, uranio impoverito. Erano omicidi illegali, dice il rapporto di Amnesty per i quali ha chiesto, inascoltata, alla Del Ponte di incriminare i tanti leader dei governi occidentali dell'Alleanza atlantica. Ecco la giustizia diseguale, che proprio per questo non esiste: è un'ideologica usurpazione politica fatta dai vincitori. Per questo ora è meno incredibile di quel che sembri il fatto che in 15 procure italiane e altre 5 città ci siano le inchieste penali aperte nei confronti dell'ex presidente del Consiglio Massimo D'Alema, sulla base della denuncia di centinaia di cittadini e organizzazioni, per strage, usurpazione di potere politico e per l'aperta anticostituzionalità della partecipazione attiva dell'Italia ad una guerra; denunce sulle quali la Cassazione ha fissato per il prossimo 21 settembre un'udienza per decidere la processabilità dopo che tutto era stato messo a tacere. Difficile ormai che l'immaginario occidentale possa cancellare, come vogliono fare all'Aja o i potenti della terra nei loro rituali vertici, quei dannati 78 giorni di bombardamenti. Di sicuro non lo fa nessuno a Belgrado e nemmeno nei Balcani. Anche la scrittrice e drammaturga Biljana Srbljanovic, famosa in Italia per il suo "Diario" sotto le bombe scritto per la Repubblica e della quale è uscito in questi giorni da Ubulibri Trilogia di Belgrado e altri testi, ha ricordato recentemente questo peso sulla coscienza e sulla memoria proprio su il manifesto: "Oggi e ancora di più penso che i bombardamenti sono stati un errore gravissimo, perché hanno permesso a Milosevic di nascondere le cose orribili fatte dal suo esercito in Kosovo. Non sappiamo ancora quanti morti ci sono stati, ma siamo sicuri che tra loro ci sono 180 bambini innocenti e basterebbe questo per condannarli". Kostunica ha denunciato che le vittime sono state "più di 1.500 civili e tanti bambini". E sui bombardamenti costruisce un originale diario di racconti sospesi tra Roma e Belgrado, Tijana M. Djerkovic. Il cielo sopra Belgrado, pubblicato da Edizioni Noubs, pp. 112, L. . 15.000, (noubsitalia at usa.net), con una presentazione di Barbara Alberti e un'introduzione di Erri De Luca che scrive tra l'altro ricordando alla Djerkovic la sua impresa di poter raggiungere Belgrado bombardata: "... Cara Tijana, per la durata di quella guerra mi sono sentito in pace solo in quei giorni a Belgrado, senza il crampo della vergogna. Solo lì potevo disertare dalla Nato e guardare il cielo in faccia... Però sono stato sotto quel cielo a fianco dei vecchi che nel parco di Kalemegdan giocavano a scacchi durante i bombardamenti senza alzare gli occhi dalle mosse. Stavo di sentinella, guardavo il cielo per loro. Cara Tijana, ho amato i vecchi della tua città, più dei giovani e dei bambini. Stavano intenti e chini sui loro pezzi come fossero calibri di artiglieria. Si tenevano tra le gambe i cani irrigiditi dal terrore...". Già il terrore. Lo stesso che attanaglia la Djerkovic, che da tempo vive in Italia ma ha ancora la famiglia (il padre è il poeta serbo Momcilo Djerkovic) nella capitale jugoslava, alle prese durante i raid non solo con le menzogne televisive sulla "guerra umanitaria", ma con i luoghi comuni indotti nella vita quotidiana degli italiani che scoprono di essere un paese che bombarda un altro a più di 50 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale. "I primi giorni - scrive - appena leggevo sul televideo che gli aerei si erano alzati in volo da Aviano mi precipitavo al telefono, per comunicarlo ai miei. Che questi miei avvertimenti tesi a dare loro un vantaggio temporale su quei mostri che si avvicinavano per ucciderli fossero inutili, lo sapevamo tutti e quattro, ma non volevamo rinunciarvi. E mentre parlavo con loro ho sentito tante volte la sirena ululare in lontananza. Ero al sicuro ma tremavo di paura". Già, il terrore, perché "è l'immagine di mio padre curvo a sostenere il peso del cielo sopra Belgrado, è questa immagine che non vi potrò mai perdonare". Lo stesso terrore "umanitario" che non dimenticano i curatori di PeaceLink che hanno pubblicato un romanzo epistolare scritto a tre mani, Cronaca da sotto le bombe, (ed. Multimage, pp. 217, L. . 18.000, multimage at arpnet.it), con le lettere e le e-mail che venivano diffuse "pericolosamente" in Italia già durante la guerra (a rischio di galera per "connivenza con il nemico") di tre intellettuali e pacifisti jugoslavi, Djordje Vidanovic, Sasa Zograf (il famoso fumettista) e Maja Zurovac, tutti oppositori di Milosevic. Un epistolario che ha fra l'altro il merito di essere la più aggiornata cronaca giornalistica di tutta la guerra e insieme quello di comunicare in una voce corale. In un racconto unico quanto a capacità evocativa dell'ansia, dell'urlo irracontabile delle sirene e insieme della capacità d'intervento solidale di chi da qui, dalla patria di Aviano, non si dava pervinto e testimoniava la sua "vicinanza" con la parola via Internet, resa possibile solo perché preesisteva una rete reale di persone organizzate per esser solidali. "In collegamento con le città di Nis e Belgrado - scrive nell'introduzione Alessandro Marescotti - i pacifisti potevano comunicare con gli oppositori di Milosevic e da loro sapevano 'in tempo reale' (dal vivo delle loro testimonianze) che venivano lanciate bombe a grappolo sui civili. Via Internet si potevano conoscere le distanze e apprendere che i quartieri residenziali bombardati erano lontani chilometri (non metri) dalle caserme. La Nato mentiva. Diceva di voler bombardare i militari e invece terrorizzava i civili colpendo sempre più vicino le persone. la Nato parlava di errori involontari di alcuni metri. Ma tramite PeaceLink giungeva la voce libera di Djordje Vidanovic, oppositore di Milosevic, testimone dei bombardamenti. Ma più la Nato diceva bugie e - come il naso di Pinocchio - più si allungavano le comunicazioni Internet di Djordje Vidanovic, nostro corrispondente e vittima dall'inferno di Nis". Vidanovic in un suo messaggio del 28 maggio 1999 scrive: "... Ci hanno bombardato di nuovo e molto più forte della notte scorsa. Sono arrivati a mezzanotte e mezza e l'attacco è durato fino all'una. E' stato terribile. Per la prima volta ho avuto davvero PAURA... quest'ultima settimana è trascorsa all'insegna dell'orrore... ho pensato tra me e me che l'unico giorno della mia vita in cui sono stato così male fu il pomeriggio in cui morì mio padre. Perché sono così crudeli?... C'è una poesia di Ginsberg dal titolo "Urlo". E' l'unico brano letterario che si appross ima al trauma che stiamo vivendo..." E pensare che la guerra "umanitaria" della Nato non ha portato che guerra ("La guerra nutre la guerra", dice Livio). Non c'è pace nei Balcani - la pulizia etnica e le stragi continuano ora nel Kosovo senza indipendenza contro serbi e rom sotto l'occhio vigile dell'Alleanza atlantica - ma solo un "Grande vuoto", dice il numero di giugno di "LiMes", (pp. 318, L. . 20.000). Il numero della rivista di geopolitica, diretta da Lucio Caracciolo, è infatti quasi monografico sulla guerra che continua in Macedonia e le devastazioni che aggiunge nell'area. La ferita resta aperta. Quasi a ricordare che il nodo dell'insorgenza etnica, in questo caso albanese, preesisteva all'avvento di Milosevic, e anche senza di lui continua tra le mani dei governi occidentali, non solo non innocenti, ma complici della distruzione della Jugoslavia. francesco iannuzzelli francesco at href.org associazione peacelink - sez. disarmo http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo ---------------------------------- Niente puo' mai andar bene se si pensa a tutto quel che ci vuole perche' vada bene (Daniel Pennac) -- pck-redazione at peacelink.it: La lista della redazione di PeaceLink
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