(AI) Tarso Genro in provincia di Pisa, by Lorenzo G. Biagi



SAN ROSSORE (Pisa) - Tarso Genro, sindaco di Porto Alegre, scende subito sul
piano operativo: «Le città devono fare resistenza umana e, nel nome di un
nuovo umanesimo, ricostituire identità, ridare voce ai cittadini, riportare
la politica nell'economia». Porto Alegre, nel sud del Brasile, è la
città-laboratorio che sperimenta nuove forme di democrazia partecipativa.  A
gennaio ha ospitato il primo Forum sociale mondiale e nel febbraio prossimo
ospiterà il secondo: è una città simbolo per la lotta contro il neoliberismo
e il suo pensiero unico. Genro a San Rossore, al convegno organizzato dalla
Regione Toscana (che sarà a Genova con il suo confalone), ha portato tutta
l¹esperienza e il prestigio acquisiti in questi anni dalla sua città:
«Dobbiamo riflettere - ha detto - sulla nostra storia e proporre un progetto
di civiltà alternativo a quello che stanno preparando. Non esiste una
globalizzazione unica, non esiste un processo che coinvolge la totalità
dell'umanità. Esistono invece paesi globalizzanti e paesi globalizzati,
esiste un ordine globale con integrati e dissidenti, con privilegiati ed
esclusi». Vanno ricostituite le identità locali, sostiene Genro, nel
confronto con le realtà globali.

La Regione Toscana, per il suo meeting «From Global to Glocal», ha invitato
personaggi con esperienze diverse: da José Bové (che non è arrivato perché
trattenuto «nella Genova dei padroni della Terra», ha scritto in una
lettera,  da uno «schieramento militare») a Ivan Illich, da monsignor
Bettazzi a Walden Bello.
 Ivan Illich, antico leader della contestazione degli anni Sessanta,  si è
richiamato a Gandhi e alla nonviolenza, ha contestato «un mondo in cui gli
stessi semi sono merci sottoposti a brevetto». Bello, direttore di Focus on
Global South, ha ribadito la sua convinzione che il neoliberismo stia
attraversando un momento di grande crisi «avendo disatteso la promessa di
ridurre la povertà nel mondo. In questo scenario - ha detto - noi dobbiamo
unirci e proporre un'alternativa».
Monsignor Bettazzi, già vescovo di Ivrea, ha richiamato «il dovere dei
cristiani di interessarsi alla globalizzazione, che va smascherata proprio
in nome della vera democrazia e della vera libertà» e anche il vescovo di
Pisa Alessandro Plotti, presidente della Conferenza episcopale italiana,  ha
indicato il dovere cristiano di chiedersi «se l'economia globale sia davvero
in grado di salvare l'uomo dalle sue schiavitù. La libertà dell'uomo è
infatti la sua dignità».

Il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, ha spiegato le ragioni
dell¹adesione alla manifestazione del 21: «In otto - ha detto - non possono
decidere per tutti: è una questione di democrazia e di giustizia e anche di
modernità». E Victor Menotti, direttore dell'International Forum on
Globalization, ha accolto l¹apertura di Martini con entusiasmo, sostenendo
che la Toscana «può diventare la Porto Alegre dei Paesi del nord», un faro a
livello internazionale per quanti credono «in una globalizzazione diversa».