I: [Cerchio di G8] Al G8 non dimentichiamoci del PLAN COLOMBIA...



Ricevo ed inoltro volentieri
Norma Bertullacelli
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Da:	compartimos at katamail.com [SMTP:compartimos at katamail.com]
Inviato:	mercoledì 18 luglio 2001 3.11
A:	cerchiodig8 at yahoogroups.com; cerchiodig8 at yahoogroups.com;
cerchiodig8 at yahoogroups.com
Oggetto:	[Cerchio di G8] Al G8 non dimentichiamoci del PLAN COLOMBIA...

Sono un educatore italiano che lavora con ragazzi lavoratori di strada
dell'Ecuador nell'ambito di alcuni progetti di cooperazione appoggiati dal
movimento internazionale "Noi Ragazzi del Mondo".
Mi rivolgo ai mass-media, ong e organismi internazionali di diritti umani
per denunciare l'escalation di violenza che il Plan Colombia sta provocando
in Ecuador, regionalizzando il conflitto con il sostegno del governo Usa.
Dopo l'incontro con il coordinatore ACNUR dell'America Latina - Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dott. Olivier
Dinbudeurt, venuto appositamente qui a Ibarra ( 250 Km dalla frontiera
settentrionale con la Colombia), diffondo i seguenti documenti in
collaborazione con la "Comisione de Solidaridad y Derechos Humanos de
Imbabura" (COSDI):

- Plan Colombia in Ecuador (in italiano)
- Preocupa regionalizacion del conflito (comunicato stampa)
- La atención humanitaria a los refugiados colombianos en la provincia de
Imbabura.

Ringrazio anticipatamente per l'attenzione che vorrete concedermi e vi
sarei grato se mi comunicaste l'eventuale pubblicazione e diffusione di
qualche notizia in merito.
Saluti di pace dall'America Latina

Morsolin Cristiano, Ibarra (Ecuador) 4 luglio 2001

E-mail: utopiamo at yahoo.it
Fundacion "CRISTO DE LA CALLE"
Calle Maldonado 14-119 y Guillermina Garcia
Ibarra - Ecuador
Telefono (00593) 6.641056	 ( 7 ore di differenza dall'Italia)
Directora Claudia Ibadango, e-mail: cristodelacalle at yahoo.com
Telefono : (00593) 6.953955


PIAN COLOMBIA in ECUADOR

Martedi 3 luglio 2001 il coordinatore ACNUR dell'America Latina - Alto
Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dott. Olivier Dinbudeurt
si e' incontrato con alcune organizzazioni della societa' civile
(Commissione di Solidarieta' e dei Diritti Umani dell'Imbabura, Comunita'
"Cristo de la calle", Pastorale migrante della Diocesi di Ibarra) della
citta' di Ibarra (250 km dalla frontiera settentrionale con la Colombia)
per approfondire la realta' dei rifugiati colombiani e gli effetti del Plan
Colombia in Ecuador.
Si e' registrato un incremento dei rifugiati che nel primo trimestre 2001
si stima a 2300 rifugiati in tutto il Paese Andino; nella provincia
dell'Imbabura la Pastorale Migratoria ha raccolto 100 richieste di rifugio
mentre la Chiesta Anglicana ha ricevuto 200 domande.
Va sottolineato anche il desplazamiento interno di 300 persone appartenenti
alle comunita' indigene Kichwa, Shuar e Cofan, che hanno abbandonato le
loro terre nella frontiera nord-orientale per cautelarsi dalle incursióni e
dalle minaccie di gruppi armati "paramilitari".

Inoltre e' emersa la grave preoccupazione per la regionalizzazione del
conflitto: in particolare si sta investigando sulla costruzione con
finanziamenti della DEA (Agenzia antidroga del Gobernó nordamericano) di un
eliporto a Cachaco, nella regione del Carchi (frontiera settentrionale con
la Colombia) nelle terre delle comunita' indigene Awa. A fine mese gli
organismi dei diritti umani lancieranno insieme una campagna di pressione e
di denuncia.

Il dibattito e' stato stimolato dalla Conaie (Confederazione delle
nazionalità indigene del'Ecuador) che la settimana scorsa ha proposto la
creazione di un'area di distensione alla frontiera con la Colombia per
evitare possibili sconfinamenti del conflitto interno del vicino Paese in
territorio nazionale. Lo ha riferito la dirigente della Conaie Bianca
Chancoso precisando che nei prossimi giorni una commissione tecnica di
esperti, tra cui delegati indios, monitorerà i 600 chilometri di confine
per valutare la situazione. La proposta fa parte delle iniziative
intraprese dalla Conaie per far sì che il governo del presidente Gustavo
Noboa dichiari il Paese andino 'zona neutrale'. Gli indigeni, assieme ad
altri movimenti sociali, sostengono infatti che l'aumento della violenza
nella zona di frontiera, dove sono segnalate frequenti incursioni di
guerriglieri e paramilitari colombiani, sia dovuto al 'Plan Colombia', il
programma contro il narcotraffico varato dal presidente Andres Pastrana


 col sostegno militare degli Usa. Allo stesso tempo, la Conaie ha voluto
appellarsi nuovamente all'esecutivo affinché venga ritirata
l'autorizzazione concessa a Washington per l'utilizzazione della base aerea
di Manta, situata sulla costa del Pacifico, da dove partono i voli
anti-droga statunitensi.
Inoltre Bianca Chancoso ha sottolineato che "il Governó deve accettare che
la partecipazione al Plan Colombia significa una strategia di guerra.
Esigiamo la difesa della sovranita' nazionale e la non ingerenza in
questioni di altri Paesi per costruire neutralita' in favore della pace.
Questa negoziazione si basa sul punto numero 16 che il Gobernó di e'
impegnato a non ammettere la regionalizzazione del Plan Colombia, ne' ad
inserirsi in un conflitto straniero."

Anche il Premio Nobel per la Pace Rigoberta Menchu' si sta attivando
personalmente organizando una serie di viaggi in Colombia, Peru', Ecuador
in programma tra l'11 e il 18 luglio per approfondire l'impatto del Plan
Colombia nei Paesi Andini.

L'agenda degli impegni prevede per domani a Tulcán, capitale del Carchi, un
convegno promosso dalla sottocommissione che monitora gli effetti del Plan
Colombia del Parlamento Nazionale, formata anche da Rene' Yandun, Jorge
Brito, Pablo de la Vega, Alexis Ponce y Daniel Granda, rappresentanti degli
organismi dei diritti umani.

Durante il prossimo week-end in Ibarra si realizzera' un forum di
formazione su diritti umani, protezione dei rifugiati, assistenza
umanitaria e contesto del Plan Colombia con il patrocinio dell'ACNUR con
l'obiettivo anche di  formare una rete di coordinamento per organizzare
l'accoglienza dei rifugiati.
In prima linea si stanno attivando Edison Jativa e Samir Salgado,
coordinatori della "Comisión de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura"
di Ibarra (nata nel 1994 da un forum di organizzazióni popolari per i
diritti degli indios, dei campesinos, delle donne) che hanno preparato
questi due documenti qui allegati.


BOLETIN DE PRENSA

PREOCUPA REGIONALIZACION DEL CONFLICTO

COMISION DE SOLIDARIDAD Y DERECHOS HUMANOS DE IMBABURA


"Hay una escalada de violencia en las provincias fronterizas", aseguró
Edison Játiva,  Secretario de la Comisión de Solidaridad y Derechos Humanos
de Imbabura, COSDHI.  El incremento de la violencia obedece a muchas causas
pero insistió que una de las que más inciden son la influencia de los
efectos del plan Colombia, por lo que añadió que a las organizaciones de
derechos humanos les preocupa una posible regionalización del conflicto.

La múltiples denuncias de violencia presentadas en los medios de
comunicación en los últimos meses, como aquellas denuncias de campesinos
que observan un incremento de la inseguridad en el campo, evidencian que
somos vulnerables y que traerán problemas que deberán ser abordados por el
estado y la sociedad ecuatoriana.  Algunas consecuencias de la aplicación
del Plan Colombia, empiezan a visibilizarse como las migraciones masivas de
familias colombianas resultado de una crisis humanitaria que no respeta la
vida y la dignidad de las personas, o por las incidencias de las
fumigaciones aéreas en los cultivos de los campesinos.

La política de Estados Unidos a la región, contempla la entrega de un
presupuesto para los países que se verán afectados por los efectos del plan
Colombia, a través de la denominada "Iniciativa Andina", que constituye un
complemento del mencionado plan.  El Ecuador  recibirá 76,4 millones de
dólares hasta el año 2002, el cual de acuerdo a la magnitud de las
consecuencias siempre será insuficiente, pero además, los niveles de
inversión en el gasto militar de este presupuesto tienden a ser mayores que
los asignados al desarrollo económico y social.  Por otra parte hay una
creciente participación de Estados Unidos en las operaciones militares en
el país.  La semana pasada, el Jefe del Comando Sur de EEUU, Peter Pace, ha
afirmado abiertamente que ellos "brindarán entrenamiento militar al Ecuador
para fortalecer la capacidad de control de la frontera norte".  Todo ello
evidencia un panorama complejo, en el cuál nada puede garantizar que el
Ecuador se involucre cada vez en el conflicto, a


la vez que termine participando en una escalada armamentista en la región.

Para la COSDHI, el gobierno ecuatoriano debe ir más allá del diseño de una
estrategia de contención de la violencia en las fronteras y de la
protección respecto a cualquier posibilidad de contaminación sobre los
actores locales, por lo que propone hacer esfuerzos para contribuir
eficazmente al proceso de paz en la región.  Según la Cosdhi, El gobierno
puede emprender una actitud propositiva a los demás países a la región a
fin de establecer otros mecanismos para aportar a la solución del conflicto
colombiano en el que se privilegien un proceso de concertación social entre
los distintos actores sociales, tal como lo ha propuesto el Parlamento
Europeo sobre el Plan Colombia a inicios de este año.  Esta propuesta de
paz debe comprender el emprender no sólo acciones para combatir la
producción y el tráfico de drogas sino también una estrategia para la
recuperación social y económica de la población.

La posición de una verdadera neutralidad frente al conflicto colombiano, la
definición de un área de distensión fronteriza, a fin de crear un respeto a
la territorialidad y soberanía ecuatoriana, son entre otras alternativas
-planteadas por la sociedad civil- que demandan una revisión del convenio
firmado con los EEUU para el uso militar de la Base de Manta, en la cual se
evidenciaría la voluntad política gubernamental para construir la paz y
adoptar una actitud soberana, a fin de evitar la extensión del conflicto
hacia el resto de la región.

Asimismo, Játiva mencionó que el gobierno nacional debe prestar mayor
atención al problema humanitario de los refugiados colombianos, al agilitar
el proceso de legalización de la documentación, y al promover programas de
desarrollo integral para los refugiados y la población ecuatoriana.  Añadió
que la sociedad debe comprender y valorar la presencia de los hermanos
colombianos, expresar nuestra solidaridad, superar aquellos estereotipos
negativos sobre el "otro" y propiciar un ambiente positivo de convivencia y
fraternidad.

Atentamente,

Edison Játiva, C.I. No. 100200713-0
SECRETARIO DE LA COSDHI

Comision de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura
Calle Flores 6-37 y Bolivar, Torreon - Ibarra,
Telefono 642428/951961, e-mail: cosdhi at ecuanex.net.ec

Ibarra, 3 de Julio de 2001
LA ATENCION  HUMANITARIA A LOS REFUGIADOS COLOMBIANOS  EN LA PROVINCIA DE
IMBABURA


I.  ANTECEDENTES

Asentada en la sierra norte del Ecuador, la provincia de Imbabura y su
capital, Ibarra, en las últimas décadas de los años ochenta y noventa ha
experimentado un crecimiento de su población y un desarrollo económico
social.  Los movimientos migratorios que se asentaron en las zonas
marginales de la ciudad, generaron un incremento de la demanda de servicios
básicos y de fuentes de trabajo que les permita subsistir.  Por otra parte,
la implementación de los procesos de estabilización y ajuste económicos
iniciados desde hace dos décadas, han sumergido a la sociedad ecuatoriana
en un paulatino deterioro económico, político y social.

Para citar algunos elementos, en el Ecuador el desempleo abierto y
encubierto supera el 70% de la población económicamente activa; la
inflación alcanzó el 91% en el 2000; y el crecimiento promedio anual del
Producto Interno Bruto no llega ni al 2%, comparable al que se alcanzó en
los años setenta.   En el año 1994 la pobreza extrema a nivel urbano en la
provincia de Imbabura alcanzaba el 37%, es decir, de una población urbana
de 129.298 habitantes, 47.000 de ellos no tenían acceso a los servicios
básicos elementales y sus ingresos no que cada vez un mayor número de
población colombiana opte por migrar y garantizar su vida y la de sus
familiares.

Según el Acnur (Alto Comisionado de las Naciones Unidas para Refugiados),
hasta enero del 2001 se registraron 950 refugiados, pero debido a una
oleada de violencia en marzo se incrementó a 2300 el número de refugiados
colombianos en el Ecuador. También en este primer trimestre se produjo un
desplazamiento interno de 300 personas pertenecientes a comunidades
indígenas Kichwa, Shuar y Cofán, asentadas en la frontera nororiental del
Ecuador, quienes tuvieron que trasladarse de sus lugares tradicionales
donde vivían para precautelar su integridad y la de sus familias, ante
amenazas de grupos armados. Asimismo, para inicios de mayo, 419 desplazados
colombianos que estaban albergados en Ecuador, decidieron regresar a su
país de origen, no obstante una buena cantidad de ellos optaron por
quedarse.  Por otra parte, existen también una población desplazada que se
establece en las poblaciones de frontera sin recurrir a ningún tipo de
registro.  Por las primeras oleadas de desplazados se consta


ta que este flujo migratorio aumenta cuando el conflicto recrudece y tiende
a distenderse si los enfrentamientos disminuyen, lo que demuestra que este
fenómeno es complejo y está sujeto a variaciones. En las provincias del
Carchi e Imbabura, alrededor de quinientas cincuenta personas se han
registrado en el último año buscando protección y también con la esperanza
de mejorar las condiciones de vida.

Este panorama no muy alentador tiene implicaciones sociales y humanitarias,
por este motivo la Comisión de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura,
COSDHI, ha venido reflexionando sobre esta problemática, a la vez que ha
estado promoviendo algunas actividades de capacitación tendientes a
desarrollar una línea de apoyo y ayuda humanitaria a los desplazados
colombianos por la violencia.

II.  OBJETIVOS

1. Generar una instancia de coordinación de las instituciones y
organizaciones sociales y de ayuda humanitaria interesadas en promover el
apoyo y solidaridad a los refugiados colombianos.

2. Apoyar a legalizar la documentación de los desplazados colombianos por
la violencia en la provincia de Imbabura de manera que puedan enfrentar en
mejores condiciones -laborales, de educación y social- su residencia en el
Ecuador.

3. Elaborar un sistema de registro de información de los refugiados
colombianos en la provincia de Imbabura que contribuya a un mayor
conocimiento acerca de esta realidad, a la vez que permita enfrentar de
mejor forma este problema.

4. Capacitar y difundir los derechos de los refugiados a los desplazados
colombianos y a la población de la provincia de Imbabura, que aporten a
crear una cultura de paz y respeto a los derechos de todas las personas.

Conseguir ayuda humanitaria y asistencial a los refugiados colombianos que
involucren a las instituciones, organizaciones sociales y a toda la
sociedad, y que aporten a mejorar sus condiciones de vida y de bienestar
social.

Comision de Solidaridad y Derechos Humanos de Imbabura - COSDI
Calle Flores 6-37 y Bolivar, Torreon - Ibarra,
Telefono 642428/951961, e-mail: cosdhi at ecuanex.net.ec



ARCHIVIO

Diario n. 1,    maggio 2001 : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01164.html
Le prime impressioni all'arrivo nel paese andino

Diario n.2 , 8 giugno 2001 : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01196.html
Visita alle comunita' indigene vicino a Lauci e Riobamba e giornata
mondiale dell'infanzia

Aggiornamento n.3,  11 giugno : www.peacelink.it/webgate/latina/msg01212.html
Programma di lavoro dell'Ass. "Noi Ragazzi del Mondo"-Ecuador e articolo di
ALAI

Aggiornamento n.4, 23 giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01247.html
Intervista al sindaco indio Tauki Tituaña, al Presidente di Pachacutik
Miguel Lluco sullo stato del dialogo con il governó dopo il leviantamento
di febbraio e intervento del Parlamentare indigeno Luis Gilberto Talahua
Paucar dal titolo: "construir sin discriminación ni racismo".

Aggiornamento n.5,  24  giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01249.html
Speciale Diritti Umani dopo la relazione annuale di Amnesty Internacional
con intervista a Alexis Ponce dell'Assemblea Permanente dei Diritti Umani.

Diario n.6 , 28 giugno: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01263.html
La passione per la vita della comunita' per ragazzi/e di strada "Cristo de
la calle"

2 luglio:  www.peacelink.it/webgate/latina/msg01277.html
Usa triplicano truppe in Ecuador, traduzione di un articolo del Financial
Times, diffuso da Equipo Nizkar della Spagna.

Plan Colombia e impatto nell'Amazzonia, 3 luglio:
www.peacelink.it/webgate/latina/msg01281.html
Articolo di Hugo Cabieses dell'agenzia alternativa ALAI.

Aggiornamento n.7 , 4 luglio: www.peacelink.it/webgate/latina/msg01284.html
Valutazione globale del Plan Colombia nella regione andina e in Ecuador di
Heinz Dieterich, professore mexicano autore del libro "La cuarta via al
poder, el 21 de Enero desde una perspectiva latinoamericana" con interviste
a Fidel Castro, Hugo Chavez e Noam Chomsky.


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Morsolin Cristiano, e-mail: utopiamo at yahoo.it
Fundacion "CRISTO DE LA CALLE",
Calle Maldonado 14-119 y Guillermina Garcia
Ibarra - Ecuador
Telefono (00593) 6.641056	 ( 7 ore di differenza dall'Italia)
Directora Claudia Ibadango, e-mail: cristodelacalle at yahoo.com
Telefono : (00593) 6.953955



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