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ATTENZIONE: NON REGALIAMO I VESCOVI ALLE DESTRE!!!
- Subject: ATTENZIONE: NON REGALIAMO I VESCOVI ALLE DESTRE!!!
- From: "Angelo Melocchi" <melang at bluewin.ch>
- Date: Mon, 4 Jun 2001 12:59:03 +0200
Mi pare un testo su cui si debba riflettere attentamente Da, clicca: ADISTA N. 41 (2 giugno 2001) FUORITESTONON REGALIAMO I VESCOVI ALLE DESTRE di Sergio Paronetto* Da opposti versanti o per motivi diversi, i maggiori organi di informazione hanno messo in evidenza solo alcuni passaggi degli interventi dei vescovi durante la Conferenza Episcopale tenutasi pochi giorni dopo le elezioni del 13 maggio. Anche in questo caso, l'informazione è risultata parziale. Quando si parla di Chiesa e di vescovi, prevale spesso un certo accanimento disinformativo o strumentale. La scuola privata, la famiglia, l'aborto sono apparsi come gli unici argomenti affrontati. I grandi titoli hanno gridato che i vescovi stanno con la Casa delle Libertà e appoggiano la stabilità del governo Berlusconi. Riconosco volentieri che molti vescovi la pensano così, che spesso la Cei nel suo complesso sembra comportarsi in modo da accreditare tale ipotesi. Però, "regalare alle destre" l'episcopato italiano è un'operazione scorretta e furbesca messa in atto, congiuntamente, dai fedelissimi della Casa delle Libertà e dai "clericali" più tradizionalisti così come dai "progressisti" più accesi o dai "laicisti" più arrabbiati. Uguali e contrari nel coltivare logiche pregiudiziali, ideologiche o umorali. Sono convinto che molti vescovi siano spesso troppo diplomatici, curiali, rigidi o magari "opportunisti" secondo la situazione. A mio parere, però, la critica più forte (nello spirito della paolina "parresia") deve accompagnarsi a una valutazione complessiva oltre le pigrizie schematiche di qualunque colore. Occorre risalire alle fonti. Informarsi meglio. Leggere bene. Gestire un'informazione completa in modo propositivo o, comunque, evidenziare sia la varietà delle idee che le palesi contraddizioni che, in ogni caso, possono costituire il sale della democrazia o lo stimolo alla ricerca in ogni ambiente. I vescovi, ad esempio, pur parlando, nel loro modo abituale, della scuola cattolica, hanno anche aggiunto che in ambito scolastico "lo Stato conserva un ruolo irrinunciabile". Non è automatica l'opzione del "buono-scuola" (su scelte tecniche come questa devono intervenire laicamente i laici; ogni ulteriore specifico intervento episcopale sarebbe o un'indebita ingerenza o una normale opinione). Può sembrare forzato, ma si poteva anche titolare: "i vescovi difendono il ruolo dello Stato nella scuola". Analogamente, nel difendere il ruolo della famiglia, i vescovi si sono fermati molto sull'impoverimento delle famiglie italiane o sul diffondersi delle nuove povertà. Si poteva scrivere: "i vescovi rilanciano la lotta alla povertà". Nella Cei, si è parlato esplicitamente di "questione meridionale". Si poteva dire: "basta con secessionismi e intolleranze". Nessun giornale (tranne "Avvenire") ha riportato la valutazione episcopale circa "immagini e modelli di vita negativi e corruttori del senso morale proposti con disinvolta e anche ostentata insistenza dalla televisione e dagli altri mezzi di comunicazione" o del "vuoto etico" presente negli adulti. Nessun giornale, evidentemente, si è sentito di titolare: "i vescovi lanciano l'allarme sul berlusconismo avanzante". L'accenno ai modelli negativi si collega, indirettamente, a un documento pre-elettorale di laici cristiani apparso sul "Corriere della sera" del-l'11 maggio con il titolo "No a Berlusconi come modello". Il giorno in cui si è dato enorme risalto alla riproposta di modifica della legge 194, nella pagina sulla Cei, l'"Avvenire" (16/5) dedicava all'argomento "aborto" solo dieci righe. La sintesi della giornata riportava ampi interventi sulla salvaguardia del creato, sulla questione meridionale, sulla necessità di educare a una fede adulta, sull'urgenza di protestare contro la globalizzazione guidata dai "signori del mondo". Pochissimi, in questo periodo, hanno ricordato le valutazioni equilibrate, apparse su "Famiglia cristiana", durante e dopo la campagna elettorale. Sul n.20/2001, padre Sorge attacca la cultura politica della Casa delle Libertà e osserva che nessun credente è disposto a vendere l'identità cristiana per un piatto di lenticchie. Perché, infine, non valorizzare alcune iniziative del papa? Ad esempio, l'intervento del 27 aprile presso la Pontificia Accademia delle Scienze Sociali sui rischi di una globalizzazione guidata solo dalla logica di mercato? Oppure lo stupendo gesto profetico della visita per la prima volta in una moschea? Un fatto simile, che ha commosso lo studioso islamico Khaled F. Allam, supera mille volte le pericolose dichiarazioni del cardinal Biffi o del patetico Baget Bozzo. Annoto di sfuggita che l'attuale papa, con tutte le sue limitazioni o preferenze (chi non ne ha?), è aspramente contestato dal mondo clericale cattolico e dalle destre culturali e politiche. Non solo dai tradizionalisti ultrareazionari ma anche da (ex) ammiratori e intimi intervistatori come Vittorio Messori (su "La Stampa" del 7 maggio, egli parla del viaggio papale in Medio Oriente come di "un grande pericolo"). Al di là dei momenti e degli episodi più discutibili, il pontificato di Giovanni Paolo II, a mio parere, verrà ricordato come un evento storico-ecclesiale di primaria grandezza. Conosco bene i limiti e le contraddizioni di molti vescovi. Spesso mi sono pronunciato decisamente al riguardo. Mi sono indignato e mi indigno. Cosciente anch'io dei miei limiti e delle mie contraddizioni, mi piace ricordare il monito giovanneo sui "profeti di sventura". E, quindi, intuire i "segni dei tempi". Andare "oltre". Cercare nel "profondo". Accendere qualche fuoco nella notte. Soprattutto, camminare. * presidente provinciale Pax Christi, Verona torna al sommario
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